OSSERVATORIO SUL DIRITTO DELL AMBIENTE MAGGIO - GIUGNO 2014 AGGIORNATO al 30 GIUGNO 2014 A cura di VERONICA SICARI

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1 OSSERVATORIO SUL DIRITTO DELL AMBIENTE MAGGIO - GIUGNO 2014 AGGIORNATO al 30 GIUGNO 2014 A cura di VERONICA SICARI RIFIUTI CONFERIMENTO A TERZI E SEQUESTRO PREVENTIVO A SCOPO DI CONFISCA DEI MEZZI UTILIZZATI PER IL TRASPORTO DI RIFIUTI Corte di Cassazione Penale, sez. III, n del 14 maggio 2014 Con la sentenza in epigrafe, la Corte di Cassazione penale, censurando il ricorso presentato avverso l ordinanza del Tribunale di Benevento, con cui veniva rigettava una richiesta di riesame di un sequestro preventivo di due autocarri, emessa dal GIP del medesimo Tribunale nel corso di un procedimento per il reato di cui all art. 6, co. 1, lett. d) legge n. 210/2008 e per la contravvenzione di cui all art. 256, co. 1, lett.e) del d.lgs. n. 152/2006, ha avuto modo di precisare l esatta portata applicativa del sequestro preventivo a scopo di confisca. Ed invero, con riguardo alla contestata assenza del prescritto fumus commissi delicti in capo all imputata, verosimilmente non a conoscenza dell assenza di autorizzazione della discarica nella quale la stessa aveva gettato rifiuti non pericolosi, la Suprema Corte richiama l ordinanza impugnata, laddove si afferma la sussistenza, in capo al produttore dell obbligo, di esercitare un controllo in ordine alla titolarità dell autorizzazione dei soggetti terzi ai quali conferisce i rifiuti: sussiste, dunque, in capo a chi conferisce i propri rifiuti a soggetti terzi per il recupero o lo smaltimento l imprescrittibile dovere di accertare che questi ultimi siano debitamente autorizzati allo svolgimento delle operazioni. L inosservanza di tale regola di cautela imprenditoriale è idonea a configurare la responsabilità per il reato di illecita gestione dei rifiuti in concorso con coloro che li hanno ricevuti in assenza del prescritto titolo abilitativo: da ultimo, Cass., III, 4 giugno 2013, n Per quanto concerne, invece, la sussistenza del periculum in mora, viene invocata la giurisprudenza di legittimità allo scopo di evidenziare l obbligatorietà della confisca del corpo di reato o di cosa 1

2 pertinente a questo ai sensi dell art. 259 del d.lgs. 152/2006: l obbligatorietà della confisca in questione preclude qualsivoglia tipo di valutazione discrezionale sulla pericolosità della res, e dunque sull opportunità di una sua applicazione. Infine, a sostegno del rigetto, la Suprema Corte richiama un proprio precedente orientamento in materia di sequestro di veicolo utilizzato per il trasporto illecito di rifiuti (sentenza della III 25 giugno 2013 n ): la revoca del sequestro preventivo in relazione a fattispecie di reato per le quali è prevista la confisca obbligatoria è possibile soltanto nell ipotesi nella quale vengano a mancare gli elementi costituenti il fumus commissi delicti e non per il venire meno delle esigenze cautelari, atteso che in tali ipotesi la pericolosità della res non è suscettibile di valutazioni discrezionali, ma è presunta dalla legge. RIFIUTI GESTIONE DI RIFIUTI URBANI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI ROMA, LEGITTIMITA DEL DECRETO MINISTERIALE N. 1 DEL 3 GENNAIO 2013 Consiglio di Stato, sez. VI, n del 20 maggio 2014 Accogliendo il ricorso presentato dal Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare, e dunque censurando la sentenza del TAR del Lazio che aveva annullato il decreto del Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 1 del 3 gennaio 2013, come integrato dai decreti ministeriali del 9 gennaio 2013 e del 25 marzo 2013, con cui il Prefetto a riposo Goffredo Sottile era stato nominato a Commissario ai sensi dell art. 1, comma 358, l. 24 dicembre 2012, n. 228 [Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)], per fronteggiare la situazione di grave criticità della gestione dei rifiuti urbani nel territorio della Provincia di Roma di cui al d.p.c.m. 22 luglio 2011 e ss. mm. ii., dichiarativo di correlativo stato di emergenza ambientale in quanto considerato ampliativo dei poteri commissariali oltre i limiti consentiti dalla normativa primaria, il Consiglio di Stato ha meglio chiarito la portata applicativa dello stesso. Ed infatti, afferma che: premesso che la situazione di grave criticità nella gestione dei rifiuti urbani nel territorio della Provincia di Roma trova il suo diretto ed immediato riconoscimento nei commi 358 e 359 dell articolo 1 della legge n. 228 del 2012, contenenti un espresso richiamo sia al d.p.c.m. del 22 luglio 2011 (Dichiarazione dello stato di emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma in relazione all'imminente chiusura della discarica di Malagrotta ed alla 2

3 conseguente necessità di realizzare un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti), sia all o.p.c.m. 6 settembre 2011, n (Disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare la situazione di emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma in relazione all'imminente chiusura della discarica di Malagrotta ed alla conseguente necessità di realizzare un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti), e che le citate disposizioni primarie, espressione di discrezionalità legislativa, non risultano specificamente censurate per eventuali vizi di illegittimità costituzionale (v. il ricorso di primo grado, non contenente l articolazione di siffatte censure), si osserva che l impugnato decreto ministeriale, attribuendo al Commissario delegato il menzionato potere di individuare, in ambito regionale, impianti TMB a capacità residua in grado di sopperire alla (temporanea) insufficienza degli impianti siti nel territorio di Roma Capitale, si muove entro i confini dettati dalla normativa primaria. Infatti, l elenco delle attribuzioni spettanti al Commissario indicate al comma 360 dell art. 1 ha natura meramente esemplificativa, perché, spiega il Consiglio di Stato in quanto la clausola di salvezza contenuta nella parte iniziale della citata disposizione legislativa mantiene espressamente ferma la disposizione contenuta nell ultimo periodo del precedente comma 359, secondo cui, con il decreto ministeriale, «sono determinati i compiti e la durata della nomina, per un periodo di sei mesi, salvo proroga o revoca». BENI AMBIENTALI LA TUTELA DEL PAESAGGIO NON CONSENTE L AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA A SANATORIA Consiglio di Stato, sez. VI, n del 30 maggio 2014 Con la sentenza in epigrafe, il Consiglio di Stato, rigettando il ricorso, ha modo di ribadire quanto già affermato dal giudice di prime cure con riguardo alla questione di illegittimità costituzionale dell art. 146 del d. lgs. n. 42 del 2004 rispetto agli artt. 3, 9 e 97 della Costituzione, e alla natura della tutela del paesaggio come bene oggetto di tutela da parte dell ordinamento giuridico: in considerazione del rango primario attribuito dalla Costituzione e dalla sensibilità giuridico-sociale al valore paesaggistico, che si ritiene possa essere garantito proprio richiedendo che ogni intervento incidente in modo sostanziale sullo stesso (quale deve qualificarsi la realizzazione di nuovi volumi) sia preceduto da una compiuta valutazione della compatibilità del progetto 3

4 edificatorio con il contesto ambientale di riferimento, escludendo l ammissibilità di valutazioni postume, operate laddove l opera sia stata già realizzata ed il bene già compromesso. Ed infatti, il Collegio rigetta un ulteriore questione di costituzionalità, con riguardo all art. 3 Cost., proposta dal ricorrente con esplicito riferimento all art. 167, comma 4, lett. a) del medesimo decreto, laddove vieta la sanatoria in caso di incremento di volumi. Essendo il paesaggio un bene di rango primario, ed in quanto tale destinatario di una tutela rigorosa, il Consiglio di Stato afferma che: la norma della cui costituzionalità si dubita impedisce la sanatoria allorquando vi sia stato un incremento di volumi: la specificità della previsione esclude qualsiasi violazione dell art. 3 della Costituzione, applicabile solo quando si attribuisca trattamento differenziato a situazioni analoghe. Né appaiono violate le altre norme della Costituzione in quanto, così come evidenziato nella sentenza impugnata, la finalità della norma è di costituire un più solido deterrente contro gli abusi (al fine di prevenirli) dei privati (verificatisi nel recente passato in dimensioni notevoli sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo), a tutela di beni costituzionalmente protetti. A sostegno di tale conclusione milita altresì un recente orientamento giurisprudenziale (Consiglio di Stato, sez. VI, 20 giugno 2013, n. 3373) secondo cui: L art. 167, comma 4, d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, non consente il rilascio dell autorizzazione paesaggistica a sanatoria quando il manufatto realizzato in assenza di valutazione di compatibilità abbia determinato la creazione o l aumento di superfici utili o di volumi. URBANISTICA LOTTIZZAZIONE ABUSIVA E REATO PROGRESSIVO NELL EVENTO Corte di Cassazione penale, sez. III, n del 13 giugno 2014 Nel respingere il ricorso avverso il sequestro preventivo di uno stabilimento balneare, emesso dal Tribunale della Libertà di Lecce, il Collegio ha modo di specificare la natura giuridica del reato di lottizzazione abusiva, previsto e disciplinato dall art. 44, lett. c) DPR 6 giugno 2001, n. 380 e art. 181 d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42. Secondo la tesi difensiva, coincidente con un risalente orientamento della giurisprudenza di legittimità, il reato dovrebbe essere inquadrato all interno della categoria del reato permanente, che si perfezionerebbe, dunque, con il compimento degli atti relativi (come, ad esempio, divisione del fondo, vendita dei lotti) indipendentemente dalla realizzazione degli edifici progettati, perché questi, spesso a carico di terzi soggetti, erano idonei a costituire autonomo titolo di reato, non necessariamente attribuibile a titolo di concorso al lottizzatore. 4

5 Il Collegio invece, aderendo all orientamento ormai maggioritario in materia, e fatto proprio anche dalle Sezioni Unite (sentenza Fogliani, n del 24 aprile 1992), ritiene, piuttosto, il reato qualificabile come reato progressivo nell evento, che sussiste anche quando l attività posta in essere sia successiva agli atti di frazionamento o ad opere già eseguite, atteso che tali attività, pur integrando la configurazione del reato, non esauriscono il percorso criminoso che si protrae con gli interenti successivi che incidono sull asseto urbanistico, in quanto l esecuzione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria compromette ulteriormente le scelte di destinazione di uso del territorio riservate alla competenza pubblica. Questo è la ragione per la quale si è ritenuto che il reato di lottizzazione fosse inquadrabile nel cd. reato progressivo nell evento in cui possono concorrere, nell unicità della fattispecie incriminatrice, il momento negoziale, quello programmatorio mediante l esecuzione di opere di urbanizzazione e quello attuativo con la costruzione degli edifici. BENI AMBIENTALI DICHIARAZIONE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO Corte di Cassazione Penale, sez. III, n del 20 giugno 2014 Nella sentenza in epigrafe, la Corte di Cassazione, accogliendo parzialmente il ricorso presentato da un soggetto imputato del reato previsto dall art. 181, comma 1 bis, del d.lgs. n. 42 del 2004, ha modo di precisare che il delitto paesaggistico è configurabile anche se la dichiarazione di notevole interesse pubblico sia intervenuta con provvedimento emesso ai sensi delle disposizioni previgenti. Inoltre, dev essere precisato che, ai fini dell operatività del decreto ministeriale con cui è stato dichiarato il notevole interesse pubblico dell area, è sufficiente la mera pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Questa stessa Sezione ha, infatti, già in precedenza affermato che la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del D.M. impositivo di un vincolo paesaggistico per un intera zona è condizione sufficiente di operatività del vincolo stesso, essendo necessaria la notifica del decreto ai proprietari unicamente con riguardo al vincolo imposto sui singoli beni. RUMORE NOZIONE DI TRANQUILLITA PUBBLICA 5

6 Corte di Cassazione penale, sez. III, n del 24 giugno 2014 Chiamata a pronunciarsi con riguardo al ricorso presentato da un soggetto, qualificato quale persona offesa dal reato, per omesso avviso ai sensi dell art. 408 c.p.p., la Suprema Corte, accogliendone le doglianze, ha avuto modo di specificare il bene tutelato dalla norma contenuta dall art. 659 c.p., ossia la tranquillità pubblica. Richiamando una precedente pronuncia in materia, la Corte afferma che: per la configurabilità del reato è necessario che le emissioni sonore rumorose siano tali da travalicare i limiti della normale tollerabilità, in modo da recare pregiudizio alla tranquillità pubblica, e che i rumori prodotti siano, anche in relazione alla loro intensità, potenzialmente idonei a disturbare la quiete ed il riposo di un numero indeterminato di persone, ancorché non tutte siano state poi in concreto disturbate, sicché la relativa valutazione circa l entità del fenomeno rumoroso va fatta in rapporto alla media sensibilità del gruppo sociale in cui tale fenomeno si verifica, mentre sono irrilevanti e di per sé insufficienti le lamentele di una o più singole persone. La Cassazione specifica come, nel caso di specie, il ricorrente è correttamente inquadrabile quale persona offesa dal reato, in quanto la tranquillità pubblica non è concetto astratto. Essa assomma in sé quella delle singole persone che, nel loro vivere quotidiano o nel loro riposo, possano anche solo potenzialmente risentire dell altrui condotta rumorosa. Non è dunque un bene che si astrae dalla realtà dei singoli e che vive di vita propria; è invece bene che trova nella quiete della pluralità dei singoli la sua ragion d essere. La sua natura pubblica sta nella diffusività, non nel suo astrarsi dal vivere quotidiano delle persone. 6

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