Università degli Studi di Napoli Federico II. Pio XII e i "silenzi" del Vaticano in merito allo sterminio degli ebrei

Transcript

1 Università degli Studi di Napoli Federico II Facoltà di Lettere Pio XII e i "silenzi" del Vaticano in merito allo sterminio degli ebrei di Vittorio Angelino Relatore: Claudia Petraccone A. A

2 INTRODUZIONE Nel 1963, fu rappresentato nelle maggiori città del mondo, come Londra, Parigi e New York, un opera teatrale scritta dal tedesco Rolf Hochhuth, intitolata Il Vicario ( Der Stellvertreter ) 1, in cui si accusava esplicitamente papa Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli di aver taciuto, durante il secondo conflitto mondiale, riguardo al genocidio degli ebrei, compiuto dalla Germania nazista, e dove si alludeva, senza troppe velature, ad un Pio XII antisemita. Il problema dei silenzi di Pio XII fu, da quel momento, oggetto di discussione di un considerevole numero di saggi storici, che, però, in alcuni casi, muovevano, lungi dall essere il frutto di un analisi scientifica ed oggettiva delle vicende storiche, da posizioni ideologiche avverse al clero cattolico. Questi scritti si allineavano in tal modo al carattere esplicitamente provocatorio dell opera di Hochhuth, che rimaneva pur sempre un testo teatrale, libero dai vincoli della ricerca scrupolosa, richiesti ad un saggio storico. In realtà, il cosiddetto silenzio mantenuto dalla Chiesa romana e dal pontefice Pio XII verso i crimini perpetrati dai nazisti nei confronti del popolo ebraico suscitò accese proteste, fin da quando esso sembrò 1 Per altre informazioni e discussioni sul lavoro teatrale di Hochhuth cfr.: F. Traniello, Pio XII dal mito alla storia, in A. Riccardi (a cura di), Pio XII, Roma-Bari 1984 pp. 5-7; F. Malgeri, La Chiesa di Pio XII fra guerra e dopoguerra, in A.Riccardi (a cura di), op. cit. p

3 manifestarsi agli occhi del mondo. Le proteste a cui facciamo riferimento, non furono espresse soltanto da uomini lontani dal mondo cattolico, ma anche all interno di esso si alzarono voci di ammonimento verso l operato del clero romano. Don Primo Mazzolari in un suo scritto del 1941, ricordava che: Cristo per segnare una strada di salvezza ha camminato avanti con la sua croce, lasciando per terra le sue orme insanguinate. E ancor prima di tracciare la strada in quel modo lo dichiarò con la sua parola alta, forte e inequivocabile contro ogni degenerazione religiosa, morale, civile. S egli avesse agito genericamente come fanno molti di noi, avrebbe evitato la croce, ma il mondo non sarebbe stato fatto salvo. 2 E anche nell immediato dopo guerra, la questione dei silenzi di Pio XII diede vita, in ogni settore della società civile, cattolica e soprattutto non cattolica, ad un lungo ed intenso dibattito, portando molti storici, ma anche scrittori e drammaturghi (come abbiamo visto nel caso di Hochhuth), a individuare in quei silenzi, il nodo centrale da cui partire per analizzare l intero pontificato di Eugenio Pacelli. Lo scrittore franco-algerino Albert Camus, in particolare, così si espresse in un suo scritto del 1948, appena tre anni dopo la fine delle ostilità: ho atteso a lungo, durante quegli anni spaventosi, che una voce si levasse da Roma [ ]. Proprio io non credente. Poiché sapevo che lo spirito si sarebbe perduto, se davanti alla forza non avesse lanciato il grido della condanna. Sembra 2 Cit. in F. Malgeri, La Chiesa di Pio XII fra guerra e dopoguerra, in A. Riccardi (a cura di), op. cit, p

4 che questa voce si sia levata. Ma vi giuro che milioni di uomini come me non l abbiamo intesa, e che c era ancora in tutti i cuori, credenti e non credenti, una solitudine che non ha cessato di diffondersi, via via che i giorni e che i carnefici si moltiplicavano [ ]. Ciò che il mondo attende dai cristiani è che i cristiani parlino, ad alta voce e chiara, e che avanzino la loro condanna in modo tale che mai il dubbio, un solo dubbio possa nascere nel cuore dell uomo più semplice. E che essi escano dalle astrazioni e che si pongano in faccia al volto insanguinato che ha preso la storia del nostro tempo. 3 Da questi scritti, quello di Don Primo Mazzolari e quello di Camus, emerge un primo dato importante che riveste un ruolo centrale nella nostra ricerca. Abbiamo parlato finora, di silenzio, termine con cui da sempre viene indicata la questione; in realtà, è improprio parlare di silenzio, dal momento che sia don Mazzolari, che Albert Camus, accusano la Chiesa di Roma di aver reagito con scarsa fermezza alle notizie che giungevano dalla Germania e da gran parte dell Europa dell Est, in merito allo sterminio degli ebrei. Don Mazzolari, parroco cremonese già in precedenza noto per il suo fermo anti-fascismo, pone l accento, in particolare, sulla parola alta, chiara ed inequivocabile di Cristo verso ogni tipo di degenerazione, e la contrappone al modus operandi della Santa Sede nei confronti dei crimini nazisti, definito generico. Camus parla di una voce di condanna che Roma avrebbe dovuto esprimere con più forza. 3 Cit.. F. Malgeri, La Chiesa di Pio XII fra guerra e dopoguerra, in A. Riccardi (a cura di), op. cit, p

5 È, dunque, evidente, che quella voce si era levata da Roma, seppure flebilmente, timidamente, o che un azione era stata condotta, seppure genericamente, volendo riprendere Don Mazzolari. Da Roma si era alzata una voce, anche se lontana dalla forza che si richiedeva al vicario di Cristo; la Santa Sede aveva tentato un azione, anche se non paragonabile a quella del Cristo che sfida coraggiosamente la croce per la salvezza dell umanità. Possiamo, dunque, parlare di un relativo silenzio. Da qui, allora, bisogna necessariamente partire per incanalare la nostra ricerca sull irto cammino che ci dovrà condurre a comprendere le motivazioni che indussero Pio XII, ed il clero romano, ad un atteggiamento che non esprimeva una esplicita e netta condanna verso la triste sorte a cui venivano condannate dal Terzo Reich, le popolazioni ebree di gran parte d Europa. Per tentare di individuare tali motivazioni, non possiamo prescindere, però, dal provare a mettere in luce ciò che realmente si conosceva in Vaticano in merito alle rappresaglie naziste contro gli ebrei tedeschi e quelli dei Paesi conquistati dall esercito tedesco, almeno a partire dal 20 gennaio del 1942, da quando, cioè, con il protocollo della conferenza di Wannsee, nei pressi di Berlino, quindici alti ufficiali nazisti, riunitisi per ordine del feldmaresciallo Hermann Goring 5