RELAZIONE IDROLOGICA E IDRAULICA

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2 Oggetto: PROGETTO PRELIMINARE RELAZIONE IDROLOGICA E IDRAULICA RELAZIONE IDROLOGICA La Regione Friuli Venezia Giulia è caratterizzata da una posizione geografica e da un orografia che ne condizionano in modo determinante la meteorologia ed il clima. La Regione è situata alle medie latitudini, dove è molto marcato il contrasto tra le masse d aria polare e tropicale: tale contrasto genera frequentemente delle perturbazioni dello stato dell atmosfera. In zone orograficamente complesse, come il Friuli Venezia Giulia, i processi di formazione delle perturbazioni e la loro evoluzione sono influenzati fortemente dai rilievi e dalla loro disposizione rispetto alla circolazione prevalente delle masse d aria. La presenza delle Alpi induce significativi cambiamenti della temperatura, umidità e ovviamente della direzione di moto delle masse d aria che interessano la Regione. I processi di che hanno luogo su opposti versanti della catena montuosa, sono responsabili di profonde modifiche del contenuto relativo d acqua nell aria (umidità), attraverso processi di condensazione ed evaporazione dell acqua stessa, i quali influenzano enormemente la temperatura dell aria e di conseguenza la stabilità atmosferica. Molto importanti sono anche le peculiarità locali del territorio, quali la presenza del mare Adriatico, poco profondo, e della laguna caratterizzata da considerevoli escursioni termiche. In estrema sintesi il clima della Regione può essere considerato come un clima continentale moderato con connotazione umida. La connotazione umida del clima è dettata dall elevata piovosità dell alta pianura friulana e della zona prealpina. Questa componente è il risultato sia dell effetto che i rilievi hanno sui flussi di aria umida provenienti da sud, che sono forzati a moti verticali i quali si traducono in piogge copiose, sia dell elevata frequenza di temporali primaverili ed estivi. Un analisi eseguita dall OSMER dell ARPA sui dati giornalieri pluviometrici del Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici ( ) ha portato alla stesura di varie

3 mappe regionali di piovosità. Dallo studio delle mappe della pioggia media annuale si nota che la Regione può essere, in buona misura, divisa in 4 zone che presentano regimi pluviometrici distinti: 1. Fascia costiera: è la zona meno piovosa della Regione; i totali annui raggiungono mediamente i mm, con un andamento crescente dalla costa verso l interno; 2. Fascia pianura e colline: avvicinandosi alle montagne la piovosità aumenta; i valori medi annui variano da a mm; 3. Fascia prealpina: le precipitazioni medie annue raggiungono valori estremamente elevati (dai ai 3100 millimetri); 4. Fascia alpina interna: a Nord delle Prealpi Carniche e Giulie la piovosità media annua torna a decrescere fino a valori di mm, molto simili a quelli della media pianura. In tutta la Regione il mese meno piovoso è febbraio, con valori che variano dai mm di pioggia sulla costa e in pianura, ai mm nella zona prealpina. I mesi più piovosi sono giugno e novembre, quando si registrano mediamente mm di pioggia sulla fascia costiera e in alcune zone della montagna si arriva fino a mm; tuttavia le variazioni intorno ai valori medi sopra riportati sono notevoli.

4 Figura 1: Mappa piovosità media annuale dal 1960 al 2004 (fonte: Protezione civile FVG). Come detto il territorio si presenta in tutta la propria estensione caratterizzato da abbondanti e frequenti afflussi meteorici per tutto l arco dell anno. Tale regime climatico da vita ad un sviluppato e complesso sistema idrografico superficiale oltre che ad un importante deflusso sub superficiale. Da questo punto di vista, la Regione può essere divisa in tre fasce principali: la zona alpina e prealpina; la medio - alta pianura; la bassa pianura.

5 Nella zona alpina e prealpina i corsi d acqua sono alimentati sia dal ruscellamento superficiale sia da vari tipi di sorgenti che interessano in maniera particolare i sottobacini dell alto Tagliamento. In tale fascia la presenza di formazioni calcaree da origine a fenomeni carsici che costituiscono una sviluppata rete idrografica sotterranea, al momento non ancora completamente nota. I fenomeni carsici interessano anche la zona prealpina e sono diffusi nelle Prealpi Pordenonesi, dove danno origine alle risorgive del fiume Livenza, e nell area goriziana-triestina del Carso, caratterizzata dalla mancanza di un reticolo idrografico superficiale e dall esistenza di una serie di risorgive, alcune delle quali di notevole importanza per l approvvigionamento idrico della provincia di Trieste. La zona di media pianura è composta da un enorme deposito alluvionale costituito prevalentemente da ghiaie molto permeabili, derivato dalla rapida erosione dei bacini montani. Il materasso ghiaioso della media pianura, che raggiunge anche spessori dell ordine dei 700 m nella zona sud-occidentale, è fortemente permeabile e causa l assorbimento di gran parte dei corsi d acqua che vi scorrono. Il deposito alluvionale è sede di una falda freatica. Le acque della falda freatica risalgono in superficie nella zona denominata fascia delle risorgive dove l incontro del deposito ghiaioso con i terreni di tipo sabbioso e argilloso sensibilmente meno permeabili della bassa pianura causa l affioramento di notevoli quantità d acqua che alimentano una serie di rii e canali che confluiscono in collettori di dimensioni più consistenti. Tutta l area interessata dai fenomeni di risorgiva presenta caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche di grande pregio, dovute essenzialmente all abbondanza ed all elevata qualità delle acque correnti ed alla rigogliosa vegetazione. L area posta a sud della fascia delle risorgive, che costituisce la bassa pianura friulana, è una zona pressoché pianeggiante e uniforme, nettamente distinta anche per la sua topografia dalla media pianura, molto ricca di acque e sottoposta nel passato ad ingenti interventi di bonifica che hanno alterato significativamente l assetto morfologico e idrologico naturale.

6 Figura 2: Rappresentazione del sistema idrografico superficiale della Regione Friuli Venezia Giulia. Il territorio regionale è interessato da diversi sistemi idrografici: il più importante sia in termini di estensione sia in termini di utilizzo delle acque è indubbiamente il bacino del fiume Tagliamento che attraversa la Regione in senso longitudinale dividendola di fatto in due zone distinte.

7 Gli altri due sistemi idrografici di una certa rilevanza sono il bacino del fiume Isonzo e quello del fiume Livenza, che interessano il territorio regionale solamente per una parte del loro sviluppo. Altri bacini minori degni di nota sono: i bacini del Cellina e del Meduna (affluenti del fiume Livenza), adiacenti e molto simili, che drenano due vaste aree alpine e prealpine localizzate nella zona nordoccidentale della Regione; il bacino del Corno-Stella, composto dai due tronchi distinti del torrente Corno, che è caratterizzato da un regime prettamente torrentizio, e dal fiume Stella, che ha origine in zona collinare (tra i comuni di Ragogna e Buia) che ha le caratteristiche specifiche di un fiume di risorgenza, alimentato da numerosissime rogge e dotato di una discreta portata d acqua perenne; il bacino del fiume Turgnano, che si sviluppa tra i comuni di Pocenia e Muzzana del Turgnano, alimentato principalmente da sistemi di risorgiva e in minor misura da acque di scolo naturale e meccanico; il bacino del torrente Torre e quello del fiume Natisone che scorrono in terreni parzialmente carsici e parzialmente arenarei e che rientrano nominalmente tra i tributari del fiume Isonzo anche se, per quanto riguarda il torrente Torre, in assenza di fenomeni di piena le acque vanno ad alimentare la falda del Friuli orientale e nordorientale e non arrivano a congiungersi con quelle dell Isonzo; il bacino del fiume Timavo, totalmente sotterraneo se si trascura la ridotta area occupata dalle risorgive, che interessa solo un piccolo lembo dell area sud-orientale della Regione; il bacino della Drava, localizzato nell area Tarvisiana nell angolo nord-orientale della Regione, che rientra tra i bacini tributari del Danubio e dove sono raccolti alcuni dei maggiori laghi naturali della Regione (Raibl e Fusine).

8 Figura 3: Carta dei bacini idrografici del Friuli Venezia Giulia.

9 Figura 4: Bacini idrografici dei principali corsi d'acqua della zona di interesse.

10 RELAZIONE IDRAULICA Nella storia recente sono state documentate numerose alluvioni che hanno colpito anche duramente il territorio regionale, tra le tante si ricordano quelle del 1920, 1965 e 1966 che trovano puntuali documentazioni e registrazioni storiche sia nei termini di afflussi che dei danni subiti dal territorio. Più recentemente si sono verificati eventi alluvionali più frequenti, anche se spesso hanno coinvolto solo bacini minori o porzioni dei bacini dei grandi fiumi: è il caso degli eventi del 1983, del 1990, del giugno e novembre 1996, del 1998, del 2000, del giugno e novembre 2002 nel pordenonese, del 2003 in Val Canale, del 2004, fino al recente nubifragio del settembre Il rischio idraulico inoltre può riguardare anche le opere idrauliche realizzate dall uomo, qualora vengano meno le condizioni di sicurezza per il funzionamento delle stesse. È necessario pertanto valutare tra i rischi idraulici anche la tenuta degli sbarramenti sui corsi d acqua, l efficienza di manufatti di scolo e scolmatura (canali e tombinature), la funzionalità dei sistemi di drenaggio delle acque piovane nelle zone urbanizzate e il corretto funzionamento dei sistemi di pompaggio per le aree di bonifica. Considerate le caratteristiche idrologiche del territorio regionale, sulla base delle tipologie dei corsi d acqua si possono individuare in generale delle tipologie di pericoli ricorrenti. I corsi d acqua a carattere torrentizio possono determinare situazioni di rischio idraulico soprattutto in relazione alla loro azione di scavo e di trasporto di materiale d alveo: tale fenomeno se non equilibrato può causare da un lato l erosione delle sponde e dei versanti, oltre che delle fondazioni di eventuali opere presenti lungo il corso d acqua, dall altro un sovralluvionamento dell alveo che può provocare l esondazione del torrente e la modifica del suo percorso, oltre a poter determinare l insufficienza dei manufatti di attraversamento e la riduzione dei franchi di sicurezza delle opere di difesa. Le principali problematiche legate ai corsi d acqua di pianura sono determinate dalla possibilità che precipitazioni di intensità e durata eccezionale determinino la formazione di portate di deflusso superiori alle capacità degli alvei. In caso di carenza o assenza di zone di naturale laminazione o espansione delle acque di piena si può avere l esondazione dei fiumi con conseguente allagamento di vaste aree di territorio con livelli d acqua in grado di danneggiare le infrastrutture civili e porre a rischio anche l incolumità delle persone. I corsi d acqua che nascono ai piedi delle colline moreniche in genere terminano spagliando le

11 acque nelle zone di pianura a monte della linea delle risorgive confluiscono in canali artificiali che li convogliano in laguna o nei fiumi di risorgiva della bassa pianura. Questo regime particolare, a causa della forte urbanizzazione del territorio di pianura e delle modifiche dell uso del suolo intervenute negli ultimi decenni, presenta in diversi casi delle problematicità dovute essenzialmente all aumento degli afflussi di acque meteoriche dalle superfici urbanizzate, di conseguenza più impermeabili, e alla diminuzione delle aree libere disponibili per la dispersione in fossi e campagne delle acque stesse. Nel caso di eventi meteorici intensi nelle aree collinari e di pianura, la cui frequenza è in aumento negli ultimi anni, si possono determinare quindi criticità per insufficiente capacità degli alvei, vincolati spesso dalla presenza di aree urbanizzate ed infrastrutture viarie, o per insufficiente disponibilità di aree di espansione e dispersione naturale delle acque, mancanza che può essere dovuta anche a fenomeni come l occlusione di tombinature di attraversamento stradale o all interrimento di fossi e cunette di scolo. Le esondazioni che si possono determinare lungo l asta e nella parte terminale di tali corsi d acqua non sono generalmente quantitativamente rilevanti, né temporalmente persistenti, tuttavia in genere interessano zone densamente abitate o con presenza di insediamenti artigianali ed industriali e pertanto si possono rivelare estremamente gravi sia in termini di danni arrecati ai beni mobili e immobili, sia in termini di disagio alla viabilità e alle attività economiche e sociali delle località colpite. I corsi d acqua di risorgiva hanno un regime idraulico naturale peculiare in quanto reagiscono alle precipitazioni con un certo ritardo e hanno tempi di salita ed esaurimento delle piene più lenti rispetto ai torrenti. Il regime ordinario è legato agli andamenti stagionali delle falde di alimentazione, tuttavia ad esso si può sovrapporre il contributo delle piogge locali sul bacino afferente che, qualora intense, possono determinare fenomeni di piena significativi e anche esondazioni sia del corso principale che dei numerosi scoli e canali minori che in caso di innalzamento eccessivo del livello idrico del fiume principale non sono in grado di recapitarvi le proprie acque. Inquadramento idraulico dei corsi d acqua interessati dalle opere La complessità della rete di drenaggio unita all intensità e all abbondanza degli afflussi oltre che all incremento nel corso degli anni delle superfici impermeabili, conseguenti allo sviluppo demografico ed industriale, hanno notevolmente aumentato la frequenza di stati alluvionali, che come ricordato precedentemente hanno segnato l ultimo cinquantennio della Regione (vedi Figura 6). Tuttavia, sebbene l opera ricada in questo contesto

12 essa si trova collocata nella parte costiera della Regione nella quale non si sono registrati eventi alluvionali. Il livello di rischio idraulico nella Regione rimane comunque elevato come mostrano i molti interventi di difesa idraulica realizzati in tutto il territorio. Le opere previste dal progetto insistono sui corsi d acqua Stella e Turgnano (vedi Figura 7), aventi entrambi una alimentazione di risorgiva, e come tali poco soggetti a forti variazioni del proprio regime di portata liquida. Pertanto le strutture non provocheranno nessuna modifica al naturale deflusso delle acque godendo queste di un franco sulla quota arginale ed essendo prive di pile e spalle in alveo (vedi elaborato n. 2 Relazione tecnica). Inoltre data la natura dei due corsi d acqua anche il trasporto solido galleggiante è molto contenuto e tale quindi da non creare alcuna interferenza con le strutture e quindi con il regolare deflusso. F. Stella F. Turgnano Figura 3: Corsi d'acqua interessati dalle opere di progetto.

13 Figura 4: Mappa degli eventi di dissesto idraulico e localizzazione dell intervento.

14 Ponte sul F. Stella Ponte sul F. Turgnano Figura 5: Posizione planimetrica dei ponti previsti dal progetto.

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