Biocombustibili solidi

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1 12 Biocombustibili solidi Generatori di calore a biomassa: cosa dice la UNI 10683:2012 su stufe e termocamini Piero Bonello Coordinatore GL 609 S Stufe, caminetti e barbecue ad aria e acqua Smalbo S.r.l. Frutto di un lavoro preparatorio di quasi quattro anni, la norma UNI 10683:2012 Generatori di calore alimentati a legna o altri biocombustibili solidi. Verifica, installazione, controllo e manutenzione si presenta in versione notevolmente ampliata rispetto alla precedente versione del Le oltre 40 pagine che la compongono rispetto alle 12 della versione storica ne fanno uno strumento di lavoro completo a beneficio degli operatori professionali. Tutti - a parole - si dicono in grado di posare un apparecchio e di allacciarlo ad un buco nel muro, ma per rispettare i moderni standard di sicurezza occorre una preparazione di base ed un continuo aggiornamento professionale. L obiettivo che si pone la norma UNI 10683:2012 è di imprimere una svolta in senso tecnologico alle installazioni dei piccoli apparecchi. È stata mantenuta l impostazione sequenziale delle operazioni grazie alla quale, colui che si occupa della programmazione di interventi di installazione su larga scala (es: direttore tecnico di impresa o capo cantiere), trova immediatamente gli spunti per compilare liste di controllo delle operazioni adeguate alla complessità del lavoro da svolgere e per aggiornarle senza perdersi nei meandri di prescrizioni scollegate tra di loro. È stato invece introdotto il principio safety first per cui ogni clausola è stata rivista e valutata nell ottica di privilegiare l aspetto della sicurezza come valore primario delle installazioni. Questa scelta, maturata nel corso dei lavori, ha comportato l accantonamento di alcune proposte relative alle prescrizioni ad una mini-progettazione dell impianto, non perché non fossero condivise, ma semplicemente perché avrebbero distolto l installatore dalla valutazione della sicurezza del proprio operato; questa lacuna potrà essere colmata con un apposito standard per il quale i materiali di studio sono già pronti. In compenso l approccio safety first ha permesso di coordinare i lavori di revisione della UNI 10683:2005 con quelli relativi alla UNI 7129 a cura del CIG. Pur procedendo in parallelo, il proficuo scambio di informazioni ha permesso di scrivere clausole coordinate, come nel caso delle installazioni non ammesse attinenti apparecchi a gas ed a combustibile solido, e di dettare un innovativa disciplina per il caso di intubamenti multipli, anche a servizio di generatori alimentati da combustibili diversi. Altro principio ispiratore, che costituisce l evoluzione del lavoro svolto dai normatori sin dal 1998, è quello per cui la presa d aria, l apparecchio e il sistema di evacuazione dei prodotti della combustione devono essere considerati unitariamente ai fini dell installazione, del controllo e della manutenzione, conferendo alla stufa o all inserto ed ai suoi necessari (non accessori) la dignità di piccolo impianto termico. Ma c è di più. È stato preso in esame il problema delle installazioni fatte da soggetti diversi ed in tempi successivi, per disciplinare in modo organico, per quanto possibile, il passaggio di consegne tra diversi operatori, sia al fine dell assunzione di responsabilità discendente da norme di legge o di regolamento, sia per indicare chi deve aspettarsi che cosa, quando arriva in cantiere a lavori già in corso. Ne consegue che la norma ha lasciato da parte ogni problema relativo alla legittimazione amministrativa dell operatore, limitandosi a dire et de hoc satis chi deve compiere determinate operazioni rilevanti ai fini di

2 IL CTI INFORMA 13 una corretta installazione. Tutti gli impianti a biocombustibile solido (alimentati generalmente a legna e pellet) di potenza inferiore ai 35 kw sono stati presi in considerazione: stufe, termocucine, piccole caldaie, inserti a focolare chiuso o aperto, stufe assemblate in opera e stufe a pellet. Nel campo di applicazione della norma gli apparecchi sono individuati con riferimento alle rispettive norme europee di prodotto: apparecchi in apparenza così diversi sono accomunati dall esigenza di una corretta presa d aria e di un efficace sistema di evacuazione dei fumi. Si tratta però di una norma di processo, che si applica ad una platea di installazioni più ampia. In altre parole il procedimento preso in esame per la stesura delle clausole di installazione prende in esame l id quod plerumque accidit di installazioni di apparecchi nuovi collegati ad impianti fumari nuovi. Tuttavia si può dare il caso in cui si debba re-installare un apparecchio già usato ma ancora in buono stato anche se con qualche anno di servizio; oppure che sia necessario utilizzare un impianto fumario costruito appena prima dell entrata in vigore della marcatura CE obbligatoria per i camini, ma con tecnologie moderne ed accettabili sotto il profilo della sicurezza. In entrambi questi casi la norma UNI 10683:2012 trova piena applicazione, nel presupposto che l installatore abbia espresso un giudizio di idoneità sull apparecchio o sull impianto fumario e se ne assuma la responsabilità. In generale, comunque, esiste sempre un alea dell attività dell installatore che il dettato della norma non riesce ad eliminare perchè attiene alle scelte ed alla buona pratica di esecuzione; tuttavia la norma consente, quanto meno, di organizzare il lavoro secondo uno schema logico orientato alla sicurezza del risultato e di organizzare, per ogni segmento di attività, una lista di controllo adatta all organizzazione e alle capacità dell operatore. Non per nulla è stata introdotta, come requisito di serie per la corretta espressione dei risultati dell installazione la dichiarazione di conformità dell impianto alla regola dell arte; in presenza di più soggetti che intervengono sull impianto in fasi successive, è stata prevista un apposita disciplina per identificare correttamente chi abbia fatto che cosa. Nel contempo, sempre in nome della sicurezza degli impianti, è stato introdotto l obbligo di misurare in opera la depressione che si viene a creare nei locali di installazione rispetto all ambiente esterno per effetto dell installazione dell apparecchio. Si tratta di un innovazione che non sostituisce l obbligo di prevedere adeguate prese d aria secondo quanto disposto dal costruttore dell apparecchio o, in mancanza, secondo i valori previsti nella norma. Senonché era diventata una prassi abbastanza comune l abitudine di prevedere apposite aperture per l afflusso dell aria che venivano sistematicamente otturate dall utente finale con le scuse più disparate. Il cliente finale il più delle volte lamentava il fatto che dalle aperture entra il freddo e io devo scaldare la casa dimenticando che il benessere domestico è anche una questione di sicurezza; in altri casi riusciva difficile spiegare il perché delle prese d aria al proprietario che aveva appena speso una cifra considerevole per rifare i serramenti con i doppi vetri per aumentare l isolamento termico. Risultato finale: è l installatore che non capisce niente e quindi i suoi buchi nel muro devono es-

3 14 sere chiusi. Pertanto la norma ha introdotto l obbligo di misurare la distanza dalla barriera che ci separa dall asfissia: il valore di sicurezza misurato non deve superare i 4 Pascal, altrimenti vuol dire che non c è ricambio d aria e quindi siamo in presenza di una piccola camera a gas. Si tratta di un procedimento abbastanza semplice, di breve durata e, soprattutto, che si può ripetere anche dopo l installazione, per verificare il corretto funzionamento. Si prevede che questa misura diventi familiare quanto gli ormai famosi 9,15 metri della barriera sui calci di punizione e più temibile degli 11 metri del dischetto del rigore. Sul fronte dell evacuazione dei prodotti della combustione, le norme di prodotto sui camini sono state recepite non solo per la terminologia e la designazione di prodotto, ma anche con riferimento alle prestazioni dei componenti. Quando si devono attraversare parti di edificio con materiali combustibili, l adeguato isolamento del 2005 oggi passa attraverso la scelta di materiali idonei del tipo c.d. doppia parete oppure attraverso calcoli progettuali e, in ogni caso, richiede il rispetto di ben precise distanze di sicurezza. Sono rimaste in compenso due importanti limitazioni: I camini a servizio degli apparecchi a combustibile solido devono sempre funzionare in depressione. Ogni camino deve ricevere lo scarico di un solo apparecchio, senza possibilità di avvalersi di canne fumarie collettive. Non si tratta di una scelta di retroguardia, ma di una naturale conseguenza della modalità di formazione delle norme, basate sul consenso e sulla condivisione di esperienze. Nel caso del regime di pressione si è convenuto che non esiste una sufficiente esperienza maturata sul campo o in via sperimentale per dettare regole certe sul funzionamento in pressione in presenza di alte temperature; nel caso degli scarichi collettivi invece di esperienza ne esiste fin troppa, sotto forma di vecchi manufatti di dubbia affidabilità e di tentativi di riutilizzo che si risolvono nell immettere i fumi di un apparecchio direttamente nell appartamento di un altro. In compenso qualche scelta coraggiosa ed innovativa è stata fatta. Per la prima volta è stato affrontato e risolto il nodo degli intubamenti multipli, anche quando nello stesso cavedio transitano condotti allacciati ad apparecchi alimentati a gas. Il condotto a servizio di apparecchi a combustibile solido è un brutto cliente, a causa delle alte temperature dei fumi e della possibilità che si sviluppi il fuoco di fuliggine. Per questo non può essere installato in adiacenza a condotti per intubamento in materiale plastico, che potrebbe fondersi per effetto delle alte temperature dei vicini; particolari attenzioni alle distanze di sicurezza devono essere osservate quando convivono nello stesso cavedio condotti installati per resistere al fuoco di fuliggine (contraddistinti dalla lettera G) ed altri per i quali tale resistenza non è richiesta (designati con la lettera O); se infine uno o più condotti adiacenti lavorano in pressione a servizio di apparecchi a gas, devono essere adottati accorgimenti per evitare interferenze, cioè che i fumi provenienti da uno o più condotti penetrino in quello che lavora in depressione anziché disperdersi in atmosfera. Sempre per restare sul tetto, è stata prevista un adeguata distanza dalle antenne televisive, specialmente da quelle paraboliche. Sembra una novità banale, ma è significativa dell evoluzione dei tempi: quando fu scritta la prima versione della norma era il 1998 e l uso dei ricevitori satellitari non aveva ancora avuto la diffusione di questi anni. La previsione della nuova versione della norma evita problemi tanto

4 IL CTI INFORMA 15 all impianto di riscaldamento quanto alla ricezione del segnale televisivo e perciò non si rivolge solo a chi deve installare il comignolo, ma anche a chi progetta la disposizione degli altri impianti tecnologici, per evitare, fra l altro, che il torrino del comignolo sia utilizzato sistematicamente come piano di appoggio per le parabolica. È stata infine aggiunta la disciplina del controllo e della manutenzione degli apparecchi e dei componenti dell impianto che contiene, tra l altro, la previsione di interventi periodici sulle singole parti compresa la pulizia dell impianto fumario, a cadenze prestabilite. Si tratta di disposizioni minime, che non si sostituiscono a quelle più puntuali emanate dai costruttori degli apparecchi e dei componenti dell impianto. Tuttavia la previsione della norma è un punto di partenza per organizzare un minimo di controllo e di prestazioni post-vendita e che ricordano, tanto all operatore professionale che all utente, che gli apparecchi ed i camini non si rigenerano né si puliscono da soli, se vogliamo evitare incendi o guasti irreparabili. A completamento di questa parte è stato previsto uno schema di rapporto che, lungi dall essere esaustivo, costituisce un primo lodevole tentativo di assicurare un minimo di informazioni organizzate a beneficio di chi interverrà la prossima volta oppure, nel caso in cui il manutentore o il verificatore siano sempre gli stessi, per ricordarsi dove eravamo rimasti. La nuova norma di installazione è stata scritta e pensata per operatori professionali, ma coinvolge tutti i soggetti della filiera dell impianto. I produttori degli apparecchi e dei sistemi fumari sono facilitati nell assistere i propri installatori ed i clienti con una formazione sempre più mirata per il corretto utilizzo degli apparecchi e dei singoli componenti. I progettisti hanno finalmente utili precisazioni sulla sicurezza delle installazioni di cui tener conto nella predisposizione delle funzionalità dell edificio. Ai consumatori si richiede di rinunciare al fai-da-te in cambio di una prestazione altamente qualificata degli installatori, la cui preparazione fa la differenza tra un impianto che funziona e uno che dà problemi, anche seri. A tutti gli operatori, indistintamente, si richiede un po di studio e capacità di confrontarsi con le novità che viene ripagato con l opportunità di ottenere installazioni da zona Champions. EN SOLID BIOFUELS - FUEL SPECIFICATIONS AND CLASSES : QUALITÀ DEL CIPPATO E STRUMENTI DI CONTROLLO Giuseppe Toscano toscano@cti2000.it Il tema della qualità dei combustibili è da sempre un elemento fondamentale per quei settori che ricorrono al loro utilizzo per la generazione di energia. Ciò vale anche nel campo della produzione di energia da biocombustibili, o combustibili di origine vegetale, dove proprio l applicazione del concetto di qualità ne ha reso possibile una prospettiva di sviluppo. Il termine qualità nell uso comune non è sempre ben definibile, assume significati diversi, talvolta astratti e non oggettivi. Quando, invece, si riferisce ad un elemento o sistema definito, la qualità diventa qualcosa di concreto, misurabile e codificabile mediante informazioni condivisibili. Per le biomasse ad uso energetico, comprendendo un ampio numero di prodotti provenienti sostanzialmente dal settore agricolo e forestale, la qualità delle ma-

5 16 NORMA TITOLO UNI EN Requisiti generali UNI EN Pellet di legno per uso non-industriale UNI EN Bricchette per uso non industriale UNI EN Cippato di legno per uso non industriale UNI EN Legna da ardere per uso non industriale UNI EN Pellet non legnoso per uso non industriale TABELLA 1 - Elenco delle norme UNI EN terie prime è un argomento su cui si lavora da molto tempo. Nell ambito del CEN (European Committee for Standardization), organismo che promuove norme e specifiche tecniche a livello europeo, è presente il gruppo di lavoro CEN/TC 335 Solid biofuels, che si occupa specificatamente di biocombustibili e ai cui lavori partecipa anche il CTI con i suoi esperti nazionali, nominati dal GL 902 Biocombustibili solidi. Uno dei principali riferimenti normativi sviluppati è il pacchetto di sei norme (Tabella 1) della UNI EN Biocombustibili solidi Specifiche e classificazione del combustibile con le quali vengono classificati i più diffusi biocombustibili solidi, definendone le caratteristiche mediante delle specifiche di prodotto. Attraverso l applicazione di queste norme è possibile identificare le diverse tipologie di biocombustibili e determinarne il livello qualitativo, misurandone le proprietà relative a requisiti tecnici o alle prestazioni richieste dal prodotto. Queste sono principalmente di carattere: - energetico: relative alla capacità del prodotto di produrre energia; - tecnico: legate al rapporto tra la biomassa ed i sistemi, macchinari, ed impianti termici utilizzati per l approvvigionamento delle materie prime e la produzione di energia; - ambientale: riguardanti l impatto ambientale derivante dal suo utilizzo energetico. Specificatamente per il cippato di legno, il documento di riferimento che stabilisce in modo inequivocabile le classi di qualità è la norma UNI EN :2011. La sua applicazione consente di supportare: - gli operatori del mercato, rendendo più chiare ed efficienti le transazioni di biomassa tra venditore e acquirente; - i produttori di impianti termici e macchinari di interesse per la gestione e approvvigionamento della biomassa, disponendo di una specifica di riferimento con la quale progettare e garantire i sistemi; - le autorità competenti per le autorizzazioni o l applicazione di incentivi per la produzione di bioenergia, vincolando decisioni e permessi al rispetto della qualità di prodotto stabilita dalla norma tecnica 1. La norma definisce quattro classi di qualità (A1, A2, B1, e B2) per ciascuna delle quali viene indicata l origine della materia prima 2 e definita una serie di requisiti di carattere dimensionale, ponderale, energetico e chimico, misurati sulla base di specifiche metodologie (Tabella 2). Il rispetto di questi parametri garantisce la qualità del prodotto e la sua prestazione ottimale negli impianti termici. Le proprietà chimiche, in particolare, consentono di individuare la presenza di biomasse diverse dal cippato di legno o di materie prime residuali provenienti da processi in cui sono praticati trattamenti chimici 3. Di fatto la UNI EN rappresenta uno strumento di misura della qualità del cippato che trova efficacia quando introdotta in un sistema di gestione della qualità, basato sullo sviluppo organizzato di 1 Un recente esempio si trova nei DM 6 luglio 2012 e DM 28 dicembre 2012 che richiamano il rispetto delle classi di qualità A1 e A2 definite dalla UNI EN Si applica la UNI EN Requisiti generali. Consente di codificare il tipo di prodotto sulla base della filiera di origine e di alcune caratteristiche generali (tronchi, log, legno con o senza corteccia, di derivazione forestale, industriale ecc.) 3 Secondo il Testo Unico Ambientale le biomasse che subiscono trattamenti chimici non rientrano nella categoria di biomasse combustibili e, pertanto, devono essere considerate rifiuti 4 Il Laboratorio Biomasse ( afferisce al Dipartimento D3A dell Università Politecnica delle Marche 5 Disporre di informazioni in tempi brevi su alcuni parametri del cippato (es. umidità e contenuto in ceneri) può consentire di rendere più efficaci delle decisioni o scelte operative

6 IL CTI INFORMA 17 PARAMETRO UNITÀ A1 A2 B1 B2 METODOLOGIA DI ANALISI Granulometria mm UNI EN Contenuto di umidità % tq UNI EN , UNI EN Contenuto in ceneri % s.s. UNI EN Potere calorifico inferiore MJ/kg tq UNI EN Massa volumica kg/m 3 tq UNI EN Azoto % s.s UNI EN Zolfo % s.s UNI EN Cloro % s.s UNI EN Metalli (As, Cd, Cr, Cu, Pb, Hg, Ni, Zn) mg/kg s.s UNI EN s.s. = su sostanza secca t.q. = su tal quale Parametro con limiti da specificare Parametro senza limiti da specificare TABELLA 2 - Parametri analitici considerati dalla specifica di prodotto del cippato di legno mezzi, risorse e procedure con le quali raggiungere un target qualitativo. Il sistema, sottoposto a continue azioni di mantenimento e miglioramento, garantisce la stabilità della qualità del cippato (standardizzazione del prodotto) dalla quale scaturiscono una serie di vantaggi a cominciare da una migliore regolazione degli impianti e controllo delle emissioni in atmosfera. L attività di analisi del cippato, attraverso un piano di monitoraggio delle proprietà della biomassa, rimane comunque l azione centrale alla base del sistema di qualità. Normalmente le analisi vengono svolte da laboratori specializzati per le misure su biomasse, che applicano metodi e dispongono di strumenti stabiliti dalle normative. L elevato costo delle analisi di laboratorio rappresenta un elemento che frena il ricorso al controllo della qualità della materia prima da parte degli operatori del settore. Tuttavia, da alcune esperienze del Laboratorio Biomasse 4, nell ambito di monitoraggi della qualità del cippato di legno o di biomasse applicati presso alcuni impianti termici, è emersa la possibilità di sviluppare delle soluzioni per rendere più efficiente ed economica l attività di controllo qualitativo della biomassa. In sostanza, si tratta di realizzare piani di campionamento del cippato che tengono in considerazione una serie di fattori o elementi incidenti sulle proprietà qualitative del prodotto. Tra questi, ad esempio, il tipo di fornitore di biomassa, la provenienza e tipologia del materiale, il periodo di consegna e così via. Il risultato di questo metodo di lavoro è l ottenimento di un database, continuamente aggiornato, dal quale desumere delle informazioni che consentono di: - inquadrare l andamento del livello qualitativo delle biomasse utilizzate nell impianto termico; - compiere delle scelte operative indirizzate al miglioramento generale del sistema e del processo; - definire delle proprie specifiche di prodotto per valutare la biomassa; - disporre di documento e dati da sottoporre a verifiche da parte di terzi. Un opzione interessante, qualora vi siano condizioni logistiche ed economiche favorevoli, è l installazione di un laboratorio presso l impianto in grado di eseguire le analisi su alcuni parametri qualitativi delle biomasse. Questa possibilità, che ben si innesta nel sistema di controllo della qualità appena descritto, permette di ridurre i costi delle analisi e, soprattutto, di controllare le caratteristiche del cippato con maggiore rigore e tempistiche più strette 5. Per realizzare questa struttura è sufficiente una dotazione strumentale composta da un paio di bilance, una stufa termoventilata per la determinazione del contenuto di umidità, un mulino per la macinazione dei campioni di biomassa, una muffola per l analisi del contenuto in ceneri e alcuni dispositivi elementari per la misura della granulometria e della massa volumica del materiale. Le rimanenti analisi dei parametri previsti dalla norma UNI EN possono essere demandate ad un laboratorio esterno riservandole al limite, ai soli campioni di cippato che mostrano valori anomali di

7 18 alcuni parametri (ad esempio un contenuto in ceneri troppo elevato) o di cui mancano le informazioni relative all origine della materia prima o all affidabilità del fornitore. In proposito, la selezione dei fornitori, anche attraverso dei sopralluoghi presso i siti di approvvigionamento del cippato, rappresenta un azione importante per verificare l origine della materia prima e che assieme alla struttura del monitoraggio della biomassa svolge anche un ruolo di deterrente nei confronti degli operatori che conferiscono prodotti di scarsa qualità. Appare quindi ragionevole supporre che l applicazione diffusa della UNI EN , sopratutto inserita all interno di un sistema di qualità, possa favorire una diversificazione del mercato del cippato, valorizzando maggiormente il prodotto di qualità e offrendo garanzie di tipo ambientale. COSA CAMBIA NELLA NORMATIVA SUI BIOCOMBUSTIBILI SOLIDI Antonio Panvini panvini@cti2000.it L attività normativa in materia di biocombustibili sta vivendo una fase interlocutoria in attesa che le oramai conosciute UNI EN 14961, citate anche da vari disposti legislativi nazionali, vengano trasformate nella loro evoluzione internazionale che prenderà la sigla UNI EN ISO Il percorso è iniziato tempo fa quando, in un mercato sempre più globale, si è sentita l esigenza che la qualità dei biocombustibili solidi fosse accettata e riconosciuta non solo dai Paesi europei, ma anche dai principali Paesi extraeuropei da cui si importano considerevoli quantitativi di biomassa o prodotti finti. Il lavoro svolto fino a quel momento a livello di Comitato Europeo di Normazione (CEN) e che ha portato alla pubblicazione delle sei parti della serie EN che, ricordiamo, definiscono le qualità di pellet, bricchette, cippato, legna in ciocchi e pellet di materiali non legnosi, si è spostato sui tavoli internazionali dell ISO (International Standardization Organization) dove sono state prodotte le versioni evolute della EN Purtroppo sui tavoli internazionali è mancata la rappresentanza italiana e questo potrebbe avere delle conseguenze per il settore, come vedremo più avanti. Anticipiamo infatti, per riprendere più avanti il discorso, che nel passaggio di livello sono state apportate alcune modifiche significative rispetto alle EN Ricordiamo che, secondo le UNI EN 14961, le principali caratteristiche che devono essere prese in considerazione per valutare la qualità dei biocombustibili (qui si fa riferimento per semplicità a pellet e cippato) sono riportate nella Tabella 3. Vediamo ora quali sono le principali novità tenendo presente che, al momento della redazione di questo articolo, i progetti di norma hanno concluso l inchiesta pubblica CEN e in autunno dovrebbero essere pronti i testi definitivi per l approvazione finale attesa per l inizio del Ci sarà poi un periodo di transizione di 6 mesi per ritirare le UNI EN e rendere vigenti le UNI EN SIO Guardando l elenco dei progetti ISO, riportati di seguito, si nota ad esempio che è stata sviluppata una specifica per le bricchette non legnose (ISO ), che affianca la parte 6 specifica per il pellet (non legnoso) e già a vigente in Italia come UNI EN ISO/DIS : Solid biofuels - Fuel specifications and classes - Part 1: General requirements ISO/DIS : Solid biofuels - Fuel specifications and classes - Part 2: Graded wood pellets ISO/DIS : Solid biofuels - Fuel specifica-

8 IL CTI INFORMA 19 GRANDEZZA SIGNIFICATO NOTE PER IL PELLET NOTE PER IL CIPPATO Origine e fonte Devono essere chiaramente indicate e devono essere conformi alle differenti origini e fonti consentite dalle single parti della norma. È necessario prestare attenzione alle deviazioni nazionali che modificano il campo di applicazione delle norme in funzione del quadro legislativo locale. Diametro del pellet Dimensioni medie del cippato La dimensione è un parametro fisico importante in quanto può influenzare il sistema di alimentazione del generatore di calore. Il diametro, per il pellet destinato a usi non industriali, può variare da 6 a 8 mm ± 1 mm. Un diametro maggiore può creare problemi al corretto funzionamento del generatore. Questa grandezza è molto importante nei piccoli dispositivi, meno nelle taglie superiori. La dimensione media è importante per la corretta gestione del generatore di calore il cui sistema di alimentazione potrebbe bloccarsi in caso di pezzi non correttamente dimensionati. Dimensioni medie non a norma possono determinare anche la formazione di ponti (bridging) nelle tramogge di stoccaggio. Umidità Questa grandezza può influenzare la conservabilità e il contenuto energetico. Proprio perché collegata a quest ultimo è elemento base per definire il prezzo del biocombustibile. Deve essere inferiore al 10%; un valore superiore può causare degradazione del pellet in fase di stoccaggio o rendere difficoltosa la sua produzione. È un parametro chiave per il cippato proprio perché influenza la conservabilità e il potere calorifico. Per la classe A l umidità può arrivare fino ad un massimo del 35%. Durabilità meccanica Polvere di legno Rappresenta la capacità del pellet di resistere a scuotimenti e urti che ne possono provocare lo sfaldamento in segatura. È uno dei principali requisiti del pellet in quanto influenza la sua conservazione e integrità soprattutto quando è soggetto ai molti passaggi della filiera di vendita. Rappresenta la percentuale di segatura/ polvere di legno contenuta nella confezione (sacchetto o bigbag). Costituisce un indicatore della qualità di produzione e delle perdite di prodotto in quanto la segatura non può essere gestita dai sistemi di alimentazione dei generatori di calore e quindi rimane nelle tramogge di stoccaggio. Deve essere la più alta possibile e comunque superiore al 97,5% per le Classi A1 e A2. Deve essere la più bassa possibile e comunque inferiore all 1%. Non applicabile Non applicabile Ceneri Le ceneri costituiscono l unico residuo minerale che teoricamente dovrebbe rimanere dopo la combustione completa del biocombustibile. Il loro valore nel biocombustibile deve essere più basso possibile. Un valore alto può essere dovuto a cattiva gestione della fase produttiva che ha miscelato sabbia o terra alla biomassa di partenza o cattiva qualità della stessa biomassa. Un elevato valore di ceneri determina la necessità di una maggiore manutenzione all apparecchio per eliminare la cenere in camera di combustione o per pulire i vetri. Più è elevato il contenuto in cenere e più elevate saranno anche le emissioni di particolato sottile al camino. Pellet di elevata qualità (Classe A1) deve avere un contenuto di ceneri inferiore allo 0,7%. La classe A2 consente un contenuto maggiore fino all 1,5%, mentre la classe B arriva fino al 3%. * *I valori indicati, ripresi, come si è detto, dalla EN , sono stati cambiati nella ISO come indicato più avanti. Il contenuto di ceneri nel cippato è gestito in modo simile al pellet, come riportato in tabella 4. In particolare il cippato di classe A1 deve avere un contenuto in ceneri inferiore all 1%, la classe A2 ammette l 1,5% e le classi B1 e B2 il 3%. Agenti leganti Gli agenti leganti sono materiali aggiunti alla segatura per migliorare l efficienza della produzione del pellet e migliorarne la durabilità. Generalmente vengono utilizzati leganti naturali quali l amido, la farina di patate o di mais, gli oli vegetali. È ammesso un contenuto massimo del 2% in peso ed è richiesta la dichiarazione del tipo e della quantità utilizzata. Non applicabile Potere calorifico inferiore (PCI) Rappresenta il contenuto energetico del biocombustibile ed è intimamente connesso con il contenuto di umidità e di ceneri. Il consumatore deve prestare attenzione in quanto un tipico errore è quello di dichiarare il potere calorifico superiore invece di quello inferiore sovrastimando così il contenuto energetico del pellet. È infatti quello inferiore che rappresenta realmente quanto il pellet può offrire in fase di combustione. Un elevato potere calorifico, oltre al fatto che potrebbe essere rappresentato dal PC superiore, può anche significare che il pellet contiene materiali diversi dal legno (plastiche, colle, additivi non consentiti). Non applicabile Densità dello sfuso È una grandezza importante in quanto permette di calcolare esattamente le quantità acquistate/vendute, soprattutto quando non confezionate. Rappresenta il peso (massa) del pellet o del cippato sfuso per unità di volume. Deve essere superiore a 600 kg/m3 Deve essere superiore a kg/m3 Azoto, Zolfo, Cloro, Arsenico, Cadmio, Cromo, Rame, Piombo, Mercurio, Nickel, Zinco Sono elementi chimici particolari che devono essere considerati come indicatori di possibile contaminazione della biomassa di partenza. Per questa ragione valori superiori a quelli indicati dalle norme devono far pensare ad un inquinamento (volontario o involontario) del prodotto. TABELLA 3 - Caratteristiche che definiscono la qualità dei biocombustibili

9 20 tions and classes - Part 3: Graded wood briquettes ISO/DIS : Solid biofuels - Fuel specifications and classes - Part 4: Graded wood chips ISO/DIS : Solid biofuels - Fuel specifications and classes - Part 5: Graded firewood ISO/DIS : Solid biofuels - Fuel specifications and classes - Part 6: Graded non-woody pellets ISO/DIS : Solid biofuels - Fuel specifications and classes - Part 7: Graded non-woody briquettes. Si ricorda che le sigle ISO/DIS e ISO/CD sono relative allo stadio del processo normativo a cui è arrivata la bozza di norma. La sigla ISO/DIS è relativa allo stadio di inchiesta pubblica, mentre la sigla ISO/CD, citata nell elenco successivo, è relativa ad uno stadio precedente l inchiesta pubblica. L ultimo passaggio dell iter è indicato dalla sigla ISO/FDIS e preannuncia l approvazione finale e la successiva pubblicazione. Tutte le norme qui citate sono quindi in uno stadio iniziale o intermedio dei lavori. Entrando nel dettaglio, invece, si evidenziano le seguenti novità: prima fra tutte segnaliamo l abbassamento del valore limite delle ceneri nel pellet di classe A2, da 1,5% a 1,2%, e di classe B dal 3% al 2%. Si tratta di una riduzione significativa che rischia di creare problemi al pellet prodotto nell area mediterranea (Italia compresa) che utilizza prevalentemente latifoglie, quindi con un contenuto maggiore di ceneri rispetto alle conifere utilizzate in larga misura dai paesi scandinavi. Evidentemente ha prevalso l approccio nord europeo e l assenza sui tavoli di lavoro di una solida rappresentanza dei paesi mediterranei, che non ha potuto quindi confermare i vecchi limiti, su cui si era fortemente lottato ai tempi della preparazione della UNI EN ; a parziale integrazione del punto precedente, si segnala invece che, sempre nella specifica relativa al pellet di legno, sono stati introdotti i requisiti per il pellet industriale, citato come graded wood pellets for industrial use e per esso vengono forniti valori qualitativi. Nello specifico la bozza di norma sottoposta ad inchiesta pubblica ha introdotto le seguenti categorie con i relativi valori limite di ceneri: I1 (1,0%), I2 (1,5%) e I3 (5,0%); sempre per il pellet è stato alzato leggermente il contenuto di zolfo da 0,03% per le categorie A1 e A2 e 0,04% per la B a 0,04% per la classe A1 e a 0,05% per le classi A2 e B; per il cippato la materia prima Legno post consumo ammessa per la classe B2 è stata meglio specificata come Legno post consumo non trattato chimicamente. Questa modifica ci permette di sottolineare che nella versione finale delle UNI EN ISO sarà presente una sezione specifica chiamata A-Deviation che informerà tutti gli utenti che sul territorio italiano, per la scelta della materia prima si dovrà fare riferimento alla legislazione nazionale, rappresentata dal DLgs n. 152/06 Norme in campo ambientale. Un altro pacchetto di norme di notevole interesse, ma finora poco utilizzato, è quello relativo all assicurazione di qualità del combustibile. Si tratta di 6 norme, una per ogni combustibile definito dalle EN 14961, che definiscono come gestire la filiera produttiva di un biocombustibile al fine di poter raggiungere con maggior facilità i requisiti di qualità definiti nelle ISO (e prima nelle EN 14961). Si tratta di un classico esempio di approccio normativo a 360 finalizzato a garantire al meglio il consumatore finale: un buon biocombustibile non è tale

10 IL CTI INFORMA 21 solo perché prodotto con biomassa di ottima qualità, ma anche perché nella filiera produttiva sono stati adottati accorgimenti specifici per assicurare che la qualità della materia prima rimanga tale durante tutto il processo produttivo. Per chiudere si elencano di seguito gli altri progetti di norma in elaborazione a completamento del pacchetto dei documenti citati sopra e che sostituiranno le corrispondenti (nel titolo) norme attualmente a catalogo UNI. ISO/DIS 16559: Solid biofuels - Terminology, definitions and descriptions ISO/DIS 16948: Solid biofuels - Determination of total content of carbon, hydrogen and nitrogen ISO/DIS 16967: Solid biofuels - Determination of major elements ISO/DIS 16968: Solid biofuels - Determination of minor elements ISO/DIS 16993: Solid biofuels - Conversion of analytical results from one basis to another ISO/DIS 16994: Solid biofuels - Determination of total content of sulphur and chlorine ISO/DIS 16995: Solid biofuels - Determination of the water soluble content of chloride, sodium and potassium ISO/CD 16996: Solid biofuels - Determination of elemental composition by X-ray fluorescence ISO/CD : Solid Biofuels - Determination of particle size distribution for uncompressed fuels -- Part 1: Horizontally oscillating screen using sieve for classification of samples with a top aperture of 3.15 mm and above ISO/CD : Solid Biofuels - Determination of particle size distribution for uncompressed fuels -- Part 2: Vertically vibrating screen using sieve for classification of samples with a top aperture of 3.15 mm and below ISO/CD 17828: Solid Biofuels - Determination of bulk density ISO/CD 17829: Solid Biofuels - Determination of length and diameter of pellets ISO/CD 17830: Solid Biofuels - Determination of particle size distribution of disintegrated pellets ISO/CD : Solid Biofuels - Methods for the determination of mechanical durability of pellets and briquettes -- Part 1: Pellets ISO/CD : Solid Biofuels - Methods for the determination of mechanical durability of pellets and briquettes -- Part 2: Briquettes ISO/CD 18122: Solid biofuels - Determination of ash content ISO/CD 18123: Solid biofuels - Determination of the content of volatile matter ISO/CD : Solid biofuels - Determination of moisture content -- Oven dry method -- Part 1: Total moisture -- Reference method ISO/CD : Solid biofuels - Determination of moisture content -- Oven dry method -- Part 2: Total moisture - Simplified method ISO/CD : Solid biofuels - Determination of moisture content -- Oven dry method -- Part 3: Moisture in general analysis simple.

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