TESINA ESAME DI STATO

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1 Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca I.S.I.S. Giulio Natta via Europa, Bergamo - Tel: Fax: C.F.: Cod. mecc.: BGIS03200C info@nattabg.it; pec: bgis03200c@pec.istruzione.it; web: TESINA ESAME DI STATO 2014 Disegnare con la luce Il curioso mondo della fotografia Candidato: Miriana De Paul 5B ECOLOGICO SANITARIO A.S

2 Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia. (Robert Doisneau) Le fotografie sono delle immagini ottenute tramite processi chimici e meccanici, sono solo immagini, sì, eppure parlano, raccontano storie, trasmettono emozioni. Le fotografie immortalano un istante, un attimo, un momento che non si ripeterà più e lo rendono incredibilmente infinito, così che a distanza di anni i figli, i nipoti e le successive generazioni possano rivivere quell istante, quelle emozioni, semplicemente guardando. Io adoro scattare foto e soprattutto mi piace riguardarle a distanza di tempo, per rivivere appunto quel momento, per ricordare. Credo che sia una cosa fantastica la fotografia! E questa mia passione che mi ha spinto a sceglierla come argomento della mia tesina. Ho cominciato informandomi su come nasce e si evolve la tecnica fotografica e sono rimasta colpita e affascinata dai vari processi chimici: è incredibile come, attraverso la luce e appositi materiali, sia possibile trasferire la realtà su un pezzo di carta, è incredibile, davvero. E man mano che cercavo informazioni venivo a conoscenza di aspetti della fotografia che non conoscevo, o meglio, a cui in genere non una persona non pensa. Ad esempio i diversi ruoli che essa assume: una fotografia può essere arte, può documentare, può essere un mezzo pubblicitario, può permettere di conoscere meglio il micromondo (fotomicrografia) o il macromondo (astrografia). Fotografia d arte Fotografia documentaria Fotomicrografia Astrografia Mappa concettuale -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 2

3 Storia della fotografia Chimica della fotografia Diritto della fotografia Giovanni Verga: romanzi come fotografie Indice -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 3

4 Titolo paragrafo Pagine Storia della fotografia 5-8 I materiali fotosensibili Nascita ed evoluzione dei processi fotografici: dal 1800 ad oggi Giovanni Verga: scrittore e fotografo della realtà 9-13 Fotografia e letteratura Scrittori-fotografi: i veristi Verga e la fotografia Romanzi come fotografie in bianco e nero Chimica della fotografia La pellicola Pellicole negative in bianco e nero Pellicole negative a colori Il processo fotografico Diritto della fotografia MMS: Multimedia Messaging Service Tutela della privacy Storia della fotografia -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 4

5 La storia della fotografia descrive le vicende che portarono alla realizzazione di uno strumento capace di registrare il mondo circostante grazie all'effetto della luce. Utilizzando le scoperte e gli studi iniziati già nell'antica Grecia, la fotografia si concretizzò agli inizi dell'800 e si sviluppò arrivando alla riproduzione del colore e all'utilizzo di supporti digitali, imponendosi inoltre come mezzo artistico capace di supportare e affiancare le altre arti visuali. La fotografia si è affermata nel tempo dapprima come procedimento di raffigurazione del paesaggio e dell'architettura, poi come strumento per ritrarre la nascente borghesia e il popolo. La diffusione sempre maggiore del mezzo fotografico portò ad uno sviluppo della sensibilità estetica e all'indagine artistica del nuovo strumento, consentendone l'accesso nelle mostre e nei musei. Ebbe inoltre un ruolo fondamentale nello sviluppo del giornalismo e nel reportage e il miglioramento della tecnologia ne contribuì l'estensione anche nella cattura di immagini dello spazio e del micromondo (Wikipedia) I materiali fotosensibili La cattura della luce richiese la comprensione dei materiali fotosensibili, ovvero quei materiali chimici (o biochimici) che reagiscono alla luce. Si ritiene che già 2000 anni a.c. alcuni produttori di porcellane cinesi avessero decorato piatti e tazze con sostanze fotosensibili; i greci (VII-VI secolo a.c.) avevano notato lo sbiadimento di pietre nobili, come l ametista, se esposte lungamente al sole; anche Aristotele ( a.c.) aveva parlato della sensibilità alla luce di alcune sostanze come cosa nota; Vitruvio, lo scrittore e architetto romano attivo nel I secolo a.c. riferì dello sbiadimento dei dipinti colpiti dal sole; Marco Antonio Cellio, nel 1680, stando ai suoi scritti, produsse misteriose immagini luminose mediante la luce servendosi del fosforo. Già nel medioevo gli alchimisti erano giunti a fare una combinazione dell'argento con l'acido del sale marino (acido muriatico o idroclorico) e la chiamarono luna cornea (il cloruro d argento), notando che questo composto anneriva se esposto alla luce. I materiali fotosensibili, però, non furono studiati a fondo fino all inizio del 1700, quando lo scienziato tedesco Johann Heinrich Schulze dimostrò sperimentalmente che l'oscuramento dei sali d'argento è dovuto realmente alla luce e non al calore del sole o all'aria (come invece teorizzato dal chimico e fisico irlandese Robert Boyle cinquant anni prima): egli scaldò in un forno del nitrato d argento e scoprì che il calore non lo rendeva scuro, come accadeva invece esponendolo alla luce del sole. Successivamente Shulze ripeté l esperimento riempendo una bottiglia di vetro con un composto di gesso, argento e acido nitrico e verificò che questo scuriva sul lato esposto alla luce, mentre rimaneva chiaro dall'altra; comunque anche le zone rimaste chiare diventavano scure appena esposte alla luce, non erano quindi fissate. Evoluzione dei processi fotografici: dal 1800 ad oggi -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 5

6 Verso la fine del 1700 l'inglese Thomas Wedgwood, nei suoi esperimenti, immerse dei fogli di carta in una soluzione di nitrato d'argento che poi espose alla luce, dopo avervi deposto degli oggetti. Si accorse che dove la luce colpiva il foglio, la sostanza si anneriva, mentre rimaneva chiara nelle zone coperte dagli oggetti. Queste immagini, però, non si stabilizzavano e perdevano rapidamente contrasto se mantenute alla luce. Successivamente Joseph Nicéphore Niépce si interessò al fenomeno e approfondì gli studi alla ricerca di una sostanza che potesse impressionarsi alla luce e che mantenesse il risultato nel tempo. Utilizzò un foglio di carta bagnato di cloruro di argento esponendolo all interno di una piccola camera oscura. L immagine apparì invertita, con gli oggetti bianchi sul fondo nero: ottenne quindi il negativo dell immagine. Questo non soddisfò Niépce, che proseguì la ricerca di un procedimento per ottenere direttamente il positivo. Scoprì che il bitume di Giudea era sensibile alla luce e lo utilizzò per produrre delle copie di un incisione. Il bitume di Giudea è un tipo di asfalto normalmente solubile in olio di lavanda e, una volta esposto alla luce indurisce. Niépce cosparse una lastra di peltro con questa sostanza e vi sovrappose l incisione. Dove la luce riuscì a raggiungere la lastra di peltro attraverso le zone chiare dell incisione, si ebbe una sensibilizzazione del bitume che si indurì e non poté essere eliminato dal successivo lavaggio con olio di lavanda. La superficie rimasta scoperta venne scavata con acquaforte e la lastra finale potè essere utilizzata per la stampa. Niépce chiamò questo procedimento eliografia e lo utilizzò anche in camera oscura per produrre dei positivi su lastre di stagno. A causa della lunghissima esposizione necessaria, fino a otto ore, la tecnica era applicabile solo con luce artificiale e su lastre di vetro. Funzionamento della camera oscura Cardinale Georges d'ambois A sinistra l'incisione originale del 1650, a destra la copia in eliografia del 1826 di Niépce Nei primi anni del 1830 un partner di Niépce, Louis Daguerre, utilizzò una lastra di rame con applicata un sottile foglio di argento, che posto sopra a vapori di iodio reagiva formando ioduro d'argento. Seguì l'esposizione alla camera oscura dove la luce rendeva lo ioduro d'argento nuovamente argento in un modo proporzionale alla luce ricevuta. L'immagine non risultava visibile fino all'esposizione a vapori di mercurio. Il fissaggio, operazione necessaria a rendere permanente l immagine, si otteneva immergendo la lastra in una soluzione concentrata di sale comune. -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 6

7 L'immagine ottenuta, il dagherrotipo, non era riproducibile e doveva essere osservata sotto un angolo particolare per riflettere la luce in modo opportuno. La scoperta di un tecnica per dipingere con la luce destò molto scalpore e si diffuse in tutta Europa diventando il principale metodo per ottenere fotografie. Con il cognato Alphonse Giroux, Daguerre si accordò per la fabbricazione delle camere oscure necessarie. Costruite in legno, furono provviste di apposite lenti e il loro costo si aggirava intorno ai 400 franchi. Anche se il procedimento fu reso pubblico in Francia, Daguerre acquisì un brevetto in Inghilterra, con il quale impose delle licenze per l'utilizzo della sua scoperta. Natura morta, dagherrotipo di grande pregio del 1837, ad opera di Louis Daguerre Fu solo nella seconda metà dell Ottocento che Fox Talbot perseguì l obiettivo di ottenere una fotografia come prodotto non più generato dalla mano dell uomo, bensì grazie all impiego della tecnologia. L obiettivo delle ricerche di Talbot divenne quindi quello di riuscire a ottenere delle immagini fotochimiche. Egli, nel libro The pencil of the nature, pubblicò le sue ricerche corredando il testo con numerose fotografie. Talbot mise a punto un procedimento fotografico che permetteva la riproduzione delle immagini con il metodo negativo/positivo tramite il quale si potevano ottenere molte copie della medesima posa. Sia il negativo che il positivo erano costituiti da una carta impregnata di cloruro di argento. Questa tecnica prese il nome di calotipia. The ladder, 1844, da: The pencil of the nature, Fox Talbot La soluzione definitiva richiese l'utilizzo dell'iposolfito di sodio come fissante, scoperto da John Herschel. La necessità di utilizzare una camera oscura per fotografare l'ambiente richiese la messa a punto del procedimento della calotipia: l'esposizione venne ridotta a pochi secondi, ed era compito dello sviluppo far apparire l'immagine negativa finale. Nel 1851 Frederick Scott Archer introdusse un nuovo procedimento a base di collodio (soluzione densa e viscosa di nitrocellulosa in una miscela di etere ed alcol) che affiancò e infine sostituì tutte le altre tecniche fotografiche. L'utilizzo del collodio sensibilizzato con nitrato d argento permise di ottenere dei negativi di qualità eccezionale. -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 7

8 Con il collodio umido furono fotografate la guerra di Crimea (in foto) e quella civile americana. Dall'intuizione che da un negativo al collodio era possibile ottenere un immediato positivo grazie all'applicazione di una superficie scura sul retro, nacquero due tecniche fotografiche, l'ambrotipia che utilizzò una lastra di vetro, e la ferrotipia, su superficie di metallo. Vista panoramica di Costantinopoli ottenuta con lastra al collodio, La tecnica fu semplificata con l uso delle lastre di vetro con emulsione "secca", lastre che potevano essere preparate prima dell uso. Il Dott. R. L. Maddox, medico e fotografo amatoriale, usò gelatina animale per fissare, su una lastra di vetro, dispersioni di sali di argento. La vera rivoluzione arrivò quando Charles Bennet scoprì che la sensibilità poteva essere aumentata moltissimo semplicemente riscaldando l'emulsione a lungo prima di stenderla sulla lastra di vetro. La gelatina secca permetteva brevi tempi di esposizione e rese possibile la creazione di fotocamere da usare a mano libera. Nel 1887 George Eastman introdusse il sistema Kodak che consisteva nel ricoprire una base, inizialmente di carta poi di nitrato di cellulosa, con una dispersione in gelatina di alogenuro di argento e il tutto era caricato in una fotocamera. La fotocamera poteva scattare 100 foto e quando tutte erano state esposte, la fotocamera con la pellicola erano rispediti per essere sviluppati a New York. Con queste innovazioni l era della fotografia moderna era arrivata. A partire dal 1940 la pellicola di nitrato di cellulosa, molto infiammabile, fu sostituita da quella in triacetato di cellulosa, non infiammabile, e in seguito sarà usato anche poliestere. Giovanni Verga: scrittore e fotografo della realtà -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 8

9 Fotografia e letteratura Ogni volta che nel panorama storico di una data epoca entra in scena un nuovo medium, una tecnologia cioè legata alle comunicazioni di massa, tutte le espressioni artistiche, vengono sollecitate a cambiare e ad assumere nuovi caratteri e nuove forme; così fu anche per l invenzione della fotografia. Da quando, nel 1838, il dagherrotipo irruppe sulla scena della modernità, nulla fu più come prima. Obiettivi, lastre, camere oscure e bagni chimici non configurarono soltanto una nuova, rivoluzionaria tecnica per riprodurre la realtà: ebbero effetti pervasivi sui modi stessi di percepirla e di immaginarla, quindi di rappresentarla. Non solo la pittura, ma anche la letteratura fu investita in pieno da questi cambiamenti, tanto che ancora oggi, dopo la rivoluzione digitale, romanzi e racconti continuano a evidenziare la potenza attrattiva, nel bene o nel male, del mezzo fotografico. La fotografia ha avuto una storia complessa e ambigua, con avversari dichiarati, come Baudelaire, e scrittori che ne rimasero affascinati, com è il caso dei veristi. Scrittori-fotografi: i veristi Il Verismo è una corrente letteraria nata all'incirca fra il 1875 e il 1895, sotto l influenza del clima positivista, cioè di quell'assoluta fiducia nella scienza, nel metodo sperimentale e negli strumenti infallibili della ricerca. Il Verismo si ispira in maniera evidente al Naturalismo, il movimento letterario diffusosi in Francia a metà dell Ottocento. Per gli scrittori naturalisti la fotografia diventa una metafora, se non un vero e proprio paradigma, del modo oggettivo con il quale la letteratura deve descrivere la realtà sociale e umana, rappresentandone rigorosamente le diverse classi, comprese quelle più umili, in ogni loro aspetto anche sgradevole. Gli autori devono comportarsi come gli scienziati sociali e perciò analizzare e interpretare l azione umana come risultato di fenomeni sociali, ma anche biologici, ben individuabili. Il Verismo si sviluppa a Milano, città che attrae gli intellettuali di diverse regioni italiane per la sua modernità in tutti i campi, da quello economico a quello culturale. Le opere veriste, però, rappresentano soprattutto le realtà sociali dell'italia centrale, meridionale e insulare. In particolare, la Sicilia è descritta nelle opere di Giovanni Verga, di Luigi Capuana e di Federico de Roberto. Il primo autore italiano a elaborare l idea di Verismo fu Luigi Capuana, il quale teorizzò la "poesia del vero"; così Giovanni Verga, che dapprima era collocabile nella corrente letteraria tardoromantica (era stato soprannominato il poeta delle duchesse) intraprese la strada che lo porterà al Verismo con la raccolta di novelle Vita dei campi e Novelle rusticane e infine col primo romanzo del Ciclo dei Vinti, I Malavoglia, nel In Verga e nei veristi, a differenza del Naturalismo, resta vivo comunque il desiderio di far conoscere al lettore il proprio punto di vista sulla vicenda, pur non svelando in maniera esplicita opinioni personali. -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 9

10 La caratteristica del Verismo rispetto ad altre tecniche narrative è l'utilizzo del "principio dell'impersonalità", tecnica che, come mostrato da Verga, consente all'autore di porsi in un'ottica di distacco nei confronti dei personaggi e dell'intreccio del racconto. L'impersonalità narrativa è propria di una narrazione distaccata, rigorosamente in terza persona e, ovviamente, in chiave oggettiva, priva, cioè, di commenti o intrusioni dell'autore, il quale lascia che il lettore si faccia un idea dei personaggi e delle situazioni esclusivamente attraverso il racconto dei fatti. Il Verismo, come si vede in Verga, si interessa molto delle questioni socio-culturali della propria epoca. In molte opere di Giovanni Verga, per esempio, ritroviamo gli aspetti più significativi della questione meridionale, ma anche dei costumi e delle usanze della società del Sud, così diversi da quelli del modo di vivere della società del Nord Italia. Gli autori veristi, in particolare Verga, tendono ad usare un linguaggio non colto, che si caratterizza per la presenza di numerose espressioni dialettali e rinuncia al rispetto della grammatica. È il risultato di quello che Baldi ha chiamato l'artificio della regressione. Verga e la fotografia " No, non sono sfuggito al contagio fotografico e vi confesso che questa della camera nera è una mia segreta mania " (Giovanni Verga) I veristi rimangono straordinariamente colpiti dall'arte fotografica per la sua capacità di documentare la realtà, le difficoltà e la durezza della vita, la lotta per la sopravvivenza di alcune figure sociali. Insomma, il "mondo degli umili e dei vinti" che l immagine ottica contribuiva a far emergere con forza straordinaria e chiarezza assoluta. I nomi degli scrittori che hanno usato la fotografia per "vedere" e capire la realtà sono noti: Zola, Strindberg e poi Jack London. Anche da noi la "triade di Catania", espressione che raggruppa i massimi esponenti del Verismo siciliano (Luigi Capuana, Giovanni Verga e Federico De Roberto), realizzò un significativo lavoro fotografico, che fu scoperto e valorizzato solo intorno al Nel 1966 nell'abitazione catanese di Giovanni Verga, al centro di Catania, furono ritrovati ben 448 negativi fotografici, impressi dallo scrittore a partire dal I negativi, restaurati e sviluppati dal medesimo scopritore, ritraggono in parte parenti, domestici, amici, molti dei quali significativi esponenti culturali del -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 10

11 suo tempo, quali Luigi Capuana, Federico De Roberto, Eleonora Duse, gli editori Emilio e Giuseppe Treves, e molti altri. Molti di questi negativi tuttavia raffigurano anche paesaggi, scorci di case umili e vie completamente svuotate di gente, che verosimilmente è al lavoro nei campi. Quella ritratta in queste fotografie è una realtà che rimanda a quel senso di mondo fermo e immutabile che si respira nei racconti verghiani. Altri negativi ritraggono l'ambiente rurale delle sue proprietà fondiarie, con i suoi uomini di fiducia ed i suoi braccianti, figure umili e col volto ruvido, segnato dal sole e dalla fatica. Emergono insomma da queste foto non solo quegli scenari naturali e sociali, ma anche quegli uomini e quelle donne che dovettero certamente servire da modelli, perlomeno in alcuni loro tratti, per le opere letterarie verghiane appartenenti alla fase verista, dalla raccolta di novelle Vita dei campi, pubblicata nel due anni dopo l'inizio della sua attività di fotografo - ai romanzi I Malavoglia e Mastro don Gesualdo. Verga nacque a settembre nel 1840, un anno dopo la nascita ufficiale della fotografia, avvenuta in Francia nel Come gli altri suoi amici e scrittori veristi apparteneva dunque a quella generazione che vide crescere e progredire intorno a sé la tecnologia di quella che si andava configurando come una nuova arte. Già all'età di nove anni vedeva lo zio paterno, Salvatore Verga Catalano, scattare fotografie con una delle prime macchine a cassetta acquistata nel 1849, e della quale si servì poi lui stesso per le sue prime prove. Molti altri strumenti della nuova tecnologia vide poi nelle città dove ancor giovane si trasferì - prima Firenze, poi dal 1872 Milano - e persino tra le mani del suo fraterno amico Capuana, il quale sin dal 1863 aveva preso a realizzare fotografie delle quali sviluppava personalmente i negativi. Ritratti fotografici color seppia di gentiluomini e nobildonne cominciavano ad adornare, in quegli anni, i salotti frequentati dallo scrittore e di sicuro gli trasmettevano suggestioni e gli suscitavano riflessioni sulla rappresentazione del vero, come era inevitabile, vista la distanza che segnavano dai dipinti degli antenati di famiglia che aveva osservato nella sua infanzia. Un concetto importante sicuramente dovette farsi strada in maniera sempre più chiara nella sua mente: la realtà poteva essere riprodotta occultando la mediazione dell'artista, il quale doveva evitare di distorcerla osservandola dal suo punto di vista, come succedeva nei dipinti artificiosi e di maniera. La sua scelta di una forma letteraria più fedele alla realtà dovette quindi procedere di pari passo con la maturazione del suo interesse per la fotografia, perlomeno già nel 1878, due anni prima di pubblicare la sua prima raccolta di novelle scritte in forma verista. Ambedue queste scelte erano figlie, oltre che dell'adesione e alla rielaborazione dei nuovi canoni naturalistici francesi, anche dell'ammirazione verso la nuova arte. Però, al contrario degli altri suoi due amici, Capuana e De Roberto, piuttosto che la perfezione estetica e tecnica dell'immagine, il Verga fotografo era affascinato dalla possibilità il cogliere l'istante, fermare la vita nel suo movimento e nella rigidezza fotografica, mantenere l'effetto di quel movimento. Pronto ad -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 11

12 accogliere gli imprevisti delle riprese, gli errori, Verga incarna l'ideale realistico che era proprio di Louis Lumière. In questa prospettiva, lo scrittore-fotografo, anche se con una tecnica spesso imperfetta (molte sono le sfocature, le "alonature", le inquadrature sbilanciate) è dei tre amici il fotografo più avvincente. Le sue foto, sebbene tecnicamente inferiori a quelle di Capuana e De Roberto, sono le più intense, le più intimamente a contatto con il mondo ripreso: lo sguardo di Verga è molto più espressivo, parla. Romanzi come fotografie in bianco e nero Difficile escludere che le foto che andava realizzando non suggestionassero lo scrittore catanese, in maniera più o meno consapevole, a percepire la sua scrittura come la lente del suo obiettivo fotografico, che si andava configurando come uno strumento di indagine sociale. Una traccia significativa di questa sua percezione Verga la lascia in alcuni tratti caratteristici del suo stile verista. In primo luogo è estremamente parsimonioso con i colori anche lì dove paesaggio e ambiente vengono descritti più dettagliatamente. Nella novella Cavalleria rusticana, ad esempio, non ricorre nessun altro colore oltre al bianco e nero, all'infuori del rosso che viene citato solo quattro volte, quasi sempre nel significato di "arrossire". Gli altri racconti che compongono le raccolte Vita dei campi e Novelle rusticane seguono più o meno questa stessa regola, facendo talvolta filtrare qua e là - ma molto sporadicamente - anche la citazione di un azzurro, di un verde e di qualche altro colore. Anche lì dove Verga indugia a dipingere paesaggi rurali, sembra fare a meno di ogni tipo di tonalità cromatica. Nella parte iniziale della famosa novella La roba dov'è descritta in maniera pittoresca la piana di Catania vengono nominati una volta sola il verde ed il rosso: sono le uniche due occasioni in tutta la novella, che per il resto non conosce altri colori se non quelli "chiaroscuri" (bianchi, neri, grigi, e via dicendo). Il caso limite tuttavia pare costituito da I Malavoglia, ambientato ad Aci Trezza, in uno scenario cioè dominato dal mare, dove il termine "azzurro" ricorre in tutto il romanzo una volta sola, all'interno di un modo di dire popolare. Paradossalmente lo stesso colore ricorre un numero maggiore di volte nell'opera Mastro don Gesualdo ambientata nell'entroterra rurale della Sicilia. Normalmente, dunque, nelle opere veriste di Verga i paesaggi, gli ambienti e i personaggi vengono descritti facendo ricorso, proprio come nelle foto d'autore rigorosamente in bianco e nero, al sapiente gioco di luci ed ombre, del sole, della notte, dei fuochi, e via dicendo. Inoltre le trame dei racconti sembrano una sequenza di brevi scene neorealiste legate insieme dalla voce del narratore. All'interno di tali scene i personaggi, per lo più umili, risaltano come figure in chiaroscuro sullo sfondo di un paesaggio rurale e umano, grezzo e spesso ostile, ritratto fedelmente come nelle fotografie che ci ha lasciato. E proprio perché la struttura di ogni racconto è immaginata come una sequenza di "istantanee": chi "ritrae", cioè lo scrittore, riesce a restarne più facilmente al di fuori, come dietro la sua macchina, al momento di aprire l'obiettivo sulla realtà. -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 12

13 Pare proprio insomma che la fotografia dovesse costituire Verga - ne fosse cosciente o meno - un modello ideale a cui ispirare lo stile dei propri racconti: ma ovviamente solo un modello. Lo scrittore catanese non andava di certo a scattare fotografie di gente e paesi con il preciso intento di studiare i positivi sviluppati per scriverci una novella o un romanzo. Tuttavia al pari degli altri suoi amici veristi era nato insieme alla fotografia, l'aveva vista progredire ed aveva imparato ad usarla: dunque la sua visione del mondo e degli uomini doveva per forza risentire della suggestione della camera oscura fino a suggerirgli di scegliere uno stile narrativo che "fotografasse" la realtà con le parole, in una forma appunto obiettiva, impersonale, ed in "bianco e nero". Nella seconda metà dell'ottocento la fotografia, già abbastanza progredita e diffusa, suggeriva un modello di percezione del mondo in una forma sempre più impersonale, obiettiva e priva di qualsiasi coinvolgimento emotivo. Verga doveva rendersi ben conto di questo nuovo atteggiamento poiché la sua prima fotografia che ci è rimasta consiste in un "autoscatto" del 1878, dove è in compagnia dei suoi parenti più stretti (la madre, la sorella, uno dei fratelli e la cognata). In questa fotografia lo scrittore è ancora "dentro" lo spettacolo della realtà, cioè davanti all'obiettivo fotografico. Successivamente avrebbe accettato molto raramente di farsi fotografare, o di autoriprendersi, preferendo invece stare quasi sempre dietro la macchina, cioè "al di fuori" dello spettacolo della realtà. Comprendeva così e approfondiva sempre più quell'atteggiamento di "osservatore esterno", al di fuori dello "spettacolo del mondo" che intendeva trasferire in maniera sempre più precisa nella sua letteratura. Nell Introduzione ai Malavoglia affermava: «[ ] Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo, è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione della realtà com'è stata, o come avrebbe dovuto essere [ ]». (Bambina alla finestra di una casa di Novalucello, Giovanni Verga) Osservando quest immagine, sembra esser quasi evidente il collegamento che può essere effettuato con i Malavoglia, la fotografia infatti riprende una bambina affacciata ad una finestra, si presuppone di un paesino fra quelli di cui Verga era solito narrare. Potremmo osare paragonare la bambina ad uno dei componenti della famiglia dei Malavoglia, Lia, la più piccola. E non sarebbe poi un azzardo così grande, infatti, andando a sfogliare le altre fotografie dell autore, questo rapporto tra fotografia e letteratura appare ancora più chiaro. ( da Giovanni Verga: fotografo della realtà ) Chimica della fotografia -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 13

14 La pellicola Il supporto per conservare le immagini riprese con la macchina fotografica a pellicola è la pellicola fotografica. Ne esistono di diversi tipi: esistono materiali in bianco e nero e a colori e ognuno di questi tipi comprende pellicole negative e invertibili per ripresa e pellicole positive per stampe; esistono inoltre pellicole speciali per arti grafiche, radiografia, rivelazione di radiazioni nucleari, ecc. Pellicole negative in bianco e nero Le pellicole negative in bianco e nero sono costituite da diversi strati: il supporto di base è un sottile nastro di materiale plastico (solitamente poliestere o triacetato di cellulosa), a cui è sovrapposto uno strato antialone per evitare riflessi interni. Lo strato successivo è costituito da gelatina animale che porta in sospensione dei piccoli cristalli di AgBr. La gelatina usata in fotografia si ottiene tramite la degradazione del collagene, proteina molto diffusa nel mondo animale. I cristalli di AgBr, detti grani, si preparano trattando una soluzione di AgNO 3 con KBr: si ottiene AgBr che, data la sua scarsa solubilità precipita in cristallini. La grandezza dei grani dipende dal tempo di riposo: se questo è breve si ottengono grani di piccole dimensioni, se è prolungato si ottengono grani più grossi. Poiché la dimensione dei grani ha notevole importanza nel processo fotografico, questa reazione deve essere condotta con particolare cura: con l'aumentare delle dimensioni dei cristalli aumentano la grana e la sensibilità della pellicola. I grani vengono poi mischiati a gelatina fusa, con formazione di una sospensione, detta comunemente emulsione sensibile (anche se il termine è scorretto), che si applica in strato sottile sul supporto. L ultimo strato è di protezione ed è detto strato anti-graffio. Quando la pellicola viene sottoposta ad un esposizione controllata di luce si imprime una immagine su di essa, chiamata immagine latente. È necessario applicare alla pellicola i processi chimici di rivelazione per creare una immagine stabile e insensibile ad ulteriori esposizioni alla luce, mediante i processi di sviluppo e fissaggio. Pellicole negative a colori -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 14

15 Le pellicole a colori sono costituite da tre strati di emulsione sovrapposti: quello superiore è sensibile solo alla luce blu, seguono uno strato sensibile al blu e al verde e uno sensibile al blu e al rosso. Un filtro giallo posto sotto al primo strato blocca però la luce blu, per cui i tre strati rimangono impressionati solo dalle luci blu, verde e rossa e, dopo lo sviluppo, assumono rispettivamente colore giallo, porpora e blu-verde, cioè complementare a quello della luce che ha impressionato lo strato. In questo modo si registra un'immagine negativa con toni e colori complementari a quelli del soggetto, che può essere stampata per ottenere una positiva. Il processo fotografico La tecnica fotografica tradizionale si basa su quattro tappe fondamentali: 1) Fotoreazione iniziale 2) Sviluppo 3) Fissaggio 4) Stampa 1) Fotoreazione: Quando una radiazione luminosa di giusta frequenza colpisce l emulsione si forma su di essa un immagine latente. Quasi sempre tale immagine non è visibile, perché la quantità di argento metallico che si forma è molto piccola e per ottenere l immagine reale è necessario il processo di sviluppo. Ecco cosa avviene chimicamente: Ag + Br - + h Ag + + Br o + e - Ag + + e - Ag Cristalli di AgBr prima e dopo l esposizione alla luce -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 15

16 Dopo l esposizione alla luce, in alcuni cristalli un certo numero di ioni Ag+ si riducono ad argento metallico Ag. Questi cristalli che contengono alcuni atomi di argento metallico risultano attivati o, meglio, sensibilizzati. Sono necessari almeno 4 atomi di Ag perché sia possibile lo sviluppo. Gli atomi di Br o,per la loro elevata elettronegatività, sono pronti a catturare un elettrone e ad aggregarsi agli ioni Ag + : Ag + + Br o + e - AgBr Facendo questo tendono a impedire la formazione dell immagine latente, o a distruggere l immagine latente già formata, riducendo la grandezza degli aggregati di atomi di Ag: Br o + Ag 4 o ( grano sviluppabile) Ag 3 o ( grano non sviluppabile) + Ag + Br o + e - Per eliminare tale inconveniente si aggiungono all emulsione sensibile delle sostanze dette sensibilizzanti che non permettono la distruzione dell immagine latente, anzi, ne permettono la formazione. Oggi, all emulsione gelatina-bromuro di argento si aggiunge anche Ag 2 S: gli atomi di Br o che si comportano da catturano selettivamente gli elettroni dallo ione S 2-, senza impedire la formazione di Ag o e senza demolire gli aggruppamenti di atomi di Ag già formati: 2 Br o + Ag 2 S 2 Ag + Br - + S 2) Lo sviluppo. Con l impiego di sostanze riducenti appropriate si ha la possibilità di trasformare velocemente una enorme quantità di ioni Ag + in argento elementare, specialmente se nei grani si sono già formati germi di atomi neutri di Ag. I grani che non ne contengono rimangono inalterati. La pellicola impressionata dalla luce viene immessa in un bagno di sviluppo nel quale agisce da riducente un rivelatore. La sostanza riducente più comunemente usata per foto in bianco e nero è una soluzione di idrochinone; un rivelatore tipo contiene una o due molecole riducenti, un antiossidante e un tampone alcalino, solitamente borace, che mantenga costante il progredire della reazione regolando il ph. Reazione di sviluppo con idrochinone Per impedire il retrocedere della reazione si aggiunge Na 2 SO 3 : la reazione produce ioni OH - che catturano ioni H + derivati dall azione precedente, impedendone il regredire. La reazione di sviluppo è strettamente collegata alla temperatura e al tempo di immersione; la permanenza di una pellicola nel bagno per un tempo prolungato, a temperatura superiore al dovuto,provoca un annerimento totale. Un bagno di arresto in soluzione di acido acetico conclude il processo di sviluppo perché gli ioni H + derivanti dall acido impediscono all idrochinone di trasformarsi in chinone. -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 16

17 3) Il fissaggio Solo nei grani esposti alla luce si sono formati atomi neutri di argento; il rivelatore ha poi accentuato la riduzione permettendo la formazione di nuovi aggregati di Ag o che si propagano da quelli iniziali. Se dalla pellicola già trattata non viene eliminato l Ag + Br - residuo, c è il rischio che, a causa di radiazioni luminose o di qualsiasi agente riducente, anche questo reagisca producendo Ag o e faccia quindi annerire la pellicola. Si dice fissaggio il trattamento per mezzo del quale si lava via solo lo ione Ag + non trasformato, in modo che sulla pellicola rimanga solo l Ag ridotto. Il fissatore è Na 2 S 2 O 3 tiosolfato di sodio, capace di legarsi con AgBr formando un complesso solubile che viene portato via attraverso numerosi lavaggi della pellicola. AgBr (solido, insolubile) + 2 S 2 O 3 2- = Ag(S 2 O 3 ) 2 3- ( complesso solubile) + Br - Sulla pellicola resta solo Ag o, mentre Ag + passa nelle acque di lavaggio dalle quali può anche essere recuperato. 4) La stampa Per ottenere il positivo, cioè la fotografia vera e propria, occorre ricavare il negativo del negativo. Nel procedimento tradizionale questo si ottiene proiettando il negativo (tramite un proiettore apposito detto ingranditore che emana un fascio di luce intensa) su un foglio di carta fotosensibile ai sali di argento, e sottoponendo poi il foglio a un procedimento di sviluppo analogo a quello visto per la pellicola e successivamente a fissaggio e lavaggio. La stampa fotografica -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 17

18 Diritto della fotografia La fotografia è tutelata come opera, sia di carattere creativo che non, nella Legge 22 aprile 1941, n. 633 sul diritto d'autore. Questa stessa legge è stata poi modificata dal DPR 19/79 e, più recentemente, dal D.Lgs 154/97 e dalla legge 248/2000. MMS: Multimedia Messaging Service Le applicazioni tecniche nell'utilizzo della telefonia mobile tramite la tecnologia General Packet Radio Service e la Universal Mobile Telecommunication System ha permesso l'avvento di nuovi servizi all'utente come gli MMS. Scattare fotografie con il telefonino comporta il rispetto delle norme sul diritto d'autore e sulla privacy delle fotografie semplici. Per l'uso corretto degli MMS tramite telefonini mobili l'autorità garante per la protezione dei dati personali una serie di regole: (23 gennaio 2008) ha individuato È lecito scattare fotografie per uso personale. Quando si tratta di fotografie o filmati che vengono comunicati in via sistematica ad una pluralità di destinatari o diffusi, per esempio mediante la pubblicazione su un sito Internet, o anche di invii tali da dar vita ad una comunicazione a catena, in questo caso è obbligatorio informare gli interessati e chiedere il loro consenso. I giornalisti hanno dei limiti dettati dal codice deontologico e dalla legge sulla privacy. Vale inoltre art.10 Codice Civile Abuso dell'immagine altrui : richiede il consenso della persona ritratta, a meno che la riproduzione dell'immagine sia giustificata dalla notorietà o dal ruolo pubblico svolto dal soggetto fotografato o da necessità di giustizia o di polizia o quando la fotografia è collegata ad avvenimenti di interesse pubblico o svoltosi in pubblico. -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 18

19 Tutela della privacy La normativa del 31 dicembre 1996 con l'emanazione della legge n. 675, ha inserito la tutela delle persone e degli altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali. Questa stessa normativa è stata poi abrogata in favore del D.Lgs 196/03 che rappresenta il codice unico sulla tutela dei dati personali. La legge 196/03 non ha inserito, per quanto riguarda la fotografia, molte novità rispetto alla 675/96; l'unico elemento innovativo, è la necessità di chiedere l'assenso esplicito per la pubblicazione di immagini che riguardano la salute dei personaggi pubblici. Per riassumere: Per pubblicare l'immagine di una persona non famosa occorre la sua autorizzazione, in fotografia una Liberatoria. Se la persona non famosa viene pubblicata in maniera che non possa risultare dannosa alla sua immagine, e l'uso è solo giornalistico, si può ignorare, dinanzi al diritto di cronaca esercitato dal giornalista (da valutare di caso in caso). Per default non possono mai essere pubblicate immagini di minori. Per pubblicare con finalità giornalistiche immagini di personaggi famosi non occorre autorizzazione. Occorre autorizzazione in ogni caso e comunicazione al Garante per la protezione dei dati personali se la pubblicazione può risultare lesiva (legge 633/41), oppure se fornisce indicazioni sullo stato di salute, sull'orientamento politico, sul credo religioso o sulla vita sessuale (D.Lgs 196/2003). Occorre autorizzazione in ogni caso se le immagini vengono usate con finalità promozionali, pubblicitarie, di merchandising o comunque non di prevalente informazione o gossip. Non devono essere pubblicate immagini di minori in modo che siano riconoscibili, e questo anche nel caso di fatti di rilevanza pubblica. Il fatto che il fotografo detenga presso lo studio i negativi o gli originali di un servizio fotografico, anche per minori, non è proibito, a patto che non venga data pubblicazione senza assenso di queste immagini. Se il cliente chiede di cancellare i suoi dati, questo deve essere fatto gratuitamente. Se il cliente chiede la consegna degli originali o dei files, deve pagare un compenso. -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 19

20 Bibliografia e sitografia L occhio della medusa, Remo Ceserani Larapedia: htm Chimicamo.org : Unicam-Progetto Lauree Scientifiche: Liceo classico Ugo Foscolo: Anpi: Ipercultura: Celeste: Wikipedia: -Disegnare con la luce, il curioso mondo della fotografia- 20

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