ha pronunciato la presente

Dimensione: px

Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "ha pronunciato la presente"

Arrigo Carrara
7 anni fa
Visualizzazioni

1 1 di 6 10/05/ N /2013REG.PROV.COLL. N /2013 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 997 del 2013, proposto da: Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell'interno, rappresentati e difesi dall'avvocatura Generale dello Stato, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi, n. 12; contro Giovanni Bosio, Francesco Verrando, Stefano Raimondo, Marco Laganà, Franco Biamonti, Alessandro Perri, Giovanni Allavena, Rocco Fonti, Emilio Rossi, Marco Matuscio e Giovanna Borelli rappresentati e difesi dagli avv. Giovanni Bormioli, Piergiuseppe Genna, Mariano Protto, con domicilio eletto presso Mariano Protto e Giovanni Corbyons in Roma, via Maria Cristina n. 2; nei confronti di Comune di Bordighera, n.c.; per la revocazione della sentenza del Consiglio di Stato, Sez. III, n. 126 del 12 gennaio 2013, resa tra le parti, concernente lo scioglimento del Consiglio comunale di

2 2 di 6 10/05/ Bordighera. Visti il ricorso in appello e i relativi allegati; Visti gli atti di costituzione in giudizio di Giovanni Bosio, Francesco Verrando, Stefano Raimondo, Marco Laganà, Franco Biamonti, Alessandro Perri, Giovanni Allavena, Rocco Fonti, Emilio Rossi, Marco Matuscio e Giovanna Borelli; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 19 aprile 2013 il Cons. Dante D'Alessio e uditi per le parti gli avvocati Piergiuseppe Genna, Mariano Protto e l avvocato dello Stato Wally Ferrante; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO 1.- Con d.p.r. del 24 marzo 2011, su proposta del Ministero dell Interno e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, è stato disposto, ai sensi dell art. 143 del d. lgs. 18 agosto 2000, n. 267, lo scioglimento del Consiglio comunale di Bordighera e la nomina di una Commissione straordinaria per la gestione dell ente locale. Avverso tale provvedimento hanno proposto ricorso davanti al T.A.R. per il Lazio l ex sindaco Giovanni Bosio e gli altri componenti dell organo consiliare indicati in epigrafe, assumendone l illegittimità. Il T.A.R. per il Lazio, Sede di Roma, con sentenza della Sezione I, n del 1 gennaio 2012, ha respinto il ricorso. 2.- I suddetti componenti del consiglio comunale hanno appellato l indicata decisione ritenendola erronea e questa Sezione, con sentenza n. 126 del 12 gennaio 2013, ha accolto l appello, Dopo aver evidenziato alcuni aspetti peculiari della fattispecie, la Sezione ha infatti ritenuto che «a fronte dell esito dell attività istruttoria del Prefetto

3 3 di 6 10/05/ (che quale organo di vertice è preposto in ambito locale alla salvaguardia dei primari interessi inerenti alla sicurezza e all ordine pubblico) e tenuto conto del ruolo centrale che nell economia del procedimento regolamentato dall art. 143 del d.lgs. n. 267 del 2000 riveste la verifica istruttoria ad esso demandata, si imponeva in sede di proposta ministeriale un più diffuso corredo motivazionale al quale pervenirsi anche a mezzo di un eventuale supplemento di istruttoria a dimostrazione della concreta, univoca e rilevante incidenza degli episodi ed elementi assunti sulla libera formazione della volontà degli organi elettivi, con l effetto causale di una diffusa e trasversale compromissione del buon andamento e dell imparzialità dell azione amministrativa, che costituisce concorrente ed essenziale presupposto per l adozione della massima misura di rigore nei confronti dell ente locale». 3.- L Avvocatura Generale dello Stato ha ora proposto ricorso per revocazione avverso la predetta sentenza. L Avvocatura ha preliminarmente evidenziato che nella sentenza (a pagina 10) si afferma che «gran parte del corredo motivazionale del provvedimento impugnato si incentra sull iniziativa intimidatoria nei confronti di due assessori da parte di appartenenti alla criminalità organizzata per il rilascio di un autorizzazione all apertura di una casa giochi. Tuttavia l azione intimidatoria i cui estremi sono stati peraltro esclusi in sede penale non è di per sé espressione del condizionamento cui fa richiamo il primo comma dell art. 143, tanto più ove si consideri che gli stessi assessori avevano espresso avviso contrario al rilascio di detta autorizzazione e la stessa non ha formato oggetto di provvedimento di segno positivo. Ciò fa recedere anche la circostanza di contorno di un ipotizzato favor nei confronti della locale famiglia malavitosa per un suo appoggio nelle ultime elezioni, non oggetto di puntuale riscontro in atti istruttori».

4 4 di 6 10/05/ L Avvocatura ha quindi sostenuto che, in sede di appello avverso la sentenza (di primo grado) con la quale il Tribunale di Sanremo ha disposto l assoluzione di alcuni appartenenti alla famiglie Pellegrino e Barilaro, «sono stati evidenziati ulteriori, significativi elementi indicativi di un tentativo di condizionamento dell attività degli organi politico-amministrativi dell Ente da parte di quei gruppi familiari, di cui sono accertati i collegamenti con consorterie criminali di stampo ndranghetistico». Nonostante l esito parzialmente assolutorio della sentenza del Tribunale di Sanremo, il quadro indiziario era quindi particolarmente significativo, mentre «sembra che nella sentenza si travisi il fatto dell avvenuta parziale assoluzione in sede penale, erroneamente percepita come assoluzione totale, erroneamente escludente ogni favor degli assessori verso la famiglia ndranghetistica». In conseguenza, l Avvocatura ha chiesto di revocare «l assunto Tuttavia l azione intimidatoria i cui estremi sono stati peraltro esclusi in sede penale, con l assunto Tuttavia l azione intimidatoria i cui estremi sono stati peraltro confermati in sede penale». 4.- Il ricorso deve essere tuttavia dichiarato inammissibile. Si deve innanzitutto ricordare che, al fine di ipotizzare un errore di fatto idoneo, ai sensi dell'art. 395 n. 4, c.p.c., a giustificare il ricorso per revocazione, è necessario che vi sia stata una errata percezione del contenuto degli atti di giudizio, derivante da svista o abbaglio dei sensi, tale da indurre il giudicante a supporre l'esistenza di un fatto che obiettivamente non esiste oppure a considerare inesistente un fatto che risulta, invece, positivamente accertato e, inoltre, occorre che l'errore sia stato determinante ai fini della pronuncia emessa. Deve invece ritenersi inammissibile la domanda di revocazione che si fondi sull'erroneo apprezzamento delle risultanze processuali, trattandosi in quel caso di un errore di giudizio, non censurabile mediante la revocazione, altrimenti tale rimedio straordinario si risolverebbe, impropriamente, in un ulteriore grado

5 5 di 6 10/05/ di giudizio, non previsto nel nostro ordinamento (Consiglio di Stato, Sez. III, 8 ottobre 2012 n. 5212). 5.- Nella fattispecie, dall esame delle motivazioni della sentenza della quale si chiede la revocazione, non si può ritenere che la stessa sia stata determinata da una errata percezione del contenuto degli atti di giudizio. Né tale errata percezione può essere desunta dall inciso riguardante l esclusione, in sede penale, dell azione intimidatoria svolta nei confronti degli amministratori del Comune. Infatti il richiamo, nel suddetto inciso, alla sede penale non può che riguardare le vicende all epoca conosciute e i relativi giudizi non definitivi perché oggetto di appello. E comunque, come risulta evidente dalla lettura della frase su riportata, la Sezione ha ritenuto che l azione intimidatoria (anche se provata) non poteva considerarsi «di per sé espressione del condizionamento cui fa richiamo il primo comma dell art. 143, tanto più ove si consideri che gli stessi assessori avevano espresso avviso contrario al rilascio di detta autorizzazione e la stessa non ha formato oggetto di provvedimento di segno positivo». La questione è stata quindi oggetto di compiuto esame da parte della Sezione, ai fini della valutazione della corretta applicazione dell art. 143 del T.U. n. 267 del 2000, come si evince dalla suddetta motivazione della contestata decisione che questo Collegio, per quanto si è ricordato, non può rimettere in discussione. Mentre le decisioni del giudice penale circa l esistenza di una azione intimidatoria nei confronti degli amministratori del Comune possono eventualmente avere (ancora) rilievo sotto altri profili. 6.- In conclusione il ricorso per revocazione risulta inammissibile. Le spese del presente giudizio sono poste a carico della parte ricorrente e liquidate come da dispositivo. P.Q.M.

6 6 di 6 10/05/ Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza) definitivamente pronunciando sul ricorso per revocazione, come in epigrafe proposto, lo dichiara inammissibile. Condanna le amministrazioni ricorrenti al pagamento di 3.000,00 (tremila) in favore dei resistenti per le spese e competenze del presente giudizio. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 19 aprile 2013 con l'intervento dei magistrati: Giuseppe Romeo, Presidente Dante D'Alessio, Consigliere, Estensore Lydia Ada Orsola Spiezia, Consigliere Alessandro Palanza, Consigliere Paola Alba Aurora Puliatti, Consigliere L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 07/05/2013 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

Documenti analoghi

Scritto da Valentina Magnano Sabato 07 Maggio :51 - Ultimo aggiornamento Lunedì 09 Maggio :57

Scritto da Valentina Magnano Sabato 07 Maggio :51 - Ultimo aggiornamento Lunedì 09 Maggio :57 N. 01679/2016REG.PROV.COLL. N. 07743/2015 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) ha pronunciato la presente SENTENZA sul