Il 141 Reggimento Fanteria
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1 150 ANNIVERSARIO UNITA' D'ITALIA ADOLFO ZAMBONI Fasti della Brigata Catanzaro Il 141 Reggimento Fanteria nella Grande Guerra GUIDO MAURO - Editore - CATANZARO 1933 CAPITOLO II Il Reggimento, sotto il comando del Colonnello Thermes - avendo il Colonnello Ferella avuto altra destinazione -, dopo un mese di riposo, rinsanguato con nuova fiorente gioventù, ritornò in linea nello stesso settore il 17 settembre. Era in vista un'offensiva in grande stile; purtroppo i mezzi risultavano ancora limitatissimi; scarsa l'artiglieria, ignoto l'uso delle bombarde, mentre quest'arma micidiale veniva largamente impiegata dal nemico; due sole mitragliatrici costituivano la dotazione di un nostro reggimento: l'avversario ne contava due per ogni battaglione. Il 21 ottobre ebbe inizio il fuoco di preparazione, ma fu così poco efficace che si dovette ricorrere ai tubi di gelatina, coi quali si poterono aprire pochi varchi. Le posizioni di cui doveva impossessarsi il 141 fanteria erano quelle denominate «Ridottino rosso» e «Groviglio», veri fortilizi costituiti da un labirinto di trinceramenti protetti da diversi ordini di reticolato.
2 2 Zona di operazioni della brigata Catanzaro (141 e 142 reggimento fanteria) nell autunno del Dalla carta 1: del Comando della 3 a Armata Sistemazione difensiva austriaca desunta da fotografie di aviatori e da informazioni di prigionieri (15 luglio 1916) Posizioni tenute dalla brigata Catanzaro all inizio della III Battaglia dell Isonzo (18 ottobre 1915). Da L Esercito Italiano nella Grande Guerra ( ), vol. II Le operazioni del 1915, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma, 1929 (carta riprodotta ne La guerra della fanteria , Basilio di Martino, Gino Rossato Editore, Valdagno, 2002)
3 3 Quante furono le vittime generose che per dieci giorni si immolarono davanti a quegli ostacoli? Quanti gli assalti disperati dei Calabresi che si avanzarono a ondate, ripetutamente, andando a morire fulminati dalla mitraglia, davanti al reticolato nemico? Il Reggimento perdette oltre due terzi degli effettivi, ma quando, il 3 novembre, ricevette il cambio potè consegnare ai commilitoni della Brigata Regina quel sistema di trincee che gli austriaci avevano difese con disperato valore. E quei fatti d'arme ebbero i loro fulgidi eroi, fra i quali il Capitano Attilio Zoccali di Reggio Calabria, che, due volte ferito durante gli assalti, volle rimanere al comando della sua compagnia, fino a che l'ebbe portata, vittoriosa, sulle posizioni avversarie; un altro fu il capitano Gaspare Rotondi, lombardo, volontario del Carso, il quale, avendo visto che il giorno 30 ottobre la mischia si svolgeva incerta, si lanciò alla testa della sua compagnia gridando: «In nome d'italia, avanti figlioli!»; si spinse, seguito dai suoi, nella trincea nemica, la sorpassò; ma, mentre inseguiva i fuggiaschi, un proiettile ben misurato lo colpì alla tempia e lo fece cadere fulminato. I suoi soldati avevano guadagnato la posizione e la difendevano energicamente: il loro capitano, caduto sul parapetto della trincea, li comandava ancora. Apparteneva al 141 Reggimento, e precisamente alla 9 a Compagnia, della quale io pure facevo parte, un soldatino ventenne, napoletano: cero Pisani ma che tutti chiamavano Pisanello; era figlio d'ignoti e quindi non aveva mai conosciuto le dolcezze della famiglia. Cresciuto probabilmente come tanti derelitti lungo le vie di Napoli, aveva fatto tutti i mestieri, e forse non ne conosceva bene alcuno. Qualche napoletano si ricordava di averlo visto quando, più giovane, correva scalzo sul selciato, offrendo ai visitatori i suoi servigi. Scugnizzi napoletani che si spidocchiano. Immagine fotografica di fine '800 scattata da Giorgio Conrad ( ) (archivio Wikipedia)
4 4 A tutta prima sembrava un elemento pericoloso, uno di quelli che han bisogno di assidua vigilanza. Ma no: egli era buono, generoso, servizievole; se anche il suo cuore non aveva mai conosciuto gli affetti più cari, pure era disposto ad amare e, quando veniva corrisposto, faceva un idolo della persona che aveva per lui delle premure. Così Pisanello contava, fra i suoi compagni, amici sinceri. Egli non poteva sapere per quale ragione si era chiesto il suo braccio e forse si poteva chiedere la sua vita. Chi mai gli aveva parlato di Patria? Che cosa poteva essere per lui la Patria? Come si poteva fargli capire che essa è la terra dei nostri avi, di coloro che ci hanno dato la vita? Chi aveva dato a lui la vita? Però era un soldato devoto e valoroso: quando si passava in seconda linea, Pisanello diventava un personaggio importante; aveva cento avventure da raccontare; conosceva tutte le più belle canzoni napoletane, e le cantava con tanta dolcezza! Pareva che tutte le corde del suo cuore vibrassero nel pronunciare quelle parole piene d'affetti soavi: lui che di affetti ne aveva conosciuti così pochi! Ma aveva anche dei momenti di profonda malinconia: quando il nemico gli uccideva qualcuno dei compagni più cari, allora Pisanello non poteva darsi pace: concepiva un odio feroce contro l'avversario e faceva propositi di fiera vendetta. Allorchè il Reggimento dai ricoveri lungo l'isonzo, presso la filanda di Sdraussina, salì alle trincee di Bosco Cappuccio, Pisanello era malato di febbri reumatiche; avrebbe dovuto andare all'ospedale, invece, quando fummo in linea, ce lo vedemmo capitare sorridente. Non voleva lasciarci; il male non va ascoltato, e poi, doveva saldare certi conti con gli Austriaci e sapeva che di lì a pochi giorni si sarebbe iniziata l'offensiva: aveva giurato di insanguinare la sua baionetta nuova. Rinforzi Italiani in marcia sulla strada da Sdraussina a S. Martino del Carso, con il fiume Isonzo sullo sfondo. Da una cartolina d epoca edita da Bruno Piccioli, Sagrado, rotocalcografia Civicchioni, Chiavari. (Archivio Adolfo Zamboni)
5 5 Trincea della Catanzaro a Bosco Cappuccio, ottobre 1915 (archivio famiglia Sanna Dessì Baraldi, eredi del maggior generale Carlo Sanna, comandante della brigata Catanzaro dal 12 agosto 1915 al 21 ottobre 1916) Quando, il giorno 21 ottobre, incominciò l'attacco, in tanta strage di soldati, nel conseguente frammischiamento dei reparti, perdetti di vista Pisanello; ma ero cero che non sarebbe stato preso da viltà. Infatti, verso gli ultimi del mese, in un triste pomeriggio di pioggia, durante un contrattacco austriaco, mi vidi comparire Pisanello, accompagnato da un portaferiti: era stato colpito a una spalla; teneva in mano il fucile, che mi presentò, mettendo in mostra la baionetta arrugginita e insanguinata. Aveva mantenuto la promessa, vendicando i suoi compagni, «quei poveri figli di mamma» come lui li chiamava. Non ne ebbi più notizia; ma se la guerra non lo ha travolto e se non è rimasto sul campo, salma sconosciuta, oppure se non dorme in uno dei mille cimiteri del fronte, in una tomba non ricercata da alcun parente, s'aggirerà forse ancora per le vie della sua Napoli meravigliosa, contento d'un pane e d'una dolce canzone.
6 6 Necrologio del sottotenente del 141 Fanteria Riccardo Fragapane, di anni 23, da Caltagirone, disperso il 21 ottobre 1915 nei combattimenti presso Bosco Cappuccio (Carso), tratto da Nelle funebri onoranze del Sottotenente Riccardo Fragapane, Caduto per la Patria, Orazione funebre letta nella Chiesa dell'immacolata in Caltagirone dal Can.co Dott. Filippo Interlandi addì 8 Novembre 1915, tip. Francesco Napoli, Caltagirone, Decreto di conferimento della Croce al Merito di Guerra al sottotenente del 141 Fanteria Vincenzo Calvieri, di anni 22, da Curinga (Catanzaro), caduto il 21 ottobre 1915 a Bosco Cappuccio (Carso). Il documento è riprodotto nel volumetto In memoria del Sottotenente Vincenzo Calvieri, ristampa anastatica dell'edizione del 1916 a cura di Vincenzo Costarelli, Curinga, 1999.
7 7 Il sottotenente del 141 Fanteria Carlo Giuffrè, di 24 anni, da Reggio Calabria, caduto il 22 ottobre 1915 a Bosco Cappuccio (Carso) e sepolto dai commilitoni nel piccolo cimitero di guerra di Sdraussina sotto una croce con l'iscrizione Pace-Gloria-Onore. Ritratto fotografico riprodotto nel volumetto In memoria di Carlo Giuffrè, S. Tenente nel 141 Fanteria, tip. Amato Massara, Reggio Calabria, 1916 Tutti i diritti riservati. Proprietà letteraria Adolfo Zamboni.
Il 141 Reggimento Fanteria
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