STUDIO LEGALE CARNELLI
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1 STUDIO LEGALE CARNELLI AOSTA - VIA LOSANNA 17 TEL FAX CHATILLON - VIA CHANOUX 102 MAIL: segreteria@studiolegalecarnelli.eu PEC: avvpiercarlocarnelli@cnfpec.it n prot. Aosta 18 febbraio 2012 Spett. CELVA Servizio ADHOC P.zza Narbonne n A O S T A RICHIESTA PARERE COMUNE DI CHARVENSOD MATERIA: URBANISTICA - EDILIZIA ARGOMENTI: Art. 90-bis LR 11/98 Fabbricato adibito a palestra e servizio ristorazione Legittimazione di tamponamento di porticato esistente Derogabilità a prescrizioni PRGC per zona F Applicabilità All Amministrazione del Comune di Charvensod è pervenuta richiesta di concessione a sensi dell art. 90-bis LR 11/98, al fine di regolarizzare (sanare) la avvenuta realizzazione del tamponamento dell esistente porticato adiacente ad un fabbricato adibito a palestra con annesso servizio di ristorazione, sito in zona F del PRGC vigente. I presupposti urbanistico-edilizi per farsi luogo a detta regolarizzazione, sussistono: si chiede parere circa la utilizzabilità del citato art. 90-bis LR 11/98 per rilasciare titolo abilitativo in sanatoria. * * 1
2 L art. 90-bis è stato inserito nella LR 11/98 dalla LR n. 18/ a fini incentivanti l attività, o gli spazi di esercizio dell attività, di somministrazione alimenti e bevande, e ricettiva. La sua portata derogatoria delle regole ordinarie è priva del carattere di eccezionalità, per la volontà del Legislatore di inserirlo nel corpus della disciplina fondamentale dell urbanistica valdostana, la LR 11/98 appunto. E quindi pacifico che chi si trova nelle condizioni di fatto di poter fruire delle regole ivi contenute, in tema di ampliamento/ampliabilità degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande (comma 1), ovvero delle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere (comma 2), può farlo mediante presentazione di ordinaria pratica edilizia, da assentirsi mediante le ordinarie regole di cui all art. 59 LR 11/98, potendo contare addirittura sul fatto che le volumetrie assentite in eccesso rispetto alla disciplina del PRGC nemmeno concorrono alla verifica degli equilibri funzionali stabiliti dal PRGC medesimo. Il quesito punta, tuttavia, ad altra e più problematica questione, vale a dire, alla applicabilità o meno nel caso di specie della cd. sanatoria giurisprudenziale o impropria, secondo la quale può essere rilasciata la concessione in sanatoria per quelle opere che, realizzate senza concessione o in difformità dalla concessione, siano conformi alla normativa urbanistica sopravvenuta, vigente al momento in cui l autorità comunale provvede sulla domanda in sanatoria. Secondo il filone giurisprudenziale che la ammette, la sanatoria edilizia può ben intervenire anche a seguito della conformità sopraggiunta di un in- 2
3 tervento che in un primo tempo (cioè al momento della sua realizzazione) non era assentibile. Tale istituto, che non comporta l'estinzione del reato eventualmente consumato, né il venir meno dell'obbligo di pagare la relativa sanzione, risponderebbe ad una chiara esigenza di economicità e di buon andamento dell'azione amministrativa, giudicandosi illogico demolire manufatti non più in contrasto con la disciplina edilizia, per poi doverne eventualmente assentire la ricostruzione nella stessa forma e consistenza. (Cfr. Cons. Stato, Sez. VI, n del 07 maggio Cons. Stato, Sez. V, n del 28 maggio 2004 T.A.R. Valle d Aosta n. 42 del 14 giugno T.A.R. Sardegna Cagliari, sez. II, 17/03/2010, n. 314 ecc.) Ed in realtà, imporre per un unico intervento costruttivo, comunque attualmente "conforme", una duplice attività edilizia, demolitoria e poi identicamente riedificatoria, pare ledere parte sostanziale dello stesso interesse pubblico tutelato, poiché per un solo intervento, che sarebbe comunque legittimamente realizzabile, si dovrebbe avere un doppio carico di iniziative industriali-edilizie, con la conseguenza, contrastante con il principio di proporzionalità, di un significativo aumento dell'impatto territoriale ed ambientale, (altrimenti considerato in termini più ridotti alla luce della "ratio" della norma in tema di accertamento di conformità. (Così Consiglio di Stato, sez. VI, 07 maggio 2009, n cit.). 3
4 A conforto di tale impostazione la giurisprudenza che la sostiene reputa gli artt. 13 e 15 della l. 28 febbraio 1985, n. 47 1,, disposizioni contro l'inerzia dell'amministrazione, nel senso che, se sussiste la doppia conformità, a colui che ha richiesto la sanatoria non può essere opposta una modificazione della normativa urbanistica successiva alla presentazione della domanda. Tale regola non preclude il diritto ad ottenere la concessione in sanatoria di opere che, realizzate senza concessione o in difformità dalla concessione, siano conformi alla normativa urbanistica vigente al momento in cui l'autorità comunale provvede sulla domanda in sanatoria" (Consiglio di Stato sez. V, 21 ottobre 2003, n. 6498). Di contrario avviso è il robusto fronte giurisprudenziale, amministrativo e penale, che resta attestato sulla cd. doppia conformità, vale a dire la richiesta per la sanatoria delle opere realizzate senza concessione e delle varianti non autorizzate, che le medesime siano conformi tanto alla normativa urbanistica vigente al momento della realizzazione dell opera, quanto a quella vigente al momento della domanda di sanatoria. Si ritiene, infatti che Secondo l'ormai costante orientamento della giurisprudenza amministrativa, in presenza del chiaro disposto legislativo non trova spazio la cosiddetta sanatoria giurisprudenziale, che ricorrerebbe allorquando la conformità dell'opera abusiva sussista rispetto alla disciplina urbanistica ed edi- 1 (per i quali può conseguirsi sanatoria delle opere realizzate senza concessione e delle varianti non autorizzate se l'opera è conforme tanto alla normativa urbanistica vigente al momento della realizzazione dell'opera, quanto a quella vigente al momento della domanda di sanatoria). 4
5 lizia vigente al momento del rilascio del titolo sanante, ma non anche rispetto a quella del tempo in cui l'opera è stata realizzata; quest'ultimo istituto, infatti, e- laborato dalla giurisprudenza quando era in vigore la l. n. 10/1977, in mancanza di una regolamentazione legislativa della sanatoria degli interventi abusivi, non ha più ragione di esistere nel vigente ordinamento, caratterizzato da una disciplina puntuale ed esaustiva delle ipotesi di condono e sanatoria edilizia. (Cfr. C.G.A. n. 607 del 27 settembre T.A.R. Toscana Firenze, sez. III, 11/02/2011, n TAR Lombardia, Milano, sez. II, 9 giugno 2006 n TAR Piemonte, Torino, sez. I, 20 aprile 2005 n TAR Friuli Venezia Giulia, Trieste, 23 agosto 2004 n TAR Lombardia, Brescia, 23 giugno 2003 n TAR Toscana, Firenze, sez. III, 15 aprile 2002 n ecc.) Fondamentalmente viene contestato che in nome di un preteso rispetto del principio del buon andamento della p.a. consistente nell'esigenza di evitare uno spreco di attività inutili, sia dell'amministrazione (il successivo procedimento amministrativo preordinato alla demolizione dell'opera abusiva), sia del privato (la nuova edificazione), sia ancora dell'amministrazione (il rilascio del titolo per lo nuova edificazione) si pervenga ad un sostanziale ripudio dell'esigenza della doppia conformità, ad onta della sua esplicita previsione negli artt. 13 e 36 cit., sulla base di una insussistente antinomia tra i principi di legalità e di buon andamento della p.a., con assegnazione della prevalenza a quest'ultimo, in nome di una presunta logica «efficientista».(cfr. T.A.R. Toscana Firenze, sez. III, 13/05/2011, n T.A.R. Puglia Lecce, sez. III 09/12/2010 n T.A.R. Lombardia Milano, sez. II, 09 giugno 2006, n T.A.R. Friuli Venezia Giulia Trieste, 23 agosto 2004, n. 542 ecc.) Dal contesto delle opposte argomentazioni, credo possa dirsi nella buona 5
6 sostanza e dunque, ai fini del decidere da parte di un Amministrazione, che il confronto è tra un impostazione più attenta agli effetti pragmatici e patrimoniali del procedimento, ed un impostazione più rigorosa circa la reale portata delle prescrizioni normative invocate, ed al rispetto di superiori principi che possono governare più ampi contesti rispetto a quelli per cui è questione, primo fra tutti quello di uguaglianza, vale a dire il rispetto per coloro i quali alle regole urbanistiche si sono attenuti sempre, e nulla hanno mai fatto in attesa che sopravvenisse una norma ad aggiustare e a sanare, o meglio sopravvenisse un vero e proprio condono. La scelta se aderire all una o all altra impostazione non può essere che discrezionale, propria dell Autorità chiamata a decidere. L una o l altra impostazione sono pienamente legittime e contemplate dall Ordinamento, tanto ciò vero che vivamente se ne discute: e se l una o l atra impostazione possono dare adito a reazioni contenziose, ciò rientra in una dinamica che va accettata, e che il Legislatore evidentemente si è ben rappresentato allorché, formulando le norme o non intervenendo per definirne la esatta portata, ne ha di fatto propiziato lo sviluppo. A disposizione per ogni ulteriore chiarimento o integrazione, ringrazio per l opportunità, ed invio il mio saluto cordiale - Avv. Piercarlo Carnelli - 6
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