VAS. Elaborato di supporto alla conferenza di VAS Quadro conoscitivo dello stato dell ambiente VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

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3 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Elaborato di supporto alla conferenza di Quadro conoscitivo dello stato dell ambiente Art. 4 Legge Regionale 11 marzo 2005 n.12 Deliberazione di Giunta Regionale 10 novembre /761 Pagina 1 di 231 ALL 01

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5 PREMESSA... 6 (PARTE I) RIFERIMENTI NORMATIVI E DEFINIZIONE DEL PROCESSO DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA () RIFERIMENTI NORMATIVI NORMATIVA EUROPEA Contenuti della Direttiva CE 2001/ NORMATIVA NAZIONALE NORMATIVA REGIONALE INTRODUZIONE ALLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA IL PROCESSO DI E IL CONCETTO DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE Definizione del Concetto di Ambiente IL PROCESSO DI E LA PARTECIPAZIONE IL PERCORSO METODOLOGICO PROCEDURALE (PARTE II) QUADRO DI ANALISI RICOGNITIVA E CONOSCITIVA QUADRO RICOGNITIVO E PROGRAMMATORIO DI RIFERIMENTO LA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE - PTR Riconoscimento del territorio comunale nei sistemi territoriali del PTR e nel sistema della pianificazione e programmazione regionale e sovracomunale Riconoscimento dei punti di forza/debolezza e delle minacce/opportunità del PTR in relazione al contesto locale - Analisi Swot Riconoscimento alla scala comunale degli obiettivi generali, tematici e per sistemi territoriali IL PIANO DI COORDINAMENTO PROVINCIALE - PTCP Struttura di Piano Ambiente e rischi Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Tavola Paesistica Rete Ecologica Ambiti agricoli di interesse strategico adottati con D.C.P. n. 14 del 31/09/ IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO REGIONALE ALTO GARDA BRESCIANO - PTC Struttura del Piano Territoriale di coordinamento del Parco dell Alto Garda Bresciano Il sistema ambientale Il sistema paesistico Il sistema infrastrutturale PIANO DEL TRAFFICO E DELLA VIABILITÀ EXTRAURBANA - PTVE PIANO DI INDIRIZZO FORESTALE - PIF RICOGNIZIONE DEI PIANI DI SETTORE COMUNALI Piani di settore comunali VIC Valutazione di incidenza INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO COMUNALE CENNI STORICI INQUADRAMENTO CLIMATICO VINCOLI E TUTELE OPE LEGIS SISTEMA AMBIENTALE NATURALE Pagina 3 di 231 ALL 01

6 6.1. ARIA ACQUA Le acque superficiali: il reticolo idrografico Le acque sotterranee - pozzi e sorgenti Rete acquedotto Acque reflue (fognatura depurazione) SUOLO Tipologie di suolo Elementi dello studio geologico e geomorfologico Rischio sismico Carta di Fattibilità Cave SISTEMA PAESISTICO, NATURA E BENI CULTURALI SISTEMA PAESISTICO Natura SIC Corno della Marogna SIC Monte Cas Punta Corlor ZPS Alto Garda Bresciano Vegetazione Fauna SISTEMA INSEDIATIVO URBANO INQUADRAMENTO DEMOGRAFICO Popolazione Famiglie Il flusso turistico e le strutture ricettive Le attività produttive STATO DI ATTUAZIONE DELLA PIANIFICAZIONE VIGENTE E CONSUMO DI SUOLO Calcolo dello stato di attuazione della pianificazione vigente Consumo di suolo ai sensi dell art. 141 del PTCP Progetti in corso d opera IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ E DEL TRASPORTO PUBBLICO La Mobilità Il trasporto pubblico RIFIUTI ENERGIA Elettrosmog RUMORE AZIENDE A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (RIR) SISTEMA AGRICOLO CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO USO DEL SUOLO CAPACITÀ DI UTILIZZO DEL SUOLO COMUNALE IL SISTEMA AGRICOLO DI La situazione strutturale L edilizia rurale IL SISTEMA NATURALISTICO AMBIENTALE IL SETTORE ZOOTECNICO GLI OBIETTIVI GENERALI Pagina 4 di 231 ALL 01

7 11. PROPOSTA PER LA DEFINIZIONE DEGLI INDICATORI PER IL MONITORAGGIO BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA Pagina 5 di 231 ALL 01

8 PREMESSA Premesso che nell ambito della procedura di del PGT in data 17 dicembre 2007 si è già tenuta la prima conferenza di valutazione ambientale strategica del PGT di tipo introduttivo volta a illustrare il quadro ambientale, e che nel corso di questi ultimi anni la normativa in materia ha introdotto aggiornamenti normativi e sono state emanate numerose delibere di giunta regionale tese a illustrare e disciplinare i procedimenti di nonché sentenze del TAR, relativamente alla nomina dell'autorità competente; il comune di Tremosine ha ritenuto necessario modificare ed integrare la delibera n.85 del 22 novembre 2007 relativa agli adempimenti connessi all'avvio del procedimento di, ai sensi della normativa sopravvenuta DGR del 10 novembre Poiché si intende riprendere la procedura di della proposta di Documento di Piano, è stata ravvisata l opportunità di riconvocare uno ulteriore conferenza di Scoping volta ad illustrare così come già avvenuto in occasione della conferenza del 17 dicembre 2007, il documento di scoping contenete la ricognizione dello stato di fatto ambientale, al fine di acquisire pareri, contributi ed osservazioni nel merito. Il presente Documento di Scoping è stato redatto ai sensi della normativa attualmente vigente in materia di valutazione ambientale strategica, e pertanto dell articolo 4, Valutazione ambientale dei piani, della LR 12/05 e s.m.i., degli Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, approvati con DCR n.8/351 del 13 marzo 2007, nonchè della DGR n.9/761 del 10 novembre Nel rispetto di tale normativa, ed in particolare dell allegato 1a Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione di piani e programmi () Documento di Piano - PGT, della DGR n. 9/761. il presente documento contiene lo schema metodologico procedurale definito, nonché una proposta di definizione dell ambito di influenza (scoping) del Documento di Piano del Piano di Governo del Territorio del Comune di Tremosine;inoltre, include una proposta definizione delle caratteristiche delle informazioni da inserire nel Rapporto Ambientale, nonché l indicazione sulla possibile interferenza del piano con i siti Rete Natura 2000 (SIC e ZPS). Infine, tale documento viene presentato in occasione della prima conferenza di valutazione, in cui vengono discussi i suoi principali contenuti; si sottolinea come i contributi pervenuti in fase di Scoping verranno presi in considerazione per l elaborazione del Rapporto Ambientale. Pagina 6 di 231 ALL 01

9 La presente relazione costituisce il Documento di Scoping che definisce: il percorso procedurale e metodologico del processo di valutazione ambientale Strategica, di seguito denominata ; l ambito di influenza del Piano; il ruolo della partecipazione; la portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale; possibili interferenze con i Siti rete Natura Gli atti normativi utilizzati come riferimento ai fini del presente lavoro sono: Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio dell Unione Europea; Attuazione della Direttiva 2001/42/CE, a cura della Commissione Europea; Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 ( Norme in materia ambientale ); Decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 ( Modifiche al D. lgs. 3 aprile 2006, n.152 ); Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12 ( Legge per il governo del territorio ); Delibera di Giunta Regionale n.8/1563 del 22 dicembre 2005 Valutazione ambientale di piani e programmi () ; Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, ai sensi dell articolo 4 della L.R. 11 marzo 2005, n.12, approvato con d.c.r. 13 marzo 2007, n. VIII/0351; Valutazione ambientale di piani e programmi ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione all art. 4 della L.R. 11 Marzo 2005, n.12, approvato con d.g.r. n. VIII/6420 del 27 dicembre 2007; Piano Territoriale di Coordinamento della comunità Montana dell alto Garda Bresciano, approvato con d.c.r. 1 Agosto 2003 N 7/13939 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Brescia, approvato con d.c.p. n. 22 del 21 Aprile 2004; Piano Territoriale Regionale, approvato con d.c.r. n. 951 del 19/01/2010. Alla luce di quanto affermato sopra gli obbiettivi del Documento di Scoping qui proposto sono i seguenti: sintetica descrizione degli aspetti normativo - procedurali della del Doc. di Piano di Tremosine; descrizione della metodologia operativa del processo di valutazione ambientale; definizione dell ambito di influenza del Documento di Piano (portata e livello di dettaglio delle informazioni); Screening preliminare dello stato dell ambiente: situazioni di criticità del comune di Tremosine. Pagina 7 di 231 ALL 01

10 (PARTE I) RIFERIMENTI NORMATIVI E DEFINIZIONE DEL PROCESSO DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA () Questa prima parte del Documento di Scoping, è stata destinata all introduzione alla, con definizione del concetto di sostenibilità ambientale; inquadramento normativo nazionale e regionale; illustrazione della fasi e della metodologia adottata e gli atti della partecipazione. La Parte I sarà poi ripresa nel Rapporto Ambientale che sarà depositato e messo a disposizione successivamente alla prima Conferenza di Valutazione 1. Riferimenti normativi 1.1.Normativa Europea La normativa inerente la () ha come riferimento principale la Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001, Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente. Tale Direttiva comunitaria cita all articolo 1: La presente direttiva ha l'obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che, ai sensi della presente direttiva, venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull'ambiente. Inoltre, ai sensi dell articolo 4 della citata direttiva la valutazione ambientale deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all avvio della relativa procedura legislativa Contenuti della Direttiva CE 2001/42 L obiettivo della è quello di mantenere un elevato livello di protezione dell ambiente e di contribuire all integrazione di considerazioni ambientali all atto dell elaborazione e dell adozione di Piani e Programmi, che possono avere effetti significativi sull ambiente, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile: La deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all avvio della relativa procedura legislativa. Pagina 8 di 231 ALL 01

11 Per si intende l elaborazione di un Rapporto Ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione. Nel rapporto ambientale sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell ambito territoriale del Piano o del Programma. Le informazioni che il Rapporto Ambientale deve contenere sono elencate nell Allegato I della Direttiva Durante il processo di il redattore della stessa deve coinvolgere il pubblico e le autorità con competenze ambientali specifiche che sono interessate agli effetti ambientali dovuti all applicazione di piani e programmi sia informandole dell avvio del procedimento sia facendole partecipare alle consultazioni, permettendo così che pubblico e autorità possano esprimere il proprio parere sulla proposta di Piano o di Programma. Nel caso in cui si ritenga che l attuazione di un Piano o Programma possa avere degli effetti significativi sull ambiente di un altro Stato membro, o qualora lo richieda uno Stato membro che potrebbe essere interessato in misura significativa, lo Stato membro sul cui territorio è in fase di elaborazione il Piano o il Programma trasmette, prima della sua adozione o dell avvio della relativa procedura legislativa, una copia della proposta di Piano o di Programma e del relativo Rapporto Ambientale all altro Stato membro. Questo ultimo decide se partecipare o meno alle consultazioni. Prima dell adozione del Piano o del Programma, si prendono in considerazione il Rapporto Ambientale, i pareri espressi delle autorità e del pubblico, e nel caso i risultati delle consultazioni transfrontaliere. Una volta presa la decisione in merito agli interventi del piano o del programma il redattore della deve mettere a disposizione delle autorità, del pubblico, e degli stati membri consultati, una Dichiarazione di Sintesi, nella quale si illustra in che modo le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano o nel programma, e le ragioni per le quali è stato scelto il piano o il programma adottato, alla luce delle alternative possibili che erano state individuate, e le misure adottate in merito al monitoraggio. Il monitoraggio deve essere effettuato per controllare che gli effetti ambientali significativi dall attuazione di piani e programmi, e per individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti ed essere in grado di adottare le misure correttive che si ritengono opportune. Possono essere impiegati i meccanismi di controllo già esistenti per evitare una duplicazione di monitoraggio. Pagina 9 di 231 ALL 01

12 1.2.Normativa Nazionale Nella legislazione italiana si è provveduto a recepire gli obiettivi della Direttiva Comunitaria con l emanazione del Decreto Legislativo, 3 aprile 2006, n 152 Norme in materia ambientale e s.m.i.. In particolare all articolo 4, comma a), vengono trattati specificamente gli obiettivi della : la valutazione ambientale di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sull ambiente ha la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell ambiente e contribuire all integrazione di considerazioni ambientali all atto dell elaborazione, dell adozione e approvazione di detti piani e programmi assicurando che siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile. 1.3.Normativa Regionale La Regione Lombardia con la Legge Regionale 11 marzo 2005, n 12 Legge per il governo del territorio e s.m.i., all articolo 4 Valutazione ambientale dei Piani ha definito nel dettaglio le modalità per la definitiva entrata in vigore della nel contesto regionale. Il Documento di Piano, ai sensi del comma 2 dell articolo 4, LR 12/05 e successive modifiche e integrazioni e del punto 4.5 degli Indirizzi generali, è sempre soggetto a. Il Consiglio Regionale ha quindi successivamente approvato gli "Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi" con Deliberazione n. 351 del 13 marzo In seguito la Regione Lombardia ha completato il quadro normativo in tema di Valutazione Ambientale Strategica attraverso l emanazione di numerose deliberazioni che hanno permesso di meglio disciplinare il procedimento di : delibera della Giunta Regionale del 27 dicembre 2007, n. 8/6420 Determinazione della procedura per la valutazione ambientale di piani e programmi ; delibera della Giunta Regionale del 18 aprile 2008, n. 8/7110 Valutazione ambientale di piani e programmi -. Ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione dell'art. 4 della legge regionale 11 Marzo n. 12, 'Legge per il governo del territorio' e degli 'Indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani e programmi' approvati con deliberazione del Consiglio Regionale 13 Marzo 2007, (Provvedimento n. 2) ; Pagina 10 di 231 ALL 01

13 delibera della Giunta Regionale del 11 febbraio 2009, n. 8/8950 Modalità per la valutazione ambientale dei piani comprensoriali di tutela del territorio rurale e di riordino irriguo (art. 4, LR. 12/05; DCR 351/07) ; delibera della Giunta Regionale del 30 dicembre 2009, n. 8/10971 Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi - (art. 4, LR 12/05; DCR 351/07) - Recepimento delle disposizioni di cui al D.Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli ; delibera della Giunta Regionale del 10 novembre 2010, n. 9/761 Determinazione della procedura di Valutazione ambientale di piani e programmi - - (art. 4, LR 12/05; DCR 351/07) Recepimento delle disposizioni di cui al D.Lgs. 29 giugno 2010 n. 128, con modifica ed integrazione delle DGR 27 dicembre 2008, n. 8/6420 e 30 dicembre 2009, n. 8/10971 ; Circolare regionale L'applicazione della Valutazione ambientale di piani e programmi nel contesto comunale approvata con Decreto dirigenziale del 14 dicembre Pertanto il presente documento è redatto ai sensi dell Allegato 1a Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e programmi () Documento di Piano - PGT della DGR n. 9/761 del 10 novembre Pagina 11 di 231 ALL 01

14 2. Introduzione alla La, introdotta nella Regione Lombardia dalla L.R. 12/2005, è un processo sistematico e continuo che integra il ciclo vitale del Piano con la componente ambientale e misura, analizza e valuta, durante il processo decisionale, la compatibilità ambientale di una o più azioni di un Piano. In questo modo si vanno a definire le azioni migliori da attuare, per il conseguimento di una politica sostenibile ed un alta protezione dell ambiente. La, è definibile come uno Strumento di supporto alle decisioni, che innesca un processo progettuale ciclico dove le scelte vengono continuamente valutate e ricalibrate ogni qualvolta vengano individuate. La è per il Piano, uno Strumento di supporto che vincola, nel momento di analisi del territorio, l inserimento della componente ambientale, e che nel tempo ne prevede i cambiamenti in base agli interventi determinati dal Documento di Piano. L obiettivo principale dell introduzione della è il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico, ed un alta protezione dell ambiente. La pianificazione deve tenere conto della continua evoluzione delle esigenze del sistema territoriale e deve saper sfruttare le risorse locali in modo tale che queste non vengano sfruttate al di sopra della loro capacità di rigenerazione. In particolare la viene applicata, secondo la legge regionale 12/2005, al Documento di Piano, in quanto è in questo atto che si vengono a definire gli obiettivi di sviluppo, di miglioramento e conservazione della politica strategica del Territorio comunale. Pagina 12 di 231 ALL 01

15 IL PRODOTTO DEL PROCESSO DI È IL RAPPORTO AMBIENTALE. Il Rapporto Ambientale, così come definito al punto 2 degli indirizzi generali per la Valutazione di Piani e Programmi (D.C.R n. VIII/351 del 2007), è un documento elaborato dal proponente in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l attuazione del Piano potrebbe avere sull ambiente, nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell ambito Territoriale del Piano. Il Rapporto Ambientale che verrà redatto successivamente al documento di Scoping, dovrà contenere le informazioni presenti nell Allegato I della direttiva CE 2001/42, inoltre deve: accompagnare l intero processo di formazione del piano, dimostrando che i fattori ambientali sono stati integrati nel processo decisionale; individuare, descrivere e valutare gli obiettivi, le azioni e gli effetti significativi che l attuazione del piano potrebbe avere sull ambiente in base alle alternative e tutte le informazioni che vengono specificate nell Allegato I. Le Informazioni da fornire ai sensi dell articolo 5 della Direttiva CE 2001/42 (Allegato I) sono: a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del P/P e del rapporto con altri pertinenti P/P; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell ambiente e sua evoluzione probabile senza l attuazione del P/P; c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al P/P, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al P/P, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; f) possibili effetti significativi sull ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l acqua, l aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l interrelazione tra i suddetti fattori; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull ambiente dell attuazione del P/P; Pagina 13 di 231 ALL 01

16 h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio; j) Sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti. Secondo la Delibera del Consiglio Regionale n. VIII/351 del 2007 il Rapporto Ambientale: dimostra che i fattori ambientali sono stati integrati nel processo di piano con riferimento ai vigenti programmi per lo sviluppo sostenibile stabiliti dall ONU e dalla Unione Europea, dai trattati e protocolli internazionali, nonché da disposizioni normative e programmatiche nazionali e/o regionali; individua, descrive e valuta gli obiettivi, le azioni e gli effetti significativi che l attuazione del Piano o Programma potrebbe avere sull ambiente nonché le ragionevoli alternative in funzione degli obiettivi e dell ambito territoriale del Piano o Programma; assolve una funzione propositiva nella definizione degli obiettivi e delle strategie da perseguire ed indica i criteri ambientali da utilizzare nelle diverse fasi, nonché gli indicatori ambientali di riferimento e le modalità di monitoraggio; contiene le informazioni di cui all Allegato I, meglio specificate in sede di Conferenza di valutazione, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione disponibili, dei contenuti e del livello di dettaglio del Piano o Programma, della misura in cui taluni aspetti sono più adeguatamente valutati in altre fasi dell iter decisionale. Il Rapporto Ambientale, che sarà predisposto successivamente al documento di Scoping, sarà suddiviso in tre parti distinte, con obiettivi differenti: UNA PRIMA PARTE del Rapporto Ambientale, sarà destinata all introduzione alla, con definizione del concetto di Sostenibilità Ambientale; inquadramento normativo nazionale e regionale; illustrazione delle fasi e della metodologia adottata. (questa prima parte è già ricompresa nel Documento di Scoping) UNA SECONDA PARTE del Rapporto Ambientale, sarà destinata all integrazione della dimensione ambientale nel Piano, attraverso l analisi dello stato di fatto dell ambiente e del Territorio; con lo scopo di fornire un quadro generale delle tematiche territoriali che hanno ricadute sugli aspetti ambientali. In particolare, rispetto alle tematiche ambientali, ove saranno raccolti ed analizzati tutti i dati disponibili provenienti dagli enti territorialmente competenti comunali,provinciali e regionali. Pagina 14 di 231 ALL 01

17 Tale analisi permette di conoscere lo stato di fatto della componente ambientale, e delle altre ad essa correlata, e di orientare dunque le azioni del Documento di Piano. (questa prima parte è già ricompresa nel Documento di Scoping) UNA TERZA PARTE del Rapporto Ambientale sarà destinata alla valutazione delle azioni di Piano definite nel Documento di Piano, con espresso riferimento agli ambiti di trasformazione e/o alle altre prescrizioni significative attinenti agli ambiti territoriali da Piano delle Regole e Piano dei Servizi. La terza parte del Rapporto Ambientale sarà volta ad analizzare le condizioni di fattibilità delle previsioni di Piano, individuando le azioni migliori, in termini di sostenibilità, tra le varie alternative individuate. Quindi verranno stabiliti gli indicatori sensibili, nonché la cadenza temporale del monitoraggio. 2.1.Il Processo di e il concetto di Sostenibilità ambientale La viene introdotta per far sì che la pianificazione urbanistica e territoriale abbia le sue fondamenta nei principi della sostenibilità, considerando anche la componente ambientale. Il termine sostenibilità ambientale è stato introdotto dalla Commissione Burtland nel 1987: lo sviluppo sostenibile, inteso come sviluppo sociale ed economico è quello che soddisfa i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Questa prima definizione è stata definita antropocentrica in quanto al centro della questione non è tanto l ecosistema quanto le generazioni umane. Nel 1991 è stata fornita, dalla World Conservation Union, UN Enviroment Programme and World Wide Fund for Nature, un altra definizione che identifica lo sviluppo sostenibile come un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende. In questa definizione viene introdotto un concetto di equilibrio tra uomo ed ecosistema. Successivamente nel 1994, l ICLEI ha fornito un ulteriore definizione di sviluppo sostenibile: Sviluppo che fornisce elementi ecologici, sociali e opportunità economiche a tutti gli abitanti di una comunità, senza creare una minaccia alla vitalità del sistema naturale, urbano e sociale che da queste opportunità dipendono. Un azione si può definire ambientalmente sostenibile se: l azione minimizza gli impatti ambientali negativi; gli impatti negativi ricadono nella sfera dell ammissibilità; compensa le eventuali perdite di naturalità in modo che il bilancio d impatto tra perdite e guadagni sia almeno a saldo nullo; assicuri il massimo dell equità nella distribuzione spaziale, temporale e sociale degli impatti. Pagina 15 di 231 ALL 01

18 Anche a livello locale, la riduzione degli effetti negativi avviene se si prendono in considerazione metodi di raggiungimento degli obiettivi di piano che implichino un basso consumo di risorse naturali e con un minore inquinamento indotto. La pianificazione sostenibile è un processo lento e progressivo che dà effetti positivi nel medio lungo periodo, ma che consente di incidere in modo positivo nel processo globale di cambiamento ambientale. Secondo tale logica le scelte di piano sono il risultato di una scelta tra alternative, l adozione di una scelta è rappresentata dall alternativa che minimizza gli impatti ambientali negativi. le scelte di piano e le relative alternative sono pertanto il risultato dell individuazione a monte di obiettivi di sostenibilità che il Piano intende raggiungere. Pagina 16 di 231 ALL 01

19 Definizione del Concetto di Ambiente Il concetto di ambiente usato nella presente relazione e nel processo di è quello definito nel DLg 152/2006 e s.m.i.: l ambiente è da intendersi come sistema di relazioni fra fattori antropici, naturalistici, chimico-fisici, paesaggistici, architettonici, culturali, agricoli ed economici. Le analisi ambientali comprenderanno dunque tutte le componenti sopra elencate. 2.2.Il Processo di e la partecipazione La Direttiva 2001/42 CE prevede l estensione della partecipazione del pubblico a tutto il processo di pianificazione. Oggi si ritiene che la richiesta di pareri e contributi a soggetti esterni all Amministrazione, sia l elemento fondamentale e funzionale a rendere credibile il processo di che di fatto, vede la stessa Amministrazione valutare la sostenibilità ambientale delle proprie scelte di piano. La partecipazione dei cittadini e degli attori coinvolti permette di evidenziare gli interessi e i valori di tutti i soggetti interessati dalle ricadute delle scelte di piano e di richiamare l attenzione verso quei problemi che a volte sono difficili da individuare. La partecipazione avviene in due modi: coinvolgimento del pubblico: è l insieme di attività attraverso le quali i cittadini intervengono nella vita politica, nella gestione della cosa pubblica e della collettività. Tale tipo di partecipazione è finalizzata a far emergere interessi e valori di tutti i soggetti, potenzialmente interessati dalle ricadute delle decisioni; negoziazione e concertazione tra Enti, Associazioni, e Amministrazioni: è insieme di attività finalizzate ad attivare gli Enti territorialmente interessati a vario titolo da ricadute del processo decisionale, al fine di ricercare l intesa e far emergere potenziali conflitti in una fase ancora preliminare del processo, riducendo il rischio di vanificare scelte e decisioni a causa di opposizioni emerse tardivamente. Dal punto di vista tecnico, la partecipazione avviene attraverso comunicazioni, assemblee e consultazioni via internet sul sito Istituzionale. Perché i processi di partecipazione nell ambito della abbiano successo e producano risultati significativi, il pubblico, gli Enti, le Associazioni e le Amministrazioni, devono essere informate in corrispondenza dei diversi momenti del processo. Il processo partecipativo deve mettere in condizione di poter esprimere il proprio parere circa le diverse fasi, di conoscere tutte le opinioni e i pareri espressi e la relativa documentazione. Gli strumenti d informazione devono garantire trasparenza e accessibilità al processo. Pagina 17 di 231 ALL 01

20 Si possono individuare, in linea generale, otto momenti di partecipazione nel processo di : 1. pubblicazione sul sito SI (che sostituisce la pubblicazione sul BURL) e sul sito internet comunale dell Avvio del procedimento ; 2. nomina dell autorità responsabile della e delle autorità e degli Enti con specifiche competenze ambientali interessanti il comune; 3. Conferenza tra Amministrazione, pubblico, Autorità responsabile, autorità, Enti, ed estensore del Piano durante la fase di orientamento per identificare i dati e le informazioni disponibili sul territorio; 4. Conferenza tra Amministrazione, pubblico, Autorità responsabile, autorità, Enti, ed estensore del Piano durante la fase di redazione del piano per identificare le alternative con minore impatto ambientale; 5. Conferenza di valutazione finale del Rapporto Ambientale durante la quale l Autorità responsabile si esprime, in accordo con l Amministrazione e in modo coordinato con le Autorità e gli Enti consultati, valutando la sostenibilità del piano, in merito agli effetti ambientali individuati nel Rapporto Ambientale ed al loro contributo nella formazione del piano; 6. Pubblicazione della valutazione; 7. Pubblicazione del Piano e raccolta delle osservazioni; 8. Consultazione tra Amministrazione, autorità responsabile, Enti, e proponente del Piano per definire la Dichiarazione di Sintesi finale. Pagina 18 di 231 ALL 01

21 3. Il Percorso metodologico procedurale L autorità procedente in collaborazione con l autorità competente per la definiscono il percorso metodologico procedurale del Documento di Piano e della relativa, sulla base dello Schema generale Documento di Piano. I tempi e modi di applicazione della sono stati definiti dalla Regione Lombardia attraverso il documento Indirizzi generali per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi con DCR n. VIII/351 del 2007 e successiva Dgr_9/761 del 10 novembre 2010 in attuazione dell art. 4 della L.R. 12/2005; Tali documenti sintetizzano il risultato della sperimentazione condotta da alcune regioni italiane ed estere. Pertanto, il processo di accompagna il Piano in tutte le sue fasi di costituzione e in ognuna trova proprio ambito di interazione secondo il seguente schema generale: Di seguito si riporta lo Schema generale - Valutazione Ambientale (estratto del Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e programmi (); DGR n. 9/761 del 10 novembre 2010 Pagina 19 di 231 ALL 01

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23 Fase di preparazione e orientamento Durante la fase preliminare di impostazione e orientamento l autorità competente per la, d intesa con l autorità procedente: Procede ad un analisi preliminare di sostenibilità degli orientamenti del Piano Svolge, quando necessario, o possibile da normativa, la verifica di esclusione del Piano dalla, ovvero la procedura che conduce alla decisione circa l assoggettabilità o meno del Piano all intero processo di. Il procedimento di, contestuale al processo di formazione del Piano e anteriormente alla sua adozione, è avviato, con atto formale reso pubblico dall autorità procedente, mediante pubblicazione di apposito avviso sul Sito SI e Sito comunale, d intesa con l autorità competente per la, provvede a: individuare gli Enti territorialmente interessati e i soggetti competenti in materia ambientale da invitare alla Conferenza di valutazione; indire le Conferenze di valutazione, articolate almeno in una seduta introduttiva e in una seduta finale di valutazione; individuare i singoli settori del pubblico interessati all iter decisionale; definire le modalità di informazione e di partecipazione del pubblico, di diffusione e pubblicizzazione delle informazioni, organizzando e coordinando le conseguenti iniziative; individuare la rilevanza dei possibili effetti transfrontalieri. Altra fase della è la verifica di assoggetabilità (screening). Essa si applica per i Piani ) che determinano l uso di piccole aree a livello locale e le modifiche minori, e per i Piani non ricompresi nel paragrafo 2 dell articolo 3 della direttiva europea (punti 4.6 e 4.7 degli indirizzi della Regione Lombardia). La verifica di assoggettabilità non è prevista dalla normativa vigente per il Documento di Piano del PGT Fase di elaborazione e redazione Nella fase di elaborazione e redazione del Piano, l autorità competente per la collabora con l autorità procedente nello svolgimento delle seguenti attività: Pagina 21 di 231 ALL 01

24 - individuazione di un percorso metodologico e procedurale, stabilendo le modalità della collaborazione, le forme di consultazione da attivare, i soggetti con specifiche competenze ambientali, ove necessario anche transfrontalieri, e il pubblico da consultare; - definizione dell ambito di influenza del piano e definizione delle caratteristiche delle informazioni che devono essere fornite nel rapporto ambientale; - articolazione degli obiettivi generali; - costruzione dello scenario di riferimento; - coerenza esterna degli obiettivi generali; - individuazione delle alternative di piano attraverso l analisi ambientale di dettaglio, la definizione degli obiettivi specifici del piano e l individuazione delle azioni e delle misure necessarie a raggiungerli; - coerenza interna delle relazioni tra obiettivi e linee di azione del piano attraverso il sistema degli indicatori che lo rappresentano; - stima degli effetti ambientali delle alternative di piano, con confronto tra queste e con lo scenario di riferimento al fine di selezionare l alternativa di piano; - elaborazione del Rapporto Ambientale; - costruzione/progettazione del sistema di monitoraggio. Il Rapporto Ambientale, elaborato a cura dell autorità Procedente o del proponente, d intesa con l autorità competente per la : dimostra che i fattori ambientali sono stati integrati nel processo di Piano; individua, descrive e valuta gli obiettivi, le azioni e gli effetti significativi che l attuazione del piano potrebbe avere sull ambiente nonché le ragionevoli alternative in funzione degli obiettivi e dell ambito territoriale del piano; esso, inoltre, assolve una funzione propositiva nella definizione degli obiettivi e delle strategie da perseguire ed indica i criteri ambientali da utilizzare nelle diverse fasi, nonché gli indicatori ambientali di riferimento e le modalità di monitoraggio; contiene le informazioni di cui all allegato I, meglio specificate in sede di conferenza di valutazione, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione disponibili, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano, della misura in cui taluni aspetti sono più adeguatamente valutati in altre fasi dell iter decisionale. L autorità Procedente ai fini della convocazione della Conferenza di valutazione provvede a: mettere a disposizione del pubblico presso i propri uffici e sul proprio sito web la proposta di piano e il Rapporto Ambientale; Pagina 22 di 231 ALL 01

25 inviare la proposta di piano e il Rapporto Ambientale ai soggetti competenti in materia ambientale, ove necessario anche transfrontalieri L autorità competente per la, d intesa con l autorità procedente, prima dell adozione, acquisito verbale della Conferenza di Valutazione, esaminati i contributi delle eventuali consultazioni transfrontaliere, nonché le osservazioni e gli apporti inviati da parte dei soggetti con competenze ambientali e del pubblico, esprime un parere motivato sulla proposta di Piano e sul Rapporto Ambientale. Il parere deve di massima contenere considerazioni qualitative e/o quantitative in merito: alla qualità e alla congruenza delle scelte di piano alla luce delle alternative possibili individuate e rispetto alle informazioni ed agli obiettivi del Rapporto ambientale; alla coerenza interna ed esterna del Piano; alla efficacia e congruenza del sistema di monitoraggio e degli indicatori selezionati. L autorità competente per la nella fase di adozione e approvazione del Piano svolge i seguenti compiti: accompagna il processo di adozione/approvazione; collabora alla valutazione delle ricadute ambientali delle osservazioni formulate Fase di consultazione, adozione e approvazione L autorità procedente, d intesa con l autorità competente per la nella fase di adozione e approvazione provvede a: predisporre la Dichiarazione di Sintesi nella quale illustra gli obiettivi ambientali, gli effetti attesi, le ragioni della scelta dell alternativa di Piano approvata, il sistema di monitoraggio, in che modo il parere privato e le considerazioni ambientali sono stati integrati nel Piano, in che modo si è tenuto conto dei pareri espressi e dei risultati delle consultazioni; adottare e/o approvare il Piano tenendo conto del Parere motivato ; mettere a disposizione del pubblico il Piano adottato, corredato di Rapporto Ambientale e parere motivato, comprese le motivazioni dell eventuale esclusione della Valutazione Ambientale; depositare la Sintesi non Tecnica presso gli uffici tecnici degli Enti territoriali interessati dal piano o programma. Fase di attuazione e gestione Nella fase di attuazione e gestione del piano il monitoraggio è finalizzato a: Pagina 23 di 231 ALL 01

26 - garantire, anche attraverso l individuazione di specifici indicatori, la verifica degli effetti sull ambiente in relazione agli obiettivi prefissati; - fornire le informazioni necessarie per valutare gli effetti sull ambiente delle azioni messe in campo dal piano, consentendo di verificare se esse sono effettivamente in grado di conseguire i traguardi di qualità ambientale che il piano si è posto; - permettere di individuare tempestivamente le misure correttive che eventualmente dovessero rendersi necessarie. Il sistema di monitoraggio del Piano comprende/esplicita: le modalità organizzative, anche avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali; le risorse necessarie per la realizzazione e gestione Nella fase di gestione e attuazione deve essere prevista anche la valutazione dei possibili effetti ambientali delle Varianti di Piano che dovessero rendersi necessarie sotto la spinta di fattori esterni. Da questo punto di vista, la gestione del Piano può essere considerata come una successione di procedure di screening delle eventuali modificazioni parziali del Piano, a seguito delle quali decidere se accompagnare o meno l elaborazione delle Varianti con il processo di. Fase di preparazione e orientamento Nella procedura preliminare, il processo di piano è integrato dalle seguenti fasi: Pagina 24 di 231 ALL 01

27 (PARTE II) QUADRO DI ANALISI RICOGNITIVA E CONOSCITIVA Questa seconda parte è finalizzata prettamente alla formazione di un quadro ricognitivo e conoscitivo, attraverso l analisi dello stato di fatto dell ambiente e del territorio; con lo scopo di fornire un riferimento generale afferente le tematiche territoriali che hanno ricadute sugli aspetti ambientali. In particolare, rispetto ai temi ambientali, sono stati raccolti ed analizzati i dati disponibili provenienti dagli enti territorialmente competenti comunali, provinciali e regionali. Tale analisi permette di conoscere lo stato di fatto della componente ambientale, e delle altre ad essa correlata, e di orientare dunque le azioni del Documento di Piano. Tale analisi, si baserà prettamente nell acquisizione di questi approfondimenti rispetto ai sistemi ambientali, nonché rispetto a quanto determinato dalla pianificazione Sovraordinata per la determinazione delle nuove azioni del Documento di Piano. Successivamente all inquadramento rispetto alla pianificazione sovraordinata, che può determinare dei limiti per le trasformazioni urbanistiche del territorio rispetto alle nuove richieste/proposte afferenti al PGT, si sono approfondite le tematiche ambientali secondo i seguenti sistemi e sottosistemi: SISTEMA AMBIENTALE NATURALE Aria Acqua Suolo SISTEMA PAESISTICO E DEI BENI CULTURALI Natura Vincoli e Tutele Ope Legis SISTEMA INSEDIATIVO URBANO Inquadramento demografico Stato di attuazione della pianificazione vigente Mobilità e trasporto pubblico Sottoservizi Rifiuti Elettrosmog Rumore Aziende a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) SISTEMA AGRICOLO Caratteristiche del territorio Pagina 25 di 231 ALL 01

28 Uso del suolo Capacità di utilizzo del suolo comunale Il sistema agricolo di Tremosine La situazione strutturale L edilizia rurale Di seguito si riporta un quadro generale dei principali approfonditi negli specifici capitoli: dati ambientali, che saranno poi Indicatori di contesto Unità di misura Dato Comune Superficie comunale Kmq 72,84 Quota minima metri slm 65 (Campione del Garda) Quota massima metri slm 1976 (Monte Caplone) Densità popolazione Abitanti/Kmq 26 n. abitanti abitanti (2010) n. famiglie famiglie (2010) 957 n. componenti per famiglia Al ,25 Indice vecchiaia al Saldo migratorio (2010) abitanti - 27 Saldo naturale (2010) abitanti 3 Strade Provinciali km 19,98 Veicoli n. veicoli - veicoli/ab ,88 Strade Statali km 7,05 ZPS kmq 58,43 80,22% della Sup comunale totale Economia (Istat) Imprese Attive nel registro delle imprese Imprese (2010) 263 n. esercizi alberghieri alberghi (2009) 21 (Fonte istat) Tasso di disoccupazione Tasso di disoccupazione giovanile Urbanizzato totale Urbanizzato a destinazione produttiva % (2001) 4,56 % (2001) 18 kmq Urbanizzato (PRG) 2,14 2,94% della Sup comunale totale 982,55 mq/ab kmq - mq/abitante 0,06 27,36 Pagina 26 di 231 ALL 01

29 Indicatori di contesto Unità di misura Dato (artigianale) Urbanizzato a destinazione turistica Urbanizzato Nuclei di Antica Formazione urbanizzazione residenziale urbanizzazione verde privato Aree a verde pubblico per abitante Aree parcheggi per abitante Comune kmq - mq/abitante 0,25 117,54 kmq - mq/abitante 0,27 123,12 kmq - mq/abitante 0,86 393,37 kmq - mq/abitante 0,09 40,61 kmq - mq/abitante 0,04 18,46 kmq - mq/abitante 0,01 6,22 Abitazioni in proprietà % sul totale 79%(Fonte istat) Aria (fonte Inemar 2008) PM10 µg/m³ 5,72 (max 20 µg/m³ media annuale) Nox µg/m³ 39,6 (max 40 µg/m³ media annuale) N02 µg/m³ n.d. (max 40 µg/m³ media annuale) SO2 µg/m³ 4,25 (max 20 µg/m³ media annuale) CO µg/m³ n.d. (max 10 µg/m³ media 8 ore) Dispersione rete di distribuzione mc/abitante Acqua Consumo di acqua mc/abitante n.d. Concentrazione Nitrati nei pozzi Concentrazione Pesticida nei pozzi (Atrazina) Popolazione servita da impianti di depurazione % suolo a rischio idrogeologico (fattibilità 4) siti potenzialmente contaminati SIC Corno della Marogna SIC Monte Cas Punta Corlor mg/l mg/l n.d. n.d. n.d. % n.d. Suolo % 5,24% numero Natura 1 (regione lombardia) kmq - mq/abitante - % 32,76 kmq ,57 44,98% della Sup comunale totale kmq - mq/abitante - % 0,94 kmq 429,49 1,29% della Sup comunale totale ZPS kmq - % 58,43 kmq 80,22% della Sup comunale totale Pagina 27 di 231 ALL 01

30 Indicatori di contesto Unità di misura Dato Parco Naturale L.394/91 Comune kmq - mq/abitante - % 12, ,25 16,67% della Sup comunale totale Rifiuti (fonte Provincia di Brescia 2009) Produzione di rifiuti Kg/abitante giorno 2,47 Avvio raccolta. di materiali % 32,10% Energia (fonte SIReNA 2008) Sup Fotovoltaico mq n.d. Consumi per settore TEP (Tonnellate equivalenti di Petrolio) Residenziale Terziario 608 Agricoltura 479 Trasporti urbani 469 Industria 131 Vittime da incidenti stradali Traffico veicolare vittime/1000 abitanti tgm equivalenti "autunno" Traffico n.d. ss45bis (3) A 3728 D Rumore (fonte rilievo per piano acustico) % Per classe Classe 3 96% Classe 4 3,90% Classe 5 0,01% Uso suolo da DUSAF (2007) Residenziale kmq - mq/ab 0,91 419,36 Residenziale sparso kmq - mq/ab 0,23 104,46 Produttivo kmq - mq/ab 0,07 31,31 Produttivo agricolo kmq - mq/ab 0,09 40,66 parchi e giardini kmq - mq/ab 0,01 5,61 impianti sportivi kmq - mq/ab 0,06 28,76 Campeggi kmq - mq/ab 0,06 29,03 seminativi semplici kmq - mq/ab 1,09 501,57 vigneti kmq - mq/ab 0,07 32,62 oliveti kmq - mq/ab 0,31 143,06 prati permanenti kmq - mq/ab 4, ,87 boschi di latifoglie kmq - mq/ab 14, ,18 formazioni ripariali kmq - mq/ab 0,06 28,69 boschi di conifere kmq - mq/ab 2, ,50 boschi misti kmq - mq/ab 52, ,73 praterie kmq - mq/ab 2, ,64 Pagina 28 di 231 ALL 01

31 Indicatori di contesto Unità di misura Dato Comune cespuglieti kmq - mq/ab 16, ,10 spiagge kmq - mq/ab 0,03 13,87 accumoli detritici kmq - mq/ab 0,01 5,38 vegetazione rada kmq - mq/ab 0,45 205,00 alvei fluviali kmq - mq/ab 0,04 18,38 bacini idrici kmq - mq/ab 0,80 367,63 Uso suolo da SIARL (2003) Foraggere kmq 7,7 82,57% su totale sup agricola utilizzata Seminativo kmq 0,05 0,58% su totale sup agricola utilizzata non produttivi kmq 0,49 5,24% su totale sup agricola utilizzata fabbricati kmq 0,02 0,26% su totale sup agricola utilizzata Piante arboree kmq 1,05 11,33% su totale sup agricola utilizzata orticolo e floritico kmq 0 0,01% su totale sup agricola utilizzata Pagina 29 di 231 ALL 01

32 4. Quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento la pianificazione sovraordinata Rispetto agli atti di programmazione emanati da Enti sovracomunali che hanno influenza diretta sulla pianificazione locale del comune di Tremosine, sono stati analizzati: il Piano Territoriale Regionale (PTR), il Piano Territoriale di Coordinamento della comunità montana dell Alto Garda Bresciano (PTC), il Piano di Indirizzo Forestale (PIF) il Piano della viabilità nella Provincia di Brescia, Indirizzi Strategici (PTVE). 4.1.Il Piano Territoriale Regionale - PTR- Il PTR (approvato con D.C.R. n. 951 del 19/01/2010) costituisce elemento fondamentale per un assetto armonico della disciplina territoriale della Lombardia, e, più specificamente, per una equilibrata impostazione dei Piani di Governo del Territorio (PGT) comunali e dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP). Gli strumenti di pianificazione concorrono, in maniera sinergica, a dare compiuta attuazione alle previsioni di sviluppo regionale, definendo alle varie scale la disciplina di governo del territorio. In base ai disposti di cui all art. 20 della l.r. 12/05 e del Documento di Piano (cap. 3.1), il PTR costituisce quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli atti di governo del territorio di comuni, province, comunità montane, parchi, ecc. L assunto della legge implica che ciascun atto che concorre a vario titolo e livello al governo del territorio in Lombardia deve confrontarsi con il sistema di obiettivi del PTR. Tale operazione deve essere intesa, in termini concreti, nell identificazione delle sinergie che il singolo strumento è in grado di attivare per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo per la Lombardia, della messa in luce delle interferenze in positivo e in negativo delle azioni e delle misure promosse dal singolo strumento, nonché delle possibilità di intervento che il PTR non ha evidenziato con misure dirette che invece possono essere promosse da altri strumenti più vocati al conseguimento degli obiettivi specifici. La pianificazione in Lombardia deve complessivamente fare propri e mirare al conseguimento degli obiettivi del PTR, deve proporre azioni che siano calibrate sulle finalità specifiche del singolo strumento ma che complessivamente concorrano agli obiettivi generali e condivisi per il Pagina 30 di 231 ALL 01

33 territorio regionale, e articolare sistemi di monitoraggio che evidenzino l efficacia nel perseguimento degli obiettivi di PTR. L assunzione degli obiettivi di PTR all interno delle politiche e delle strategie dei diversi piani deve essere esplicita e puntualmente riconoscibile con rimandi diretti. Oltre a costituire quadro di riferimento per la compatibilità degli atti di governo, sono espressamente individuati come obiettivi prioritari d interesse regionale o sovraregionale (l.r. 12/05 art. 20, comma 4) gli interventi: inerenti i poli di sviluppo regionale (paragrafo 1.5.4) le zone di preservazione e salvaguardia ambientale (paragrafo 1.5.5) per la realizzazione di infrastrutture e interventi di potenziamento e adeguamento delle linee di comunicazione e del sistema della mobilità (paragrafo 1.5.6) la cui puntuale individuazione è contenuta nella sezione Strumenti Operativi Obiettivi prioritari di interesse regionale e sovraregionale (SO1). Le politiche promosse dal piano trovano attuazione a vari livelli e mediante la pluralità di azioni, che i diversi soggetti (Comuni, Province e Regione in primis) mettono in atto avendone condivisa la linea strategica. Affinché la valenza programmatoria del piano acquisti operatività, è necessario infatti che la traduzione delle strategie in politiche a livello regionale venga accompagnata da una declinazione a livello locale delle medesime. In particolare i Comuni, in sede di predisposizione del Documento di Piano di PGT, indicano i Sistemi Territoriali del PTR cui fanno riferimento per la definizione delle proprie strategie e azioni. Per quanto attiene la strategia e la disciplina paesaggistica, il PTR integra nel sistema degli obiettivi le grandi priorità e linee di azione regionale, che declina puntualmente all interno della sezione Piano Paesaggistico. Il PTR costituisce quadro di riferimento paesistico e strumento di disciplina paesaggistica del territorio regionale. Ai fini della prevenzione dei rischi geologici, idrogeologici e sismici, il PTR costituisce quadro delle conoscenze delle caratteristiche fisiche del territorio, anche mediante l utilizzo degli strumenti informativi e con riferimento al SIT Integrato e indica gli indirizzi per il riassetto del territorio. Per gli atti di governo del territorio di comuni, province, comunità montane, enti gestori di parchi regionali e di ogni altro ente dotato di competenze in materia, la valutazione di compatibilità con il PTR concerne l accertamento dell idoneità dell atto, oggetto della valutazione o verifica, ad Pagina 31 di 231 ALL 01

34 assicurare il conseguimento degli obiettivi fissati nel piano, salvaguardandone i limiti di sostenibilità previsti (art. 20, comma 2 della l.r. 12/05). In particolare si deve verificare la rispondenza: al sistema degli obiettivi di piano (paragrafi 1.1, 1.2, 1.3, 1.4); agli orientamenti per l assetto del territorio regionale (paragrafi 1.5.3, 15.4, 1.5.5, 1.5.6, 1.5.7); agli indirizzi per il riassetto idrogeologico (paragrafo 1.6); agli obiettivi tematici e per i Sistemi Territoriali (capitolo 2); alle disposizioni e indirizzi del Piano Paesaggistico (Piano Paesaggistico norma art. 11), secondo gli effetti previsti dalla normativa di piano (Piano Paesaggistico norma artt. 14, 15, 16); alle previsioni costituenti obiettivi prioritari di interesse regionale. (paragrafo 3.2); ai Piani Territoriali Regionali d Area (paragrafo 3.3); Inoltre i Comuni, in sede di predisposizione del Documento di Piano di PGT, indicano i Sistemi Territoriali del PTR cui fanno riferimento per la definizione delle proprie strategie e azioni. Con riferimento a quanto sopra, sono tenuti alla trasmissione in Regione del PGT (l.r. 12/05, art. 13 comma 8), i Comuni indicati nella sezione Strumenti Operativi Obiettivi prioritari d interesse regionale e sovraregionale (SO1). In particolare sono riconosciuti poli di sviluppo regionale i comuni capoluogo e quelli che verranno identificati, con riferimento a specifici requisiti e secondo le modalità stabilite con deliberazione di Giunta Regionale, da assumere entro 90 giorni dall approvazione del presente Piano. Trasmettono altresì alla Regione il proprio Documento di Piano i Comuni che propongono la propria auto candidatura quale polo di sviluppo regionale. Sono comuni interessati da infrastrutture di interesse regionale quelli territorialmente interessati dalle previsioni infrastrutturali il cui corridoio di progetto non risulti già prevalente sugli strumenti di pianificazione, a seguito del completamento dell iter di approvazione, secondo quanto stabilito dalla normativa nazionale e regionale. In ogni caso per tutti i comuni interessati da interventi che costituiscono obiettivo prioritario regionale o sovraregionale, la Regione ovvero la Provincia verificano la compatibilità dei nuovi strumenti di pianificazione locale rispetto agli obiettivi infrastrutturali prioritari indicati nel PTR, con riferimento principalmente a tre aspetti di valutazione: a) corretta trasposizione planimetrica dei tracciati delle opere e delle relative fasce di rispetto/corridoi di salvaguardia; b) assenza di interferenze fisiche con le stesse opere da parte di nuove previsioni insediative introdotte dal PGT, con eventuale rinvio all acquisizione del parere dell ente proprietario della Pagina 32 di 231 ALL 01

35 strada nei soli casi di comprovata necessità di localizzazione di impianti o servizi di interesse pubblico; c) per gli interventi viari, dimostrazione della sostenibilità delle ricadute che verrebbero indotte sui livelli prestazionali delle nuove infrastrutture (o della viabilità di adduzione ad esse) da previsioni insediative di significativo impatto agli effetti degli spostamenti generati/attratti. La verifica di compatibilità rispetto alle opere non ancora definite a livello di progettazione preliminare è condotta con riferimento ad eventuali ipotesi di corridoio o di tracciato già presentate o in corso di studio, ponendo particolare attenzione alla preservazione dei residui varchi di passaggio dell infrastruttura. Sono Comuni ricadenti in zone di preservazione e salvaguardia ambientale quelli in cui sono presenti siti Unesco e i Comuni della fascia perilacuale dei grandi laghi. Il Comune di Tremosine è tenuto alla trasmissione del PGT alla Regione, in quanto incluso nella lista di comuni indicati nella sezione Strumenti Operativi Obiettivi prioritari di interesse regionale e sovraregionale (SO1). Pagina 33 di 231 ALL 01

36 Riconoscimento del territorio comunale nei sistemi territoriali del PTR e nel sistema della pianificazione e programmazione regionale e sovracomunale SISTEMI TERRITORIALI I Sistemi Territoriali individuati dal PTR, pur appoggiandosi sugli elementi distintivi del territorio regionale consolidatisi nel tempo per effetto delle trasformazioni geomorfologiche e dell azione antropica, non riguardano porzioni del territorio lombardo rigidamente perimetrate, bensì interpretano sistemi di relazioni che sovente travalicano i confini regionali e in taluni casi anche quelli nazionali. Il PTR suddivide il territorio lombardo secondo i seguenti sistemi Territoriali: Sistema Territoriale Metropolitano Sistema Territoriale della Montagna Sistema Territoriale Pedemontano Sistema Territoriale dei Laghi Sistema Territoriale della Pianura Irrigua Sistema Territoriale del Po e dei Grandi Fiumi Essi rappresentano la chiave di lettura univoca del territorio regionale ed il punto di partenza per riconoscerne potenzialità, debolezze, opportunità e minacce in funzione dello sviluppo atteso; sono la geografia condivisa con cui la Regione si propone nel contesto sovraregionale e europeo. Pertanto ogni comune può riconoscersi in uno o più Sistemi Territoriali in considerazione delle azioni previste e delle sensibilità che all atto della redazione del PGT sono presenti sul territorio. L ambito territoriale di Tremosine interessa i seguenti sistemi territoriali : Sistema territoriale dei laghi; Sistema territoriale della Montagna Pagina 34 di 231 ALL 01

37 I sistemi territoriali del PTR Il Sistema Territoriale dei Laghi La presenza su un territorio fortemente urbanizzato,come quello lombardo, di numerosi bacini lacuali, con elementi di elevata qualità, dimensioni e conformazioni morfologiche variamente modellate, è una situazione che non ha eguali in Italia e rappresenta un sistema unico anche in Europa. Ciascun lago costituisce un sistema geograficamente unitario, corrispondente al bacino idrogeologico di appartenenza, in cui corpo d acqua lacustre, affluenti, effluenti e sponde sono integrati tra loro; ciascuno presenta quindi caratteristiche peculiari. Tuttavia, il riconoscimento della natura del sistema nel suo complesso consente di valutarne globalmente le potenzialità non solo per uno sviluppo locale, ma per una strategia di crescita a livello regionale. Nell ambito del sistema idrico e idrologico lombardo, i laghi costituiscono una componente fondamentale e un riserva idrica ingente. Anche dal punto di vista ecologico sono realtà importanti, se si considera anche la capacità di regolazione del micro-clima locale. I laghi lombardi, in particolare quelli maggiori, conferiscono ai territori caratteristiche di grande interesse paesaggistico e ambientale dovute alla varietà della configurazione morfologica d ambito (aree montane, collinari e di pianura) e della relativa copertura vegetazionale, oltre che alla qualità degli insediamenti storici e delle prestigiose residenze che configurano quadri paesaggistici percepibili lungo i percorsi panoramici di cui è ricco il territorio. Pagina 35 di 231 ALL 01

38 Quest insieme contribuisce alla qualità di vita delle popolazioni locali e costituisce una forte attrattiva per il turismo e per funzioni di primo livello. Una forma di turismo colto alla ricerca della bellezza pittorica e storica dei paesaggi lacuali ha contribuito nel corso del tempo a costruire un immagine prestigiosa dei laghi lombardi particolarmente apprezzata dal turismo internazionale più qualificato. Le sponde dei laghi insubrici, che occupano i fondovalle alpini e si estendono verso le zone collinari, sono per buona parte caratterizzate da limitate disponibilità di spazi poco acclivi, occupati via via dagli insediamenti, e nei quali anche le infrastrutture viarie hanno ritagliato i propri sedimi nei percorsi perilacuali. I versanti verso i laghi sono caratterizzati da una presenza di insediamenti storici di maggiore pregio nella zona rivierasca, mentre i nuovi interventi edilizi si sviluppano soprattutto nell immediata fascia sovrastante; ne risulta che le pendici superiori, che hanno un ruolo molto importante nella composizione dei paesaggi lacuali, per la configurazione geologica particolare, per l abbondante presenza di vegetazione talora con peculiarità molto caratterizzanti, per i nuclei di antica formazione a tutt oggi identificabili nella loro configurazione originale, presentano ancora l opportunità di salvaguardarne l integrità residua (Piano Paesaggistico - Ambiti di elevata naturalità). Le attività produttive lungo le sponde dei laghi, pur registrando una contrazione negli ultimi anni, hanno tuttavia costituito un alternativa alla monocoltura turistica, diversificando le possibilità d impiego e portando valore aggiunto sul territorio. Il comparto turistico è stato finora una fonte importante per l economia del Sistema dei Laghi, ma la scarsa organizzazione che contraddistingue questo comparto nelle aree lacuali ha comportato una forte occupazione di suolo a causa della localizzazione di strutture ricettive che, pur presentando densità abitative non particolarmente elevate, in mancanza di una pianificazione integrata con l ambiente si sono sviluppate sul territorio in forme disordinate prive di qualità architettonica, anche a scapito delle coltivazioni agricole specializzate, un tempo favorite soprattutto grazie al clima particolare delle sponde lacustri. In particolare, lo sviluppo di un turismo affidato alla ricettività in seconde case ha eroso fortemente gli spazi liberi e creato strutture insediative molto deboli, con una limitata dotazione di servizi o soggette a crisi stagionali per l aumento delle presenze che le piccole realtà urbane faticano a sostenere. Il numero di presenze fortemente variabile durante l anno rende, infatti, complessa la gestione di alcuni servizi quali l approvvigionamento idrico, la depurazione delle acque e lo smaltimento dei rifiuti urbani; analogamente il turismo stagionale impatta negativamente sull organizzazione dei sistemi di mobilità locale. In tempi recenti si è andata lentamente modificando la modalità turistica di approccio al territorio lacuale, l idea di un turismo rivolto principalmente alla balneazione, agli sport acquatici e al soggiorno climatico, si è evoluta sia quanto a target di riferimento (ad esempio soggiorni Pagina 36 di 231 ALL 01

39 prolungati di pensionati nelle stagioni invernali) sia per la diversificazione dell offerta (formazione estiva, turismo congressuale, ecc.). Gli sport acquatici sono comunque un attrattiva confermata, anche grazie al generale miglioramento della qualità delle acque balneabili soprattutto per i maggiori laghi, mentre condizioni di variabilità si riscontrano nei laghi minori, anche a causa di fenomeni locali. Il sistema della navigazione sui laghi principali rappresenta una risorsa importante per il turismo lacuale, da valorizzare anche come servizio di trasporto locale. La popolazione rivierasca ha manifestato finora una bassa propensione all utilizzo dei mezzi pubblici su acqua, fattore che scoraggia lo sviluppo di questa modalità di trasporto quantomeno per i passeggeri. Per quanto concerne le connessioni all interno di ciascun bacino lacuale si avverte l esigenza, di strumenti di governo integrato che coinvolgano i soggetti pubblici competenti nei diversi settori tematici (urbanistica, paesaggio, gestione del demanio lacuale, gestione delle acque sia in termini di qualità che di regolazione, promozione turistica, ) e di strumenti per la governance locale che coinvolgano anche gli attori privati e siano in grado di attivare e indirizzare le risorse locali. Tali strumenti sono particolarmente significativi, ad esempio, per una efficace gestione delle linee di costa che si presentano come un punto di debolezza, nonostante abbiano spesso grandi potenzialità. La concertazione e la definizione di strategie condivise a livello di bacino, debole a causa di una cultura non ancora sviluppata in tal senso, è complicata anche dal fatto che molti laghi richiedono l intervento di una pluralità di soggetti amministrativi, dal momento che si trovano in posizione di confine. Se si guarda poi alle diverse Province coinvolte, lombarde e non, altri bacini lacuali risultano di confine o comunque interessano più Province, evidenziando la necessità di un raccordo tra le Amministrazioni. Tra i diversi bacini lacuali non esistono connessioni dirette e si rileva una sistematica assenza di strategie unitarie di promozione e sviluppo, anche e soprattutto a livello turistico, con una conseguente frammentazione delle iniziative che va a forte discapito della creazione e della diffusione di un immagine positiva e comune. I laghi lombardi sono parti del medesimo sistema idrografico e si rivelano elementi di estrema importanza anche per la regolazione dell uso delle acque che, come dimostrato in anni recenti, è diventata una priorità a cui far fronte che necessita di un forte coordinamento a livello di intero bacino. Le esigenze che sottendono i diversi usi delle acque sono spesso contrastanti e devono essere rese coerenti all interno di una strategia di sviluppo sostenibile concertata tra tutti soggetti coinvolti. Se, infatti, da una parte il Piano di Tutela e Uso delle Acque indica gli obiettivi riguardanti la salvaguardia della qualità delle acque (fonte di approvvigionamento potabile, idonea alla balneazione e alla vita dei pesci) dall altra parte si pone l accento sulla valorizzazione dei laghi a fini turistici e di mobilità. Pagina 37 di 231 ALL 01

40 E opportuno, infine, che vengano presi in attenta considerazione anche i rapporti tra le aree lacuali e il retroterra: talvolta si rilevano vere e proprie cesure, anche accentuate dall acclività dei versanti. Per quanto riguarda le relazioni con il resto del territorio, il Sistema Territoriale dei Laghi intesse forti connessioni con il Sistema Montano, della Pianura, i laghi costituiscono degli elementi di giunzione verticale tra i diversi sistemi lombardi. Le relazioni reciproche sono molto articolate e da tenere in considerazione nell attivazione di strategie e nello sviluppo di progettualità. Una legame da valutare con attenzione è sicuramente il rapporto con il Sistema Metropolitano (e Pedemontano); i territori dei laghi, infatti, assumono generalmente il ruolo di aree di compensazione delle criticità non risolte all interno del Sistema Metropolitano, soprattutto per quanto riguarda la ricerca di una migliore qualità della vita. Così come il Sistema Pedemontano, anche il Sistema dei Laghi può rivestire un ruolo determinante nel riequilibrio territoriale generale e nell offrire opportunità di crescita al comparto montano divenendone il riferimento per i servizi complementari, che non sempre possono svilupparsi in realtà urbane rarefatte quali quelle montane. I laghi sono poi un elemento della rete ecologica regionale che contribuisce a cucire tutti i territori attraverso i legami, più o meno solidi, che gli ambiti di maggiore naturalità e le aree verdi riescono a costruire con le aree antropizzate. Solo riconoscendo e valutando con attenzione tutte le relazioni esistenti all interno del sistema e con l esterno si possono attuare scelte che facciano dei laghi il motore di uno sviluppo diverso e innovativo, che evidenzia la sua forza nel perseguimento della qualità e nella ricerca di un equilibrio tra le istanze territoriali conflittuali. Il Sistema Territoriale della Montagna La montagna lombarda costituisce un sistema territoriale articolato nella struttura geografica, con altitudini, situazioni climatiche e ambientali molto diverse ma, nel complesso, tutti i differenti ambiti che la compongono intrattengono con la restante parte del territorio regionale relazioni (talora di dipendenza e di conflitto) che ne fanno un tutt uno distinguibile, su cui peraltro si è incentrata molta parte dell azione regionale (in passato anche in attuazione della l.r.10/98, oggi sostituita dalla l.r. 25/07) volta alla valorizzazione, allo sviluppo e alla tutela del territorio montano, oltre che agli interventi di difesa del suolo. Dal punto di vista normativo la L.97/94, Nuove disposizioni per le zone montane, individua quali comuni montani i comuni facenti parte di comunità montane ovvero comuni interamente montani classificati tali ai sensi della L.1102/71, e successive modificazioni in mancanza di ridelimitazione. Anche le caratteristiche socio-economiche e le dinamiche in atto, spesso conflittuali, accomunano territori di per sé differenti: la tendenza diffusa allo spopolamento e all invecchiamento della popolazione residente che, per qualche ambito territoriale, si sta Pagina 38 di 231 ALL 01

41 invertendo e trasformando nel fenomeno del pendolarismo; il sistema economico poco vivace, che tuttavia presenta punte di eccellenza e forti potenzialità di evoluzione (viticoltura, prodotti tipici di qualità, industria turistica, ); la contraddizione tra la spinta all apertura verso circuiti di sviluppo globale e la tendenza alla chiusura che conservi una più spiccata identità socioculturale; la qualità ambientale mediamente molto alta, cui corrisponde una forte pressione sui fondovalle; i problemi di accessibilità; le potenzialità di intessere relazioni che vanno ben oltre i limiti regionali trattandosi di territori che per lo più fanno da confine con altre regioni e stati. La varietà delle situazioni che emergono all interno del contesto montano è, del resto, evidente: accanto alla montagna dell invecchiamento, del declino demografico e della marginalità esistono altre realtà che caratterizzano tale sistema; in particolare, la montagna valorizzata come risorsa, che presenta indici elevati di produttività rispetto soprattutto all industria turistica; la montagna urbana e industriale, fatta di comuni di medie dimensioni con indicatori economici e vitalità paragonabili a quelle di ambiti territoriali non montani; la montagna dei comuni periurbani, localizzata a ridosso di centri principali con i quali intesse rapporti di reciproco scambio tra offerta di servizi e impiego e disponibilità di residenze e di contesti ambientali più favorevoli; la montagna dei piccoli centri rurali, in cui la presenza del comparto agricolo si mantiene significativa e che conservano caratteristiche legate alla tradizione. Alla macro scala, sono riconoscibili tre ambiti territoriali che compongono e caratterizzano la montagna lombarda: la fascia alpina, caratterizzata da un assetto territoriale, socio- economico, produttivo, consolidato e da un alta qualità ambientale, in cui assumono rilievo le relazioni transfrontaliere e trasnazionali; l area prealpina, che si completa con le zone collinari e dei laghi insubrici e gli sbocchi delle valli principali, che rappresenta una situazione molto ricca di risorse naturali ed economiche, caratterizzata da una posizione di prossimità all area metropolitana urbanizzata che le procura effetti positivi congiuntamente ad impatti negativi; la zona appenninica, delimitata dall area dell Oltrepò Pavese, caratterizzata da marginalità e notevole fragilità ambientale e che richiede un progetto mirato di valorizzazione delle potenzialità. Per quanto riguarda la fascia alpina, essa si caratterizza, come ben riconosciuto dalla Convenzione delle Alpi, per la presenza di insediamenti e comunità a densità abitativa ridotta, con una preminenza di piccoli centri spesso isolati. Ampie superfici della regione alpina sono occupate da foreste, una delle principali ricchezze dell'area, mentre l'agricoltura alpina si caratterizza per le dimensioni solitamente contenute delle aree idonee alla coltivazione. Le Alpi possiedono un grande potenziale in termini di attrazione turistica; soprattutto per l'italia, esse costituiscono la cerniera e il passaggio obbligato per consentire la libera movimentazione di Pagina 39 di 231 ALL 01

42 merci e persone verso il resto dell'europa e presentano una rete di infrastrutture ferroviarie e stradali intralpine e transalpine di importanza fondamentale per tutti i Paesi alpini, che i programmi europei di infrastrutturazione e le previsioni svizzere potenziano ulteriormente. La fascia prealpina e collinare è quella più complessa quanto alla struttura insediativa e all articolazione morfologica, che passa dalle colline moreniche che circondano i maggiori bacini lacuali agli sbocchi delle principali valli alpine. E la zona di transizione, passaggio e raccordo tra i diversi sistemi regionali che qui si fondono nel Sistema Territoriale Pedemontano. I comuni con maggior superficie urbanizzata continua si concentrano nei fondovalle lungo direttrici di traffico,dove la localizzazione delle attività produttive comporta forti pressioni ambientali e notevole occupazione del suolo pianeggiante disponibile. E' in queste zone che si verificano fenomeni di deterioramento della qualità dell aria, e di innalzamento dei livelli di rumore; la zonizzazione del territorio regionale del Piano di Risanamento della Qualità dell aria individua la montagna alpina come zona di mantenimento, con pochi siti contaminati, concentrati nella zona di Livigno e Chiavenna. Negli scorsi decenni negli ambiti montani, con una situazione quasi di stasi demografica, si è assistito al rafforzamento dei comuni di medie dimensioni ( ab) a fronte di un ben più marcato spopolamento dei centri più piccoli e posti a quote altimetriche maggiori. Tale fenomeno ha creato un organizzazione territoriale, che potrebbe essere ulteriormente rafforzata, in cui i centri di medie dimensioni potrebbero costituire delle polarità di sviluppo e di concentrazione dei principali servizi, nei confronti di una rete di centri piccoli e piccolissimi che garantiscano invece la presenza antropica sul territorio. La fascia appenninica lombarda, costituita dall Oltrepò Pavese, incastonata tra Piemonte ed Emilia Romagna,è un ambito di prevalente interesse ambientale con paesaggi delle valli e delle dorsali collinari e della montagna appenninica, ben distinto dalla montagna alpina. Il dissesto idrogeologico è un fenomeno particolarmente sentito nelle zone montane: il territorio alpino e prealpino presenta infatti un alta densità di frana, con fenomeni di grande rilevanza come la frana di Val Pola (Sondrio), di Camorone in Val Brembilla (Bergamo), Cortenova (Lecco) e di Cadegliano Viconago/Cremenaga (Varese), ed assoggettato a rischio idrogeologico medio-alto, per la pericolosa fragilità dei versanti e i fenomeni di esondazione dei fiumi nei fondovalle, dove risultano particolarmente a rischio i centri abitati, le attività economiche e le vie di comunicazione che vi si concentrano. La fragilità del territorio montano si manifesta in modo maggiormente evidente in alcuni ambiti specifici di significativa integrità dell assetto naturale come le aree in quota, dove la realizzazione di impianti di risalita per la pratica dello sci può creare danni ambientali rilevanti, oltre che l'introduzione di manufatti tecnologici di forte estraneità con il contesto. Pagina 40 di 231 ALL 01

43 Anche la costruzione di sempre più numerosi impianti di derivazione per produzione di energia idroelettrica provoca impatti ambientali riconducibili non solo alla modificazione del regime idrologico, ma anche alla rottura dell equilibrio e della naturalità. Il Sistema della Montagna lombarda è parte di contesti ben più ampi: la dorsale appenninica, cui appartiene l Oltrepò pavese, e l arco alpino, che interessa le regioni dell Italia settentrionale e altri stati comunitari (Francia, Austria, Slovenia) e (Svizzera). Questa posizione è da considerare come un importante risorsa, anche alla luce della rilevanza che, in tempi abbastanza recenti, la montagna come sistema a sé stante ha acquisito all interno dello scenario internazionale (Carta mondiale delle popolazioni di montagna , Piattaforma di Bishkek per le montagne ) e delle politiche e istituzioni europee (ad esempio Convenzione Europea delle Alpi, definite cuore verde d Europa ). Molte sono le possibilità per gli ambiti montani di essere destinatari dei diversi Fondi europei, evento che tuttavia non si realizza frequentemente per le difficoltà delle amministrazioni locali (spesso gli unici attori e promotori dello sviluppo) nel cogliere le opportunità e creare progettualità. L Unione Europea ha riconosciuto nelle programmazioni precedenti ed ha ribadito in quella attuale ( ), l importanza transnazionale dello Spazio Alpino nell ambito dei fondi strutturali, quale sistema riconoscibile a livello europeo in cui operano comunità spesso ben integrate e che intessono reciproci rapporti. L attenzione rivolta ai territori montani offre occasione di apertura a nuove relazioni e forme di partenariato che consentono di inserire gli ambiti montani in circuiti virtuosi sempre nuovi e più ampi delle singole realtà locali, nonché a opportunità di attivare flussi economici a vario livello. Il settore produttivo trova generalmente spazi nei comuni della fascia pedemontana e nei fondovalle caratterizzati da una migliore accessibilità e per i quali è più agevole mettersi in rete e collegarsi ai mercati. La tipologia di attività è legata ai settori dell artigianato, anche se la costruzione di filiere nell agro-alimentare e per la trasformazione dei prodotti agro-forestali trova talora sviluppi interessanti. Più complesso è lo sviluppo del terziario. Le attività di servizio alle imprese non trovano sufficiente substrato per affermarsi e risultano compresse dalla forte attratività dell area metropolitana; il terziario legato al sociale sconta la polverizzazione degli insediamenti sul territorio e trova momenti di vivacità solamente in centri che ospitano case di cura o che sono localizzati in punti di snodo; il terziario commerciale è in forte criticità come rilevato anche dall analisi della rete commerciale effettuata nell ambito del progetto Interreg Vital Cities - vede la scomparsa dei negozi nei centri minori (fattore che crea forti problemi per la permanenza dei residenti ) e la comparsa delle catene della grande distribuzione lungo i fondovalle e le arterie di maggior frequentazione, sovente con architetture fortemente distoniche rispetto alle impostazioni tradizionali del contesto. Pagina 41 di 231 ALL 01

44 Il settore turistico appare come quello che, più degli altri, rappresenta le contraddizioni e gli squilibri del territorio montano. Anche se costituisce indubbiamente una risorsa economica importante, d altro canto stenta a coinvolgere spazi più vasti dei pochi centri di punta e maggiormente rinomati, rispondendo ad una selezione della domanda rivolta agli sport invernali o al fenomeno delle seconde case. Ancora debole risulta l integrazione con altre attività, in particolare l agricoltura, e l affermarsi di un turismo culturale diffuso che si appoggi anche sull offerta di parchi e aree protette. Nelle aree lacuali si accentua inoltre il fenomeno del turismo mordi e fuggi con numerose presenze nei fine settimana. Il ricco bagaglio di culture e tradizioni che permangono nelle aree montane, unitamente a forme e tecniche architettoniche peculiari e ad un importante e diffuso patrimonio archeologico, artistico e architettonico, rappresentano infatti un bene e una risorsa non sempre adeguatamente valorizzata con azioni congiunte e di messa in rete. Il settore agricolo vede una diminuzione delle dimensioni e dell estensione della aree destinate e ad attività agro-forestali, cui si unisce la riduzione delle attività zootecniche, con il calo generale dell impiego nelle attività legate all agricoltura. Tali fenomeni riducono l importante funzione di presidio del territorio e di manutenzione delle aree montane, con l incremento anche del rischio incendio. Nonostante ciò, in alcune zone montane (Oltrepò pavese meridionale, gardesana, aree montane centrali) la percentuale di occupati nel settore agricolo risulta elevata, mentre l incidenza del reddito agricolo sul reddito totale è bassa se confrontata alla media regionale. Il settore che presenta maggiori opportunità di sopravvivenza, anzi di sviluppo, è la produzione di qualità, cui si aggiunge quella dei prodotti biologici, in particolare la Valtellina si caratterizza come la più importante zona viticola di montagna nel Paese, cui si affianca il settore lattierocaseario e dei salumi con marchio DOP; le colline appenniniche si connotano come terza area italiana per estensione viticola ( ettari di superficie a viticoltura di cui oltre il 70% DOC). Un elemento che connota i territori alpini è rappresentato dagli alpeggi che costituiscono un esteso e complesso sistema ( ettari circa), che svolge non solo la primaria e fondamentale funzione produttiva, ma anche funzioni ambientali, paesaggistiche, turistiche, storico-culturali. Mantenere l'importanza produttiva degli alpeggi e dei pascoli montani è indispensabile per conservare i valori sociali ed ambientali di cui le attività legate agli alpeggi sono portatrici; a tal fine la Regione ha proposto il Piano Regionale degli Alpeggi, che costituisce un complemento del Piano Agricolo Regionale (dgr VII/16156 del 30 gennaio 2004). Altra risorsa importante, dal punto di vista ambientale ed economico, è il patrimonio forestale montano (prevalentemente conifere) che costituisce il 79% dell intera consistenza regionale, ricordando che la Lombardia è la quarta regione italiana per superficie forestale. A partire dal dopoguerra, il progressivo abbandono delle attività agricole e in particolare dei terrazzamenti e dei pascoli di media-alta quota e la diffusione della pioppicoltura per i prelievi legnosi hanno comportato generalmente una diffusione delle superfici boscate, che spesso Pagina 42 di 231 ALL 01

45 presentano bassa qualità delle essenze e ridotta manutenzione. La maggior parte delle superfici forestali si colloca nella fascia prealpina. L utilizzo produttivo dei boschi di montagna spesso è ostacolato dalla frammentazione della proprietà e dalle difficoltà di organizzare un comparto produttivo moderno (bassa meccanizzazione, difficoltà di accesso tramite la rete viaria, redditività scarsa per le piccole imprese ), anche se in Italia sono presenti esempi efficienti dell industria del legno anche in ambito montano. Le superfici forestali svolgono un importante funzione in termini ambientali per il mantenimento della biodiversità, come protezione dei suoli dal dilavamento e per la tutela idrogeologica, per la fissazione dei gas serra, la fitodepurazione e la captazione aerea di elementi inquinanti; contribuiscono inoltre alla regolazione del ciclo delle acque e costruiscono paesaggi di pregio. Come accennato sopra, il tessuto sociale ed economico della montagna risulta rarefatto e frammentato per l assenza di economie di scala dovute alla limitata densità di attività produttive e di residenza e alla minore concentrazione di popolazione. Il lento spopolamento di cui sono oggetti i piccoli comuni montani e il conseguente invecchiamento della popolazione determinano l'insufficienza delle risorse pubbliche per servizi, erogate in relazione al numero di abitanti, causando numerosi problemi alla popolazione residente.nelle zone turistiche poi si assiste alla chiusura di gran parte delle attività commerciali e ricreative nei periodi dell anno non interessati dal turismo stagionale e alla difficoltà nel mantenere funzioni e servizi a causa della dispersione insediativa e del limitato numero di utenti durante la bassa stagione turistica. Nello stesso tempo però le risorse pubbliche, commisurate al numero dei residenti, risultano insufficienti per fare fronte ai servizi nei momenti dei picchi di presenze turistiche. E però interessante notare come negli ultimi anni, dopo la fase delle grandi migrazioni, si stia assistendo ad una parziale stabilizzazione degli assetti economico-sociali delle aree montane che fa perno sui sistemi di valle, che sovente sono riusciti ad integrare le tradizionali attività agricole e forestali con alcune attività urbane e con il turismo che hanno saputo attrarre dall esterno. Ciò suggerisce che le potenzialità, in termini di risorse economiche ed ambientali, possono essere giocate e investite sul piano locale seguendo modelli di sviluppo misti endogeno-esogeni, capaci di coniugare un efficace ed equilibrato utilizzo delle risorse specifiche del territorio montano con un adeguato livello di apertura verso l esterno, purché governati e condotti dagli attori locali in un ottica di sostenibilità di lungo periodo e non di sfruttamento finalizzato e intensivo. Laddove infatti ciò non si è verificato, il fragile rapporto tra sistema socio-economico montano e sistema urbano si è risolto in un legame di subordinazione e forte dipendenza. Il problema dell accessibilità è lamentato generalmente da tutte le aree montane. Si tratta dell accessibilità interna al sistema, in particolare verso i centri principali che forniscono servizi alle altre parti del territorio regionale e verso le funzioni di rango superiore, ma si tratta anche dell accessibilità esterna, che influisce sulla possibilità, da parte dei territori, di avere accesso ai mercati e al sistema produttivo e di essere raggiunti dai potenziali fruitori dell offerta del Sistema Pagina 43 di 231 ALL 01

46 Montano, turistica in primis.la complessità della struttura morfologica e degli equilibri ambientali e l intensa urbanizzazione dei fondovalle hanno costituito - e costituiscono - fattori fortemente ostativi rispetto alla realizzazione di nuovi interventi infrastrutturali in tempi compatibili con l urgenza dei fabbisogni espressi dal territorio. Se molte delle opere viabilistiche avviate negli anni Novanta nelle aree montane scontano tuttora ritardi imputabili a ragioni sostanzialmente procedurali (è il caso della nuova viabilità ANAS in Val Seriana, in Valsabbia, in Valcamonica, in Valsolda), per le nuove opere oggi in programmazione la fragilità degli equilibri eco-ambientali e la gestione non ottimale dei già esigui corridoi urbanistici di fondovalle determinano sempre più spesso incrementi di costo tali da precludere, in un contesto di risorse finanziarie già estremamente limitate, la realizzabilità di buona parte degli interventi stessi. Risulta pertanto fondamentale che le politiche di infrastrutturazione in ambiti così complessi siano attuate attraverso la piena e consapevole corresponsabilizzazione di tutti gli attori e i soggetti istituzionali sulle priorità da perseguire e sulle modalità per attuarle, anche in termini di ricorso a modelli innovativi di realizzazione e gestione delle opere (project financing). La carenza di infrastrutture autostradali e di collegamenti ferroviari di un certo livello (se si eccettuano la Milano-Chiasso e la Milano-Luino soprattutto per le merci) è la principale causa che oggi relega il ruolo dei valichi di frontiera, che storicamente hanno svolto un ruolo di collegamento tra i popoli di nazioni diverse, a mero collegamento transfrontaliero di interesse locale. Il profondo cuneo svizzero costituito dal cantone Ticino ha infatti portato a concentrare in questo settore, dove lo spartiacque alpino è totalmente in territorio svizzero, le moderne infrastrutture di trasporto transalpine, realizzate dalla Confederazione elvetica, lasciando sostanzialmente sguarniti gli altri settori. Le previsioni infrastrutturali strategiche che più direttamente interessano le aree di confine (sistema viabilistico pedemontano, collegamento ferroviario Arcisate-Stabio, quadruplicamento Chiasso-Milano e gronde merci Nord Ovest ed Est) rafforzano le connessioni soprattutto nella porzione occidentale del territorio intensificando il collegamento con la Svizzera e, attraverso questa (Alptransit in particolare), con l Europa. Il territorio montano lombardo è interessato indirettamente dalle opere dei grandi corridoi europei, ma è coinvolto dalle opere connesse con il sistema Gottardo, sistema che prevede un nuovo assetto infrastrutturale ferroviario basato su una strategia di rete, che garantisca una maggiore efficacia ed integrazione con quella esistente e con il sistema europeo di AV/AC. Tale assetto prevede il potenziamento della linea Chiasso-Milano e la realizzazione delle gronde Saronno-Seregno (raddoppio) e Seregno-Bergamo, opere indispensabili dal momento in cui verrà completato l AlpTransit, soprattutto per l impatto che il potenziamento del sistema merci svizzero determinerà sul territorio montano e su tutto il territorio lombardo. I benefici in termini di accessibilità diretta alle aree attraversate sono legati alla realizzazione di un sistema a rete interconnesso (reti lunghe-reti brevi) in grado di trasferire, sul territorio attraversato, gli effetti positivi delle infrastrutturazioni. Pagina 44 di 231 ALL 01

47 A tale riguardo si conferma pertanto come strategica la garanzia per i territori montani di poter accedere al Sistema Metropolitano (e tramite questo ai collegamenti lunghi) attraverso un buon raccordo con la viabilità principale e secondaria e gli snodi lungo il Sistema Territoriale Pedemontano. Allo stesso tempo gli interventi che rafforzano i collegamenti transfrontalieri possono creare opportunità di sviluppo e sinergie forti tra regioni alpine. Diversa è la situazione dell Oltrepò Pavese; lungo le principali direttrici stradali e la ferrovia, che si sviluppano in pianura, si sono formate fasce continue di edificazioni residenziali, centri commerciali e piccole industrie, così come nella valle dello Staffora dove si allineano i centri principali. La struttura stradale nella parte montana è puramente di livello locale con scollinamenti verso la valle emiliana del Trebbia e sul versante piemontese Riconoscimento dei punti di forza/debolezza e delle minacce/opportunità del PTR in relazione al contesto locale - Analisi Swot - ASPETTI GENERALI L analisi SWOT è uno strumento per la lettura e l interpretazione dei dati territoriali. L obiettivo è quello di mettere in evidenza gli elementi di forza e debolezza di un determinato contesto territoriale dal punto di vista della consistenza del patrimonio di risorse su cui può contare e sulle sue principali dinamiche. Le caratteristiche economiche, sociali e ambientali dei territori considerati vengono quindi qui valutate come elementi che possono rafforzare o indebolire sia il patrimonio in quanto tale che le capacità della collettività locale di promuoverlo e valorizzarlo, per la presenza o l assenza di competenze e risorse umane ed economiche (in una prospettiva di sostenibilità di medio-lungo periodo). Si tratta quindi di uno strumento di natura multidisciplinare, che guarda alle dinamiche territoriali come risultato. Una possibile definizione generale di analisi SWOT é: strumento utilizzato per l analisi di elementi interni ed esterni ad un determinato sistema con un approccio di osservazione ed analisi sistematico a supporto dei processi decisionali. L analisi SWOT può essere considerata come la prima fase, quella conoscitiva ed interpretativa, di un processo di pianificazione strategica basata sulla scelta tra possibili alternative di intervento. L analisi può essere connaturata da un approccio di tipo quantitativo o qualitativo, ed è supportata da un set di indicatori scelti in funzione della loro adeguatezza nel descrivere il sistema territoriale nel suo insieme. L interpretazione di questi deve mettere in evidenza le peculiarità dei sistemi considerati, dal punto di vista dei fenomeni che li caratterizzano; delle caratteristiche intrinseche; delle interazioni tra gli elementi e soggetti che li compongono. Pagina 45 di 231 ALL 01

48 ELEMENTI CONOSCITIVI DELLA MATRICE SWOT Gli ELEMENTI costitutivi dell indagine sono quattro: 1. STRENGTHS (Punti di forza) 2. WEAKNESSES (Punti di debolezza) 3. OPPORTUNITIES (Opportunità) 4. THREATS (Rischi) I fattori comuni che sottendono i quattro elementi in modo trasversale sono i SISTEMI TERRITORIALI considerati, i quali vengono riproposti e indagati in funzione dell elemento preso in esame, così da sviscerarne le caratteristiche intrinseche ed i legami che comporta con gli altri elementi. Di seguito vengono descritte le caratteristiche che connotano ogni elemento: 1. STRENGTHS (Punti di forza): sono riferiti alle peculiarità del territorio indagato, riguardano le caratteristiche che lo qualificano e che possono rappresentare un vantaggio dal punto di vista dei processi di sviluppo locale, anche con riferimento a territori contermini, tali elementi devono pertanto essere adeguatamente conservati e valorizzati. 2. WEAKNESSES (Punti di debolezza): sono riferiti a caratteristiche specifiche del territorio esaminato e possono riguardare sia componenti territoriali che soggetti che lo compongono e che possono rappresentare uno svantaggio, una criticità dal punto di vista dei processi di sviluppo locale; questi devono essere attentamente affrontati e monitorati. Nell analisi l assenza di un importante elemento territoriale considerato può rappresentare una debolezza. 3. OPPORTUNITIES (Opportunità): riguardano l insieme di azioni ed interventi, sia in fase di svolgimento che programmate, che possono influire positivamente sul territorio con l intento migliorativo e di promozione dello sviluppo locale. Queste azioni fanno riferimento sia alle Pagina 46 di 231 ALL 01

49 dinamiche intrinseche generate dagli interventi locali previsti, che dalle interazioni con altri territori contermini. 4. THREATS (Rischi): considerano i pericoli che possono influenzare in maniera negativa sia le azioni previste che la loro capacità migliorativa della situazione esistente e quindi vanificare gli sforzi per il conseguimento dei risultati attesi. Tali aspetti devono essere attentamente sviscerati ed indagati per minimizzare gli effetti negativi legati agli interventi previsti; gli stessi possono essere supportati da interventi di natura mitigativa. Alcune interrelazioni che si possono sviluppare dalla lettura incrociata degli elementi: - Relazione S-O: mette a sistema i punti di forza e le opportunità, si tratta del connubio teso a massimizzare le occasioni di miglioramento del territorio considerato; - Relazione W-O: riguarda le interrelazioni che possono svilupparsi tra le azioni locali previste ed i loro punti di debolezza, al contrario possono essere evidenziate le opportunità per mitigare le debolezze evidenziate; - Relazione S-T: considera in maniera biunivoca le relazioni che possono svilupparsi tra situazioni migliorative favorevoli per lo sviluppo locale e situazioni di pericolo; - Relazione W-T: permette di valutare in forma congiunta eventuali relazioni che possono instaurarsi tra criticità locali, in modo tale da prenderne coscienza e valutare se le azioni previste sono efficaci per far fronte. FASI DI ANALISI E STRUTTURA DELLA MATRICE SWOT Le fasi possono essere ricondotte in tre punti: Analisi dell area di indagine e identificazione dei fenomeni oggetto di osservazione. Selezione degli indicatori utili per la descrizione e l interpretazione dei fenomeni; 2. Analisi dei dati raccolti ed elaborazione degli indicatori, al fine di evidenziare i punti di forza e debolezza, le opportunità e i rischi; 3. Creazione della matrice semplificata SWOT, con organizzazione delle informazioni in modo da strutturare le strategie per massimizzare i punti di forza e le opportunità e minimizzare i punti di debolezza e le criticità. Le argomentazioni trattate nell indagine sono restituite all interno di una matrice che permette la lettura incrociata in funzione del sistema territoriale considerato e dell elemento SWOT. Si tratta di una matrice semplificata in cui le argomentazioni di sintesi sono ricondotte in elenchi, in modo da sottolineare le azioni per massimizzare i punti di forza e le opportunità ed al tempo stesso far fronte ai punti di debolezza e criticità evidenziati. La restituzione sotto forma di matrice ha l intento di semplificare la lettura dei risultati prodotti da analisi articolate, ed al contempo permette una lettura di sintesi del territorio,così da fornire un supporto ai processi decisionali. Pagina 47 di 231 ALL 01

50 ANALISI SWOT DELLE CARATTERISTICHE TERRITORIO COMUNALE DI Il PTR rende disponibili informazioni e strumenti conoscitivi utili per costruire il quadro di riferimento di cui un comune deve tenere conto nella predisposizione del proprio PGT. Tali elementi consentono una lettura a "vasta scala" e risultano utili per collocare correttamente le realtà locali all'interno del contesto regionale e sovraregionale. L indagine SWOT effettuata per il PGT di Tremosine utilizza come base di partenza il quadro sintetico delle caratteristiche della Lombardia (punti di forza, debolezze, opportunità, minacce) strutturato per sistemi territoriali all interno del Documento di Piano del PTR. La ricognizione effettuata dal PTR è un punto di partenza utile per individuare gli aspetti che caratterizzano il territorio e necessaria per poter sviluppare le ipotesi sul quale sviluppare il progetto, valutando le possibili emergenze/criticità che scaturisce questo territorio e le possibili vocazioni/opportunità verso quale investire all interno del Progetto di Piano (anche se non ancora definito). Pagina 48 di 231 ALL 01

51 Economia Ambiente Paesaggio e beni culturali Territorio ERMES BARBA - MAURO SALVADORI PUNTI DI FORZA - Strengths DEBOLEZZE - Weaknesses Presenza di città di media dimensione come poli attrattivi delle rispettive aree lacuali Presenza di centri urbani, possibili poli di mezzo di un sistema in rete che dialoga con il livello superiore e con le realtà locali e minori istema riconoscibile e riconosciuto a livello europeo, oggetto di programmi e di interventi specifici lobale dell immagine dei grandi laghi lombardi nio di ville storiche, centri storici e complessi monumentali saggistico dei versanti lacuali per la forte percepibilità particolarmente integri nelle zone poste ad alta quota, e di rilevante interesse panoramico (percorsi di percezione, scenari percepiti dal fondovalle e dall opposto versante, presenza di emergenze di forte caratterizzazione) territorio (alternanza di aree boscate e prative, architettonico anche per la presenza diffusa di episodi di architettura spontanea tradizionale popolazioni locali trasformazioni territoriali e urbanistiche in un contesto caratterizzato da un mercato disordinato e da rilevanti fenomeni di urbanizzazione attorno ai laghi inquinamento ambientale e frenano la competitività dei territori nali tra centri diversi snaturando l identità locale ansioni insediative non armonizzate con il tessuto storico e che erodono il territorio libero e gli spazi impianti produttivi, a volte dimessi, in zone di forte visibilità tiva che richiedono una particolare attenzione nell inserimento paesaggistico dei nuovi interventi limitata accessibilità ai beni culturali Condizioni climatiche favorevoli Elevata biodiversità Riserva idrica fondamentale buon grado di tutela del patrimonio naturalistico, storico e culturale di risorse idriche dei boschi a causa della diminuzione dei fondi regionali da dedicare alla manutenzione del territorio insufficienti per attuare progetti per la qualità forestale e per arginare le emergenze fitosanitarie nelle foreste istituzioni internazionali presenti sul territorio attività produttive zootecniche per l abbandono del territorio pubblici esercizi produzione di prodotti tipici di qualità possibilità e varietà di impiego e scarsa attrattività per i giovani livello dei flussi turistici in periodi circoscritti dell anno su aree limitate del territorio rismo e altre attività, in particolare l agricoltura difficoltà per le attività industriali e artigianali in termini di accesso ai mercati di sbocco e di approvvigionamento Pagina 49 di 231 ALL 01

52 Reti infrastrutturali Sociale e servizi Governance ERMES BARBA - MAURO SALVADORI Montane montagna vicina e diffusi fenomeni migratori collettamento e depurazione, gestione dei rifiuti) nei momenti di maggiore affluenza turistica trasporto su acqua trasferimento dei giovani delle attività commerciali e ricreative nei periodi dell anno non interessati dal turismo stagionale e difficoltà nel mantenimento di funzioni e servizi per la dispersione insediativa e il limitato numero di utenti i, erogate in relazione al numero di abitanti, a causa dello scarso popolamento della montagna e del maggior costo dei servizi risorse pubbliche commisurate al numero dei residenti / / Pagina 50 di 231 ALL 01

53 Governance Economia Ambiente Paesaggio e beni culturali Territorio ERMES BARBA - MAURO SALVADORI OPPORTUNITA Opportunities MINACCE Threats le aree lacuali possono instaurare rapporti di reciproco sviluppo e promozione al perfezionamento dell assetto urbano e di antica antropizzazione ambientale, paesaggistica e naturalistica pregevoli funzioni di eccellenza e di luoghi di fama e di bellezza riconosciute izzazione del patrimonio culturale diffuso e meno noto come strumento di redistribuzione dei flussi turistici sentieri agibili o da recuperare (anche a fronte di un progressivo e incontrollato aumento delle aree boscate di scarsa qualità) per incentivare l uso turistico/ricreativo del territorio montano anche nella stagione estiva ne del turismo (terme, wellness, soggiorno e escursionismo estivo) subordinazione ad essa ed alle sue necessità e funzioni rapporto al fabbisogno di mobilità (endogena ed esogena): crescente compromissione degli standard di circolazione e di sicurezza sulla rete esistente e progressiva saturazione dei già esigui corridoi urbanistici necessari per lo sviluppo di soluzioni alternative trutturali (tracciati, svincoli e aree di servizio) negli ambiti di maggiore acclività dove si rendono necessarie consistenti opere di sostegno dei manufatti, di forte impatto percettivo contesto per l installazione di elettrodotti o di impianti di telecomunicazione sulle vette e i crinali processi di spopolamento e perdita di presidio del territorio recuperate come seconde case proliferazione di ininterrotti insediamenti residenziali più fortemente antropizzate, conservando e potenziando le caratteristiche ambientali di pregio ili energetica qualità delle acque usa il degrado delle sponde e la necessità della loro messa in sicurezza estraneità al contesto Sistema Montano obiliare influenzato positivamente dalla presenza di attività e funzioni di eccellenza turismo (congressuale, di studio, turismo e ittiturismo ) (turismo culturale, slow food, mostre e fiere...) e non dipendente dalla stagionalità l artigianato e i prodotti locali settimana giornaliero e dei fine degli alpeggi come presidio del territorio e con attenzione al valore economico particolare attenzione ai prodotti biologici dalità di fruizione turistica ecocompatibili che valorizzino la sentieristica e la presenza di ambiti naturali senza comprometterne l integrità rafforzamento del sistema della ricettività stagione estiva dipendente da andamenti congiunturali generali sull economia distrettuale residente inizione di modalità efficaci di governance a livello di bacino e coordinamento di azioni e strategie con i soggetti non regionali interessati fare rete (soprattutto con partenariati sovralocali) o di sviluppare progettualità sovralocali- Pagina 51 di 231 ALL 01

54 Reti infrastrutturali Sociale e servizi ERMES BARBA - MAURO SALVADORI servizi specifici a seguito della trasformazione delle seconde case e degli alberghi in luoghi di residenza permanente per anziani nuove tecnologie sia per i cittadini che per le imprese divide e realizzando servizi ai cittadini e alle imprese Pagina 52 di 231 ALL 01

55 Riconoscimento alla scala comunale degli obiettivi generali, tematici e per sistemi territoriali Come anticipato nei capitoli introduttivi, il sistema degli obiettivi del PTR costituisce un importante quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli atti di governo del territorio (art. 20 commi 1 e 2 della l.r. 12/05). Pertanto da questo sistema bisogna muovere per la formulazione degli atti costituenti il Piano di Governo del Territorio considerando anche lo stretto legame che, in ossequio all ordinamento comunitario, si instaura con il percorso di Valutazione Ambientale del Documento di Piano. Nel rispetto di questo assunto normativo la redazione degli atti del presente PGT mira al conseguimento degli obiettivi di PTR assumendoli ed esplicitandoli, per quanto possibile, nelle proprie politiche, strategie ed azioni anche con rimandi diretti. A conferma di tale intento il PGT deve assumere come finalità ultima l obiettivo fondamentale del PTR, ovvero il miglioramento della qualità di vita dei cittadini e dell utenza turistica. Il PGT dovrà rispettare la verifica di coerenza tra gli obiettivi e azioni di piano del PGT e gli obiettivi di PTR, come prima operazione si è valutato il tipo di relazione/influenza degli obiettivi generali, tematici e territoriale di PTR con quelli di piano. Si sono analizzati quindi: 24 obiettivi e linee di azione generali del PTR; b) gli obiettivi e linee di azione tematici (AMBIENTE, ASSETTO TERRITORIALI, ASSETTO ECONOMICO/PRODUTTIVO, PAESAGGIO E PATRIMONIO CULTURALE, ASSETTO SOCIALE) obiettivi per sistemi territoriali Di seguito di riportano gli obiettivi generali/tematici per i quali il PGT dovrà considerare: Per ogni obiettivo e tematica, stabilito il tipo di relazione tra gli obiettivi di PTR e quelli di PGT; essa può essere: - DIRETTA (D): di generica competenza comunale, senza riferimento diretto e prioritario alle prerogative degli atti di PGT; - INDIRETTA (I): riferiti ad ambiti territoriali diversi da quelli di specifica appartenenza del territorio comunale - REGIONE (R): di specifica competenza regionale - VARI ENTI (V): di possibile attuazione attraverso il concorso di più enti, fra cui il comune, la provincia, la regione, gli enti parco, ecc. (soprattutto nel caso in cui tali obiettivi possano Pagina 53 di 231 ALL 01

56 essere puntualmente ricondotti ad altri obiettivi generali, tematici o territoriali, o nel caso in cui risulti residuale la competenza comunale). Inoltre per gli obiettivi tematici e per quelli dei sistemi territoriali viene indicata in tabella anche la presenza, o meno, del tematismo all interno della normativa e della cartografia di piano (NORMATIVA E AMBITI). OBIETTIVI GENERALI Gli obiettivi del PTR sono costruiti (e aggiornati) sulla base degli indirizzi e delle politiche della programmazione regionale, in particolare del Programma Regionale di Sviluppo PRS, del Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale DPEFR, dei Piani di settore e della programmazione nazionale e comunitaria. Essi muovono dai principi comunitari per lo Sviluppo del Territorio e dalla Strategia di Lisbona-Gotheborg, attraversano le politiche nazionali per lo sviluppo e si incentrano sui contenuti e i temi forti della programmazione regionale, avendo come obiettivo ultimo il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Il Piano Territoriale Regionale ha come obiettivo fondamentale il costante miglioramento della qualità della vita dei cittadini nel loro territorio secondo i principi dello sviluppo sostenibile. Questa modalità di sviluppo, finalizzata a migliorare le condizioni di vita delle persone tutelando il loro ambiente, a breve, medio e lungo termine è perseguibile ponendo attenzione a tre dimensioni fondamentali: sostenibilità economica: sviluppo economicamente efficiente nel processo ed efficace negli esiti sostenibilità sociale: sviluppo socialmente equo, sia in termini intergenerazionali che intragenerazionali sostenibilità ambientale: sviluppo economico e sociale nel rispetto dell'ambiente naturale o più in generale dell'ambiente fisico, delle risorse naturali ed energetiche, del paesaggio e del patrimonio culturale, senza compromettere la sua conservazione. Gli obiettivi di sviluppo socio economico della Lombardia sono stati individuati in 3 macro-obiettivi (principi ispiratori dell'azione di Piano con diretto riferimento alle strategie individuate a livello europeo) e 24 obiettivi di Piano. I tre macro-obiettivi sono: 1. rafforzare la competitività dei territori della Lombardia. Competitività è la capacità di una regione di migliorare la produttività rispetto ad altri territori, migliorando nel contempo gli standard di qualità della vita dei cittadini. La produttività dipende dalla capacità di generare, attrarre e trattenere sul territorio risorse essenziali, materiali e immateriali, che contribuiscono alla performance delle imprese: tecnologia, capitale, risorse umane qualificate. Essenziale per la Pagina 54 di 231 ALL 01

57 competitività di un territorio è quindi l'efficienza territoriale, globalmente intesa: efficienti reti infrastrutturali di trasporto e di telecomunicazioni, ordinato assetto insediativo, buone condizioni ambientali, efficienze dei servizi alle persone e alle imprese, offerta culturale di qualità. Il miglioramento della qualità della vita genera un incremento della capacità di attrarre e trattenere risorse sul territorio. Questo comporta l'esigenza di una maggiore progettualità territoriale dal basso, a partire dai luoghi di generazione di risorse, e di una maggiore la capacità di cooperazione e di condivisione di obiettivi tra diversi livelli di governo e tra diversi soggetti dello stesso livello. 2. riequilibrare il territorio lombardo. Nella regione coesistono, come si è detto, sei sistemi territoriali, che rivestono ruoli complementari ai fini del miglioramento della competitività, ma che sono molto differenti dal punto di vista del percorso di sviluppo intrapreso. Riequilibrare il territorio della Lombardia non significa perseguirne l'omologazione, ma valorizzarne i punti di forza e favorire il superamento dei punti di debolezza. L'equilibrio dei territorio della Lombardia è inteso come lo sviluppo di un sistema policentrico con lo scopo di alleggerire la pressione insediativa sulla conurbazione, distribuire le funzioni su tutto il territorio per garantire parità di accesso alle infrastrutture, alla conoscenza ed ai servizi, perseguendo la finalità di porre tutti i territori della regione nella condizione di svilupparsi in armonia con l'andamento regionale ed in relazione con le proprie potenzialità. 3. proteggere e valorizzare le risorse della regione. La Lombardia è caratterizzata dalla presenza diffusa, su un territorio relativamente vasto, di una varietà di risorse: di tipo primario (naturali, capitale umano, aria, acqua e suolo) prodotte dalle trasformazioni avvenute nel corso del tempo (culturali, paesaggistiche, identitarie, della conoscenza e di impresa).tali risorse costituiscono la ricchezza e la forza della regione: esse devono essere contemporaneamente preservate dallo spreco e da interventi che ne possano inficiare l'integrità e valorizzate come fattore di sviluppo, sia singolarmente che come sistema, anche mediante modalità innovative e azioni di promozione. Essi discendono dagli obiettivi di sostenibilità della Comunità Europea: coesione sociale ed economica, conservazione delle risorse naturali e del patrimonio culturale, competitività equilibrata dei territori. I macro obiettivi sono i principi cui si ispira l'azione del PTR; fanno riferimento alla Strategia di Lisbona e sono la declinazione dello sviluppo sostenibile espresso dallo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo, che permea tutta la programmazione del PTR. I macro obiettivi sono scaturiti dall'analisi delle politiche di settore e dalla verifica di coerenza rispetto alla programmazione regionale, nazionale e comunitaria. Pagina 55 di 231 ALL 01

58 Gli obiettivi del PTR tendono al perseguimento dei macro obiettivi sul territorio lombardo; sono scaturiti dall'analisi congiunta degli obiettivi settoriali e tratteggiano visioni trasversali e integrate. Gli obiettivi tematici sono la declinazione tematica degli obiettivi del PTR. Scaturiscono dall'insieme condiviso degli obiettivi settoriali della programmazione regionale letti alla luce degli obiettivi del PTR. Gli obiettivi dei sistemi territoriali sono la declinazione degli obiettivi del PTR per i 6 sistemi territoriali individuati dal piano. Le linee d'azione del PTR permettono di raggiungere gli obiettivi del PTR. Possono essere azioni della programmazione regionale che il PTR fa proprie, ovvero linee d'azione proposte specificamente dal PTR. Il sistema degli obiettivi e delle linee di azione per la Lombardia. Pagina 56 di 231 ALL 01

59 Proteggere e valorizzare le risorse della Regione Riequilibrare il territorio lombardo Rafforzare la competitività dei territori della Lombardia Relazione con obiettivi di PGT e competenze comunali: Diretta (D) - Indiretta (I) Regione (R) Vari enti (V) ERMES BARBA - MAURO SALVADORI I 24 obiettivi di Piano sono riportati nella seguente tabella: MACRO-OBIETTIVI OBIETTIVI E LINEE DI AZIONE GENERALI Favorire, come condizione necessaria per la valorizzazione dei territori, 1 l innovazione, lo sviluppo della conoscenza e la sua diffusione: in campo produttivo (agricoltura, costruzioni e industria) e per ridurre l impatto della produzione sull ambiente nella gestione e nella fornitura dei servizi (dalla mobilità ai servizi) V nell uso delle risorse e nella produzione di energia e nelle pratiche di governo del territorio, prevedendo processi partecipativi e diffondendo la cultura della prevenzione del rischio 2 Favorire le relazioni di lungo e di breve raggio, tra i territori della Lombardia e tra il territorio regionale e l esterno, intervenendo sulle reti materiali (infrastrutture di trasporto e reti tecnologiche) e immateriali (sistema delle fiere, sistema delle università, centri di eccellenza, D\I network culturali), con attenzione alla sostenibilità ambientale e all integrazione paesaggistica 3 Assicurare, a tutti i territori della regione e a tutti i cittadini, l accesso ai servizi pubblici e di pubblica utilità, attraverso una pianificazione integrata delle reti della mobilità, tecnologiche, distributive, culturali, D\I della formazione, sanitarie, energetiche e dei servizi 4 Perseguire l efficienza nella fornitura dei servizi pubblici e di pubblica utilità, agendo sulla pianificazione integrata delle reti, sulla riduzione D\I degli sprechi e sulla gestione ottimale del servizio 5 Migliorare la qualità e la vitalità dei contesti urbani e dell abitare nella sua accezione estensiva di spazio fisico, relazionale, di movimento e identitaria (contesti multifunzionali, accessibili, ambientalmente qualificati e sostenibili, paesaggisticamente coerenti e riconoscibili) attraverso: la promozione della qualità architettonica degli interventi la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici D\I il recupero delle aree degradate la riqualificazione dei quartieri di ERP l integrazione funzionale il riequilibrio tra aree marginali e centrali la promozione di processi partecipativi 6 Porre le condizioni per un offerta adeguata alla domanda di spazi per la residenza, la produzione, il commercio, lo sport e il tempo libero, agendo prioritariamente su contesti da riqualificare o da recuperare e D\I riducendo il ricorso all utilizzo di suolo libero 7 Tutelare la salute del cittadino, attraverso il miglioramento della qualità D\I Pagina 57 di 231 ALL 01

60 dell ambiente, la prevenzione e il contenimento dell inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico, luminoso e atmosferico 8 Perseguire la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di utilizzo del territorio, agendo sulla prevenzione e diffusione della conoscenza del rischio (idrogeologico, sismico, industriale, tecnologico, derivante dalla mobilità, dagli usi del sottosuolo, dalla presenza di manufatti, dalle attività estrattive), sulla pianificazione e sull utilizzo prudente e sostenibile del suolo e delle acque 9 Assicurare l equità nella distribuzione sul territorio dei costi e dei benefici economici, sociali ed ambientali derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio 10 Promuovere l offerta integrata di funzioni turistico-ricreative sostenibili, mettendo a sistema le risorse ambientali, culturali, paesaggistiche e agroalimentari della regione e diffondendo la cultura del turismo non invasivo 11 Promuovere un sistema produttivo di eccellenza attraverso: il rilancio del sistema agroalimentare come fattore di produzione ma anche come settore turistico, privilegiando le modalità di coltura a basso impatto e una fruizione turistica sostenibile il miglioramento della competitività del sistema industriale tramite la concentrazione delle risorse su aree e obiettivi strategici, privilegiando i settori a basso impatto ambientale lo sviluppo del sistema fieristico con attenzione alla sostenibilità 12 Valorizzare il ruolo di Milano quale punto di forza del sistema economico, culturale e dell innovazione e come competitore a livello globale 13 Realizzare, per il contenimento della diffusione urbana, un sistema policentrico di centralità urbane compatte ponendo attenzione al rapporto tra centri urbani e aree meno dense, alla valorizzazione dei piccoli centri come strumenti di presidio del territorio, al miglioramento del sistema infrastrutturale, attraverso azioni che controllino l utilizzo estensivo di suolo 14 Riequilibrare ambientalmente e valorizzare paesaggisticamente i territori della Lombardia, anche attraverso un attento utilizzo dei sistemi agricolo e forestale come elementi di ricomposizione paesaggistica, di rinaturalizzazione del territorio, tenendo conto delle potenzialità degli habitat 15 Supportare gli Enti Locali nell attività di programmazione e promuovere la sperimentazione e la qualità programmatica e progettuale, in modo che sia garantito il perseguimento della sostenibilità della crescita nella programmazione e nella progettazione a tutti i livelli di governo 16 Tutelare le risorse scarse (acqua, suolo e fonti energetiche) indispensabili per il perseguimento dello sviluppo attraverso l utilizzo razionale e responsabile delle risorse anche in termini di risparmio, l efficienza nei processi di produzione ed erogazione, il recupero e il riutilizzo dei territori degradati e delle aree dismesse, il riutilizzo dei rifiuti 17 Garantire la qualità delle risorse naturali e ambientali, attraverso la progettazione delle reti ecologiche, la riduzione delle emissioni climalteranti ed inquinanti, il contenimento dell inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico e luminoso, la gestione idrica integrata D\I D\I D\I D\I V V D\I R D\I D\I Pagina 58 di 231 ALL 01

61 18 Favorire la graduale trasformazione dei comportamenti, anche individuali, e degli approcci culturali verso un utilizzo razionale e sostenibile di ogni risorsa, l attenzione ai temi ambientali e della biodiversità, paesaggistici e culturali, la fruizione turistica sostenibile, attraverso azioni di educazione nelle scuole, di formazione degli operatori e di sensibilizzazione dell opinione pubblica 19 Valorizzare in forma integrata il territorio e le sue risorse, anche attraverso la messa a sistema dei patrimoni paesaggistico, culturale, ambientale, naturalistico, forestale e agroalimentare e il riconoscimento del loro valore intrinseco come capitale fondamentale per l identità della Lombardia 20 Promuovere l integrazione paesistica, ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio, tramite la promozione della qualità progettuale, la mitigazione degli impatti ambientali e la migliore contestualizzazione degli interventi già realizzati 21 Realizzare la pianificazione integrata del territorio e degli interventi, con particolare attenzione alla rigorosa mitigazione degli impatti, assumendo l agricoltura e il paesaggio come fattori di qualificazione progettuale e di valorizzazione del territorio 22 Responsabilizzare la collettività e promuovere l innovazione di prodotto e di processo al fine di minimizzare l impatto delle attività antropiche sia legate alla produzione (attività agricola, industriale, commerciale) che alla vita quotidiana (mobilità, residenza, turismo) 23 Gestire con modalità istituzionali cooperative le funzioni e le complessità dei sistemi transregionali attraverso il miglioramento della cooperazione 24 Rafforzare il ruolo di Motore Europeo della Lombardia, garantendo le condizioni per la competitività di funzioni e di contesti regionali forti V D\I D\I D\I V R R Legame principale con il macro-obiettivo Legame con il macro-obiettivo Pagina 59 di 231 ALL 01

62 4.2.Il Piano di Coordinamento Provinciale - PTCP- Con delibera di Consiglio Provinciale n. 14 del 31/03/2009 è stata adottata la variante di adeguamento del PTCP alla LR 12/2005. La variante conferma la struttura generale del PTCP vigente e approfondisce i temi di prescrittività della LR 12/2005 e il ruolo di coordinamento della Provincia. In particolare la variante puntualizza, nella parte I delle NTA, le procedure di concertazione fra enti, di attuazione del PTCP e di aggiornamento e di variante allo stesso; definisce di concerto con i comuni interessati gli ambiti agricoli strategici e aggiorna la disciplina delle salvaguardie infrastrutturali. Tra i contenuti rilevanti della variante sono registrabili, fra gli altri 1. L individuazione degli Ambiti Agricoli Strategico Provinciali ai sensi dell art. 15 c. 4 della LR 12/2005 e s.m. e i. (cfr. cap.3.2.9); 2. Una serie di puntualizzazioni normative relative alle premesse di tipo sovra comunale (modalità di individuazione contenuti e procedure per la verifica di compatibilità; 3. In campo paesistico sono state introdotte alcune modifiche ai contenuti di indirizzo delle NTA relative alle componenti (mantenendone invariato l impalcato) nonchè alcuni collegamenti con la sopravenuta normativa di indirizzo regionale. Questo primo livello di analisi, effettuato sul contesto di area vasta, consente di identificare, dunque, nel quadro di riferimento, il sistema urbano indagato con il "tipo territoriale" del Comune del Garda Bresciano, Da questa lettura preliminare, si desumono alcuni elementi significativi per la definizione delle linee programmatiche del piano e delle nuove previsioni di espansione. Questi elementi, caratterizzanti appunto la struttura del "tipo territoriale, riguardano in primo luogo: la struttura a rete radiale dei Comuni, che gravitano sulle direttrici storiche, attorno ad un recapito principale, individuato in Brescia; la sua identità specifica rispetto ad altri comuni limitrofi; la sua relativa ma potenziale autonomia rispetto all organizzazione delle strutture dell impianto urbano, delle dotazioni di servizi e della produzione locale; l'importanza ed il valore (proprio come capacità attrattiva e come indicatore di qualità) del sistema degli spazi aperti di valore paesistico e di natura rurale; Pagina 60 di 231 ALL 01

63 Con Delibera di approvazione del Consiglio Provinciale n 21 del 22 aprile 2004, il Consiglio Provinciale ha approvato il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia (P.T.C.P.). Con tale documento vengono trasferite alla Provincia le funzioni amministrative di interesse provinciale facenti riferimento alla L.R. 1/2000 e riguardanti la valutazione di compatibilità con il PTCP degli strumenti urbanistici comunali, piani regolatori generali e loro varianti nonché i piani attuativi di interesse sovracomunale, mentre l approvazione degli strumenti sopraindicati risulta di competenza del Comune. In tale sede si intende sottolineare che il PTCP è lo strumento con il quale si esplicitano ed unificano le politiche territoriali di competenza provinciale, fornendo gli indirizzi e attuando il coordinamento della pianificazione comunale. Pertanto, il PTCP definisce criteri di indirizzo sugli aspetti pianificatori di livello sovracomunale e fornisce indicazioni sui temi infrastrutturali, paesistici, ambientali e di tutela senza assumere un carattere normativo specifico dell ambito comunale. Inoltre annovera al suo interno un corpus di obiettivi generali volti alla sostenibilità ambientale dello sviluppo e alla valorizzazione dei caratteri paesistici locali e delle risorse disponibili. In tal senso la ricomposizione di un quadro conoscitivo di riferimento rispetto alla pianificazione sovraordinata costituisce un aspetto necessario nella definizione delle scelte strategiche del Piano stesso. Il PTCP afferma che le risorse naturali (aria, acqua, suolo, ecosistemi) esprimono gli equilibri ambientali e lo stato di salute dell ecosistema generale a fronte dei quali è valutata la sostenibilità delle trasformazioni del territorio, le cui condizioni di compatibilità verranno verificate ulteriormente nella procedura di valutazione ambientale strategica (). Aspetti particolarmente significativi affrontati dal PTCP sono quelli relativi al consumo dei suoli, agli aspetti ecologi ed ambientali e alla salvaguardia del paesaggio, aspetti condivisi anche dagli obiettivi del P.G.T. Le tavole estratte dal PTCP costituiscono, pertanto, il riferimento dalla pianificazione sovraordinata e i contenuti delle NTA del Piano Provinciale che regolamentano con prescrizioni, indirizzi, direttive o raccomandazioni, le scelte pianificatorie rispetto ai quattro sistemi territoriali (Ambientale, Paesistico e dei Beni Culturali, Insediativo, Mobilità) costituiscono il necessario elemento di raffronto normativo per verificare la compatibilità delle scelte del Piano. Il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento riferito al PTCP e ai quattro sistemi territoriali in cui risulta scomposto il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale individua per il comune i sottoesposti elementi d interesse e/o criticità, desunti sulla base di quanto evidenziato negli estratti sotto riportati. Pagina 61 di 231 ALL 01

64 I contenuti relativi al sistema dei beni culturali e del paesaggio del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale definiscono un quadro di tutela e valorizzazione del territorio che costituisce riferimento imprescindibile, ancorché verificabile e declinabile alla scala locale per la redazione delle componenti paesistiche degli strumenti generali locali ma anche per quelli in variante parziale. Tale azione si basa su un metodo ben preciso e coerente, fra l altro, con i contenuti metodologici del D. Lgs 42/2004 e s.m.e i. La tutela del paesaggio passa attraverso una reale tutela delle sue componenti. La loro individuazione, lo studio dei caratteri identificativi e dei fenomeni di criticità, riferito ad ambititi territoriali storicamente e culturalmente individuabili e l attribuzione, infine, delle rilevanze paesistiche consente un efficace salvaguardia dei paesaggi. Per ciò che concerne gli aspetti della programmazione, ovvero gli strumenti a cui si deve necessariamente fare riferimento nella definizione e ricomposizione del quadro programmatico che coinvolge il comune, a livello provinciale, il PTCP individua Tremosine ricade all interno del Sistema Urbano Sovracomunale SUS n 6 Garda Bresciano. Tale Sistema nell ambito di riferimento comprende 14 comuni: Limone Sul Garda, Tignale, Tremosine. Magasa, Gargnano, Valvestino, Toscolano Maderno, Gardone Riviera, Salò, San Felice del Benaco, Puegnago del Garda, Muscoline, Polpenazze, Manerba del Garda, Moniga, Soiano del Lago, Calvagese, Prevalle, Bedizzole, Padenghe sul Garda, Lonato, Desenzano del Garda, Pozzolengo, Sirmione Centro ordinatore è riconosciuto il comune di Desenzano del Garda. Pagina 62 di 231 ALL 01

65 Struttura di Piano Per quanto riguarda la struttura di piano si rileva: - per le vocazioni d uso del territorio: il territorio comunale ricade in massima parte in zone di controllo normate dall art. 128 delle NTA del PTCP, per le quali la trasformabilità del suolo a scopo edilizio è fortemente condizionata dai caratteri ambientali e paesistici del sito per cui si rende necessaria la verifica della compatibilità in riferimento alle Categorie derivate dalla carta del reticolo idrografico e rischi idrogeologici, Categorie derivate dal Piano di Assetto Idrogeologico, e Categorie derivate dalla Tav. paesistica. - per quanto riguarda gli Ambiti a statuto particolare il territorio comunale ricade per gran parte in aree classificate come ambiti a statuto particolare esistenti. Sono aree nelle quali il PTCP si attua attraverso particolari piani per lo più gestiti o da organismi propri o in forma consortile tra gli Enti locali interessati. La proposta di ambito si riferisce all obiettivo di continuità con funzioni di elementi primari della rete ecologica provinciale. - per le tipologie insediative esistenti o previste dalla pianificazione comunale: il comune è formato prevalentemente da zone a mix prevalentemente residenziali normate dall art. 131 delle NTA del PTCP, nelle quali il tessuto che ha come funzione prevalente la residenza comprendendo, comunque, anche piccole realtà produttive, terziario, commercio e servizi pubblici; ciò si interseca con il sistema edificato costituito da Insediamenti turistici, normate all art. 136 delle NTA del PTCP, sono le varie tipologie costruttive di trasformazione del suolo inerenti le attività di ospitalità, ricettività, tempo libero e sport. Obiettivi del P.T.C.P. sono: il contenimento delle nuove residenze secondarie ; l incremento delle attività alberghiere in modo rispettoso delle caratteristiche di pregio dei luoghi; la diffusione di servizi e ospitalità nelle aree a economia montana ed agricola, come elementi di diversificazione e arricchimento delle economie locali. Infine per quanto riguarda le opere infrastrutturali esistenti e programmata il comune di Tremosine è interessato dalla presenza di una rete di viabilità secondaria. Non è prevista la realizzazione di nuove infrastrutture. Pagina 63 di 231 ALL 01

66 Estratto PTCP Struttura di Piano Ambiente e rischi Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Il PTCP nell elaborato grafico Ambiente e rischi identifica: Frane attive di dimensioni non cartografabili (sparse su tutto il territorio comunale) Arre di conoide attivo non protetto (Campione del Garda) Aree a rischio idrogeologico molto elevato (Campione del Garda, zona strapiombo sul lago della Pozza e di Bassanega) Aree a vulnerabilità estremamente alta delle acque sotterranee per la presenza di circuiti idrici di tipo carsico ben sviluppati (nella zona di confine con il comune di Ledro) Pericolosità idrogeologica nei corsi d acqua afferenti ai laghi per un tratto di 10 km (Torrente san michele o Tignala e Rio Priezzio) per una maggiore approfondimento si rimanda ai capitolo successivi, nei quali si riporta un prima analisi dello studio geologico in corso di redazione, nel quale sono evidenziate le aree e gli ambiti di particolare rischio e attenzione. Pagina 64 di 231 ALL 01

67 Estratto PTCP Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Pagina 65 di 231 ALL 01

68 Tavola Paesistica Di seguito si riporta un estratto della Tavola Paesistica del PTCP con una breve descrizione delle componenti paesistiche intercettate. Estratto PTCP Tavola Paesistica Componenti del paesaggio urbano I centri e nuclei storici sono rappresentati dagli abitati di Ariàs, Bassanega, Cadignano, Castone, Mezzema, Musio, Pregasio, Priezzo, Secastello, Sermerio, Sompriezzo, Ustecchio, Vesio, Villa, Voiandes, Voltino, Pieve Componenti del paesaggio storico culturale La rete stradale storica secondaria è formata dalla SS 45bis o gardesana occidentale che da Rezzato sale verso Limone sul Garda e la SP 38 che dalla gardesana occidentale sale verso la frazione di Pieve Di notevole importanza sono le case e villaggi operai di Campione del Garda, inoltre si rimanda alla lista dei beni decretati e vincolati citati nel capitolo dei vincoli e delle tutele ope legis. Componenti del paesaggio fisico e naturale Gran parte del territorio di Tremosine è interessato da Boschi di latifoglie, macchie e frange boscate, filari : e Boschi di conifere. Pascoli e prati permanenti sono principalmente Pagina 66 di 231 ALL 01

69 concentrati nella valle di Bondo, nelle valli minori e in alta quota come sul monte Nota e nella zona confinante col comune di Ledro. Il comune è interessato inoltre da accumuli detritici e affioramenti litoidi Nella zona est della valle di Bondo. Il piano paesistico evidenzia in fine la presenza di: crinali e loro ambiti di tutela, fiumi,torrenti e le loro aree adiacenti, ribassate rispetto al piano fondamentale della pianura e delimitante da orli di terrazzo,ambiti di particolare rilevanza naturalistica e geomorfologica (singolarità botaniche, rarità geologiche e geomorfologiche) Componenti del paesaggio agrario e dell antropizzazione colturale Il PTCP mete in rilievo culture specializzate quali uliveti tra Mezzema e Pieve, inoltre si rilevano numerose malghe, baite e rustici. Rilevanza paesistica componenti identificative, percettive e valorizzative del paesaggio Lungo tutta la SP 38 il PTCP identifica ambiti di elevato valore percettivo, connotati dalla presenza di fattori fisico-ambientali e/o storico-culturali che ne determinano le qualità d insieme. Tali ambiti svolgono un ruolo essenziale per la riconoscibilità del sistema dei beni storico-culturali e delle permanenze insediative, nonché per la salvaguardia di quadri paesistici di elevata significatività. Si rilevano inoltre due Siti di interesse comunitario che verranno illustati ampliamente nei capitoli seguenti Rete Ecologica Un inquadramento del territorio di Tremosine va fatto anche a riguardo della Rete Ecologica, poiché dall entrata in vigore della direttiva Habitat 92/43/CEE, recepita con il regolamento D.P.R. n. 357 dell 8 settembre 1997, modificato ed integrato con D.P.R. n. 120 del 12 marzo 2003, l Italia ha fornito il proprio contributo individuando sul territorio nazionale numerosi Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) che, confluendo nella rete europea, rispondono alla coerenza ecologica richiesta dalla direttiva (Rete Natura 2000). Anche la Regione Lombardia si è adeguata ed ha approvato diverse Delibere di Giunta Regionale per l attuazione della Rete Natura 2000 in Lombardia ed in particolare la n. 8/6415 del 27 dicembre 2007 Criteri per l interconnessione della Rete Ecologica Regionale con gli strumenti di programmazione territoriale. Inoltre, la Regione Lombardia con la deliberazione n. 8/10962 del 30 dicembre 2009 ha approvato il disegno definitivo di Rete Ecologica Regionale che è Pagina 67 di 231 ALL 01

70 riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale e costituisce strumento orientativo per la pianificazione regionale e locale. Estratto Rete Ecologica Regionale RER La Provincia di Brescia è dotata di un proprio progetto di Rete Ecologica, individuata all art. 79 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 22 del 21 aprile È quindi di fondamentale importanza, nella pianificazione territoriale, seguire le indicazioni che vengono Pagina 68 di 231 ALL 01

71 fornite a scala maggiore (provinciale, regionale e nazionale) in modo che sia mantenuta e migliorata la rete esistente, nonché prevedere degli studi di dettaglio a scala locale. Le strutture delle reti ecologiche sono composte da aree centrali sufficientemente vaste (core areas) in cui le specie sono in grado di mantenere nel tempo la loro popolazione, circondate da fasce di protezione (buffer zones) e da un sistema di interconnessione tra le varie aree rappresentato dai corridoi ecologici (ecological corridors) che consentono lo scambio d'individui tra le popolazioni locali, riducendo i rischi di estinzione delle popolazioni stesse; ciò vale principalmente per le specie animali, che vi trovano rifugio, ma in taluni e particolari casi, anche per le specie vegetali. Per rete ecologica, quindi, s intende l insieme delle unità ecosistemiche naturali o para-naturali (corsi d acqua, zone umide e laghetti, boschi e macchie, siepi e filari) presenti su un dato territorio, tra loro collegate in modo funzionale. Nel progetto definitivo di rete ecologica, il territorio provinciale è stato interpretato in base al riconoscimento degli ecomosaici strutturanti, dove per ecomosaico si è inteso un insieme definibile spazialmente di unità ecosistemiche potenzialmente collegate sotto il profilo strutturale e/o funzionale, nel quale le relazioni interne risultano più forti e quindi consentono di separarle da altri insiemi. L ecomosaico, ovviamente, contrae relazioni più o meno forti con gli altri ecomosaici che lo circondano ed esistono fasce di transizione tra un ecomosaico e l altro, quindi l apposizione di un limite è una convenienza operativa. Partendo da un analisi tecnica delle unità ambientali presenti, la carta degli ecomosaici identifica gli ambiti del territorio provinciale per cui si possa riconoscere un significativo livello di unitarietà dal punto di vista del funzionamento ecologico. Tale riconoscimento e alla base delle scelte del progetto di rete ecologica provinciale, viceversa, ogni elemento della rete ecologica appartiene ad uno o più degli ecomosaici individuati, che ne costituiscono il contenitore naturale. Ecomosaico n 42: SISTEMA DEI CRINALI VERSO TRENTO Comuni interessati: Limone sul Garda, Tremosine, Valvestino, Magasa, Capovalle e Idro Elementi distintivi: Crinali contraddistinti prevalentemente da copertura boschiva ma caratterizzati anche da estese unità prative e aree naturali sterili di piccole dimensioni. Non compaiono nuclei edificati di qualche rilievo. Aree tutelate: Parco Regionale dell'alto Garda Bresciano. SIC di Valvestino. SIC del Corno della Marogna. Note: L ecomosaico è incluso anche all interno della Provincia di Trento. Pagina 69 di 231 ALL 01

72 Rapporti con il progetto di Rete ecologica provinciale: BS 3; BS 26 Ecomosaico n 51: AMBITO MONTANO DELL'AREA CENTRO-SETTENTRIONALE DEL PARCO DELL'ALTO GARDA BRESCIANO Comuni interessati: Tignale, Tremosine e Limone sul Garda. Elementi distintivi: Area montana quasi interamente caratterizzata da copertura boschiva. Sono inoltre presenti piccole praterie. La matrice insediata è scarsa. Aree tutelate: Parco Regionale dell'alto Garda Bresciano. Riserva Naturale della Valle di Bondo. Rapporti con il progetto di Rete ecologica provinciale:bs 3; BS 26 Ecomosaico n 52: CORNICE TERMOFILA OCCIDENTALE DEL LAGO DI GARDA Comuni interessati: Limone sul Garda, Tremosine, Tignale, Gargnano, Toscolano Maderno, Gardone Riviera e Salò. Elementi distintivi: Cornice lacustre termofila a carattere sub-mediterraneo contraddistinta nel settore settentrionale da versanti montuosi scarsamente insediati e caratterizzati prevalentemente da aree sterili naturali di roccia nuda. Il settore centro-settentrionale è contraddistinto da ambiti mediamente urbanizzati che includono superfici a bosco, radure e anche unità coltivate. Il settore centromeridionale è anch'esso mediamente antropizzato ed è caratterizzato da fasce e macchie arborate, superfici coltivate, filari, unità prative e alberi sparsi. Aree tutelate: Parco Regionale dell'alto Garda Bresciano. Riserva Naturale della Valle di Bondo. SIC del Corno della Marogna. SIC della Cima Comer. SIC del Monte Cas-Cima di Corlor. Note: L ecomosaico è parzialmente incluso all interno della Provincia di Trento. Rapporti con il progetto di Rete ecologica provinciale:bs 3; BS 7; BS 22 Pagina 70 di 231 ALL 01

73 Estratto PTCP Mosaico della Rete ecologica Pagina 71 di 231 ALL 01

74 ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE Nell ottica di creare un nuovo modello di sviluppo sostenibile occorre anche definire un nuovo scenario ecosistemico e territoriale, che crei le condizioni per un rapporto tendenzialmente simbiotico tra il sistema antropico (la rete insediativa ed infrastrutturale presente che definisce un territorio di area vasta) e l ecosistema su cui esso si appoggia, una rete ecologica polivalente da ricostruire sulla base di finalità multiple in grado di migliorare sia la biodiversità sia la qualità di vita delle popolazioni interessate. Il funzionamento del nuovo ecomosaico progettato dipenderà dalla natura e dalla disposizione dei suoi elementi costitutivi: vi saranno mosaici ben funzionanti, in grado di sostenere un elevata biodiversità, ed altri frammentati e squilibrati non in grado di svolgere adeguatamente le funzioni ecologiche che interessano. In tale rete, aree naturali protette a vario titolo (non solo Parchi e Riserve attuali o di nuova istituzione, ma anche PLIS, Siti di Importanza Comunitaria e le Zone di Protezione Speciale) potranno costituire capisaldi, completati da altri gangli naturali sparsi sul territorio, interconnessi da corridoi in grado di consentire gli spostamenti tra le varie unità di sviluppo e di appoggio. Partendo da questi presupposti, nella pianificazione comunale, non va considerato il solo territorio di Tremosine ma anche il suo intorno, al fine di progettare un sistema funzionale e coerente con l intera rete. Estratto PTCP Rete ecologica Pagina 72 di 231 ALL 01

75 Estratto PTCP Estratto del Progetto definitivo della Rete Ecologica Il comune di Tremosine è classificata come ambiti di specificità biogeografica, vale a dire ambiti per i quali avviare politiche di valorizzazione specifica. Infatti, non necessariamente l esistenza di SIC implica situazioni per le quali devono essere favorite maggiori connettività ecologiche; ad esempio, ove vi siano elevati livelli di specificità biogeografia è opportuno limitare flussi di materiali ed organismi teoricamente in grado di inquinare i patrimoni genetici esistenti Ambiti agricoli di interesse strategico adottati con D.C.P. n. 14 del 31/09/2009 La LR 12/2005 prevede che il PTCP individui gli ambiti agricoli, e stabilisce che essi abbiano efficacia prevalente sulla pianificazione comunale fino all individuazione, alla scala di maggiore dettaglio del Piano delle Regole, delle aree agricole e della relativa disciplina d uso. Il PTCP approvato nel 2004 include l individuazione delle superfici destinate all agricoltura, secondo le informazioni disponibili al tempo di elaborazione e approvazione del piano. Per effetto delle disposizioni della LR 12/2005 tali individuazioni assumono effetto di salvaguardia e sono attualmente utilizzate, in attesa dell approvazione della variante di adeguamento del PTCP, nelle istruttorie di compatibilità per valutare le proposte dei comuni. Tali individuazioni necessitano tuttavia di essere confermate o modificate. Si dovrà in particolare procedere ad aggiornare ed arricchire i dati di riferimento per tenere conto della caratterizzazione multifunzionale che la norma sul governo del territorio, e i suoi documenti attuativi, assegnano agli ambiti agricoli. Pagina 73 di 231 ALL 01

76 La variante di adeguamento del PTCP alla LR 12/2005 costituisce occasione per mettere a sistema tutta una serie di studi e temi sviluppati negli anni passati, che riguardano più o meno direttamente le molteplici funzionalità dell agricoltura. Non solo quindi gli aspetti produttivi agricoli, ma anche la funzione paesaggistica e di riequilibrio degli spazi aperti, gli aspetti naturalistici ed il ruolo nella costruzione della rete ecologica, la diversificazione delle aziende agricole con le attività agrituristiche e didattiche. Ambiti e aree agricole Riprendendo le considerazioni più ampie svolte nel Documento Preliminare per la variante di adeguamento, gli ambiti vengono sviluppati nel PTCP in quanto richiedono un approccio di area vasta, avendo a che fare con la continuità del territorio agricolo, nei suoi aspetti produttivi, paesaggistici e naturalistici. Le aree agricole vengono invece sviluppate nel PGT per potere tenere conto sia delle conoscenze dirette di cui più facilmente dispongono gli uffici comunali sia delle strategie locali di programmazione dello sviluppo urbano e di rapporto tra aree urbane e aree rurali. I due livelli devono ovviamente essere coerenti, sia nella perimetrazione che nella normativa, per arrivare nel piano comunale ad una determinazione giuridica univoca dell uso del suolo agricolo. Ne discende che è opportuno tenere conto, già nella definizione degli ambiti, delle informazioni di maggiore dettaglio che solo il comune può possedere, e quindi procedere congiuntamente, provincia e comuni, nella perimetrazione degli ambiti agricoli. Gli ambiti agricoli nella normativa regionale La legge regionale 12 marzo 2005 n.12 Legge per il governo del territorio detta le norme e i criteri per orientare lo sviluppo del territorio lombardo, nel rispetto delle peculiarità storiche, culturali, naturalistiche e paesaggistiche che connotano la regione. La legge si ispira a criteri di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione, sostenibilità, partecipazione, flessibilità e compensazione. In particolare mira a rendere sempre più integrata la pianificazione territoriale a diversi livelli, comunale, provinciale e regionale. Obiettivi primari della legge sono: promuovere un uso più corretto del territorio per soddisfare le esigenze insediative senza compromettere il territorio libero; contenere il consumo di suolo, promuovendo un miglior uso di quello già compromesso o sottoutilizzato, anche attraverso il recupero e la riqualificazione delle aree dimesse; salvaguardare il territorio libero e il paesaggio assicurandone la tutela e la valorizzazione, tenendo anche conto degli aspetti relativi alla sicurezza come l assetto idrogeologico, sismico, ecc. Pagina 74 di 231 ALL 01

77 A tali obiettivi concorrono, ciascuno con il proprio livello di competenze, i Piani di Governo del Territorio (PGT) e il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP). Novità importanti vengono introdotte dalla legge 12/2005 per quanto attiene le aree agricole, proprio nell ottica del perseguimento degli obiettivi sopra richiamati. In passato le aree agricole sono state considerate con approcci contrapposti: si è passati da un sostanziale disinteresse per gli ambiti extraurbani, caratterizzante la fase iniziale dell esperienza urbanistica italiana, che focalizzava la sua attenzione esclusivamente sulla componente urbana e vedeva dunque le aree agricole come delle riserve ai futuri sviluppi urbanistici, ad una fase in cui le aree extraurbane eccezionalmente dovevano essere soggette a tutela e salvaguardia, per la loro particolare valenza ambientale, nel caso delle aree protette. Solo negli ultimi decenni si è arrivati a considerare l ambito extraurbano, e quindi anche le aree agricole, come un sistema da pianificare in modo integrato con gli altri sistemi costituenti il territorio nella sua complessità. Solo di recente ci si è cominciati a porre il problema di individuare quali siano le reali esigenze di sviluppo di una comunità e, di conseguenza, dove andare a localizzare queste espansioni, trasformando le aree agricole solo dopo aver valutato la possibilità di recuperare il patrimonio edilizio esistente o di riutilizzare aree dismesse. L individuazione degli ambiti agricoli nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale In linea con una visione più integrata del sistema territoriale, che tenga conto delle relazioni tra territorio urbanizzato e territorio libero, la legge 12/2005 attribuisce alla Provincia il compito di definire gli obiettivi generali dell assetto e della tutela del proprio territorio. In particolare, per quanto riguarda il comparto agro-forestale, il PTCP definisce gli ambiti destinati all attività agricola, analizzando le caratteristiche, le risorse naturali e le funzioni e dettando i criteri e le modalità per individuare a scala comunale le aree agricole, nonché specifiche norme di valorizzazione, di uso e di tutela, in rapporto con gli strumenti di pianificazione e programmazione regionali, ove esistenti (l.r. 12/05, art.15 comma 4). Ai Comuni spetta poi il compito, all interno del PGT, di individuare le aree agricole (l.r. 12/05, art.10, comma 1). In particolare è compito del Piano delle Regole assicurare un coerente disegno pianificatorio delle aree destinate all agricoltura in coerenza con gli ambiti destinati all attività agricola, come definiti nel PTCP e in coerenza con la strategia paesaggistica provinciale e comunale. Pagina 75 di 231 ALL 01

78 Estratto Ambiti Agricoli Strategici adottati con DCP n. 14 del 31/09/2009 Pagina 76 di 231 ALL 01

79 4.3.Il Piano territoriale di Coordinamento del Parco Regionale Alto Garda Bresciano - PTC- Tutto il territorio comunale è ricompreso all'interno del Parco dell'alto Garda Bresciano istituito con L.R. 58 del 15/09/1989 (D.Lgs.42/2004 Parte terza, titolo I, art.142, c.1, lett. f) che comprende inoltre i comuni di Salò, Gardone Riviera, Toscolano Maderno, Gargnano, Tignale,Magasa, Valvestino, Limone sul Garda I parchi regionali comprendono quelle zone che, costituendo generale riferimento per la comunità lombarda, sono organizzate in modo unitario, con preminente riguardo alle esigenze di protezione della natura e dell ambiente e di uso culturale ricreativo, nonché con riguardo allo sviluppo delle attività agricole, silvicole e pastorali e delle altre attività tradizionali atte a favorire la crescita economica, sociale e culturale delle comunità residenti. Il Piano territoriale di coordinamento del Parco regionale dell Alto Garda Bresciano è stato istituito ai sensi dell art. 19, comma 2, della l.r n. 86/83 e successive modifiche ed integrazioni e adottato con delibera di Giunta Regionale n. 7/13939 del 01/08/2003. Il parco è gestito dalla comunità montana dell alto Garda Bresciano formata dai comuni costituenti che sono Il comune di Salò, Gardone Riviera, Toscolano Maderno, Gargnano, Tignale, Tremosine, Limone del Garda, Valvestino e Magasa Struttura del Piano Territoriale di coordinamento del Parco dell Alto Garda Bresciano Il piano Territoriale di coordinamento del Parco dell Alto Garda Bresciano è costituito sostanzialmente da un apparato normativo e di indirizzo, supportato da un quadro progettuale (normativa e tavole grafiche): 1. Allegato n.1- -Norme tecniche d Attuazione 2. Allegato n.2-a. Progetto di Piano - Norme d indirizzo e prescrizioni del progetto di piano; - Sistemi paesistici; - Tav.A.1.1. Quadro strutturale: il Sistema ambientale scala 1: Tav.A.1.2. Quadro strutturale: il Sistema paesistico scala 1: Tav.A.1.2. Quadro strutturale: il Sistema infrastrutturale scala 1: Allegato n.1- A2-Finalità ed Inidirizzi per gli interventi 4. Allegato n.2-b. Gestione del processo di piano Pagina 77 di 231 ALL 01

80 Finalità del piano (tratto dagli Allegati del PTC del Parco Alto Garda) Il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco (P.T.C.), in ottemperanza dell art. 3 della l.r. 58/89, promuove la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturalistico e paesistico; promuove e indirizza i processi di trasformazione territoriale e di sviluppo economico, sociale e culturale del Parco - coerentemente alla programmazione regionale e provinciale - secondo il concetto di sostenibilità rispetto ai caratteri ecologico-ambientali, paesistici e di salvaguardia dell identità delle popolazioni locali in quanto valori da difendere, conservare e rafforzare. In particolare le finalità e le funzioni del P.T.C. sono: 1. la conservazione, il recupero e la valorizzazione dei beni naturali e ambientali, di cui all'art. 1 della l.r. 30 novembre 1983, n. 86, attraverso la ricerca, la promozione e il sostegno di una convivenza compatibile fra ecosistemi naturali ed attività umane, nella reciproca salvaguardia dei diritti territoriali di mantenimento, evoluzione e sviluppo; 2. la conservazione attiva, la tutela ed il recupero degli organismi e degli ecosistemi naturali e seminaturali, nonché di tutti i valori umani, antropologici, sociali e culturali, che rivestono particolare importanza ai fini del mantenimento dell'ambiente o che costituiscono rilevante testimonianza storica; 3. la promozione sociale, culturale e lo sviluppo economico delle popolazioni umane residenti, in armonia con i caratteri paesistico-ambientali del territorio; 4. lo sviluppo della ricerca scientifica multi e interdisciplinare a beneficio dell'intera comunità, nonché la didattica educativa e formativa che ne discende, compatibilmente con la tutela dell'ambiente naturale; 5. e) la fruizione sociale, turistica e ricreativa, quando compatibile con le esigenze di tutela dell'ambiente naturale. La carta dei Principi (tratto dagli Allegati del PTC del Parco Alto Garda) La Carta dei principi costituisce, per tutti gli attori del processo di Piano, il linguaggio comune per mezzo del quale misurare coerenze, politiche di intervento e programmi. 1. Il concetto di sviluppo sostenibile a garanzia delle esigenze delle generazioni future Assumere questa dichiarazione come fondamento delle scelte di Piano significa adottare il mantenimento delle risorse territoriali quale condizione rispetto alla quale verificare le aspettative e le proposte. Esige pertanto la definizione di un percorso metodologico in grado di produrre un processo decisionale esplicito e verificabile, che metta in campo strumenti tecnico-scientifici adeguati a verificare il rapporto fra risorse e bisogni, fra mantenimento e trasformazione degli Pagina 78 di 231 ALL 01

81 equilibri ambientali e del paesaggio o, dove tali valori fossero ormai persi, un progetto per la loro ricostituzione. 2. L identità delle popolazioni locali come valore da difendere, conservare e rafforzare Tale principio viene assunto nella convinzione che l identità storica, economica, culturale e territoriale costituisce un valore che permette ad una comunità di identificarsi con il territorio che abita, di riconoscersi, di sentirsi in un luogo. Tali valori, che vanno salvaguardati e valorizzati, devono trovare adeguato riscontro nelle scelte attuative del Piano. Il Piano persegue il mantenimento e il consolidamento dell identità gardesana, contrastando la tendenziale omologazione attraverso la quale i principi organizzatori originari vengono sostituiti da nuove forme insediative sempre meno coerenti con i caratteri storici, sociali, morfologici locali. La leggibilità dell identità, che dipende sia dalla struttura che dai caratteri dei sistemi socioeconomico, culturale e paesistico-ambientale richiede di essere leggibile anche in termini fisici e territoriali. 3. la partecipazione e concertazione come fondamento di un piano realizzabile Significa adottare la concertazione e la condivisione delle soluzioni proposte quale metodo di lavoro e quale strumento di definizione delle scelte territoriali, superando un rapporto di antagonismo e contrapposizione instauratosi negli anni fra i diversi enti chiamati a governare le trasformazioni territoriali. Le condizioni di un territorio sono il risultato di un complesso di scelte che dipendono da un grande numero di attori, sia pubblici che privati. E quindi condizione necessaria, per il raggiungimento di un obiettivo che non può che essere comune e perciò condiviso, coordinare e rendere compatibili le azioni dei singoli. I Contenuti del Piano (tratto dagli Allegati del PTC del Parco Alto Garda) Il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco, in conformità alle finalità espresse dalla l.r. 58/89 e ai compiti ed alle funzioni attribuite all Ente Gestore dall articolo 21 della l.r. 86/83, guida le scelte di assetto e sviluppo del territorio attraverso: 1. la descrizione qualitativa e quantitativa delle risorse naturali, paesistiche e storicoculturali del territorio; 2. la salvaguardia e la ricostituzione delle condizioni per la tutela e il recupero degli organismi e degli ecosistemi naturali e seminaturali; 3. la prevenzione degli stati di rischio - con particolare riferimento alla regimazione idraulica e a situazioni di rischio idrogeologico e sismico - individuando gli ambiti da sottoporre a particolare disciplina ai fini della tutela delle risorse fisiche, della difesa del suolo, della regimazione idraulica e della prevenzione dell'inquinamento; 4. la proposta di Parco naturale; Pagina 79 di 231 ALL 01

82 5. la definizione e la descrizione delle attività promosse, incentivate, vietate o sottoposte a controllo nelle diverse zone del Parco; 6. le condizioni e le modalità per l avvio delle attività promosse ed incentivate; 7. i tempi e le modalità di cessazione e/o riconversione delle attività esercitate nel Parco incompatibili con gli obiettivi per il sistema ambientale e paesistico. 8. la localizzazione degli interventi di salvaguardia e di recupero delle risorse naturali, degli ambienti degradati, dei beni storici e culturali; 9. la promozione della ricerca scientifica e didattica per sviluppare un utilizzazione sociale e culturale del Parco; 10. l individuazione di criteri e di interventi per razionalizzare e potenziare le strutture ricettive, le infrastrutture e i servizi legati all attività turistica Il sistema ambientale Il Piano individua nel Sistema ambientale un sistema ordinatore e di riqualificazione del sistema insediativo del Parco dell Alto Garda Bresciano, precondizione indispensabile e sinergica allo sviluppo sociale ed economico. Indica nella salvaguardia delle risorse fisiche, nella difesa del suolo, nella regimazione idraulica e nella ricomposizione ed integrazione delle risorse naturalistico ambientali, anche attraverso l estensione del sistema ecologico, gli obiettivi verso i quali finalizzare le trasformazioni territoriali da chiunque operate. La Tavola A.1.1 Quadro strutturale: il Sistema ambientale e l elaborato A.1.4 Indirizzi e prescrizioni forniscono gli indirizzi e le prescrizioni per gli elementi portanti della rete ecologica, che forma la struttura del sistema ambientale del Parco; tali elementi si articolano in: 1. emergenze del sistema ambientale primario; 2. ambiti di integrazione del sistema ambientale primario; 3. ambiti a potenzialità ecologica diffusa; 4. ambiti speciali.3 emergenze del sistema ambientale primario Comprendono gli ambiti di particolare valenza e/o potenzialità ambientale e naturalistica individuate principalmente nella zona proposta a Parco naturale. Pagina 80 di 231 ALL 01

83 ambiti di integrazione del sistema ambientale primario Comprendono gli ambiti che richiedono interventi di potenziamento della propria struttura ecologica e del grado di naturalità, ma necessari al consolidamento, completamento e potenziamento della rete ecologica del Parco. ambiti a potenzialità ecologica diffusa Comprendono il resto del territorio, compreso quello a margine dei sistemi urbani, di minore interesse per la definizione del quadro strutturale, all interno del quale sono comunque presenti potenzialità ambientali ed ecologiche diffuse. ambiti speciali Ove indicato nella Tavola A.1.1, Quadro strutturale: il Sistema ambientale, alle norme di ogni specifico ambito si applicano anche quelle relative ai seguenti ambiti perimetrati: Area proposta a Parco naturale;.comprende le aree agro-forestali proposte al regime di Parco naturale di cui al titolo III della L. 394/91. S.I.C., Sito di Interesse Comunitario; Comprende le aree dichiarate di interesse comunitario dalla Comunità europea, per le quali attivare, in particolare, progetti e interventi coerenti con le politiche europee di tutela e valorizzazione ambientale. Emergenze floristico vegetazionali; Comprende ambiti, anche di limitate estensioni, che, per la particolarità della flora e della vegetazione, vanno tutelati e valorizzati. Riserva naturale Valle di Bondo; Comprende l'area della riserva già istituita. e. Stagni, torbiere e zone umide estese; Pozze naturali per la riproduzione degli anfibi Comprendono gli ecosistemi caratterizzati da acque lentiche basse e contraddistinte da una marcata biodiversità. Stagni, torbiere e zone umide estese; Pozze naturali per la riproduzione degli anfibi. Pagina 81 di 231 ALL 01

84 Tavola A.1.1 Quadro strutturale: il Sistema ambientale Pagina 82 di 231 ALL 01

85 Il sistema paesistico Il paesaggio, in quanto testimonianza delle trasformazioni del territorio, documenta il processo storico-evolutivo del rapporto tra l uomo, la sua cultura e l ambiente. I caratteri paesistici del Parco sono una risorsa la cui importanza supera i confini locali. Tali caratteri vanno adeguatamente tutelati e valorizzati in quanto rappresentano una risorsa peculiare anche per lo sviluppo economico sociale e contribuiscono al mantenimento e rafforzamento dell identità delle popolazioni locali. La Tavola A.1.2 Quadro strutturale: il Sistema paesistico, l all. alla tav. A.1.2 I sistemi paesistici e l elaborato A.1.4 Indirizzi e prescrizioni forniscono le categorie interpretative attraverso le quali assumono significato i caratteri fondamentali del paesaggio del Parco; questi si articolano in: 1. ambiti paesistici; Le Unità tipologiche di paesaggio individuate dal Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.) si articolano, nel territorio Gardesano, in ambiti paesistici spazialmente differenziati, spesso individuabili come unità percettive, caratterizzati da peculiari caratteri fisico-morfologici e storico-culturali in grado di conferire loro una precisa fisionomia ed una riconoscibile identità. Alla scala vasta sono individuabili otto ambiti paesistici, che rappresentano l immagine del paesaggio del Parco, riconducibili a due principali quadri paesistici. 2. sistemi paesistici Comprendono insiemi di luoghi connotati da una peculiare sintesi di elementi naturali e/o storico-culturali, che instaurano tra loro relazioni spaziali, visive e culturali riconoscibili e definite secondo regole precise. Alla scala vasta sono individuabili i sistemi paesistici primari che costituiscono la struttura del paesaggio del Parco. 3. elementi di identità Sono specifici elementi, singolarmente identificabili o appartenenti a sistemi paesistici che in varia misura e secondo modalità diverse (visive, culturali, scientifiche), identificano un paesaggio. Rappresentano gli elementi irrinunciabili del paesaggio stesso, senza i quali andrebbe persa la "identità" del territorio; in relazione alla scala di lettura del paesaggio vengono distinti gli elementi di identità alla scala vasta e gli elementi di identità alla scala locale. Alla scala vasta sono individuabili gli elementi, singoli o appartenenti a sistemi paesistici primari, che, in relazione alla capacità evocativa propria di ciascuno, partecipano all identificazione del quadro paesistico. 4. punti e percorsi panoramici Sono quei siti o quei percorsi dai quali si godono ampie viste panoramiche, che permettono di cogliere in modo sintetico i caratteri distintivi del paesaggio del Parco. Costituiscono pertanto elementi fondamentali per la fruizione Pagina 83 di 231 ALL 01

86 visiva, ricreativa e turistica del paesaggio. Per le modalità ed i contenuti della fruizione visiva si distinguono in punti panoramici ed in punti di vista significativi. Tavola A.1.2 Quadro strutturale: il Sistema paesistico Pagina 84 di 231 ALL 01

87 Il sistema infrastrutturale Le infrastrutture, in quanto dotazioni necessarie al raggiungimento dell efficienza territoriale, se realizzate in armonia con i caratteri paesistico-ambientali possono svolgere un ruolo indispensabile per il mantenimento e lo sviluppo delle caratteristiche di qualità, vivibilità e specializzazione tali da offrire al sistema sociale ed economico una pluralità di opportunità differenziate, complementari e compatibili. La Tavola A.1.3 Quadro strutturale: il Sistema infrastrutturale e l elaborato A.1.4 Indirizzi e prescrizioni, forniscono gli indirizzi e le prescrizioni per: a) la struttura del sistema della mobilità Nel quadro di un riordino e di un adeguamento della mobilità e della fruizione il P.T.C. individua, quali componenti infrastrutturali del sistema della mobilità del Parco, le seguenti categorie: strade statali; strade provinciali; strade comunali di collegamento fra centri e frazioni; linee di navigazione lacuale; sentieri primari; sentieri secondari. b) reti per la distribuzione, impianti e infrastrutture Il P.T.C. individua, nella realizzazione di impianti e infrastrutture in grado di ridurre gli effetti di impatto degli insediamenti umani sul sistema ambientale, una condizione per la compatibilità fra l'uso antropico del territorio e la tutela del sistema ambientale del Parco. c) struttura del sistema portuale Comprende i porti esistenti per l attracco del servizio pubblico di trasporto lacuale e per il ricovero delle imbarcazioni turistiche e sportive. Pagina 85 di 231 ALL 01

88 Tavola A.1.3 Quadro strutturale: il Sistema infrastrutturale Pagina 86 di 231 ALL 01

89 4.4.Piano del Traffico e della Viabilità Extraurbana - PTVE- L estratto di seguito riportato è desunto dal Piano del Traffico e della Viabilità extraurbana. Il Comune di Tremosine non è interessato da previsioni infrastrutturali di progetto di livello sovra comunale, la tavola delle linee programmatiche d indirizzo segnala unicamentela SS45bis come tratto in variante ma non finanziato. Dall analisi del Piano del Traffico della Viabilità Extraurbana si evidenzia una struttura viaria difficile e tortuosa dalla la particolarità ed unicità fisica del territorio di Tremosine. Il sistema infrastrutturale si caratterizza per la presenza di una Strada Statale SS 45bis Gardesana Occidentale da Rezzato a Limone sul Garda è, un'importante strada provinciale e statale italiana e la caratteristica SP 38 considerata uno dei percorsi più spettacolari d Italia. Estratto PTVE Linee Programmatiche di indirizzo e classificazione tecnico funzionale Pagina 87 di 231 ALL 01

90 4.5.Piano di Indirizzo Forestale - PIF- (fonte: Sito web Comunità montana Parco Alto Garda Bresciano Il Piano di Indirizzo Forestale (P.I.F.) è lo strumento previsto dalla legge regionale n. 27 del 2004, per delineare gli obiettivi di sviluppo del settore silvo - pastorale e le linee di gestione di tutte le proprietà forestali, private e pubbliche.inoltre, a fianco degli aspetti settoriali, il Piano di Indirizzo Forestale (PIF) assume anche un ruolo di primaria importanza nel trattare il bosco nell ambito del più ampio contesto della pianificazione urbanistico - territoriale. In questo contesto assume rilevanza il riconoscimento del PIF quale Piano di Settore del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale nonché i contenuti di cogenza dello stesso nei confronti degli strumenti urbanistici comunali (l.r. 27/2004 e l.r. 12/2005). La Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano sta predisponendo il Piano di Indirizzo Forestale in ottemperanza in quanto previsto dalla L.R. 27/2004; attualmente il piano risulta essere adottato con Deliberazione Assembleare n Anche se lo strumento non risulta aver espletato tutte le procedure necessarie alla sua efficacia si ritiene opportuno ai fini di una valutazione ambientale, considerare le scelte e gli obiettivi del piano. La finalità globale del Piano di Indirizzo Forestale è quella di contribuire a ricercare, promuovere e sostenere una convivenza compatibile tra ecosistema naturale ed ecosistema umano, nella reciproca salvaguardia dei diritti territoriali di mantenimento, evoluzione e sviluppo (V. Giacomini, 2002). A questo proposito il PIF si propone, unitamente ai PG SIC e PG ZPS, quale principale strumento per la gestione del patrimonio naturalistico ambientale del Parco. Le finalità fondamentali in cui esso si articola sono: l analisi e la pianificazione del territorio boscato; la definizione delle linee di indirizzo per la gestione dei popolamenti forestali; le ipotesi di intervento, le risorse necessarie e le possibili fonti finanziarie; il raccordo e coordinamento tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale; la definizione delle strategie e delle proposte di intervento per lo sviluppo del settore forestale; la proposta di priorità di intervento nella concessione di contributi pubblici. Pagina 88 di 231 ALL 01

91 Ulteriori obiettivi specifici del lavoro sono: contribuire al miglioramento del paesaggio in particolare incentivando il mantenimento di prati e pascoli in montagna. la conservazione, la tutela e il ripristino degli ecosistemi naturali con particolare il censimento, la classificazione ed il miglioramento della viabilita silvo pastorale; il raccordo tra le scelte di sviluppo basate su criteri urbanistici e la tutela delle risorse silvo pastorali ed ambientali in genere; la valorizzazione multifunzionale dei soprassuoli boscati e dei popolamenti arborei in genere; la proposta di scenari di sviluppo compatibili con il miglioramento della qualità ambientale; Il Piano di Indirizzo Forestale (P.I.F.) della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano è stato redatto secondo un approccio sistemico volto ad esplorare i fenomeni nella loro reciproca influenza. Le analisi e le proposte di piano sono riconducibili ad un processo integrato fra conservazione, ripristino delle espressioni naturali e programmazione delle attività umane. L approccio sistemico ha portato all integrazione con PGSIC e PGZPS e al confronto con gli strumenti di pianificazione ecologica del territorio vigenti (piano territoriale di coordinamento, piano faunistico venatorio, piano di assetto Piano di Indirizzo Forestale Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano idrogeologico, ecc.), con l obiettivo di fornire uno strumento coerente e di raccordo per le strategie di intervento di tipo forestale. Pagina 89 di 231 ALL 01

92 Tavola a supporto della valutazione di compatibilità al PIF delle trasformazioni urbanistiche a perimetrazione esatta Il PGT utilizzerà quanto determinato dal PIF al fine di dimostrare la coerenza ambientale delle future previsioni pur non essendo un atto ancora efficace in quanto solo adottato. Pagina 90 di 231 ALL 01

93 4.6.Ricognizione dei piani di settore comunali Piani di settore comunali Il Presente paragrafo ha l obiettivo di elencare i piani di settore comunali, i contenuti di quelli valevoli al supporto di valutazione ambientale che verranno approfonditi nei capitoli seguenti. Il comune di Tremosine e dotato dei seguenti Piani di Settore Comunali: 1. Disciplina mezzi pubblicitari Approvato D.C.C. n.11 del 26 Febbraio Reticolo idrico Minore RIM Approvato D.C.C. n.27 del 23 Settembre Piano di alienazione Approvato D.C.C. n.15 del 11 Aprile Piano Paesistico PCC Approvato D.C.C. n.33 del 27 Aprile 2011 Inoltre risultano in fase di redazione i seguenti strumenti i quali verranno redatti a corredo del PGT: 1. Piano di zonizzazione acustica (l.r. n.13 del 10 Agosto 2001). 2. Piano Regolatore Comunale Dell Illuminazione Pubblica PRIC (l.r. n.17 del 27 Marzo 2000). 3. Studio Geologico (ai sensi della DGR n. 8/7374 del 28 maggio 2008 e dell art. 57 L.r. n. 12/2005). Lo studio del Reticolo idrico minore, il Piano di zonizzazione acustica e lo studio geologico saranno utilizzati al fine di una valutazione ambientale del documento di piano, mentre i restanti non si ritengono influenti dal punto di vista ambientale e quindi escludibili dall analisi ambientale strategica. N.B. Per quanto riguarda la componente paesistica del PGT, si evidenzia che il Piano sta predisponendo una analisi conoscitiva ed una verifica di maggior dettaglio rispetto alle componenti già individuate dal PTC del Parco al fine di un maggiore approfondimento, pertanto sarà quest ultima analisi a dare ulteriore supporto alla e alla redazione del Rapporto Ambientale. Pagina 91 di 231 ALL 01

94 VIC Valutazione di incidenza La Valutazione di Incidenza costituisce un procedimento di natura preventiva di verifica di qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della Rete Natura 2000 (quindi anche ZPS), singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito. La procedura di valutazione di incidenza è stata introdotta dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE, art. 6, comma 3, ove è previsto che [...] Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.[...]. Tale procedura ha come scopo la salvaguardia dell'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti, non finalizzati alla conservazione degli habitat, ma potenzialmente in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. Nel corso di questo ultimo anno la normativa di riferimento ha subito modificazioni. Prima dell entrata in vigore della Lr.7/2010 la procedura di Valutazione d Incidenza dei PGT, (disciplinata dall art.25 bis della Lr. 86/1983) era disciplinata da un iter in cui tutti gli atti del PGT e relative varianti doveva essere effettuata prima dell adozione in parallelo con il processo di. L art.42 della Lr.7/2010 ha poi modificato l art.25 bis della Lr.86/83, specificando che la trasmissione degli atti alla Provincia deve avvenire successivamente alla loro adozione. È opportuno evidenziare l aspetto rilevante che ha modificato la procedura rispetto a quella vigente individuando la Provincia quale soggetto che effettua la VIC di tutti gli atti del PGT in sede di parere di compatibilità del Piano con il PTCP. Con riferimento alla procedura di VIC effettuata per il PGT di Tremosine, essendo iniziata prima dell entrata in vigore della Lr.7/2010 ha già provveduto alla redazione dello Studio di Incidenza, nonché conformemente a quanto disciplinava la precedente normativa, ha già ottenuto dei pareri, complessivamente positivi. Pagina 92 di 231 ALL 01

95 Successivamente a seguito di nuove scelte amministrative si è provveduto ad una rivisitazione di alcune strategie urbanistiche di Piano per le quali un opportuna analisi integrativa della VIC valuterà gli impatti possibili, anche se preliminarmente si può ipotizzare che le modifiche apportate generino criticità sostanziali rispetto ai siti di Rete Natura Tuttavia lo studio d incidenza del PGT rispetto alle variazioni introdotte sarà nuovamente sottoposta a verifica di compatibilità. I contenuti preliminari dello Studio di Incidenza, integrati anche dalle nuove previsioni, saranno ricompresi nel Rapporto Ambientale della. Si evidenzia inoltre che con la legge regionale n.12 del 4 agosto 2011 si è ripristinato l iter originario in cui tutti gli atti del PGT e le sue varianti devono essere valutati anteriormente l adozione. la lettera a) del comma 5 dell articolo 25-bis è sostituita dalla seguente: «a) effettuano la valutazione di incidenza di tutti gli atti del piano di governo del territorio e sue varianti, anteriormente all adozione del piano, verificandola ed eventualmente aggiornandola in sede di parere motivato finale di valutazione ambientale strategica (). In caso di presenza dei siti di cui al comma 3, lettera b), la valutazione ambientale del PGT è estesa al piano delle regole e al piano dei servizi, limitatamente ai profili conseguenti alla valutazione di incidenza;» Pagina 93 di 231 ALL 01

96 5. Inquadramento generale del territorio comunale Tremosine è un comune della provincia di Brescia, appartenente alla comunità montana Parco Alto Garda Bresciano che conta abitanti e 867 famiglie al 31/12/2010, posto su di un altopiano che sovrasta l'alto Lago di Garda; dista circa 60 km dal capoluogo ed è ubicato nel cuore del Parco Alto Garda, Tremosine è noto anche come "Terrazzo del Lago" la sua posizione panoramica è veramente unica che spazia dalla spiaggia di Campione fino alle cime del Tremalzo. L'ambiente naturale si presenta molto vario: i piccoli nuclei abitati sono incastonati tra le vallette, poggi, collinette, su pianori ricoperti di prati, olivi, pini. Il clima, grazie alla vicinanza con lago, è mite in inverno e caldo, ma non afoso nella stagione estiva. Queste condizioni, fanno sì che si sviluppi una vegetazione tipicamente mediterranea. Man mano che si sale di quota il clima da temperato (quasi mediterraneo) diventa temperato sub-continentale, quindi temperato continentale. L'altitudine varia dai 65 metri, cui è posto Campione, ai 1976 metri della cima del monte Caplone, al confine con i Comuni di Tignale e Magasa. Numerose sono le mulattiere che, snodandosi dolcemente lungo i fianchi delle montagne, portano in quota, nei luoghi che, fino al 1918, segnarono il confine con l'impero austro-ungarico. Tremosine conta diciotto frazioni una in riviera e le altre sparse sulla parte occidentale del Lago di Garda delle quali solo una (Campione) si affaccia direttamente sul lago; le altre (Ariàs, Bassanega, Cadignano, Castone, Mezzema, Musio, Pregasio, Priezzo, Secastello, Sermerio, Sompriezzo, Ustecchio, Vesio, Villa, Voiandes, Voltino, Pieve, dove è situato il municipio) sono situate sull'altopiano a picco sul lago, costituiscono il Comune di Tremosine che, con i suoi 72 kmq di territorio, è il terzo più vasto della provincia di Brescia. L indirizzo economico di Tremosine è impostato principalmente sul turismo, pur mantenendo comunque le forti caratteristiche che hanno contraddistinto il territorio e l ecomomia del passato come l agricoltura montana; quali sono andate accostandosi, il turismo agricolo legato all ambiente naturale e l'allevamento e la trasformazione del latte (vi opera il maggiore caseificio altogardesano).l agricoltura ha favorito la manutenzione ed alla valorizzazione del territorio di Tremosine ed i benefici influssi sull'aspetto del paesaggio e della sua cura hanno contribuito a migliorare l'immagine, con utilizzo anche in chiave turistica. L'ex villaggio operaio di Campione, unica frazione a lago oggi interessata da un importante piano di recupero richiama amanti del surf e della vela. Pagina 94 di 231 ALL 01

97 Tremosine è collegata con la statale gardesana da sole due strade, una che sale da Limone sul Garda a Bazzanega, Ustecchio, Voltino e Vesio e una da Campione verso Pieve (forra del Brasa). Arrivando da Limone sul Garda si incontrano progressivamente le frazioni Bassanega, a vocazione prettamente turistica, poi Ustecchio e Voltino, la più grande delle tre, dalla quale si gode di vista lago. Oltre la località Fucine si arriva ad un bivio: a destra si procede verso il centro di Vesio, la frazione più abitata del comune; offre alcuni alberghi e vi è sviluppato il turismo; superata la piazzetta, la strada presenta a sinistra la deviazione per Voiandes e, poco oltre, quella per Secastello e Mezzema; proseguendo si giunge poi al quadrivio di Polzone, da cui si va verso San Michele (lungo l'omonima valle e l'omonimo torrente) e Tremalzo, oppure Tignale, e Sermerio (svoltando a sinistra). Se invece dal bivio dopo la località Fucine si procede a sinistra si raggiunge la frazione di Villa, i bivi per Musio e Sompriezzo, quindi Priezzo e Pieve, con la sua terrazza a strapiombo sul lago, poco distante dalla Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Oltre Pieve si raggiungono Castone e, a destra, Mezzema; andando diritti, parallelamente al lago, si superano Arias, Pregasio, quindi Cadignano e Sermerio, dopo di che si giunge in località Polzone. Da Pieve scende rapidamente la strada della Forra, dove scorre il Brasa, per incontrare, a Porto di Tremosine, la statale Gardesana; in poco più di un chilometro, a destra, si è a Campione, l'unica frazione a lago, attrezzata per la vela, il surf e il kite surf. Da qui è possibile riprendere la Gardesana, che costeggia il lago in direzione sud verso Gargnano e in direzione nord verso Limone e Riva. La strada Gargnano-Riva, particolarmente suggestiva, è stata ultimata nel Pagina 95 di 231 ALL 01

98 5.1. Cenni storici Fonte: SIRBeC La più antica testimonianza dell esistenza del comune è costituita da un atto stipulato il 12 maggio 1268 che vide la partecipazione del capitano e podestà del comune di Tremosine (Bettoni 1880, III, doc. XXVI). Citato fra i comuni della riviera di Salò dall anonimo redattore della descrizione delle terre bresciane del 1493, popolato da 788 anime (Medin 1886), all inizio del 600 il comune apparteneva alla quadra di Gargnano ed era composto dalle seguenti terre: Pieve, Vosandese, Cadignano, Pries, Vese, Progas, Nus, Voltino, Mesema, Somans, Vitevo, Alarias, Secastello, Sarner (Da Lezze 1610). Altre fonti descrivevano, intorno alla metà del XVI secolo, il comune composto dalle terre di Pieve, Pries (oggi Priezzo), Mus (Musio), Sumpries, Secastello, Voiandes, Oltì (Voltino), Iusteg (Ustecchio), Sarmer (Sermerio), Cadignà, Pregas (Pregasio), Mesema, Alarias e popolato da 1693 anime (AC Tremosine, Inventario, p. 3). Dalla documentazione dell archivio, i cui atti più antichi risalgono al 1500 si desume che il comune era suddiviso in quadre (Pieve, Sermerio, Vesio e Voltino) ognuna delle quali aveva anche la propria vicinia diretta da un podestà che svolgeva funzioni di intermediazione tra le quadre ed il comune. Oltre alla vicinia, chiamata anche pubblico e generale comune, erano eletti un consiglio di dodici membri, a cui a partire dal 1586 venne affiancata una adiuncta di otto persone, organo che però non sopravvisse a lungo, a causa di frequenti mutamenti nelle modalità di elezione e di competenze di vicinia e consiglio (AC Tremosine, Inventario, pp. 9-10). Fra le cariche più importanti, elettive o distribuite mediante incanto troviamo il console, estratto a sorte tra i 12 consiglieri e la cui carica durava un mese, avente autorità di rendere giustizia e di convocare la vicinia, oltre alla tutela degli interessi generali del comune, coadiuvato da un viceconsole; un sindaco (citato per la prima volta nel 1664) col compito di presiedere le assemblee e controllare l esecuzione delle deliberazioni; i campari, gli estimatori ed il cancelliere (AC Tremosine, Inventario, p. 11). Venne incluso nel cantone del Benaco per effetto della legge 1 maggio Non è più citato nelle leggi del 1798 e del Il consiglio, detto anche general consiglio e, dal secolo XVII, anche banco dei consoli, era composto da 12 consiglieri eletti dalla vicinia, 3 per ognuna delle quadre in cui era diviso il comune. A partire dal 1586 i consiglieri erano surrogati dal consiglio stesso, ed accanto al consiglio viene nominata una giunta (adiuncta) di 8 persone, che però scompare rapidamente già prima della fine del secolo. Anche la norma che prevedeva l elezione dei consiglieri alla metà dell anno, applicata dal 1595, entra in disuso già nel Altri tentativi di porre argine a tumulti istituzionali vedranno la luce Pagina 96 di 231 ALL 01

99 fino alla fine del dominio veneto senza mai acquisire una certa stabilità (AC Tremosine, Inventario, p. 10). Venne inserito nel cantone II di Gargnano del distretto IV di Salò con decreto 8 giugno 1805 (decreto 8 giugno 1805 a); sul piano istituzionale, in osservanza della legge del 24 luglio 1802 ed in virtù dei 3006 abitanti, venne classificato nella seconda classe dal citato decreto 8 giugno 1805 (decreto 8 giugno 1805 a). Nel comune denominativo di Tremosine venne concentrato il comune di Limone; rimase inserito nel cantone II di Gargnano del distretto IV di Salò. Fonte:, G.Straforello, La Patria geografica dell Italia Bergamo-Brescia Unione Tipografico editrice 1889 Con l attivazione dei comuni della provincia di Brescia, in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto, venne incluso nel distretto XV di Gargnano (notificazione 12 febbraio 1816); fu confermato nel medesimo distretto in forza del successivo compartimento territoriale delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Nel 1853 (notificazione 23 giugno 1853), Tremosine, comune con consiglio comunale senza ufficio proprio e con una popolazione di 2069 abitanti, fu inserito nel distretto X di Gargnano. In seguito all unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Tremosine con abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento II di Gargnano, circondario IV di Salò, provincia di Brescia. Alla costituzione nel 1861 del Regno d Italia, il comune aveva una popolazione residente di abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Salò della provincia di Brescia. In seguito alla riforma dell ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Nel 1928 al comune di Tremosine venne aggregata la frazione di Campione, staccata dal comune di Tignale (R.D. 31 dicembre 1928, n. 3311). Nel 1971 il comune di Tremosine aveva una superficie di ettari Fonte:, G.Straforello, La Patria geografica dell Italia Bergamo-Brescia Unione Tipografico editrice 1889 In Tremosine e nel circostante territorio vennero trovate a più riprese lapidi del periodo romano e cimelii etruschi, il che conferiscono al luogo una rilevante antichità. Fra le lapidi di maggiore importanza ha fama pressoché mondiale fra gli studiosi quella rivenuta nella frazione di Voltino, murata prima sul campanile della parrocchiale; indi, per disposizione della commissione conservatrice dei monumenti, trasportata nel museo d antichità romana in Brescia. Pagina 97 di 231 ALL 01

100 Questa lapide,ha dimensioni di centimetri 40x40. L inscrizione scolpitavi finemente è composta di sei linee. Le prime quattro sono con le lettere dell alfabeto latino, meno la terza lettera della quarta linea che ha forma strana e sembra quasi la sigla di due M, una superiore ed uno inferiore capovolto. La quinta e la stessa linea sono formate da lettere o segni ignoti, non aventi relazione ne somiglianza con le lettere latine, greche ed etrusche conosciute. Si suppone trattasi di una lingua o dialetto dei primitivi popoli abitatori di queste regioni, venuti al contatto con la civiltà etrusca e romana. Di questa lapide, che potrebbe anche essere sospettata di mistificazione, si occuparono i Tiboni, l Odorici, Gabriele Rosa ed altri, e tempo fa fù oggetto di uno studio apparso nelle Revue Archèologique di Parigi, sintetizzandone le ipotesi correnti, ma che nessuna luce nuova apporta in proposito. Nel Medioevo Tremosine fu pieve importante, soggetta sempre alla Curia di Brescia e politicamente devota al comune Bresciano. Nel secolo XIII, durante la guerra di Brescia col principato vescovile di Trento, Egnone del Piano, principe e vescovo di Trento, s impadronì di questo territorio insieme a quello finitimo di limone San Giovanni. Non fù facile impresa, tanto quei di Tremosine, devoti a Brescia, resistettero. Il cronista Ambrogio Franco, tridentino, attribuisce la presa di Tremosine al valore di Adarico conte D Arco. Conclusa la pace nella chiesetta di S.Ercolano sulla riva di Campione, il territorio di Tremosine e Limone venne di nuovo retrocesso a Brescia (a. 1278) Pagina 98 di 231 ALL 01

101 5.2. Inquadramento Climatico Il clima è l insieme degli stati dell atmosfera osservati su di un periodo di tempo sufficientemente lungo (30 anni secondo l Organizzazione Meteorologica Mondiale - OMM). Partendo da tale principio possiamo descrivere il clima della Lombardia a diverse scale, da quella macroclimatica (es. il clima europeo) a quella mesoclimatica (mesoclima padano, mesoclima alpino e mesoclima insubrico) fino a giungere al clima locale e al microclima. La scala mesoclimatica, scelta in questa descrizione, è quella che sembra più idonea a dare una visione sufficientemente significativa del territorio lombardo. Se consideriamo l'aspetto della Lombardia notiamo una serie di elementi fisici che incidono profondamente sul clima: _ la relativa vicinanza del Mediterraneo, fonte di masse d aria umida e mite; _ la presenza dell'arco Alpino e dell Appennino, barriere in grado di creare notevoli discontinuità orografiche, conferendo caratteri di elevata stabilità alle masse d'aria della pianura, fenomeno questo che risulta particolarmente evidente nel periodo invernale ed in quello estivo; _ la presenza di tutti i principali laghi prealpini italiani con il ben noto effetto sul clima; _ la presenza di una delle maggiori conurbazioni europee: l area metropolitana milanese. Ciò giustifica la distinzione in tre mesoclimi principali padano, alpino e dei laghi mesoclima insubrico - cui si deve aggiungere il clima delle aree urbane. CLIMA PADANO E CLIMA INSUBRICO La Pianura Padana è relativamente uniforme dal punto di vista climatico, con piogge limitate (da 600 a 1000 mm), ma ben distribuite nell anno, temperature medie annue tra 11 e 14 C, nebbie frequenti, ventosità ridotta con molte ore di calma, elevate umidità relative e frequenti episodi temporaleschi. In inverno l area padana presenta sovente uno strato di aria fredda in vicinanza del suolo che, in assenza di vento, determina la formazioni di gelate e di nebbie spesso persistenti che tendono a diradarsi solo nelle ore pomeridiane. É raro che in questo periodo le perturbazioni influenzino la zona; in qualche caso però tali condizioni si verificano con precipitazioni che possono essere nevose in presenza di apporti di aria fredda siberiana (anticiclone russo). Il passaggio alla stagione primaverile risulta di norma brusco e caratterizzato da perturbazioni che determinano periodi piovosi di una certa entità man mano che la stagione avanza i fenomeni assumono un carattere temporalesco sempre più spiccato. In autunno il tempo è caratterizzato dal frequente ingresso di perturbazioni atlantiche, che possono dare luogo a precipitazioni di entità rilevante. Il periodo autunnale è anche quello più Pagina 99 di 231 ALL 01

102 favorevole al manifestarsi di situazioni alluvionali nell area padana (es. alluvione del Polesine del 51, alluvione del Piemonte del 94). In questa area si distingue tuttavia l area insubrica caratterizzata da abbondanza di precipitazioni ed in cui l azione delle masse d acqua dei laghi contiene gli abbassamenti termici invernali e mitiga la calura estiva. Altri elementi caratteristici della zona dei laghi sono la scarsità delle nebbie e le presenza di venti locali caratteristici (es. brezze di lago). CLIMA INSUBRICO I dati climatici riferibili alla zona evidenziano le seguenti caratteristiche (da leggersi considerando che i dati sono riferiti alla fascia basale, dal livello del Garda sino a circa 700 m di quota): le temperature minime annue si registrano nel mese di gennaio, con una media mensile nettamente superiore agli 0 C (1 3 C); le temperature massime annue si registrano nel mese di luglio, con una media mensile contenuta entro C; le escursioni termiche annuali risultano limitate a C; la temperatura media annuale si aggira intorno a C a m di quota; la piovosità media annuale si attesta intorno ai mm annui, con un massimo (principale o di poco secondario) ad agosto; l indice di continentalità igrica di Gams risulta <30. Le condizioni climatiche quindi - almeno nella parte medio-bassa dell area - risentono della vicinanza (della pianura e) del lago di Garda, che smorza le escursioni termiche e aumenta l umidità dell aria e la piovosità estiva. Ne risulta un clima di tipo oceanico con piovosità abbondante e ben distribuita, dal quale sono esclusi periodi xerotermici. Il mesoclima insubrico, caratterizza il territorio di Tremosine, che al pari degli altri Comuni dell ambito del Benaco, beneficia degli influssi derivanti dalla massa d acqua del Lago di Garda. Pagina 100 di 231 ALL 01

103 5.3.Vincoli e tutele Ope Legis Nell elaborato grafico _01 allegato al presente documento di Scoping, oltre alle criticità e tutele individuate nel territorio comunale, vengono evidenziate le aree vincolate. Nel comune ricadono numerosi vincoli, sia di carattere paesistico ambientale generati soprattutto delle caratteristiche morfologiche peculiari del territorio sia quelli di natura amministrativa. Di seguito si riporta una descrizione puntuale dei vincoli e delle tutele presenti sul territorio di Tremosine: Vincolo Ambientale Bellezze d insieme D.Lgs 42/2004, ex L.1497/39 D.M. 22/10/1958- Data delibera 18/02/1957. Questo vincolo ricade in prossimità dello scenario lacuale e perilacuale per la sua valenza paesaggistica d affaccio verso il lago; all interno di quest area si ritrova una porzione significativa di urbanizzato comunale con la presenza di nuclei storici di particolare interesse storico-culturale. Pagina 101 di 231 ALL 01

104 Vincolo idrogeologico- R.D. 3267/1923 Il vincolo idrogeologico occupa l intero territorio comunale ad esclusione della Valle di Bondo e degli porzioni dei nuclei urbanizzati delle frazioni di Pieve, Cadignano, Voltino, Pregasio, Campione, Priezzo e Vesio. Pagina 102 di 231 ALL 01

105 Boschi come segnalati da PIF adottato Il territorio comunale è ricoperto per circa il 90% dalla superficie boscata ad eccezione della Valle di Bondo, dei prati e pascoli ad alta quota, dell edificato e del territorio destinato all antropizzazione colturale che si trova nell immediato intorno delle zone maggiormente abitate. Pagina 103 di 231 ALL 01

106 Aree di rispetto fiumi 150m, rispetto laghi 300m D.Lgs 42/2004 Parte terza, titolo I, art142 Il territorio comunale è inoltre interessato dalla presenza di fasce di rispetto dei corsi d acqua (solo per i corsi d acqua del reticolo idrografico principale tra cui Torrente San Michele, Torrente Brasa) con estensione di 150 m ai sensi del D.lgs 42/2004 Parte Terza Titoli I art. 142 e della fascia a lago di 300 metri che pone maggiore attenzione verso gli aspetti di tutela paesaggistica, ambientale e percettiva di questi ambiti. Pagina 104 di 231 ALL 01

107 Ambito di salvaguardia paesaggistica del lago e dello scenario lacuale (Lago di Garda)- da P.T.P.R. secondo l art.19 NTA Questo ambito è definito prioritariamente sulla base della linea degli spartiacque del bacino idrografico e delle condizioni di percezione dei caratteri di unitarietà che contraddistinguono il paesaggio di ogni singolo lago, meglio precisato in riferimento alla coincidenza con limiti amministrativi o delimitazioni di specifiche aree di tutela già vigenti, per i quali la pianificazione locale, tramite i P.T.C. di parchi e province e i P.G.T., e gli interventi di trasformazione devono seguire precisi obiettivi sovraordinati di tutela paesaggistica. Pagina 105 di 231 ALL 01

108 Parco Naturale L. 394/91 Nel comune di Tremosine è presente una porzione di parco naturale istituito e tutelato dalla Legge Quadro sulle Aree protette. Pagina 106 di 231 ALL 01

109 Limite della riserva Valle di Bondo C.R. III/1903 del 05/02/1985 ZPS zona a protezione speciale Alto Garda Bresciano SIC sito di interesse comunitario Corno della Marogna SIC sito di interesse comunitario Monte Cas Cima di Corlor Tutto il territorio comunale è ricompreso all interno del Parco dell Alto Garda Bresciano L.R. 58 del15/09/1989 che comprende inoltre i comuni di Salò, Gardone Riviera, Toscolano Maderno, Gargnano, Tignale, Magasa, Valvestino, Limone sul Garda Proprio per la presenza di Siti Rete Natura 2000, il PGT di Tremosine è stato sottoposto a VIC al fine di una verifica di compatibilità con il PTCP. Lo Studio di incidenza sarà ricompreso nel Rapporto Ambientale a seguito della prima conferenza di Valutazione. Per maggiori specifiche e approfondimenti si rimanda ai precedenti paragrafi. ZPS Val Caffaro SIC Corno della Marogna SIC Valvestino SIC Monte Cas Cima di Corlor ZPS Alto Garda Bresciano SIC Comer SIC Sorgente Funtanì Pagina 107 di 231 ALL 01

110 Beni storico Culturali da rilievo PTC Alto Garda Bresciano I beni storico culturali si localizzano per la maggior parte nei principali nuclei edificati e nelle zone montane caratterizzate da resti e strutture della prima guerra mondiale e testimonianze delle attività legate alla transumanza. Di particolare rilievo sono i beni legati alla filiera del tessile a Campione del Garda e del villaggio operaio. Di seguito viene riportato l elenco dei Beni storico Culturali da rilievo PTC Alto Garda Bresciano, è stato necessario eseguire un aggiornamento sullo stato di fatto dei beni presenti sul territorio di Tremosine, in questo caso si è rilevata fondamentale la collaborazione dell ufficio tecnico del comune avente una grande conoscenza del territorio. Pagina 108 di 231 ALL 01

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113 Ritrovamenti archeologici A Tremosine si riscontra la presenza di ritrovamenti archeologici in prossimità di principali nuclei abitati ai piedi della valle di Bondo, per la maggior parte risalenti al periodo romano e altomedievale evidenziando l origine antica della formazione degli insediamenti principali, ma anche delle frazioni. A seguito si riporta l elenco dei siti con le relative specifiche e localizzazione. ID LOCALITA ATTENDIBILITA CLAS SE 1 CAMPIONE BUONA 3 COORDINAT E / MEZZEMA INSUFFICIENTE / USTECCHIO,VIA PER VOLTINO BUONA / DATAZIONE REPUBBLICA NO DATA RITROVAME NTO PERIODO SITO STATUS <=1954 ROMANO 190/013 NECROPOLI 1)<1872;2) ROMANO 190/004 <1872 ROMANO 190/006 4 USTECCHIO INSUFFICIENTE /5071 <=1954 ROMANO 190/019 5 (CFR.SALO':170/012) INSUFFICIENTE / ROMANO 190/012 6 INSUFFICIENTE /5072 <1872 ROMANO 190/014 2)SEPOLTUR E SEPOLTURE DI INCINERATI Pagina 111 di 231 ALL 01

114 7 FRAZ.VOLTINO,CHIESA PARROCCHIALE: 1)ORTO DELLA CANONICA; 2)CAMPANILE DELLA CHIESA; 3)MURO DI RECINZIONE SOPRASTANTE L'ORTO DELLA CANONICA. BUONA / ,2)<=1872;3) <=1954. ROMANO 190/020 8 VOLTINO INSUFFICIENTE /5071 <=1913 ROMANO 190/002 9 TRA VOLTINO E VESIO INSUFFICIENTE /5071 VIII^-IX^ d.c. <= PIEVE DI INSUFFICIENTE / FRAZ PIEVE,CAMPO PROP.COZZAGLIO, SUL CIGLIO DELLA RUPE CHE SCENDE VERSO IL LAGO (CFR.:190/011) INSUFFICIENTE /5070 NEOLITICO O BRONZO 1)NEOLITICO FINALE/ENE OLITICO )1910/11/32 ALTOMEDIE VALE PREISTORIC O 1)PREISTORI CO; 2)ROMANO 190/ /017 STAZIONE 190/ PIEVE INSUFFICIENTE / ROMANO 190/ PIEVE, CHIESA DI S.GIOVANNI,ANTICA PIEVE CASTELLO,LIS,CALVARICE (CFR.:190/009) INGRESSO DEL CIMITERO (O NELLA PIAZZA ANTISTANTE LA PARROCCHIALE S. GIOVANNI BATTISTA,ANTICA PIEVE). CHIESA PARROCCHIALE,S.GIOVAN NI BATTISTA, ANTICA PIEVE BUONA 9 BUONA 2 BUONA 3 BUONA 9 17 S.MICHELE BUONA MONTE LORINA,STALLE DI SAN MICHELE SERMERIO,CASA COZZAGLIO / / / / / VIII^-IX^ d.c. <=1966 NEOLITICO SUPERIORE- BRONZO ANTICO. <=1934 ALTOMEDIE VALE PREISTORIC O 190/ /011 <1872 ROMANO 190/008 <1872 ROMANO 190/007 <=1975 ROMANO/AL TOMEDIEVA LE 190/010 1)STAZIONE; 2)SEPOLTUR E INSEDIAMEN TO FORTIFICAZI ONE DISCRETA /50703 <=1954 ROMANO 190/018 FORNO DISCRETA /50705 <1872 ROMANO 190/ VESIO INSUFFICIENTE / ROMANO 190/003 Grazie agli interventi in corso di attuazione nella frazione di Campione del Garda, in concerto con la soprintendenza sono stati effettuati accertamenti preventivi che hanno accertato la NON presenza di ritrovamenti archeologici. A supporto di quanto sopra si riporta il parere emesso della soprintendenza dei beni archeologici Pagina 112 di 231 ALL 01

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116 Area di rispetto cimiteriale Nel territorio di Tremosine si rilevano 5 cimiteri comunali a servizio delle relative frazioni di appartenenza, rispettivamente nelle località di Vesio, Voltino, Breda, Arias e Campione. Il Comune di Tremosine non è dotato di Piano Regolatore cimiteriale. Pagina 114 di 231 ALL 01

117 Fasce di rispetto stradale Le fasce di rispetto stradale derivano dalla classificazione funzionale del Codice della Strada e da quella del PTVE. Sono presenti nel territorio strade di tipo secondarie (statali, provinciali) e strade di tipo F (locali e interzonali) con le relative fasce di rispetto disciplinate dal Regolamento Viario provinciale, come mostra l estratto sotto riportato. Pagina 115 di 231 ALL 01

118 Area di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile Nel territorio comunale si individuano n.8 pozzi comunali con la relativa fascia di rispetto di 200 mt di raggio (ai sensi del DPR n 236 del 1988). Pagina 116 di 231 ALL 01

119 Classe di fattibilità geologica 4 (ai sensi della DGR n. 8/7374 del 28 maggio 2008 e dell art. 57 L.r. n. 12/2005). Al fine di illustrare come il territorio di Tremosine interessi buona parte di aree classificate in classe di fattibilità geologica 4 fattibilità con gravi limitazioni, si riporta un estratto cartografico. Le strategie di Piano dovranno quindi normativa geologica rispettare pienamente quanto disciplinato dalla Pagina 117 di 231 ALL 01

120 6. Sistema ambientale naturale I paragrafi che seguono hanno come obiettivo principale quello di inquadrare in comune di Tremosine con particolare riferimento ai temi quali Aria, Acqua, Natura e Suolo Aria Fonte: INEMAR Qualità dell aria Come definito all'art.2 del DPR 203/88, per inquinamento atmosferico si intende ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell'aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell'uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell'ambiente; alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati. E importante distinguere le emissioni dalle concentrazioni di sostanze inquinanti: - emissione: quantità di sostanza inquinante introdotta in atmosfera in un determinato arco di tempo; - concentrazione: quantità di sostanza inquinante presente in atmosfera per unità di volume (utilizzata per esprimere valori di qualità dell'aria). Il DM 60/2002, in ossequio alla Direttiva Quadro 96/62/CE sulla qualità dell aria, stabilisce i nuovi valori limite e le soglie di allarme per alcuni inquinanti, i termini temporali entro cui tali limiti devono essere raggiunti e il numero di superamenti massimi consentiti in un anno. Il DM 60, inoltre, prevede un periodo di progressivi avvicinamento ai livelli di qualità (alcuni previsti per il 2005, altri da raggiungere entro il 2010): tale impostazione prefigura, di per sé, la necessità di intervenire con una politica di piano per affrontare il problema della qualità dell aria nelle zone più critiche. Pagina 118 di 231 ALL 01

121 Nel 2002, la Regione Lombardia ha approvato il Piano Regionale per la Qualità dell Aria (PRQA), a supporto di due obiettivi generali della politica ambientale europea: proteggere la popolazione, gli ecosistemi e il patrimonio culturale dagli effetti dell inquinamento atmosferico: da perseguire con una serie di provvedimenti imperniati sul controllo delle concentrazioni in aria di vari inquinanti dannosi alla salute o agli ecosistemi. proteggere l ecosistema globale: questo obiettivo nasce in seguito all emergere dei problemi di inquinamento transfrontaliero, di riduzione della fascia di ozono stratosferico (protocollo di Montreal in vigore dal 1989) e dei cambiamenti climatici (protocollo di Kyoto); si tratta di una serie di accordi internazionali imperniati sul controllo delle emissioni di particolari sostanze. Si ricorda che anche l Italia si è impegnata a ridurre entro il periodo le emissioni dei gas serra (principalmente anidride carbonica, metano, protossido di azoto) del 6,5% rispetto ai livelli rilevati nel In realtà, il PRQA nasce per orientare le politiche e gli interventi strutturali, ma fornisce anche valide indicazioni sulle aree più esposte all inquinamento e che, di conseguenza, necessitano di azioni di emergenza. Le proposte di intervento e gli indirizzi strategici riguardano tutti i settori: Energia, Industria, Civile, Traffico, Agricoltura /Allevamento, e i Rifiuti. Con D.G.R. n. 6501/2001, la nostra Regione, sulla base degli studi effettuati nella fase conoscitiva di stesura del PRQA, tra cui l inventario delle Emissioni (INEMAR), ha provveduto alla zonizzazione del territorio, come previsto dal D.lgs. n. 351/99 e per le diverse zone individuate, ha fissato per gli impianti di produzione di energia, criteri di autorizzazione e limiti di emissione diversificati in funzione delle differenti tecnologie di produzione (es. caldaie, motori, turbine a gas, ecc.) e dei combustibili. Inoltre ha stabilito i livelli di attenzione e di allarme per la gestione degli episodi acuti di inquinamento atmosferico (Dpr n.203/198), prospettando azioni di Pagina 119 di 231 ALL 01

122 riduzione dei carichi dagli impianti di produzione di energia collocati nelle zone critiche o in vicinanza delle stesse. Come si può osservare nell immagine seguente il territorio è stato suddiviso in: Zone critiche, le aree nelle quali i livelli di uno o più inquinanti comportano il superamento delle soglie d allarme o il livello di uno o più inquinanti eccede il valore limite aumentato del margine di tolleranza; Zone di risanamento si dividono in tipo A) per più inquinanti e tipo B) per il solo Ozono, dove i livelli di uno o più inquinanti sono compresi tra il valore limite e il valore e il valore limite aumentato del margine di tolleranza; Zone di mantenimento, aree dove i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e non comportano il rischio di superamento degli stessi. Per le zone individuate sono previsti sia Piani d azione, cioè tutte le misure attuabili nel breve periodo ai fini di ridurre il rischio di superamento delle soglie d allarme, Piani integrati, ovvero tutte le misure utili a raggiungere i valori limite entro i limiti stabiliti ed infine Piani di mantenimento finalizzati a conservare i livelli degli inquinanti al di sotto dei valori limite. Il Comune di Tremosine si trova in zona di mantenimento. In tale zona i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e non comportano il rischio di superamento degli stessi. Le fonti che contribuiscono maggiormente alle emissioni degli inquinanti a livello regionale sono : CO, monossido di carbonio i maggiori apporti sono dati dal trasporto su strada (38%) e dal riscaldamento (33%). Seguono a distanza i processi produttivi. Pagina 120 di 231 ALL 01

123 PM10, particolato fine con diametro inferiore a 10 micron contribuiscono in misura quasi pari il riscaldamento (24%), il trasporto su strada (24%) ed i processi produttivi (21%), seguiti da altre sorgenti mobili e macchinari (14%). L agricoltura e la combustione nell industria contribuiscono rispettivamente per il 6% ed il 5%. PM2.5, particolato fine con diametro inferiore a 2.5 micron NOx, ossidi di azoto il trasporto su strada incide ancora in larga misura (47%); seguono la combustione nell industria (18%) ed altre sorgenti mobili e macchinari (15%). COV, composti organici volatili non metanitici la principale fonte d emissione risulta l uso dei solventi (44%), seguita a distanza dal trasporto su strada (15%), dal riscaldamento (12%) e da altre sorgenti e assorbimenti (13%). SO2, ossidi di zolfo i maggiori contributi sono a carico della combustione industriale (44%) e della produzione di energia (30%). I processi produttivi risultano contribuire per il 17%. CO2, anidride carbonica contribuiscono maggiormente il trasporto su strada (29%), il riscaldamento (25%) e la combustione nell industria (23%). N2O, ossido di diazoto è emesso in larga misura dal settore agricolo (67%), seguito a distanza dai processi produttivi (18%). CH4, metano la fonte principale risulta ancora il settore agricolo (54%); il trattamento/smaltimento dei rifiuti incide per il 28% e la distribuzione dei combustibili per il 13%. NH3, ammoniaca è un inquinante prodotto essenzialmente dall agricoltura (98%). PTS, polveri totali sospese Diossine e inquinanti aggregati, ossia: anidride carbonica equivalente (CO2eq), precursori dell'ozono (TOFP) e sostanze acidificanti (H+). Anche se non sono state pubblicate, sono state stimate le emissioni di molti altri inquinanti, tra cui i metalli pesanti: arsenico (As), cadmio (Cd), cromo (Cr), rame (Cu), manganese (Mn), mercurio (Hg), nichel (Ni), piombo (Pb), selenio (Se) e zinco (Zn). Pagina 121 di 231 ALL 01

124 Incidenza delle emissioni da traffico e dal riscaldamento: risultano le principali fonti d emissione per gli inquinanti NOx, CO, CO2, PTS e PM10. Incidenza delle emissioni agricole: l agricoltura è la fonte di emissione principale per CH4, N2O e NH3. L inventario Regionale delle emissioni in Lombardia è stato realizzato all interno del PRQA, Piano di Risanamento dell Acqua, ed è basato su di un database che permette di stimare le emissioni a livello comunale per diversi inquinanti, attività e combustibili, a livello regionale, provinciale e comunale. I dati rilevati risalgono all anno Le informazioni raccolte in questo archivio informatico sono tutte variabili necessarie per la stima delle emissioni: gli indicatori di attività, (ad esempio consumo di combustibili, consumo di vernici, quantità di rifiuti incenerita, ed in generale qualsiasi parametro che traccia l attività di emissione), i fattori di emissione (ovvero la quantità in massa di inquinante emesso per unità di prodotto o di consumo), i dati statistici necessari per la disaggregazione spaziale e temporale delle emissioni (come la popolazione residente, il numero di addetti per una specifica attività produttiva, ecc.), e le procedure di calcolo definite nelle diverse metodologie per stimare le emissioni. Dopo la stima iniziale delle emissioni dei principali inquinanti per gli anni 1997 e 2001, che ha costituito una delle basi per lo sviluppo del Piano Regionale Qualità dell Aria (PRQA), il sistema INEMAR è stato aggiornato per l inventario dell anno Le emissioni considerate riguardano i principali macroinquinanti, ovvero SO2, NOx, CO, COVNM, CH4, CO2, N2O, NH3), le polveri totali, il PM10, il PM2.5, ed infine alcuni microinquinanti come le diossine e i metalli pesanti. La classificazione utilizzata per l inventario Regione Lombardia 2003 è quella definita nell ambito del progetto europeo CORINAIR, che identifica le sorgenti emissive attraverso un codice a tre cifre. Il primo numero rappresenta l'aggregazione maggiore delle emissioni, definita "macrosettore" ed individuata dai numeri da 1 a 11: 1. Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione e teleriscaldamento; 2. Impianti di combustione non industriali (commercio, residenziale, agricoltura); 3. Combustione nell industria; 4. Processi produttivi; 5. Estrazione e distribuzione di combustibili fossili; 6. Uso di solventi; 7. Trasporto su strada; 8. Altre sorgenti mobili e macchinari; 9. Trattamento e smaltimento rifiuti; 10. Agricoltura; Pagina 122 di 231 ALL 01

125 11. Altre sorgenti e assorbimenti. I primi tre macrosettori individuano quindi tutte le sorgenti inquinanti legate alle combustioni, suddivise secondo il loro uso: il primo macrosettore rappresenta i grandi impianti termoelettrici e di produzione di energia, il secondo corrisponde al riscaldamento domestico e nel terziario, il terzo macrosettore invece rappresenta le combustioni legate all'industria (cementifici, vetrerie, tutte le attività che necessitano di calore per il processo produttivo). Le emissioni legate a tutte le attività produttive in generale sono invece comprese nel macrosettore 4, le emissioni legate ai depositi petroliferi e alla distribuzione del metano rientrano nel macrosettore 5 mentre tutte le attività legate all'uso dei solventi (verniciature, sintesi di processi chimici, pulitura a secco...) sono individuate dal macrosettore 6. Il traffico stradale, suddiviso in strade urbane, extraurbane e autostrade, è rappresentato dal macrosettore 7 mentre nel macrosettore 8 rientrano tutte le altre sorgenti mobili ma non stradali (ferrovie, aeroporti, attività marittime e lacustri, trattori agricoli e macchinari industriali). Il macrosettore 9 individua tutte le fonti emissive legate ai rifiuti (discariche, inceneritori) mentre il macrosettore 10 comprende le emissioni generate dalle attività agricole e dall'allevamento (uso dei fertilizzanti, trattamento delle deiezioni animali...). L'ultimo macrosettore comprende infine tutte le altre sorgenti emissive non considerate nei macrosettori precedenti come ad esempio le foreste, gli incendi, l'uso delle sigarette. A livello REGIONALE le maggiori emissioni di SO2 derivano dagli impianti di combustione nelle industrie energetiche (59% delle emissioni di SO2 totali), mentre il contributo principale agli NOx, il trasporto su strada, rappresenta circa il 49% del totale delle emissioni di ossidi di azoto. Le emissioni di composti organici volatili (COV) derivano principalmente dall uso dei solventi (43%) e dal traffico (23%); quest ultimo è anche la sorgente più importante per le emissioni di monossido di carbonio (50%). Le emissioni di CH4 (49%), N2O (69%) e NH3 (97%) sono quasi interamente dovute all agricoltura ed alla gestione dei reflui dagli allevamenti. Le emissioni di PM10 provengono soprattutto dal trasporto stradale, 30% delle emissioni di PM10 totali, mentre la produzione di energia, i processi di combustione industriale e residenziale aggiungono un altro 38%. I risultati PROVINCIALI dell indagine INEMAR sono i seguenti: Le maggiori emissioni di SO2 derivano dagli impianti di combustione nelle industrie (45% delle emissioni di SO2 totali), mentre il contributo principale agli NOx, il trasporto su strada, rappresenta circa il 53% del totale delle emissioni di ossidi di azoto. Pagina 123 di 231 ALL 01

126 Le emissioni di composti organici volatili (COV) derivano principalmente dall uso dei solventi (38%) e dal traffico (22%); quest ultimo è anche la sorgente rilevante per le emissioni di monossido di carbonio (33%), altra fonte rilevante sono i processi produttivi (39%). Le emissioni di CO2 provengono soprattutto dal trasporto su strada, 30% delle emissioni di CO2 totali, mentre la combustione industriale e residenziale aggiunge un altro 45 %. A livello COMUNALE i macrosettori che incidono principalmente, rispetto agli inquinanti considerati, sono per lo più la combustione non industriale, l agricoltura ed il trasporto su strada. Vediamo di seguito nello specifico i principali inquinanti immessi nell aria per macrosettore indicando la percentuale di emissione di inquinate rispetto il totale dello stesso. La combustione non industriale (impianti commerciali ed istituzionali, riscaldamento civile, caldaie in agricoltura, foreste e acquacoltura) produce principalmente emissioni derivanti da: - CO2 (anidride carbonica) 83,68% rispetto al totale dei macro settori - PM10 (polvere, fumo diametro uguale o inferiore a 10 µm) 48,81% - CO2 Equivalente con 67,79% - CO (Cobalto) 61,15% - PM2 (Particolato sospeso),5 52,83% - PTS (Polveri sottili)44,12% - SO2 (Anidride solforosa)88,52 L agricoltura: - N2O (Ossido di azzoto) 79,23% - CH4 (Metano)58,16% - NH3 (Ammoniaca)98,74% - Sostanze acide 75,08% Trasporto su strada - NOX (Ossido di azoto) 36,93% Pagina 124 di 231 ALL 01

127 Emissioni "ombra" (fonte Si Re Na Sistema Informativo Regionale Energia Elettrica) considerando le emissioni ombra di CO2, ossia quelle emissioni derivate da tutti i consumi energetici compresa la quota parte di energia elettrica importata, il Comune di Tremosine risulta essere ricompreso tra quelli con un minor valore Pagina 125 di 231 ALL 01

128 CONSIDERAZIONI Considerata la mancanza di una serie storica di misure delle concentrazioni in atmosfera, si è ritenuto opportuno sviluppare l analisi sulla qualità dell aria a Tremosine partendo dalle emissioni in atmosfera che l Inventario regionale (INEMAR) assegna al territorio comunale. Secondo i dati INEMAR, si registra l assenza di emissioni significative imputabili alle attività produttive e una pesante incidenza delle emissioni da combustione non industriale. Sul fronte delle concentrazioni degli inquinanti, si è fatto ricorso agli studi preparatori del Piano Regionale per la Qualità dell Aria (PRQA): pur risalendo, tale strumento, ad alcuni anni fa, le analisi in esso contenute mantengono una sicura significatività, in particolare per quanto riguarda il raffronto tra le diverse realtà territoriali. A livello COMUNALE i macrosettori che incidono principalmente, rispetto agli inquinanti considerati, sono per lo più la Combustione non industriale, l agricoltura ed il trasporto su strada. In particolare, nel caso dell inquinante NH3 (ammoniaca), dell inquinante N2O (metano) e delle sostanze acide (SOST_AC), il principale macrosettore incidente è quello della combustione non industriale. Pagina 126 di 231 ALL 01

129 Il comune di Tremosine non risulta essere un comune a rischio inquinamento atmosferico, essendo i propri parametri tutti al di sotto dei limiti di legge, ciò nonostante sarà fatto obbiettivo di piano il contenimento dei valori di inquinanti incentivando il risparmio energetico attraverso nuove tecnologie costruttive ed la mobilità sostenibile rafforzando e confermando azioni di piano per il trasporto pubblico in particolar modo quello lacuale Acqua Fonte:studio di geologia applicata Dott. Geol. Michele Conti - Dott. Geol. Antonio Conti Le acque superficiali: il reticolo idrografico Pagina 127 di 231 ALL 01

130 Nel territorio di Tremosine sono presenti due corsi d acqua principali, denominati Torrente San Michele e Torrente Brasa e una serie di corsi d acqua appartenenti al reticolo idrico minore. Il reticolo idrografico si sviluppano all interno dei seguenti bacini: 1. Bacino idrografico del Torrente San Michele. Nell ambito del territorio considerato questo è il Bacino maggiormente esteso, caratterizzato da una discreta densità di drenaggio con buona frequenza areale. I principali Torrenti presenti in quest area sono: Torrente della Valle Negrini, Torrente della Valle di Preda o Pra di Lavinos, Il Torrente del Vallone (compresi gli affluenti di alcuni dei Torrenti riportati). Alcuni tratti dei suddetti corsi d acqua sono interessati da fenomeni erosivi in alveo accompagnati da un significativo trasporto di materiale solido verso valle. 2. Bacino idrografico del Torrente Brasa. Si presenta asimmetrico con una densità di drenaggio maggiore in destra orografica. I Torrenti più importanti prendono origine alla base del cordone morenico, nei pressi della frazione di Villa, in prossimità di Monte Nai e ad Est di Bocca di Nevese, tra Secastello e Mezzema (Valle di Larino, Le Valli). Il alcuni tratti questi corsi d acqua sono interessati da intensi processi erosivi con limitati fenomeni di trasporto solido. 3. Bacino idrografico della Valle di Bondo. Si sviluppa dal limite settentrionale del territorio comunale fino al lago di Bondo, dove tutte le acque apportate nell asta principale dai vari affluenti si infiltrano nel materasso alluvionale presente nell alveo. Nel tratto iniziale l alveo si presenta molto inciso mentre nel tratto mediano e nella parte terminale, l alveo regolare e molto ampio è delimitato da versanti con pendenze che non superano i 45. Questo alveo è asciutto per quasi tutto l anno, tranne nei periodi di intense precipitazioni meteoriche. 4. Bacino idrografico della Valle di Lesine. Si sviluppa in prossimità dell abitato dimezzema, nel tratto compreso tra Pregasio e Pieve. Si tratta di un Bacino di modeste dimensioni con un Torrente (Val di Lesine) di circa 900 m con direzione di flusso preferenziale NW SE. Lungo il tragitto si rilevano alcuni punti critici per possibile tracimazione delle acque in corrispondenza di vie di comunicazione, sia per la ridotta sezione di deflusso sia per la variazione di pendenza dell asta fluviale. 5. Bacino idrografico del Torrente Pura. Prende origine in corrispondenza della Sella Bocca Sospiri, situata tra Cima Sospiri e Dalura Alta e si sviluppa con direzione preferenziale Ovest-Est verso il territorio del Comune di Limone all interno di una valle a forra scavata in roccia con sezioni fortemente incise ma di modesta larghezza. Altri corsi d acqua di modeste dimensioni si rilevano lungo l allineamento Punta di Corlor Bazzanega, fino al confine con il territorio di Limone. Pagina 128 di 231 ALL 01

131 Individuazione delle fasce di rispetto A tutela dei corsi d acqua individuati sono previste due fasce di rispetto: alto grado di tutela e medio grado di tutela. Fascia ad alto grado di tutela. Questo vincolo è previsto a per tutti i corsi d acqua presenti nel territorio comunale di Tremosine (compresi i tratti intubati o tombinati) per garantire l accessibilità all alveo per scopi di manutenzione, fruizione e riqualificazione ambientale, per assicurare una zona naturale di espansione delle acque in caso di eventuali esondazioni e per evitare che fenomeni erosivi delle sponde o dell alveo del corso d acqua possano interferire con strutture infrastrutture di vario genere. Questa fascia è istituita per una larghezza di 4 metri da ciascuna sponda; la distanza deve essere misurata dalla linea della piena ordinaria per i corsi d acqua o tratti di essi che presentano sponde stabili, consolidate o protette, e dalla sommità della sponda incisa per i torrenti o tratti di essi che presentano degli alvei di modeste dimensioni. Fascia a medio grado di tutela. Questa fascia di rispetto è prevista solo per i corsi d acqua che appartengono al reticolo idrico principale e per il Torrente Pura, ma solo per garantire una continuità con l ampiezza delle fascia di rispetto del reticolo del Comune di Limone del Garda. Ha un ampiezza di 6 m dal limite della fascia ad alto grado di tutela, quindi dove sono presenti entrambi la fascia di rispetto è 10 m dalla sommità della sponda incisa. Oltre alle suddette fasce di rispetto, nell ambito dello studio per l identificazione del reticolo idrico sono state individuate dal Consorzio Garda Uno delle Fasce per le aree soggette ad esondazione, in alcuni tratti dei corsi d acqua con portate di piena che possono originare esondazioni significative. All interno di queste aree, individuate tenendo conto dell assetto geomorfologico, delle informazioni raccolte in sito e delle notizie ottenute dai proprietari o dai gestori dei fondi limitrofi ai corsi d acqua, sono istituiti dei vincoli di ordine minore rispetto alla fascia ad alto grado di tutela. I corsi d acqua tratti dallo studio del Consorzio Garda Uno e riportati nell elaborato grafico appositamente predisposto sono di seguito elencati: Pagina 129 di 231 ALL 01

132 Per quanto riguarda le analisi chimiche dello stato delle acque superficiali, non sono disponibili dati puntuali afferenti il territorio comunale. In sede di Conferenza sarà cura dell ente direttamente interessato ove disponibile fornire dati di maggior dettaglio, al fine della costruzione del Rapporto ambientale Pagina 130 di 231 ALL 01

133 Le acque sotterranee - pozzi e sorgenti- POZZI Nel comune di Tremosine sono stati individuati nove pozzi, di seguito si riporta un estratto orto fotografico con l individuazione dei pozzi e le relative fasce di rispetto. Aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile: in base al D.LGS. 258/2000 art. 5 comma 4 e successive disposizioni regionali in materia e D.G.R. n.6/15137 del 27 giugno 1996; Per area di salvaguardia si intende quella porzione di territorio circostante la captazione nella quale vengono imposti vincoli e limitazioni d uso del territorio atti a tutelare le acque e a proteggere la captazione dall inquinamento. Si suddivide in zona di tutela assoluta (ZTA) e zona di rispetto (ZR). La zona di tutela assoluta è l area più Pagina 131 di 231 ALL 01

134 interna, immediatamente adiacente alla captazione (R = 10 m), nella quale possono essere insediate esclusivamente l opera di presa e le rispettive infrastrutture di servizio; vi è fatto divieto di qualsiasi attività che non sia inerente all utilizzo, alla manutenzione e alla tutela della captazione. La zona di rispetto è un area che include la zona di tutela assoluta e viene delimitata in rapporto alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. Vi si applicano i vincoli previsti dall art.6 del DPR 236/88 e le disposizioni previste dalla D.G.R. 10 aprile 2003, n. 7/12693: Direttive per la disciplina delle attività all interno delle aree di rispetto, art. 21, comma 6, del D.Lgs. 152/99 e successive modificazioni. Per tutti i pozzi presenti nel territorio comunale la zona di rispetto è stata definita con il criterio geometrico assumendo una superficie con R = 200 m intorno alla captazione. L utilizzo di tali aree deve avvenire nel rispetto della normativa nazionale e regionale in argomento (art. 94 d.lgs 3/4/2006 n. 152 e dgr del 10/4/2003). Per quanto riguarda le analisi chimiche dello stato delle acque superficiali, non sono disponibili dati puntuali afferenti il territorio comunale. In sede di Conferenza sarà cura dell ente direttamente interessato ove disponibile fornire dati di maggior dettaglio, al fine della costruzione del Rapporto ambientale Pagina 132 di 231 ALL 01

135 Rete acquedotto- Di seguito si riporta un estratto della Cartografia Regione Lombardia afferente al sistema della rete dei sottoservizi - Acquedotto- (fonte dati Provincia di Brescia). Dalla ricognizione preliminare effettuata se ne evince che il territorio comunale di Tremosine non presenta criticità inerenti la dotazione di rete dell acquedotto in quanto tutti gli ambiti urbanizzati ne risultano serviti. Estratto Cartografia Provincia di Brescia Rete Acquedotto - Pagina 133 di 231 ALL 01

136 Acque reflue (fognatura depurazione) Di seguito si riporta un estratto della Cartografia Regione Lombardia afferente al sistema della rete dei sottoservizi - fognatura- (fonte dati Regione Lombardia). Dalla ricognizione preliminare effettuata si evince che la maggior parte delle numerose frazioni presenti del territorio comunale di Tremosine sono allacciate alla rete fognaria, e non presentando criticità Ad oggi le uniche frazioni non allacciate al di depuratore nuova realizzazione situato nella galleria dismessa sulla Gardesana, che serve il comune di Tremosine e Limone risultano essere le frazioni di Cadignano, Sermerio e Arias Estratto Cartografia Provincia di Brescia Rete Fognaria - Pagina 134 di 231 ALL 01

137 Si riporta di seguito la localizzazione del depuratore esistente in località Sermerio. Il depuratore di Sermerio non è mai stato attivato e di conseguenza non genera distanze di rispetto Il sistema di depurazione del comune di Tremosine è assicurato dall impianto di nuova realizzazione, gestito dalla società Garda uno, situato nella galleria dismessa sulla Gardesana che è entrato a pieno regime a partire da metà agosto 2011 con l apertura delle due nuove condotte che trasferiranno all impianto i reflui fognari provenienti dai Comuni di Limone e Tremosine. La potenzialità dell impianto è pari a abitanti equivalenti, dimensionamento che tiene conto della elevata fluttuazione dei carichi legata al flusso turistico. L'impianto ha caratteristiche di particolare flessibilità. è capace cioè di adattarsi alla forte fluttuazione della popolazione che nei mesi invernali si riduce a circa 3mila abitanti, ma che, nel periodo estivo, arriva a punte massime di 25mila persone. ingresso al depuratore Pagina 135 di 231 ALL 01

138 6.3. Suolo Il suolo è un elemento fondamentale del paesaggio; esso contribuisce alla variabilità degli ambienti che ci circondano e ci sostengono, al pari di altri elementi naturali quali l acqua, la vegetazione, la morfologia. La pedologia studia e descrive i suoli in maniera ragionata e programmata, ricostruendo la storia delle relazioni che essi hanno avuto "con" e "nel" paesaggio. Il territorio viene ripartito in classi o porzioni di paesaggio, i paesaggi pedologici o pedopaesaggi, in cui si suppone che i suoli abbiano avuto una storia evolutiva simile; queste classi sono tanto più estese e variabili quanto più sintetica è la scala di indagine ed il livello informativo usato per caratterizzare i suoli. La geografia dei suoli così ottenuta può essere rappresentata attraverso la cartografia, in modo tale che oltre l'aspetto tipologico sia possibile vedere dove e quanto sono diffuse le entità pedopaesaggistiche. La catalogazione dei pedopaesaggi della Lombardia (fonte ERSAF) è organizzata in tre livelli gerarchici: - il primo livello, Regioni Pedologiche, è costituito da 5 unità, identificate a livello nazionale ed europeo, e separa grandi aree che differiscono prevalentemente per ragioni macroclimatiche e macrogeologiche; Regioni pedologiche della Lombardia - il secondo livello, Province Pedologiche, contiene 18 unità identificate da nomi geografici e descrive principalmente differenze climatico-bioclimatiche e vegetazionali; Pagina 136 di 231 ALL 01

139 Province pedologiche della Lombardia il terzo livello gerarchico, Distretti Pedologici, è formato da 63 unità, distinte per caratteri legati all'uso del suolo, alla geolitologia e alla geomorfologia. l territorio di Tremosine non rientra tra i comuni censiti dal Progetto della Carta Pedologica del territorio regionale, realizzato dall'ente Regionale di Sviluppo Agricolo e Forestale (ERSAF), che ha interessato i suoli di pianura della Regione Lombardia. La cartografia allestita in tale progetto ha prodotto il catalogo dei Suoli e dei Pedopaesaggi della Provincia di Brescia, nel quale sono riportati dati relativi al comportamento funzionale ed attitudini applicative dei suoli. Queste carte, realizzate a scala di semidettaglio, fornirebbero un quadro conoscitivo adeguato ad affrontare problematiche di uso e gestione dei suoli a scala comunale. Dall analisi della Carta dei Pedopaesaggi della Lombardia (ERSAL, 2001), si nota che il comune preso in esame ha al suo interno due regioni pedologiche: quella delle Prealpi (Alpi centrali ed orientali su rocce sedimentarie calcaree) e quella della Pianura Padano Veneta. Scendendo nel dettaglio, s individuano due province pedologiche: quella Prealpina meridionale orobico bresciana e quella degli Anfiteatri morenici recenti. Quest ultima provincia pedologica occupa la fascia agricola meridionale del comune ed è delimitata dalla SP47 a Nord e dai versanti dei monti Valenzano e Delma a Sud, mentre il resto del territorio comunale rientra nella provincia Prealpina meridionale orobico bresciana. Pagina 137 di 231 ALL 01

140 Prealpi Bresciane Sono i rilievi che si estendono dalla media Val Trompia al Lago d Idro, nonché parte delle montagne bresciane dell alto Lago di Garda e del Sebino; si tratta di aree aventi quote prevalentemente sopra gli 800 m s.l.m., dove il reticolo idrografico si presenta particolarmente ramificato, controllato dalla litologia e dalla struttura morfologica del territorio. Il substrato è formato principalmente da calcari stratificati e vacuolari, calcari dolomitici e dolomie, quest ultime sono dominanti nel settore meridionale ed orientale. Il regime climatico presenta precipitazioni medie annue piuttosto elevate, comprese tra i 1350 e i 1600 mm, con temperature annuali mediamente inferiori ai 10 C. Nel soprassuolo sono largamente dominanti i boschi di latifoglie, secondariamente anche misti a conifere che sono spesso state favorite dall intervento antropico; inoltre, sono presenti ambienti di pascolo e prateria alpina. Anfiteatri morenici recenti In generale, questa provincia comprende colline ed ondulazioni moreniche con bassa pendenza, a Sud del Lago d Iseo, composte perlopiù da suoli di ghiaie con sabbia, limi e sabbie calcaree, con torbe nelle depressioni intermoreniche; queste aree sono limitate verso la pianura dal Monte Orfano, di sé composto da conglomerati, calcareniti e marne. Il regime climatico di questo distretto è mediamente umido, con precipitazioni medie annue comprese tra i 900 ed i 1100 mm. È un area prevalentemente agricola, coltivata a vigneti e cerealicole; solamente nelle parti più acclivi residue, rimaste incolte, è ricoperta da boschi di latifoglie (castagno, robinia, orno-ostrieti) o da rimboschimenti a pino nero (Monte Orfano) Tipologie di suolo Per l area di pianura della Regione Lombardia, la carta dei suoli è stata ricavata dalla generalizzazione di una banca dati e da una carta di maggiore dettaglio già esistenti. In montagna, invece, si è considerato il mosaico dei Paesaggi all'interno di ogni distretto pedologico, intesi come porzioni di territorio identificate sia dai caratteri dell'ambiente sia dalla unitarietà geografica. È stata utilizzata l'osservazione di fotografie aeree ed immagini satellitari, lo studio dei caratteri geologici, geomorfologici, climatici e d uso del suolo. In seguito si sono scavati, descritti ed analizzati oltre 300 nuovi profili pedologici a livello regionale. Questi dati, ed altri provenienti da profili ed osservazioni eseguite in precedenti studi, sono stati utilizzati per identificare le Unità Tipologiche di Suolo (UTS), le quali sono poi state estese a tutta l'area montana, utilizzando un nuovo metodo di correlazione stazionale basato sull'incrocio di geologia, uso del suolo e morfologia. Le UTS sono state classificate in base al WRB (World Reference Pagina 138 di 231 ALL 01

141 Base, FAO; 1998): ognuna di esse può comparire in più Paesaggi e può essere associata ad altre Unità Tipologiche in percentuali differenti. Nella carta dei suoli ogni Unità Cartografica è rappresentata dal colore identificativo della UTS dominante, ovvero la più estesa in termini di superficie coperta. Carta dei Suoli della Lombardia (fonte ERSAF) Nel comune di Tremosine secondo gli studi della regione Lombardia sono presenti due tipologie di suoli: - Capisol di tipo forestale nella parte meridionale del territorio comunale - leptosol nella parte occidentale del territorio comunale. Di seguito vengono illustrate le due tipologie di suolo. Cambisol Cambisuoli, o suoli bruni, sono caratterizzati da un orizzonte cambico 1, che mostra evidenza di alterazione, una struttura ben espressa, una tessitura franco-fine o più fine e dei colori più forti rispetto agli orizzonti sottostanti; sono i suoli largamente dominanti in montagna ed in collina. 1 L orizzonte cambico è un orizzonte diagnostico, cioè dotato di proprietà fisiche, chimiche e morfologiche definite quantitativamente, essenziali ai fini delle distinzioni fra i taxa di una tassonomia; un orizzonte diagnostico esprime, inoltre, l intensità con cui la pedogenesi procede in un suolo. In particolare, l orizzonte cambico è sottosuperficiale e, rispetto agli orizzonti sottostanti, mostra evidenze di alterazione, quali una struttura del suolo moderatamente distinguibile ed una significativa rimozione dei carbonati. Pagina 139 di 231 ALL 01

142 In Lombardia sono distinguibili, essenzialmente, tre tipi di Cambisuoli: Cambisols Tipici o suoli bruni della fascia dei fontanili, Cambisols Forestali o suoli bruni della fascia delle Prealpi, Cambisols Vertici o suoli bruni dell Appennino Pavese. Per quello che riguarda il comune di Tremosine, troviamo unicamente Cambisols Forestali. Carta dei Suoli della Lombardia localizzazione cambisol forestali (fonte ERSAF) Leptosol I Leptosuoli, o suoli sottili alpini, sono indicativi di suoli poco evoluti, limitati, quindi, nello spessore che solitamente si mantiene inferiore ai 25 cm, oppure rientrano a farne parte quei suoli con orizzonti molto calcarei o caratterizzati da scheletro molto abbondante o roccia coerente. Pagina 140 di 231 ALL 01

143 Carta dei Suoli della Lombardia localizzazione leptosol (fonte ERSAF) Elementi dello studio geologico e geomorfologico Fonte:studio di geologia applicata Dott. Geol. Michele Conti - Dott. Geol. Antonio Conti Lo studio geologico per il comune di Tremosine è in fase di redazione, si riportano di seguito alcuni estratti degli studi preliminari Rischio sismico Nell Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n del 20 marzo 2003 viene fornita una nuova zonizzazione sismica in sostituzione di quella del D.M. 5 Marzo L OPCM 3274 fornisce anche le normative tecniche da utilizzare per le costruzioni nelle zone sismiche. Sulla base di tale Ordinanza il comune di Tremosine è classificato in zona sismica 3. L attività sismica storica nel bresciano rappresenta la naturale continuazione di quella pliocenica e quaternaria a che costituisce uno stralcio della Carta neotettonica dell Italia (Ambrosetti et al., Pagina 141 di 231 ALL 01

144 1987), modificata da Cassinis et alii, Il territorio di Tremosine appartiene ad un area interessata da movimenti alterni di sollevamento e abbassamento, con tendenza al sollevamento durante il Pliocene e il Quaternario. La sismicità di questa zona è legata alla tettonica molto complessa del margine padano settentrionale. Le sorgenti sismogenetiche dovrebbero trovarsi ad una profondità compresa tra 5 e 15 km, in corrispondenza dello scollamento tra il basamento cristallino e la sovrastante copertura sedimentaria Carta di Fattibilità La carta di Fattibilità ( ai sensi della DGR 29/10/01 n. 7/6645 e DGR n. 7/ /12/01, L.R. 12/2005) si riferisce all intero territorio comunale e scaturisce dalla valutazione incrociata degli elementi contenuti nella Carta di Sintesi e dei Vincoli con i fattori ambientali, territoriali ed antropici dell area studiata. Lo scopo è di fornire una suddivisione del territorio in classi di fattibilità geologica con le relative indicazioni necessarie in merito: - alle destinazioni d uso; - alle prescrizioni da seguire in fase di realizzazione di opere; - alle eventuali indagini in sito e prove di laboratorio; - alla necessità di controlli sistematici dei fenomeni in atto. Nella Carta della Fattibilità, oltre alle Classi di fattibilità sono indicate le aree suscettibili di amplificazioni litologica (Fa calcolato > Fa di soglia) e morfologico per le quali è obbligatorio eseguire gli approfondimenti di III livello (l.r. 12/05, Allegato 5), desunte mediante l analisi della sismicità del territorio e la carta della pericolosità sismica locale (I livello) e dagli approfondimenti del II Livello: Pagina 142 di 231 ALL 01

145 1. Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti; 2. Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di frana; 3. Z2 Zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti (riporti poco addensati, terreni granulari fini con falda superficiale); 1. Zona con Fa (fattore di amplificazione) maggiore del Fa soglia imposto dalla Regione Lombardia (L.R. 12/05) per il territorio comunale di Tremosine (analisi di II Livello) Cave Analizzato il Piano Cave della Provincia di Brescia non risultano essere presenti Cave ne di Progetto all interno del territorio comunale di Tremosine. Pagina 143 di 231 ALL 01

146 7. Sistema Paesistico, natura e beni culturali 7.1. Sistema Paesistico L analisi paesistica condotta per il territorio comunale di Tremosine ha riconosciuto la presenza sul territorio comunale delle seguenti componenti paesistiche, che saranno maggiormente definite ed implementate in sede di predisposizione dell analisi paesistica definitiva allegata al PGT, I dati relativi l analisi paesistica sono derivanti dal Piano territoriale di Coordinamento del Parco Regionale Alto Garda Bresciano - PTC- Nello specifico sono state rilevate le seguenti componenti paesistiche: ELEMENTI GEOMORFOLOGICI: Morfologia della superficie terrestre, cioè le forme che costituiscono il rilievo del territorio. Creste - Crinali: Sono gli elementi che permettono la lettura della struttura paesistica: sia in quanto riferimento visivo, che in quanto punti di osservazione privilegiati. L andamento deicrinali principali permette infatti di leggere la peculiare spazialità delle valli: delimitate all origine dall arco dolomitico e concluse alla foce da strette forre aggettanti sul lago o aperte in ampi terrazzi panoramici. Picchi: Sono fra gli elementi che con maggior vigore evidenziano l arco dolomitico - elemento strutturale fra i più rilevanti del territorio - che chiude a nord il Parco e quindi ne caratterizzano l immagine. Conoidi di deiezione: Sono gli elementi che caratterizzano maggiormente la fascia costiera; risultano diffusi anche nell entroterra (anche se di dimensioni minori), dove caratterizzano lo sbocco delle vallecole minori nelle valli principali. Esemplare è il caso della Valle di Bondo (Tremosine); sono diffusi anche nella Valle di Sur (Gardone). EMERGENZE GEOMORFOLOGICHE Cascate: Molto diffuse lungo i corsi principali; benché generalmente di piccole dimensioni sono gli elementi che enfatizzano la presenza dell acqua e del suo effetto smaterializzante e riflettente che mitiga la fissità della configurazione orografica. Grotte, Circhi Glaciali: Sono elementi molto diffusi nel paesaggio dell entroterra gardesano. La presenza delle grotte, in particolare, ha dato origine ad un insieme di leggende e di miti associati alla "anomalia" di tali fenomeni carsici. Forre: Sono elementi molto diffusi nel territorio montano, caratterizzano soprattutto il tratto terminale delle principali valli interne; alcune vallecole del monte Tremalzo e della valle del Droanello. Ambiti Peculiari: All interno del territorio del Parco sono identificabili alcuni ambiti in cui le emergenze e gli elementi geomorfologicisi presentano in forme e in combinazioni tali da dare luog oad ambienti peculiari del paesaggio gardesano. o Campione del Garda - Torrente San Michele Pagina 144 di 231 ALL 01

147 o cima Bus del Balì - Cima Berlinghera o Zona a Nord di Voltino -fascia pedemontana del Monte Bestone o Valle di Bondo o Polsone o Punta Corlor o Largo dei Minatori Valle Brasa o Malga del Puria - Monte Puria Emergenze naturalistiche: Sono le emergenze naturalistiche più importanti del Parco, generalmente di limitata estensione, come grotte verticali, siti fossiliferi ecc. Sono elementi irrinunciabili del sistema ambientale ELEMENTI IDROGRAFICI Idrografia secondaria: Zone umide, Pozze per la riproduzione di anfibi: Si tratta di ecosistemi complessi caratterizzati da acque lentiche basse e contraddistinte da una marcata biodiversità ELEMENTI VEGETAZIONALI Boschi e foreste: Si definisce "bosco" l insieme di una superficie di terreno e del soprassuolo arboreo che lo ricopre; quando l estensione è notevole più che di bosco si parla di foresta. Secondo l età delle piante che compongono il soprassuolo, il bosco può essere coetaneo (specie arboree della stessa età) o disetaneo (specie arboree di età diversa); mentre in relazione alle specie può risultare puro (di una sola specie) o misto (di più specie). Secondo le modalità di rinnovo del soprassuolo arboreo il bosco può essere ceduo (bosco di basso fusto sottoposto a taglio periodico) o di alto fusto. Le fasce boscate, fortemente caratterizzate per estensione, omogeneità di versante, acclività, esposizione, altitudine e qualità del substrato litologico, costituiscono elementi di forte connotazione paesistica. Dal punto di vista paesistico, la funzione primaria del bosco è di "connettivo" rispetto ad altri elementi puntuali, quali insediamenti rurali, pascoli, detriti di falda, rocce affioranti, ecc. o Boschi di latifoglie o Boschi di conifere o Boschi misti o Formazioni ripariali o Boschi in ambiti soggetti a rischio idrogeologico3 Vegetazione arborea diffusa: Sono comprese in tale categoria tutte le presenze vegetazionali arboree isolate o a gruppi, di impianto antropico o naturale, presenti in modo diffuso nel paesaggio agrario o in ambiti naturali. Tali elementi assumono un importanza primaria all interno del paesaggio agrario, sia dal punto di vista ecologicofunzionale, che da quello storico paesistico: la vegetazione arborea diffusa è infatti Pagina 145 di 231 ALL 01

148 indicatore dell organizzazione agraria ed elemento di caratterizzazione visuale del paesaggio, oltre che elemento fondamentale del sistema ecologico ("corridoi" ecologici). o Prati e Pascoli (Prati permanenti, Praterie naturali d alta quota, aree verdi incolte, vegetazione rada o Boscaglie, Cespuglieti, e Arbusteti o Vegetazione (vegetazione dei greti e delle sponde lacuali, vegetazione dei marceti e dei detriti,vegetazione rupestre, affioramenti litoidi o detriti privi di vegetazione, Associazioni erbacee/legnose da abbandono SAU ELEMENTI ANTROPICI Centri e nuclei storici: A tale categoria appartengono tutti gli insediamenti che per caratteri tipologici (impianto, morfologia, assetto planovolumetrico), componenti architettoniche e funzionali, stato di conservazione (inteso come integrità degli assetti originari), rappresentano notevoli riferimenti culturali e percettivi per l immediato contesto o per ambiti territoriali più ampi. Manufatti edilizzi diffusi Percorsi storici: Comprendono sentieri di collegamento fra valli o Stati, con funzione commerciale, postale ecc; mulattiere, strade poderali e campestri, ecc. Conservano generalmente le caratteristiche materiche e dimensionali storiche, e sono accompagnati da manufatti che sono parte integrante del sistema della viabilità: porti e imbarcadero, passerelle, ponti, dogane, case cantoniere, gallerie. All interno dei percorsi storici si possono distinguere: Punti Panoramici: Percorsi (e siti) da cui è possibile fruire di visuali o scorci visivi paesaggisticamente significativi per profondità e ampiezza, verso territori dotati di particolari valenze naturali o storico-culturali. In entrambi i casi l interesse paesistico dei percorsi risiede principalmente nelle relazioni peculiari di natura storico-culturale e visiva che essi instaurano con il contesto territoriale attraversato e, in particolare, in relazione alla possibilità di fruizione visiva del paesaggio che tali percorsi tradizionalmente offrono. Pozzi e sorgenti idropotabili Aree agricole: Legnose agrarie Natura L analisi del sistema naturale del comune di Tremosine mira ad approfondire le tematiche relative alle zone naturali o con una maggiore componente naturale, quali: riserve, parchi naturali, endemismi o particolarità naturalistiche e geologiche, filari e reti ecologiche. Adottata nel 1992 (e recepita in Italia dal DPR 357 del 1997), la Direttiva 92/43/EEC (denominata Habitat ) sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche rappresenta il completamento del sistema di tutela legale della biodiversità dell Unione Europea. Lo scopo della Direttiva è contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio Pagina 146 di 231 ALL 01

149 europeo degli stati membri. La Direttiva individua una serie di habitat (allegato I) e specie (allegato II) definiti di importanza comunitaria e tra questi individua quelli prioritari. La Direttiva prevede, inoltre, la stretta protezione delle specie incluse nell allegato IV vietandone l uccisione, la cattura e la detenzione. Le specie incluse nell allegato V possono invece essere soggette a regole gestionali individuate dai singoli stati. Come nella Direttiva Uccelli sono comunque vietati i mezzi di cattura non selettivi o di larga scala come trappole, affumicazione, gasamento, reti e tiro da aerei e veicoli. Lo strumento fondamentale individuato dalla Direttiva Habitat è quello della designazione di Zone Speciali di Conservazione in siti individuati dagli stati membri come Siti di Importanza Comunitaria (SIC). Questi siti, assieme alle ZPS istituite in ottemperanza alla Direttiva Uccelli concorrono a formare la Rete Natura Gli stati membri sono tenuti a garantire la conservazione dei siti, impedendone il degrado. Ogni attività potenzialmente dannosa deve essere sottoposta ad apposita valutazione di incidenza. In coerenza con quanto sopraesposto, si evidenzia che il territorio comunale di Tremosine è interessato dalla presenza di siti che concorrono a formare la Rete Natura 2000 (SIC-Siti di Importanza Comunitaria e ZPS-Zone a Protezione Speciale) SIC Corno della Marogna Fonte: Studio per la valutazione di incidenza ambientale Dot. Forestale Nicola Gallinaro Il SIC Corno della Marogna viene descritto nel relativo formulario come un sito di grande importanza naturalistica per la presenza di numerosissime specie endemiche, alcune di importanza internazionale; ben tre specie sono inserite nell allegato 2 della direttiva Habitat. La flora subalpina degli ambienti calcarei carbonatici e le mughete microterme danno un ulteriore valore aggiunto al sito. Gli habitat presenti sono numerosi, per lo più rappresentati dall habitat delle Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine. Nonostante la vegetazione forestale si presenti particolarmente destrutturata, si segnala la presenza di formazioni forestali di tipo illirico al limite dell areale di distribuzione. Per quanto riguarda il comparto fauna, la presenza di numerosi chirotteri che stazionano all interno del sito o vi transitano in qualità migratori parziali, attribuisce un maggior pregio naturalistico al sito. La vulnerabilità del sito è strettamente correlata a potenziali interventi/azioni effettuati dall uomo che possono influenzare direttamente la conservazione e il mantenimento di habitat e specie costituenti il sito. Il sito è infatti vulnerabile a modifiche del regime idrico, a incendi dolosi, a un pascolo eccessivo non che ad un traffico motorizzato eccessivo. Pagina 147 di 231 ALL 01

150 La Vegetazione La variazione altitudinale, compresa tra i 460 e i 1960 m s.l.m., si traduce nella presenza di una molteplicità di specie tale da creare un mosaico vegetazionale di elevato interesse. Il substrato di tipo carbonatico ha favorito la presenza di flora calcicola, tra le cui specie spiccano quelle inserite nell allegato 2, il Cypripedium calceolus, la Daphne petraea e la Saxifraga tombeanensis. Altrettanto caratteristiche di questo substrato sono le mughete microterme e i firmeti relitti. Per quanto concerne la vegetazione forestale, questa sicuramente ha risentito dell influenza dei carbonati. Elementi tipicamente orientali si sono ben inseriti nel tempo, ricoprenso oggi importanti aree SIC Monte Cas Punta Corlor Fonte: Studio per la valutazione di incidenza ambientale Dot. Forestale Nicola Gallinaro Il SIC Monte Cas Punta Corlor viene descritto nel relativo formulario come un sito di grande importanza naturalistica per la varietà degli habitat, per la presenza in areale disgiunto di vegetazione mediterranea con formazioni a Quercus ilex, per la presenza di diversi endemismi, tra cui due inclusi nell allegato II della Direttiva habitat. La vegetazione casmofitica e quella di forra caratterizzano il sito, unitamente al paesaggio definito principalmente dalle scogliere, dalle falesie e dagli ambienti di forra stessi. Proprio in questi ambienti trovano rifugio e nutrimento numerosi chirotteri, tra i quali il Molosso di Cestoni. La vulnerabilità del sito si associa sia all alto rischio di incendi che ad un eventuale ampliamento della sede stradale a carico delle pareti rocciose e quindi delle specie caratterizzanti la vegetazione casmofitica e dei chirotteri che ivi trovano rifugio e riparo. La Vegetazione Il suolo tipicamente carbonatico ha permesso e favorito lo sviluppo di flora calcicola. La vegetazione casmofitica accoglie molte specie floristiche di grande interesse naturalistico tra cui molti endemismi, molte specie inserite nella lista rossa e una specie inclusa nell allegato II della direttiva Habitat. La vegetazione forestale grazie anche alla posizione geografica ma soprattutto all azione mitigatrice del Lago di Garda, ospita interessanti formazioni di sempreverdi costituite da Quercus ilex e Q. rotundifolia. Pagina 148 di 231 ALL 01

151 ZPS Alto Garda Bresciano Fonte: Studio per la valutazione di incidenza ambientale Dot. Forestale Nicola Gallinaro Si tratta di un Sito estremamente significativo da un punto di vista naturalistico per la presenza di numerosi tipi di habitat, legati anche all ampia escursione altitudinale che lo caratterizza. Di inestimabile valore la flora subalpina caratteristica delle praterie calcaree e delle rupi carbonatiche. Estremamente importante anche la presenza di vegetazione di tipo mediterraneo in areale disgiunto con querceti a Quercus ilex. La presenza di numerosi elementi floristici, da quelli mediterranei a quelli illirici e centroeuropei, in uno spazio così ravvicinato, costituiscono un importante elemento naturalistico e paesaggistico per la regione alpina. E' una delle zone di maggior valore faunistico; per l'avifauna è segnalata tra gli altri la presenza di Gallo cedrone, Gallo forcello, Coturnice, Francolino di monte, Picchio cenerino, Aquila reale, Biancone, Civetta nana e Gufo reale. A conferma del ruolo strategico svolto dall area rispetto ai flussi migratori dell avifauna anche la presenza della più antica stazione per inanellamento degli uccelli migratori di tutta l'europa meridionale (Passo di Spino). La Vegetazione Considerata l ingente estensione del sito si può ritenere che all interno della ZPS Alto Garda Bresciano sia rappresentata tutta la variabilità vegetazionale che caratterizza il Parco Alto Garda Bresciano; dagli elementi eurimediterranei della costa fino ai pascoli di alta quota con boschi radi che riflettono i connotati tipici delle stazioni subalpine. Il substrato è di tipo carbonatico con alternarsi di calcari e dolomie. Pagina 149 di 231 ALL 01

152 ZPS Val Caffaro SIC Corno della Marogna SIC Valvestino SIC Monte Cas Cima di Corlor ZPS Alto Garda Bresciano SIC Comer SIC Sorgente Funtanì Estratto grafico Localizzazione delle aree protette Percentuale di territorio interessato da SIC e ZPS Pagina 150 di 231 ALL 01

153 Vegetazione Fonte: Studio per la valutazione di incidenza ambientale Dot. Forestale Nicola Gallinaro Per quanto riguarda gli aspetti vegetazionali, il territorio del comune di Tremosine si può suddividere in tre fasce ciascuna caratterizzata da particolari aspetti vegetazionali e floristici (Guarino, Sgorbiati, 2004): 2. fascia basale: parte dal livello del lago (65 m s.l.m.) e si spinge fino ad un altitudine media di 500 m s.l.m.; 3. fascia montana: è il regno dei boschi e si intende lungo i versanti montuosi nella porzione compresa tra i 500 e i m s.l.m.; 4. fascia culminale: si estende approssimativamente tra i e m s.l.m. del Monte Caplone; la principale caratteristica di questa fascia è la mancanza di boschi. FASCIA BASALE Vegetazione forestale I boschi ivi presenti hanno estensioni limitate e solitamente confinano con oliveti, campi da fieno e strutture insediative. Gli alberi che dominano tali boschi e li caratterizzano sono il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e l orniello (Fraxinus ornus) ai quali sovente si accompagna la roverella (Quercus pubescens). Se l orno-ostrieto rappresenta il bosco più diffuso lungo la riviera gardesana, la lecceta ne rappresenta l elemento più fortemente caratteristico. Il leccio è una quercia mediterranea sempreverde, che in condizioni di crescita ottimali raggiunge i 25 m, con tronchi anche di 1 m di diametro. Le leccete benacensi però non sono veri e propri boschi, bensì boscaglie intricate alte in media 3-5 m in cui il leccio assume un portamento policormico cespuglioso e solo in certi casi raggiunge la forma arborea. Le formazioni a leccio spesso si presentano miste ad altre latifoglie termofile, quali il carpino nero, l orniello e la roverella. In aggiunta al leccio, nelle leccete benacensi, vi sono altre specie tipicamente mediterranee: la robbia (Rubia peregrina), l ilatro (Phillyrea latifolia) e il terebinto (Pistacia terebinthus). Prima di concludere la rassegna dei boschi presenti nella fascia basale è opportuno citare le tipologie a forte determinismo antropico. Si tratta dei rimboschimenti di pini mediterranei (Pinus pinaster e Pinus halepensis) che hanno rimpiazzato la lecceta lungo alcuni tratti della SS Gardesana Occidentale, e particolarmente frequenti in alcuni tratti costieri fra Tremosine e Limone. Un discorso analogo vale per il cipresso (Cupressus sempervirens), introdotto dai paesaggisti tedeschi nell ottocento. Altre due specie arboree, particolarmente frequenti nei boschi più sfruttati, sono l ailanto (Ailanthus altissima) e la robinia (Robina pseudoacacia). Pagina 151 di 231 ALL 01

154 Vegetazione arbustiva Dove i suoli non sono sufficientemente ricchi e profondi da alimentare una vegetazione arborea, il terreno accoglie specie legnose più frugali e di minori dimensioni: gli arbusteti. E facile trovare un cotino-amelanchiereto caratterizzato da specie spinose quali il biancospino (Crataegus monogyna) e il prugnolo (Prunus spinosa). Nella parte settentrionale della costa benacense occidentale si rinviene una vegetazione erbaceo-arbustiva del tutto particolare, caratterizzata dalla presenza di tre specie mediterranee: l oleandro (Nerium oleander), il fico (Ficus carica) e la valeriana rossa (Centranthus ruber), che spesso crescono insieme al rovo (Rubus ulmifolius). Vegetazione erbacea La vegetazione erbacea di maggior pregio estetico ed interesse scientifico è senza dubbio quella dei prati magri o brometi. I brometi, a cui appartengono i forasacchi (Bromus erectus, Bromus condensatus e Bromus stenophyllus) sono molto diffusi sui pendii scoscesi e negli oliveti a balze. Buoni esempi di questa vegetazione si rinvengono lungo l intero tracciato della bassa via del Garda e la strada statale gardesana fra Toscolano e Limone. Nei brometi abbondano anche le camefite soprattutto negli aspetti più pionieri, su suoli acclivi e pietrosi, con rocce affioranti. In aggiunta ai brometi si possono rinvenire anche formazioni prative composte da specie che non tollerano neppure brevi periodi di siccità tra le quali dominano largamente le emicriptofite, mentre le camefite sono quasi del tutto assenti. Si tratta dei classici prati da fieno verdeggianti o prati pingui. Essi sono conosciuti anche con il nome di arenatereti per la presenza di avena altissima (Arrhenatherum elatius), particolarmente abbondante in queste formazioni. FASCIA MONTANA Vegetazione forestale notevole escursione altitudinale e alla diversa esposizione dei versanti. Ciò determina una notevole varietà di tipologie nelle formazioni boschive i cui protagonisti sono: nel settore inferiore: il carpino nero, il castagno (Castanea sativa), e la rovere (Quercus petrea); nel settore superiore: il faggio (Fagus sylvatica), il pino silvestre (Pinus sylvestris) el abete rosso (Picea abies). Il carpino nero rappresenta, tra le specie arboree, quella maggiormente diffusa nella fascia basale e in quella montana inferiore. Tuttavia è altrettanto innegabile che salendo di quota, questa specie tenda ad assumere una connotazione più spiccatamente edafoxerofila: le condizioni ambientali in cui si registra la sua massima escursione altitudinale sono infatti i versanti scoscesi prospicienti il lago dove il carpino nero raggiunge senza sforzo i 1200 m di quota e contende il proprio spazio vitale con il faggio. L altro grande protagonista dei boschi Pagina 152 di 231 ALL 01

155 dell Alto Garda è il faggio (Fagus selvatica). Nella fascia montana superiore, gli ampi spazi occupati dalle faggete sono stati in parte sostituiti dall uomo con prati e pascoli, mentre le estensioni residue hanno subito quasi ovunque la ceduazione. Tuttavia il faggio continua a rappresentare l elemento più visibile del paesaggio ed attualmente le faggete cedue si stanno rapidamente trasformando in bellissimi boschi d alto fusto, grazie alla minore richiesta di legna da ardere e agli interventi di diradamento dei polloni effettuati dall Azienda Regionale Foreste Il faggio non sempre è stato il dominatore assoluto dei boschi montani dell Alto Garda; fasi prolungate di clima più secco infatti favorivano l abete bianco (Abies alba). Attualmente, vista la sfumatura oceanica che caratterizza il clima prealpino, l abete bianco è in fase di contrazione, tuttavia maestosi esemplari sono ancora visibili nelle faggete meno disturbate ad esempio nella Val Negrini. Una conifera della fascia montana superiore meglio adattata a superare i climi estremi è il pino silvestre. Quest ultimo forma sui ripidi pendii una rada boscaglia, il cui sottobosco è un denso tappeto erbaceo-arbustivo dominato dall erica (Erica carnea), dal pero corvino (Amelanchier ovalis), dal citiso (Cystius sessilifolius), dalla sesleria comune (Sesleria comunis), dalla carice minore (Carex humilis) e dal ginepro (Juniperus communis). Completano il quadro della vegetazione della fascia montana alcune boscaglie secondarie collegate alle faggete costituite da nocciolo (Coryllus avellana) e da pioppo tremulo (Populus tremula). Talvolta compare anche la betulla (Betulla pendula). Gli ontaneti montani, strutturalmente simili a quelli della fascia basale, si distinguono da questi ultimi per la presena dell ontano bianco (Alnus incana), che salendo di quota tende progressivamente a sostituire l ontano nero (Alnus glutinosa) e il frassino maggiore (Fraxinus excelsior). Queste formazioni si insediano lungo i corsi d acqua, specialmente ove l azione antropica è meno pesante. I saliceti sono formazioni arboreo-arbustive alveali che si rinvengono specialmente al fondo delle valli glaciali sospese, su depositi alluvionali ciottolosi e su pendii umidi e franosi. Le specie di salice rinvenute nei saliceti montani sono numerose (Salix elaegnos, Salix purpurea, Salix caprea, Salix nigricans, Salix alba, Salix apennina, Salix myrsinifolia, Salix appendiculata, Salix cinerea) e non sempre facilmente determinabili. Vegetazione arbustiva Il cotino-amelanchiereto tipico della fascia basale penetra anche nella fascia montana, la quale si differrenzia per la minor presenza di scotano (Cotinus coggygria) e per la presenza di alcune specie erbacee di grande bellezza come la cerretta (Serratula tinctoria), il giglio rosso (Lilium bulbiferum) e alcune orchidee (Orchis mascula, Orchis provincialis, Orchis militaris). In aggiunta al cotino-amelanchiereto possono essere distinti altri due arbusteti a pero corvino: il citiso-amelanchiereto ed il cotoneastro-amelanchiereto. Il citisoamelanchiereto, come arbusteto primario, colonizza pendii assolati molto scoscesi, dove neppure le boscaglie di pino silvestre riescono ad insediarsi. E caratterizzato dalla presenza di citiso a foglie sessili (Cytisus sessilifolius), cotognastro bianco (Cotoneaster tomentousus) e viburno (Viburnum lantana). Il cotoneastro-amelanchiereto è dinamicamente collegato alla faggeta. Esso trova pertanto la sua massima espressione nella fascia montana superiore. Pur essendo Pagina 153 di 231 ALL 01

156 abbastanza simile al citiso-amelanchiereto, si può facilmente riconoscere da questo per la presenza di specie subalpine, quali il ginepro nano (Juniperus nana), il pino mugo (Pinus mugo), il sorbo alpino (Sorbus chamaemespilus), la clematide alpina (Clematis alpina) e l uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi). Vegetazione erbacea Analogamente a quanto accadeva nella fascia basale, le comunità erbacee più diffuse nella fascia montana si possono ascrivere a due categorie: quella dei prati pingui e quella dei prati magri. Prestando attenzione alle variazioni floristiche è possibile distinguere due categorie di brometi montani: uno legato alla fascia montana inferiore, l altro a quella superiore. Nella fascia montana inferiore divengono frequenti, nei brometi, l erica (Erica carnea), la biscutella (Biscutella levigata), la vedovella celeste (Globularia cordifolia), il trifoglino legnoso (Dorycnium pentaphyllum), la linaiola comune (Thesium linophyllon), l euforbia verrucosa (Euphorbia verrucosa) e il cardo dentellato (Cardus defloratus). Salendo di quota, i bromati montani si arricchiscono inoltre di paleo rupestre (Brachypodium rupestre), paleo alpino (Koeleria pyramidata), trifoglio montano (Trifolium montanum), lino celeste (Linum alpinum) e di alcune orchideee montane. Alcune zone meglio conservate e presumibilmente almeno in passato trattate regolarmente a sfalcio conservano una vegetazione riferibile al triseteto; in altre è riconoscibile una prateria ad agrostis e scorzonera. FASCIA CULMINALE Vegetazione arbustiva I protagonisti della vegetazione arbustiva culminale sono il pino mugo (Pinus mugo), l erica, il ginepro nano (Juniperus nana), i rododendri (Rhododendron hirsutum e Rhododendron ferrugineum), la ginestra stellata (Genista radiata), l ontano verde (Alnus alnobetula) ed alcuni salici (Salix glabra e Salix appendiculata). Gran parte degli arbusteti subalpini hanno avuto origine dall abbandono della pratica dell alpeggio, che ha consentito la ripresa dei cespuglieti ad erica e rododendro irsuto, tra i quali si rinvengono anche altri piccoli arbusti quali il sorbo alpino (Sorbus chamaemespilus), la cornetta sguainata (Coronilla vaginalis). Un altro tipo di cespuglieto è dominato dalla ginestra stellata che sostituisce quelli ad erica e a rododendro irsuto su pendii più ripidi e soleggiati. Ove l acclività lo permette si assiste all insediamentio del pino mugo. Il progressivo accumulo dei suoi aghi al suolo, crea col tempo uno spesso strato di humus soffice, di colore nerastro, ricco di materiale indecomposto per via delle sostanze resinose prodotte dai pini, che rallentano notevolmente l attività microbica. L humus che si accumula sotto i pini è di tipo acido e pertanto, con il tempo, la mugheta tende a cambiare fisionomia, a causa della comparsa di specie acidofile, quali il rododendro rosso (Rhododendron ferrugineum), il ginepro nano, la cannella delle abetine (Calamagrostis villosa) e i mirtilli (Vaccinium vitisideaea e Pagina 154 di 231 ALL 01

157 Vaccinium myrtillus). Talvolta nelle mughete, o addirittura nei cespuglieti ad erica e rododendro irsuto, può fare la sua comparsa il larice (Larix decidua), che in queste zone è presente allo stato spontaneo in esemplari isolati, come lungo alcuni tratti della catena Tombea-Caplone- Tremalzo. Gli avvallamenti ed i pendii molto umidi, con suoli colluviali, sono colonizzati da un altra comunità arbustiva, dominata dall ontano verde. In ambienti detritici, soprattutto nelle fasi della colonizzazione, negli arbusteti ad ontano verde possono abbondare anche alcuni salici (Salix glabra e Salix appendiculata). Le praterie di maggior quota rappresentano formazioni di tipo originario e sono poste di norma oltre il limite superiore di diffusione della vegetazione arborea. Discendono inoltre nel piano montano in zone semirupestri, inadatte alla vegetazione arboreoarbustiva. Le prime zolle erbacee pioniere e discontinue sono da attribuirsi al firmeto, una fitocenosi alpina e tipica di quote superiori a quelle raggiunte dalle montagne in questione. La presenza di Carex firma in zone sommitali o di cresta, al di sopra dei m di quota, deve quindi presumibilmente essere interpretata come relitta. Una diffusione ben più ampia ha invece il seslerieto: una prateria continua che ricopre le pendici stabili a partire dalle quote più elevate e che a quote progressivamente inferiori trapassa con continuità alle praterie montane magre (con il termine seslerieto s.l., si sono indicati questi abbassamenti del seslerieto nel piano montano conseguenti all esercizio del pascolo). Nel quadro appena delineato un ruolo particolarmente importante spetta alle praterie a festuca alpestre che formano una caratteristica prateria a grandi cespi bluastri e pungenti, localizzata anche a quote non elevate, ma sempre a contatto con affioramenti rocciosi in situazioni di cengia o di pendio ripido-esposto-soleggiato. Nell orizzonte culminale, i pascoli pingui adiacenti alle malghe sono caratterizzati dalla presenza di poa alpina, fleolo alpino etc. Inoltre, in funzione della micro-morfologia locale, entro la prateria fertile, si stabilisce un mosaico di aree a nardeto con cotico erboso sovrapascolato (suolo acidificato ed impoverito; fertilizzazioni insufficienti) alternate a zone di accumulo della fertilità, con vegetazione nitrofila. Pagina 155 di 231 ALL 01

158 Fauna Fonte: Studio per la valutazione di incidenza ambientale Dot. Forestale Nicola Gallinaro La fauna presente nel territorio di Tremosine è varia e di notevole interesse. Infatti, grazie alla morfologia del territorio particolarmente movimentata e ad un notevole gradiente altitudinale, è possibile incontrare elementi tipici della fauna boreale-alpina come i Tetraonidi e le Civette, nana e capogrosso, che si sono insediati a breve distanza da specie più termofile, se non tipicamente mediterranee, come il Biancone, l Occhiocotto e la Bigia padovana. Tra le presenze faunistiche di maggiore rilevanza presenti citiamo lo Stambecco (Capra ibex). Il ritorno in massa di questo ungulato è un evento relativamente recente, essendo il risultato di interventi di reintroduzione. Rivestono particolare interesse il Capriolo (Capreolus capreolus), il Cervo (Cervus elaphus) ed il Camoscio (Rupicapra rubicapra) che, nell ultimo decennio, hanno subito un costante incremento numerico, sicuramente favorito dall istituzione di molte zone a divieto di caccia. Presenza gradita solo a livello venatorio è quella del Cinghiale (Sus scrofa), in crescente espansione numerica e territoriale mentre inusuale è la comparsa del Muflone (Ovis musimon), specie alloctona. Sono inoltre presenti varie specie di Carnivori di media e piccola taglia, il cui status, distribuzione ed ecologia, risultano però poco conosciuti. Sicuramente presenti e ben distribuiti sono la Volpe (Vulpes vulpes), la Faina (Martes foina) ed il Tasso (Meles meles); probabilmente anche la Donnola (Mustela nivalis) è localmente abbondante, mentre più localizzati risultano la Martora (Martes martes) e, soprattutto, l'ermellino (Mustela erminea). Un carnivoro il cui status attuale è completamente da ridefinire è la Puzzola (Mustela putorius), che predilige i boschi e le zone umide, anche in prossimità degli abitati. Merita inolre segnalare la presenza di numerosi chirotteri, tra cui il Pipistrello di Savi, il Vespertilio mustacchino, il Pipistrello albolimbato, il Pipistrello di Nathusius, il Pipistrello nano e il Molosso di Cestoni. Gli ambienti di forra, le fessure tra le pareti rocciose, rappresentano per questi animali importanti zone di rifugio e riparo. Il loro monitoraggio è molto importante visto il lento declino della specie attualmente in atto. Il quadro dell avifauna è anch esso particolarmente ricco. Tra gli uccelli nidificanti è doveroso segnalare la presenza di rapaci rari o poco comuni quali il Biancone (Circaetus gallicus), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il Gufo reale (Bubo bubo), la Civetta nana (Glacidium passerinum) e la Civetta capogrosso (Aegolius funereus). La popolazione di Aquila reale (Aquila chrysaetos) ha evidenziato negli ultimi vent anni un deciso incremento, quale conseguenza del parallelo aumento delle popolazioni di alcune sue prede come il Camoscio. Di rilevante importanza sarebbe poi il ritorno del Gipeto (Gypaetus barbatus), vista la buona presenza di dirupi montani che la specie predilige. Notevole interesse riveste infine la presenza Pagina 156 di 231 ALL 01

159 del Gallo cedrone (Tetrao urogallus), della Conturnice alpina (Alectoris graeca saxatilis), del Francolino di monte (Bonasa bonasia) che frequenta i boschi misti e di conifere con ricco sottobosco, tra i 600 e i 1800 m di quota, e del Fagiano di monte (Tetrao tetrix). Tra gli altri uccelli che si possono incontrare nel Parco ricordiamo anche il Falco pecchiaiolo, l Astore, lo Sparviero, il Nibbio bruno, il Picchio verde, il Picchio nero, il Picchio rosso maggiore, il Prispolone, la Ballerina gialla, la Ballerina bianca, la Nocciolaia, la Cornacchia nera, il Merlo acquaiolo, lo Scricciolo, la Passera scopaiola, la Passera d'italia, il Regolo, il Fiorrancino, lo Stiaccino, il Pettirosso, la Cesena, il Tordo, la Tordela, il Codibugnolo, la Cincia bigia alpestre, la Cincia dal ciuffo, la Cincia mora, il Rampichino alpestre, il Crociere, il Ciuffolotto, lo Zigolo muciatto, la Poiana, il Biancone, il Pellegrino, il Gheppio, la Coturnice, la Beccaccia, il Colombaccio, la Colombella, la Tortora, il Cuculo, il Gufo comune, l Assiolo, l Allocco, il Barbagianni, il Succiacapre, il Rondone maggiore, l Upupa, il Torcicollo, la Rondine montana, il Balestruccio, la Tottavilla, l Averla piccola, la Ghiandaia, la Taccola, la Cornacchia grigia, il Beccofrusone, la Balia nera, la Balia dal collare, il Pigliamosche, il Canapino maggiore, la Bigia padovana, la Bigia grossa, il Beccafico, la Capinera, la Sterpazzola, la Bigiarella, il Luì grosso, il Luì piccolo, il Luì bianco, il Luì verde, il Saltimpalo, la Monachella, il Passero solitario, il Codirosso, l Usignolo, il Merlo, la Cincia bigia, la Cinciarella, il Picchio muratore, il Rampichino, il Fringuello, la Peppola, il Venturose, il Verzellino, il Verdone, il Lucherino, il Cardellino, il Fanello, il Frosone, lo Zigolo giallo, l Ortolano, lo Zigolo nero, il Corvo imperiale, il Gabbiano reale. Nel territorio sono presenti diverse specie di anfibi e rettili, tra cui la Salamandra pezzata, il Tritone punteggiato, il Rospo comune, il Rospo smeraldino, la Raganella italiana, la Rana agile, la Rana verde, la Rana temporaria, l Ululone dal ventre giallo, il Ramarro occidentale, la Lucertola vivipara, l Orbettino, la Natrice dal collare, la Natrice tassellata, il Biacco, il Saettone comune, il Colubro liscio e la Vipera comune. Infine si segnala la presenza del Gambero d acqua dolce (Austropotamobius pallipes), crostaceo inserito come specie vulnerabile nella lista rossa dello IUCN, la cui popolazione, grazie al progetto LIFE di Riqualificazione della biocenosi in Val Vestino - Corno della Marogna coordinato dall ERSAF, mostra interessanti segnali di ripresa. Pagina 157 di 231 ALL 01

160 8. Sistema insediativo urbano Osservare Tremosine e il suo territorio pone una serie di questioni rilevanti al fine di delineare campi e obiettivi specifici rispetto ai mutati rapporti che intercorrono tra fatti fisici, soggetti sociali e sistema economico, ma anche rispetto ad altri saperi che si applicano allo studio dei fenomeni urbani e alle trasformazioni del territorio. 8.1.Inquadramento demografico Prima di descrivere le caratteristiche socio demografiche del comune di Tremosine, si ritiene utile descrivere quelle che sono le tendenze a livello nazionale, e che poi si ritrovano anche a livello regionale e provinciale. A livello nazionale si possono individuare le seguenti caratteristiche demografiche: - crescita della popolazione nulla, e addirittura da qualche anno negativa, solo in parte controbilanciata dall aumento della popolazione straniera; - il costante declino delle nascite (che perdura ormai da quarant anni), ha prodotto profondi cambiamenti nella struttura per età della popolazione, la quale, anche grazie ad un allungamento considerevole della speranza di vita alla nascita, è oggi contraddistinta da un avanzato processo di invecchiamento; - profondi cambiamenti nei processi di formazione, composizione e dissoluzione dei legami familiari, con conseguente ramificazione delle forme di vita familiare - crescita costante degli immigrati. Al fine di capire e analizzare le trasformazioni insediative ed occupazionali del comune di Tremosine è avviata un indagine dei dati intercensuari relativi alle dinamiche demografiche e socioeconomiche. Tale analisi è stata effettuata attraverso i dati forniti dal Censimento generale della popolazione elaborati dall Istat. Ciò che è importante sottolineare è il fatto che la raccolta dei dati intercensuari non si è esaurita nella sola lettura degli andamenti riscontrati nel comune di Tremosine, ma esplora le trasformazioni socio-economiche di un ambito più vasto che comprende i comuni limitrofi facente parte della comunità montana(salò, Gardone Riviera, Toscolano Maderno, Gargnano, Tignale, Limone sul Garda, Valvestino e Magasa) e confrontandoli anche con i quantitativi totali degli altri comuni del SUS n 6 Garda Bresciano (Limone Sul Garda, Tignale, Magasa, Gargnano, Valvestino, Toscolano Maderno, Gardone Riviera, Salò, San Felice del Benaco, Puegnago del Pagina 158 di 231 ALL 01

161 Garda, Muscoline, Polpenazze, Manerba del Garda, Moniga, Soiano del Lago, Calvagese, Prevalle, Bedizzole, Padenghe sul Garda, Lonato, Desenzano del Garda, Pozzolengo, Sirmione,) Questa scelta di lavoro ha come scopo quello di inquadrare le proposte progettuali sul comune di Tremosine nell ambito di un più ampio spettro di potenzialità Popolazione Le dinamiche demografiche intercensuarie di Tremosine, come si può osservare nei grafici, hanno avuto un andamento molto irregolare, si evidenziano in particolare una forte depressione a partire dagli anni venti sino a raggiungere il minimo storico negli anni ottanta ed, un interessante aumento di popolazione a partire dagli anni novanta sino ad oggi Serie storica del numero di residenti per comune appartenente al SUS 6 Pagina 159 di 231 ALL 01

162 L andamento della popolazione residente in Tremosine risulta essere in crescita nell ultimo decennio. di 221 abitanti Per quanto riguarda i comuni del SUS n 6 Garda bresciano, si ha avuto in generale un costante aumento nel tempo della popolazione residente, scendendo nella specifica analisi per comune si può notare come l andamento dei singoli comuni si differenzi tra comune e comune. Si evidenzia in particolar modo la variazione degli abitanti negativa per quanto riguarda l ultimo trentennio dei comuni di Magasa con un -55,81%, Valvestino con il -57,03% e, Gargano con -7,69%, tra l alto questi comuni con forte decrescita risultano essere molto vicini a Tremosine. La Variazione dei residenti nel SUS 6 risulta essere molto positivo nell ultimo decennio per quasi tutti i comuni fatta eccezione per Magasa e Tignale Nel Complesso Il SUS 6 evidenzia una continua crescita di abitanti residenti Pagina 160 di 231 ALL 01

163 Famiglie Per quanto riguarda la struttura della famiglia, il numero delle famiglie residenti dal 2000 al 2010 è cresciuto come evidenziato dai grafici sotto riportati. Tremosine che si attestava a 851 nuclei familiari nell anno 2000 è aumentato in dieci anni di 106 unità con una crescita pari a + 16%. La crescita dei nuclei famigliari viene confermata anche negli altri comuni del SUS 6 Garda Bresciano, unici comuni in calo risultano essere qualli di Tignale e Magasa. Rispetto alla composizione dei nuclei familiari, il dato che emerge preponderante al 2010 riguarda la diminuzione progressiva del numero di componenti delle famiglie. Il numero medio dei componenti delle famiglie si è lievemente abbassato dal 2000 al D altro canto, si registra una forte presenza delle famiglie monofamigliari e bifamigliari che hanno contribuito ad aumentare il peso famigliare dell ultimo decennio. Risulta quindi che più della metà delle famiglie è costituita da uno o due componenti, probabilmente in crescita non solo per la formazione di nuovi nuclei giovani, ma piuttosto per il progressivo invecchiamento della popolazione e dunque per l aumento di nuclei costituiti da anziani soli, dato confermato anche dall indice di vecchiaia. Serie storica del numero di famiglie anagrafiche per comune appartenente al SUS 6 Pagina 161 di 231 ALL 01

164 L ncremento dei nuclei famigliari risulta essere del + 12,.46% L andamento dei nuclei famigliari risulta essere altalenante ma con una variazione costante tra il -1% al + 2% Pagina 162 di 231 ALL 01

165 Il flusso turistico e le strutture ricettive IL FLUSSO TURISTICO Il rilevamento del movimento dei clienti nelle strutture ricettive si basa sulle dichiarazioni dei titolari degli esercizi, che sono tenuti a trasmettere i dati sull attrezzatura e le comunicazioni giornaliere concernenti il numero e la nazionalità dei clienti arrivati, partiti e le relative giornate di presenza. I dati vengono poi riepilogati dall A.P.T. e trasmesse all ISTAT per le elaborazioni successive. Del turismo ciò che costituisce oggetto del rilevamento: - l arrivo del cliente nella struttura ricettiva, ossia la singola richiesta di alloggio nell esercizio; - la partenza che si rileva tutte le volte che un cliente lascia l esercizio; - la presenza ossia il singolo pernottamento effettuato dal cliente nella struttura ricettiva in pratica numero di tariffe giornaliere pagate dal cliente; - la provenienza del cliente, indicata dalla provincia di residenza per i clienti nazionali e dal paese estero per il cliente straniero. I dati analizzati hanno origine dalle indagini statistiche della Lombardia, consultabili sul sito dell Istat, purtroppo è stato possibili analizzare solo il periodo tra il 2002 ed il Analisi delle Presenze Le presenze turistiche rappresentano la misura del numero complessivo di notti spese nella località turistica. I risultati ottenuti sulle presenze sono molto positivi riguardo il comune di Tremosine, il grafico evidenzia una crescita di presenze del 3,30% al passo con la crescita delle presenze rilevate su tutta la regione paria al 3,61%. Negativi risultano i dati della provincia 2,35 e del SUS 6 e quindi la sponda del Garda bresciano con 1,47% Pagina 163 di 231 ALL 01

166 Entrando nello specifico del comune di Tremosine per quanto riguarda le presenze si ha avuto una leggera flessione negativa nel 2003 ed un costante aumento di presenze nel 2004 e 2005 Per quanto riguarda la composizione delle presenze risulta essere costante durante il periodo analizzato, Tremosine risulta avere un turismo di soggiorno prevalentemente straniero con il 93% dei soggiorni appartenenti agli stessi, anche il SUS 6 ovvero il Garda Bresciano si caratterizza come turismo straniero (di media 69%) anche se meno fortemente rispetto a Tremosine. In ultimo per le analisi delle presenze si è analizzata la loro distribuzione nelle strutture alberghiere e complementari. Pagina 164 di 231 ALL 01

167 Per struttura alberghiera (ai sensi della l.r.n 15 del 16/07/2007) si intende esercizi ricettivi aperti al pubblico, a gestione unitaria, che forniscono alloggio, eventualmente vitto ed altri servizi accessori, in camere ubicate in uno o più stabili o in parte di stabile, esempi di struttura alberghiera sono: (Alberghi,Residenza Turistica. Alberghiera-RTA, Motel, Villaggio Albergo, Albergo meublè o garnì, Albergo - Dimora storica, Albergo centro benessere, Albergo diffuso). Le strutture complementari o non alberghiere sono ( Case per ferie,ostelli per la gioventù, Case e appartamenti per vacanze, Rifugi alpini e rifugi escursionistici, Bivacchi fissi, Villaggi turistici, Campeggi, Aree di sosta). A livello generale, le presenze prediligono il soggiorno in strutture alberghiere a tutti i livelli analizzati,dall analisi emerge inoltre una leggera flessione negativa delle strutture complementari confermando sempre più la tendenza ad un turismo alberghiero. Analisi degli arrivi Gli arrivi rappresentano il numero di persone (non di notti) arrivate nelle località turistiche I risultati ottenuti sugli arrivi non sono positivi riguardo il comune di Tremosine, il grafico evidenzia una decrescita degli arrivi del -2,06% in controtendenza con la crescita degli arrivi Pagina 165 di 231 ALL 01

168 rilevate su tutta la regione pari a al 13,79%, la provincia che cresce del 6,13% ed infine del SUS 6 che cresce del 8,82% Tuttavia anche se il Bilancio sugli arrivi risulta essere negativo, analizzando l andamento degli arrivi la tendenza sembra essere in crescita. CONCLUSIONI SUI FLUSSI TURISTICI Dalle analisi effettuate sugli arrivi e le presenze emerge che il turismo di Tremosine risulta essere un turismo straniero, quindi fortemente legato all economia estera. I turisti di Tremosine prediligono soggiorni più lunghi rispetto alla toccata e fuga e di conseguenza c è un maggiore utilizzo delle strutture alberghiere. A livello generale il turismo risulta essere in crescita in controtendenza rispetto alla sponda Bresciana del Lago di Garda. Pagina 166 di 231 ALL 01

169 LE STRUTTURE RICETTIVE Prima di analizzare nello specifico l offerta delle strutture ricettive del comune di Tremosine di seguito illustreremo l andamento del decennio della crescita delle strutture ricettive. In Lombardia, Provincia di Brescia ed Infine SUS N 6 (Garda Bresciano) Come si può vedere nel grafico che segue, la Provincia di Brescia ma in particolare la sponda del Garda Bresciano ha avuto una notevole crescita dei numeri di attività ricettive addirittura 7 volte la crescita media della regione Lombardia, anche Tremosine è cresciuta nell ultimo decennio anche se con un volume decisamente inferiore rispetto ai comuni del Garda bresciano, gli esercizi ricettivi sono aumentati del 17% passando da 18 a 21 strutture alberghiere. Raffrontando il Grafico della crescia delle strutture ricettive con quelli dei posti letto e delle camere si può osservare come Tremosine si allineii con la crescita del SUS, questo significa che le strutture ricettive insediate sono si solo 4 ma risultano essere di notevoli dimensioni avendo apportato la crescita dei posti letto a + 72% w +61% di posti letto. OFFERTA ALBERGHIERA La dotazione ricettiva delle strutture alberghiere (dato aggiornato al ) di Tremosine consiste in 21 strutture di cui 2 a quattro stelle, 13 a tre stelle, 1 a due stelle, 1 a una stella e 4 residenze turistico alberghiere,, per un totale di 763 camere con un totale di 1508 posti letto distribuiti come nella tabella che segue. Pagina 167 di 231 ALL 01

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171 OFFERTA EXTRALBERGHIERA La dotazione ricettiva delle strutture extralberghiere (dato aggiornato al ) di Tremosine consiste in 16 strutture di cui 12 alloggi in affitto, 13 alloggi agrituristici, un Bed & Breakfast, per un totale di 405 posti letto distribuiti come nella tabella che segue. TASSO DI RIEMPIMENTO Il Tasso di riempimento è una misura di capacità di soddisfare la domanda turistica da parte delle strutture ricettive e si ottiene facendo il rapporto tra le presenze totali e la capacità ricettiva (n di posti letto per periodo di tempo analizzato). L analisi in questione ha preso l arco temporale che và da Maggio a Settembre (153 giorni) essendo questo il periodo di principale flusso turistico, del 2005 (ultimo dato ISTAT utilizzabile), e ha coinvolto i comuni più vicini a Tremosine nonché il SUS N 6 Garda Bresciano. Dall analisi emerge che in generale la capacità ricettiva degli esercizi alberghieri su tutti i comuni interessati risulta essere al limite poiché i tassi di riempimento risultano essere vicini al livello di saturazione dei posti letto disponibili. Differente è la situazione degli esercizi extralberghieri, infatti ad eccezione di Tremosine che ha un indice di saturazione pari al 79% quindi mediamente Pagina 169 di 231 ALL 01

172 alto i comuni analizzati hanno posto sufficiente per sostenere un potenziale incremento turistico. Considerando che il numero di presenze totali risulta essere in aumento è auspicabile che il comune di Tremosine prenda in considerazione di adottare politiche di rafforzamento della struttura ricettiva in primis alberghiera ma anche quella extralberghiera onde evitare la perdita di un occasione di potenziamento economico ed un affermazione della sua inportanza turistica nella zona dell alto Garda Le attività produttive Come è possibile dedurre dalle tabella e grafici seguenti, il sistema produttivo a Tremosine risulta essere in termini quantitativi di imprese il 2% dell intero SUS n 6 con 263 Imprese attive nell anno Pagina 170 di 231 ALL 01

173 Entrando nello specifico è possibile delineare la composizione del sistema produttivo di Tremosine, A esclusione del settore turistico ricettivo,il settore economico di maggiore entità risulta essere il settore agricoltura, silvicoltura e pesca con il 24,33% delle imprese totali, il secondo settore è quello delle costruzioni con il 19,77%, di seguito si posizionano il commercio all ingrosso ed al dettaglio con il 15,59%; Amministrazione pubblica e difesa;assicurazione sociale 16,35%; Attività Manifatturiere 6,46%; attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 4,94%. Confrontando i dati relativi alla composizione delle strutture produttive rispetto al SUS 6, Provincia di Brescia e Regione Lombardia emerge che l agricoltura risulta occupare un importanza maggiore a Tremosine rispetto agli altri sistemi analizzati rappresentando il 24,33% delle imprese totali attive rispetto al 12,35% di media del SUS n 6 10,05% della provincia ed il 6,27% della regione Lombardia. Pagina 171 di 231 ALL 01

174 Per quanto riguarda la crescita del numero di attività produttive,tremosine risulta essere in linea con la crescita globale del volume di attività del SUS n 6 con una crescita del 14,83% tra l altro la crescita risulta essere di lunga maggiore rispetto alla media Lombarda. Pagina 172 di 231 ALL 01

175 Nel grafico sottostante si mettono in evidenza la crescita del numero di attività produttive per sezione di attività economica, al primo posto troviamo il settore delle costruzioni con + 26,92% (da 38 a 52 attività), al secondo posto alberghi e ristoranti con +16,28% (da 36 a 43 attività) al terzo posto altri servizi pubblici sociali e personali con + 12,50% (da 7 a 8 attività), al quarto posto attività immobiliari noleggio informatica e ricerca con il 7,69% (da 12 a 13 attività), al quinto posto commercio al ingrosso con 7,32% (da 38 a 41 attività), al sesto posto con il 4,69% è il settore dell agricoltura ( da 61 a 64 attività). Unito settore in perdita con il -33,33% è l attività di Trasporti magazzinaggio e comunicazione che passa da 8 attività a 6. Pagina 173 di 231 ALL 01

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177 8.2. Stato di attuazione della pianificazione vigente e consumo di suolo. Prima di analizzare lo stato d attuazione del PRG vigente, si rende necessaria una breve descrizione sulla struttura e sulle quantità previste dal Piano. Caratteristica del PRG è quella di impegnare aree di notevoli dimensioni con volumetrie definite anche di piccole entità; se da un lato questo produce un carico insediativo controllato in quanto non legato all indice assegnato, dall altro consuma suolo in misura superiore rispetto a quello realmente necessario, sottraendo di conseguenza suolo al territorio rurale. Molte delle previsioni del PRG, ricomprendendo vaste porzioni di aree boscate che risultano ad oggi potenzialmente trasformabili. Una delle strategie principali che il PGT perseguirà sarà il mettere in campo azioni finalizzate allo stralcio di aree impegnate, ma che presentano caratteristiche ambientali, paesistiche e/o morfologiche inadeguate per l edificazioni, senza comunque precludere le quantità edificatorie pre-assegnate. Attraverso la riperimetrazione degli ambiti con una coerenziazione rispetto l uso del suolo effettuato anche grazie all ausilio della foto-interpretazione, nonché di rilievi effettuati sul suolo si potrà ridurre considerevolmente suolo impegnato per future trasformazioni, al fine del raggiungimento di un ulteriore obiettivo per rendere coerente con i principi del PTR, nonché di sostenibilità complessiva del Piano. l estratto sotto riportato evidenzia le previsioni da PRG non attuate, è utile far emergere delle considerazioni rispetto alle macro previsioni previste dal piano vigente e non attuate quali i progetti speciali con destinazione a servizio pubblico che risultano impegnare superfici considerevoli: SP 1 Progetto speciale Vesio Villa. Progetto speciale Centro Fiera. SP 3 Golf. Progetto speciale Bondo. Pagina 175 di 231 ALL 01

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179 Calcolo dello stato di attuazione della pianificazione vigente Pagina 177 di 231 ALL 01

180 Premessa Nell analisi dello stato di attuazione del PRG e nel consumo di suolo, non sono state considerati i tre progetti speciali (Progetto speciale centro fiera, Progetto speciale Golf e Progetto speciale Bondo) ad oggi non attuati, poiché aree molto vaste e quindi con impegno di suolo considerevole ma con indici edificabili molto bassi. Si anticipa preliminarmente che la strategia del PGT ad esclusione della previsione del Golf ritenuta strategia propositiva per lo sviluppo turistico di Tremosine che verrà riconfermato, sarà quella di non confermare o ricalibrare i progetti speciali poiché considerati non sostenibili e non strategici rispetto alle tendenze socio economiche odierne, con una riperimetrazione dell ambito al fine di ridurre il suolo impegnato in coerenza con i principi di razionalizzazione del consumo di suolo. Dall analisi effettuata sullo stato di attuazione della pianificazione vigente composto come nel grafico seguente l uso di suolo dell urbanizzato. oggi risulta cosi Il PRG vigente non risulta del tutto attuato, infatti vi è una rimanenza pari al 28% del territorio urbanizzabile del PRG, questo dato rilevante è frutto di un esigua assegnazione di volume edificabile a vasti appezzamenti di terreno, che a fatto si che poche aree non attuate forniscano una dato rilevante nel consumo di suolo. E fatto obbiettivo del nuovo PGT ridurre la superficie di dette previsioni stralciando le aree sensibili boscate che non saranno interessate dall edificazione assegnando di conseguenza una volumetria sostenibile rispetto alla sensibilità del luogo minimizzando il consumo di suolo. Pagina 178 di 231 ALL 01

181 Gli indicatori relativi al consumo di suolo di Tremosine evidenziano che il territorio comunale copre una superficie di 72,39 kmq circa, la superficie urbanizzata attualmente attuata si sviluppa su circa 1,97 kmq; considerando il suolo ancora non attuato dalle previsioni di piano, risulta una quantità residua pari a circa 0,76kmq, con destinazioni d uso come da tabella seguente. + Pagina 179 di 231 ALL 01

182 Consumo di suolo ai sensi dell art. 141 del PTCP Premesso che per domanda endogena, o locale, si intende la domanda di nuovi suoli da urbanizzare conseguente alla variazione del numero di famiglie dovuta a due fattori: il saldo naturale e la dimensione media delle famiglie (componenti per famiglia), ipotizzando che non vi siano scambi con l esterno. Pagina 180 di 231 ALL 01

183 E per domanda esogena si intende la semplice differenza fra la domanda totale e quella endogena. Come evidenziato dai calcoli del consumo di suolo effettuati con riferimento all art.141 delle NTA del PTCP, la tabella mostra come il PRG vigente abbia già urbanizzato mq e abbia impegnato suolo per con una quantità complessiva di mq. Ai sensi dell art.141 del PTCP, il suolo potenziale risulta essere invece di ,61 mq, considerando la media del SUS di appartenenza. Risulta quindi un in esubero rispetto al PRG vigente pari a mq.da SUS. Attraverso azioni di Piano che il PGT metterà in campo, si cercherà di limitare il consumo di suolo Progetti in corso d opera Fonte: SILVIA Sistema Informativo Lombardo per la Valutazione di Impatto Ambientale Sul territorio di Tremosine si rilevano i seguenti progetti in fase di attuazione: Porto turistico in Campione del Garda Il progetto consiste nella realizzazione di una darsena, atta allo stazionamento dei natanti, che prevede necessariamente la costruzione di un'opera che limiti la propagazione del moto ondoso proveniente dal largo al fne di evitare vari fenomeni di agitazione interna. Realizzazione impianto di depurazione a servizio dei comuni di Limone Sul Garda e Tremosine (ad oggi terminato) Nuovo impianto di depurazione delle acque, a servizio dei comuni di Limine sul Garda e Tremosine. La potenzialità è di abitanti equivalenti, tenendo conto della elevata fluttuazione dei carichi legata al flusso turistico. Progetto relativo alla SS45 bis Gardesana occidentale Tronco Salò Confine Compartimentale. Lavori di costruzione di una galleria paramassi al Km Il progetto riguarda la costruzione di una galleria artificiale della lunghezza di 160 m in fregio alla sponda lombarda del Lago di Garda, sopra un tratto della SS45.bis compreso tra due gallerie esistenti. Pagina 181 di 231 ALL 01

184 8.3. Il sistema della mobilità e del trasporto pubblico La Mobilità Il quadro del sistema della mobilità riferito al Comune di Tremosine analizza lo stato di fatto della rete viabilistica e le proposte progettuali per l integrazione ed il miglioramento della stessa in relazione soprattutto alle scelte insediative, dimensionali e funzionali, operate dal P.R.G. Pagina 182 di 231 ALL 01

185 Accanto ad una struttura viaria storica consolidata che si appoggia sulle strade provinciali sp 38 e sp 115 direttrici di sviluppo locale a servizio delle numerose frazioni. La strada statale ss45 bis, gardesana occidentale, proveniente da Garniano, entra nel territorio di Tremosine attraverso le gallerie che conducono alla frazione di Campione sul Garda,la strada costeggiando le sponde del lago prosegue attraverso le gallerie verso il comune di Limone sul Garda. Per poter raggiungere l altopiano di Tremosine si deve percorrere la SP 38 che collega non senza difficoltà le frazioni del comune. Le fazioni localizzate a nord, Bassanega e Voltino sono raggiungibili, percorrendo la SP 115 che porta nel comune confinate di Limone sul Garda I collegamenti tra le frazioni denotano delle problematicità soprattutto derivanti dalla morfologia, maggiormente percepibili nei periodi estivi di maggiore flusso turistico. Il quadro del sistema della mobilità riferito al Comune di Tremosine sintetizzato nell estratto di sopra riportato evidenzia una struttura viaria consolidata, articolata in strade di differente natura e tipologia. Il sistema della viabilità è stato così distinto: - Sistema della mobilità veloce - Sistema della mobilità lenta Percorsi di fruizione paesistica. Attraverso la lettura delle condizioni rilevate per il sistema della mobilità è possibile riconoscere la rete della viabilità e la relativa gerarchia. Numerose sono le possibili chiavi di gerarchizzazione: a seconda della dimensione delle strade e delle sue caratteristiche fisiche (gerarchizzazione morfologica), della tipologia della strada (gerarchizzazione tipologica), della sua funzione all interno del sistema che serve (gerarchizzazione funzionale). All interno di questo sistema è possibile evidenziare gli assi infrastrutturali che hanno avuto, più di altri, un ruolo decisivo nella definizione del sistema insediativi. Dal Sistema delle connessioni principali si diparte il sistema delle connessioni secondarie che in maniera più puntuale serve l insediamento urbano nelle sue componenti specifiche. Il sistema della mobilità lenta si compone di una serie di piste ciclabili che vanno ad implementare una rete estesa che fa capo alla maglia dei percorsi di fruizione paesistica individuati dallo strumento di governo del territorio provinciale, determinando un importante valore sotto il profilo ambientale e paesaggistico per il Comune. Pagina 183 di 231 ALL 01

186 Il trasporto pubblico Il trasporto pubblico passante per Tremosine è costituito da tre linee su gomma ed una lacuale: Linea su gomma Brescia Garniano-Arco Linea su gomma Desenzano-Riva Linea su gomma a Tremosine Garniano Linea Lacuale Riva del Garda - Desenzano Pagina 184 di 231 ALL 01

187 Le linee Brescia Garniano-Arco e Desenzano-Riva sono passanti per la SS e non proseguono verso le frazioni dell altopiano, e fermano unicamente nella frazione di Campione sul Garda La linea Tremosine Garniano è quella principale che collega tutte le frazioni del comune, si registra la presenza di circa 26 fermate di TPL. Di notevole importanza risulta il porto di Campione del Garda, sarà obiettivo del PGT strutturare un sistema di connessioni pubbliche tra il porto ed il restante territorio comunale creando così le fondamenta per il potenziamento della mobilità sostenibile lacuale (ad oggi poco sfruttata per il comune di Tremosine) permettendo di raggiungere Tremosine in breve tempo da tutti i principali porti gardesani. Pagina 185 di 231 ALL 01

188 8.4. Rifiuti Fonte dati: ARPA Regione Lombardia Per far fronte al continuo aumento di produzione di rifiuti, l Unione Europea ha avviato un processo di modifica della normativa che ha portato alla pubblicazione della Direttiva quadro 2008/98/CE del 19 novembre 2008, sostituendo le precedenti. Nel corso del 2010 è stato avviato l iter di recepimento nella normativa italiana di questa direttiva, con la stesura di un testo di modifica della parte quarta del d.lgs. 152/2006 a cura del Ministero dell Ambiente, in seguito sottoposto all attenzione degli enti e amministrazioni territoriali pubbliche competenti, tra le quali Regioni, Province, Comuni, ARPA, e delle rappresentanze - associazioni e operatori del settore per le opportune osservazioni prima di avviare l iter formale di approvazione. La bozza di recepimento della nuova direttiva rafforza e precisa molti dei concetti che ormai da molti anni sono il cardine delle politiche ambientali in materia di gestione dei rifiuti, come i principi di responsabilità condivisa e di chi inquina paga, che favoriscono forme di riduzione della produzione e massimizzazione del recupero. Tra i punti più controversi e di maggior interesse vi sono diversi aspetti relativi al concetto generale di cosa sia rifiuto e cosa non lo sia: la definizione di sottoprodotto; la definizione di materia seconda e di cessazione della qualifica di rifiuto; i criteri di riutilizzo delle terre e rocce da scavo; la definizione di CDR (combustibile derivato da rifiuto). Di seguito si riportano tabella e estratti cartografici del catasto e osservatorio rifiuti dell ARPA: Dati ed indicatori PRODUZIONE PRO-CAPITE- Anno 2009 (Fonte RIFIUTI URBANI- Provincia di Brescia) Pagina 186 di 231 ALL 01

189 COMUNE DI P Come produzione pro-capite Tremosine Produce 2,470 Kg per abitante uno degli indici più alti della Provincia. Pagina 187 di 231 ALL 01

190 RACCOLTA DIFFERENZIATA- Anno 2009 (Fonte RIFIUTI URBANI- Provincia di Brescia) COMUNE DI La raccolta differenziata si attesta attorno al 32,1% del totale dei rifiuti prodotti positivo rispetto al 1998 dove non veniva ancora effettuata la raccolta differenziata. Si evidenzia che nel comune di Tremosine è presente un isola ecologica nella frazione di Voiandes in via Monsignor Giacomo Zanini, di seguito si riporta un estratto ortofotografico dell isola ecologica. Pagina 188 di 231 ALL 01

191 8.5. Energia. Fonte dati: SiReNa Sistema informativo Regionale Energia Ambiente In coerenza con l'approccio della programmazione energetica regionale e con le linee di indirizzo europee, SIRENA restituisce la base dati per disporre del bilancio energetico locale (relativamente alla domanda di energia suddivisa per settori e vettori) e conoscere le emissioni di gas serra correlate a partire dall'anno 2005 baseline di riferimento. Si rimanda alla lettura della metodologia e della guida alla lettura per maggiori informazioni sui dati disponibili in SIRENA (Sistema informativo Regionale Energia Ambiente). Qui si riportano informazioni che fotografano, con il massimo aggiornamento disponibile, la domanda di energia dei settori su cui può efficacemente operare il Comune, attraverso le sue competenze e le sue funzioni. Le politiche di mitigazione del cambiamento climatico sono principalmente legate all'innovazione tecnologica, così come analizzato nel Piano Tecnologie di Regione Lombardia, ma non devono trascurare lo sforzo che deve essere compiuto nel progressivo cambiamento dei comportamenti (esempi utili sono reperibili nella Guida "Energia in Agenda21"). Serve un approccio complessivo, così come è stato sperimentato nell'esperienza regionale dei "Piani di Azione Locale per Kyoto". Pagina 189 di 231 ALL 01

192 Alcune rapide considerazioni per due settori di maggiore interesse esemplificano questo concetto. Industria diffusa Oltre ai grandi impianti industriali, che sotto l'aspetto delle emissioni di gas serra sono di competenza europea e nazionale (Sistema Emission Trading) e la cui domanda di energia è visibile su Sirena solo a livello provinciale, i territori locali lombardi sono fortemente caratterizzati dal tessuto capillare delle piccole e medie imprese. Questi soggetti sono ad un tempo consumatori di risorse e produttori di competitività, nonché spesso partner o protagonisti di politiche per la sostenibilità. E' il caso del progetto Trend, promosso da Regione Lombardia, con il supporto di Cestec, che stimola ad un approccio fatto di conoscenza (diagnosi energetiche), integrazione delle politiche per l'efficienza (Sistemi di gestione dell'energia) ed incrocio della domanda e dell'offerta di tecnologie e servizi per la sostenibilità. In una logica simile, gli Enti Locali sono fondamentali promotori di alleanze strategiche con il mondo produttivo. Edilizia Ben oltre il 40% dei consumi energetici a livello locale sono assorbiti dagli edifici. Buona parte delle competenze di pianificazione e di regolamentazione a livello comunale possono concretamente agire sul contenimento e la riduzione di questi consumi e delle emissioni di gas serra che generano. I Regolamenti edilizi improntati alla sostenibilità energetica ed ambientale sono ormai in Lombardia una realtà tutt'altro che residuale. La diagnosi energetica e la gestione dell'uso razionale dell'energia rappresentano strumenti molto efficaci per cambiare identità al patrimonio pubblico e privato esistente, migliorando le prestazioni. Ma anche le azioni informative svolgono un ruolo fondamentale, aiutando qualunque tipo di utente ad utilizzare in modo intelligente ed efficiente il proprio ambiente domestico e le tecnologie che lo rendono confortevole. Si riportano di seguito alcuni dati estratti da SIRENA riguardanti la domanda energetica e le emissioni del comune di Tremosine. Domanda di Energia: Sono riportati i consumi energetici finali comunali, suddivisi per i diversi settori d'uso (residenziale, terziario, agricoltura, industria non ETS, trasporti urbani) e per i diversi vettori impiegati (gas naturale, energia elettrica, energia immessa in reti di teleriscaldamento, ecc.), con l'esclusione della produzione di energia elettrica. Pagina 190 di 231 ALL 01

193 I Dati riportati sono riferiti al 2008 e l unità di misura è il TEP (Tonnellata equivalente di Petrolio, indica l energia che si libera dalla combustione di una tonnellata di petrolio). Dai dati sopra riportati si evince che i consumi di energia più utilizzati nel comune di Tremosine sono il gasolio, GPL, biomassa ed energia elettrica. Per quanto riguarda i consumi per settore, è la residenza a consumare maggiore energia. Pagina 191 di 231 ALL 01

194 Emissioni energetiche di CO2eq: Bilancio ambientale comunale in termini di emissioni di gas serra (espresse come CO2 equivalente) connesse agli usi energetici finali. Vengono quindi considerate le emissioni legate ai consumi di energia elettrica e non quelle prodotte dagli impianti di produzione elettrica. Trattandosi dei soli usi energetici, le emissioni non tengono conto di altre fonti emissive (ad es. emissioni da discariche e da allevamenti zootecnici). I dati resi disponibili non costituiscono pertanto una misura delle emissioni di gas serra sul territorio, ma restituiscono una fotografia degli usi energetici finali in termini di CO2eq. I Dati riportati sono riferiti al Dai dati sopra riportati si evince le emissioni di CO2eq nel comune di Tremosine vengono emesse principalmente dalla residenza da energia ricavata da gasolio. Pagina 192 di 231 ALL 01

195 Elettrosmog Fonte dati: Regione Lombardia Il problema dei Campi Elettromagnetici è fortemente sentito come emergenza ambientale? a causa del fatto che Questo tipo di inquinamento non può essere percepito a livello sensoriale, per cui è più facile temerlo come "nemico nascosto"; I suoi meccanismi di interazione con il corpo umano sono complessi e non ancora del tutto noti; Le informazioni sul tema sono vaghe e creano un alone di incertezza sugli effetti. - I campi elettromagnetici Lo spettro elettromagnetico si compone di due tipi principali di onde, a seconda che la loro azione sulla materia consenta o meno la ionizzazione degli atomi: da 0 a 300 GHz: radiazioni non ionizzanti (NIR = Non Ionizing Radiations); oltre 300 GHz: radiazioni ionizzanti (IR = Ionizing Radiations). Le sorgenti di campi elettromagnetici (CEM), possono essere, a loro volta, suddivise in due categorie: sorgenti di campi a frequenza estremamente bassa da 0 a 300 Hz (sorgenti ELF: Extremely Low Frequency), sorgenti di campi ad alta frequenza, che comprendono le radiofrequenze, da 300 Hz a 300 MHz (sorgenti RF) e le microonde, da 300 MHz a 300 GHz (sorgenti MW: MicroWaves). Ai due gruppi di frequenze sono associati diversi meccanismi di interazione con la materia vivente e, conseguentemente, diversi rischi potenziali per la salute umana. I campi ad alta frequenza (RF), infatti, cedono energia ai tessuti sotto forma di riscaldamento, mentre i campi a bassa frequenza (ELF) inducono delle correnti nel corpo umano. - Campi elettromagnetici ELF Negli ambienti di vita e di lavoro, tutti gli apparecchi alimentati con l energia elettrica sono sorgenti di campi elettrici e magnetici ELF. Il campo elettrico è sempre presente negli ambienti domestici, indipendentemente dal funzionamento degli elettrodomestici. Il campo magnetico invece si produce solamente quando gli apparecchi vengono messi in funzione ed in essi circola corrente. A differenza che per le Pagina 193 di 231 ALL 01

196 radiofrequenze, gli studi sugli effetti dell esposizione a campi ELF hanno avuto uno sviluppo notevole, particolarmente negli ultimi anni. Le evidenze scientifiche attualmente disponibili, e che hanno un peso dal punto di vista di sanità pubblica, riguardano soprattutto un possibile incremento del rischio di leucemia infantile, in relazione all esposizione residenziale a campi elettrici magnetici a frequenza di rete (50/60 Hz), anche se, per quanto riguarda il nostro Paese, queste stime sembrano presentare un elevato grado di incertezza, dovuto anche alla qualità dei dati disponibili sull esposizione per la popolazione italiana. Il primo studio sugli effetti cronici dei campi elettromagnetici ELF fu realizzato nel 1976 da una ricercatrice dell'università di Denver, Nancy Wertheimer, che nel 1979 pubblicò i risultati della sua ricerca: analizzando 344 casi di bambini e adolescenti deceduti per cancro dal 1950 al 1973, lo studio concludeva che, per esposizioni prolungate a CEM a bassa frequenza, il rischio di sviluppare un cancro era quasi doppio che nei bambini non esposti. Uno degli studi più citati sull argomento, è quello pubblicato nel 1993 dagli svedesi Ahlbom e Feychting, che ricostruiva la vita sanitaria della popolazione svedese che dal 1960 al 1985 aveva vissuto ad una distanza massima di 300 metri da linee elettriche da kv. Nel complesso furono studiate 2339 persone e per i bambini esposti a CEM superiori a 0,2 T, il rischio di contrarre la leucemia risultava essere pari a 2,7; per esposizioni pari a 0,3 T il fattore di rischio saliva a 3,8. Lo studio individuava una soglia minima in 0.2µT, come livello di attenzione per esposizioni prolungate nel tempo. In molti degli studi sugli effetti cronici dei campi elettromagnetici ELF, è stato scelto il valore di 0.2µT come linea di demarcazione tra individui esposti e non esposti e secondo stime effettuate dall Istituto Superiore di Sanità, l esposizione ai campi ELF prodotti dalle linee elettriche potrebbe causare in Italia indicativamente l 1% dei circa 400 casi di leucemia infantile che si registrano ogni anno. Altre ricerche scientifiche invece, compresi molti studi su animali, non hanno riscontrato effetti di lungo periodo delle radiazioni ELF. I maggiori organismi scientifici nazionali ed internazionali concordano nel ritenere che, allo stato attuale delle conoscenze, la correlazione tra l esposizione ai campi elettromagnetici ELF e il cancro sia debole, e non sia dimostrato il relativo nesso di causalità. Il National Institute of Environmental Health Sciences, (NIEHS-USA) ha valutato i campi ELF solamente come un possibile cancerogeno per l uomo, basandosi sulle 5 categorie di classificazione usate dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro). L Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda comunque di seguire per la prevenzione dai possibili effetti di lungo periodo il principio cautelativo, ossia di adottare misure di tutela della popolazione anche in assenza di dati definitivi sulla nocività dei CEM e l Italia ha per prima recepito nella normativa questo principio per la protezione dai possibili effetti di lungo periodo. Pagina 194 di 231 ALL 01

197 Campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF) Le uniche conseguenze dell esposizione a RF sulla salute, che siano state finora dimostrate, riguardano effetti biologici di tipo acuto, la cui prevenzione è alla base dei limiti di esposizione attualmente in vigore. Tali limiti, stabiliti dalla Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP), un'organizzazione formalmente riconosciuta dall'oms, sono molto superiori ai livelli di esposizione che si incontrano negli ambienti di vita. Secondo l Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sulla base dei dati scientifici disponibili, non c è nessuna evidenza convincente che l esposizione a RF abbrevi la durata della vita umana, né che induca o favorisca il cancro. Tuttavia, la presenza di sorgenti RF all interno delle zone urbanizzate, in conseguenza del diffondersi della telefonia mobile, rende necessario comprendere se l esposizione a livelli inferiori ai limiti attualmente in vigore per gli effetti acuti determini, a lungo termine, conseguenze sulla salute umana. I risultati dei diversi studi sperimentali volti a valutare l associazione tra insorgenza di tumori e l esposizione a campi a RF sono contrastanti e nel complesso non producono evidenze di supporto per la causalità dell associazione, anche a causa dell eterogeneità dei metodi di analisi e l insufficienza statistica posta alla base degli studi stessi. - La normativa italiana sui CEM La normativa italiana sui CEM prende avvio con il DPCM del 23 aprile 1992, con il quale vengono fissati i limiti massimi di esposizione, relativamente all ambiente esterno e abitativo, ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale (50 Hz), al quale si aggiunge il DM 381/98 ( Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana ). Come si può notare fin dal titolo, il DPCM del 92 si limita a considerare i livelli di esposizione, cioè i limiti massimi (non è ancora presente il concetto di livello di attenzione), per i quali sono previsti i seguenti limiti: 5 kv/m e 0,1 mt, rispettivamente per l intensità di campo elettrico e di induzione magnetica, in aree o ambienti in cui si possa ragionevolmente attendere che individui della popolazione trascorrano una parte significativa della giornata; 10 kv/m e 1 mt, rispettivamente per l intensità di campo elettrico e di induzione magnetica, nel caso in cui l esposizione sia ragionevolmente limitata a poche ore al giorno. Per le linee dell alta tensione, inoltre, l art.5 norma le distanze che devono separare i fabbricati adibiti ad abitazione o ad altra attività che comporta tempi di permanenza prolungati dai conduttori, e specificatamente: linee a 132 kv >10 m linee a 220 kv >18 m Pagina 195 di 231 ALL 01

198 linee a 380 kv >28 m Per quanto riguarda le radiofrequenze, il DM 381/98 fissa le norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana. Dopo aver richiamato che il decreto si applica per i campi elettromagnetici connessi al funzionamento ed all esercizio dei sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nell intervallo di frequenza compresa tra 100 khz e 300 GHz, una tabella espone i limiti di esposizione per la popolazione ai campi elettromagnetici : Oltre al valore di esposizione, tuttavia, il DM 381/98 introduce anche delle misure di cautela ed obiettivi di qualità. Fermi restando i limiti esposti in tabella, viene affermato che la progettazione e la realizzazione dei sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi deve avvenire in modo da produrre valori di campo elettromagnetico più bassi possibile, compatibilmente con la qualità del servizio svolto dal sistema stesso, al fine di minimizzare l esposizione della popolazione. Nella progettazione di nuovi elettrodotti in prossimità di aree residenziali o nella progettazione di nuovi insediamenti in prossimità di linee e installazioni elettriche già esistenti, è fissato l obiettivo di qualità di 3µT per il valore dell induzione magnetica da intendersi come mediana dei valori nell arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio. Nel caso di campi elettromagnetici dovuti a impianti funzionanti in RF, la normativa del 2003 fissa i seguenti valori: Pagina 196 di 231 ALL 01

199 La Legge Regionale 11/2001 della Regione Lombardia definisce, in particolare, le modalità per l attivazione degli impianti fissi per le telecomunicazioni e la radiotelevisione. In base ai criteri fissati dalla Regione, i Comuni provvedono a individuare le aree nelle quali è consentita l installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione. Tuttavia viste le caratteristiche tecniche delle reti per la telefonia mobile e la natura di pubblico servizio gli impianti radiobase per la telefonia mobile di potenza totale ai connettori di antenna non superiore a 300 W non richiedono una specifica regolamentazione urbanistica è comunque vietata l installazione di impianti per le telecomunicazioni e per la radiotelevisione entro il limite inderogabile di 75 metri di distanza dal perimetro di proprietà di asili, edifici scolastici, nonché strutture di accoglienza socioassistenziali, ospedali, carceri, oratori, parchi gioco, case di cura, residenze per anziani, orfanotrofi e strutture similari e relative pertinenze. L attivazione di impianti ad uso radioamatoriale e le reti microcellulari di telecomunicazione di potenza non superiore ai 7W, è soggetta alla sola comunicazione al Comune e all ARPA, trenta giorni prima dell attivazione stessa. Per impianti di potenza superiore, è richiesta invece l autorizzazione comunale, che può essere rilasciata dopo aver acquisito il parere dell ARPA. Pagina 197 di 231 ALL 01

200 ELETTRODOTTI Sul territorio di Tremosine esistono quattro elettrodotti via aerea (salvo maggiori e più dettagliate specifiche del gestore della rete): due che percorrono il territorio da Sud-Ovest a Nord-Est interamente in ambito boschivo rispettivamente da 220 Kv (Linea 291) e 132 Kw (Linea 603) Uno che và dalla pozza verso Pregasio di 40 Kv (Linea 299) Uno che serve la località di Campione Inolte è in previsione una nuova Stazione elettrica come in cartografia di seguito riportata. Nuova stazione elettrica ANTENNE-RIPERTITORI Sul territorio di Tremosine sono state individuate due zone con presenza di ripetitori (salvo maggiori e più dettagliate specifiche dei gestori delle reti): Pagina 198 di 231 ALL 01

201 Uno è situato in zone Pieve ed è un ripetitore della telecom Il secondo è situato in zona Sompriezzo e risultano essere ripetitori per le compagnie mobili Tim Wind e Vodafone. Pagina 199 di 231 ALL 01

202 8.6. Rumore Fonte dati: Classificazione acustica del territorio comunale Le problematiche legate all inquinamento acustico sono emerse nella loro reale e significativa consistenza solo da pochi anni. La causa principale è riconducibile alla minor valenza generalmente attribuita ai particolari aspetti connessi a questa tematica rispetto ad altre (inquinamento atmosferico, inquinamento delle acque, gestione dei rifiuti). Il rumore è spesso considerato un problema di natura prettamente locale, nei confronti del quale esiste da sempre una diversa sensibilità da paese a paese della Comunità Europea, ma anche da Regione a Regione d Italia, in funzione della cultura, delle abitudini di vita, ecc. Ulteriore fattore che ha generalmente portato a sottovalutare questa tematica è riconducibile alla natura degli effetti dell inquinamento acustico, che sono poco evidenti, subdoli, non eclatanti, come invece accade per le conseguenze di altre forme di inquinamento ambientale. Tra le strategie volte alla riduzione del rumore, la classificazione acustica del territorio risulta essere uno strumento di pianificazione essenziale per poter disciplinare l uso e le attività svolte nel territorio stesso. L Amministrazione Comunale di Tremosine, osservando i principi fondamentali in materia di tutela dell ambiente e della salute del cittadino dall inquinamento acustico, in attuazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1 marzo 1991 Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno, della Legge 26 ottobre 1995 n. 447 Legge quadro sull inquinamento acustico e della L.R. 10 agosto 2001 n.13 Norme in materia di inquinamento acustico, ha provveduto affinché il Comune di Tremosine si dotasse di un piano per la classificazione acustica del territorio comunale (ora in fase di redazione), al fine di poter disporre di una zonizzazione del territorio comunale e quindi dell assegnazione, a ciascuna delle zone acustiche individuate, di una delle sei classi indicate nella Tabella A del DPCM 14 novembre Da come è possibile dedurre dall estratto sotto riportato della zonizzazione acustica preliminare del comune di Tremosine, risulta che il territorio è quasi totalmente azzonato in classe 2 fatta eccezione dei centri abitati in classe 3 ed alcuni tratti viari che risultano essere in classe 4. Pagina 200 di 231 ALL 01

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204 A livello europeo il rumore è considerato come uno dei problemi ambientali più urgenti delle aree urbane solo dal 1993, con il Quinto programma di azione per l ambiente che sottolineava la necessità di intervenire sulle diverse fonti di rumore. Con il successivo Sesto programma di azione per l ambiente ( ), la Commissione europea si è impegnata ad adottare ed attuare le normative sull inquinamento acustico, imperniate attorno ad due elementi principali: - obbligo di presentare mappe del rumore e di fissare obiettivi in materia di rumore nell ambito delle decisioni di pianificazione su scala locale; - revisione o scelta di nuovi limiti al rumore per vari tipi di veicoli, macchine e altri prodotti; Gli obbiettivi di tale programma di azione, fissati per il 2010 e il 2020, sono rispettivamente la riduzione del 10% e del 20% del numero di persone esposte sistematicamente ad elevati livelli di inquinamento acustico, rispetto a quelle stimate per l anno dato che il traffico veicolare risulta essere tra le principali fonti di inquinamento acustico, il proseguimento di tali obiettivi non può avvenire in assenza del coinvolgimento della popolazione: lo sviluppo di una maggiore coscienza personale, unitamente a una migliore offerta di trasporto alternativo, può modificare le abitudini dei cittadini. PRESSIONI AMBIENTALI Le sorgenti di rumore si distinguono essenzialmente in due tipologie: quelle lineari ovvero il traffico veicolare, ferroviario, aeroportuale, e quelle puntiformi, come per esempio le attività industriali, i locali musicali, gli esercizi commerciali, gli impianti di condizionamento e di refrigerazione industriali. TRAFFICO STRADALE Il rumore stradale di fondo è determinato dalle emissioni sonore del motore e dal rotolamento delle ruote. Nelle zone urbane il comportamento al volante costituisce un importante fattore di influenza del clima sonoro ( per esempio tramite le segnalazioni acustiche o brusche accelerazioni); con l aumentare della velocità, soprattutto nel caso di veicoli leggeri, è il rumore generato dall attrito tra pneumatici e superficie stradale che assume un importanza primaria. Nella lotta all inquinamento acustico di origine veicolare diventa quindi prioritaria una strategia integrata volta alla riduzione del numero di veicoli circolanti e alla sostituzione del manto stradale tradizionale con rivestimento antirumore. ATTIVITA INDUSTRIALI E ARTIGIANALI Diversamente dal rumore dei mezzi di trasporto, il rumore prodotto da impianti industriali e artigianali non ha subito significativi incrementi negli ultimi anni, sia per la legislazione vigente (mirata alla loro regolamentazione), sia per gli interventi di risanamento attuati per la loro mitigazione. Attività industriali, artigianali, cantieri e infrastrutture ricreative fisse, sono sorgenti Pagina 202 di 231 ALL 01

205 puntiformi: l area di esposizione al rumore è pertanto essenzialmente areale di tipo circolare. L intensità del rumore generato dipende dalla potenza installata nell industria e da altri parametri acustici. A seconda del tipo di impianto, il rumore emesso da queste sorgenti può essere a lungo stazionario o fluttante alternando punte di breve intensità. EFFETTI DEL RUMORE Il rumore esercita la sua azione negativa sull ambiente inteso come ambito in cui l uomo vive e svolge le sue attività. Esso incide sulla salute dell uomo cioè sul suo stato fisico, mentale, sociale. Oggi si può affermare che l esposizione al rumore provoca sull uomo effetti nocivi riconducibili alle tre diverse categorie: - annoyance (fastidio generico); - disturbi nelle attività; - danni fisici. L insorgenza di tali effetti nei soggetti esposti al rumore dipende dalle caratteristiche fisiche del rumore prodotto (livello di rumore, tipo di sorgente sonora, periodo di funzionamento della sorgente, caratteristiche qualitative del rumore emesso), dalle condizioni di esposizione al rumore (tempo di esposizione, distanza dell individuo esposto dalla sorgente di rumore), dalle caratteristiche psicofisiche dalla persona esposta (abitudine e sensibilità al rumore, attività eseguita dall individuo esposto) Aziende a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) Il territorio comunale di Tremosine non si caratterizza per la presenza di aziende a Rischio di Incidente Rilevante, ai sensi del D.Lgs 334/99, D.M. 9/05/2011 e L.R. 19/2001. Inoltre da un ulteriore analisi a scala vasta non si rileva la presenza di industrie a Rischio di Incidente Rilevante con potenziali effetti di ricaduta che potrebbero interessare anche il territorio comunale di Tremosine, in quanto l industria RIR più vicina al territorio comunale di Tremosine è localizzata nel comune di Vobarno (Industria GABOGAS ) ad una distanza di 21 km, come mostra l estratto a seguito. Pagina 203 di 231 ALL 01

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207 9. Sistema agricolo Fonte dati: Indagine Agro Silvo-Pastorale: Dott. Forestale Nicola Gallinato; Dott. In scienze agrarie Giovanni Sala 9.1. Caratteristiche del territorio Il territorio del Comune di Tremosine è situato nella parte settentrionale del Lago di Garda ed è caratterizzato da una morfologia piuttosto accidentata in cui è distinguibile un altipiano a strapiombo sul lago (a Sud - Est) solcato da profonde forre e confinante (a Nord - Ovest) con una serie articolata di rilievi che in corrispondenza del Monte Tremalzo raggiungono i 1974 m. GEOPEDOLOGIA I suoli si sviluppano su roccia madre carbonatica di tipo calcareo-dolomitico; i calcari sono localizzati lungo la fascia di rilievi affacciati sul lago, mentre la dolomia caratterizza le valli interne. Sui versanti ripidi e soggetti ad erosione sono diffusi suoli primitivi, superficiali e carbonatati (rendzina); su versanti meno erosi sono frequenti anche suoli mediamente profondi, più o meno decarbonatati (acidificati in superficie) e con significativo contenuto in argilla. In vallecole, pianori etc. sono localizzati i suoli migliori (suoli bruni). La diversa potenza dei suoli ed il drenaggio variabile esaltano la variabilità spaziale e temporale nelle condizioni edafiche ed in particolare nella disponibilità idrica. Uno studio IPLA (1994), relativo alla Valle di Bondo, delinea un pedoclima caratterizzato prevalentemente da temperature mesiche (cryiche solamente sopra i 1500 m s.l.m.) e da condizioni udiche (costante disponibilità di acqua durante il periodo vegetativo); il regime igrico è però di tipo ustico (disponibilità di acqua solo in parte del periodo vegetativo) o ancor più limitante in esposizione sud o dovunque la percentuale di acqua disponibile risulti abbassata rispetto al totale dell acqua meteorica da forti perdite per scorrimento, percolazione, ritenzione etc. (p.es. suoli superficiali e poveri di terra fine, su detrito drenante). ASPETTI FITOCLIMATICI E VEGETAZIONE POTENZIALE Secondo la suddivisione in zone fitoclimatiche di Giacomini (1958) il sito in esame si colloca nel distretto insubrico della provincia alpina, caratterizzato da clima prealpino particolarmente temperato e piuttosto umido. Le vallate interne dell Alto Garda si avvicinano al settore prealpino del distretto alpino, in cui la piovosità è meno regolarmente distribuita e vengono quindi esaltate condizioni di siccità estiva. Il bosco è l elemento che caratterizza maggiormente il paesaggio ; vi Pagina 205 di 231 ALL 01

208 dominano il ceduo di latifoglie e le formazioni di conifere miste a latifoglie. Le latifoglie sono nettamente prevalenti sulle conifere: innanzitutto le latifoglie mesotermofile, spesso miste con pino silvestre, seguendo poi, in ordine di presenza, le latifoglie mesofile e le faggete nella parte più bassa. Nelle parti più elevate subentrano le peccete. Infine gli ambiti rupestri estremi sono colonizzati dalle mughete. Secondo l'inquadramento vegetazionale di Ozenda (1975, 1985), l area in studio si trova nel settore prealpino gardesano e si espande dal piano collinare a quello montano, a quello subalpino (quest ultimo interessato solo marginalmente). La vegetazione più diffusa e quindi caratterizzante il piano collinare nel settore in questione è costituita da boschi di Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus etc. e deve pertanto essere attribuita al tipo sopramediterraneo orientale (serie illirica della roverella e - in valli più interne - serie del carpino nero). La vegetazione ad influsso illirico ospita numerosi elementi floristici termofili ed in particolare è descritta una sotto-serie "inferiore" (di bassa quota) a penetrazione mediterranea, in cui la presenza di leccio, scotano, olivo etc. viene interpretata come residuale (relitto extrazonale; paleoclimax). Sempre nel piano collinare, ma solamente in ambiti locali, con substrato acido o acidificato, si può affermare un querceto misto con castagno, evidentemente poco affine alla vegetazione dominante del settore, ma piuttosto ricollegabile alle serie della farnia e del carpino bianco, tipiche del piano basale medioeuropeo e della pianura padana, oppure alla serie del cerro. Quest ultima in particolare sembra rappresentare il punto di congiunzione tra formazioni termofile e mesofile, portandosi dall area appenninica sino a contatto con la zona alpina. Risalendo le vallate, al di sopra del piano collinare, si incontra una transizione verso consorzi mesofili submontani e montani con faggio, oppure verso consorzi (meso)xerofili/pionieri a pino silvestre. Ancora più in alto la serie mesofila del faggio trapassa gradatamente alla serie dell'abete-faggio, che pur mantenendosi al di fuori dell'asse intra-alpino, si sviluppa tipicamente in posizioni meno periferiche, per cui potrebbe essere qui interpretata come relittuale. Risalendo ulteriormente dal piano montano all orizzonte superiore si individuano le serie del pino mugo e la serie subalpina del peccio. La serie delle praterie alpine calcicole è limitata a ristrette aree cacuminali sotto-quota. De Filippis (1938) ripartisce le montagne in destra Garda tra la zona del castanetum, quella del fagetum e marginalmente quella del picetum; non individua la presenza dell alpinetum. Pagina 206 di 231 ALL 01

209 FAUNA La fauna presente nel territorio del Comune di Tremosine è trattata, oltre che da alcune opere di taglio nettamente divulgativo, da alcune dettagliate relazioni tecniche prodotte sia per la Comunità Montana-Parco Alto Garda Bresciano sia per l Azienda Regionale delle Foreste (Brichetti, 1985/1994; Mayr, 1995; Scherini, Tosi, 1985/1990/1991). Tutte o quasi le opere citate trattano prevalentemente fauna superiore di interesse gestionale e venatorio, tranne Brichetti (1994) che elabora la prima Check-list della Fauna vertebrata che interessa Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi dell intera superficie del Parco Alto Garda Bresciano. Nel corso della presente indagine si è fatto inoltre riferimento agli studi recentemente condotti dall Ufficio Operativo dell Azienda Regionale delle Foreste di Gargnano nell ambito del Progetto U.E. di riqualificazione naturalistica dei siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) di Valvestino e Corno della Marogna uso del Suolo L inquadramento di questo tematismo è stato realizzato avvalendosi del supporto della cartografia geoambientale prodotta dalla regione Lombardia nel 1994, i dati ottenuti sono stati successivamente controllati e sistematicamente integrati con sopralluoghi sul territorio. Le principali difficoltà incontrate nell applicazione della legenda riguardano i dubbi emersi nella scelta fra la classe vegetazionale naturale e quella incolta, come per le formazioni a livello di arbusti o boscaglie, derivanti dall abbandono di superfici utilizzate in precedenza a pascolo. In tali casi è stato adottato il criterio secondo cui si è attribuita la classe vegetazione naturale a quelle consociate per le quali, date le difficili condizioni stazionali, non si prevede una evoluzione verso forme più complesse come i boschi. Il Comune copre una superficie effettiva di circa Ha. L ausilio di un sistema Informativo Territoriale ha permesso di quantificare, in termini di superficie planimetrica, la distribuzione delle diverse categorie di uso del suolo: Pagina 207 di 231 ALL 01

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211 ULIVETI L ulivo è presente nelle zone caratterizzate da clima tendenzialmente mediterraneo. In particolare presso le frazioni di Pieve, Pregasio, Cadignano, Sermerio, Priezzo, Voltino, Ustecchio e Bazzanega, sui terreni esposti a Sud ed Est, si incontrano gli ultimi uliveti. VIGNETI Di scarsa importanza sono i vigneti che, in coltura specializzata, occupano solo limiitati appezzamenti a Voltino e Sermerio, mentre pochi altri sono consociati al prato. PRATI prati occupano prevalentemente i versanti dei monti Nai e Nevese, gli appezzamenti pianeggianti di Polsone, Valle Di Bondo e della località La Breda. I SEMINATIVI I seminativi sono concentrati nella piana di Bondo dove si coltiva il mais per uso zootecnico e nel restante territorio sono riservati solo a qualche coltura orticola. IL BOSCO Procedendo in senso altitudinale si osservano una serie di piani vegetazionali e colturali diversi, Formazioni termofile a Quercus ilex Dalla riva del lago fino alla Pieve, fatta eccezione per il conoide fluviale di Campione dove sorgeva l unica industria del Comune, resiste pressoché incontrastato il Leccio (Quercus ilex) con altre specie arboree e arbustive di estrazione mediterranea quali il Terebinto (Pistacia terebinthus) e il Rosmarino (Rosmarinus officinalis), che prosperano sugli strapiombi rocciosi. Queste specie hanno spiccate esigenze termofile e penetrano per alcune centinaia di metri lungo la valle del San Michele e del Brass. Boschi di latifoglie mesofile Le aree forestali caratterizzate da maggiore profondità del suolo ospitano i boschi di latifoglie mesofile. Con questa denominazione si è voluto contraddistinguere i boschi a dominanza di faggio. Accanto a Fagus sylvatica troviamo molte specie riferibili all ordine Fagetalia sylvaticae ed alla classe Querco-Fagetea. Tra le specie principali ricordiamo Tilia cordata, Ostrya carpinifolia, Laburnum alpinum, Acer pseudoplatanus, Corylus avellana, Betula pendula, Sorbus aria, Sorbus aucuparia, Fraxinus ornus. Le specie che si associano comunemente ai soprassuoli mesofili sono: Pteridium aquilinum, Gymnocarpium robertianum, Erica carnea, Helleborus niger, Luzula nivea, Carex alba, Lonicera alpigena, Lonicera nigra, Lathyrus vernus, Veronica urticifolia, Prenanthes purpurea, Aposeris Pagina 209 di 231 ALL 01

212 foetida, Cardamine sp. pl., Hepatica nobilis, Laburnum alpinum, Viburnum lantana, Epipactis sp. pl., Cephalanthera sp. pl. Boschi di latifoglie da semimesofili a moderatamente termofili Sono le formazioni boschive dominanti in larga parte regolate a ceduo, in cui l elemento prevalente risulta essere il carpino nero (Ostrya carpinifolia) in associazioni ricollegabili all Orno- Ostryon. Esempi di tali formazioni si ritrovano soprattutto sui terreni e gli esposti dietro gli abitati di Pieve, Arias, Pregasio e Cadignano, sul versante Sud-Est di cima Mughera e nella parte finale della Valle di S. Michele e della Valle Brasa sotto l abitato di Voltino. Le essenze arboree ed arbustive prevalenti sono Fraxinus ornus, Sorbus aria, Berberis vulgaris, Corylus avellana, Viburnum lantana. Il faggio compare in questi boschi con delle percentuali molto poco rappresentative, anche se talvolta localmente si possono individuare, frammisti al tipico Ostrieto, dei piccoli nuclei difficilmente cartografabili. Il sottobosco e lo strato erbaceo evidenziano rispettivamente la presenza di Lonicera alpigena, Lonicera xylosteum, Daphne mezereum, Rhododendron hirsutum e di Salvia glutinosa, Hepatica nobilis, Euphorbia dulcis, Cyclamen purpurascens, Cardamine sp. pl., Melampyrum italicum, Helleborus niger, Erica carnea, Sesleria varia, Brachypodium rupestre subsp. caespitosum, Calamagrostis varia. La vegetazione dei greti e degli impluvi collinari si è preferito ricondurla all interno di questa unità vegetazionale. La scelta è stata motivata dall esigua superficie con cui questa vegetazione risulta rappresentata in ogni caso si è visto che, ai fini della valutazione del grado di naturalità, il pregio naturalistico della vegetazione degli impluvi rientrava nella stessa classe di appartenenza di quella dei boschi semimesofili, nella quale si è infine fatta confluire. Tra le entità più comuni in quest ultimo aggruppamento ricordiamo Salix eleagnos, Salix appendiculata, Peucedanum verticillare, Eupatorium cannabinum, Cirsium erisithales, Adenostyles glabra, Salvia glutinosa, Tofieldia calyculata, Calamagrostis varia, più molte delle specie arboree tipiche degli incombenti Ostrieti. Pinete a pino silvestre Il Pino silvestre si spinge in basso fin quasi a toccare i Lecci a Bazzanega. E pressochè puro verso Sermerio, dietro Secastello, sotto la strada Vesio-Voltino e in prossimità della località Campi. Queste pinete sono molto diffuse nel contesto vegetazionale della Foresta Demaniale. Il pino silvestre è facilmente osservabile per il colorito rossastro che caratterizza la sua corteccia e tende spesso a colonizzare ambienti estremi su pendii esposti a Sud con suoli estremamente poveri e poco profondi. Non di rado danno luogo a boscaglie rade in cui si sviluppano tappeti ad Erica e Rhododendron sp. pl., più numerose specie arboree tipiche dei boschi mesofili e semimesofili. Queste pinete sono comunemente accompagnate da Pinus nigra, Juniperus communis, Fraxinus ornus, Brachypodium rupestre subsp. caespitosum, Sesleria varia, Pagina 210 di 231 ALL 01

213 Teucrium montanum, Erica carnea, Cotoneaster integerrima, Amelanchier ovalis, Epipactis atropurpurea, Cephalanthera sp. pl. Boschi montani con dominanza di abete rosso Proseguendo verso l alto nelle Valli Preda, Negrini, Lorina e Pra Di Lavino inizialmente predomina il Faggio (Fagus sylvatica) e poi, più in alto, l Abete rosso (Picea excelsa) e, più raro, l Abete bianco (Abies alba). Spesso il Faggio si presenta nei luoghi più aperti con individui isolati ed eccezionali per taglia e vigoria, come quelli presso Malga Dall Era Formazioni artificiali di rimboschimento a pino nero Il Pinus nigra è una specie forestale abbondantemente utilizzata in passato per rimboschimenti in zone difficili. Nella Valle di Bondo ed il tratto iniziale della Valle del S. Michele sono ancora evidenti i segni di questi interventi. Questi boschi sono contraddistinti da una discreta potenzialità di evoluzione verso i popolamenti tipici dell Orno-Ostryon. VEGETAZIONE ARBUSTIVA ED ERBACEA Popolamenti radi a pino mugo Lungo la strada Nota-Tremalzo, l asperità del terreno più o meno marcata, le zone affioranti e i ghiaioni di accumulo dei detriti rocciosi ospitano esclusivamente il Pino mugo (Pinus mugo) e poche altre specie in habitus arbustivo (Salix sp.). Oltre al pino mugo troviamo Rhododendron sp.pl., Amelanchier ovalis, Carex firma, Erica carnea, Globularia cordifolia, Genista radiata, Galium verum, Phyteuma scheuchzeri. Lo strato erbaceo (Firmeto) evidenzia localmente un evoluzione per passaggi verso il Seslerieto- Semperviretum. Praterie cacuminali primarie stabili Queste praterie sono dei pascoli d altitudine eliofili con discontinuità più o meno accentuate per la presenza di arbusti nani o striscianti. Le cenosi possono essere ricondotte a stadi paraclimacici della classe Seslerietea-variae, ordine Seslerietalia variae, alleanza Caricion austroalpinae. Rientrano dunque in questa unità i Seslerieti montani e i Firmeti. L elevata acclività e l estrema superficialità del suolo limitano fortemente l insediamento del bosco.le specie caratteristiche di queste praterie sono: Carex baldensis, Carex sempervires, Carex humilis, Carex firma, Sesleria varia, Galium verum, Genista radiata, Helianthemum nummularium, Biscutella laevigata, Globularia cordifolia, Phyteuma scheuchzeri, Asperula cynanchia, Allium cirrhosum, Lilium martagon, Gymnadenia odoratissima. Praterie secondarie Si tratta di pascoli seminaturali di origine antropica derivanti da disboscamento e mantenute per la produzione di foraggio. Per accumulo di humus in ambiente pianeggiante e per l eccessivo Pagina 211 di 231 ALL 01

214 pascolamento in prossimità delle malghe i cespuglietti sono stati in gran parte distrutti per far spazio a pascoli di sostituzione caratterizzati dalla dominanza di Nardus stricta (Nardeti). Vegetazioni delle rupi e delle rocce Rientrano in questa categoria molte associazioni durevoli caratterizzate anche da popolamenti effimeri appartenenti alla classe Asplenietea trichomanis alleanza Potentillion caulescentis. Tra le specie che appaiono cartografate in questa tipologia vegetazionale si annoverano parecchie specie endemiche tra cui: Physoplexis comosa e Silene elisabethae e Saxifraga tombeanensis. Altre specie endemiche che testimoniano l elevato valore naturalistico della vegetazione delle rupi sono la Saxifraga arachnoidea e la Daphne petraea Capacità di utilizzo del suolo comunale L influenza termoregolatrice del Lago di Garda e la protezione offerta dai rilievi che si oppongono ai venti più freddi, hanno fornito al clima un carattere spiccatamente mediterraneo, soprattutto nelle zone poste a ridosso del lago. Si assiste quindi al susseguirsi di diverse formazioni forestali; a seconda dell altitudine e dell esposizione sono infatti rappresentate le zone fitoclimatiche. Di spiccata rilevanza è l alveo del lago di Bondo, utilizzato oggi a prato e coltivato a mais, che rappresenta un area di notevole interesse naturalistico sia per le caratteristiche vegetazionali sia per quelle idrogeologiche. Dall analisi dei dati raccolti e delle indagini effettuate è stata predisposta una classificazione riferita alla capacità di utilizzo del suolo comunale. Le porzioni omogenee di territorio (unità fisiografiche) identificate prevalentemente a partire dalle carte derivate dalla cartografia geoambientale individuano sei classi rappresentate con numero romano da III ad VIII in funzione della quantità e gravità delle limitazioni fisiche alla crescita delle colture. La classe III include suoli con molte limitazioni che riducono la scelta della piante o richiedono speciali pratiche; presentano inoltre notevoli restrizioni e possono essere utilizzati per colture, pascoli, produzione a foraggio, boschi, ecc. quando sono coltivati necessitano di drenaggio o di sistemi di coltivazione che migliorino la struttura e la lavorabilità. Nella IV classe sono stati inseriti i suoli con elevate limitazioni e tali da restringere la scelta delle colture e richiedere una gestione molto accurata. Nella VI classe sono stati inclusi i suoli condizionati da severe limitazioni che li rendono inadatti alla coltivazione e limitano il loro uso al pascolo, alla produzione di foraggio, alla forestazione ed alla conservazione dell ambiente naturale. Tali suoli non sono in genere adatti all agricoltura; possono invece, a seconda del tipo di suolo e del clima, essere più o meno idonei alla forestazione. Nella VII classe sono compresi i suoli con limitazioni molto forti che condizionano il loro uso al pascolo brado, alla forestazione ed al mantenimento dell ambiente naturale. Infine la VIII classe individua i suoli ed i territori che per le loro limitazioni precludono l uso per fini produttivi e restringono lo stesso per fini ricreativi o di mantenimento dell ambiente Pagina 212 di 231 ALL 01

215 naturale. In questa classe sono stati inseriti anche i corsi d acqua e le zone paludose. In questo senso la parte del territorio più sfruttata è senza dubbio quella che comprende l altipiano sul quale sorgono le frazioni di Pieve, Arias, Pregasio, Cadignano, Sermerio, Voiandes, Vesio, Sompriezzo, Secastello e Priezzo. Non mancano attività anche nel territorio di Voltino e Ustecchio, per lo più sede di residenze secondarie e turistiche. Il rimanente territorio ha una vocazione che rimane legata alla copertura forestale e al suo uso Il sistema agricolo di Tremosine La descrizione del sistema agricolo di Tremosine viene intrapresa nella presente relazione attraverso lo sviluppo di due fasi successive. Nella prima parte si affronta un inquadramento della situazione strutturale utilizzando come filo conduttore l evoluzione del sistema quale appare dall analisi dei successivi censimenti generali dell agricoltura. Nella parte successiva si punta l attenzione sull edilizia agricola con una valutazione della dinamica riscontrata negli ultimi anni, in un ottica che consenta di cogliere una tendenza. Pagina 213 di 231 ALL 01

216 La situazione strutturale Una lettura della situazione agricola molto dettagliata viene effettuata in Italia solo a cadenza decennale, in corrispondenza del Censimento Generale dell Agricoltura. Questo tipo di indagine ha la funzione di misurare le caratteristiche di tutte le aziende agricole esistenti, indipendentemente dalla superficie o dal reddito, consentendo una disponibilità di dati disaggregati a livello di singolo comune. Per la presente descrizione si è ritenuto utile considerare i dati rilevati negli ultimi 3 censimenti, effettuati rispettivamente nel 1971, nel 1982 e nel Nel comune di Tremosine si assiste alla strutturale riduzione del numero di aziende agricole caratteristica di tutti paesi sviluppati e che porta dalle 279 aziende rilevate nel 1982 alle 156 del Un dato che potrebbe creare stupore se si osserva che attualmente invece la Camera di Commercio riscontra nel registro delle imprese un numero di Unità Locali agricole pari a 621. Ciò è in realtà una significativa indicazione di come il territorio abbia cambiato il suo ruolo da fonte di reddito agricolo a quello di bene ambientale da preservare. Infatti nel censimento si fa ormai ricadere qualunque realtà ascrivibile a quella agricola a prescindere dal reddito prodotto, mentre il registro delle imprese agricole contiene entità in possesso di un requisito ben definito come la titolarità di partita IVA, segnale di un più consistente orientamento al reddito. In sintesi la differenza tra il dato ISTAT (censimento) e quello della Camera di Commercio dà un idea di quante realtà agricole tremosinesi siano ben lontane dalla redditività. Allo stesso il prevedibile calo delle aziende con superficie a cereali, del tutto naturale in tali condizioni pedogeografiche. Gli allevamenti hanno subito un generalizzato calo, anche se questo è stato più drastico nel caso dei suini. Un altro elemento che contribuisce alla ristrutturazione del sistema foraggero zootecnico della zona è stato l inizio dell attività nel 1983 di una cooperativa di trasformazione del latte che ha visto quasi triplicare attraverso gli anni la quantità di latte conferito da più di 100 soci e Pagina 214 di 231 ALL 01

217 successivamente lavorato. È logico attendersi da questo tipo di iniziativa una ricaduta in termini di razionalizzazione delle attività aziendali che porta ad una domanda di edilizia per miglioramenti tecnici, adeguamenti normativi e altri investimenti.. Fermo restando quanto detto sul più ampio coinvolgimento possibile di superficie che il censimento si prefigge, anche a Tremosine la riduzione delle aziende agricole ha portato negli anni ad un progressivo calo della superficie interessata dai successivi rilevamenti. La riduzione del sistema agricolo porta a non dover tralasciare un dato di notevole importanza: la finalità agricola si integra a quella della tutela e gestione del paesaggio. Soprattutto nei territori montani tale integrazione diviene una scelta irrinunciabile che consente di ottimizzare l uso delle risorse finanziarie e di attivare sinergie fra i due settori d intervento In ogni caso è importante notare la riduzione della SAU, cioè di superficie agricola utilizzata, data dalla somma di seminativi, prati, pascoli e tutte le coltivazioni legnose da frutto. Le conseguenze in termini di mancato presidio del territorio sono facilmente intuibili. Da notare anche un aumento della voce altra superficie, indicante tutto ciò che entro il perimetro dell azienda è rappresentato da elementi quali fabbricati o strade poderali. All interno della SAU si nota una tendenza all intensificazione indicata dall aumento della quota di seminativi. Pagina 215 di 231 ALL 01

218 L edilizia rurale Si tratta di stalle, fienili, malghe, roccoli ecc. cioè di presidi per lo sfruttamento agricolo del territorio e per l allevamento lontano dai centri storici. Costituiscono edifici numerosi e diffusi, a testimonianza di tradizione e cultura materiale delle popolazioni locali. Sono generalmente associati a prati e pascoli, anche di piccole dimensioni, con i quali costituiscono un unicum dal punto di vista dell identità paesistica. La sufficiente accessibilità dei luoghi garantita da una viabilità tradizionale prevalentemente a carattere agro-silvo-pastorale e la sufficiente produttività giustificano anche attualmente la presenza umana che continua a governare queste aree. Tale presenza, seppur in calo, si concretizza oltre che nelle pratiche colturali, nella conservazione e mantenimento di edifici rurali che si segnalano per l alto valore storico-testimoniale che rappresentano, necessitando quindi di giuste forme di tutela. Si pongono prevalentemente come stazioni di un attività agro-zootecnica relativamente vitale, che trova nei prati di fondovalle e nell alpeggio il suo naturale completamento. L edilizia rurale rappresenta uno degli elementi più vulnerabili, sia per abbandono dell attività agricola che per malintese forme di restauro che portano all omologazione di questi manufatti all edilizia corrente, indebolendo o cancellando le caratteristiche strutturali e formali in cui si concretizzava la simbiosi con il paesaggio circostante. Il censimento degli edifici rurali corrisponde all operazione preliminare e consiste nell individuazione di tutte le strutture presenti sul territorio comunale. Successivamente, sulla base di una comparazione dei diversi edifici, sarà possibile individuare le diverse tradizioni costruttive, all interno delle quali riconoscere gli elementi costitutivi dei manufatti e le loro peculiarità: nei rapporti con il contesto, nella logica distributiva, nell utilizzo dei materiali, ecc. La valutazione delle dinamiche edilizie agricole è stata effettuata tramite l analisi della domanda verificatasi a partire dal 1995 fino alla primavera del Un arco temporale di circa 6 anni è stato scelto quale giusto compromesso tra la corposità del materiale da esaminare e i risultati interpretativi da raggiungere, che si sono rivelati comunque soddisfacenti. Concretamente, l interpretazione della tendenza a costruire è stata svolta effettuando una stima dei volumi e delle tipologie per i quali è stata richiesta la concessione edilizia. Pagina 216 di 231 ALL 01

219 Ad un analisi più attenta si evidenzia che è proprio il volume medio a fare da discriminante visto che il numero delle richieste di concessione non presenta una tendenza altrettanto uniforme a quella dei volumi. Un ulteriore approfondimento consente di scindere il numero di interventi totali nelle sue componenti. La tipologia più richiesta, almeno come numero di iniziative, è sicuramente quella del deposito anche se è vero che i depositi rappresentano solo circa il 15% del volume totale richiesto, è un dato di fatto che detta tipologia tenda a diffondersi rivelando una esigenza di ricoveri che è soddisfatta quasi esclusivamente con nuove costruzioni. Infatti, come mostra la nel caso dei depositi sono rarissime le ristrutturazioni di fabbricati esistenti. Inoltre questa categoria di immobili viene realizzata generalmente interrata, con risultati estetici poco lusinghieri e con maggiore impatto sulla stabilità del suolo. Pagina 217 di 231 ALL 01

220 Nel comune di Tremosine si sta quindi verificando un tipo di sviluppo edilizio rurale che sembra avere due facce. Da un lato si assiste alla tendenza alla realizzazione di volumi sempre più importanti per un agricoltura con ambizioni competitive. Questo comporta la corsa a strutture indispensabili tecnicamente e normativamente, come lagoni di depurazione, celle frigorifere, locali di stoccaggio e sili moderni. Dall altro lato invece una cura del territorio che forse non persegue elevati livelli di reddito pare sentire l esigenza di edilizia che contribuisca a rendere meno oneroso questo tipo di impegno tramite la realizzazione di locali abbastanza piccoli e polivalenti. Basti pensare infatti alla crescente diffusione di costosi e delicati attrezzi meccanici anche tra chi non è propriamente agricoltore. Dall analisi effettuata emerge chiaramente che il recupero dell edilizia rurale è un azione culturalmente importante; ma è tuttavia necessario definire le condizioni perché ciò avvenga mediante il non stravolgimento delle peculiarità del patrimonio storico ed ambientale. Pagina 218 di 231 ALL 01

221 9.5. Il sistema naturalistico ambientale Il ruolo del bosco nel contesto territoriale Le aree forestali, rurali e ad elevata naturalità in genere, producono una serie di beni e servizi tra i quali quelli di tipo pubblico rappresentano una parte molto importante. In termini più generali, a prescindere cioè da un immediata riconduzione a categorie economiche, ed impostando invece una suddivisione basata sul rapporto uomo ambiente si può parlare di utilità di tali aree, e si può pertanto cercare di attribuire un valore ai servizi, utilizzazioni od usi che esse esplicano. Nel presente studio le diverse categorie di utilità risultano così definite: Servizi: erogazione in senso assoluto, a prescindere cioè da un effettiva azione dell uomo; utilizzazione: erogazione mediante un rapporto di asportazione o di predazione; uso: fruizione conseguente ad una precisa scelta, senza asportazione; Ritornando alla distinzione più economica tra beni e servizi, la classificazione di queste produzioni può avvenire per categorie omogenee, corrispondenti alle diverse funzioni, secondo lo schema che, pure essendo riferito alle risorse forestali, può essere facilmente adottato per la descrizione delle produzioni in zone montane, e zone naturali in genere. Per le funzioni sopra riportate esistono dei metodi di stima grazie ai quali è possibile giungere fino alla quantificazione economica dei servizi offerti. Si ricorda inoltre che il valore dei soprassuoli boscati supera ampiamente i confini comunali comprendendo anche valori di entità globale, in quanto la pubblicità del servizio si esaurisce entro limiti a scala planetaria, quali ad Pagina 219 di 231 ALL 01

222 esempio il ruolo dei boschi nel completamento del ciclo del carbonio (ritenzione di anidride carbonica delle superfici vegetali). Allo stesso tempo esistono funzioni estremamente particolari e caratterizzate da una forte componente soggettiva quali ad esempio quelle spirituali, di esistenza, storico-culturali, di opzione, ecc... Le malghe Per il ruolo di manutenzione del paesaggio e di mantenimento della complessità ecologica del territorio il ruolo delle malghe risulta di fondamentale valenza ambientale. Tra le malghe presenti nel territorio comunale ricordiamo le seguenti: Malga Lorina Superficie reale (ettari): 351,35 Superficie planimetrica (ettari): 269,93 Superficie catastale: Dato mancante Quota minima (metri): 755,00 Quota massima (metri): 1.841,00 Malga Prato Lavino Superficie reale (ettari): 268,01 Superficie planimetrica (ettari): 209,3 Superficie catastale: Dato mancante Quota minima (metri): 1.264,00 Quota massima (metri): 1.881,00. Malga Spiazzo Superficie reale (ettari): 77,66 Superficie planimetrica (ettari): 64,48 Superficie catastale: Dato mancante Quota minima (metri): 1.149,00 Quota massima (metri): 1.459,00 Malga Cà di Era Superficie reale (ettari): 61,35 Superficie planimetrica (ettari): 51,91 Superficie catastale: Dato mancante Quota minima (metri): 1.093,00 Quota massima (metri): 1.507,00 Malga Prà Piano Superficie reale (ettari): 61,83 Superficie planimetrica (ettari): 54 Pagina 220 di 231 ALL 01

223 Superficie catastale: Dato mancante Quota minima (metri): 1.305,00 Quota massima (metri): 1.554,00 Malga Tremalzo Superficie reale (ettari): 149,33 Superficie planimetrica (ettari): 125,37 Superficie catastale: Dato mancante Quota minima (metri): 1.412,00 Quota massima (metri): 1.941,00 Malga Nota Superficie reale (ettari): 14,9 Superficie planimetrica (ettari): 13,6 Superficie catastale: Dato mancante Quota minima (metri): 1.198,00 Quota massima (metri): 1.374,00 La Foresta demaniale Gardesana Occidentale La Foresta Demaniale Gardesana Occidentale rappresenta l area demaniale complessivamente più vasta del territorio lombardo. Una discreta porzione di tali soprassuoli si trova in comune di Tremosine. La pianificazione e la gestione della F.D.R. è di competenza dell Ufficio Operativo dell Azienda Regionale delle foreste con sede in Gargnano. occupa gran parte dell entroterra gardesano Il Sito di Interesse Comunitario Corno della Marogna L area è inserita nella lista dei siti di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat dell Unione Europea. Tale lista include zone di elevato significato naturalistico per la presenza di numerosi habitat. In particolare il sito di corno della Marogna, contiene ambienti estremamente diversi tra loro, dalla foresta di conifere di tipo Vaccinio-Picetea alle foreste di latifoglie con dominanza di faggio, alla vegetazione casmofitica delle rupi e dei detriti. Anche il corteggio faunistico e floristico risulta molto ricco e differenziato, con presenza di specie di interesse comunitario (Aquila chrysaetos, Bubo bubo, Falco peregrinus e Circaetus gallicus), di specie endemiche (Saxifraga tombeanensis Boiss.) ed anche di specie stenotope e/o rare. Pagina 221 di 231 ALL 01

224 9.6. Il settore zootecnico fonte dati: ASL-dipartimento di prevenzione veterinario distretto n.2 di Lonato- aprile 2008 In riferimento ai dati ASL della Provincia di Brescia rilevati all anno 2008 riportati in tabella, si comprende che l allevamento non riveste un ruolo preminente nell economia agricola del comune di Tremosine. In totale le aziende registrate sono 66, ma solo due sono considerate intensive, mentre valutando le dimensioni delle restanti si nota che allevano bestiame per il consumo familiare. La maggior parte di capi si riscontrano negli allevamenti bovini (83 % del totale), seguito da quello dei caprini e dell attività di apicoltura. Pagina 222 di 231 ALL 01

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