Sistema integrato di interventi e servizi sociali AMBITO TERRITORIALE DI SONDRIO

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1 . Sistema integrato di interventi e servizi sociali AMBITO TERRITORIALE DI SONDRIO

2 Ambito territoriale di Sondrio Albosaggia Berbenno di Valtellina Caiolo Caspoggio Castello Dell'Acqua 676 Castione Andevenno Cedrasco 454 Chiesa in Valmalenco Chiuro Colorina Faedo Valtellino 541 Fusine 645 Lanzada Montagna in Valtellina Piateda Poggiridenti Ponte in Valtellina Postalesio 664 Sondrio Spriana 95 Torre di Santa Maria 866 Tresivio Abitanti al

3 INDICE CAPITOLO 1 - PREMESSA Finalità del Piano di Zona La programmazione in campo sociale Il contesto normativo I precedenti Piani di Zona Il processo di elaborazione del Piano di Zona in provincia di Sondrio I livelli di integrazione Risorse e vincoli compartecipazione utenti CAPITOLO 2 - ANALISI DI CONTESTO La popolazione Situazione economica e occupazionale Istruzione CAPITOLO 3 - LE PRIORITÀ PROVINCIALI Il coordinamento degli Uffici di Piano Linee di indirizzo della programmazione socio-sanitaria I rapporti con la Provincia CAPITOLO 4 IL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI Il triennio 2006/ La programmazione per il triennio 2009/ CAPITOLO 5 IL GOVERNO DELLA RETE Il modello di gestione nell ambito territoriale di Sondrio CAPITOLO 6 - MONITORAGGIO E VALUTAZIONE Il sistema di valutazione adottato per il Piano di Zona 2006/ CAPITOLO 7 - IL PIANO FINANZIARIO

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5 CAPITOLO 1 - PREMESSA 1.1. Finalità del Piano di Zona 1.2. La programmazione in campo sociale 1.3. Il contesto normativo 1.4. I precedenti Piani di Zona 1.5. Il procedimento di elaborazione del Piano di Zona in Provincia di Sondrio 1.6. I livelli di integrazione 1.7. Risorse e vincoli compartecipazione utenti Nel primo capitolo del Piano di Zona viene posta attenzione alle novità introdotte dal nuovo quadro normativo delineato dalla Legge Regionale 12 marzo 2008 n. 3 GOVERNO DELLA RETE DEGLI INTERVENTI E DEI SERVIZI ALLA PERSONA IN AMBITO SOCIALE E SOCIO-SANITARIO, con riferimento soprattutto ai livelli di integrazione e all evoluzione del sistema dei servizi avviato con l introduzione della programmazione in campo sociale. 5

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7 1.1. FINALITÀ DEL PIANO DI ZONA Il Piano di Zona è lo strumento promosso dai diversi soggetti istituzionali e comunitari per: analizzare i bisogni e i problemi della popolazione sotto il profilo qualitativo e quantitativo; riconoscere e mobilitare le risorse professionali, personali, strutturali, economiche pubbliche, private (profit e non profit ) e del volontariato; definire obiettivi e priorità, nel triennio di durata del Piano di Zona attorno a cui finalizzare le risorse; individuare le unità d'offerta e le forme organizzative congrue, nel rispetto dei vincoli normativi e delle specificità e caratteristiche proprie delle singole comunità locali; stabilire forme e modalità gestionali atte a garantire approcci integrati e interventi connotati in termini di efficacia, efficienza ed economicità; prevedere sistemi, modalità, responsabilità e tempi per la verifica e la valutazione dei programmi e dei servizi. La maggiore interazione tra i soggetti, nel rispetto dei ruoli e delle specifiche funzioni, può essere garanzia di maggior tutela delle persone, in particolare di quelle più deboli che, spesso, oltre a non essere in grado di soddisfare autonomamente i propri bisogni, non sempre riescono a formulare domande pertinenti ai servizi. Il Piano di Zona può risultare la risposta strategica all'esigenza di passare da una cultura assistenziale di erogazione di prestazioni settoriali ad una politica di servizi, fra loro integrati, a favore della comunità locale; pertanto, finalità del Piano di Zona, è delineare il sistema dei servizi in un ottica incrementale, partendo dal livello essenziale di servizi da consolidare nel triennio e individuando gli interventi innovativi da sperimentare, avendo l attenzione che venga garantita l accessibilità agli stessi per tutto l ambito distrettuale LA PROGRAMMAZIONE IN CAMPO SOCIALE In Lombardia il Piano di Zona, quale strumento di programmazione locale, si è inserito in un sistema di servizi già consolidato, avviato fin dagli anni 80 con la legge regionale 1/86 e il successivo Piano regionale socio-assistenziale Tale normativa, indicava un modello di governance orientato alla programmazione associata e all integrazione delle politiche sociali e sanitarie, attraverso processi di delega dei Comuni alle USSL, e individuava le funzioni da svolgere obbligatoriamente a livello associato, lasciando ai Comuni singoli, la gestione dei servizi privi di complessità tecnico gestionale. Nel corso degli anni 90 con la riforma dell Ordinamento delle Autonomie Locali, veniva riconosciuta al Comune la centralità assoluta e la piena autonomia nella gestione amministrativa del proprio territorio, mentre i Decreti Legislativi 502/92 e 517/93 trasformavano le USSL in ASL, enti strumentali della Regione. Successivamente la Regione con le Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali (L.R. 31/97) ha assegnato all ASL un ruolo primario nel nuovo modello di organizzazione del sistema di servizi sociali e socio-sanitari. Con la legge 328/2000, prima legge nazionale di riforma del Welfare con l obiettivo di garantire alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi sociali in un ottica di superamento del bisogno, si passa da un concetto di delega a quello di assunzione di responsabilità dell Assemblea dei Sindaci, attraverso l utilizzo del Piano di Zona che permette di: individuare il distretto socio-sanitario come ambito territoriale di riferimento; garantire i livelli essenziali di assistenza; definire, progettare e realizzare gli interventi che compongono l offerta complessiva dei servizisocio-assistenziali forniti da soggetti pubblici, privati e del privato sociale; coinvolgere e coordinare tutte le realtà locali presenti sul territorio; qualificare la spesa sociale con un impiego coerente delle risorse; promuovere solidarietà e aiuto. 7

8 1.3. IL CONTESTO NORMATIVO Il terzo Piano di Zona si inserisce in un contesto normativo caratterizzato dall approvazione dalla Legge Regionale 12 marzo 2008 n. 3 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio-sanitario, con la quale la Regione Lombardia ha adeguato il sistema di Welfare Lombardo alla riforma costituzionale che aveva attribuito alla potestà legislativa, esclusiva delle Regioni, la delicata e fondamentale materia dell assistenza sociale e delle prestazioni sociali, fatta salva la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale prevista dalla Costituzione al comma m, art La legge regionale definisce i principi ispiratori del Welfare Lombardo: la centralità della persona e il sostegno alla famiglia quale nucleo fondamentale per la cura della persona; lo stato di bisogno presupposto prioritario per l accesso alle prestazioni; il principio di libertà di scelta, di accesso alle informazioni, di rispetto della riservatezza e della dignità personale; l identificazione di tutte le prestazioni e strutture sociali e socio-sanitarie in unità d offerta; l affermazione del Terzo settore come soggetto attivo della programmazione, progettazione e realizzazione della rete; la compartecipazione degli utenti al costo dei servizi in rapporto alle condizioni economiche come previsto dalla normativa in materia di ISEE. La legge regionale 3/2008 ribadisce che la funzione del Piano di Zona è quella di programmare interventi per rispondere ai problemi delle persone, delle famiglie e della comunità nell ambito della rete integrata delle unità di offerta sociali e socio-sanitarie. In particolare l art. 14 della legge regionale attribuisce alle ASL il compito di collaborare con i Comuni nella programmazione della rete locale delle unità d offerta sociali. Di conseguenza l ASL si occuperà di verificare la coerenza tra questi due aspetti, fornendo ai Comuni gli elementi per eventuali integrazioni o modificazioni del Piano. Con le Linee di Indirizzo per la Programmazione dei Piani di Zona del 3 dicembre 2008, la Giunta Regionale ha individuato la programmazione integrata degli obiettivi e degli interventi sociali, attuati nell ambito distrettuale, con una particolare attenzione all integrazione socio-sanitaria, in un ottica non solo riparativa e di tutela, ma anche di prevenzione e promozione del benessere. Il Piano di Zona si configura quindi come uno strumento che persegue processi di programmazione condivisa. La Legge Regionale n. 3/2008 prevede la consultazione dei soggetti che concorrono alla programmazione, progettazione e realizzazione delle unità di offerta sociali e socio-sanitarie, in particolare i soggetti del Terzo Settore, le organizzazioni sindacali e gli altri soggetti di diritto privato che operano in ambito sociale e socio-sanitario. In linea con le indicazioni regionali, il presente Piano intende sviluppare i risultati raggiunti nei due trienni precedenti I PRECEDENTI PIANI DI ZONA Il primo triennio di programmazione associata era stato essenzialmente caratterizzato da: 1. presa in carico da parte dei comuni attraverso i propri organi (Assemblea dei Sindaci e Comitato Politico Ristretto, poi Comitato Esecutivo) della gestione associata degli interventi in campo sociale, in stretto raccordo con la Direzione Sociale dell ASL; 2. assunzione da parte della Comune di Sondrio, Ente Gestore dell Ufficio di Piano, della gestione degli interventi in campo sociale, fino al gestiti dall ASL, compresa la gestione amministrativa e la gestione del fondo di solidarietà distrettuale; 8

9 3. istituzione del Servizio Sociale di base per tutti i Comuni dell ambito di Sondrio e avvio della sperimentazione dei titoli sociali; 4. avvio dei Tavoli di consultazione per area con i soggetti del Terzo settore che avevano partecipato attivamente alla stesura del primo piano di zona e che durante il triennio hanno contribuito all analisi dei bisogni nelle diverse aree e alla mappatura delle unità d offerta presenti sul territorio; 5. avvio del coordinamento tra Uffici di Piano per una condivisione di linee comuni nella gestione degli interventi e delle novità introdotte dalla normativa regionale. Nel secondo triennio si sono registrati sensibili cambiamenti nella gestione del Piano di Zona con particolare riferimento a: 1. incremento progressivo della spesa sociale pro-capite grazie all aumento delle risorse economiche messe a disposizione da parte dei comuni; 2. sperimentazione di servizi e titoli innovativi ed aumento delle unità d offerta: a titolo esemplificativo accreditamento Centro Socio Educativo per disabili, avvio sperimentazione Buoni Sociali Badanti e Voucher per servizi domiciliari a favore di soggetti non-autosufficenti; 3. dal 2007, gestione del servizio Tutela Minori che ha comportato l organizzazione di una nuova equipe e lo sviluppo di nuove competenze; 4. investimento nella co-progettazione e gestione/coordinamento di progetti sperimentali di prevenzione e promozione sociale, tra i quali: Piano Locale Giovani (progetto per la promozione delle politiche giovanili), Centro Multifamiliare (fondato sul modello della terapia multifamiliare), Intermediando (progetto provinciale di collaborazione con mediatori linguistici), Spazio di reinserimento sociale (programma di inclusione sociale per soggetti a grave rischio di emarginazione); 5. implementazione di un sistema informativo di Ambito con l allestimento di un portale di Ambito ( e di un software gestionale per i servizi sociali IL PROCESSO DI ELABORAZIONE DEL PIANO DI ZONA IN PROVINCIA DI SONDRIO Gli Uffici di Piano della provincia di Sondrio anticipando quanto previsto nelle linee regionali, fin dagli inizi del 2008 hanno richiesto all Amministrazione Provinciale di organizzare un percorso formativo finalizzato ad acquisire strumenti per la valutazione del Piano di Zona. Al percorso di formazione La valutazione e la programmazione dei Piani di Zona della provincia di Sondrio: analisi e strumenti. La gestione associata dei servizi sociali organizzato dalla Provincia con l Istituto di Ricerca Sociale di Milano hanno partecipato Responsabili e gli operatori degli Uffici di Piano, dell ASL e della Provincia dando vita ad un gruppo di lavoro, con l obiettivo di predisporre un indice condiviso e linee comuni nella stesura del nuovo Piano di Zona. Durante il percorso si è proceduto ad una valutazione ex-post dei modelli di governance, del ruolo del terzo settore, delle regole, dei vincoli e delle risorse, nonché alla condivisione di un sistema di valutazione da applicare al nuovo Piano di Zona. Il presente Piano è quindi nella sua struttura portante la sintesi del lavoro svolto ed è composto da documenti che rispondono al principio condiviso di garantire, nel rispetto delle peculiarità dei singoli territori, una risposta il più possibile omogenea a livello provinciale dei bisogni dei cittadini I LIVELLI DI INTEGRAZIONE La distinzione delle responsabilità istituzionali e gestionali in ordine al funzionamento dei servizi sanitari e sociali rende oggi più necessaria che in passato la realizzazione di interventi capaci di 9

10 integrare professionalità e risorse sociali e sanitarie. La legge Regionale 3/2008 guarda all integrazione istituzionale e operativa come ad un obiettivo strategico a cui tendere, promuovendo il superamento di servizi settoriali e l'alternativa introduzione di servizi integrati che soddisfino la necessità di considerare la globalità della persona in tutte le sue dimensioni. L integrazione rappresenterà, per il prossimo triennio, la strategia prioritaria per lo sviluppo della rete delle unità d offerta sociali; la sua realizzazione consentirà di superare la frammentarietà degli interventi settoriali per realizzare una progettualità allargata a tutti gli attori sociali in grado di promuovere il benessere dei singoli e delle famiglie a partire da un approccio unitario alla persona ed ai suoi bisogni. La costruzione di un efficace modello di integrazione tra servizi sociali e sanitari territoriali comporterà un lavoro di programmazione coordinato e accordi a diversi livelli: Istituzionale: si rende necessaria la promozione di collaborazioni fra istituzioni diverse, in particolare tra Comuni, ASL, Terzo Settore e Provincia; Operativo funzionale: come capacità di lavorare secondo una logica progettuale e di incontro nel processo operativo di più operatori e di più professionalità per la gestione di processi di presa in carico integrata; Socio-sanitario: attraverso una programmazione sociale coordinata con le politiche sanitarie finalizzata anzitutto alla presa in carico unitaria dei bisogni e della persona. La stesura del Piano di Zona è stata un occasione per la condivisione di un percorso di integrazione socio-sanitaria territoriale, come delineato al capitolo RISORSE E VINCOLI COMPARTECIPAZIONE UTENTI Per accedere agli interventi e servizi sociali del sistema integrato si procede alla verifica della condizione economica dei richiedenti secondo le disposizioni previste dal D.Lgs. n. 109 del 1998, come modificato dal D.Lgs. n. 130 del Tali decreti hanno definito l ISEE, l indicatore della situazione economica equivalente, come criterio unificato di valutazione della situazione economica di coloro che richiedono prestazioni o servizi sociali e assistenziali erogati dal Comune e/o dall Ufficio di Piano. La recente legge regionale n.3 del 2008 all art. 8 Partecipazione al costo delle prestazioni afferma che le persone che accedono alla rete partecipano, in rapporto alle proprie condizioni economiche (ISEE).alla copertura del costo delle prestazioni mediante il pagamento di rette determinate secondo modalità stabilite dalla Giunta Regionale.Partecipano altresì i soggetti civilmente obbligati secondo le modalità stabilite dalle normative vigenti. Attualmente la Giunta Ragionale non ha adottato alcun provvedimento pertanto i riferimenti per la compartecipazione a carico degli utenti sono i Regolamenti adottati dai Comuni e/o dall Ufficio di Piano. Tra gli obiettivi strategici del presente Piano (Cap. 4) vi è quello di uniformare il più possibile i criteri di accesso e il sistema di tariffazione per i servizi socio-assistenziali a domanda individuale su tutto il territorio dell Ambito di Sondrio. Ai fini dell accertamento della veridicità della documentazione presentata, le amministrazioni comunali e l Ufficio di Piano effettuano controlli periodici sulle auto-certificazioni. In caso di dichiarazioni non veritiere viene revocato e sospeso il beneficio ottenuto, segnalato d ufficio il fatto all autorità giudiziaria e attivata la procedura per il recupero delle somme anticipate o derivanti da minori entrate, oltre gli interessi di legge e ad eventuali spese. 10

11 CAPITOLO 2 - ANALISI DI CONTESTO 2.1. La popolazione 2.2. Situazione economica e occupazionale 2.3. Istruzione Nel secondo capitolo vengono analizzati alcuni dati di contesto riferiti sia al livello provinciale che a quello di ambito. In particolare viene analizzato l andamento demografico con un approfondimento per quanto riguarda la popolazione straniera. Alcuni accenni sulla condizione economica permettono di inquadrare il tema dell inclusione sociale e della povertà che in modo prepotente interseca le scelte di programmazione sociale per il triennio. 11

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13 2.1. LA POPOLAZIONE Alla data del 1 gennaio 2008 la popolazione dell ambito territoriale di Sondrio ammontava a circa unità 1 così suddivise: fascia d età popolazione % sul totale della popolazione , ,85 65 e oltre ,48 Totale ,00 Tab. 2.1.: Popolazione dell ambito territoriale di Sondrio per grandi fasce d età 1^ gennaio 2008 Il numero di famiglie era pari a con un numero medio di componenti di circa 2,3 in linea con il valore medio nazionale. L indice di vecchiaia 2, pari a 170 %, segnalava un forte e costante invecchiamento della popolazione ed una chiara situazione di squilibrio generazionale: per ogni 100 giovani nella fascia d età da 0 a 14 anni ci sono circa 170 anziani. L indice di dipendenza 3, pari al 51,86%, superava la soglia considerata critica del 50%. Il dato evidenzia il problema principale connesso al processo di invecchiamento e cioè la sproporzione che si viene a determinare tra le classi centrali della popolazione (15-64 anni ), che sono da ritenersi economicamente produttive in quanto in età lavorativa, e le altre, considerate sostanzialmente improduttive. Ai fini della presente analisi può essere utile soffermare l attenzione sulla consistenza numerica e sul valore percentuale di alcune specifiche fasce d età: fascia d età popolazione % sul totale della popolazione ,25% ,10% ,34% ,09% 81 e oltre ,16% Tab. 2.2.: Popolazione dell ambito territoriale di Sondrio - 1^ gennaio 2008 Analisi di alcune fasce d età La scomposizione evidenzia in modo chiaro lo squilibrio tra fasce giovanili e popolazione anziana ed il peso significativo (e crescente) dei cosiddetti grandi anziani (coloro che hanno compiuto ottanta anni) sul totale della popolazione, soprattutto se raffrontato con le fasce d età più giovani, che devono assicurare il ricambio generazionale. E altresì importante notare che, mentre nelle fasce d età da 0 a 65 anni gli uomini sono in numero leggermente superiore alle donne, nella fascia 65 e over si registra una decisa inversione di tendenza 1 Fonte dati ISTAT 2 Indice di vecchiaia Rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione di età 0-14 anni 3 Indice di dipendenza rapporto percentuale tra popolazione residente in età non attiva (da 0 a 14 anni e da 65 anni e oltre) e la popolazione in età lavorativa (da 15 a 64 anni). 13

14 che cresce con il crescere dell età. Se consideriamo la fascia d età nel suo complesso le donne rappresentano il 59,86% del totale. Ma prendendo in considerazione la fascia le donne rappresentano il 60,55 % e nella fascia 81 e oltre giungono a rappresentare il 72,05% del totale L invecchiamento della popolazione è un fenomeno in crescita. L analisi dei dati relativi al 1 gennaio 2004, che erano serviti da riferimento per l analisi di contesto del precedente Piano di Zona, ci aiuta a cogliere le dimensioni e la velocità del fenomeno. fascia d età popolazione % sul totale della popolazione , ,32 65 e oltre ,11 Totale ,00 Tab. 2.3.: Popolazione dell ambito territoriale di Sondrio per grandi fasce d età 1^ gennaio 2004 Mentre a livello nazionale nel periodo il peso percentuale degli anziani sul totale della popolazione è cresciuto di 0,7 punti percentuale, a livello di ambito la crescita è stata di 1,17 punti. L invecchiamento della popolazione si è accompagnato nel periodo in esame ad una sostanziale stagnazione della popolazione, come conseguenza di una forte contrazione delle nascite che ha determinato per tutto il quinquennio un saldo naturale sempre negativo 2. L ambito non sembra quindi, per ora, interessato dal fenomeno di lenta ripresa delle nascite che invece si registra,sia pure in maniera altalenante, in ambito nazionale 3. Nell anno 2007 il tasso di natalità è risultato significativamente più basso (8,12 per mille) del valore medio nazionale pari a 9,5 per mille, mentre il tasso di mortalità, attestandosi intorno al 10,1 per mille è risultato superiore al dato medio nazionale, ma in linea con quello del centro nord. Il lieve incremento della popolazione è stato determinato solo dalla presenza di un saldo migratorio attivo. In sintesi l analisi della popolazione residente ci mostra: invecchiamento della popolazione e crescente squilibrio tra le fasce d età produttive e quelle improduttive; femminilizzazione della popolazione anziana; nessun segnale di ripresa delle nascita. L invecchiamento della popolazione ha una ricaduta immediata sull ambito territoriale di Sondrio in termini di richiesta di servizi e assistenza socio sanitaria. Tuttavia è importante considerare anche i riflessi più generali che questa situazione può avere sul territorio in termini di sviluppo e crescita e che sono bene evidenziati nella Relazione sull andamento economico della Provincia di Sondrio nel Il quadro delineato prospetta uno scenario di carenza di risorse umane, con risvolti preoccupanti sul mercato del lavoro e, quindi, sullo sviluppo competitivo del territorio, che risulta difficilmente attuabile in un quadro di risorse umane quantitativamente limitate. Come noto, la struttura, la dinamica e le caratteristiche della popolazione residente sul territorio possono determinare diversi percorsi di sviluppo dell economia locale. Non è insignificante la presenza più o meno consistente di giovani, di popolazione in età lavorativa o di anziani, i cui rapporti possono determinare diversi livelli del carico sociale, così come non sono da trascurare i 1 Fonte dati ISTAT 2 Saldo naturale Differenza tra il numero dei nati ed il numero dei morti in un determinato periodo (in questo caso un anno) 3 In Italia nel 2004 il saldo naturale torna positivo dopo circa due decenni di costante negatività, nel l 2005 torna negativo,per poi tornare positivo nel 2006 e ritornare negativo nel Relazione sull andamento economico della Provincia di Sondrio nel 2007 Camera Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Sondrio 14

15 movimenti migratori in entrata e in uscita e la presenza più o meno regolare di cittadini stranieri, soprattutto di quelli provenienti da paesi extracomunitari. Troviamo ulteriore conferma di quanto detto per l ambito territoriale di Sondrio se analizziamo i dati provinciali relativi alla presenza di minorenni nei cinque distretti. LA SITUAZIONE IN PROVINCIA: IL SEGMENTO DELL INFANZIA Il numero di minori in età compresa fra 0 e 2 anni (la fascia dell infanzia) e quello fra 3 e 10 anni sono indicatori fondamentale non solo della capacità di ricambio della società, ma anche del fabbisogno di servizi socio-assistenziali ed educativi. AMBITO CHIAVENNA 2,88 2,84 2,81 2,85 2,86 2,78 MORBEGNO 2,92 2,88 2,86 2,83 2,81 2,82 SONDRIO 2,50 2,49 2,48 2,45 2,42 2,38 TIRANO 2,67 2,65 2,65 2,59 2,56 2,44 BORMIO 3,51 3,48 3,46 3,45 3,41 3,33 Tab. 2.4.: Minori nella fascia d età 0-2 Indice per ambito territoriale. Anni ,00 3,50 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0, CHIAVENNA MORBEGNO SONDRIO TIRANO BORMIO AMBITO CHIAVENNA 8,16 8,11 8,02 7,96 7,80 7,80 MORBEGNO 7,77 7,73 7,70 7,78 7,82 7,81 SONDRIO 6,70 6,69 6,67 6,73 6,73 6,81 TIRANO 7,46 7,34 7,28 7,29 7,17 7,15 BORMIO 9,54 9,50 9,43 9,37 9,28 9,23 Tab. 2.5.: Minori nella fascia d età 3-10 Indice per ambito territoriale. Anni ,00 10,00 8,00 6,00 4,00 2,00 CHIAVENNA MORBEGNO SONDRIO TIRANO BORMIO 0,

16 LA SITUAZIONE IN PROVINCIA: IL SEGMENTO DEI RAGAZZI All interno della fascia di popolazione rappresentata dai minori assume una rilevanza specifica, e per molti aspetti socialmente delicata, il segmento dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni che frequentano la scuola media inferiore e (la gran parte) quella superiore. La quota percentuale di ragazzi sulla popolazione residente, oltre che in relazione alla situazione familiare, deve essere osservata con riferimento sia ad una serie di servizi formativi in senso stretto sia ad un mix di servizi socio-educativi che il sistema sociale è in grado di offrire CHIAVENNA 8,20 8,21 8,23 8,19 8,23 8,20 MORBEGNO 7,93 7,91 7,89 7,79 7,66 7,53 SONDRIO 7,39 7,27 7,17 7,07 7,01 6,90 TIRANO 8,04 7,95 7,82 7,70 7,72 7,68 BORMIO 8,91 8,95 9,00 8,97 9,05 9,05 Tab. 2.6.: Minori nella fascia d età Indice per ambito territoriale. Anni ,00 9,00 8,00 7,00 6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 0, CHIAVENNA MORBEGNO SONDRIO TIRANO BORMIO LA POPOLAZIONE STRANIERA fascia d età popolazione % sul totale della popolazione , ,35 65 e oltre 43 1,93 Totale ,00 Tab. 2.7.: Popolazione straniera residente nell ambito territoriale di Sondrio per grandi fasce d età - 1^ gennaio 2008 Nel triennio la popolazione straniera residente nell ambito è cresciuta con un ritmo sostenuto, passando da a unità e facendo registrare un incremento di più del 40% in un triennio. Al 1 gennaio 2007 essa rappresentava circa il 3,3% della popolazione residente, valore superiore al dato medio provinciale pari al 2,9%, ma decisamente inferiore al dato medio lombardo pari al 7%. Alla data del 1 gennaio 2008 la popolazione aveva già raggiunto il valore di unità con un incremento di circa il 18% nell anno. La popolazione stranierà è ovviamente una popolazione molto più giovane di quella residente, con una forte incidenza dei minori nella fascia d età Essa registra anche elevati livelli di natalità. I nati nel corso del 2007 sono stati infatti 46 pari al 10% del totale delle nascite nell anno. 16

17 Contrariamente a quanto si registra in ambito nazionale e regionale le donne straniere residenti sono più numerose degli uomini e rappresentano alla data del 1 gennaio 2008 circa il 51,4% della popolazione straniera. Tuttavia il gap tra uomini e donne va diminuendo rapidamente, se si considera che al 1 gennaio 2004 le donne rappresentavano il 55% del totale della popolazione ed alla fine del 2006 il 52,13%. Le famiglie con almeno uno straniero presente nel nucleo familiare sono 1.068, mentre le famiglie con capofamiglia straniero ammontano a 868. La popolazione straniera si conferma, anche nell ambito territoriale di Sondrio, come un fattore di dinamicità che consente di contrastare, sia pure in misura limitata per ora, la forte tendenza alla contrazione della popolazione locale. Vanno inoltre evidenziati i significativi mutamenti strutturali che si vanno determinando all interno della popolazione residente. All evidente crescita delle seconde generazioni è infatti da accostare come secondo fenomeno di trasformazione demografica, seppur forse meno eclatante l aumento quantitativo di presenze nelle fasce d età adulte anche più avanzate %incremento/ variazione totale totale decremento Albosaggia ,50 Berbenno di Valt ,15 Caiolo ,78 Caspoggio ,00 Castello ,86 Castione ,00 Cedrasco ,50 Chiesa in Valm ,59 Chiuro ,96 Colorina ,22 Faedo Valt ,67 Fusine ,23 Lanzada ,67 Montagna in V ,86 Piateda ,78 Poggiridenti ,37 Ponte in Valt ,67 Postalesio ,46 Sondrio ,29 Spriana ,00 Torre di S. Maria ,00 Tresivio ,00 Totale ,10 Tab. 2.8.: Popolazione straniera residente nell ambito di Sondrio 17

18 totale di cui % minore su di cui % minore su totale minorenni tot pop minorenni tot pop Albosaggia , ,31 Berbenno di Valt , ,82 Caiolo 9 0 0, ,00 Caspoggio 3 0 0, ,00 Castello , ,00 Castione , ,00 Cedrasco , ,29 Chiesa in Valm , ,22 Chiuro , ,54 Colorina , ,71 Faedo Valt , ,29 Fusine , ,27 Lanzada 6 0 0, ,00 Montagna in V , ,00 Piateda , ,99 Poggiridenti , ,29 Ponte in Valt , ,27 Postalesio , ,67 Sondrio , ,34 Spriana , ,00 Torre di S. Maria , ,00 Tresivio , ,81 Totale , ,00 Tab. 2.9.: Popolazione straniera residente nell ambito di Sondrio La popolazione straniera residente nell ambito territoriale di Sondrio proviene in prevalenza (per il 48,3 %) dai paesi dell Europa dell Est e dai paesi extra UE che si affacciano sul mediterraneo (il 32%). Significativa anche la presenza della popolazione cinese che ammonta al 9 % del totale della popolazione straniera. Una componente importante della popolazione immigrata dall est europeo è costituita da persone provenienti da paesi come la Romania che sono entrati a far parte dell Unione Europea e da altri come la Croazia che sono in fase di pre-adesione. L acquisizione dello status di cittadino europeo cambia ovviamente il quadro dei diritti di questa fascia di popolazione ed in conseguenza, almeno in parte, i bisogni sociali di cui sono portatori. L Osservatorio Regionale per l Integrazione e la Multietnicità stima in circa 800 le persone straniere irregolarmente presenti sul territorio provinciale, valore pari al 14,81 % del totale della popolazione regolarmente residente. Tale percentuale applicata al territorio dell ambito territoriale di Sondrio consente di stimare in circa 275 il numero di persone straniere irregolarmente residenti. Al di là del problema dell irregolarità, che è, per certi aspetti, un fenomeno endemico dell attuale processo migratorio, la popolazione straniera residente nell ambito territoriale di Sondrio mostra una tendenza alla stabilizzazione ed all integrazione, evidenziata anche dai dati occupazionali, in particolare da quelli relativi alla crescita della imprenditoria straniera. I dati relativi alla condizione lavorativa della popolazione straniera sono disponibili soltanto a livello provinciale. E possibile che nei diversi ambiti di piano si riscontrino delle differenze in particolare relativamente alla presenza di lavoratori stagionali, tuttavia le dinamiche dell occupazione straniera presentano caratteristiche simili su tutto il territorio provinciale. Nel 2007 quasi il 70% della popolazione presente sul territorio è risultato occupata, il 9% circa risulta disoccupato; la restante parte della popolazione è composta per l 8,6% da studenti e per l 11,9 da casalinghe Gli occupati con contratto a tempo indeterminato full time sono il 33% della popolazione, gli occupati stagionali rappresentano l 11,6%. Raffrontando il dati del 2007 con quelli dell anno precedente si osserva una tendenza alla precarizzazione dei rapporti di lavoro con una 18

19 diminuzione di circa 8 punti percentuali della fascia di popolazione occupata a tempo indeterminato part -time 1. In crescita risulta essere l imprenditoria extracomunitaria. In particolare, crescono del 4,1% le imprese individuali aperte da persone nate al di fuori dei confini dell Unione Europea, che si attestano a quota 431 unità, evidenziando, seppur in maniera più contenuta rispetto al dato nazionale, una particolare vitalità dell imprenditoria immigrata a fronte della tendenza ormai consolidata alla diminuzione complessiva delle micro-aziende condotte da italiani. Quasi il 30% dei titolari di impresa con nazionalità extracomunitaria provengono dal Marocco (126 unità, 4 in più rispetto al 2007), 115 dalla Svizzera, (+1 unità rispetto al 2007), 22 dal Senegal, 18 dall Albania, 16 dalla Macedonia, 9 dall Argentina e dall Egitto, 8 dall Australia, 7 dal Libano e gli altri 76 da altre località SITUAZIONE ECONOMICA E OCCUPAZIONALE 3 I principali indicatori economici sono disponibili solo nella dimensione provinciale. Essi sono comunque in grado di ben rappresentare la situazione dell ambito territoriale di Sondrio, che non presenza sostanziali discrepanze rispetto a quella complessiva della provincia. La provincia di Sondrio è caratterizzata da un buon tenore di vita, testimoniato dal valore del prodotto interno lordo pro capite che nel 2007 è risultato pari a ,32 Euro, collocandosi tra i valori più alti della Lombardia e del nordovest. Il risultato, che pone la provincia di Sondrio tra le province più ricche d Italia, è ulteriormente positivo se si guarda al ritmo di crescita dell economia locale, che risulta essere più rapido con riferimento sia alla realtà regionale che a quella nazionale. Positivo è risultato nel corso del 2007 anche l andamento del mercato del lavoro in relazione sia ai tassi di attività che di occupazione. Il confronto con il dato medio del 2006 evidenzia che essi sono cresciuti rispettivamente di 2,5 e 1,8 punti, consolidando così la tendenza alla ripresa che si era registrata già nel 2005 e che seguiva due anni (/2004 e 2005) di contrazione dell occupazione. Il dato acquista un significato ancora più positivo in relazione alla situazione nazionale e regionale che ha registrato una sostanziale stagnazione. Malgrado la crescita, il tasso di occupazione provinciale (15-64 anni) complessivo, pari al 65,7%, resta ancora inferiore di due punti rispetto al quello regionale (66,7%), segnalando così il permanere di una debolezza del mercato del lavoro valtellinese nel contesto regionale. E bene però evidenziare che si tratta di una debolezza relativa, legata al confronto con un contesto territoriale che presenta valori molto al di sopra della media nazionale. Infatti allargando il confronto al contesto nazionale la situazione della provincia mostra performance decisamente migliori della media, sia per quanto riguarda i livelli di occupazione sia per quanto attiene ai tassi di attività. 1L Osservatorio Regionale per l Integrazione e la Multietnicità _Regione Lombardia -Rapporto Relazione sull andamento economico della Provincia di Sondrio nel 2007 Camera Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Sondrio 3 Fonte dati e commenti: Relazione sull andamento economico della Provincia di Sondrio nel 2007 Camera Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Sondrio 19

20 Tassi occupazione 2007(15-64 anni) ,7 74,6 70,7 66,7 65,7 58,7 56,6 56,4 46,6 Italia Lombardia Sondrio Totale Maschi Femmine Disaggregando i dati per genere si rileva che lo scarto a livello regionale è dato principalmente dal tasso di occupazione maschile, pari al 74,6%, che è inferiore di circa 2 punti a quello lombardo (76,7%), pur risultando superiore di circa 4 punti percentuale al valore medio italiano ( 70,7%). Il tasso di occupazione femminile provinciale, pari al 56,4%, risulta invece allineato con quello regionale (56,6%) e decisamente superiore a quello italiano (46,6%). Sebbene resti molto al di sotto di quello nazionale, il gap occupazionale di genere pari al 18, 2 punti, resta particolarmente importante, evidenziando come permanga anche in Valtellina una sostanziale debolezza dell occupazione femminile oltre che, probabilmente, una maggiore propensione delle donne al lavoro nero o saltuario. Analogamente a quanto rilevato per i tassi di attività ed occupazione anche il tasso di disoccupazione, pari al 4,4%, evidenzia valori meno performanti del contesto provinciale rispetto al contesto regionale. La criticità risulta rafforzata dal fatto che il tasso di disoccupazione è in crescita rispetto all anno precedente, in controtendenza con le dinamiche regionali e nazionali che hanno registrato una riduzione dei tassi di disoccupazione. Anche in questo caso le criticità vanno comunque considerate nel contesto di un quadro sostanzialmente più che positivo se rapportato al contesto nazionale. Tasso disoccupazone anno 2007 (15-64 anni) 9 8 7, ,1 4,8 3,4 2,6 4,6 4,4 3,7 5,5 Totale Maschi Femmine Italia Lombardia Sondrio Anche in questo caso disaggregando i dati per genere emerge la maggiore debolezza dell occupazione femminile. Altri dati utili ad approfondire l analisi del mercato del lavoro derivano dall osservazione dell andamento degli interventi di Cassa Integrazione Guadagni. 20

21 L analisi delle ore di CIG autorizzate nel 2007 dall Istituto Nazionale Previdenza Sociale con riferimento al comparto manifatturiero evidenzia un incremento delle ore relative agli interventi di integrazione salariale ordinaria autorizzate per contrazione o sospensione dell attività produttiva, per situazioni aziendali dovute ad eventi transitori e non imputabili all imprenditore o agli operai, determinate da situazioni temporanee di mercato - pari a 18,3 % rispetto al Per quanto concerne la cassa integrazione straordinaria concessa per crisi economiche settoriali o locali, per ristrutturazioni, riorganizzazioni o conversioni aziendali, si rileva nel complesso un incremento sostenuto di oltre 67 punti percentuali, a fronte di un calo a livello regionale del 3%. Nel corso del 2008 l andamento della cassa integrazione ha visto una forte contrazione nel numero delle ore nel primo trimestre, ma una forte ripresa nel corso del 2 trimestre in concomitanza con una tendenza alla diminuzione della produzione industriale. In sintesi quindi all interno di una situazione economica sostanzialmente positiva si registrano alcuni fattori di criticità debolezza dell occupazione femminile; tendenza alla crescita della disoccupazione, soprattutto femminile; situazione di crisi in alcuni settori produttivi accompagnata da una generale tendenza alla contrazione della produzione industriale nel corso del corrente anno. Si tratta di fattori che non sono specifici della nostra realtà locale e caratterizzano tutto il contesto nazionale. Tuttavia a questi fenomeni va prestata particolare attenzione, perché come evidenziato anche dal recente rapporto sulla povertà in Italia essi contribuiscono in modo determinante ad abbassare il tenore di vita delle famiglie italiane spingendole verso o oltre la soglia della povertà Citiamo direttamente dal rapporto sulla povertà relativa in Italia nel 2007 presentato dall Istat il 4 novembre 2008 Anche la difficoltà a trovare un occupazione o un occupazione qualificata determina livelli di povertà più elevati: è povero il 27,5% delle famiglie con a capo una persona in cerca di lavoro (ben il 38,1% nel Mezzogiorno) Le situazioni più difficili appaiono, inoltre, quelle delle famiglie in cui non vi sono occupati né ritirati dal lavoro; quasi la metà di queste famiglie (48,5%) è povera, si tratta soprattutto di anziani soli (senza una storia lavorativa pregressa), di coppie con figli e di monogenitori. In generale, le famiglie con componenti occupati presentano le incidenze di povertà più contenute, ma se all interno vi sono persone in cerca di occupazione, il disagio assume una forte rilevanza; ben il 19,9% di queste famiglie, costituite per lo più da coppie con due o tre figli, vivono in condizione di povertà. Nel 2005 il Comune di Sondrio ha condotto un indagine sulla povertà delle famiglie a partire dai dati relativi all erogazione di contributi economici da parte del Servizio Sociale di Base; da questa indagine sono emerse osservazioni e indicazioni operative ancora attuali e forse più urgenti in seguito all impoverimento generale di alcune fasce della popolazione Anche dai dati dell ultimo triennio risulta che la povertà materiale nel distretto di Sondrio esiste ed è in crescita. Essa si manifesta secondo due forme: povertà assoluta e povertà relativa. Colpisce in modo massiccio le famiglie, ma sono tuttavia numerose le persone singole. Le categorie più colpite sono le famiglie con bambini (si stima oltre il 40%), gli uomini soli e le donne sole o con a totale carico i figli, in quanto nubili o separate. La povertà colpisce in maniera meno significativa le persone anziane. E significativo sottolineare, come molte altre ricerche documentano, che la povertà materiale non si presenta mai da sola ma si accompagna a problemi personali e di salute, a problemi di relazioni nell ambito familiare, spesso compromesso o disgregato, ed a debolezza o assenza delle reti sociali. Essa viene innescata frequentemente da problemi legati alla sfera della famiglia, con conseguenze sul lavoro e sul reddito, avviando un circolo vizioso sul quale è difficile intervenire e del quale risulta sempre più investito il Servizio Sociale di Base (capitolo 5) 21

22 Al momento nell ambito territoriale di Sondrio esistono misure di contrasto costituite essenzialmente da: a) contributi economici ordinari e straordinari erogati dai singoli Comuni ed in misura nettamente prevalente dal Comune capoluogo (contributi non erogati in modo omogeneo in tutto il distretto dove si verificano disparità profonde tra un comune ed un altro); b) buoni sociali mirati: contributi a progetto al momento attivi per famiglie con figli di età inferiore ai tre anni; c) agevolazioni tariffarie sui servizi a domanda individuale; d) programmi di prima accoglienza e supporto a favore di soggetti a grave rischio di emarginazione (Centro di Prima Accoglienza e Progetto Spazio di reinserimento Sociale); e) programmi di inserimento lavorativo (Borse Lavoro) e di inserimento sociale (Progetti di integrazione sociale) ISTRUZIONE Per quanto riguarda l istruzione e la formazione non sono disponibili dati in grado di descrivere in modo specifico l accesso all istruzione da parte della popolazione giovanile residente nell ambito territoriale di Sondrio. Tuttavia la situazione provinciale rispecchia quella locale, con una specificità legata al fatto che nell ambito di Sondrio è presente un offerta di istruzione secondaria di secondo grado più articolata che negli altri territori, il che può rappresentare una opportunità in più per i residenti. Sicuramente l offerta di un ventaglio ampio di possibilità formative contribuisce a richiamare nell area un buon numero di studenti residenti fuori ambito, che raggiungono il 37,1% dei frequentanti. Complessivamente nell ambito si concentrano poco meno della metà (45,4%) degli iscritti alle scuole superiori. Sul territorio di Sondrio si determina così una presenza giornaliera o settimanale di giovani non residente che presentano problematiche e bisogni specifici che non possono essere sottovalutati all interno delle politiche di intervento rivolte alla popolazione giovanile. In sintesi Il tasso di frequenza alla scuola superiore si conferma elevato: più del 93% dei giovani tra i 15 e i 19 anni è iscritto ad un istituto superiore statale, dato decisamente più elevato rispetto al tasso di frequenza rilevato nella regione Lombardia pari all 81%. Anche l indicatore riferito alle interruzioni di frequenza presenta un valore minore in provincia (2,3%) rispetto al dato regionale (3,5%) e a quello nazionale (3,7%). Osservando la suddivisione degli iscritti tra le diverse tipologie di istituto, le iscrizioni agli istituti professionali appaiono percentualmente in continuo calo, passando dal 32% dell anno scolastico 2003/2004 al 28% del 2007/2008, mentre i licei e le scuole magistrali ricoprono una percentuale sempre più importante, passando, nello stesso periodo, dal 30,4% al 34%. Questo fenomeno è per altro in atto, in misura anche più accentuata, anche a livello regionale. Relativamente all istruzione universitaria va evidenziato come i residenti in provincia di Sondrio risultino fortemente penalizzati in ambito regionale a causa delle distanze e delle difficoltà di collegamento con i principali centri universitari. Per quanto riguarda gli studi post-diploma, diminuisce leggermente il numero di iscritti ai corsi universitari, che, nell anno accademico 2006/2007, ultimo aggiornamento disponibile, si riduce dello 0,8% rispetto all anno precedente, raggiungendo i iscritti; mentre rimane costantemente superiore la percentuale di femmine iscritte rispetto alla percentuale maschile (55,2% contro 44,8%). Analizzando i dati relativi agli studenti laureati e diplomati nei vari corsi universitari, si osserva una leggera riduzione (-1,6%), nell ultimo anno accademico, che interrompe l andamento positivo registrato dal 2003 al Marcata la differenza di genere tra i laureati: nel 2006/2007 quelli di sesso femminile hanno rappresentato il 59,7% del totale (777). 22

23 Esiste un notevole gap tra l offerta di laureati e la domanda espressa dal territorio, che non riesce a far fronte all assorbimento degli studenti della provincia che completano gli studi universitari. Di conseguenza, circa il 40% (soprattutto i laureati in ingegneria ed in economia e commercio e lauree affini) trova lavoro fuori provincia. Rispetto all inserimento sul mercato del lavoro i corsi di formazione professionale realizzati dal Centro di Formazione Professionale della Provincia di Sondrio hanno invece realizzato una buona performance: il 79% dei qualificati dei corsi attivati dal Centro di Formazione Professionale dell anno scolastico 2006/2007 ha trovato lavoro. I corsi attivati, che riguardano figure professionali quali: operatore/operatrice alimentare e della ristorazione, operatore/operatrice per le cure estetiche, operatore edile e del territorio ed operatore/operatrice dell'abbigliamento, sono stati frequentati da 244 alunni, in numero stabile rispetto al Gli studenti stranieri in provincia di Sondrio, da quanto emerge dal dato dell ultima rilevazione disponibile, relativa all anno scolastico 2005/2006, rappresentano il 3,1% del totale degli studenti (scuola dell infanzia, primaria, secondaria di primo e di secondo grado), valore più basso rispetto al dato regionale, legato al ritardo con cui il fenomeno migratorio e la conseguente stabilizzazione della popolazione si sono presentati in provincia Relativamente al genere sono equamente distribuiti tra maschi (49%) e femmine (51%). Provengono principalmente del continente africano (41%) e dai paesi Europei non compresi nella UE (37,4%); il paese più rappresentativo risulta essere il Marocco. E utile evidenziare come il livello di istruzione della popolazione abbia un risvolto diretto sulla crescita economica della popolazione. Le fasce di popolazione con bassi livelli di istruzione sono in generale le prime a rischio d espulsione sul mercato del lavoro di fronte a situazioni di crisi o innovazione tecnologica. Ancora dal rapporto sulla povertà citato: Nell individuare i profili delle famiglie povere, molto importanti sono le caratteristiche della persona di riferimento: oltre all età e al sesso, il livello di istruzione, a sua volta legato alla partecipazione al mercato del lavoro, alla condizione e alla posizione professionale, è un fattore strettamente associato alla condizione di povertà Questo risulta particolarmente vero nel caso della popolazione straniera In provincia circa due stranieri su tre senza titolo di studio si trovano decisamente al di sotto della soglia di sussistenza a fronte del solo 13% dei possessori di laurea o diploma universitario. Parimenti circa due su cinque delle persone straniere con un buon livello di istruzione si posizionano decisamente al di sopra del livello di povertà a fronte del solo 22% dei senza titolo All interno dei dati generali sull istruzione appare necessario soffermare l attenzione sui dati relativi alla frequenza di alunni disabili che sono portatori di bisogni sociali specifici ed ineludibili 1 il numero complessivo degli alunni disabili iscritti a Scuola è quantitativamente importante: 134 alunni; ad eccezione della scuola dell Infanzia, la cui frequenza è limitata: 8 alunni, significativo è il numero degli iscritti ad ogni altro grado di scuola. 1 Fonte dati :A.S.L. DELLA Provincia di Sondrio- dipartimento A.S.S.I U.O.C Fragilità 23

24 24

25 CAPITOLO 3 - LE PRIORITÀ PROVINCIALI 3.1. Il coordinamento degli Uffici di Piano 3.2. Linee di indirizzo della programmazione socio-sanitaria 3.3. I rapporti con la Provincia Il presente capitolo risulta centrale per l architettura del Piano di Zona poiché, a partire dalla descrizione delle attività del coordinamento degli Uffici di Piano a livello provinciale, delinea le strategie per l integrazione socio-sanitaria da realizzare nel prossimo triennio. Il capitolo si conclude con l analisi del ruolo della Provincia e della collaborazione con gli Uffici di Piano. 25

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