SITUAZIONE FITOSANITARIA DELLE FORESTE ALPINE: PROBLEMATICHE DI MONITORAGGIO E CONTROLLO DELLE AVVERSITA' BIOTICHE

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1 FORUM FITOIATRICI - GIORNATE DI STUDIO Veneto Agricoltura - U. P. per i Servizi Fitosanitari Regione del Veneto Corte Benedettina, Legnaro (Pd) 24 maggio 2007 SITUAZIONE FITOSANITARIA DELLE FORESTE ALPINE: PROBLEMATICHE DI MONITORAGGIO E CONTROLLO DELLE AVVERSITA' BIOTICHE

2 Le azioni di monitoraggio e la valutazione del rischio in alcune patologie forestali dei boschi lombardi Marco Bazzoli*, Enrico Boscaini*, Lorenzo Potè*, Antonio Tagliaferri*, Michele Salviato* Paolo Bergamo**, Marco Boriani**, Domenico Ferrari ** Roberto Carovigno*** *ERSAF **Servizio fitosanitario regionale *** DG Agricoltura Struttura Sviluppo dei sistemi agricoli di montagna PREMESSA Nell ambito del presente lavoro viene descritta l azione congiunta di Regione Lombardia ed ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all Agricoltura e alle Foreste) negli interventi di monitoraggio su alcuni patogeni di interesse forestale soggetti a lotta obbligatoria. In particolare vengono di seguito trattati i risultati delle campagne 2006 di monitoraggio del Cinipide galligeno del castagno (Dryokosmus kuriphilus) e del nematode del pino (Bursaphelencus xylophilus). Inoltre, viene presentato il lavoro svolto da ERSAF nel 2004, relativo ad un progetto pilota per la redazione di carte del rischio igienico sanitario sulla processionaria del pino (Traumatocampa pityocampa), inteso a fornire agli Enti territoriali uno strumento utile alla prevenzione e alla diminuzione del rischio igienico sanitario in ambiti sensibili ma antropizzati o frequentati per finalità turistico ricreativa. 1. Dryocosmus kuriphilus CARATTERIZZAZIONE DEL FITOFAGO Il Dryocosmus kuriphilus è un imenottero originario del nord della Cina ed è considerato unanimemente uno degli insetti più nocivi per il castagno. La specie, ritenuta assente in Europa, è stata segnalata per la prima volta nella primavera 2002 in Piemonte, in una zona pedemontana a sud-est di Cuneo. Ulteriori segnalazioni provengono da Toscana, Lazio e Campania. L insetto attacca unicamente il genere Castanea provocando la formazione di galle (ingrossamenti di forma tondeggiante e dimensioni variabili da 0,5 a 2 cm di diametro, di colore verde o rossastro) su foglie e germogli fino a compromettere lo sviluppo vegetativo delle piante e la fruttificazione. Nel Cuneese sono state riscontrate infestazioni sia sugli ibridi eurogiapponesi (Castanea crenata x Castanea sativa), sia sul castagno europeo, selvatico o innestato. BIOLOGIA Il Dryocosmus kuriphilus presenta una sola generazione annua. Dalle galle, nel periodo che va da fine giugno a fine luglio, fuoriescono le femmine adulte (i maschi risultano assenti in quanto la

3 riproduzione avviene per partenogenesi) che si presentano come piccole vespe aventi una lunghezza corporea di circa 2,5 mm e una colorazione nera del torace e dell'addome; gli arti sono di colore giallo brunastro, ad eccezione dell'ultimo segmento tarsale bruno scuro. Le femmine appena sfarfallate depongono le uova nelle gemme presenti in quel momento sulla pianta. In ogni gemma possono essere depositate fino a uova; ciascuna femmina può deporre in tutto tra 100 e 200 uova. Dopo circa 40 giorni compaiono i primi stadi larvali, caratterizzati da uno sviluppo molto lento e destinati a trascorrere l'autunno e l'inverno all'interno delle gemme senza che esternamente vi siano sintomi particolari. Alla ripresa vegetativa la presenza delle larve determina una forte reazione nelle gemme, con la formazione delle caratteristiche galle nell'arco di un paio di settimane. La formazione delle galle può coinvolgere i germogli laterali o apicali dei rami, inglobando una parte delle giovani foglie e degli amenti, determinando l'arresto dello sviluppo vegetativo dei getti colpiti. Le galle possono essere confinate sulle foglie lungo la nervatura centrale, oppure dentro i ricci, coinvolgendo i frutti che presentano protuberanze o cavità. Le galle formatesi sui germogli nel corso dell'estate e dell'autunno disseccano e rimangono visibili sugli alberi, anche, nell'anno successivo. All'interno delle galle si succedono i vari stadi larvali, fino alla quinta età. La larva matura si presenta di colore bianco, priva di zampe e occhi ed occupa quasi interamente la celletta. In seguito la larva si trasforma in pupa e infine si ha la comparsa della femmina adulta. La campagna di monitoraggio - metodologia di lavoro Nel corso del 2006 è partita una campagna di monitoraggio su tutto il territorio regionale, nella fascia altimetrica corrispondente alla distribuzione del castagno e avvalendosi del supporto informatico relativo a cartografie tematiche sulla distribuzione del castagno nella regione. La metodologia di lavoro individuata con il Servizio Fitosanitario Regionale è scaturita in seguito all analisi di alcune premesse: 1. nel corso dell anno si sono avute segnalazioni certe del cinipide soltanto in due località, comprese rispettivamente nella provincia di Brescia e nella provincia di Bergamo; 2. come ben noto, l insetto si diffonde dalle aree già invase (la più vicina alla Lombardia è il Cuneese, ove sorgono numerosi vivai) tramite la commercializzazione di materiale di propagazione già infestato; 3. la rapida diffusione dell insetto e la sua pericolosità per il castagno anche in altre regioni, determina la necessità di non monitorare solo le aree attaccate, ma anche di sondare tutto il territorio regionale. Le decisioni metodologiche prese sono andate dunque nella direzione di: a) assegnare maggiore priorità nell intensità di controllo alle province lombarde in cui è stata segnalata la presenza del cinipide; b) focalizzare la ricerca soprattutto su nuovi impianti o su nuovi innesti, eseguiti grossomodo negli ultimi dieci anni; in subordine su castagneti da frutto adulti, e in ultima analisi in selve castanili, pure o miste; c) individuare una rete di punti in grado di interessare più o meno omogeneamente tutto il territorio regionale, anche in considerazione delle premesse iniziali (punto n.3).

4 RISULTATO DELLE INDAGINI A conclusione della campagna i rilievi effettuati risultano 186, variamente differenziati in base a provincia: 60 Province Punti rilevati Tabella e Figura So nd ri o Va re se Pa vi a M i la no Lo di Le cc o om o C o Br es ci a 0 Be rg am Totale: Punti rilevati 50 Bergamo Brescia Como Lecco Lodi Milano Pavia Sondrio Varese Numero rilievi, diviso per provincia Figura 2 Individuazione geografica dei punti di rilievo eseguiti I dati stazionali comprendono quota, pendenza ed esposizione. Il rilievo della quota è stato effettuato tramite cartografia, identificazione di punti noti e/o altimetro. La media rilevata è di 570 m s.l.m. con una varianza di 27976; la quota minima è di 80 m s.l.m., registrata a Graffignana in provincia di Lodi, mentre la massima è 950 m s.l.m. registrata a Grone in provincia di Bergamo.

5 La pendenza è stata differenziata secondo tre classi: la prima comprende le aree pianeggianti (14 complessivamente, di cui 7 nella provincia di Varese) e quelle con una pendenza ridotta (fino a 10%), la seconda comprende aree con pendenza considerata media (tra 11% e 50%) e l ultima include le restanti aree a forte pendenza (maggiore di 50%). In tabella e nel grafico viene mostrata la distribuzione delle pendenze rilevate tra le diverse province, mentre nel grafico a torta è raffigurata la quota rappresentata da ogni tipologia di pendenza. 60 Pendenza Forte Media Ridotta 23% 22% 10 0 Bergamo Brescia Como Lecco Lodi Milano Pavia Sondrio Varese 55% Ridotta Media Figura 3 Numero rilievi divisi per classe di pendenza e provincia Figura 4 Forte Distribuzione delle classi di pendenza Complessivamente in regione Lombardia è stata indagata un area pari a m 2, corrispondente ad una superficie media per punto rilevato di m 2 Tipologia Province c. da frutto innesti nuovo imp. bosco puro bosco misto Bergamo Brescia Como Lecco Lodi Milano Pavia Sondrio Varese Totale: Tabella 2 Numero rilievi divisi per tipologia del soprassuolo indagato e provincia

6 Per quanto riguarda la tipologia di castagneto, vengono riportati in tabella e nei grafici seguenti i valori relativi al numero di rilievi divisi per i diversi tipi di soprassuolo. Da evidenziare che ogni punto rilevato può rientrare in più di una tipologia di bosco, essendo possibile la compresenza, p.e. castagneto con nuovi impianti. Dai grafici si vede come, sebbene nell individuazione dei punti da rilevare si siano privilegiate le aree con nuovi impianti o nuovi innesti, la maggior parte dei rilievi si è svolta in castagneti maturi e boschi misti. Una delle cause risiede nel fatto che molti castanicoltori decidono di curare o ampliare il proprio castagneto da frutto rubando spazio al bosco ceduo e ponendo a dimora anche in maniera eterogenea e frammentata nel corso degli anni nuove piantine o innesti su castagni recuperati; inoltre l assenza di una forma di contribuzione specifica per l impianto di nuovi castagneti (mentre esiste per il recupero dei c. abbandonati) non determina la possibilità di avere un monitoraggio dettagliato e noto dei nuovi impianti. 120 Tipologia bosco misto bosco puro nuovo imp. innesti c. da frutto Figura 5 Numero rilievi divisi per tipologia del soprassuolo indagato e provincia 0 Bergamo Brescia Como Lecco Lodi Milano Pavia Sondrio Varese Oltre a ciò si deve ricordare anche il diffuso stato di abbandono dei boschi a castagno in molte aree della Lombardia, che ha obbligato i rilevatori a monitorare anche in zone a basso rischio in modo da rendere il più possibile omogenea la distribuzione dei punti indagati. Da notare che mettendo in relazione la tipologia di castagneto con superficie rilevata emerge che la quota complessiva di nuovi impianti ed innesti risulta maggiore della quota di bosco misto, indice del fatto che le aree in cui la ricerca è stata più accurata (utilizzando aree di saggio di maggiori dimensioni) sono state quelle a maggior rischio. Figura 6 Distribuzione del n. di rilievi per tipologia di soprassuolo altra area a castagno 22% nuovi impianti e innesti 45% 32% 40% c. da frutto innesti castagneto da frutto 33% nuovo imp. bosco puro bosco misto 7% Figura 7 Distribuzione delle superfici indagate divise per tipologia di soprassuolo. 13% 8%

7 altra area a castagno castagneto da frutto nuovi impianti e innesti Bergamo Brescia Como Lecco Lodi Milano Pavia Sondrio Varese Figura 8 Estensione delle superfici indagate divise per tipologia di soprassuolo e provincia (dando priorità a nuovi impianti nel caso dei siti che rientrano in più tipologie) Siti con presenza del cinipide A seguito delle segnalazioni ricevute dal Servizio Fitosanitario Regionale all inizio della campagna di monitoraggio, e dopo gli interventi di bonifica dei siti effettuati dai proprietari in sinergia con il Servizio Fitosanitario stesso, ed a seguito degli ulteriori rilievi sui siti medesimi, si conferma la presenza del cinipide unicamente nel sito di Albino (BG). L area, sita in località Dosso Cerri ad Albino, in Valle Seriana, si trova ad una quota di circa metri slm in esposizione Nord. Si tratta di un castagneto da frutto coltivato, con innesti e giovani piantine poste a dimora, a detta del proprietario, dal I dintorni della zona sono storicamente a forte vocazione castanicola, con presenza di numerosi e maestosi castagni secolari, spesso intercalati da prati, cascine o villette. Figura 9: Inquadramento della stazione di Albino (BG), unico sito accertato di presenza di Dryocosmus kuriphilus

8 CONCLUSIONI A seguito della campagna di monitoraggio 2006 risulta confermata la presenza del cinipide in Lombardia nella sola stazione di Albino (BG). Sono stati individuati nella fase terminale della stagione (settembre/ottobre) individui di castagno recanti i tipici sintomi derivanti dall azione dell insetto, con poche e variamente disperse galle, evidente segno della parziale rimozione del materiale infettato. Durante la stagione attuale (maggio 2007) la situazione rimane sotto stretto controllo; sono già state raccolte alcune centinaia di galle, per un numero di piante infestate pari a qualche decina solo in un area ancora di bordo del bosco. E' in corso inoltre la periodica raccolta delle galle e la potatura dei rami da parte dei proprietari.

9 REGIONE LOMBARDIA AGRICOLTURA Bursaphelenchus xylophilus NEMATODE DEL PINO - SCHEDA - Bursaphelenchus xylophilus Monochamus galloprovicialis Pini infetti, Cina NOME scientifico: Bursaphelenchus xylophilus (Steiner et Buhrer 1934) Nickle 1970; comune: nematode del pino (PWN: Pinewood Nematode); posizione sistematica: PHYLUM NEMATA (= NEMATODA) - SECERNENTEA (PHASMIDIA) ordine TYLENCHIDA - sottordine APHELENCHINA famiglia APHELENCHOIDIDAE. OSPITI B. xylophilus è essenzialmente polifago nell'ambito del genere Pinus, anche se può ritrovarsi su un po tutte le conifere (Picea, Abies, Larix, Cedrus, Chamaeciparis, Pseudotsuga, ecc.) ad eccezione di Thuja plicata. Le spp. in cui sono stati riscontrati danni sono le seguenti: pini giapponesi: P. bungeana, P. densiflora, P.luchuensis, P. thumbergii; pini europei: P. nigra, P. pinaster, P. sylvestris. MORFOLOGIA B. xylophilus è un tipico nematode vermiforme, lungo circa 1 mm e quindi visibile solo al microscopio. Lo stereomicroscopio, fino a circa ingrandimenti, è sufficiente a vedere/manipolare l animale nel suo complesso. Per osservarne le parti, e quindi per poterne stabilire la classificazione (es. distinzione tra B. xylophilus e B. mucronatus) è necessario il microscopio ottico, fino a circa 500 ingrandimenti.

10 FISIOLOGIA E CICLO B. xylophilus è un endoparassita migratore, molto mobile e adattato a trasferimenti: legno insetto legno radici suolo radici. Compie svariate generazioni/anno (ciclo in 6 giorni a 20gradiC, 3 giorni a 30gradiC). Sopravvive al congelamento e al disseccamento. VETTORI: insetti coleotteri cerambicidi del genere Monochamus, monovoltini. In tale genere vi sono svariate specie vettrici (19), più o meno efficienti come vettori. Un Monochamus può trasportare da a nematodi circa. In Europa, ed anche in Italia, sono presenti: M. galloprovicialis, M. sartor, M. sutor, M. saltuarius. In Lombardia ad oggi è stata rilevata la presenza di M. galloprovicialis e M. sutor. CICLO MESE INSETTO VETTORE (Monochamus sp. (es. M. alternatus)) NEMATODE Aprilemaggio (durevole). Prima dello sfarfallamento dell'insetto: muta a larva 4 Impupamento. Durante lo sfarfallamento le larve durevoli si Maggiogiugno Sfarfallamento. appiccicano all'insetto ed entrano negli stigmi (contaminazione). Giugno-luglio Adulti: nutrizione su rametti di pino. Larve durevoli: passaggio al pino, muta ad adulti, infestazione di canali resiniferi e xilema. Luglioagosto Ovoposizione su corteccia di pini deperiti. Larve e adulti: riproduzione. Uova: schiudono dopo 5-10 gg dalla deposizione. Agostosettembre Larve: nutrizione in floema, cambio e poi Larve e adulti: riproduzione. nell'alburno, facendo gallerie a S o U entro cui crescono funghi. Autunno Inverno Larve: formano la camera pupale, tappano il foro d'ingresso con rosura, entrano in diapausa. Larve (ultimo stadio). La popolazione decade e compaiono le larve 3 (di dispersione) che si aggregano ai funghi attorno alla camera pupale. L3 aggregate ai funghi attorno alla camera pupale. ECOLOGIA B. xylophilus è un nematode che trova il suo ambiente ideale nei climi temperati e temperato-caldi. In Giappone non ha provocato danni in altitudini superiori ai 700 m sul livello del mare. DISTRIBUZIONE ITALIA: assente; UE: focolaio in Portogallo a partire dal 1999; EUROPA: Portogallo a parte, è considerato assente; Asia: presente (Giappone, Taiwan, Hong Kong, Cina, Corea); N-America: presente; S-America: assente; Africa: segnalazioni da confermare (Marocco, Nigeria). ORIGINE: N-America (USA, Canada, Messico). CRONOLOGIA: 1905: rilievo sintomi in Giappone. 1929, USA: viene estratto da legno di Pinus palustris, ove risulta vivere associato a funghi senza manifestare attività parassitaria sull'albero. 1934: Steiner e Buhrer lo descrivono come Aphelenchoides xylophilus. 1950, CINA: segnalazione. 1970: Nickle assegna la specie al genere Bursaphelenchus.

11 1972, GIAPPONE: viene descritto Bursaphelenchus lignicolus come agente del deperimento del pino. I sintomi sono però noti fin dal 1905 (isola di Kyushu). Le spp. colpite sono Pinus thumbergii, P. densiflora, P. luchuensis. Il parassita risulta quindi entrato a inizio secolo con il trasporto di legname infestato. I profili DNA delle popolazioni giapponesi e americane risultano uguali. Nonostante l adozione di misure di contenimento, il nematode si è largamente diffuso in tutto il paese. 1979, USA: rilevati danni a pini importati come ornamentali dall'europa (P. nigra e P. sylvestris); l'agente risulta essere B. lignicolus Nickle stabilisce che B. lignicolus e B. xylophilus sono uguali. 1999, PORTOGALLO: segnalato in due località a sud di Lisbona su P. pinaster. Piante deperite, con presenza di Monochamus. RISCHIO FITOSANITARIO PER IL N-ITALIA Trattandosi di un parassita adattato ai climi temperati e temperato caldi, è evidente il rischio fitosanitario per le popolazioni di Pinus europee e mediterranee. Risultano particolarmente a rischio le specie P. nigra, P. pinaster e P. sylvestris. Data l estesa presenza di queste essenze in tutta europa sono state prese misure da quarantena per il materiale a rischio, dalle piante al legname fino agli imballaggi di conifere. SINTOMATOLOGIA E DANNI B. xylophilus conduce a morte le spp. di Pinus suscettibili (in linea di massima quelle non americane). I danni sono maggiori su pinete sottoposte a stress. Primavera: dopo alcune settimane dall'ingresso di B. xylophilus si rileva la riduzione della secrezione resinosa, cosa che rende il pino più appetito ai Monochamus che accorrono per accoppiarsi e ovideporre. Estate: xilema e floema risultano danneggiati (necrosi, in particolare dei canali resiniferi), gli aghi arrossiscono e appassiscono, la chioma ingiallisce. Autunno: morte della pianta, soprattutto se l'estate è decorsa calda e/o siccitosa. VIE DI DIFFUSIONE Il nematode è di per se poco mobile. La sua diffusione è legata alla mobilità dell insetto vettore e allo spostamento commerciale di materiale contaminato. Il materiale a rischi è costituito da: legname di conifere in import (imballaggi, tronchi con o senza corteccia, segati, segatura, trucioli, cortecce). Su tronchi e segati può essere presente, oltre al nematode, anche il vettore Monochamus; piante vive di conifere suscettibili. STRATEGIE DI CONTROLLO MISURE DI QUARANTENA: IMPORT: controlli su legname e conifere in ingresso nella UE. Lo scopo è di impedire l'entrata del parassita mediante divieti, trattamenti e ispezioni all'import. Il legname può essere bonificato mediante esposizione a 56 C per 30 minuti (ISPM15) o mediante fumigazione. PASSAPORTO DELLE PIANTE per la circolazione interna UE monitoraggio delle pinete; in caso di ingresso distruzione dei focolai: isolamento dei focolai con fasce disboscate larghe 2 km, distruzione delle piante infestate, limitazioni al movimento di legname e piante. LOTTA BIOLOGICA: diffusione di patogeni e parassitoidi dell'insetto vettore. TRATTAMENTI INSETTICIDI: controllo dell'insetto vettore (problematico in pinete naturali). MEZZI GENETICI: uso di Pinus resistenti. NORMATIVA B. xylophilus è un nematode da quarantena iscritto nella lista EPPO A1 (organismi da quarantena non presenti), n. 158, quindi anche secondo le direttive UE in materia fitosanitaria (direttiva 2000/29/CE ALLEGATO 2 - A - I - a 8, ALLEGATO 4 A I 1) e infine secondo il DM /08/2005 di recepimento.

12 DM 214 del 19/08/2005 "Attuazione della direttiva 2000/89/CE concernente le misure di protezione contro l'introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali" ALLEGATO 2 (organismi nocivi di cui deve essere vietata l introduzione e la diffusione se presenti su determinati vegetali o prodotti vegetali) - A (tutta la UE) - I (assenti) - a - 8 Bursaphelenchus xylophilus. Vegetali extraeuropei (ad eccezione di frutti e sementi) di Abies, Cedrus, Larix, Picea, Pinus, Pseudotsuga, Tsuga. Legname extraeuropeo di conifere (Coniferales). ALLEGATO 4 (requisiti particolari) A (per tutta la UE) I (vegetali di origine extracomunitaria in import) punto 1, liberamente modificato Legname di conifere (Coniferales). Marchio HT (trattamento a caldo secondo ISPM 15 (56 C/30 min)). Fumigazione. Impregnazione chimica sotto pressione con prodotto approvato. Assenza di corteccia + assenza di fori da insetti Monochamus (spp non europee), con diametro superiore a 3 mm. Trattamento KD (umidità<20%). ALLEGATO 4 (requisiti particolari) A (per tutta la UE) I (vegetali di origine extracomunitaria in import) punto 2, liberamente modificato Materiale da imballaggio in legno ad eccezione del legno grezzo di spessore uguale o inferiore a 6 mm e del legno trasformato mediante colla, calore e pressione. Marchio HT (trattamento a caldo secondo ISPM 15 (56 C/30 min)) Fumigazione Impregnazione chimica sotto pressione con prodotto approvato Assenza di corteccia + assenza di fori da insetti Monochamus (spp non europee), con diametro superiore a 3 mm Trattamento KD (umidità<20%) DECISIONE UE 13 febbraio 2006 misure supplementari contro la propagazione di B. xylophilus. Abroga le precedenti decisioni sull argomento e prevede: provvedimenti specifici per il Portogallo; per quanto riguarda gli altri stati membri: o CONTROLLO MATERIALE PROVENIENTE DAL PORTIOGALLO; o MONITORAGGIO annuale. BIBLIOGRAFIA CABI-EPPO (1992): "Quarantine Pests for Europe", University Press, Cambridge, UK; Evans K. et al - CABI (1993): "Plant Parasitic Nematodes in Temperate Agricolture", University Press, Cambridge, UK; Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria (2000): "Lettera circolare prot. 2779/AM in data 14/11/2000 indirizzata ai Servizi Fitosanitari Regionali con oggetto: indagine sulla eventuale presenza del nematode da quarantena Bursaphelenchus xylophilus nel territorio nazionale", FI; Nickle W.R. (1991): "Manual of Agricolture Nematology", M. Dekker Inc., NY, USA; Tacconi R. et al (1995): "Nematodi da quarantena", Lo Scarabeo, BO; Wingfield M.J. (1987): "Pathogenicity of the Pine Wood Nematode", APS Press, USA. WEB Photos (USDA): EPPO: SFR Lombardia: CONSORZIO LEGNO-SUGHERO, comitato Fitook: University of California: University of Nebraska-Lincoln, Nematology: UE, Non-Food Agro-Industrial Res. Inf. Diss. Network: Kansas State University: A cura di: Paolo Bergamo - bergamo@et.unipv.it Aggiornamento al marzo 2006

13 MODALITA DI RILIEVO I rilievi si sono orientati preferibilmente in zone con soprassuolo boscato a dominanza di pino (Pinus nigra, Pinus sylvestris, etc.), ove si riscontrassero condizioni di malessere o patologie di vario tipo. Soltanto in alcune circostanze, laddove non sono state riscontrate situazioni di malessere, l analisi è stata condotta su pinete in buone condizioni vegetative. In base a quanto riportato nella scheda di rilievo sono stati inseriti i seguenti dati: località, comune, tipo di monitoraggio (generale o a rischio), la descrizione stazionale con riferimento a tipologia di soprassuolo (albero isolato, piccolo bosco, foresta), la giacitura, la quota, l esposizione, e la percentuale indicativa sul totale di alberi recanti sintomi di malessere o deperimento. Venivano poi riportati i dati relativi alla specie rilevata, l età, ed il diametro a petto d uomo, e lo stato sanitario (morti, morenti, deperiti, discrete condizioni, sani). Infine si dovevano descrivere i sintomi più evidenti (colorazione degli aghi, colorazione del legno da funghi, essudazione resinosa, fori da insetti, altro), il numero di alberi campionati. Per quanto riguarda la modalità di campionamento si è scelta quella con attrezzi da taglio, in quanto operativamente più comoda, e consistente in una preventiva specchiatura della pianta con accetta (o altro attrezzo da taglio, come roncola o sgorbia), e successiva asportazione del legno. Quali ultimi dati, era necessario indicare il punto di campionamento, solitamente il tronco, ed il tipo di materiale prelevato, che è quasi sempre consistito in pezzi di legno. RISULTATO DELLE INDAGINI La ripartizione dei rilievi è stata determinata assegnando il numero minimo di 4 siti per ogni provincia lombarda interessata dalle specifiche di incarico, più quella di Milano, per un totale di 8 province indagate. I punti effettuati in totale dunque dovrebbero essere stati 32 nel caso di minimo numero. Sono stati eseguiti complessivamente 42 rilievi, per 39 siti diversi. I doppi rilievi sono conteggiati come tali sullo stesso sito di campionamento in quanto la distanza in linea d aria tra le diverse località risulta essere inferiore ai 10 km e appartenente alla medesima condizione stazionale. Nella seguente tabella vengono esplicitate le aree indagate. Bergamo Brescia Como Lecco Milano Pavia Sondrio Varese totale siti schede Campioni (= alberi campionati) Tabella 1 Numero di rilievi (siti), di schede redatte e di alberi campionati divisi per provincia

14 Figura 1 Individuazione geografica dei punti di rilievo eseguiti Gran parte dei rilievi sono stati effettuati in corrispondenza di versanti montani (56%), e secondariamente in pianura (31%), dato questo effettivamente consistente in quanto sono stati sondati numerosi parchi di pianura, appartenenti in particolare all area della brughiera lombarda (Parco Pineta, Groane etc). la quota media raggiunta dai rilievi è pari a 420 m slm, con un minimo di 138 m slm (Robecchetto con Induno, MI) e un massimo altitudinale pari a 870 m slm (Menconico, PV). giacitura n. Percentuale pianura 11 31% fondovalle 3 8% versante 20 56% cima 2 6% Tabella 2 Numero rilievi divisi per giacitura e relative quote percentuali

15 L esposizione dominante rilevata corrisponde a quella Sud; nel complesso esso assomma al 70% dei rilievi, (comprendendo in questi le esposizioni S, SE, SO). Nel successivo grafico si evidenzia la ripartizione percentuale. SO 22% NO 0% O 0% N 17% NE 9% S 35% SE 13% E 4% Figura 3 Distribuzione delle esposizioni rilevate del soprassuolo. Le specie censite sono state per la gran maggioranza il pino silvestre (Pinus sylvestris) con il 62% dei rilievi, in seconda battuta pino nero (Pinus nigra) con il 35%, il pino strobo (Pinus strobus) con il 22% e il pino rigido(pinus rigida). 70% 60% Specie indagate 62% 50% 40% 35% 30% 20% 10% 0% Figura 4 22% 3% P.nigra P.silvestris P.strobus P.rigida Distribuzione delle specie rilevate nei siti indagati Le condizioni vegetative dei popolamenti indagati sono per la quasi totalità conformi a quanto specificato nella scheda disciplinare d incarico, e cioè con deperimenti o malessere vegetativo. L età media rilevata si aggira intorno ai 45 anni (stimata), il diametro medio è di circa 27 cm.

16 numero rilievi. 18,0 16,0 14,0 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 Figura 5 Stato sanitario morti morenti deperienti discrete condiz. sani fori da insetti/larve no essud. resinosa colorazione da funghi clorosi Numero rilievi divisi per stato sanitario delle piante e sintomatologia riscontrata Come si può notare dal grafico, gran parte dei rilievi sono stati condotti su pinete in condizioni patologiche gravi, con soggetti arborei deperienti (47%) e/o morenti (25%). Nelle rimanenti stazioni sono stati indagati popolamenti in condizioni discrete (19%) e in un solo caso in condizioni sane. La media dei dati riguardanti la percentuale di alberi sintomatici riscontrata in ogni prelievo definisce una quota pari al 33%, con soglia mnima dell 1% e massima dell 80%. La sintomatologia più ricorrente è stata sicuramente una clorosi diffusa agli aghi, presente per l 86% dei casi, seguita da fori da insetti xilofagi per il 36%, dall assenza di essudazione resinosa (31%) e dalla colorazione del legno da parte di organismi fungini (22%). RISULTATI DEL MONITORAGGIO AMG (ALBERI MONITORAGGIO GENERALE) Specie campionate: P. sylvestris, P. nigra, P. strobus. TOT. CAMPIONI: 36 Media alberi sintomatici: 33% Campioni senza nematodi: 15 (= 42%) Campioni con nematodi: 21 (= 58%), di cui: 5 (= 14%) solo saprofiti 9 (= 39%) saprofiti + non saprofiti 7 (= 19%) solo non saprofiti 16 (= 44%) non saprofiti (con o senza saprofiti): 2 (= 6%) nem. con stiletto 11 (= 30%) Aphelenchina 3 (= 8%) probabile B. mucronatus

17 AAR (ALBERI - AREE A RISCHIO): Specie campionate: P. sylvestris, P. nigra, P. strobus. TOT. CAMPIONI: 05 Media alberi sintomatici: 29% Campioni senza nematodi: 1 (= 20%) Campioni con nematodi: 4 (= 80%), di cui: 0 (= 0%) solo saprofiti 2 (= 40%) saprofiti + non saprofiti 2 (= 40%) solo non saprofiti 4 (= 80%) non saprofiti (con o senza saprofiti): 1 (= 20%) nem. con stiletto 3 (= 60%) Aphelenchina 0 (= 0%) probabile B. mucronatus LEG (LEGNAME): Specie campionate: P. sylvestris. TOT. CAMPIONI: 01 Sintomatici: 0. Campioni senza nematodi: 0 Campioni con nematodi: 1 (= 100%), di cui: 1 (= 100%) solo saprofiti. IMB (IMBALLAGGI): G gabbia, C cassa, P pallet, B bobine, P pagliolo, A altro Specie campionate: Abies, Coniferales. TOT. CAMPIONI: 11 Sintomatici: 2 su 11 Campioni senza nematodi: 11 (= 100%) Campioni con nematodi: 0. Tutti i campioni sono risultati esenti da Bursaphelenchus xylophilus, del quale si riconferma quindi lo status non presente. Nelle pinete campionate si è comunque riscontrato uno stato di deperimento che interessava mediamente il 30% degli alberi. Le foto prodotte da ERSAF per un campione dimostrano la presenza di sintomatologie che potrebbe far pensare a danni da B. xylophilus. Tuttavia anche in quello stesso campione non è stato estratto il nematode in questione. E del resto nota la presenza nei boschi, e non solo di conifere, di sintomi ascrivibili non solo ad un deperimento legato a processi naturali di senescenza ma ascrivibili anche a sindromi complesse in cui condizioni ambientali, funghi, insetti e nematodi interagiscono in modo non ancora noto nel determinare la morte delle piante.

18 PIANO PILOTA PER IL MONITORAGGIO DELLE AREE FORESTALI ATTACCATE DA PROCESSIONARIA DEL PINO Materiali e metodi La Carta del rischio potenziale di attacco da processionaria è il risultato di una elaborazione GIS che traduce in chiave territoriale un modello matematico di previsione dedotto dalle osservazioni in campo. Lo scopo del progetto era quello di organizzare i dati raccolti nel periodo e trasferirli in una cartografia che illustrasse le aree sottoposte al rischio di attacco da parte della processionaria del pino, valida anche per le zone non monitorate direttamente. Il lavoro si articola nelle seguenti fasi: raccolta dei dati di cattura degli insetti adulti con trappole a feromoni eseguite dal 1995 al 2003; raccolta della cartografia forestale esistente per il territorio lombardo; elaborazione delle carte di base (quota, esposizione, pendenza, pluviometria, temperatura, carta dei suoli) per le zone di analisi; elaborazione di un modello previsionale basato sulle informazioni raccolte; validazione del modello previsionale su alcune aree pilota; estensione del modello al territorio regionale. La rete di monitoraggio della processionaria del pino In Lombardia è rimasta attiva per più di un decennio una serie di stazioni per il monitoraggio e la cattura della Processionaria del pino. Dal 1995 l attività di Difesa Fitosanitaria è stata organizzata sulla base del Protocollo per la razionalizzazione degli interventi entomologici nell ambito della difesa fitosanitaria adottato dall ex Azienda Regionale delle Foreste, ora confluita in ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all'agricoltura e Foreste). Attualmente le attività di monitoraggio sono sospese. La rete di monitoraggio per la processionaria del pino era articolata in 72 stazioni di cattura formate ciascuna da 4 trappole a feromone, distribuite sull intero territorio regionale. Il periodo di osservazione valutato va dal 1995 al In questo arco di tempo il funzionamento delle stazioni di monitoraggio non è stato regolare e continuo e pertanto, nella fase di raccolta dei dati si è dovuto limitare l utilizzo dei dati a solo 46 stazioni, scelte sulla base di una disponibilità di informazioni continua per almeno 5 anni. I dati disponibili riguardano il numero di adulti catturati nel corso della stagione estiva (da giugno a settembre), le date in cui si sono eseguiti i conteggi e la sostituzione dei richiami, la quota e l esposizione di ciascuna stazione. Elaborazione dei dati Per poter confrontare tra loro i dati provenienti da differenti stazioni, dato che la data di installazione, la periodicità di controllo, il numero di trappole per stazione non è stato omogeneo, il numero delle catture è stato espresso come frequenza di catture (catture totali/giorni di cattura/n trappole) (vedi tabella 2). Da questi dati è stata estrapolata una correlazione tra numero di catture e fattori geografici quali quota ed esposizione. Le frequenza di cattura per le differenti quote e le varie esposizioni sono state utilizzate poi per tarare il modello di previsione.

19 I dati di cattura sono stati quindi utilizzati per costruire le curve di volo degli adulti per ciascun anno e per ciascuna stazione, per poi confrontarle con l andamento delle temperature e delle precipitazioni delle stazioni meteo più prossime, allo scopo di verificare l esistenza di una correlazione tra eventi climatici ed andamento della popolazione dell insetto. Il grafico seguente mostra l'andamento delle frequenze di cattura di tutta le rete di monitoraggio presente sul territorio lombardo. Il progressivo aumento delle catture può essere spiegato con la maggiore accuratezza con cui si sono svolte le pratiche di posizionamento delle trappole, cattura e conteggio degli insetti oppure come il ripetersi di condizioni meteo favorevoli all'insetto. I dati disponibili non permettono, in questa sede, di avvalorare nessuna delle ipotesi, ma evidenziano come il fenomeno meriti attenzione. andamento catture 1995/2003 1,60 catture totali/giorni di cattura/n trappole 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,48 0,53 0,54 0,83 0,99 1,33 0,81 0,82 1,06 0,00 catt.m95 catt.m96 catt.m97 catt.m98 catt.m99 catt.m00 catt.m01 catt.m02 catt.m03 anno di osservazione Grafico 1: frequenza di catture nel periodo Dati meteo I dati meteo (temperatura e piovosità) derivano da stazioni distribuite sul territorio regionale indipendentemente dall attività di monitoraggio della processionaria del pino. La mancata coincidenza geografica delle due diverse stazioni permette un confronto dei dati raccolti soltanto su scala territorialmente ampia, impedendo di approfondire le correlazioni a livello di stazione tra clima (temperature invernali, temperature estive, precipitazioni) ed entità delle catture. Per questa ragione non è stato possibile verificare l'esistenza di una correlazione tra andamento climatico ed entità delle catture al fine di attivare una modalità di previsione degli attacchi. A ciò si deve aggiungere il fatto che la processionaria del pino può trascorrere un periodo di due o tre anni di diapausa (sono segnalati anche periodi più lunghi) che rendono ulteriormente difficile questa correlazione, a meno di disporre informazioni di dettaglio e serie storiche più lunghe. Carte della vegetazione Per l individuazione dei popolamenti forestali suscettibili di attacco da parte della processionaria si è fatto ricorso a: Carta dell Uso dei Suoli della Lombardia;

20 Carte vegetazionali e delle tipologie forestali dedotte dai Piani di Indirizzo forestali e dai Piani di Assestamento esistenti; Carta delle tipologie forestali della Lombardia (allora in corso di elaborazione); Carta della Distribuzione del Pino Silvestre in Lombardia (ERSAF); Le aree per cui è disponibile una cartografia tematica utile ai fini della costruzione di una carta del rischio per la processionaria sono le seguenti: ambito territoriale CM Parco Alto Garda Bresciano CM Oltrepo Pavese CM Valle Imagna Parco Spina Verde CM Valle Sabbia Parco Regionale della Spina Verde Parco Regionale delle Groane Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile provenienza Piano Territoriale di Coordinamento Progetto LIFE Piano d'indirizzo Forestale Piano d'indirizzo Forestale Piano d'indirizzo Forestale Piano Territoriale di Coordinamento Piano di Assestamento Piano d'indirizzo Forestale Piano Territoriale di Coordinamento Piano Territoriale di Coordinamento Le Cartografie derivate dai Piani di indirizzo forestale e dai Piani di assestamento spesso sono disomogenee per la nomenclatura utilizzata e per le informazioni contenute; è stato perciò necessario eseguire una semplificazione del dettaglio fornito, limitando l attenzione alle tipologie di reale interesse per il presente lavoro (pinete di pino silvestre, di pino nero e di pino mugo e tipologie forestali con presenza di pino). Spesso le informazioni sulla copertura forestale provenivano da lavori precedenti alla redazione delle Tipologie forestali e altrettanto spesso non erano disponibili informazioni sulla reale composizione specifica dei popolamenti. In questi casi non è stato possibile risalire alla presenza delle specie forestali, ospiti del parassita, all'interno di boschi misti. Tra le tipologie a rischio sono state considerate anche le mughete mesoterme e microterme, in ragione dello spostamento verso l alto della quota ritenuta adatta allo sviluppo della processionaria. Ad ogni tipologia forestale è stato attribuito un coefficiente di rischio in relazione alla suscettibilità all attacco variabile da 0 a 4; per le pinete di pino nero e pino silvestre è stato elaborato un secondo coefficiente destinato a distinguere tra popolamenti monospecifici e plurispecifici. Infine un terzo coefficiente è stato introdotto per indicare la presenza del pino come specie principale o come specie accessoria nel popolamento. Le tipologie forestali ritenute suscettibili di attacco da parte della processionaria del pino sono elencate nella seguente tabella. Tipologia forestale Coeff. di rischio Pineta di pino silvestre primitiva di rupe 4 Pinete di pino nero 4 Pinete di pino nero e pino silvestre 4 Pineta di pino silvestre dei substrati carbonatici 4 Pineta di pino silvestre dei substrati silicatici submontana 4

21 Pineta di pino silvestre dei substrati silicatici montana 4 Pineta di pino silvestre planiziale 2 Mugheta macroterma 2 Mugheta mesoterma 2 Querceto di rovere dei substrati silicatici dei suoli xerici var. con pino silvestre 1 Orno-ostrieto tipico var. con pino silvestre 1 Faggeta submontana dei substrati carbonatici var. con pino silvestre 1 Faggeta montana dei substrati silicatici dei suoli acidi var. con pino silvestre 1 Pecceta montana dei substrati silicatici dei suoli xerici var. con pino silvestre 1 Carta delle Altimetrie La Carta delle Altimetrie è stata derivata dal DEM della regione Lombardia. Sono state individuate 6 classi di quota (0-200 metri; metri; metri; metri; metri; >1400 metri). Rispetto alla Carta del rischio elaborata nel 1998 per la FDR Gardesana, le quote considerate a rischio per la processionaria sono state elevate fino a 1400 metri. Questa scelta non è confermata da dati di cattura poiché le stazioni lombarde sono ubicate tutte a quote inferiori ai 1100 metri, ma da un criterio preventivo basato su osservazioni dirette di attacchi di processionaria anche a quote superiori effettuati in Lombardia e Trentino Alto Adige. CLASSE DI QUOTA (6 CLASSI) 40,00 35,00 31,79 33,93 catture (%) 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 9,64 24,64 5,00 0,00 0,00 0, >1400 quota (metri slm) Grafico 2: distribuzione della frequenza di cattura in funzione della quota L attribuzione di un coefficiente di rischio è stato dedotto dall analisi delle catture registrate dal 1995 al 2003 nelle stazioni di monitoraggio (vedi tabella 3); i coefficienti di rischio adottati per le differenti quote sono espressi di seguito:

22 Quota (metri) Coefficiente di rischio > Carta delle esposizioni La Carta delle esposizioni è anch essa derivata dal DEM della regione Lombardia. Le classi di esposizione sono 9, 8 per le esposizioni e 1 per le aree pianeggianti. L attribuzione del coefficiente è stato dedotto dall analisi del numero delle catture nel periodo riferito all esposizione delle stazioni. Dal grafico si osserva che non esiste una netta suddivisione tra le varie esposizioni. Ciò è dovuto allo scarso numero di stazioni disponibili e dalla non sempre precisa georeferenziazione delle stesse. L'attribuzione delle trappole è stata ottenuta sovrapponendo la posizione cartografica della stazione al modello digitale delle esposizioni. 45,00 40,00 35,00 30,00 catture (%) 25,00 20,00 15,00 10,00 10,47 8,95 14,02 12,16 14,53 12,16 16,89 10,81 5,00 0,00 N NE E SE S SW W NW esposizione Grafico 3: distribuzione della frequenza di cattura in funzione dell'esposizione Accorpando i dati in funzione delle sole esposizioni principali (nord, est, sud, ovest) si osserva una chiara suddivisione delle catture:

23 45,00 40,00 38,85 35,00 n catture (%) 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 10,47 22,97 27,70 5,00 0,00 N E W S esposizione Grafico 4: distribuzione della frequenza delle catture in funzione dell'esposizione (valori accorpati) I relativi coefficienti di rischio sono i seguenti: Esposizione Coefficiente di Coefficiente di Esposizione rischio rischio PIANO 2 S 4 N 2 SW 4 NE 2 W 3 E 3 NW 2 SE 4 Tra le stazioni osservate soltanto una ha esposizione Nord e ha fatto registrare valori di catture talvolta elevati. Non potendo verificare il reale posizionamento di questa, si è deciso di attribuire alle esposizioni settentrionali il valore di rischio derivato dai dati di cattura raccolti, nonostante derivassero da un numero di osservazioni troppo esiguo. Metodologie di elaborazione L attribuzione di un fattore di rischio per l attacco di processionaria è il risultato dell applicazione di un modello matematico, utilizzando un software GIS. Ad ogni parametro considerato è stato attribuito un valore in relazione all attitudine che offre all attacco di processionaria. Ogni tematismo è stato rappresentato tramite una cartografia raster (grid) in cui ad ogni cella è associato un attributo. Il modello elaborato attinge le informazioni contenute nei vari tematismi per elaborare il fattore di rischio relativo, secondo la relazione impostata dal modello.

24 Sono stati definiti due differenti valori di rischio: il Rischio di Attacco Potenziale ed il Rischio Igienico-sanitario Potenziale. Il primo indice di rischio prende in esame i seguenti parametri: Quota; Esposizione; Tipologia forestale; Composizione specifica. Il risultato finale è l attribuzione di un valore di rischio, compreso tra 0 e 16, ad ogni cella della cartografia vettoriale. Il rischio potenziale è stato quindi schematicamente illustrato in quattro classi, rischio nullo, basso, medio, alto. Rischio di Attacco Potenziale valore Nullo 0-6 Basso 6-8 Medio 8-14 Alto Questo coefficiente è stato calcolato per le porzioni di territorio più estese (Comunità Montane e Parco della Spina Verde). Il secondo coefficiente di rischio (rischio igienico-sanitario) è stato elaborato per i parchi di pianura e per tre Comuni dell'oltrepo' pavese (Brallo, Fortunago e Menconico). In questi casi è stata considerata anche la vicinanza con i centri abitati e dove possibile (parco delle Groane e Parco della Pineta di Appiano Gentile) con le strade ed i sentieri. La distanza dei popolamenti a rischio da sentieri e aree urbanizzate è stata considerata come gli altri temi adottati nel modello, attribuendo un coefficiente di rischio progressivamente minore allontanandosi dal popolamento stesso. Distanza da sentieri e aree urbanizzate valore metri metri metri 1 >1000 metri 0 Il risultato finale è l'attribuzione di un valore di rischio compreso tra 0 e 20, suddiviso in quattro classi : nullo, basso, medio e alto. Rischio Igienico-sanitario Potenziale valore Nullo 0-7 Basso 7-10 Medio Alto 16-20

25 Per poter definire una scala di rischio più precisa anche in un'ottica di prevenzione e gestione degli attacchi di processionaria, è necessario inserire delle informazioni ulteriori ad oggi non disponibili nel dettaglio richiesto. Come già anticipato le condizioni climatiche stagionali possono incidere notevolmente sullo sviluppo del parassita nelle varie fasi del ciclo biologico. Ma anche le condizioni stazionali sono da considerare per poter individuare i popolamenti effettivamente a rischio (pedologia, umidità del suolo, incendi). Conclusioni Dalle verifiche eseguite sul terreno, il modello presenta una buona attendibilità previsionale evidenziando i popolamenti maggiormente esposti all'azione del parassita. L'elaborazione di due differenti coefficienti di rischio (Rischio di Attacco Potenziale e Rischio Igienico-sanitario Potenziale) ha permesso di fornire uno strumento di gestione valido per gli Enti territoriali interessati, che possono organizzare e localizzare i boschi in cui concentrare gli interventi selvicolturali di prevenzione. L'approccio adottato è suscettibile di perfezionamenti ed adattamenti in funzione delle informazioni aggiuntive che si rendono disponibili (nuove segnalazioni di catture, cartografie forestali aggiornate, dati meteo più precisi). Nel complesso il modello elaborato presenta una buona attendibilità negli ambiti in cui è stata eseguito un monitoraggio continuo del parassita. Negli ambiti dove invece non è mai stato eseguito un monitoraggio sarebbe auspicabile una verifica in campo in modo da affinare il modello operando una correzione del rischio verso il basso o verso l'alto. I limiti operativi riscontrati nel corso dell'elaborazione della cartografia sono da attribuire innanzitutto alla discontinuità nei dati di raccolta ed alle modalità di cattura che rendono i dati ottenuti statisticamente poco confrontabili. A fini statistici soltanto la metà delle stazioni distribuite sul territorio possono essere utilizzate ed anche per queste il periodo di osservazione è ridotto a 7 anni. In seconda analisi non è ancora disponibile una cartografia forestale del territorio regionale su cui applicare il modello. Ad oggi esiste una cartografia recente soltanto per gli ambiti amministrativi indagati. In questi casi inoltre le informazioni contenute sono difformi tra loro per quanto riguarda la nomenclatura e le informazioni contenute. Il terzo limite è la disponibilità di dati meteo non adatti a stabilire una correlazione tra andamento climatico e numero di catture: le serie di dati climatici e di cattura infatti non coincidono temporalmente e geograficamente; la biologia del parassita, che prevede due o più anni di diapausa determina l impossibilità di correlare direttamente l andamento meteo di una stagione con la rispettiva curva di volo. Il numero di catture è inoltre condizionato spesso da eventi microclimatici non registrati dalle stazioni meteo. Il modello elaborato fornisce comunque la possibilità di riconoscere i popolamenti a maggior rischio verso i quali poter indirizzare gli interventi selvicolturali e per individuare le zone a maggior presenza del parassita anche attraverso un confronto con l urbanizzazione del territorio (importante soprattutto per le aree forestali a forte vocazione turistica). Il modello creato può dirsi statico in quanto non è in grado di valutare la variazione del rischio di attacco di processionaria in funzione dell andamento dei fattori biotici (soprattutto climatici). Il controllo attivo della processionaria del pino ha significato soltanto laddove la presenza del parassita è causa di disturbo o danno ai cittadini. In quest'ottica è opportuno estendere il monitoraggio alle aree non inserite fino ad oggi nella rete di monitoraggio privilegiando parchi, aree

26 turistiche, percorsi escursionistici. Per poter organizzare un'efficace azione preventiva sarebbe auspicabile la ripresa dei conteggi dei nidi invernali, in modo da disporre di un'indicazione sull'andamento della popolazione del parassita nelle stagioni successive e organizzare interventi di contenimento tempestivi. La rete di monitoraggio dovrebbe essere estesa nella sua distribuzione altitudinale in modo da poter verificare l'effettivo spostamento verso quote più elevate del parassita, che potrebbe attaccare popolamenti attualmente non interessati dal fenomeno.

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