MARIO CECARINI PIANTE GRASSE

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1 MARIO CECARINI PIANTE GRASSE LE CACTACEE Guida pratica completa per coltivare, riconoscere, moltiplicare, difendere, curare le piante grasse

2 Indice 1. Generalità Caratteristiche, ambienti, Le cactaceae Le sottofamiglie Generi cactacei Indicazioni Le schede Acanthocalycium Ancistrocactus Aporocactus Aporophyllum Ariocarpus Arrojadoa Astrophytum Aylostera Aztekium Blossfeldia Borzicactus Browningia Carnegiea Cephalocéreus Céreus Chamaecéreus Cintia Cleistocactus Copiapoa Coryphantha Cryptocéreus Denmoza Discocactus Disocactus Dolichothele Echinocactus Echinocéreus Echinofossulocactus Echinomastus Echinopsis x Epicactus Epiphyllum Epithelantha Eriocéreus Eriosyce Escobaria Espostoa Eulychnia Ferocactus Frailea Gymnocactus Gymnocalýcium Haageocéreus Harrisia Hatiora Heliocéreus Hylocéreus Islaya Lemaireocéreus Leuchtenbergia Lobivia Lophocéreus Lophophora Machareocéreus Mammillaria Matucana Melocactus Monvillea Myrtillocactus Neobuxbaumia Neolloydia Neoporteria Neoraimondia Nopalxochia Notocactus Nyctocéreus Obregonia Opuntia Oreocéreus Oroya Ortegocactus Pachycéreus Parodia Pediocactus Pelecyphora Peniocéreus Pereskia Pilosocéreus Pterocactus Pterocéreus Rebutia Rhipsalidopsis 80

3 Rhipsalis Schlumbergera Sclerocactus Selenicéreus Stenocéreus Stetsonia Strombocactus Sulcorebutia Tephrocactus Thelocactus Trichocéreus Turbinicarpus Uebelmannia Weberbauerocéreus Weingartia Wilcoxia Generi validi Cactus popolari Ariocarpus Le specie Astrophytum Le specie Cactus epifiti I cactus orchidea Epiphyllum Disocactus Rhipsalis I cactus a coda di topo Aporophyllum I cactus delle feste Schlumbergera Hatiora I cactus della notte Selenicéreus Hylocéreus Weberocéreus Copiapoa Echinocactus Echinocéreus Echinopsis Ferocactus Gymnocalýcium Mammillaria Melocactus Parodia Rebutia Turbinicarpus Pratiche colturali Il terriccio Interventi su semi e semenzali La riproduzione agamica La riproduzione sessuata I recipienti di coltura L annaffiatura I fertilizzanti Le cure stagionali Le forme strane Iniziare una collezione La nomenclatura Appunti di coltivazione Le semine Il periodo Il substrato Le condizioni La stratificazione e la scarificazione Le modalità di semina Il metodo del sacchetto I trattamenti speciali La post-germinazione L innesto dei semenzali Consigli finali Le malattie I parassiti vegetali Gli animali nocivi Coltivazione inadeguata La vita delle piante I fattori di crescita La fecondazione Il controllo del ciclo vitale 211 Appendice 1. Il germinatoio 216 A.1.1 Un progetto di autocostruzione 216 Appendice 2. I fitofarmaci 218 A Osservaz. su alcuni fitofarmaci 218 A Lotta biologica e rimedi naturali 219 Tavole di morfologia vegetale 222 Distribuz. delle principali famiglie 224 Tavole a colori 225 Indice dei generi cactacei sinonimi 263 Principali sinonimi 264 Bibliografia 270 Glossario 271 Indice delle immagini 274

4 Echinopsis hyb. 1 Generalità Caratteristiche, ambienti, distribuzione Sono dette grasse, non certamente per il contenuto di grassi o, più esattamente, succulente, quelle piante aventi fusto, rami, foglie, radici, in grado di accumulare acqua nei loro tessuti allo scopo di sopravvivere a lunghi periodi di siccità. Succulente non nel senso di gustose è il termine più corretto dal momento che il rigonfiamento è costituito da succo. Tuttavia, in alcuni paesi, fra i quali l'italia, è invalso il termine piante grasse, per cui non sarà facile cambiarlo. Spesso, si usa fare la distinzione fra cactacee e succulente, per indicare con le prime quelle piante appartenenti alla famiglia omonima e, con le seconde, tutte le altre famiglie di succulente non cactacee. Alcuni chiamano cactus anche piante che cactus non sono, come accade con certe Euphorbie colonnari e ramose. Queste piante, infatti, hanno al loro interno

5 Parodia scopa un lattice bianco, indicatore di una pianta facente parte, in genere, della famiglia delle Euphorbiaceae. La succulenza fogliare è tipica dei generi non cactacei come Lithops, Conophytum, Aloe, Agave, Echeveria, Crassula, Kalanchoe e molte altre. Mentre le specie a fusto succulento sono quelle cui appartengono la maggior parte delle cactacee nonché Euphorbia, Caralluma, Stapelia ecc. In questi casi la funzione clorofilliana è compiuta dal fusto anziché dalle foglie, laddove si sono trasformate in spine con lo scopo di ridurre la traspirazione. Il caule è globoso, colonnare e di colore verde a causa della clorofilla. Le caudiciformi (non cactacee) come Bowiea, Ceropegia, Pachypodium, Adenium, Fockea, Ibervillea, Cucurbitaceae ecc. hanno creato un rigonfiamento (caudex) alla base del fusto, dove di norma non si realizza la funzione clorofilliana. Tale escrescenza può trovarsi sia a livello del terreno, che seminterrata. Altre specie, tipiche delle regioni desertiche, hanno sviluppato la succulenza nelle radici che si presentano tuberose, fibrose, a fittone, in grado di espandersi al di sotto della superficie per godere della rugiada notturna, come accade ad Ariocarpus, Copiapoa, Turbinicarpus, Astrophytum asterias ecc. Spesso la parte aerea muore, mentre le radici sono in grado di sopravvivere per ricostituire la pianta quando le condizioni climatiche saranno propizie. Le succulente sono tipiche delle regioni aride dove le precipitazioni atmosferiche sono scarse e l'umidità bassa, per cui sono chiamate xerofite. Ciò non vuol dire, però, che l'ambiente sia uguale per tutte. Infatti, possiamo trovarle in zone subdesertiche, pseudodesertiche, in regioni temperate ma anche in quelle innevate, a livello del mare come a 3000 metri di altitudine e, perfino, in zone umide tropicali. Ciò le ha condotte a mettere in atto tutta una serie di adattamenti morfologici con riferimento alla forma e fisiologici con riguardo al funzionamento dei tessuti. Osserviamo, così, piante che hanno ridotto la dimensione delle foglie (che spesso cadono durante il riposo) o le hanno trasformate in spine. Hanno assunto una forma ovale, cilindrica o grinzosa, spesso con costolature per ridurre l'incidenza dei raggi solari. Presentano la superficie esterna coperta di uno strato impermeabile oppure il corpo ricoperto di setole biancastre, riducono il numero degli stomi, attuano la respirazione notturna e rendono minimo il metabolismo durante il riposo. Lo scopo di tutte queste traformazioni è quello di ridurre la traspirazione che comporta perdita di liquidi, cercando di assorbire acqua sia dall'aria che dal terreno. A tale scopo

6 Echinopsis hyb. 2 Generi cactacei 2.1 Indicazioni Questa raccolta di schede fa riferimento a un centinaio di generi, praticamente tutti i cactus coltivati. Lo scopo è quello di presentare una guida eminentemente pratica per chi, interessato alla coltivazione di queste piante, vuole apprenderne le necessità quanto a substrato, temperatura, esposizione, annaffiatura. Si assumono, così, notizie sui bisogni particolari, sui parassiti e sulla moltiplicazione. Ogni scheda, ordinata alfabeticamente, riporta anche notizie sui luoghi di origine, una breve descrizione del genere e termina con l indicazione delle principali specie, nonché qualche succinta nota specifica, quando questa costituisca eccezione. Occorre precisare che in campo tassonomico regna ancora, purtroppo, una grande confusione. Esistono, infatti, piante diverse aventi lo stesso nome e nomi diversi

7 Ariocarpus Habitat: Texas, New Mexico, Messico settentrionale. Descrizione: pianta di bassa statura, con grandi tubercoli duri. Piccoli fiori centrali di colore bianco, porpora, rosa. Radice carnosa a fittone. Cresce su suoli calcarei, pietrosi e argillosi. Alcuni botanici considerano Roseocactus e Neogomesia sottogeneri di Ariocarpus. Ariocarpus furfuraceus (MG) Terreno: terra argillosa 30%, ghiaino 20% (2-4 mm), pomice 30%, calcare 20%. Oppure 50% substrato minerale, 40% torba di sfagno, 10% gusci d uovo tritati. Aggiungere ghiaietto o marna intorno alla radice a fittone e in superficie. Evitare materiale tipo lapillo a spigoli taglienti che potrebbe danneggiare gravemente la radice a fittone. Esposizione: molte ore di luce solare, con lieve ombreggiatura nei mesi più caldi e tanta ventilazione. Temperatura: minima 6-8 C con piante tenute a secco; in ogni caso meglio qualche grado in più che in meno. Aria umida e fresca notturna in fase vegetativa. Acqua: senza eccessi. Bagnare a fondo lasciando asciugare il substrato per 15 gg in aprile-maggio e 7 gg in agosto-settembre; a secco durante la semidormienza di giugno-luglio; qualche abbondante annaffiatura in autunno e all asciutto da novembre a tutto marzo. Coltivazione: non sempre facile; crescita Ariocapus trigonus (MG) lenta e fioritura difficile. Moltiplicazione per seme e talea di tubercolo appoggiato sulla sabbia appena umida. La pianta si presta all innesto; raggiunge la maturità intorno ai 5-8 anni a seconda della specie. Regolari concimazioni primaverili-estive a lenta cessione con aggiunta di microelementi; i frutti maturano la primavera successiva. Non gradisce il trapianto: se indispensabile, eseguirlo a gennaio. Prestare attenzione alle cocciniglie radicali. Utilizzare preferibilmente vasi di terracotta stretti e profondi. Principali specie: A. agavoides mantiene le spine; A. bravoanus; A. fissuratus, acqua una volta al mese, da aprile a settembre; A. kotschoubeyanus, pianta piccola, tubercoli triangolari; cresce sul gesso, bagnare da aprile a settembre; A. retusus, sole, acqua da aprile a luglio ogni 2-3 settimane e ogni settimana da agosto a settembre; A. scaphirostris, autofertile, fiorisce e fruttifica con facilità; A. trigonus (ssp. di retusus) fiore giallo limone, minima 7 C.

8 Echinocéreus Habitat: Messico, Stati Uniti occidentali. Descrizione: vive in ambienti molto diversi, dal livello del mare ai 3000 metri di altitudine. Alcuni sviluppano in altezza, sono molto spinosi e a crescita lenta; altri tendono a formare cespi, presentano un minore numero di spine e sono a crescita veloce. Fiori grandi, vivaci, duraturi, compaiono quando la pianta è ancora giovane. Questo genere non raggiunge grosse dimensioni. Dal 1985 Taylor vi ha compreso anche Wilcoxia. Terreno: formula base. Echinocéreus rigidissimus (GM) Esposizione: ben ventilata e in pieno sole; indispensabile porre le piante all'aperto durante la buona stagione. Fiorisce solo con piena esposizione solare. E. viereckii ed E. scheeri richiedono posizioni parzialmente ombreggiate. Temperatura: vedi pag 125, coltivazione. Acqua: annaffiare a inizio primavera, con boccioli sviluppati. Interporre fra due annaffiature un intervallo di due settimane. Tenere il terreno asciutto da novembre a fine febbraio, salvo lievi spruzzature. Sopporta bene la siccità, per cui occorre bagnare poco per non produrre marcescenze. Coltivazione: facile. Importante l abbondanza di luce e la concimazione diluita, da eseguire a ogni annaffiatura, con aggiunta di microelementi. Le specie cespitose vanno tenute nelle ciotole. Alla prima annaffiatura aggiungere Benlate o Iprodione al 2 per mille, per prevenire attacchi fungini. Sensibile alla cocciniglia radicale da combattere con Diazinone. Moltiplicazione per seme. Principali specie: E. adustus; E. berlandieri fiori molto grandi; E. brandegeei; E. bristolii; E. cinerascens; E. coccineus; E. dasyacanthus; E. engelmannii; E. enneacanthus; E. fendleri; E. ferrerianus ssp. lindsayi, raro, molto bello, terreno leggero, molto sole, d inverno tenere a secco a 4 C; E. grandis; E. knippelianus poca acqua; E. laui; E. longisetus ssp. delaetii, vive fra 800 e 1200 metri, facile, molto sole e aria, nebulizzare; E. maritimus; E. nivosus; E. palmeri; E. parkeri; E. pentalophus; E. polyacanthus, min. 8 C; E. poselgeri; E. primolanatus; E. pulchellus; E. reichenbachii; E. rigidissimus; E. scheeri; E. sciurus; E. schmollii; E. schwarzii, sin. E. adustus ssp. schwarzii; E. stoloniferus; E. stramineus; E. subinermis; E. triglochidiatus, sopporta temperature sotto zero; E. viereckii; E. viridiflorus; E. websterianus.

9 Opuntia Cumulopuntia (Opuntia ) sphaerica Opuntia clavarioides (MG) Habitat: genere diffuso in tutta l America, sia a livello del mare che a 3000 metri di altitudine. Descrizione: cactus di varie dimensioni, ramoso, con articoli piatti, cilindrici o globosi, senza costolature, con numerose spine, piccole o grandi, raggruppate in areole. Spesso gli ibridi forniscono copiose fioriture che, tuttavia, non sono in grado di produrre semi. Fiori grandi, gialli o rossi, sessili, senza tubo. Presenza di sinonimi in seno ai generi Puna, Austrocylindropuntia, Consolea, Corynopuntia, Nopalea, Marenopuntia. Terreno: terriccio da giardino, utile l aggiunta di torba e di letame maturo. Esposizione: sole brillante e diretto. Temperatura: minima non inferiore a 4 C. Talune specie sopportano anche brevi gelate (O. phaecantha, O. compressa). Le Opuntie brasiliensis, acanthocarpa, bahiensis, verschaffeltii, gosseliniana, pachypus, preferiscono temperature non inferiori a 8 C. Acqua: normale; teme l umidità eccessiva. Coltivazione: molte specie possono vivere all aperto, anche a temperature piuttosto basse, purché all asciutto, al pari dei Tephrocactus. Concimare una volta l anno. Moltiplicazione per seme e talea. Le specie di grandi dimensioni crescono velocemente. Il genere è spesso utilizzato come siepe frangivento e come separatore di confini. Principali specie: O. acaulis; O. atrovirens; O. aurantiaca; O. azurea; O. bravoana; O. chaffeyi; O. chlorotica; O. cymochila; O. delaetiana; O. durangensis; O. elatior, Venezuela e Colombia, naturalizzata in Australia; O. engelmannii rustica, -3 C, var.: flavispina, engelmannii, flexospina, lindheimeri var linguiformis naturalizzata in Italia, 2 C; O. ficus-indica; O. humifusa, -5 C, naturalizzata in Italia; O. lasiacantha; O. littoralis; O. macrorhiza; O. microdasys v. rufida, terreno leggermente umifero; O. monacantha naturalizzata al centro-sud d Italia; O. nejapensis; O. phaecantha, rustica, 5 C naturalizzata in Italia; O. polyacantha; O. pumila; O. robusta; O. rufida; O. sanguinea; O. santa-rita; O. scheeri,rustica; O. sulfurea; O. tomentosa; O. tuna; O. turbinata; O. undulata.

10 Acanthocalycium Acanthocéreus Acharagma Ariocarpus Armatocéreus GENERI VALIDI SECONDO l I.C.S.G Arrojadoa Arthrocéreus Astrophytum Austrocactus Austrocylindropuntia Aztekium Bergerocactus Blossfeldia Brachycéreus Brasilicéreus Brasiliopuntia Browningia Calymmanthium Carnegiea Cephalocéreus Cephalocleistocactus Céreus Cintia Cipocéreus Cleistocactus Cochemiea Coleocephalocéreus Consolea Copiapoa Corryocactus Coryphantha Cumulopuntia Cylindropuntia Dendrocéreus Denmoza Discocactus Disocactus Echinocactus Echinocéreus Echinomastus Echinopsis Epiphyllum Epithelantha Eriosyce Escobaria Escontria Espostoa Espostoopsis Eulychnia Facheiroa Ferocactus Frailea Geohintonia Grusonia Gymnocalycium Haageocéreus x Haagespostoa Harrisia Hatiora Hylocéreus Isolatocéreus Jasminocéreus Lasiocéreus Leocéreus Lepismium Leptocéreus Leuchtenbergia Lophophora Maihuenia Maihueniopsis Mammillaria Mammilloydia Matucana Melocactus Micranthocéreus Mila Miqueliopuntia x Myrtgerocactus Myrtillocactus Neobuxbaumia Neolloydia Neoraimondia Neowerdermannia Obregonia Opuntia Oreocéreus Oroya Ortegocactus x Pacherocactus Pachycéreus Parodia Pediocactus Pelecyphora Peniocéreus Pereskia Pereskiopsis Pilosocéreus Polaskia Praecéreus Pseudoacanthocéreus Pseudorhipsalis Pterocactus Pygmaeocéreus Quiabentia Rauhocéreus Rebutia Rhipsalis Samaipaticéreus Schlumbergera Sclerocactus Selenicéreus Stenocactus Stenocéreus Stephanocéreus Stetsonia Strombocactus Tacinga Tephrocactus Thelocactus Tunilla Turbinicarpus Uebelmannia Webebauerocéreus Weberocéreus Yungasocéreus

11 Copiapoa de Albata Llanos de Challe (GM)

12 Coltivazione Gli Ariocarpus sono piante particolarmente ricercate da amatori e collezionisti, ma non è stato sempre così. In passato, infatti, avevano la fama di soggetti difficili a causa del prelievo mal eseguito nel paese di origine, per essere stati sottoposti a maltrattamenti durante il lungo viaggio affrontato per raggiungere l Europa e a causa di errata coltivazione. Gli A. richiedono un substrato prevalentemente minerale a reazione alcalina e buon drenaggio. Una formula potrebbe essere quella di usare una parte di torba, una parte di pomice e quattro parti di marna di diametro di circa 10 mm o, in mancanza, sostituibile con ghiaino di fiume. È opportuno collocare intorno al colletto degli Ariocarpus uno strato di marna o ghiaino. Sconsigliabile l impiego del lapillo vulcanico a causa degli spigoli taglienti che, ferendo la radice a fittone, potrebbero far morire la pianta. È d obbligo evitare l eccesso di umidità del terreno. Le annaffiature devono essere abbondanti ma distanziate e concentrate durante i mesi più caldi. Da novembre a marzo occorre mantenere le piante all asciutto. L apice, se bagnato, deve poter asciugare in giornata. È preferibile procedere alle annaffiature dal basso mediante immersione del vaso in una bacinella. Causa la radice napiforme, il vaso deve avere una forma molto più alta che larga. Il trapianto sarà eseguito in primavera ma solo in caso di stretta necessità. La concimazione avverrà in primavera-estate con prodotti fosfo-potassici a lenta cessione e aggiunta di microelementi. Assai utile l impiego della fertirrigazione. L esposizione sarà in parte soleggiata e in parte a mezz ombra, sempre con buona ventilazione. D inverno è preferibile tenere le piante a 6-8 C; per brevi periodi sopportano anche temperature fino a -5 C, con umidità atmosferica molto bassa. I frutti giungono a maturazione l anno successivo. I semi si ottengono praticando l impollinazione incrociata, per cui occorre disporre di più esemplari della stessa specie. Prestare molta attenzione ai topi, alle lumache e alle cocciniglie radicali. In considerazione del fatto che la grossa radice non gradisce essere disturbata, non è prudente effettuare frequenti ispezioni. Inoltre è buona norma eseguire un trattamento anticoccidico a inizio e a fine della stagione di crescita (prima e ultima annaffiatura) con prodotti sistemici. Se la coltivazione non è corretta, queste piante reagiscono non producendo fiori. In definitiva, non sono piante facilissime, ma neppure impossibili, se si seguono le opportune indicazioni. Gli A. sono piante a crescita lenta: quelle nate da seme impiegano, mediamente, a seconda della specie, da 5 a 8 anni per fiorire. Ovviamente i tempi sono indicativi in quanto si possono accorciare o allungare a seconda del metodo di coltivazione. Le giovani plantule non vanno mai trapiantate prima di tre anni. Si possono innestare su Echinopsis al fine di accelerarne la fioritura. Oltre che per semina gli A. si possono riprodurre per talea di tubercolo ma non per pollone.

13 3.2 - Astrophytum Lemaire 1839 Astrophytum asterias Cenni storici Gli Astrophytum, il cui nome deriva dal greco aster (stella) e phyton (pianta), hanno da sempre esercitato un fascino particolare nei confronti degli amatori di cactacee, fascino che è andato sempre più crescendo da quando sono stati immessi sul mercato numerosi e spettacolari ibridi. Nel 1827 Thomas Coulter raccolse nello Stato messicano di Hidalgo una pianta che oggi chiamiamo A. ornatum, ma che fu descritta nel 1828 da De Condolle col nome di Echinocactus ornatus. Nel 1839 Charles Lemaire attribuì il nome di A. myriostigma a una pianta raccolta nel nord del Messico. Nello stesso anno H. G. Galeotti chiamò Céreus callicoche, che in seguito diverrà A. myriostigma, una pianta raccolta in San Luis Potosí. Nel 1845 J. G. Zuccarini descrisse come Echinocactus asterias una pianta raccolta da Karwinsky due anni prima. Nel 1851 Poselger trovò a Coahuila una specie che Dietrich descrive come Echinocactus capricornis, che in seguito assumerà il nome di A. capricorne. Moeller, nel 1927, chiamò Echinocactus myriostigma ssp. coahuilense una pianta che nel 1932 Kayser rinominò come A. coahuilense. Alterne vicende ricondussero gli A. a sottogenere di Echinocactus (Schumann) e quindi quale tribù delle Echinocactaneae (Britton & Rose), per poi essere inseriti nella VI tribù delle Notocacteae (Buxbaum). Nel 1922 Britton & Rose nella loro importante opera The Cactaceae elevarono finalmente gli Astrophytum al rango di genere. Successivi e più approfonditi studi sui semi col microscopio elettronico a scansione ed esami sul DNA, misero in discussione la tesi di Buxbaum senza, peraltro, chiarire in modo definitivo la collocazione sistematica degli A. che attualmente appartengono alla sottofami- Astrophytum capricorne v.niveum

14 3.3 - Cactus epifiti I cactus epifiti sono piante molto particolari che anziché crescere in ambienti aridi e assolati, prosperano in quelli caldo-umidi e semiombrosi tipici della giungla tropicale e subtropicale. Trattasi di specie epifite in grado di crescere arrampicate sui fusti di altre piante o ricadenti da esse senza, tuttavia, parassitare il soggetto che le ospita. Vivono su di un terreno formato da foglie marce e humus portato dal vento. Quando mancano le piogge assumono umidità per mezzo delle numerose radici aeree che sono in grado di emettere. Producono i fiori più grandi e belli dell intera famiglia delle cactacee. I generi sono i seguenti: Epiphyllum, Rhipsalis, Aporocactus, Aporophyllum, Schlumbergera, Hatiora, Selenicéreus, Hylocéreus, ibridi quali x Aporophyllum e x Epicactus I cactus orchidea Epiphyllum Haworth 1812 Cenni storici Il genere Epiphyllum fu descritto da A. Haworth nel 1812 (specie tipo E. phyllanthus) il cui nome, un po fuorviante, significa sopra una foglia in riferimento ai fiori che egli pensava nascessero dalle foglie ma che in realtà sono rami. M. Kimnack dal 1964 al 1990 ha pubblicato molti interessanti articoli su questo genere che attualmente comprende diciannove specie. Morfologia Gli E. sono classificati nella sottofamiglia Cactoideae, tribù Hylocereae. Trattasi di piante epifite, molto ramificate, erette, pendenti o rampicanti, spesso fornite di radici aeree. I vecchi steli sono arrotondati e incrociati alla base, privi di spine, a volte lanosi. I giovani rami sono piatti, simili a foglie, con i margini arrotondati o dentellati, a volte lobati o pinnati tra le areole. Perianzio esterno biancastro, giallo, rosa, con stami inseriti in gola. I fiori solitari, imbutiformi, lunghi da 10 a 30 cm, spuntano lateralmente, per lo più di notte. I pericarpelli si presentano con piccole squame e il relativo frutto, dalla forma ovoidale od oblunga, produce semi di colore nero. I fiori dell Epiphyllum differiscono da quelli del Selenicéreus per il fatto di non avere spine e di non mostrare peli o averne pochi lungo il tubo fiorale. Distribuzione: America Centrale e Messico, ma alcune specie sono presenti nei Carabi e a nord del Sudamerica. Se ibridati, gli Epiphyllum sono chiamati x Epicactus sinonimo di Phyllanthus.

15 Echinocactus grusonii Echinocactus Link e Otto 1827 Cenni storici Il genere Echinocactus fu descritto nel 1827 da Heinrich Link e Christoph Otto che derivarono il nome dal greco echinos riccio e cactus cardo pungente. K. Schumann (1828) vi comprese 128 specie. Prima di tale data molti dei cactus conosciuti con caratteri simili a questi erano chiamati Echinocactus, mentre oggi sono classificati come Melocactus. Link e Otto notarono che le 14 specie collocate in E. hanno fiori simili al Céreus, altro ampio genere, sprovvisto però di cefalio. A Echinocactus sono stati attribuiti, nel tempo, più di mille nomi, oggi conta soltanto poche specie. Morfologia Trattasi di cactus tipici dei deserti del Nordamerica, dall Est della California fino al Texas, al centro del Messico (Coahuila, Nuevo Leon, Hidalgo e Queretaro). Appartengono alla sottofamiglia Cactoideae, tribù Cacteae, hanno forma rotonda, globosa o brevemente cilindrica, piatta nella parte superiore del fusto, corpo con robuste e dure spine, ricoperte in cima con una densa massa di lanugine giallastra. È proprio questa lanosità che distingue gli E. dai Ferocactus che ne sono privi, pur essendo imparentati con questi. Il fusto si presenta non segmentato, grigioverde, grigioblu o gialloverde.

16 Mammillaria luethyi (GD) 4 - Pratiche colturali Sono qui presentate le operazioni fondamentali che, consentendoci di coltivare con successo le succulente, ci ricambiano con generose e spettacolari fioriture Il terriccio Il terreno è composto da rocce degradate, sostanze organiche, acqua, aria e costituisce la risultante di azioni chimiche, fisiche, biologiche prodotte da organismi inglobati e da agenti di superficie. Svolge funzioni di sostegno per l'apparato radicale; è il luogo ove avvengono scambi e reazioni tra gli elementi solidi, liquidi, gassosi e dove si trovano, per essere elaborati in vario modo, gli agenti nutritivi utilizzabili dalle piante, come i composti inorganici (fatta eccezione per il carbonio che è prelevato dall'aria). Contiene i nutrienti che le radici possono utilizzare solo se i sali minerali si trovano disciolti in acqua. Composizione (tessitura o distribuzione granulometrica): - sopra i 2 mm = ghiaietto (scheletro); - da 2 mm a 0,2 mm = sabbia grossa (permeabilità, scioltezza); - da 0,2 mm a 0,02 mm = sabbia fine (permeabilità, scioltezza);

17 La sovrapposizione obliqua si rifà a quella precedente, con la differenza di avere a disposizione una superficie d innesto maggiore. Innesto a incastro: vedi parte destra di fig.1 Innesto a spacco è adatto per Schlumbergera, Aporocactus, Wilcoxia. Come portainnesto si usa Pereskiopsis mediante legatura con rafia o fissaggio con una spina. Si esegue come in fig. 2. fig.3 propaggine La riproduzione sessuata Vedi 6 Le semine a pag I recipienti di coltura I vasi. A meno di vivere in zone a clima particolarmente favorevole e con terreno a disposizione, le piante grasse devono essere coltivate in vaso. In passato, si è molto discusso se dare la preferenza ai contenitori in plastica o a quelli in terracotta. Oggi quasi tutti concordano, salvo casi particolari, sulla superiorità della plastica: più leggera, di minor costo, facile da disinfettare, lenta nel far asciugare il terreno, non crea incrostazioni e non fa attaccare le radici alle pareti del vaso. Il colore più adatto è il marrone, non solo perché esteticamente migliore e di aspetto simile alla terracotta, ma perché il nero, purtroppo assai comune, esposto al sole scalda troppo le radici col rischio di bruciarle. Quanto alla forma, quella quadrata gode dei maggiori favori perché utilizza, senza spreco, tutto lo spazio a disposizione sui bancali. A ogni svasatura tutti i contenitori devono essere disinfettati prima del loro riutilizzo. S'inizia mettendo in ammollo i vasi in un secchio, poi con l'ausilio di un pennello si asportano i residui di terra. Fa seguito un accurato risciacquo e quindi la disinfezione con formaldeide, lysoform o varechina nelle proporzioni di una parte di prodotto contro dieci di acqua. I vasi resteranno immersi nella soluzione per almeno un paio di giorni, dopo di che si provvederà a un ultimo e abbondante lavaggio. Gli attrezzi devono essere periodicamente disinfettati usando la stessa metodologia dei vasi. Per coltelli, taglierini e forbici si userà l alcol denaturato. I vassoi. È assai utile tenere i vasi di non grande dimensione nei vassoi. Ne deriva

18 il duplice vantaggio della facilità di trasporto, di annaffiatura e fertilizzazione che potrà essere eseguita assai proficuamente dal basso. Il rinvaso va eseguito in un recipiente di adeguate dimensioni, non troppo piccolo per non comprimere le radici che renderebbero difficili anche le annaffiature e le concimazioni, né troppo grande. In questo caso, infatti, si verificherebbe l'inconveniente delle radici che si dirigono subito verso la parete, senza riempire tutto il pane di terra con la conseguenza che in breve tempo dovremo usare un vaso ancora più grande, con pregiudizio per lo spazio a disposizione. Di norma, si usano misure di due o tre centimetri più ampie del recipiente precedente. Una radice a fittone richiede un vaso più profondo che largo, mentre una radice fascicolata ne abbisogna di uno inverso. In caso di primo rinvaso (quello dopo la semina), si usano vasetti di 6-7 cm. Sono da sconsigliare quelli piccolissimi di 2,5 cm che asciugano troppo velocemente. Vanno rinvasate, anche se mostrano di non averne bisogno, le piante acquistate presso supermercati e vivai non specializzati, di solito fatte crescere su torba che a lungo andare rende asfittiche le radici e sono causa di morte prematura. Si immergono i vasi in acqua fino a quando la torba non sia ben intrisa, si tolgono le piante dal vaso e si pongono sotto un getto d'acqua fino a quando tutta la torba non se ne sia andata. Si fanno, quindi, asciugare le radici all'ombra per qualche giorno, dopo di che si procede al rinvaso con un terriccio adatto alla specie. L'operazione si esegue, preferibilmente, a primavera. In caso di necessità può essere fatta in qualsiasi periodo dell'anno eccezion fatta per l'autunno allorché le piante si preparano alla stasi invernale. Non si rinvasa tutti gli anni, ma solo quando notiamo, in maniera evidente, che il vaso è divenuto troppo piccolo o le radici cominciano a fuoriuscire dal foro di scolo o, infine, ci accorgiamo che la pianta, probabilmente sofferente per un problema radicale, non cresce più. Per facilitare il rinvaso di piante spinose di una certa dimensione, oltre che con spessi guanti da giardiniere, ci si aiuta con un telo di iuta o di cotone arrotolato oppure col classico giornale piegato più volte e passato intorno al fusto della pianta. Si batte, poi, il bordo del vaso, in posizione rovesciata, su di un tavolo o su di un asse di legno. Dopo di che, si sistemano le radici, si asportano quelle morte, si tagliano quelle aggrovigliate o troppo lunghe, si verifica l eventuale presenza di parassiti da debellare e si procede al rinvaso. Se il foro di scolo è molto grande, lo si copre con un pezzetto di coccio, si deposita sul fondo qualche centimetro di materiale fognante (argilla espansa, ghiaia, pomice ecc.) e si versa un po di terriccio fresco. Sistemata la pianta con le radici allargate, si termina di versare la terra che deve arrivare a 1-2 cm dal bordo del vaso, in corrispondenza del colletto del soggetto, così da contenere l acqua delle annaffiature in attesa di essere assorbita. Prima di annaffiare ed eventualmente concimare, è necessario attendere una settimana per dare modo alle ferite di rimarginare e alla pianta di riprendersi.

19 Cormorani - Bord de Mer - Cile (GM) 6 - Le semine 6.1- Il periodo La semina può essere praticata in qualunque stagione, a patto di assicurare le giuste condizioni di luce (circa 5000 lux per ore), calore, umidità, circolazione dell aria, composta ed età dei semi. La luce naturale è la migliore, ma alle nostre latitudini risulta insufficiente per la semina invernale. Considerando che le ditte fornitrici consegnano i semi maturati nella precedente stagione nei primi mesi dell anno successivo, che vanno utilizzati prima possibile (salvo qualche eccezione), che seminando presto si allunga la stagione di crescita, si può concludere che il periodo compreso fra gennaio e marzo sia utilizzato, prevalentemente, da chi dispone di un germinatoio. I mesi di aprile e maggio sono, invece, preferiti da chi sfrutta il calore naturale. Personalmente, pur usando il germinatoio, preferisco seminare tra la fine di marzo e i primi di aprile. In tal caso il riscaldamento entra in funzione solo durante le notti fresche, ancora possibili in questa stagione.

20 7 Le malattie A volte ci capita di vedere piante della nostra collezione deperire, ora lentamente, ora nel breve volgere di una notte. Ecco allora che ci assale l angoscia: dove ho sbagliato, che cosa è accaduto, come posso rimediare? Una pianta si trova in salute se è in grado di svolgere, in modo regolare, le sue funzioni fisiologiche. Secondo Owens: «La malattia è un disturbo o una deviazione dalla struttura normale o dalla fisiologia della pianta, localizzata o generalizzata, riconoscibile da qualche sintomo o segno e che produce un qualche danno alla pianta». Affinché un vegetale possa essere parassitato, occorre il concorso contemporaneo di tre fattori: la recettività della pianta, la virulenza del patogeno, le condizioni ambientali favorevoli. Questo concetto è conosciuto come Triangolo di Bateman : pianta ospite, patogeno, ambiente, cui a volte si inserisce un quarto elemento, il tempo, inteso come durata della persistenza delle condizioni ambientali favorevoli all'attacco, in grado di determinarne gravità e danni I parassiti vegetali I parassiti vegetali si suddividono in quattro gruppi. a) - Funghi: trattasi di organismi microscopici eucarioti, privi di motilità, in grado di riprodursi per mezzo di spore, sia per via sessuata che asessuata. Si insediano nei tessuti vegetali mediante filamenti detti ife, sottraendo così linfa alle piante. Necessitano di sostanza organica, senza avere la possibilità di organicare il carbonio. Intervengono in una moltitudine di processi biologici, sono vettori di virus e agenti di marciumi. La penetrazione all interno della pianta avviene attraverso gli stomi, le ferite e per opera dell uomo, che inconsciamente introduce le micosi nella serra. Una volta che il patogeno vi si è istallato, le conseguenze possono essere veramente gravi. Molti funghi prosperano quando l'ambiente è umido, l'aria è fredda e la circolazione è scarsa o assente. Il miglioramento di queste condizioni può fermare lo sviluppo delle micosi che, tuttavia, può riprendere in seguito, con un peggioramento della situazione. Alcuni funghi risiedono nei residui vegetali e nelle piante (Alternaria, Cercospora, Colletotricum), altri nel terreno (Phytophtora e Fusarium), anche come saprofiti (Rhizoctonia, Pythium, Sclerotium). Per tali ragioni è consigliabile la disinfezione della terra di campo che può contenere spore resistenti, organi di conservazione e malattie batteriche. La prevenzione si attua assicurando un adeguata ventilazione, un buon drenaggio, una concimazione equilibrata, la disinfezione dei semi.

21 Echinopsis hyb. 8 - La vita delle piante Come una pianta vive, si riproduce, si adatta all ambiente 8.1- I fattori di crescita Gli elementi che determinano la vita delle piante: il calore, l acqua, la luce, e il nutrimento sono fra loro strettamente interdipendenti, nel senso che se uno di essi aumenta devono aumentare, beninteso entro determinati limiti, anche gli altri e viceversa. Così, per esempio, se si annaffia di più è necessario aumentare anche il calore, l illuminazione e il concime. Ma poiché ogni pianta ha un proprio equilibrio che oscilla fra un limite minimo, uno massimo e una posizione ottimale, in riferimento a ciascun fattore, ne consegue che più fattori raggiungono il livello ottimale meno influenza avranno quelli che non lo raggiungono. Tuttavia, se qualche elemento è al di sotto del minimo, tutta l attività vegetativa si blocca, perché la pianta non può utilizzare nessuno degli altri elementi che pure ha a disposizione (legge del minimo di Giusto Liebig). Occorre tenere presente che molte piante hanno limiti alquanto ampi e risultano tolleranti (cosiddette piante facili), mentre altre lo sono pochissimo (piante difficili). È importante, quindi, conoscere le condizioni climatiche che le piante affrontano nel loro habitat, senza che per

22 TAVOLA 1 Acanthocalycium spiniflorum Acanthocéreus tetragonus Acharagma aguirreana Acharagma roseana Aporophyllum cv. Celestine Aporophyllum cv. Susan Ariocarpus agavoides (IB) Ariocarpus bravoanus (IB) Ariocarpus fissuratus godzilla (IB) Ariocarpus fissuratus (TS) Ariocarpus furfuraceus cv. cauliflow (FA) Ariocarpus furfuraceus (FA)

23 TAVOLA 10 Echinopsis adolfofriedrichii Echinopsis ancistrophora Echinopsis ancistrophora ssp. aracnac. Echinopsis ancistr. ssp. cardenasiana Echinopsis angelesii Echinopsis arboricola Echinopsis aurea Echinopsis backebergii Echinopsis bertramiana Echinopsis boyuibensis Echinopsis brasiliensis Echinopsis bridgesii ssp. yungasensis

24 TAVOLA 21 Harrisia pomanensis Harrisia tortuosa Harrisia tortuosa Hatiora gaertneri Hatiora rosea Hatiora salicornioides Hylocéreus costaricensis Hylocéreus guatemalensis Hylocéreus undatus Isolatocéreus dumortieri Lepismium cruciforme Lophophora diffusa

25 TAVOLA 36 Thelocactus bicolor Thelocactus bicolor ssp. flavidispinus Thelocactus bicolor ssp. schwarzii Thelocactus conothelos ssp. aurantiacus Thelocactus hexaedrophorus ssp. lloydii Thelocactus leucacanthus ssp. schmollii Thelocactus rinconensis Thelocactus tulensis Turbinicarpus alonsoi Turbinicarpus bonatzii Turbinicarpus hoferi Turbinicarpus horripilus

26 Principali sinonimi Acanthocalycium andreanum Eriosyce andreana Acanthocalycium catamarcense Echinopsis thionantha Acanthocalycium peitscherianum A. klimpelianum Acanthocéreus maculatus Peniocéreus maculatus Acanthocéreus pentagonus A. tetragonus Acantholobivia Echinopsis Acanthorhipsalis Lepismium Akersia roseiflora Cleistocactus samaipatanus Ancistrocactus Sclerocactus Aporocactus Disocactus Aporocactus conzattii Disocactus martianus Arequipa Oreocéreus Ariocarpus confusus A. retusus Ariocarpus disciformis Strombocactus disciformis Ariocarpus elongatus A. retusus Ariocarpus furfuraceus A. retusus Ariocarpus lloydii A. fissuratus Ariocarpus panarottoi A. retusus Ariocarpus scapharostroides A. retusus Arrojadoa aurei spina A. rhodantha Astrophytum coahuilense A. myriostigma Astrophytum columnare A. myriostigma Austrocephalocéreus Espoostopsis Austrocylindropuntia clavarioides Maihueniopsis clavarioides Aylostera Rebutia Azureocéreus Browningia Backebergia militaris Pachycéreus m Binghamia Cleistocactus Binghamia australis Haageocéreus australis Binghamia humboldtii Cleistocactus icosagonus Bolivicéreus Cleistocactus Borzicactus Cleistocactus Borzicactus aureispinus Cleistocactus winteri Borzicactus celsianus Oreocéreus c. Brasilicactus Parodia Buiningia Coleocephalocéreus aureus Céreus azureus C. aetiops Céreus backebergii Pilosocéreus lanuginosus Chamaecéreus Echinopsis Cleistocactus aureispinus C. winteri Cleistocactus vallegrandensis C. candelilla Copiapoa albispina C. cinerea Copiapoa applanata C. cinerascens Copiapoa boliviana C. atacamensis Copiapoa castanea C. serpentisulcata Copiapoa dealbata C. malletiana Copiapoa gigantea C. haseltoniana Copiapoa cuprea C. echinoides Coryphantha bumamma C. elephantidens Coryphantha obscura C. sulcata Coryphantha pectinata C. echinus Coryphantha recurvispina C. elephantidens

27 Glossario Abscissione: processo mediante il quale una pianta, avvalendosi di fitormoni (acido abscissico), si libera di organi non più necessari come fiori, semi, foglie, rami. Accestimento: fase germinativa in cui una pianta emette alla base rami e fusti secondari. Actinomorfo: fiore avente raggi simmetrici e perianzio (vedi voce) di forma regolare. Affrancare: innesto al quale si fanno emettere radici proprie, separandolo dal portainnesto. Androceo: apparato maschile di un fiore costituito dagli stami, formati a loro volta da filamento e antera. Antera: parte terminale dello stame contenente il polline. Antesi: periodo in cui il fiore resta aperto. Areola: feltrosità presente nelle cactacee da dove spuntano le spine. Arillo: involucro carnoso o peloso che avvolge in parte o in toto il seme. Articolo: porzione di fusto distinto dalle parti adiacenti mediante uno o più nodi. Autosterile: pianta dal polline infecondo Avventizio: radice o fusto in grado di svilupparsi in posizione anomala. Esempio: radici che si sviluppano sul fusto. Azione proteolitica: vedi proteolisi (azione). Calcifuga: pianta che non tollera un terreno contenente calcio. CAM: sigla usata per indicare il metabolismo acido delle cactacee, cioè una forma di respirazione impropria tipica della maggior parte delle succulente. C3 - C4: modalità di respirazione di alcune piante in grado di formare acidi con 3 e 4 atomi di carbonio. Carpello: semplice pistillo costituito da una foglia modificata contenente gli ovuli. Più carpelli costituiscono l'ovario avente alla sommità lo stigma (vedi voce). Caruncolato: seme o foglia con escrescenze carnose o involucro duro (semi). Catalisi: reazione chimica in cui il catalizzatore ha la funzione di attivarne e aumentarne la velocità. Caule: fusto. Cefalio: particolare emissione di setole e lanugine prodotta sulla sommità di alcuni cactus in età adulta e da cui spuntano i fiori. Chimera: unione di tessuti di piante non delle stessa specie, senza che vi sia mescolanza di materiale genetico. Citoplasma: contenuto della cellula. Cleistogamia: capacità di un fiore di compiere l'autoimpollinazione senza la necessità di aprirsi. Clone: pianta derivata da riproduzione agamica o vegetativa. Clorofilla: pigmentazione verde dei cloroplasti (vedi voce), ottenuta per effetto del processo fotosintetico allorché le cellule del tessuto vegetale sono esposte alla luce. Cloroplasti: organi presenti nelle cellule delle piante ove si svolge il processo della fotosintesi. Clorosi, clorotico: pianta che assume una colorazione gialla per carenze di luce e/o di ferro. Convergenza evolutiva: fenomeno secondo il quale piante che vivono in ambienti simili tendono a somigliarsi così come accade a certi cactus ed euphorbie.

28 Indice delle immagini Acanthocalycium spiniflorum 25 Acanthocalycium spiniflorum 226 Acanthocéreus tetragonus 226 Acharagma aguineana 226 Acharagma roseana 226 Aporocactus flagelliformis 26 Aporocactus hyb. 110 Aporophyllum cv. Celestine 226 Aporophyllum cv. Susan 226 Aporophyllum hyb. 27 Ariocarpus agavoides 96 Ariocarpus agavoides 226 Ariocarpus bravoanus 96 Ariocarpus bravoanus 226 Ariocarpus cv. Thai 94 Ariocarpus fissurat. cv. Godzilla 226 Ariocarpus fissuratus 97 Ariocarpus fissuratus 226 Ariocarpus furfuraceus 95 Ariocarpus furfuraceus 28 Ariocarpus furfuraceus cv caulif. 226 Ariocarpus furfuraceus 226 Ariocarpus hyb. 227 Ariocarpus kotschoubeyanus f. 227 Ariocarpus kotschoubeyanus 97 Ariocarpus retusus cv. Frumdos. 227 Ariocarpus retusus trigonus 173 Ariocarpus retusus x agavoides 227 Ariocarpus retusus 227 Ariocarpus retusus 98 Ariocarpus scaphirostris 227 Ariocarpus scaphirostris 98 Ariocarpus trigonus 28 Arrojadoa dinae 227 Arrojadoa penicillata 227 Arrojadoa rhodantha 227 Arrojadoa rhodantha 29 Astroph. myriostigma. tricostatum 29 Aylostera narvaecensis 30 Astrophytum Hannia 228 Astrophytum asterias 101 Astrophytum asterias 227 Astrophytum capricorne niveum 101 Astrophytum capricorne v.crass. 227 Astrophytum caput-medusae 103 Astrophytum coahuilense crest. 227 Astrophytum cv. Hanakego 228 Astrophytum myriost. tricostatum 104 Astrophytum myriostigma varieg. 228 Astrophytum myriostigma f. varieg. 102 Astrophytum ornatum 102 Astrophytum skv Patten 228 Austrocylindropuntia verschaff. 228 Aztekium hintonii 228 Aztekium ritteri 31 Aztekium ritteri mostr. 228 Blossfeldia liliputana 228 Blossfeldia liliputana 32 Borzicactus samaipatanus 32 Brasiliopuntia brasiliensis 228 Browningia amazonica 228 Browningia caineana 228 Browningia hertlingiana 33 Carnegiea gigantea 33 Cephalocéreus columna-trajani 229 Cephalocéreus senilis 34 Céreus comarapanus 229 Céreus hildem.uruguayan mostr 229 Céreus hildemannianus mostr. 34 Céreus hildemannianus spiralis 229 Céreus jamacaru 229 Céreus pringlei 229 Céreus repandus 229 Céreus sp. 229 Céreus spegazzini mostr. 229 Céreus spegazzinii 65 Céreus validus spiralis 229 Céreus validus 230 Chamaecéreus cv. Cp.Jessup 230 Chamaecéreus cv. Pula 230 Chamaecéreus cv. 230 Chamaecéreus silvestrii 35 Chamaecéreus x Lobivia aurea 230 Cintia knizei 36 Cintia napina 230 Cleistocactus potosinus 36 Cleistocactus roezlii 230 Cleistocactus samaipatanus 230 Cleistocactus sepium 230 Cleistocactus serpens 230 Cleistocactus sextonianus 230 Cleistocactus strausii crest. 230 Cleistocactus strausii 231 Cleistocactus winterianus colademonon 231

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