L OGGETTIVAZIONE DELLA DONNA

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1 L OGGETTIVAZIONE DELLA DONNA

2 Secondo Martha Nussbaum (1999) il concetto di oggettivazione comprende sette dimensioni: 1. Strumentalità: l oggetto è uno strumento per gli scopi altrui; 2. Negazione dell autonomia: l oggetto è un entità priva di autonomia e autodeterminazione; 3. Inerzia: l oggetto è un entità priva della capacità di agire e di essere attivo; 4. Fungibilità: l oggetto è interscambiabile con altri oggetti della stessa categoria; 5. Violabilità: l oggetto è un entità priva di confini che ne tutelino l integrità. È possibile farlo a pezzi. 6. Proprietà: l oggetto appartiene a qualcuno.

3 7. Negazione della soggettività: l oggetto è un entità le cui esperienze e i cui sentimenti sono trascurabili.

4 L oggettivazione della donna è quindi una particolare forma di deumanizzazione: alle donne viene negata una soggettività, sono considerate solo per il loro utilizzo a fini sessuali o per conferire status al maschio. Gli studi condotti sull oggettivazione hanno investigato le conseguenze sulla percezione di sé delle donne: l autooggettivazione riduce la percezione di benessere, aumenta i sintomi depressivi e i disturbi alimentari, crea disfunzioni nelle abilità cognitive.

5 Sarah Palin e Angelina Jolie Heflick e Goldenberg (2009) hanno chiesto di giudicare Sarah Palin e Angelina Jolie: per manipolare l oggettivazione, ai partecipanti veniva chiesto di focalizzarsi sull aspetto oppure sulla persona. Il focus sull aspetto portava ad oggettivare entrambi i target: venivano giudicate come meno competenti ma soprattutto MENO UMANE, rispetto al focus sulla persona. Sono però due personaggi famosi

6 Face-ism Loughnan e colleghi (2010) hanno selezionato foto di donne nonfamose in bikini ed hanno variato l indice face-ism. Venivano presentate immagini di donne intere vs solo la testa vs solo il corpo. I partecipanti dovevano attribuire stati mentali (percezioni, emozioni, cognizioni, e intenzioni) e status morale: i risultati hanno evidenziato come un basso indice face-ism fosse associato a minore attribuzione di stati mentali e moralità.

7 Oggettivazione implicita Vaes, Paladino, e Puvia (2011) hanno utilizzato una misura implicita di oggettivazione: presentavano foto di target oggettivati sessualmente o non-oggettivati, e chiedevano ai partecipanti di associarle a concetti umani e animali. Tra tutte le associazioni, solo le donne oggettivate sessualmente venivano deumanizzate, cioè associate più all animale che all umano. In tutti e tre gli studi precedenti, gli effetti non erano qualificati dal genere: cioè, sia i maschi sia le femmine deumanizzavano in ugual misura.

8 DONNE E MEDIA

9 I mass-media riflettono stereotipi e comportamenti accettati nella società in cui vivono gli spettatori. I media rappresentano un immagine distorta del corpo femminile: l ideale-magro. Kaufman (1980) riporta che negli USA solo il 12% delle donne personaggi televisivi sono sovrappeso Silverston (1986) riporta che il 5% delle donne in TV sono considerate grasse, il 69% magre. Fouts e Burggraf (1999) riporta che nelle commedie televisive i personaggi televisivi donne sono per il 33% sottopeso, il 60% nella media, e solo il 7% sovrappeso. (Negli USA 2 donne su 3 sono sovrappeso)

10 Obesità delle donne e risate registrate Fouts e Burggraf (1999) hanno esaminato il contenuto delle commedie televisive: le donne più magre ricevevano commenti più positivi da parte dei maschi. Questi stessi autori (2000) hanno poi esaminato i commenti negativi dei maschi e le reazioni dell audience (risate registrate) relative al peso delle donne. Hanno trovato che il 40% dei personaggi donne ricevevano commenti negativi da parte dei maschi in relazione al peso o al corpo. 80% di questi commenti negativi era seguito da risate registrate: un incoraggiamento a ridere in presenza di altri.

11 L esposizione ai media può portare le donne ad interiorizzare questi modelli e confrontare il proprio corpo con ideali-magri: la conseguenza è insoddisfazione per il proprio corpo, bassa autostima, in alcuni casi disturbi alimentari, quali anoressia e bulimia. Grabe, Ward, e Hide (2008) hanno esaminato tutti gli studi (circa 100) che hanno studiato questa relazione. Nel tipico esperimento, alle donne venivano mostrate foto o video che rappresentavano corpi magri o neutrali. Dopo questa manipolazione, le partecipanti valutavano la soddisfazione relativa al proprio corpo. È emerso in modo consistente attraverso i diversi studi che le donne erano meno soddisfatte del proprio corpo dopo aver visto un corpo magro. Questo risultato si replicava con pubblicità nelle riviste, video televisivi, e video musicali.

12 E inoltre emerso che un esposizione regolare ad immagini dell ideale-magro attraverso i media è associata a disturbi alimentari. Si noti che i disturbi alimentari sono una dei disturbi più frequenti tra le adolescenti, e l anoressia è la prima causa di morte tra tutti i disturbi mentali. COSA FARE?

13 Dovrebbero essere istituiti degli interventi volti a promuovere un consumo consapevole e critico dei media. Diversi studi hanno mostrato come le donne siano meno vittime dell influenza dei media e dell ideale-magro dopo un training di alfabetizzazione sui media (anche solo di 7 minuti!). Idealmente, i mass-media dovrebbero smettere di mostrare immagini irrealistiche di donne ultra-magre. Ditman e Howard (2004) hanno trovato che le donne non riportavano ansia per il proprio corpo dopo essere state esposte ad immagini di modelle attraenti ma di corporatura normale. L esposizione a modelli mediatici di peso nella media può proteggere le donne da una bassa autostima e disturbi alimentari.