relazione sicurezza idraulica sintesi
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1 Dgr n del 7 agosto 2007 Allegato A3 relazione sicurezza idraulica sintesi Assessorato alle Politiche per il Territorio Segreteria Regionale Ambiente e Territorio Direzione Pianificazione Territoriale e Parchi Il presente documento non costituisce atto ufficiale, per il quale si rimanda al Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto
2 Responsabile scientifico: prof. Vincenzo Bixio Università degli Studi di Padova Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale ICEA Gruppo di Lavoro: ing. Mariano Carraro Segretario Regionale Ambiente ing. Tiziano Pinato Dirigente della Direzione Regionale per la Difesa del Suolo ing. Doriano Zanette Dirigente Unità complessa assetto idrogeologico, demanio idrico e coste arch. Alberto Miotto Direzione Regionale Pianificazione Territoriale e Parchi Referente Variante PTRC Responsabile referente: arch. Romeo Toffano Dirigente Regionale della Direzione Pianificazione Territoriale e Strategica ing. Roberto Casarin Segretario Generale dell'autorità di Bacino dei Fiumi dell'alto Adriatico ing. Francesco Baruffi Dirigente Area Tecnica dell'autorità di Bacino dei Fiumi dell'alto Adriatico dott. Marina Curtarello Direzione Difesa del Suolo arch. Daniele Putti Direzione Regionale Pianificazione Territoriale e Parchi dott. ing. Paolo Manzi Università degli Studi di Padova i
3 Sommario 1 Premessa I tematismi di natura idraulica presenti nel Piano Territoriale Regionale di Coordinamento approvato nel Individuazione delle zone della Regione Veneto a pericolosità idraulica La pericolosità idraulica nelle superfici soggiacenti al livello medio del mare e soggette a sollevamento meccanico La pericolosità da insufficienza di reti di bonifica idraulica La pericolosità da notizie sulle aree allagate nel corso delle alluvioni storiche La pericolosità idraulica desunta dai Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi dell Alto Adriatico Autorità di Bacino Nazionale del Fiume Adige Autorità di Bacino Nazionale del Fiume Po Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Fissero Tartaro Canalbianco, Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Lemene, Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza La pericolosità geologica desunta dai Piani di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) I principali Interventi per la mitigazione della pericolosità idraulica ii
4 1 Premessa La Regione Veneto, con D.G.R. n del 21/12/2010, affidava all Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Marittima, Ambientale e Geotecnica (IMAGE), ora Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA), l incarico di approfondimento dei contenuti in materia di sicurezza idraulica del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC). Nell ambito delle attività previste assumeva particolare rilievo una individuazione delle aree a pericolosità idraulica Per l esecuzione della ricerca veniva nominato Responsabile scientifico per l Università di Padova il prof. ing. Vincenzo Bixio, mentre veniva indicato come Responsabile referente per la Regione il Dirigente Regionale della Direzione Pianificazione Territoriale e Strategica, Arch. Romeo Toffano. La ricerca veniva effettuata con il contributo conoscitivo e documentale di vari Uffici e figure istituzionali. 2 I tematismi di natura idraulica presenti nel Piano Territoriale Regionale di Coordinamento approvato nel 1991 Il primo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento della Regione Veneto veniva approvato con DGR n 250 in data 13 dicembre Il Piano suddetto prevedeva, per quanto attiene alla sicurezza idraulica, principalmente l individuazione di zone sottoposte a vincolo idrogeologico, di zone a sollevamento meccanico e di zone allagate nel corso delle alluvioni del 1951, del 1957, del 1960 e del 1966 (Fig.1). Per quanto riguarda le prime, venivano indicate pressoché per intero le zone montane e collinari della Regione. Veniva inoltre indicata come soggetta a pericolosità idraulica la fascia dell alta pianura di intersezione fra zone a forte pendenza e zone di debole pendenza. 3 Individuazione delle zone della Regione Veneto a pericolosità idraulica L individuazione delle zone da definire a pericolosità idraulica è un tema particolarmente complesso nella Regione Veneto per la molteplicità di elementi di carattere morfologico, idrologico e strutturale delle opere idrauliche di difesa predisposte nel corso del tempo dalle quali la pericolosità idraulica può derivare. Per lo svolgimento della presente ricerca si è fatto riferimento in particolare agli elementi di seguito indicati: 1
5 superfici soggiacenti al livello medio del mare e superfici soggette a sollevamento meccanico; superfici interessate da allagamenti verificatesi in corrispondenza di eventi particolari o eccezionali, individuate da rilievi effettuati da vari Enti, in particolare Uffici del Genio Civile, Consorzi di bonifica, Provincie e Comuni; risultati di analisi e studi specifici, fra i quali assumono particolare rilievo quelli desumibili dai Piani di Assetto Idrogeologico ( P.A.I). 4 La pericolosità idraulica nelle superfici soggiacenti al livello medio del mare e soggette a sollevamento meccanico. Fra le aree a pericolosità idraulica assumono particolare rilievo le superfici al di sotto del livello medio del mare e le superfici a sollevamento meccanico. Le superfici al di sotto del livello del mare risultano pari a ha e rappresentano l 8.5% della superficie dell intera Regione del Veneto ed il 14.6% di quella di pianura. Esse si localizzano prevalentemente in due zone: a sud della Laguna di Venezia fino a comprendere anche il Delta del Po ed a nord est della Laguna stessa al confine con il Friuli Venezia Giulia. A partire dalla costa del Mare Adriatico, le aree al di sotto del livello del mare si estendono fino a 18 km nell entroterra nella zona a nord della Laguna di Venezia e fino a 36 km nel Delta del Po. Le quote minime, pari a circa 4 m.s.m., si raggiungono in alcune zone del Delta del Po ed a sud della Laguna di Venezia. Per quanto riguarda la suddivisione in classi di tali aree, si ha la discretizzazione riportata in Tabella 1, nella quale l estremo inferiore è compreso nella classe. Tabella 1: Suddivisione in classi delle superfici al di sotto del livello medio del mare nella Regione Veneto. Classe Superficie [ha] Superficie urbana al di sotto del livello medio del mare [ha] Superficie agricola, boscata e semi naturale al di sotto del livello medio del mare [ha] 0/ 1 m s.m / 2 m s.m / 3 m s.m / 4 m s.m Totale Da rilevare come in presenza si suoli a tessitura prevalentemente torbosa l abbassamento delle superfici costituisca un fenomeno destinato a proseguire nel tempo. Si stima un abbassamento compreso tra uno e tre centimetri all anno. Ad oggi, sono gli ettari di territorio interessati da subsidenza di cui quasi il 90% si trova in aree al di sotto del livello medio del mare 2
6 Figura1:SuperficidellaRegioneVenetoaldisottodellivellomediodelmare 3
7 Le superfici a sollevamento meccanico risultano assai più estese di quelle al di sotto del livello medio del mare, principalmente in relazione ai modesti gradenti idraulici disponibili nella fascia di pianura e delle notevoli difficoltà di deflusso per ragioni connesse con i caratteri morfologici del territorio. In totale le superfici a sollevamento meccanico risultano pari a ha, corrispondente al 26% dell intera superficie regionale ed al 47% di quella di pianura (Tabella 3) Tabella 2: Superfici a deflusso meccanico nei comprensori dei Consorzi di bonifica della Regione Veneto. Consorzio di Bonifica Superficie a deflusso meccanico [ha] Superficie urbanizzata a sollevamento meccanico [ha] Superficie agricola, boscata e semi naturale a sollevamento meccanico [ha] Veronese Adige Po Delta Po Alta Pianura Veneta Brenta Adige Euganeo Bacchiglione Acque Risorgive Piave Veneto Orientale Totale È interessante sottolineare come ha di superficie urbana, pari al 34% della superficie urbana totale dei comprensori, ricadono in aree a scolo meccanico. All interno di ogni comprensorio, inoltre, la percentuale di superficie urbanizzata situata in zone a scolo meccanico può variare sensibilmente: per il Consorzio di bonifica Adige Po è del 6%, mentre per il Consorzio di bonifica Acque Risorgive è del 20%. 4
8 Figura2:SuperficiasollevamentomeccanicoedImpiantiidrovorinellaRegioneVeneto 5
9 5 La pericolosità da insufficienza di reti di bonifica idraulica La Regione Veneto è interessata da una fitta rete idraulica minore costituita da reti di fognatura bianca e reti di bonifica, spesso fra loro interconnesse. La struttura della bonifica idraulica costituita nel corso dei secoli attraverso la realizzazione di estese reti di canalizzazioni e di un imponente numero di manufatti di regolazione e di controllo, è caratterizzata dalla presenza di oltre km di collettori, prevalentemente ad uso promiscuo di bonifica e di irrigazione, e di un numero assai elevato di impianti idrovori, pari a 389. Le reti di canali, attraverso un tessuto capillare della densità media di 1.58 km per km 2 di superficie drenata, costituiscono una struttura estremamente variegata e duttile a servizio delle superfici agricole e delle aree urbanizzate, ed esplicano in maniera diffusa, oltre alle tradizionali funzioni di drenaggio e di apporto di acque irrigue, una efficace azione di disinquinamento e di diluizione delle concentrazioni di inquinanti presenti nelle acque reflue indispensabili anche alla vivibilità dei centri urbani. Una recente indagine ha consentito di rilevare complessivamente, nel territorio di bonifica esteso su una superficie collinare e di pianura di ha, 1013 aree soggette a pericolosità idraulica, che interessano una superficie complessiva di ettari. Come illustrato nel grafico di Figura 3, le criticità si concentrano principalmente in terreni a prevalente uso agricolo (81.5%); a seguire sono soggette ad allagamenti le aree residenziali (14.9%) e le aree produttive o commerciali (3.6%). I terreni ad uso residenziale e produttivo risultano allagati con una frequenza maggiore rispetto ai territori agricoli, nonostante i tempi di ritorno di progetto della rete per le zone antropizzate possano essere anche di un ordine di grandezza superiore rispetto alle reti di bonifica in territorio agricolo, il che comprova come in molti casi l effetto delle urbanizzazioni sulle portate di piena non sia adeguatamente valutato. AREE ALLAGABILI e DESTINAZIONE D USO DEL SUOLO AREE ALLAGABILI, TIRANTI e DURATA DEGLI ALLAGAMENTI 13.3 % 35.0 % 6% 5.7 % 29.0 % INSUFF. INSUFF. RETE RETE PRIVATA 210 CONSORT INSUFF. MANUFATTI INSUFF. 84 COLLASSO RETE DEMAN. COLLASSO MANUFATTI ARGINALE 42 e SORMONTO ARGINALE % 53.6 % 16.8 % FREQUENZA TIPOLOGIA ALLAGAMENTI 5.6 % 4.1 % 15.8 % 1.3 % 1.3 % 0.7 % 1.3 % 0.5 % 1.6 % 1.0 % 0.2 % 0.2 % 2.0 % 0.9 % RESIDENZIALE (14.9 %) < 1 ANN0 (0.7 %) PRODUTTIVO o COMMERCIALE (3.6 %) <1ANN0(0.0 %) AGRICOLO (81.5 %) < 1 ANN0 (1.3 %) 1.9 % 2.2 % 0.6 % FREQUENZA TIPOLOGIA ALLAGAMENTI INSUFF. INSUFF. 30 RETE RETE CONSORT. PRIVATA 20 INSUFF. 10 MANUFATTI COLLASSO COLLASSO SORMONTO MANUFATTI ARGINALE ARGINALE 0 INSUFF. RETE INSUFF. CONSORT. RETE 180 PRIVATA INSUFF. 60 COLLASSO e INSUFF. MANUFATTI SORMONTO COLLASSO RETE 30 ARGINALE MANUFATTI DEMAN. 0 FREQUENZA TIPOLOGIA ALLAGAMENTI 1-5ANNI(6.0 %) 1-5 ANNI (2.0 %) 1-5 ANNI (29.0 %) TIRANTE > 50 cm (8.4 %) TIRANTE: cm (54.9 %) TIRANTE < 20 cm (19.9 %) 5-20ANNI(5.7 %) 5-20 ANNI (0.9 %) 5-20 ANNI (35.0 %) > 5 GIORNI (2.2 %) > 5 GIORNI (0.0 %) > 5 GIORNI (0.0 %) > 20 ANNI (1.3 %) >20ANNI(0.0 %) >20ANNI(13.3 %) 1-5GIORNI(5.6 %) 1-5GIORNI(53.6 %) 1-5 GIORNI (4.1 %) NON VERIF.(0.2 %) NON VERIF. (0.5 %) NON VERIF. (1.3 %) < 1 GIORNO (0.6 %) < 1 GIORNO (1.3 %) < 1 GIORNO (15.8 %) DATO MANCANTE (2.8 %) Figura 3: Frequenza di allagamento delle superfici appartenenti ai comprensori di bonifica della Regione Veneto distinte in agricole residenziali e produttive o commerciali DATO MANCANTE (16.8 % DI CUI 2 % ALLAGAMENTO NON ANCORA VERIFICATOSI) Figura 4: Tiranti e durate caratteristici dell'ultimo allagamento registrato per le superfici allagabili censite all'interno dei comprensori di bonifica della Regione Veneto 6
10 Il grafico di Figura 4 pone in evidenza l entità dei fenomeni di allagamento, quantificandoli in termini di tiranti d acqua superficiali e di permanenza di tali tiranti. Il grafico illustra inoltre in modo dettagliato quali siano le cause degli allagamenti, indicando il numero di eventi determinati da episodi di collasso o sormonto arginale, da collasso di manufatti, da situazioni di insufficienza della locale rete privata, consortile o demaniale, o ancora da insufficienza dei manufatti. Sulla base dei tiranti d acqua nelle zone allagate sono state definite tre diverse classi di allagamento: allagamenti con tiranti superiori ai 50 centimetri, che costituiscono l 8.4% degli eventi segnalati; allagamenti caratterizzati da altezze d acqua comprese tra 20 e 50 centimetri, che rappresentano ben il 54.9% e quindi la netta maggioranza degli episodi registrati; allagamenti contraddistinti da tiranti inferiori a 20 centimetri, i quali costituiscono il 19.9% del numero totale delle situazioni di inondazione. Per ciascuna classe di tiranti si è operata una ulteriore distinzione in termini di durata dell allagamento, distinguendo tra inondazioni di durata superiore ai 5 giorni, compresa tra 1 e 5 giorni ed inferiore ad un giorno. Il grafico evidenzia come la maggior parte degli allagamenti registrati nella Regione, pari al 53.6% degli eventi segnalati, sia caratterizzato da tiranti compresi tra i 20 e i 50 cm e da durate variabili tra 1 e 5 giorni. Tali eventi risultano prevalentemente determinati dall insufficienza della rete privata e consortile (rispettivamente 210 e 186 casi), o in minor misura dall insufficienza dei manufatti (81 casi). Si può inoltre notare come risultino numerosi anche gli allagamenti caratterizzati da bassi tiranti, inferiori a 20 cm, e da durate inferiori ad 1 giorno, i quali rappresentano il 15.8% degli eventi registrati. Anche in questo caso le principali cause risultano essere l insufficienza della rete consortile e privata (167 e 151 eventi rispettivamente), ed in minor misura l insufficienza di manufatti (35 eventi). Gli allagamenti con tiranti d acqua elevati, superiori ai 50 cm, sono prevalentemente caratterizzati da durate comprese tra 1 e 5 giorni (5.6% dei casi registrati nella Regione), e risultano determinati il più delle volte da insufficienze della rete privata e consortile (26 eventi in entrambi i casi). Di qualche rilevanza numerica in questo caso anche gli eventi determinati da insufficienza o collasso dei manufatti (9 e 4 casi registrati) e da collasso e sormonto arginale (4 e 4 casi). Da menzionare, fra tali insufficienze, quelle degli impianti idrovori, in numero di 389 per un totale di 1834 m 3 /s di portata sollevata, che risultano attive per oltre il 90% dei casi. Per quanto riguarda la sicurezza del presidio del territorio, il 46% delle idrovore risulta inadeguato, prevalentemente a causa dell insufficienza delle pompe che non sono in grado, per numero e per capacità di portata, di sopperire all aumento dei coefficienti udometrici principalmente causato dall espansione delle aree urbanizzate all interno dei territori classificati di bonifica. Il grafico 1 pone in evidenza la densità della portata unitaria sollevata dai singoli impianti in funzione della superficie drenata, e quindi dei coefficienti udometrici massimi compatibili con le strutture delle idrovore, certamente in ragione delle diverse situazioni climatiche ed ambientali e forse anche in relazione ai diversi criteri di progettazione adottati. In considerazione del numero elevato di impianti idrovori esistenti, il diagramma è stato redatto nel campo relativo a superfici scolanti massime di 8000 ettari ed a volumi unitari massimi di 50 l/s ha, trascurando quindi punti singolari per condizioni morfometriche locali o regimi di funzionamento particolari. 7
11 Coefficienti udometrici u [l/s ha] Area [ha] Grafico1:Relazionetral areatributariadegliimpiantiidrovoriedilrispettivocoefficienteudometrico.. Tali valori, scarsamente influenzati dalle superfici di bacini sottesi, risultano prevalentementecompresiattornoai3 6l/sha,valorenoncautelativoserapportatoall entitàdi recenti eventi atmosferici, ma talora critico per quanto attiene alle capacità ricettive dei corpi idricidiscarico. Emergeinoltredaidatiraccolticomegliimpiantiidrovorisianoperil10%insufficientidal puntodivistadell alimentazionediemergenza;moltesonoinfattileidrovorenonancoradotatedi gruppi elettrogeni funzionanti in grado di intervenire in caso di interruzione dell alimentazione dellacorrenteelettrica.nelcomplessotaliinsufficienzesimanifestanoconunafrequenzabassa: soloil13%siverificapiùvolteall annomentreil20%haunafrequenzadiaccadimentochesupera i20anni.circail20%delleattivitàconsortiliregionalisonovoltealpotenziamentodellecapacità di sollevamento degli impianti stessi attraverso l ammodernamento e la risistemazione delle struttureel incrementodelnumeroedellacapacitàdellepompe. Figura5:L'idrovoradiCavanellaPo,impiantodimaggior Figura6:Potenziamentodell idrovoramazzornodiadria portatanellaregione (RO) Oltre ai problemi di ridotti valori di portata, possono essere ricordate nell ambito della vulnerabilitàdegliimpiantidisollevamentoaspettidivarianatura,comelaallagabilitàaseguitodi rotturearginalidacorsid acquapensili,chenepuòprotrarreunamancatafunzionalità. Lavetustàdialcuniimpiantirendeinoltrenecessarialaverificaaglieffettidisollecitazioni sismiche,cheinalcunicasipotrebberocausarneunprotrattofuoriservizio. 8
12 Altro effetto di potenziale marcata pericolosità idraulica nelle reti minori, ed al tempo stesso in quelle di competenza regionale, è data dalla presenza delle botti a sifone. Le botti a sifone presenti sono valutate in circa 500, la maggior parte delle quali gestite dai Consorzi di bonifica (Tabella 5) Tabella 3: Numero delle botti a sifone gestite dai Consorzi di bonifica nella Regione Veneto. Numero botti a Numero botti a Consorzio Consorzio sifone sifone Veronese 73 Adige Euganeo 62 Adige Po 32 Bacchiglione 30 Delta del Po 2 Acque Risorgive 75 Alta Pianura Veneta 97 Piave 61 Brenta 9 Veneto Orientale 18 La pericolosità di una botte a sifone può essere sostanzialmente ricondotta a due cause: il crollo della botte, con conseguente interruzione del deflusso delle acque, o l insufficienza idraulica, con rigurgito a monte. Entrambe queste cause derivano dalla vetustà delle botte, sia sotto il profilo strutturale, in quanto la quasi totalità delle botti è realizzata in muratura, sia per quanto concerne l aspetto idraulico, essendo state dimensionate per portate non adeguate a fronteggiare gli attuali eventi di piena. Figura 8: La botte a sifone di Vighizzolo nel corso della piena di Novembre 2010 Figura 7: Cedimento della botte a sifone sottopassante lo scolo di Lozzo a Cinto Euganeo Da rilevare l effetto negativo che l insufficienza dei collettori e delle opere di bonifica in generale può generare sugli scarichi fognari e, attraverso guasti, sugli ambienti urbani Nei comprensori di bonifica della Regione del Veneto sono stati censiti 99 scarichi fognari, il 46% dei quali sono scarichi di fognatura bianca, il 40% sono di fognatura mista ed il 14% sono bypass di depuratore. I corpi ricettori sono per il 77% a finalità esclusivamente di scolo, per il 21% a finalità promiscua Cedimento della botte a sifone sottopassante lo scolo di Lozzo a Cinto Euganeo e per il 2% a finalità irrigua e gli scarichi sono per l 81% liberi e per il 19% presidiati. 9
13 I dati presentati sulla diffusa allagabilità del territorio e sulla insufficienza di parte dei manufatti di presidio, la conformazione morfologica e le caratteristiche idrauliche del territorio esaminato giustificano la particolare attenzione dedicata alla gestione delle aree a sollevamento meccanico attraverso la programmazione di lavori di ristrutturazione per i numerosi impianti idrovori presenti nella rete di bonifica al fine di adeguarne le capacità alle recenti modificazione del territorio ed ai rapidi cambiamenti climatici. SCARICHI FOGNARI PRINCIPALI 37 % 82.2 % Esistenti 2.2 % Richiesta concessione 100 % Esistenti 15.6 % Dati mancanti 93 % Liberi 7 % Presidiati 9% 77.5 % Liberi 22.5 % Presidiati 29 % 11 % 9% 3% 50 % Liberi 2% 50 % Presidiati 93 % Esistenti 7 % Richiesta concessione SCARICO di FOGNATURA MISTA (40 %) BY-PASS di DEPURATORE (14 %) SCARICO di FOGNATURA BIANCA (46 %) USO PROMISCUO (9 %) ESCLUSIVAMENTE IRRIGUO (2 %) ESCLUSIVAMENTE SCOLO (29 %) USO PROMISCUO (3 %) ESCLUSIVAMENTE IRRIGUO (0 %) ESCLUSIVAMENTE SCOLO (11 %) USO PROMISCUO (9 %) ESCLUSIVAMENTE IRRIGUO (0 %) ESCLUSIVAMENTE SCOLO (37 %) DATO MANCANTE Figura 9: Caratterizzazione degli scarichi fognari presenti nei comprensori di bonifica della Regione Veneto. 6 La pericolosità da notizie sulle aree allagate nel corso delle alluvioni storiche La Regione Veneto è risultata oggetto di estese allagamenti nel corso di alluvioni storiche, ed in particolare di quelle del 1882, 1951, 1966, 2007 e 2010, e di quelle più contenute relative agli anni 1957 e Figura 11: Allagamenti nella zona di Mestre a seguito dell evento del settembre 2007 Figura 10: Rotta arginale del fiume Bacchiglione nel corso della piena del novembre
14 Le superfici allagate nel corso di tali alluvioni sono state desunte dalle seguenti fonti: Regione del Veneto, Segreteria Regionale per l Ambiente; Provincia di Venezia, Servizio Geologico Difesa del Suolo e Tutela del Territorio Per quanto riguarda gli allagamenti più recenti, nel 2007 a seguito di una pioggia eccezionale verificatesi nella zona di Mestre, furono allagati quasi ha con il 22% delle aree appartenenti a zone urbanizzate ed il 75.5% a zone agricole e di allevamento ( Tabella 4). Tabella 4: Aree allagate dall evento del 2007 nella zona di Mestre suddivise per uso del suolo. Aree interessate [ha] 9724 Aree modellate artificialmente [ha] 2123 Aree agricole [ha] 7370 Urbane [ha] 1219 Industriali e commerciali [ha] 914 Seminative [ha] 6477 Allevamento [ha] 893 Aree boscate, ambienti seminaturali, aree umide [ha] 231 L evento alluvionale più recente risale al 2010, con allagamenti su una superficie di oltre ha di territorio nelle province di Padova, Vicenza e Verona ed esondazioni dai Fiumi Frassine e Bacchiglione. Tabella 5: Aree allagate nel corso dell evento alluvionale del 2010 suddivise per uso del suolo. Aree interessate [ha] Aree modellate artificialmente [ha] 1748 Aree agricole [ha] Aree boscate, ambienti seminaturali, aree umide [ha] Urbane [ha] 1570 Industriali e commerciali [ha] 178 Seminative [ha] Allevamento [ha]
15 Figura12:SuperficidellaRegioneVenetoallagatenegliultimosessant anni 12
16 7 La pericolosità idraulica desunta dai Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) Nella Regione Veneto le Autorità di Bacino operanti sono 6: Autorità di Bacino Nazionale del Po; Autorità di Bacino Nazionale del Fiume Adige; Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi dell Altro Adriatico; Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Fissero Tartaro Canalbianco; Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Lemene; Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza. L autorità di Bacino della Laguna di Venezia risulta in fase di costituzione. Lo strumento tramite il quale le Autorità di Bacino analizzano le criticità del territorio al fine di realizzare opportune opere (interventi strutturali) o adottare adeguate norme d uso (azioni non strutturali) per mitigare il rischio idrogeologico è il Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.), documento obbligatorio dal 2001 a seguito della conversione in Legge 267/98 derivante dalla conversione del Decreto Sarno ( D.L ). Il P.A.I. suddivide il territorio in zone appartenenti a diverse classi di pericolosità idraulica, intesa come probabilità che una determinata area possa essere interessata da eventi di esondazione ed allagamento. La definizione delle classi di pericolosità idraulica, per quanto concettualmente simile, si differenzia per ciascuna Autorità di Bacino. È importante sottolineare le differenze tra le varie Autorità di Bacino nell attribuzione delle classi di pericolosità; mentre l autorità di Bacino Autorità Interregionale del Fiume Fissero Tartaro Canalbianco, l Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Lemene e l Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza distinguono le classi attraverso la determinazione di un certo tempo di ritorno e livello di esondazione, l Autorità di Bacino dei Fiumi dell Alto Adriatico assume come evento di riferimento la piena con tempo di ritorno di 100 anni e suddivide le categorie di pericolosità in base al livello dell esondazione ed alla vicinanza o meno dalla rotta arginale. L Autorità di Bacino del Fiume Adige, invece, considera diversi tempi di ritorno e attribuisce particolare importanza alle caratteristiche, livello idrico e velocità, dell onda di sommersione. Infine, l Autorità di Bacino del Fiume Po pone come evento di riferimento la piena con tempo di ritorno di 200 anni e valuta quali aree vengano allagate da tale piena e quali da un evento che la superi. 7.1 Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi dell Alto Adriatico L Autorità di Bacino dei Fiumi dell Alto Adriatico assegna le classi di pericolosità distinguendo tra zone fluviali di pianura e zone montane. Storicamente, le esondazioni in pianura sono la conseguenza di crolli o di sormonti arginali. Si individuano le tratte fluviali storicamente sede di rotte, con precaria stabilità, da quelle esenti. Per entrambe le categorie si determinano tratte critiche, nelle quali simulare la rotta arginale e la 13
17 conseguente esondazione, prendendo come riferimento un evento con tempo di ritorno pari a 100 anni e tempo di corrivazione di 24 ore. In conclusione, per definire le classi di pericolosità si fa riferimento a: Aree storicamente allagate; Aree potenzialmente allagabili da un evento con tempo di ritorno di 100 anni in prossimità delle tratte fluviali critiche; Fasce arginali pericolose all interno delle aree potenzialmente allagabili. Tabella 6: Classi di pericolosità per tratte fluviali. Tratte fluviali storicamente sede di rotte con precaria stabilità Nome Pericolosità Condizioni P3 Elevata Fascia contigua all argine (150m) P2 Media Aree contigue alla P3 P1 Moderata Aree residuali( altezza di esondazione inferiore al metro) e zone storicamente allagate Tratte fluviali senza esondazioni storiche Nome Pericolosità Condizioni P3 Elevata Area in prossimità della rotta (150m) P2 Media Area contigua alla difesa arginale P1 Moderata Aree soggette ad allagamenti maggiori di 1 metro. L estensione della zone classificate P3, dei 150 metri dalla sede della rotta o dal tratto fluviale critico, può essere ridotta qualora l argine sia indistruttibile, cioè diaframmato fino in sommità o impermeabile. All interno di queste classi di pericolosità vengono inserire anche le aree fluviali, superfici definite come: Zone con opere idrauliche quali argini e manufatti di difesa; Zone con elementi naturali quali golene, scapate fluviali. Avendo queste aree una pericolosità intrinseca, vengono attribuite alla classe P3. La superficie occupata dalla piena ordinario viene classificata con la lettera F. La classificazione delle zone montane risulta, invece, di più difficile determinazione, essendo i dati di difficile reperimento. La classificazione è riportata nella seguente tabella. Tabella 7: Classi di pericolosità per tratte montane. Nome Pericolosità Condizioni P3 Elevata Aree adiacenti al corso d acqua, estese al massimo il doppio della larghezza dell alveo o 100 metri P2 Media Aree storicamente allagate P1 Moderata Aree dove le informazioni sono scarse o nulle 14
18 7.2 Autorità di Bacino Nazionale del Fiume Adige Tabella 8: Classi di pericolosità indicate nel Piano di Assetto Idrogeologico del Fiume Adige. Nome Pericolosità Condizioni P4 Molto elevata Tr=30 anni con tirante superiore ad 1metro o velocità superiore a 1 metro al secondo P3 Elevata Tr=30 anni e tirante compreso tra 0.5 e 1 metro Tr=100 anni con tirante superiore a 1 metro o velocità superiore a 1metro al secondo P2 Media Tr=100 anni e tirante compreso tra 0 e 1 metro. P1 Moderata Tr=200 anni 7.3 Autorità di Bacino Nazionale del Fiume Po Considerato come evento di riferimento una piena con tempo di ritorno pari a 200 anni, si individua un alveo di piena e le aree inondabili giungendo alla definizione di tre fasce: Fascia A o Fascia di deflusso della piena; porzione dell area fluviale nella quale avviene il deflusso della corrente,ovvero l insieme delle forme fluviali riattivabili durante la piena; Fascia B o Fascia di esondazione; zona esterna alla precedente inondata dalla piena di riferimento. La fascia è delimitata dalle zone nelle quali le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici della piena considerata, ovvero si estende fino alle opere di difesa, argini o altre opere di contenimento, dimensionate per la medesima portata; Fascia C o Area di inondazione per piena catastrofica; area esterna alla precedente, allagata al verificarsi di piene superiori a quella di riferimento, delimitata, sulla base di valutazione dei tiranti di piena e sulle informazioni delle alluvioni storiche. 7.4 Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Fissero Tartaro Canalbianco, Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Lemene, Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza L autorità di Bacino Autorità Interregionale del Fiume Fissero Tartaro Canalbianco, l Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Lemene e l Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza hanno redatto un Piano che delimita le zone a rischio idraulico nello stesso modo. Le classi di pericolosità sono definite in base a: Tempo di ritorno dell evento, Tr [anni]; Altezza d acqua esondata, h [m]. Tabella 9: Classi di pericolosità definite dal PAI del Fiume Fissero Tartaro Canalbianco,del Fiume Lemene, del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza. Classe Pericolosità Condizioni P3 Elevata Tr=50; h>1 P2 Media Tr=50; 0<h<1 P1 Moderata Tr=100; h>0 Viene, inoltre, identificato P1 il territorio di bonifica, essendo potenzialmente pericoloso. 15
19 Figura13:SuperficidellaRegioneVenetoapericolositàidraulicadesuntedaiPianidiAssettoIdrogeologico 16
20 8 La pericolosità geologica desunta dai Piani di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) I medesimi Piani di Assetto Idrogeologico, dai quali sono state desunte le superfici della Regione Veneto a pericolosità idraulica, individuano le aree a pericolosità geologica. Le superfici interessate dal dissesto geologico risultano essere pari ha. La perimetrazione di queste superfici avviene tramite la conoscenza e lo studio di eventi franosi attuali e storici. Individuata la zona interessata dal dissesto, vengono definiti tipologia, velocità e volumi del movimento, nonché frequenza probabile del fenomeno. Dall incrocio dei dati sopracitati, si perviene alla valutazione della pericolosità del dissesto geologico. Tabella 10: Superfici della Regione Veneto a pericolosità geologica Superficie montana [ha] Superficie collinare [ha] Superficie a pericolosità geologica [ha] Superficie a pericolosità geologica montano collinare [ha] Superficie dei Colli Euganei a pericolosità geologica [ha] 611 Le principali tipologie di dissesto considerate sono: crolli e ribaltamenti; scivolamenti roto/traslativi; frane diffuse; colamenti ed espansioni. 17
21 Figura14:SuperficidellaRegioneVenetoapericolositàgeologica 18
22 9 I principali Interventi per la mitigazione della pericolosità idraulica La programmazione di interventi perla mitigazione della pericolosità idraulica è stata svolta principalmente in dipendenza degli eventi alluvionali più gravosi per la Regione Veneto o per il territorio nazionale. In particolare, a seguito delle esondazioni del novembre 1966, venne istituita una Commissione interministeriale, nota come Commissione De Marchi dal nome del suo Presidente, allo scopo di individuare una serie di azioni sinergiche, di programmazione e operative, per risolvere i problemi tecnici, economici, legislativi ed amministrativi connessi con la sistemazione idraulica e con la difesa del suolo. A seguito dell allagamento della zona di Mestre avvenuto nel settembre 2007, vennero assunti provvedimenti di varia natura dal Commissario delegato per l Emergenza concernente gli eccezionali eventi meteorologici del 26 settembre 2007 che hanno colpito parte del territorio della regione Veneto ( DPCM n del 18/10/2007). Più di recente, l alluvione del novembre 2010 ha condotto il Commissario delegato per il superamento dell emergenza derivante dagli effetti alluvionali che hanno colpito il territorio della Regione Veneto nei giorni dal 31 ottobre al 2 novembre 2010 (DPCM n.3906 del 13/11/2010), a redigere un Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico il quale mira a ridurre il rischio idraulico nei bacini del sistema Alpone nel Bacino dell Adige, del sistema Brenta Bacchiglione Gorzone e del Bacino scolante nella Laguna di Venezia. I provvedimenti si estendono anche ai bacini del Piave e del Livenza. Il Piano suddetto prevede una serie estesa ed articolata di azioni strutturali, di azioni non strutturali e di buone norme di costruzione. Le azioni strutturali si possono contraddistinguere in quattro tipi principali: 1. interventi di manutenzione ordinaria degli argini, quali rinforzi, risagomature, rialzi, ecc; 2. adeguamento degli alvei alle portate massime in base all evento di progetto; 3. moderazione dei colmi di piena fino a ridurli a valori compatibili con lo stato attuale degli alvei; 4. una combinazione dei punti 2 e 3. Le principali azioni non strutturali, applicabili ad ogni livello della rete idrografica, sono costituite da: aggiornamento della geometria dei corsi d acqua e creazione di una banca dati degli argini; predisposizione di un sistema per la previsione e la gestione delle piene; manutenzione sistematica degli alvei e delle opere di difesa tale da mantenere inalterato il deflusso della piena, provvedendo anche agli sfalci della vegetazione spontanea pericolosa dal punto di vista idraulico; 19
23 esclusione di potenziale antropizzazione di territori nei quali siano previste opere di mitigazione delle piene quali casse di espansione ed invasi, oppure la libera espansione delle acque dei corsi d acqua. Insieme a queste azioni, vengono ricordati tutti quei provvedimenti che costituiscono buona norma del costruire, quali: non impedire il deflusso delle acque,soprattutto quelle di piena e, se possibile, migliorare le condizione esistenti del corso d acqua; mantenere i volumi invasabili esistenti e promuoverne la creazione di nuovi, evitando la canalizzazione e tombinamenti soprattutto dei piccoli corsi d acqua; eseguire la manutenzione periodica dei fossati nei centri urbani; prevedere per le nuove lottizzazioni un sistema di gestione delle acque integrato; non eseguire scavi, lavorazioni o impianti di colture nei pressi dei rilevati arginali localizzare i nuovi insediamenti abitativi in modo da non aggravare la situazione esistente di deflusso delle acque e favorire in questi la creazione di zone permeabili. Le azioni ed i provvedimenti previsti nell ambito di Paini di intervento redatti nelle occasioni suddette, oltre a quelli contemplati nel consueto svolgimento delle attività ordinarie da parte delle autorità preposte, costituiscono un vasto insieme di iniziative da attuare per la mitigazione della pericolosità idraulica nella Regione Veneto. 20
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