MARIO CECARINI PIANTE GRASSE

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1 MARIO CECARINI PIANTE GRASSE LE CACTACEE Guida pratica completa per coltivare, riconoscere, moltiplicare, difendere, curare le piante grasse

2 Echinopsis hyb. 1 Generalità Caratteristiche, ambienti, distribuzione Sono dette grasse, o più esattamente succulente, quelle piante aventi fusto, rami, foglie, radici, in grado di accumulare acqua nei loro tessuti allo scopo di sopravvivere a lunghi periodi di siccità e non certamente per il contenuto di grassi. Succulente (non nel senso di gustose) è quindi il nome più corretto, dal momento che il rigonfiamento è costituito da succo, tuttavia da tempo in alcuni paesi, fra i quali l'italia, è invalso il termine piante grasse, per cui non sarà facile cambiarlo. Spesso si usa fare la distinzione fra cactacee e succulente, per indicare con le prime quelle piante appartenenti alla famiglia omonima, e con le seconde tutte le altre famiglie di succulente non cactacee. A volte si chiamano cactus anche piante che cactus non lo sono, come accade con certe Euphorbie colonnari e ramose. In questi casi basterebbe pungere il fusto con

3 uno spillo per vedere fuoriuscire un lattice bianco, indicatore di una pianta facente parte, in genere, della famiglia delle Euphorbiaceae e non di quella delle Cactaceae. La succulenza fogliare è tipica dei generi Lithops, Conophytum, Aloe, Agave, Echeveria, Crassula, Kalanchoe ecc. mentre le specie a fusto succulento sono quelle cui appartengono la maggior parte delle cactacee, nonché Euphorbia, Caralluma, Stapelia ecc. dove la funzione di assimilazione è compiuta dal fusto, anziché dalle foglie trasformate in spine, allo scopo di ridurre la traspirazione. I fusti sono globosi, colonnari e di colore verde a causa della clorofilla. Le caudiciformi come Bowiea, Ceropegia, Pachypodium, Adenium, Fockea, Ibervillea, Cucurbitaceae ecc. hanno creato un rigonfiamento (caudex) alla base del fusto, dove di norma non avviene la funzione clorofilliana. Tale escrescenza può trovarsi sia a livello del terreno, che seminterrata. Altre specie, tipiche delle regioni desertiche, hanno infine sviluppato la succulenza nelle radici che si presentano tuberose, fibrose, a fittone, in grado di espandersi poco al di sotto della superficie, per godere della rugiada notturna come accade ad Ariocarpus, Copiapoa, Turbinicarpus, Astrophytum asterias ecc. Spesso la parte aerea muore, mentre le radici sono in grado di sopravvivere e ricostituire la pianta quando le condizioni saranno più propizie. Le succulente sono tipiche delle regioni aride, dove le precipitazioni atmosferiche sono scarse e l'umidità bassa, per cui sono chiamate xerofite. Ciò non vuol dire, però, che l'ambiente sia uguale per tutte. Infatti, possiamo trovarle in zone subdesertiche e pseudodesertiche, in regioni temperate ma anche in quelle innevate, a livello del mare come a 3000 metri di altitudine e, persino, in zone umide tropicali. Tutto ciò le ha condotte a mettere in atto tutta una serie di adattamenti, morfologici con riferimento alla forma, e fisiologici con riguardo al funzionamento dei tessuti. Osserviamo così piante che hanno ridotto la dimensione delle foglie (che spesso cadono durante il riposo) o le hanno trasformate in spine. Hanno assunto una forma ovale o cilindrica, Parodia scopa spesso con costolature per ridurre l'incidenza dei raggi solari. Hanno la superficie esterna coperta di uno strato impermeabile, o hanno il corpo ricoperto di setole biancastre. Sviluppano radici estese, oppure producono un lungo fittone centrale, riducono il numero degli stomi, attuano la respirazione notturna e rendono minimo il metabolismo durante il riposo. Lo scopo di tutte queste traformazioni è quello di ridurre la traspirazione, che comporta perdita di liquidi,

4 e cercare di assumere acqua sia dall'aria che dal suolo. Per difendersi dagli animali le piante si mimetizzano nell'ambiente, crescono in luoghi inaccessibili o sviluppano tessuti velenosi. I fiori rivestono una grande importanza per la conservazione delle specie, alcuni si aprono di notte per richiamare gli uccelli notturni impollinatori, altri attirano gli insetti con l'odore, il colore, il nettare. Altre specie si aprono in epoche diverse per evitare l'ibridazione. Anche i semi svolgono un ruolo importante, alcuni sono forniti di ali o sono molto minuti per poter essere facilmente dispersi dal vento. Altri attuano una dormienza così da non germinare fino a quando non si verificano condizioni climatiche favorevoli, al pari di alcuni frutti che non permettono la fuoriuscita del seme se non sono bagnati, oppure scagliano lontano i semi per mezzo di un meccanismo ad elastico. Alcune piante fanno in modo che gli articoli o parti dello stelo si attacchino al vello di alcuni animali, che in tal modo provvederanno al trasporto ed alla diffusione in altre zone. La maggiore concentrazione di succulente si riscontra compresa fra il 40 parallelo a nord e a sud dell'equatore. Possiamo tuttavia trovarne fino a 56 di latitudine nord ed a 50 di latitudine sud. Questa grande fascia, geomorfologicamente assai diversificata, è caratterizzata da periodi aridi, a volte anche lunghi, alternati da altri piovosi, o dove frequenti sono le nebbie in assenza di piogge, come accade nei deserti della fascia costiera della Namibia e sulle Ande peruviane. Ma incontriamo anche la foresta equatoriale col suo clima caldo-umido, la steppa, la savana, gli altipiani e le montagne. Alcuni generi e specie, per le loro caratteristiche, sono in grado di colonizzare vasti territori, come accade alle Opunzie diffuse un po dappertutto, altre occupano solo determinati areali più o meno ristretti. L'uomo non è restato indifferente all'opera di diffusione fra i vari continenti vi ha, infatti, contribuito avvalendosi anche delle capacità di adattamento proprie delle succulente. A grandi linee potremmo suddividere questi habitat in quattro ambienti: - pseudodesertico e subdesertico; - della steppa e della prateria; - montuoso; - della foresta tropicale e subtropicale. Il primo ambiente è caratterizzato da grande siccità e da piogge a carattere torrentizio comprese fra i 500 e gli 800 mm l'anno. Al di sotto dei 250 mm esiste il deserto vero e proprio, inospitale per le succulente, così come avviene ad esempio nel Sahara. La stessa cosa non accade per i deserti della Namibia, del Cile e del Perù dove la scarsità di precipitazioni è mitigata dall'apporto di umidità delle nebbie persistenti. Qui vivono molti cacti, fra i quali generi come Oroya, Borzicactus, Chamaecereus, Eriosyce, Eulychnia, Haageocereus, Neoraimondia, Oreocereus, Rebutia ecc. Si incontrano anche vaste pianure e altipiani come in Messico e nel sud-ovest

5 degli U.S.A. (Texas, New Mexico, Arizona), vero regno delle Cactaceae, fra le quali Mammillarie, Echinocereus; oppure montagne dalla nuda roccia dove crescono Aylostera, Stenocactus, Weingarthia ecc. In questi territori si verifica una forte escursione termica fra il giorno e la notte e fra l'estate e l'inverno, per cui possono verificarsi anche delle nevicate. Negli stati centrali del Messico si riscontra un enorme varietà di specie, tra le quali alcune fra le più apprezzate dai collezionisti come Ariocarpus, Atzekium, Pelecyphora, Obregonia. Nello stato di Hidalgo incontriamo il popolare Cephalocereus senilis, in quello di Baja California prospera Lophocereus schottii e Machaerocereus eruca, in altre zone i Pachycereus ed i Lemaireocereus. Se ci spostiamo verso l'equatore incontriamo la foresta equatoriale, tipica dell'america centrale, della Guayana, della regione Amazzonica e delle Indie Occidentali, territori tipici dei cacti epifiti, non parassiti, che per raggiungere la luce crescono sulle biforcazioni degli alberi dove si accumula l'humus. Qui prosperano Selenicereus, Hylocereus, Epiphyllum, Hoya, Rhipsalis, Schlumbergera in grado di assorbire l'umidità dell'aria con le loro radici aeree anche nei periodi in cui non ci sono piogge. Nelle Indie occidentali crescono rigogliosi i Melocactus assai esigenti in fatto di temperatura. Se scendiamo verso l'america del Sud in direzione del Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, lato occidentale dell'argentina settentrionale, si replicano molti generi del Nordamerica anche se con specie diverse. Qui predominano i cerei specialmente quelli setolosi come Espostoa ed Oreocereus. Sugli altipiani vivono Matucana, Mila, Oroya. Sulle Ande cilene, e nel deserto di Atacama in Cile ci sono Browningia, Eulychinia, Neoporteria, Copiapoa. È risaputa la difficoltà di coltivare piante di origine andina, specialmente peruviane e cilene, dove in altezza il sole è schermato dalle nuvole, che mantengono una grande luminosità, senza tuttavia scottare l'epidermide delle piante, come invece può accadere alle nostre latitudini, ove anche la durata dell'insolazione è troppo lunga. Dalle steppe e dalle praterie provengono molti generi ben noti agli amatori, come Cleistocactus, Gymnocalycium, Parodia, Rebutia, Echinopsis (alias Trichocereus, Lobivia). Sull'Altopiano del Brasile incontriamo Cereus, Harrisia, e ancora Echinopsis. Il sud del Brasile, Paraguay, Uruguay sono caratterizzati ancora da molti Cereus, mentre le foreste costiere sono popolate dai cacti epifiti. Anche la pampas accoglie generi come Harrisia, Cleistocactus, Chamaecereus, Echinopsis, Gymnocalycium, Parodia (Notocactus). Anche se a grandi linee si può dire che le Cactaceae sono tipiche delle Americhe, mentre le altre succulente lo sono del continente africano, è anche vero che non mancano rappresentanze in Europa, in Asia e in Australia. Possiamo notare che generi come Aloe, Gasteria, Haworthia sono tipicamente africani, al pari dei Pelargoni succulenti dei quali, però, ne esistono anche alcuni esemplari in altre zone. La maggioranza vive nella fascia tropicale e subtropicale di ogni continente con una localizzazione a macchia di leopardo, per cui è molto lungo e difficile descrivere in modo esaustivo tutti gli ambienti da cui provengono, tanto che nessuno ci si è ancora cimentato.

6 Così troviamo le Euphorbie diffuse un po dappertutto anche se differenziate riguardo le specie. La famiglia delle Asclepiadaceae si estende dalla catena dell'himalaia all'estremo Oriente, fino all'australia, ma con alcuni generi e specie tipici dell'africa come avviene con Huernia, Hoodia, Ceropegia, Caralluma, Stapelia. Le Crassulaceae le troviamo in Sudafrica, Namibia, Madagascar, ma anche negli USA, in Messico, in Europa (specialmente Sedum e Sempervivum). Le Americhe sono il luogo di origine di Agave, Yucca, Echeveria, Duddleya. In Messico incontriamo pure Pachyphytum, Sedum e Idria columnaris. Le Bromeliaceae, epifite e non, sono diffuse nelle zone calde americane. In Africa Orientale prosperano Euphorbia, Aloe, Stapelia, in Madagascar ancora Euphorbia e Kalanchoe, alle Canarie Monanthes e Aeonium. In generale possiamo dire che le Anacardiaceae hanno l'habitat nell'emisfero Nord e nella fascia tropicale e subtropicale. Le Apocynaceae, Burseraceae, Commelinaceae, Rubiaceae, Sterculiaceae prevalgono ai tropici, le Bombacaceae in Africa tropicale, sub-tropicale, Madagascar, Oceano Indiano, Australia. Le Compositae, Convolvulaceae, Liliaceae, Oxalidaceae, Passifloraceae, Vitaceae, Pedaliaceae, sono prevalentemente africane. Il Veld sudafricano, infine, con la sua enorme varietà e concentrazione di famiglie e di specie è, fra l'altro, il paradiso dei Mesembriantemi ora facenti parte della grande famiglia delle Aizoaceae. Queste piante, spesso semisepolte, sono diffuse dal livello del mare fino a 3000 metri. Causa l'ambiente arido entrano in vegetazione solo durante la stagione fresca, epoca nella quale si verifica una vera e propria esplosione di colori. In Sudafrica si riscontra una molteplicità di climi e una topografia assai varia, si passa da zone a piovosità invernale, alla savana con piovosità estiva, dalla macchia tropicale alle praterie, dalle pianure agli altopiani, dalle alte catene montuose alle foreste montane. Sui monti, a nord di Città del Capo incontriamo, inoltre, una straordinaria varietà di generi e di specie come Aloe, Cotyledon, Pelargonium, Crassula, Othonna, Haworthia, Euphorbia, Stapelia, Gasteria, Conophytum. 1.2 Le cactacee Trattasi di piante xerofite, generalmente a fusto succulento, di dimensione e forma varia: globosa, colonnare, cespitosa, a pala, pendente, prostrata, fogliacea. L'elemento che accomuna questa famiglia è costituito dall'areola, una specie di cuscinetto feltroso dal quale emergono spine, aculei, setole, peli, in grado di sostituire i nodi che hanno le altre piante. I cactus a costole hanno le areole lungo gli spigoli di queste, quelli forniti di foglie le mostrano all'ascella di esse, quelli muniti di tubercoli hanno le areole sulla sommità degli stessi. Dalle areole traggono origine anche rami e fiori, i quali possono situarsi sia verso l'apice che lontano da esso.

7 Le spine hanno una struttura superficiale, non intimamente connessa al tessuto sottostante, similmente a quanto avviene con le rose. Le radici possono essere lunghe e superficiali, ovvero brevi ma a fittone. Il fusto è spesso succulento con molte o poche spine, pettinate o no, prominenti o brevi, sottili o robuste, diritte od uncinate. Il fusto può presentarsi anche glabro, a costolature, a tubercoli, con o senza cefalio. Le foglie sono persistenti solo nella sottofamiglia delle Pereskioideae, una forma di transizione, non ancora una vera succulenta. Nelle Opuntioideae le foglie possono essere molto piccole e cadere assai presto, o presentarsi grandi e persistenti. Tipici sono i glochidi, piccolissime spine in grado di staccarsi con facilità dalla pianta, per aderire a quella parte del soggetto che ha avuto la disavventura di toccarle. I fiori possono essere solitari o a corona, grandi o piccoli, ma senza una netta differenziazione fra il calice e la corolla. Il frutto è quasi sempre costituito da una bacca, spesso indeiscente, recante semi in discreta quantità e di varia grandezza. 1.3 Le sottofamiglie Sottofamiglia 1: Pereskioideae. Presenza di foglie e assenza di glochidi, semi senza arillo. Generi: Pereskia. Ha fiori simili alle rose antiche, arbusto spinoso dalle grandi foglie non caduche. Sono presenti areole feltrose in assenza di glochidi. Cactacea antica e primitiva, non ancora pianta grassa. Ha fusti e rami legnosi, di forma cilindrica, con fiori muniti di peduncolo. Habitat: Messico meridionale, Caraibi, America Centrale, parte delle Ande. Coltivazione: esposizione in pieno sole o mezz ombra, substrato piuttosto sostanzioso e ben drenato, acqua durante la buona stagione e solo occasionalmente d inverno. Temperatura minima di circa 12 C, altrimenti avviene la caduta delle foglie e in tal caso non bisogna più annaffiare. Sottofamiglia 2: Maihuenioideae. Arbusto cespitoso con metabolismo C3. Steli succulenti, corti, cilindrici o globosi, foglie persistenti con 3 spine per areola, fiori apicali, spesso solitari. Habitat: Argentina e Cile. Generi: Maihuenia. Pianta cespitosa a crescita lenta in grado di formare ampi cuscini. Foglie minute, persistenti, con numerose piccole areole recanti 3 spine. Coltivazione: Vedi Pereskia. Sottofamiglia 3: Opuntioideae. Presenza di foglie e di glochidi. Generi: Austrocylindropuntia, Brasiliopuntia, Consolea, Cumulopuntia, Cylindropuntia, Grusonia, Maihueniopsis, Miqueliopuntia, Opuntia, Pereskiopsis, Pterocactus, Quiabentia, Tacinga, Tephrocactus, Tunilla. Il più diffuso è il genere Opuntia.

8 Coltivazione: Cylindropuntia: presenta fusti cilindrici; i generi Nordamericani possono stare all aperto a 0 C se riparati dalla pioggia. Terriccio leggermente più ricco di humus rispetto alle altre cactacee. Tephrocactus: gli articoli presentano forma rotonda, provengono dalle Ande e pertanto non sono di facile coltivazione. Substrato a base sabbiosa, ben drenato; nella cattiva stagione occorre tenere le piante all esterno, al riparo dalla pioggia, seppure con qualche nebulizzazione. In fase di crescita tenerle a mezz ombra. Opuntia: assai rustiche, prediligono un substrato ricco, sciolto e vaso capiente. Sono tutte fornite di glochidi e diffuse su un area molto vasta, dove spesso si sono spontaneizzate. Il genere Pereskiopsis rappresenta una vera pianta grassa, possiede foglie piane o cilindriche, persistenti o caduche, spine o glochidi e fiori senza peduncolo. Sottofamiglia 4: Cactoideae. Arbusti cespitosi, rampicanti o epifiti, radici fibrose o tuberose, steli non segmentati, assenza di glochidi. Tribù 1: Calymmantheae. Piante arbustive o simili ad alberi, areole molto evidenti con spine biancastre diritte. Frutti carnosi, indeiscenti con poche o nessuna areola. Habitat: Ande e Perù del Nord. Generi: Calymmanthium. Tribù 2: Hylocereeae. Arbusti epifiti o rampicanti, radici avventizie, assenza di glochidi, foglie non evidenti, fiori laterali, frutti carnosi indeiscenti. Habitat: foreste tropicali del Centroamerica. Generi: Disocactus, Epiphyllum, Hylocereus, Pseudorhipsalis, Selenicereus, Weberocereus. Tribù 3: Cereeae. Portamento colonnare, spine robuste, steli non segmentati, fioriscono da adulte. Habitat: parte orientale del Sudamerica. Generi: Arrojadoa,Brasilicereus, Cereus, Cipocereus, Coleocephalocereus, Melocactus, Micranthocereus, Pilosocereus, Praecereus, Stephanocereus, Uebelmannia. Tribù 4: Trichocereeae. Fiori laterali o sub apicali; alcune specie da adulte emettono un cefalio. Habitat: a sud dell'equatore, in Sudamerica e nelle isole Galapagos. Generi: Acanthocalycium, Arthrocereus, Brachycereus, Cephalocleistocactus, Cleistocactus, Denmoza, Discocactus,Echinopsis, Espostoa, Espostoopsis, Facheiroa, Gymnocalycium, Haageocereus, x Haageoespostoa, Harrisia, Lasiocereus, Leocereus, Matucana, Mila, Oreocereus, Oroya, Pygmaeocereus, Rauhocereus, Rebutia, Samaipaticereus, Weberbauerocereus, Yungasocereus. Tribù 5: Notocacteae. I fiori spuntano dall'apice lanoso, sono diurni a simmetria bilaterale, areole con setole; i frutti sono quasi sempre secchi. Habitat: Sudamerica. Generi: Austrocactus, Blossfeldia, Cintia, Copiapoa, Eriosyce, Eulychnia, Frailea, Neowerdermannia, Parodia. Tribù 6: Rhipsalideae. Piante epifite o litofite, di norma pendule o striscianti,

9 mai rampicanti. Fiori laterali, diurni ma restanti aperti anche di notte. Frutti carnosi, indeiscenti. Habitat: parte orientale del Sudamerica, ma con estensione al Nord e al Centroamerica. Generi: Hatiora, Lepismium, Rhipsalis, Schlumbergera. Tribù 7: Browningieae. Piante colonnari, di norma molto spinose, fiori laterali, medio larghi, notturni, areole con spine o setole, frutti carnosi, indeiscenti. Habitat: area andina del Sudamerica e Isole Galapagos. Generi: Armatocereus, Browningia, Jasminocereus, Neoraimondia, Stetsonia. Tribù 8: Pachycereeae. Cactus colonnari dal cefalio apicale o laterale. I fiori, quasi sempre notturni, nascono lateralmente in zona subapicale oppure dal cefalio; frutti carnosi, deiscenti o indeiscenti. Habitat: Messico, sud-ovest degli U.S.A. ma anche Caraibi, America Centrale e Sudamerica fino al Venezuela. Generi: Acanthocereus, Bergerocactus, Carnegiea, Cephalocereus, Corryocactus, Dendrocereus, Echinocereus, Escontria, Isolatocereus, Leptocereus, x Myrtgerocactus, Myrtillocactus, Neobuxbaumia, x Pacherocactus, Pachycereus, Peniocereus, Polaskia, Pseudoacanthocereus, Stenocereus. Tribù 9: Cacteae. Cactus solitari o cespitosi, areole ovali, fiori da piccoli a medi, subapicali, frutti carnosi. Habitat: U.S.A. Messico, Canada, Caraibi, Venezuela, Colombia. Generi: Acharagma, Ariocarpus, Astrophytum, Aztekium, Cochemiea, Coryphantha, Echinocactus, Echinomastus, Epithelantha, Escobaria, Ferocactus, Geohintonia, Leuchtenbergia, Lophophora, Mammillaria, Mammilloydia, Neolloydia, Obregonia, Ortegocactus, Pediocactus, Pelecyphora, Sclerocactus, Stenocactus, Strombocactus, Thelocactus, Turbinicarpus. Una breve precisazione in tema di classificazione mi sembra quanto mai opportuna. Nel 1984 l "International Organization for Succulent Plant Study (IOS) crea il "Cactaceae Working Party" poi divenuto "International Cactaceae Systematic Group", d ora in avanti denominato I.C.S.G. con lo scopo di riorganizzare l intricata classificazione delle Cactaceae, chiamando a farne parte i più rinomati botanici del mondo. Questo gruppo ha, nel 1990, identificato 93 generi, che sono saliti a 104 nel 1999 e a 122 nel Tale classificazione è stata oggetto dell autoritario dizionario scientifico in due volumi "The new cactus lexicon" pubblicato nel 2006 da David Hunt, Nigel Taylor e Graham Charles e della fondamentale opera enciclopedica di Edward F. Anderson "The cactus family" pubblicata nel 2001, ove l autore identifica 122 generi, più tre ibridi e 1810 specie. La classificazione di cui sopra fa riferimento a quanto stabilito dall I.C.S.G.

10 Echinopsis hyb. 2 Generi cactacei 2.1 Indicazioni Questa raccolta di schede fa riferimento ad un centinaio di generi, praticamente tutti i cactus coltivati, e vuole rappresentare una guida eminentemente pratica per chi, interessato alla coltivazione di queste piante, vuole apprenderne le necessità, quanto a suolo, esposizione, temperatura, acqua, nonché assumere notizie sui bisogni particolari, sui parassiti, sulla moltiplicazione ecc. Ogni scheda, ordinata alfabeticamente, riporta anche notizie sui luoghi di origine, una breve descrizione del genere e termina con l indicazione delle principali specie, nonché qualche succinta nota specifica, quando questa costituisca eccezione. Occorre precisare che in campo tassonomico regna, purtroppo, una gran confusione. Esistono, infatti, piante diverse aventi lo stesso nome e nomi diversi dati alla stessa pianta. Su questo manuale, a volte, si è mantenuta la vecchia denominazio-

11 ne, perché è con essa che la pianta è ancora conosciuta e presentata nei cataloghi. Non mancano, tuttavia, gli opportuni riferimenti alle nuove classificazioni. Occorre anche avvertire che una guida va usata con discernimento, e cioè, non come fosse un assioma e neppure un dogma, ma come un mezzo, fra altri, attraverso il quale è possibile giungere a buoni risultati. In questo campo la verità rivelata non esiste, senza contare che le condizioni climatiche del luogo possono influenzare le modalità di coltivazione; per questo si è cercato di dare indicazioni aventi il più possibile validità generale. Non dimentichiamo, neppure, che molte piante sono alquanto tolleranti, e che è possibile discostarsi dalle condizioni migliori senza, con ciò, andare incontro a seri problemi. Non bisogna, pertanto, sorprendersi se alcuni autori hanno in tema di coltivazione idee diverse da altri, frutto di esperienze personali, di letture e di condizioni climatiche differenti. Per formula base deve intendersi un substrato avente un ph 7, formato per il 50% da sana terra di campo o giardino, per il 20% da ghiaino non calcareo (2-5 mm), per un altro 20% da pomice o lava (2-5 mm), e per il restante 10% da terriccio maturo di foglie (meglio se di faggio). La formula minerale usa gli stessi componenti ma con percentuali, rispettivamente, del 30%, 30%, 30%, 10%. La formula fertile si compone di terriccio di foglie per il 30%, di torba per il 30%, di sabbia per il 20%, e di pomice o lava per il restante 20%, ph 6. In alcuni casi particolari, indicati nelle rispettive schede, è richiesta l aggiunta di calcare che porterà il composto ad avere un ph leggermente alcalino, ovvero formulazioni diverse. Si avverte che tutto ciò vuole essere solo un esempio, l argomento è molto dibattuto e ogni coltivatore ha idee personali. Le temperature minime riportate vanno considerate come indicative per tutto il genere, ben sapendo che esistono differenze fra specie e specie. Inoltre il grado di sopportabilità di una pianta alle basse temperature dipende da una serie di fattori fra loro concatenati, come il grado di umidità ambientale (più è elevato tanto più calore è richiesto); il tempo di permanenza di una bassa temperatura, (magari sopportata per un breve periodo, ma letale se si protrae o si ripete); lo stato di salute, il grado di acclimatazione, la climatologia locale e così via. Nel dubbio meglio qualche grado in più che in meno. Per acqua normale s intende che: - l annaffiatura comincia, con precauzione, all'inizio della primavera lasciando asciugare il terreno per alcune settimane prima di tornare a dare acqua. Poi si aumenta, gradatamente, sia la quantità che la frequenza fino all'inizio dell'estate. Nel caso le annaffiature fossero ad inizio stagione troppo abbondanti, molti cacti potrebbero reagire con un antiestetica spaccatura dell'epidermide in senso longitudinale. Durante i mesi di grande caldo, spesso le cactacee bloccano l'attività o comunque la rallentano, per cui si torna a ridurre la quantità d'acqua. Bagnare

12 molto verso la fine dell'estate può risultare, infatti, pericoloso. Sono raccomandate solo alcune spruzzature e qualche rinfrescata serale. In autunno molte specie tornano a crescere, per cui si può fornire loro qualche buona annaffiatura. Durante i mesi invernali non si bagna, salvo qualche spruzzata o lieve somministrazione nei casi in cui si nota un principio di avvizzimento. È importante evitare che l acqua ristagni in un sottovaso che, al contrario, deve poter sgrondare velocemente. Molti si chiedono ogni quanti giorni si debba annaffiare: non è possibile rispondere ad una domanda così formulata, perché troppe sono le variabili in gioco. Infatti, un vaso piccolo e di terracotta asciuga prima di uno largo, profondo o di plastica. Un substrato con molta sostanza organica asciuga in modo meno rapido di uno prevalentemente minerale. Un alta temperatura e un elevata circolazione dell aria sono elementi che contribuiscono a seccare il suolo più velocemente. Va anche considerato che piante dalle foglie grasse, con caudice o radice a fittone, richiedono, in genere, meno acqua, mentre i semenzali devono essere tenuti costantemente umidi per alcuni mesi. Per questi motivi sarebbe più opportuno indicare quanto tempo deve intercorrere fra il momento in cui il substrato si è completamente asciugato e la successiva somministrazione. I cacti d inverno Nel periodo invernale i cacti vanno messi nella condizione di riposare, in quanto nel loro habitat naturale devono affrontare condizioni estreme, per cui hanno posto in essere particolari strategie di sopravvivenza, che noi dobbiamo conoscere e rispettare. Essi cadono in una specie di letargo che richiede la custodia a temperature modeste. Fatte le debite eccezioni, le piante non vanno annaffiate e mantenute ad umidità ambientale la più bassa possibile. Con la primavera riprenderà la crescita e con essa le normali pratiche colturali e la fioritura. Un grosso problema si pone per chi, durante la dormienza invernale, non potendo tenere i cacti all'aperto, a causa del gelo, desidera ricoverarli sul davanzale o nei pressi di una finestra, cosa fortemente sconsigliata. È assai meglio collocare i cacti in una stanza non riscaldata, in un garage, una soffitta, anche con poca luce, tanto sono in stasi vegetativa. In caso contrario, a causa del calore, le piante sono forzatamente sollecitate a vegetare ed a crescere in modo anomalo per deficienza di luce (eziolatura); inoltre se non si provvede alle annaffiature la pianta prima avvizzisce poi secca per effetto della traspirazione che continua. Molti cacti, all interno di una serra, sopravvivono al gelo, in quanto durante il giorno la temperatura sale, anche di molto. Altri, appartenenti alle cosiddette "piante da freddo", come Austrocactus, Echinocereus, Escobaria, Opuntia, Pediocactus, Sclerocactus, Thephrocactus, Toumeya, Uthaia, possono sopravvivere a temperature di diversi gradi sotto zero, a patto di essere protetti dalla pioggia o coperti dalla neve.

13 Ariocarpus furfuraceus (GME) Ariocarpus Habitat: Texas, New Mexico, Messico settentrionale. Descrizione: piante di bassa statura, con grandi tubercoli duri, piccoli fiori centrali di colore bianco, porpora, rosa con radice carnosa a fittone. Crescono su suoli calcarei, pietrosi e argillosi. Alcuni botanici considerano Roseocactus e Neogomesia dei sottogeneri di Ariocarpus. Terreno: terra argillosa 30%, ghiaino 20% (2-4 mm), pomice 30%, calcare 20%; oppure 50% suolo minerale, 40% torba di sfagno, 10% gusci d uovo tritati. Aggiungere del ghiaietto o della marna intorno alla radice a fittone ed in superficie. Evitare materiale a spigoli taglienti che potrebbero danneggiare gravemente la radice a fittone. Esposizione: molte ore di luce solare, con lieve ombreggiatura nei mesi più caldi e tanta ventilazione. Temperatura: minima di 6-8 C con piante tenute a secco; in ogni caso meglio qualche grado in più che in meno. In vegetazione gradiscono l aria umida ed il fresco della notte. Acqua: senza eccessi, bagnare a fondo lasciando asciugare il substrato per 15 gg in aprile/maggio e 7 gg in agosto, settembre; a secco durante la semi-dormienza di giugno/ luglio; qualche abbondante annaffiatura in autunno e quindi all asciutto da novembre a tutto marzo. Ariocapus trigonus (GME) Coltivazione: non sempre facile, crescita lenta e fioritura difficile. Moltiplicazione per seme e talea di tubercolo appoggiato su della sabbia appena umida. Si prestano all innesto. Raggiungono la maturità intorno ai 5-8 anni a seconda della specie. Regolari concimazioni primaverili/estive a lenta cessione, più microelementi; i frutti vanno a maturazione la primavera successiva. Non gradiscono il trapianto, se indispensabile, eseguirlo in gennaio. Prestare attenzione alle cocciniglie radicali. Utilizzare preferibilmente vasi di terracotta stretti e profondi. Principali specie: A. agavoides, mantiene le spine; A. bravoanus; A. fissuratus, acqua una volta al mese da aprile a settembre; A. kotschoubeyanus, tubercoli triangolari; cresce sul gesso, bagnare da aprile a settembre, pianta piccola; A. retusus, sole, acqua da aprile a luglio ogni 2-3 settimane e ogni settimana da agosto a settembre; A. scaphirostris, autofertile, fiorisce e fruttifica con facilità; A. trigonus (ssp. di retusus), fiore giallo limone, minima di 7 C.

14 Echinocereus Habitat: Messico, Stati Uniti occidentali. Descrizione: queste piante vivono in ambienti molto diversi, dal livello del mare ai 3000 metri. Un gruppo sviluppa in altezza, è molto spinoso ed ha crescita lenta; un altro tende a formare cespi, ha un minore numero di spine e cresce più velocemente. I fiori grandi, vivaci, durano a lungo ed appaiono quando la pianta è ancora giovane. Questo genere non raggiunge grosse dimensioni. Dal 1985 Taylor ha compreso in questo genere anche Wilcoxia. Terreno: formula base. Esposizione: ben ventilata ed in pieno sole; indispensabile porre Echinocereus rigidissimus (GM) le piante all'aperto durante la buona stagione. Non fiorisce se al riparo dalle radiazioni ultraviolette. E. viereckii ed E. scheeri gradiscono posizioni parzialmente ombreggiate. Temperatura: se tenute a riposo a 6 C offrono fioriture più ricche. Acqua: s'inizia ad annaffiare a marzo, quando i boccioli sono già sviluppati, per terminare ad ottobre, lasciando asciugare per due settimane, meno in estate. Tenere il suolo asciutto da novembre a fine febbraio, salvo lievi spruzzature. Queste piante sopportano bene la siccità, per cui occorre bagnare poco per non produrre marcescenze. Coltivazione: facile. Importante l abbondanza di luce e la concimazione diluita, da eseguire ad ogni annaffiatura, con aggiunta di microelementi. Le specie cespitose vanno tenute nelle ciotole. Alla prima annaffiatura aggiungere Benlate o I- prodione al 2 per mille, per prevenire attacchi fungini. Le cocciniglie alle radici si combattono con Diazinone. Moltiplicazione per seme. Principali specie: E. adustus; E. berlandieri fiori molto grandi; E. brandegeei; E. bristolii; E. cinerascens; E. coccineus; E. dasyacanthus; E. engelmannii; E. enneacanthus; E. fendleri; E. ferrerianus ssp. lindsayi, raro, molto bello, suolo leggero, 50%, sole, d inverno tenere a secco a 4 C; E. grandis; E. knippelianus poca acqua; E. laui; E. longisetus ssp.delaetii, vive fra 800 e 1200 metri, facile, molto sole, aria, nebulizzare; E. maritimus; E. nivosus; E. palmeri; E. parkeri; E. pentalophus; E. polyacanthus, min. 8 C; E. poselgeri; E. primolanatus; E. pul-

15 Acanthocalycium Acanthocereus Acharagma Ariocarpus Armatocereus GENERI VALIDI SECONDO l I.C.S.G Arrojadoa Arthrocereus Astrophytum Austrocactus Austrocylindropuntia Aztekium Bergerocactus Blossfeldia Brachycereus Brasilicereus Brasiliopuntia Browningia Calymmanthium Carnegiea Cephalocereus Cephalocleistocactus Cereus Cintia Cipocereus Cleistocactus Cochemiea Coleocephalocereus Consolea Copiapoa Corryocactus Coryphantha Cumulopuntia Cylindropuntia Dendrocereus Denmoza Discocactus Disocactus Echinocactus Echinocereus Echinomastus Echinopsis Epiphyllum Epithelantha Eriosyce Escobaria Escontria Espostoa Espostoopsis Eulychnia Facheiroa Ferocactus Frailea Geohintonia Grusonia Gymnocalycium Haageocereus x Haagespostoa Harrisia Hatiora Hylocereus Isolatocereus Jasminocereus Lasiocereus Leocereus Lepismium Leptocereus Leuchtenbergia Lophophora Maihuenia Maihueniopsis Mammillaria Mammilloydia Matucana Melocactus Micranthocereus Mila Miqueliopuntia x Myrtgerocactus Myrtillocactus Neobuxbaumia Neolloydia Neoraimondia Neowerdermannia Obregonia Opuntia Oreocereus Oroya Ortegocactus x Pacherocactus Pachycereus Parodia Pediocactus Pelecyphora Peniocereus Pereskia Pereskiopsis Pilosocereus Polaskia Praecereus Pseudoacanthocereus Pseudorhipsalis Pterocactus Pygmaeocereus Quiabentia Rauhocereus Rebutia Rhipsalis Samaipaticereus Schlumbergera Sclerocactus Selenicereus Stenocactus Stenocereus Stephanocereus Stetsonia Strombocactus Tacinga Tephrocactus Thelocactus Tunilla Turbinicarpus Uebelmannia Webebauerocereus Weberocereus Yungasocereus

16 Coltivazione Gli Ariocarpus sono piante particolarmente ricercate da amatori e collezionisti, ma non è stato sempre così. In passato, infatti, si erano fatti la fama di soggetti difficili a causa del prelievo mal eseguito nel paese di origine, per essere stati sottoposti a maltrattamenti durante il lungo viaggio per raggiungere l Europa, ed infine a causa della cattiva coltivazione. Gli A. richiedono un substrato prevalentemente minerale a reazione basica e un buon drenaggio. Una formula potrebbe essere quella di usare una parte di torba, una parte di pomice e quattro parti di marna (diametro di circa 10 mm) da impiegare anche da sola per ricoprire la zona al di sotto del colletto. In mancanza della marna si può usare una parte di terreno argilloso, una parte di ghiaia di fiume e due parti di pomice. Sconsigliabile l impiego del lapillo vulcanico a causa degli spigoli Astrophytum asterias morte la pianta a causa della fuoriuscita di un liquido vischioso. È d obbligo evitare l eccesso di umidità del suolo, le annaffiature devono essere abbondanti e distanziate, concentrate durante i mesi più caldi; occorre mantenere le piante all asciutto da novembre, a marzo. L apice, se bagnato, deve poter asciugare in giornata per cui è preferibile procedere alle annaffiature dal basso mediante immersione del vaso in una bacinella. Causa la radice napiforme il vaso deve avere una forma molto più alta che larga. Il trapianto sarà eseguito in primavera ma solo in caso di stretta necessità. La concimazione avverrà in primavera-estate con prodotti fosfo-potassici, a lenta cessione e con aggiunta di microelementi; assai utile l impiego della fertirrigazione. L esposizione taglienti che potrebbero ferire la radice a fittone e condurre a Astrophytum capricorne niveum

17 Astrophytum myriostigma Lemaire 1839 Astrophytum myriostigma La pianta ha una forma globosa che può raggiungere i 18 cm di diametro e, col tempo, i 25 di altezza, le costolature sono in genere cinque, (raramente sei), a forma triangolare, areole rotonde, spine mancanti, fiori gialli di 5-7 cm, frutto deiscente. L habitat è situato fra i 1000 ed i 1200 metri a nord ed al centro del Messico, stati di San Luis Potosí e Tamaulipas, con predilezione per il deserto di Chihuahuan. Presenta fiori gialli del diametro di circa 6 cm e frutto verde deiscente. Questo cactus si presta ad assumere una grande varietà quanto a forme, numero di costolature e punteggiature, la qualcosa ha prodotto un gran numero di varietà, forme e cultivar, con la conseguenza di ingenerare confusione. Attualmente non sono accettati i taxa: A. coahuilense, A. columnaris, A. potosinum, A. tulense, A. tamaulipense, tutti compresi in A. myriostigma. Occorre tuttavia osservare che A. coahuilense ha molte più affinità con A. capricorne v. senile che con A. myriostigma. La varietà nudum presenta corpo verde lucido, 5 costolature arrotondate senza tricomi, con habitat in alta montagna. Astrophytum ornatum (A.P. De Condolle) Britton & Rose 1922 Pianta globosa, solitaria, che con gli anni diviene cilindrica, potendo superare anche un metro di altezza. Presenta un fusto di colore verde scuro, che con l età diviene sugheroso, areole con lanugine giallastra. Le costolature, a volte spiralate, sono spesso otto, con spigoli acuti. Le spine, di cui una centrale e 5-10 Astrophytum ornatum

18 radiali, sono robuste, di colore giallo, ma che col tempo possono divenire di colore grigio o marrone. I fiori sono gialli, con un diametro di 6-8 cm, pistillo pure giallo, frutto deiscente. L habitat è identificabile nel Messico centrale negli Stati di Queretaro, Hidalgo, Guanajuato, San Luis Potosí, lungo le ripide pareti assolate delle valli fluviali. Molti botanici ritengono di non dover attribuire ad A. ornatum v. mirbelii lo stato varietale, stante le scarse differenze con la pianta tipo, anche se geograficamente isolata dal punto di vista riproduttivo. Astrophytum caput-medusae (Velazco & Nevárez) D. Hunt 2002 Trattasi di specie nuova, solitaria, raramente cespitosa che può raggiungere i 20 cm di altezza, radice napiforme, carnosa, corpo privo di costolature, setoloso con tubercoli cilindrici o triangolari. Epidermide con verruche di colore verde glauco, fiori del diametro di 5 cm, frutto ovoidale, deiscente. L habitat viene fatto risalire ad un pianoro, a circa 200 metri di altitudine, nello stato di Nuevo León. Non è ancora certa se l assegnazione fatta da Hunt, sia giustificata rispetto quella originaria di Digistigma caputmedusae. Astrophytum caput-medusae Ibridi Il primo ibridatore del quale si ha notizia è l abate francese Béguin che verso la fine dell 800 incrociò A. Myriostigma con Echinocactus ornatus ottenendone piante molto robuste. Nel corso del 900 sono stati diversi gli studiosi che si sono occupati di ibridazione. Nel 1925 O. Sadovsky sperimentò numerosi incroci fra specie diverse e nel 1927 H. Möller scoprì che gli incroci non riescono fra specie a gola rossa e a gola gialla, in quanto evolutesi su linee differenti. Dal 1927 al 1971 R. Gräser ottenne esemplari a tre costolature di A. myriostigma in grado di

19 riprodursi per via ereditaria. Nel 1944 M. Megata ha condotto numerosi esperimenti seguendo criteri scientifici. Gli A. si ibridano fra loro con facilità e chiunque è in grado di farlo, ciononostante non si ha notizia di ibridi naturali, forse a causa delle severe condizioni nelle quali queste piante vivono. Alla produzione di ibridi si sono dedicati con successo amatori giapponesi, che con tempo e costanza hanno ottenuto varietà particolarmente attraenti. Una di queste è la Super kabuto, nome assegnatogli da Tony Sato, ottenuta da un A. asterias. Dalla semina di Super kabuto si ottengono piante Super Kabuto nella percentuale compresa fra il 25 e il 30. Altra cultivar assai nota e ricercata è la Onzuka, ottenuta da A. myriostigma. In tema di nomenclatura si scrive per primo il nome del soggetto che riceve il polline (pianta madre). Se si deposita il polline di un myriostigma sullo stigma di un ornatum, si ottengono piante a cinque costolature, operando in modo inverso il numero aumenterà. Gli A. asterias si possono incrociare con capricorne e coahuilense e viceversa, ottenendo spesso esemplari di aspetto molto gradevole specialmente con le seconde e terze generazioni. Coltivazione La composta per A. ornatum e myriostigma può essere costituita dal 50% di lapillo vulcanico (2-4 mm), 20% di terriccio universale, 30% di pozzolana, per gli altri giova un suolo ancor più mineralizzato; non utilizzare mai del terriccio vecchio. A causa della radice a fittone usare vasi più alti che larghi per A. asterias e A. caput-medusae, l inverso per le altre specie. Poiché prediligono un ph elevato (8,5), si può annaffiare con acqua calcarea, o in mancanza aggiungere alla composta polvere di marmo o farina di gusci d ostrica. Gli A. durante la cattiva stagione vanno tenuti rigorosamente a secco ad una temperatura di circa 6 C. Prestare attenzione alla cocciniglia radicale, ma soprattutto ai marciumi, alla eccessiva umidità ambientale ed ai gocciolamenti da condensa, a volte presenti in serra. Un buon sistema per prevenire le malattie è quello di usare, all inizio e alla fine del periodo di crescita, un fungicida tipo benomyl o similare con speciale riferimento per A. asterias considerata la specie più delicata. Concimare 2-3 volte l anno, in fase di crescita, con concime poco azotato. Gli A. gradiscono il pieno sole e annaffiature abbondanti ma distanziate nel tempo. I semi maturano velocemente e altrettanto velocemente germinano a circa 25 C. Hanno fiori ermafroditi, cioè presentano sia i caratteri maschili (stami) che quelli femminili (stigma), ma sono autosterili in quanto per ottenere la fecondazione e quindi produzione di semi, occorrono due piante non cloni fra loro. Al fine di accelerare la crescita si può ricorrere all innesto, ma con l avvertenza di affrancare la pianta dopo un paio d anni.

20 Copiapoa haseltoniana sin. gigantea (GM) 5 C e possono trascorrere l inverno all asciutto fino al mese di febbraio, quando appaiono i primi boccioli florali ed iniziano le annaffiature e le concimazioni a basso titolo di azoto. Dopo alcuni anni di coltivazione, allorché i rami lignificano ed il sistema radicale si affievolisce, è giunto il momento di tagliare i rami non lignificati per farne talee, che è pur sempre il metodo migliore di moltiplicazione di tutti i cacti epifiti I cacti delle feste Schlumbergera Lemaire 1858 (Cactus di Natale) Cenni storici Nel 1858 C. Lemaire, in onore a F. Schlumberger, acceso coltivatore francese di cacti e altre succulente del XIX secolo, descrisse Schlumbergera epiphylloides quale pianta tipo, rinominazione illegittima di Epiphyllum russellianum. Lemaire collocò in S. una sola specie brasiliana, ma ignorò quella affine Epiphyllum truncatum=schlumbergera truncata che K. Schumann inserì in Zygocactus. Alla fine del XIX secolo si creò una notevole confusione circa le relazioni esistenti fra questi cacti epifiti brasiliani e le specie più settentrionali che sono correttamente contenute in Epiphyllum. Sfortunatamente N. Britton & J. Rose nell opera The Cactaceae ( ) non chiarirono la situazione, finché nel 1953 il lavoro di R. Moran non rese noto che Zygocactus era da ritenersi inserito nel più vecchio genere di Schlumbergera. Un terzo genere epifita Epiphyllanthus era stato proposto per alcuni cacti brasiliani e collocato da D. Hunt nel 1967 in Schlumbergera. Nel 1995 viene pubblicato l eccellente lavoro di A. J. S. Mc Millan e J. Horobin i

21 quali ripercorrono la storia tassonomica di S. per altri versi confusa, riconoscendo sei specie e tre ibridi, la cui storia è stata influenzata dalle date di scoperta delle specie botaniche. I primi ibridi furono ottenuti da S. truncata, ma già nella seconda metà del XIX secolo erano disponibili molte cultivar per lo più ottenute in Inghilterra. Da allora numerosissimi ibridi sono stati creati in Germania, Danimarca, Paesi Bassi, U.S.A. e Copiapoa serpentisulcata (GM) Australia. Da citare Joyce Can creatore degli ibridi intergenetici fra Schlumbergera e Disocactus. Un importante passo in avanti è stato compiuto con l ottenimento di un ibrido a fiore giallo e, successivamente, di colore arancio. Morfologia Schlumbergera è distinguibile per due differenti forme di crescita, le specie già classificate come Epiphyllanthus (S. microspherica e S. opuntioides) hanno gli steli segmentati come Opunzia, con le areole variamente distribuite sull intera superficie. Mentre le specie descritte in S. o Zygocactus (S. kantskyi, orssichiana, russelliana, truncata) hanno gli steli piatti con le areole limitate ai margini ed alla punta. Il genere presenta areole in numero da una a quattro, spine come setole, corte od assenti, fiori apicali di ampiezza variabile, dal porpora al rosa, al rosso, all arancio, al giallo od al bianco. Il periodo di fioritura varia da febbraio a novembre secondo la specie. Frutto simile ad una bacca, semi ovali, marrone o neri delle dimensioni di un millimetro. Distribuzione sulle montagne a S.E. del Brasile, lungo la costa di S. Paolo, Rio de Janeiro e Spirito Santo. Appartiene alla sottofamiglia Cactoideae, tribù Rhipsalideae Hatiora Britton & Rose 1923 (Cactus di Pasqua) Cenni storici Non è mai stato un problema riconoscere i membri della tribù Rhipsalideae che sono tutti epifiti, ma esiste disaccordo su quali generi comprendervi. L importante lavoro di W. Barthlott e N. Taylor nel 1955 ha chiarito i limiti del genere. Un problema di nomenclatura aveva invalidato l uso del nome Hariota

22 dato in onore del botanico T. Hariot, cosicché Britton & Rose coniarono l anagramma Hatiora. Il genere è ora suddiviso in due sottogeneri: Hatiora con steli cilindrici, mai scanalati e Rhipsalidopsis con steli piatti, pericarpelli angolati o alati. Rhipsalidopsis nella sua lunga storia ha avuto una vita travagliata, infatti il genere è stato classificato come Epiphyllum, Schlumbergera, Epiphyllopsis. I primi ibridi si sono avuti nel 1932, poi la creazione è continuata nei paesi anglosassoni negli anni , soprattutto in California nei Johnson Cactus Garden e in Florida presso il celebre ibridatore Cobia. Altri ibridi sono stati creati nella Abbey Brooks Cactus Narsery e dai membri dell Epiphytic Plant Study Group, altri ancora provengono dall Australia, Giappone, Danimarca, Germania, Paesi Bassi ove apparve il primo ibrido a fiori bianchi. Nel 1995 gli ibridi di Rhipsalidopsis superavano le 200 cultivar. Morfologia Hatiora appartiene alla sottofamiglia Cactoideae, tribù Rhipsalideae, presenta steli eretti che col tempo si inarcano e diventano penduli, segmentati non più lunghi di 5 cm, assenza di tubercoli, areole piccole, con le terminali recanti fiori diurni a simmetria radiale, di colore giallo, rosa, rosso e tubo florale breve. I frutti sono piccoli, rotondi, i semi neri o marrone hanno un diametro di 1 mm. Le specie di Hatiora popolano le foreste del Sud del Brasile, San Paolo, Paraná, S. Caterina, Rio Grande del Sol, località vicine a quelle di Schlumbergera. Il sottogenere Rhipsalidopsis si compone di due sole specie botaniche R. rosea e R. gaertneri i cui articoli sono più grandi della rosea e di colore rosso, per cui tutte le altre specie sono ibridi. I cactus di Pasqua sono forse i cacti epifiti più sconosciuti presso i cactofili, ma popolari presso il grande pubblico. Spesso sono confusi con i cactus di Natale a causa della forma degli articoli molto simili, ma con i fiori non è più possibile confondersi. Schlumbergera fiorisce da settembre a febbraio, mentre Hatiora tra aprile e luglio (naturalmente nel nostro emisfero nord). Schlumbergera ha un fiore zigomorfo cioè con un solo piano di simmetria passante per il pistillo, molto lungo. Hatiora ha fiori actinomorfi cioè con raggi simmetrici, perianzio regolare e pistillo molto corto. Le cinque specie di H. sono molto simili a Rhipsalis, ma si distinguono per la crescita dei segmenti degli steli, i fiori terminali molto colorati, le areole, i pericarpelli ed i frutti. Coltivazione Provate ad immaginare questi cactus nel loro habitat di crescita ad un altitudine fra i 900 ed i 1500 metri, con le radici tra i detriti e l'humus delle foglie in decomposizione, o in sassosi luoghi ombrosi. A differenza di altri cacti della giungla questi non si arrampicano sugli alberi per raggiungere la luce anche se talvolta la richiedono filtrata.

23 3.7 - Echinopsis Zucc La mia passione per gli Echinopsis risale ai primi anni 80, allorché ne ricevetti un esemplare in regalo, (in seguito scoprii trattarsi della comune specie oxygona), che ben presto mostrò i suoi grandi, copiosi, profumati fiori rosati. Ciò destò il mio interesse tanto da indurmi alla ricerca di queste generose piante ed inevitabilmente, alcuni anni più tardi, ai suoi numerosi ibridi. In questo percorso, tuttavia, non sono stato incoraggiato dagli amici, che invece mi dicevano di dedicarmi a piante più nobili come Ariocarpus o Atzekium e non ai troppo facili Echinopsis: evidentemente non amavano gli ibridi. Si rimprovera loro di Echinopsis hyb. Gelb gold avere una forma molto simile, spinagione corta e non importante, e si dimentica che i pregi degli Echinopsis risiedono nei fiori e non nella pianta, così ho tirato dritto per la mia strada che mi ha condotto a mettere insieme una discreta collezione di ibridi, alcuni dei quali creati da me. Gli hobby sono belli per le gioie che ci danno in conseguenza delle libere scelte che comportano. Fino a qualche anno fa, chi voleva acquistare questi ibridi poteva rivolgersi all ISI (International Succulent Institut), anche online, che annualmente pubblicava una lista dei giardini botanici di Huntington (California) riferita a piante ottenute da Bob Schick. Ora ciò non è più possibile a causa delle difficoltà intervenute nel rilascio dei permessi all esportazione dagli U.S.A. Tuttavia un noto vivaista vende, anche via internet, ibridi di origine tedesca. Le piante acquistate dichiarano, talvolta, il colore del fiore, anche se non bisogna farci molto affidamento, causa possibili scambi di etichetta o altri inconvenienti. A mio parere la via più facile è quella della permuta dei getti fra appassionati. Per i principianti non sarà difficile farsene regalare alcuni, vista la prolificità di queste piante. Cenni storici Il genere Echinopsis appartiene alla sottofamiglia Cactoideae, tribù Trichocereeae, comprende ora 129 specie, incluso un ibrido naturale, più 14 sottospecie ed è uno dei più ampi, ma anche tra i più dibattuti in campo tassonomico. Il nome fu coniato nel 1837 da Joseph Zuccarini rifacendosi alle parole greche echinos (riccio) e opsis (aspetto), a causa della spinagione che queste straordinarie piante presentano. Nathaniel Britton e Joseph Rose, fra il 1919 ed il 1923, inserirono nel genere Echinopsis 28 specie ed altre venti nel genere Lobivia. Successivamente

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