sul ricorso numero di registro generale 7223 del 2012, proposto da:

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Orlando Contini
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1 N /2012REG.PROV.COLL. N /2012 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza) ha pronunciato la presente SENTENZA ex artt. 38 e 60 cod. proc. amm. sul ricorso numero di registro generale 7223 del 2012, proposto da: Pietro Porteri, rappresentato e difeso dagli avv. Paolo Rolfo, Gianfranco Bertussi, Piermario Strapparava, con domicilio eletto presso Paolo Rolfo in Roma, via Appia Nuova 96; 1

2 contro Ministero dell'interno, Questura di Brescia, rappresentati e difesi dall'avvocatura Generale dello Stato, domiciliataria in Roma, via dei Portoghesi, 12; per la riforma della sentenza breve del T.A.R. LOMBARDIA SEZ. di BRESCIA, SEZ. II, n /2012, resa tra le parti, concernente Diniego rinnovo del porto d'armi Visti il ricorso e i relativi allegati; Visti gli atti di costituzione in giudizio di Ministero dell'interno e di Questura di Brescia; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nella camera di consiglio del giorno 26 ottobre 2012 il Cons. Lydia Ada Orsola Spiezia e uditi per le parti l avv. Rolfo e l Avvocato dello Stato Soldano; 2

3 Sentite le stesse parti ai sensi dell'art. 60 cod. proc. amm.; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO 1. L appellante, già ricorrente in primo grado, è stato destinatario del provvedimento del Questore di Brescia in data 29 novembre 2011, con il quale ai sensi del art. 43, t.u.l.p.s., gli è stato negato il rinnovo della licenza di porto d armi per uso caccia. Il provvedimento faceva seguito all istruttoria procedimentale in contraddittorio, nell ambito della quale l interessato aveva presentato le proprie controdeduzioni, con l assistenza di un legale. In sintesi, nel motivare il diniego, il Questore rilevava che l interessato era stato querelato dalla moglie per i reati di cui all art. 660 e all art. 594 c.p. (molestia, ingiuria) nel contesto di una vicenda di separazione coniugale caratterizzata da atteggiamenti fortemente conflittuali. In presenza di queste circostanze,quindi, la Questura aveva ritenuto sussistessero i presupposti per negare all interessato il porto d armi, in quanto persona non di buona condotta e che non dà affidamento di non abusare delle armi. 2. L interessato ha proposto ricorso al T.A.R. Lombardia, SEZ.Brescia, che, con sentenza n. 651 pubblicata il 19 aprile 2012, lo ha respinto. 3

4 Avverso la sentenza TAR l interessato ha proposto appello, chiedendone, previa sospensione, la riforma; l Amministrazione si è costituita con atto di mera forma. In occasione della trattazione della domanda cautelare, questo Collegio, dato avviso alle parti, ritiene di poter procedere alla definizione immediata della controversia, ai sensi dell art. 60, c.p.a.. 3. In diritto si rileva, innanzi tutto, che il ricorrente non ha prospettato in primo grado vizi di forma o di procedura o lesioni del diritto alla difesa, ma solo vizi genericamente riferibili alla figura dell eccesso di potere, ossia di cattivo uso della discrezionalità: in sostanza ha dedotto che le asserite esigenze di pubblica sicurezza sono state eccessivamente sopravalutate e che i suoi comportamenti sono stati male interpretati. L atto di appello appare impostato secondo il medesimo schema; vi sono replicate e sviluppate le argomentazioni già dedotte in primo grado, e nei confronti della sentenza del T.A.R. non sono dedotti vizi in procedendo ma solo in iudicando. 4. Ciò premesso, si ricorda che la funzione dei provvedimenti di cui all art. 43, t.u.l.p.s., come più in generale di tutti i provvedimenti discrezionali in materia di licenze e autorizzazioni di pubblica sicurezza, non è quella di accertare responsabilità ( tanto meno di sanzionare illeciti), bensì quella di porre rimedio, con ampia discrezionalità, a situazioni di obiettivo pericolo per l ordine pubblico e la pubblica sicurezza. Nella vicenda all esame, ad di là della rilevanza penale di specifici comportamenti (a quanto pare ancora sub iudice, ma non smentiti, o non del tutto, in punto di fatto), sembra innegabile che sussista una situazione conflittuale fra l attuale appellante, la moglie (recentemente separata di propria iniziativa) e il nuovo compagno della medesima e che (in questo contesto) il primo si sia distinto per manifestazioni in qualche misura ostili e aggressive, quanto meno sul piano verbale, tanto da dar luogo alla querela. 4

5 5. Ciò posto, non è compito del giudice amministrativo sostituirsi all autorità competente nel valutare discrezionalmente se e quanto la situazione sopra descritta giustifichi una misura cautelativa quale il ritiro del porto d armi dell interessato, ma solo verificare che la valutazione fatta non sia ictu oculi errata, ovvero viziata da travisamento dei fatti e manifesta irrazionalità. Diversamente una nuova valutazione discrezionale di merito poteva essere chiesta con lo strumento del ricorso gerarchico al Prefetto, ma,a quanto pare, l interessato non se ne è avvalso. Così chiariti i limiti del presente giudizio, si può concludere che non si ravvisa quella manifesta erroneità che si risolverebbe nella illegittimità del provvedimento. 6. Giova rilevare, infine, che, nel sindacare la legittimità degli atti ampiamente discrezionali, la valutazione comparativa degli interessi contrapposti assume essenziale rilievo, in quanto espressione del principio di proporzionalità e di adeguatezza. 7. In conclusione l appello va respinto e,per l effetto,va confermata la sentenza di primo grado. E opportuno aggiungere che, proprio per il carattere ampiamente discrezionale dei poteri esercitati in questa materia, i provvedimenti emanati possono essere sempre riesaminati dalla stessa autorità emanante e, se del caso revocati, in correlazione all evolversi delle situazioni di fatto. Pertanto in questa vicenda, qualora si concretizzino nuove condizioni, il Questore potrebbe riesaminare la situazione dell appellante, giungendo ad eventuali favorevoli conclusioni. Le spese del grado possono essere compensate, in considerazione del fatto che le difese dell Amministrazione si sono limitate ad un atto di costituzione di mera forma. P.Q.M. 5

6 Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza) definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo respinge e, per l effetto, conferma la sentenza TAR. Spese di lite compensate tra le parti. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 26 ottobre 2012 con l'intervento dei magistrati: Pier Giorgio Lignani, Presidente Roberto Capuzzi, Consigliere Hadrian Simonetti, Consigliere Dante D'Alessio, Consigliere Lydia Ada Orsola Spiezia, Consigliere, Estensore 6

7 L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 08/11/2012 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.) 7

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ISSN Pubblicato dal 12/01/2016

ISSN Pubblicato dal 12/01/2016 ISSN 1127-8579 Pubblicato dal 12/01/2016 All'indirizzo http://www.diritto.it/docs/37691-consiglio-di-stato-iii-sezione-pres-lignani-estungari-ordinanza-23-dicembre-2015-n-5725-avv-contro-ministero-dell-interno-avvocaturastato