vi sono differenze tra le tre qualifiche, gli ultra 50enni costituiscono l 82% degli ordinari, il 55% degli associati ed il 31% dei ricercatori

Transcript

1 A3 ricerca e lavoro souple Per un aggiornamento su questo tema si riportano alcuni dati di un'analisi piu' approfondita sul lavoro a tempo determinato nelle istituzioni di ricerca e nell'infn in particolare tratti dall'articolo Dati e riflessioni sul lasvoro a tempo determinato a cura di M.L. Paciello pubblicato in Azioni positive e Piani Triennali nell'infn Attivita' (1). La precarizzazione non va confusa con la mobilita', cioe' con la necessita' di variare la sede di lavoro, insita nell'attivita' di ricerca scientifica per scambiare le conoscenze piu' avanzate. Per un ricercatore la mobilita' e' connaturata al proprio mestiere sia nella fase dello studio e della formazione - gli antichi chierici vagantes, gli odierni studenti Erasmus - sia nella fase della ricerca vera e propria missioni, esperimenti in laboratori nazionali ed internazionali, conferenze sia nella docenza professori ospiti, anni sabbatici, etc. La precarizzazione e' un altra cosa: significa lavorare a padrone in termini culturali, nell attivita', per antonomasia, la piu' libera, la piu' creativa! Troppa e' la differenza di status, nella comunita' scientifica, dei ricercatori atipici per poter contare, avere responsabilita' nelle scelte scientifiche sia a tempi brevi che strategiche. La discontinuita' e la subalternita' nel lavoro, l incertezza economica e anche psicologica dei giovani ricercatori rischiano fortemente di ridurre la serieta' e il rigore della ricerca e dunque di ottundere gli strumenti di scandaglio critico dei quali la ricerca necessita. Cio' avviene tanto in forma diretta, perche' la precarizzazione induce appunto casi piu' o meno espliciti di autocensura, quanto in forma indiretta, perche' la ricerca precarizzata riesce con maggior difficolta' a scavare in profondita', restando alla superficie dei fenomeni sui quali indaga. E la superficie dei fenomeni coincide spesso con cio' che un ideologia liberista, sempre piu' dominante, costruisce e che una ricerca, necessariamente affrettata, privata dei propri strumenti e costretta ad abdicare al suo ruolo critico, sapientemente rafforza. Purtroppo, in Italia, la flessibilita' e' stata spesso interpretata come una possibilita' per le dirigenze, anche delle istituzioni scientifiche, di modificare in qualsiasi momento le condizioni del rapporto di lavoro e quindi anche le modalita' di cessazione del rapporto di lavoro con il dipendente e non come strumento in grado di rendere flessibile l organizzazione del lavoro di ricerca; in questo modo, la flessibilita' si riduce troppo spesso solo ad una deresponsabilizzazione degli organi di governo e delle istituzioni riguardo ai destini della ricerca e dell innovazione tecnologica, ovvero cio' che dovrebbe rappresentare il vero motore dello sviluppo. Uno degli effetti della diffusione del lavoro a tempo determinato e' l alta eta' media di ricercatori e dei docenti nelle (2) universita', ormai argomento di discussione su tutta la stampa nazionale ed internazionale: il 55% dei docenti di ruolo supera i 50 anni di eta'; vi sono differenze tra le tre qualifiche, gli ultra 50enni costituiscono l 82% degli ordinari, il 55% degli associati ed il 31% dei ricercatori guardando le classi di eta' piu' estreme, si rileva che il 45% degli ordinari ha piu' di 60 anni mentre il 55% dei ricercatori ha un eta' inferiore a 45 anni:

2 fig. 1 nei confronti internazionali l Italia si pone tra i Paesi con la quota piu' alta di docenti ultracinquantenni, seguita dalla Francia con una quota inferiore di circa 18 punti percentuali fig. 2

3 L'Europa e il lavoro precario nella ricerca Nel 2005 la Commissione Europea, nell intento di perseguire il progetto di creare l Area Europea della Ricerca, elaborò la Carta Europea dei Ricercatori con il codice di condotta per la loro assunzione. Lo scopo era quello di fornire delle linee guida che servissero a rendere attraente per le persone giovani entrare nella ricerca ( L esistenza di prospettive di carriera migliori e più visibili contribuisce anche allo sviluppo di un atteggiamento positivo del pubblico nei confronti della professione di ricercatore, spingendo con ciò più giovani ad abbracciare una carriera nel settore della ricerca ). La Carta raccomanda di prevedere per i (giovani) ricercatori carriere con sufficienti garanzie, ad es. pensionistiche; la Linea guida della Carta è di fornire ai giovani ricercatori regolari contratti di lavoro. L articolo 1 della carta europea dei ricercatori stabilisce che: Gli Stati membri s impegnino a compiere i passi necessari per assicurare che i datori di lavoro o i finanziatori dei ricercatori sviluppino e mantengano un ambiente di ricerca e una cultura di lavoro favorevoli, in cui gli individui e le équipe di ricerca siano considerati, incoraggiati e sostenuti, e beneficino del sostegno materiale e immateriale necessario per conseguire i loro obiettivi e svolgere i loro compiti. In tale contesto, si dovrebbe accordare particolare priorità all organizzazione delle condizioni di lavoro e di formazione nella fase iniziale della carriera dei ricercatori, in quanto questa contribuisce alla scelte future e rafforza l attrattiva delle carriere nel settore della R&S. Il nostro Paese ha solennemente riconosciuto la Carta, ma ne ha disatteso completamente il significato. La ricerca e il lavoro souple nell INFN (1) Per una prima analisi di genere del lavoro atipico dei ricercatori e tecnologi dell INFN sono stati considerati: ricercatori e tecnologi con contratti a termine dottorandi, contrattisti, borsisti, assegnisti su fondi INFN o delle Universita' che, con diverse forme di associazione, partecipanoalle attivita' di ricerca dell Istituto in fig. 3. I dati sulle associazioni INFN, aggiornati a novembre 2005, sono stati forniti dall Ufficio Affari Generali ed Incarichi; ricercatori e tecnologi, dipendenti dell INFN con contratti a tempo determinato in fig. 4. I dati, forniti dalla Direzione Affari del Personale, si riferiscono a contratti di tipo Articolo 15 e Articolo 23 e rappresentano la situazione a fine luglio fig. 3

4 fig. 4 Nell ambito dell occupazione temporanea la presenza delle ricercatrici e' maggiore 27.3% in fig. 3 e 29.2% in fig. 4 che nell occupazione a tempo indeterminato: e' infatti del 18,9% la quota delle ricercatrici dell INFN a tempo indeterminato. Nel caso dei tecnologi, l esiguita' dei numeri rende poco significativo il confronto. Si analizza ora l'evoluzione temporale dei contratti a tempo determinato (art. 15 e Art. 23). fig. 5

5 I dati mostrano un numero di contratti e una presenza femminile costante, entro l indeterminazione statistica, nei diversi profili del personale, escludendo quello di ricercatore. In questo caso, infatti, nel luglio 2005 si registra il maggior numero di contratti attivi e un aumento della presenza femminile rispetto agli anni precedenti. Per avere informazioni piu' aggiornate sulla situazione attuale del precariato nell INFN si veda il link: (1) Azioni positive e Piani Triennali nell'infn Attivita' CPO INFN (2) L UNIVERSITA IN CIFRE 2007 a cura di Giuliana Matteocci - MIUR