Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena La qualità del paesaggio

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1 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena La qualità del paesaggio La qualità del paesaggio: definizione Il paesaggio senese è risultato di processi storici di relazione fra le strutture sociali e le risorse del territorio. La qualità del paesaggio è legata alla possibilità di riconoscere questi processi nelle forme degli insediamenti e del paesaggio agrario, in ciascuna delle diverse condizioni che caratterizzano le componenti del territorio. Nelle condizioni attuali operano due fattori che mettono in crisi la leggibilità del paesaggio: da un lato i processi legati allo sviluppo urbano e alla riconversione produttiva, dall'altro i processi di abbandono delle aree marginali. Occorrono in sostanza nuove regole per conciliare: - ambiente e valori culturali - esigenze produttive e morfologia - patrimonio edilizio e qualità del paesaggio (Relazione: cap.i paragrafo 1) per il sistema urbano provinciale La Provincia di Siena ha conosciuto sinora in maniera molto limitata questi processi degenerativi, ed il suo sistema urbano si presenta ancora fondamentalmente incentrato sulla rete e sulla identità delle sue città storiche. [ ] Nello stesso tempo, non c'è dubbio che nuove polarità si sono costituite al di fuori del sistema urbano consolidato; insieme e accanto al permanere di una fittissima serie di micropolarità di matrice storica le quali continuano a costituire, in quanto abitate, sia un fondamentale valore di integrazione, anche a livello produttivo, dell'armatura urbana, sia una componente decisiva della struttura territoriale e della qualità paesistica. Tuttavia appare evidente come in rapporto ai livelli di qualità della vita urbana che si intendono promuovere e garantire, non si può assumere la serie pressochè infinita delle micropolarità come agenti di localizzazione di nuove quantità edilizie. Si ritiene infatti che, a meno di sancire una condizione di mobilità permanente per l'accesso ai servizi che non sembra auspicabile, sia necessario e opportuno definire una soglia minima, dimensionale e funzionale, tale da garantire l'accessibilità diretta ai servizi di base (servizi commerciali del quotidiano, centro di aggregazione sociale, verde sportivo elementare). (Relazione: cap.l paragrafo 1.1) per il paesaggio agrario La disciplina contenuta nel Capo M del PTCP ha come obiettivo fondamentale quello di assicurare la permanenza delle forme tradizionali del paesaggio agrario, che costituiscono uno dei perni fondamentali della qualità paesistica della provincia di Siena. Le ragioni della tutela della tessitura agraria sono di varia natura: - i valori estetico-formali inerenti alla forma e al disegno dei campi, alla permanenza delle colture arboree, della densità e varietà colturale, tipici dei paesaggi toscani e condizione anche, nell'intreccio virtuoso di luoghi e produzioni, del loro valore economico; - la stabilità del suolo e la difesa idraulica dovute alle sistemazioni fondiarie tradizionali, alla loro specifica capacità di invaso, a una rete scolante articolata e diffusa che comporta tempi di corrivazione lunghi, coefficenti di evapotraspirazione più alti dovuti alla permanenza delle colture arboree e a varietà di seminativi con tempi di semina differenziati; - condizioni favorevoli alla biodiversità e alla difesa biologica dai parassiti, dovute alla presenza di vegetazione arborea e arbustiva; - presenza significativa di forme di conduzione "non professionali", ma ricche di significato sul piano sociale e insediativo (ex mezzadri, pensionati, residenzialità rurale, ecc.); - valori etici inerenti al paesaggio come patrimonio collettivo, alla sua permanenza, riconoscibilità e identificazione, che devono accompagnare gli aspetti produttivistico-aziendali, evitando tuttavia i conflitti tramite possibili mediazioni in un quadro di politiche di sostegno. Nell'ambito delle più generali problematiche di gestione del paesaggio (la problematica principale è che, di fatto, non vi è attualmente un soggetto con responsabilità decisive di manutenzione del paesaggio), è evidente che la tutela delle emergenze del paesaggio agrario deve coniugarsi con le esigenze della agricoltura come attività produttiva; in tal senso appare utile e praticabile la via tracciata dalla L.R. 64/95, in quanto le indicazioni contenute nella disciplina del PTCP divengono strumenti per individuare, nell'ambito dei programmi di miglioramento agricolo ed ambientale (PMAA) gli interventi inerenti la tutela ambientale. (Relazione: capitolo M, paragrafo 1) 1

2 Le unità di paesaggio Criteri per l identificazione (Unità di paesaggio e Tipi di paesaggio) Le procedure di individuazione dei Tipi e delle Unità di paesaggio Per l'individuazione dei Tipi e delle Unità di paesaggio si è proceduto alla mappatura dell'intera provincia di Siena sulla base di indicatori significativi delle condizioni originarie delle relazioni fra risorse e paesaggi umani e del grado di trasformazione. Il territorio è stato suddiviso in cellule elementari aventi una base geolitologica omogenea, per poi verificare le strutture paesistiche considerando le forme d'uso del suolo (bosco, seminativo, colture arboree, incolto) e la maglia dell'insediamento poderale ereditata dalla fase mezzadrile. Con questa procedura si assicura una sistematica possibilità di confronto con le procedure di analisi delle unità ambientali e degli ecosistemi (capo E), in quanto fondate sulle stesse categorie geolitologiche (piani alluvionali, ripiani e depositi eluviali, colline argillose, colline sabbiose e ciottolose, strutture dei rilievi a diversa composizione litologica come calcari, arenarie, rocce silicee, vulcaniche, ofiolitiche), che corrispondono alle fondamentali suddivisioni dei caratteri strutturali del paesaggio senese e ne mettono in rilievo la complessità e le articolazioni. Le cellule elementari sono quindi raggruppate per Unità di paesaggio e per Tipi di paesaggio. Le Unità sono ambiti territoriali complessi e articolati per morfologia, forme d'uso del suolo e maglia insediativa, dotati di una specifica identità storico-culturale e caratterizzati da specifiche problematiche in ordine alle risorse naturali e antropiche e ai temi della riqualificazione del sistema insediativo e delle sviluppo sostenibile. In sede di quadro conoscitivo si è operata una suddivisione più analitica possibile, con il risultato di ottenere 59 Unità di paesaggio (denominate "di studio" e successivamente ricondotte a 16 Unità di piano), ciascuna delle quali è caratterizzata da un carattere prevalente e da un relativo grado di omogeneità o di coerenza delle combinazioni morfologiche. L'articolazione per Unità di paesaggio consente invece di verificare la particolare combinazione tipologica di ciascun insieme territoriale riconoscibile come individuo, semplice o complesso; ciascuna Unità è definita con un nome che ne caratterizza anche la l'individualità storica. Ai fini della disciplina delle dinamiche evolutive del paesaggio, le 16 Unità di paesaggio corrispondono a insiemi complessi all'interno dei quali è possibile verificare la compatibilità fra la gestione degli ecosistemi, dei sistemi urbani, delle reti e delle aree agricole in coerenza con gli obiettivi del governo del paesaggio. In questo senso sono state individuate le 16 Unità di piano, descritte nella tavola P04 e nel capo I delle norme. Ciascuna Unità paesistica di piano interessa più comuni, comprende più centri urbani, aree protette, un determinato sistema viario, e si articola in sistemi ambientali e in Tipi di paesaggio. In particolare è all'interno di ciascuna Unità di piano che si possono coerentemente disciplinare le emergenze storico-architettoniche, centri storici, gli aggregati, agli edifici specialistici, in coerenza con le norme di cui ai capi L ed M. Le Unità paesistiche di piano, per il loro carattere sovracomunale (che prescinde dai limiti amministrativi di ciascun Comune) costituiscono inoltre l'ambito di riferimento per il coordinamento delle politiche comunali nel quadro dei Sistemi Locali cui si riferisce il disegno di governo del PTCP. I Tipi di paesaggio corrispondono a sezioni del territorio provinciale relativamente omogenee dal punto di vista della relazione fra la conformazione geolitologica e le forme del paesaggio. I sedici tipi litologici di partenza sono stati raggruppati in cinque categorie corrispondenti alle condizioni morfologiche più facilmente riconoscibili (piani, ripiani, colline argillose o sabbiose e rilievi), mentre per le forme di paesaggio sono state individuate cinque classi, valutando la combinazione dei parametri dell'uso del suolo e della maglia insediativa: paesaggi del bosco e dell'incolto, paesaggi dei seminativi a maglia poderale larga, paesaggi dei seminativi a maglia poderale fitta, paesaggi delle colture agrarie della montagna, paesaggi delle colture arboree con maglia poderale fitta. Nessuna delle categorie morfologiche presenta l'intera gamma delle forme di paesaggio, per cui risultano in definitiva 18 Tipi di paesaggio, descritti nella tavola P03 (1: ) e negli articoli I.20-I.24 delle norme. In ciascuno dei Tipi individuati a partire dai dati e dagli indicatori disponibili per l'intera superficie provinciale, corrispondono in modo caratteristico una o più emergenze del paesaggio agrario (dovute alla permanenza o all'alterazione della tessitura e degli assetti 2

3 colturali), individuate a scala di dettaglio sulla base della fotointerpretazione e di sopraluoghi, descritte nella cartografia P05-P08 (1:50.000) e nelle norme al capo M. L'articolazione in Tipi di paesaggio consente di valutare la significatività (o l'eccezionalità) delle diverse emergenze cartografate rispetto a un insieme di cui si conoscono alcune caratteristiche dominanti, e quindi di disciplinare anche la parte del territorio provinciale che non è classificata fra le emergenze paesistiche, ma che ne costituisce il contesto. L'articolazione per Tipi consente inoltre di confrontare in una visione d'insieme il diverso grado di elaborazione dei paesaggi umani in zone della provincia aventi le stesse caratteristiche di base, ad esempio i rilievi del Chianti con quelli di Montalcino, le colline di San Gimignano con quelle della Valdichiana, il fondovalle dell'elsa con quello dell'arbia o dell'orcia. (Relazione: capitolo I, Paragrafo 2) Le unità di paesaggio della Provincia di Siena Art. I3.Unità di paesaggio delle Colline di San Gimignano 1.Comprende il Poggio del Comune e le colline di San Gimignano, per una superficie di 139,5 kmq. Comuni interessati: San Gimignano (parte). Centri principali: San Gimignano, Badia a Elmi, Ulignano. 2.É formata dal rilievo del Poggio del Comune, prevalentemente boscato (Tipo A, Art. I24), il versante orientale di colline sabbiose, dominate dalle colture a vigneto (Tipo E, Art. I23), il versante occidentale a carattere misto e paesaggi estensivi (Tipi B e D, Art. I23 e I.24). Il versante occidentale presenta un mosaico di Tipi diversi, uniti dal carattere marginale e dalla maglia larga, dove un ruolo importante assumono gli spazi aperti. 3.L'area ha subito un intenso processo di trasformazione, con allargamento della maglia poderale, sostituzione colturale (con abbandono dell'oliveto) e interventi edilizi impropri. L'introduzione di vigneti specializzati con filari a rittochino, pur nell'ambito di una maglia agraria media, ha prodotto notevoli problemi di stabilità dei versanti più ripidi. La permanenza di forme paesistiche originarie (emergenze del paesaggio agrario e storico-architettoniche) è limitata ad alcuni crinali e ai ripiani. 4.La gestione di questa Unità di paesaggio è orientata alla ricostituzione di un tessuto paesistico basato sulla diversificazione colturale (vigneto-oliveto-seminativi) tale da garantire la stabilità dei versanti e la riqualificazione delle aree di pertinenza del patrimonio edilizio. Nell'area montana disciplinata dalla tutela degli acquiferi (capo A) e nel versante occidentale sono da salvaguardare gli spazi aperti a pascolo e a seminativo. É oggetto di attenzione anche l'impatto paesistico delle ristrutturazioni del patrimonio edilizio degli aggregati e delle case poderali sulle immediate pertinenze e nelle vedute d'insieme. Art. I4.Unità di paesaggio della Valdelsa 1.Comprende il fondovalle della Staggia, i ripiani intorno a Colle, Colle Val d'elsa, le colline di Lilliano e Rencine, il bacino del Pian degli Strulli, il bacino dell'alta Elsa, per una superficie di 261,3 kmq. Comuni interessati: San Gimignano (parte), Poggibonsi, Castellina in Chianti (in parte), Monteriggioni (in parte), Colle d'elsa, Casole d'elsa (in parte). Centri principali: Poggibonsi, Bellavista, Staggia, Castellina Scalo, Colle d'elsa, Campiglia dei Foci, Castel San Gimignano, Casole d'elsa, Cavallano, Quartaia, Pievescola. 2.É formata dai ripiani travertinosi a est e a ovest del solco dell'elsa, alternati a deboli emergenze sabbiose, entrambi dominati dai seminativi intensivi (Tipo C, Art. I21 e I.23) con residui importanti di colture arboree, dalla fascia collinare sabbioso-argillosa fino ai rilievi del Chianti, a seminativi intensivi o a colture arboree (Tipi C e E, Art. I22 e I.23), dai piani alluvionali antichi (Pievescola) e recenti (pian degli Strulli e bacino dell'elsa) a carattere estensivo (Tipo B, Art. I20), oltre a una serie di emergenze composite di rilievi tanto a nord (Rencine) che a sud (Monte Vasone, Collalto, Poggio Pilleri) di carattere estremamente vario (Art. I24, Tipi A, B, D, E, questo nella variante con minore percentuale di colture arboree). 3.La parte centrale dell'unità risente dello sviluppo urbano e industriale dei centri maggiori, i cui effetti incidono profondamente sui caratteri paesistici. Sui ripiani travertinosi e sulla fascia collinare si è verificato un vistoso allargamento della maglia colturale, sia nella forma dei seminativi che delle monocolture a vigneto. Tende a scomparire, anche nella forma più estensiva, la coltura dell'olivo. 4.La gestione di questa Unità di paesaggio ha come primo obiettivo la riduzione dell'impatto negativo delle espansioni disseminate in particolare sui ripiani di travertino e nei piani alluvionali. In tal senso è favorita la diversificazione delle tipologie paesistiche fondate sui caratteri strutturali, limitando gli effetti di omologazione degli impianti di carattere puramente congiunturale. É inoltre oggetto di attenzione l'impatto paesistico delle varianti stradali. 5.Da segnalare il valore paesistico della via Volterrana (SS 68), che comprende un tratto segnalato come "tracciato di interesse paesistico europeo". Art. I5.Unità di paesaggio del Chianti 1.Comprende i poggi di Vagliagli, il crinale della Castellina e di Radda, il bacino della val di Pesa, i poggi di Gaiole e i Monti del Chianti, per un totale di 333,9 kmq. Comuni interessati: Castellina (parte), Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga (parte). Centri principali: Castellina, Radda, Gaiole. 2.E' costituita dai rilievi che dai Monti del Chianti digradano verso la fascia collinare, inclusi i solchi vallivi della Pesa e dell'arbia. I Tipi di paesaggio prevalenti sono quelli delle colture arboree con appoderamento fitto (Tipo E, Art. I24), del bosco (Tipo A, Art. I24) e delle colture agrarie della montagna (Tipo D, Art. I24). Il tratto superiore dell'arbia ha carattere prevalentemente naturale (Tipo A, Art. I20), mentre quello della Pesa presenta una situazione di tipo estensivo (Tipo B, Art. I20) con forti segni di degrado. 3.Il tipico paesaggio dei rilievi appoderati (Art. I24) ha subito alterazioni sia per quanto riguarda la tessitura agraria che (più frequentemente) per la sostituzione ai coltivi tradizionali di vigneti specializzati e conseguente demolizione dei tipici terrazzamenti. E' già in atto una riconfigurazione dei vigneti con maglia più fitta e introduzione di filari olivati. I pascoli di crinale sono segnati dall'impatto negativo dei rimboschimenti a conifere. 4.La gestione di questa Unità è legata nel complesso all'impatto del sistema produttivo del settore vinicolo con i relativi impianti di trasformazione. É essenziale la tutela delle forme di sistemazione del suolo non ancora 3

4 modificate, mentre va incoraggiata la riconfigurazione dei vigneti. É oggetto di attenzione anche l'impatto paesistico delle espansioni edilizie dei centri e delle ristrutturazioni del patrimonio edilizio degli aggregati e delle case poderali, sia sulle immediate pertinenze che nelle vedute d'insieme. 5.Da segnalare il valore paesistico della via Chiantigiana e della SS 429, che comprendono tratti segnalati come "tracciati di interesse paesistico europeo". Art. I6.Unità di paesaggio della Montagnola 1.Comprende il Monte Maggio, i ripiani della Montagnola, il bacino di Pian del Lago, il bacino di Montarrenti e il bacino del Pian di Rosia, per una superficie di 248,3 kmq. Comuni interessati (in parte): Monteriggioni, Siena, Sovicille, Chiusdino, Casole. Centri principali: Sovicille, Rosia, San Rocco a Pilli. 2.E' costituita dai rilievi compositi e dai ripiani eluviali della Montagnola, dagli invasi lacustri bonificati di Pian del Lago e di Pian di Rosia con rispettivi versanti orientali (incluso il margine delle colline argillose), dal solco di Montarrenti con i fondovalle di Elsa e Rosia, incluso il versante occidentale fino al Poggio Casalone e quello meridionale fino agli aggregati di Frosini e Pentolina. I paesaggi dei seminativi estensivi (tipo B, Art. I20) prevalgono nei piani alluvionali, quelli dei seminativi a maglia fitta (Tipo C, Art. I21 e I.23) nei ripiani e nelle colline, quelli delle colture agrarie della montagna (Tipo D, Art. I24) e delle colture arboree (Tipo E, nella variante con minore percentuale di colture arboree, Art. I24) sui rilievi. 3.Al di fuori dei margini del Pian di Rosia, dove si fa sentire l'influenza della città di Siena, l'insieme subisce effetti di marginalizzazione e di abbandono, pur in presenza di un patrimonio culturale della massima importanza, tanto nella qualità degli insediamenti che nelle sistemazioni agrarie di cui rimane traccia. L'espansione del bosco e dell'incolto rischia di cancellare la qualità delle isole coltivate e dei castagneti. Le aree di piano conservano invece gran parte della maglia originaria. 4.La gestione di questa Unità ha lo scopo di riqualificare tutto un insieme di valori storici e naturali di carattere eccezionale. 5.Da segnalare il valore paesistico di una parte consistente del sistema viario e delle sistemazioni stradali con muri a secco. Art. I7.Unità di paesaggio delle Masse di Siena e della Berardenga 1.Comprende le Masse di Siena e i poggi e colline della Berardenga, per una superficie di 187,6 kmq. Interessa parte dei comuni di Siena e di Castelnuovo Berardenga. Centri principali: Siena, Quercegrossa, Pianella, Castelnuovo Berardenga. 2.É costituita per la massima parte da colline sabbiose e sabbioso-argillose. Include parte dei fondovalle della Tressa, del Bozzone, dell'arbia, dell'ombrone e dell'ambra. Si estende sui rilievi del Chianti fino agli aggregati di Villa a Sesta e San Gusmè. Sulle colline si alternano paesaggi dei seminativi estensivi (Tipo B, Art. I22 e I.23) e delle colture arboree (Tipo E, Art. I22 e I.23), nei fondovalle prevale il seminativo a maglia fitta (Tipo C, Art. I20) e sui rilievi il paesaggio delle colture arboree appoderate (Tipo E, Art. I24). 3.Il carattere paesistico è dato dalla netta differenza fra i crinali sabbiosi, sede di insediamenti e di colture intensive, e le conche argillose a seminativi aperti. Tale carattere è riconoscibile anche dalla diversa tessitura agraria, in gran parte conservata. L'effetto dell'espansione urbana si diffonde dal capoluogo alla corona di piccole frazioni esterne. Sia le forme di appoderamento tradizionale che quelle dell'agricoltura periurbana subiscono talvolta effetti di degrado incompatibili con la qualità del tessuto insediativo. 4.É oggetto di attenzione l'impatto paesistico delle ristrutturazioni del patrimonio edilizio degli aggregati e delle case poderali, sulle immediate pertinenze e nelle vedute d'insieme. La gestione dell'assetto paesistico è orientata alla riqualificazione delle forme di agricoltura periurbana anche attraverso la formazione di un progetto di recupero del paesaggio delle Masse, da concertare con il Comune di Siena. 5.Da segnalare il valore paesistico diffuso delle strade statali e della viabilità minore. Art. I8.Unità di paesaggio del Pian del Sentino 1.Comprende Poggio Capanne, i ripiani di Rapolano e Asciano, il bacino del Pian del Sentino e il bacino della Foenna, per una superficie di 148,7 kmq. Interessa il comune di Rapolano e parte dei comuni di Asciano e di Sinalunga. Centri principali: Rapolano, Serre, Asciano. 2.É costituita per la metà dai rilievi che prolungano i Monti del Chianti, con paesaggi a bosco (Tipo A, Art. I24) o ad appoderamento fitto (Tipo E, anche nella variante con minore percentuale di colture arboree, Art. I24), per il resto da piani alluvionali a carattere estensivo (Tipo B, Art. I20), da ripiani travertinosi a carattere intensivo (tipo C, Art. I21) e da colline argillose e sabbiose prevalentemente a maglia larga (Tipo B, Art. I22 e I.23). 3.Il carattere composito è legato alla posizione di cerniera fra i paesaggi del Chianti, della Berardenga, delle Crete e della Valdichiana, dei quali l'area conserva alcuni caratteri strutturali. La maglia poderale e gli assetti colturali sono stati alterati soprattutto nelle aree delle colline sabbiose, mentre sui rilievi si verificano fenomeni di abbandono. 4.É oggetto di attenzione l'impatto dello sviluppo urbano, delle attività estrattive e termali, della superstrada in fase di raddoppio. É da promuovere la protezione o la ricostituzione delle colture arboree (oliveti) sui versanti della Foenna. Art. I9.Unità di paesaggio delle Valli di Cecina e Feccia. 1.Comprende il bacino della val di Cecina, Poggio Casalone, la Contea di Elci, i poggi di Ciciano, il bacino del Pian di Feccia, per un totale di 326,7 kmq. Interessa i comuni di Casole (parte), Radicondoli, Chiusdino (parte), Monticiano (parte). Centri principali: Radicondoli, Belforte, Chiusdino, Palazzetto, Monticiano. 2.É costituita per oltre la metà della superficie di colline argillose e sabbioso-ciottolose, a carattere boscato (Tipo A, Art. I22 e I.23) o a seminativi estensivi (Tipo B, Art. I22 e I.23). I piani alluvionali sono prevalentemente estensivi (Tipo B, Art. I20), i rilievi sono dominati dal bosco (Tipo A, Art. I24). Isole di paesaggi intensivi (Tipo C e E, Art. I23) intorno ai centri storici, insediati sulle emergenze sabbiose. 3.Il paesaggio è caratterizzato dall'unità visiva dell'ampio solco tettonico compreso fra i rilievi dei due versanti e quelli che chiudono lo sbocco della Cecina e della Merse. Nelle fasce collinari è caratteristica l'alternanza di boschi e di seminativi aperti, che intorno al bacino della Feccia assumono il carattere di sistemazioni "a campi chiusi". Le fasce a maglia agraria di tipo medio corrispondono agli affioramenti argillosi. Le risorse principali consistono nel 4

5 patrimonio naturale (già parzialmente incluso nelle aree protette) e nel patrimonio culturale, storico e archeologico. 4.La marginalità dell'area ha garantito permanenza di forme del paesaggio che richiedono una gestione unitaria con la promozione di iniziative di riqualificazione. La gestione delle aree protette deve essere coordinata con il recupero degli aggregati storici. Sono di particolare valore le isole appoderate intorno ai centri storici. É oggetto di attenzione l'impatto paesistico delle attività estrattive (cave di sabbia e ghiaia) e geotermiche. 5.Da segnalare la qualità paesistica diffusa delle strade di collegamento con la Maremma. Art. I10.Unità di paesaggio delle Crete dell'arbia 1.Comprende le crete della Sorra, il fondovalle dell'arbia, le crete di Asciano, le colline di Bibbiano, per una superficie di 321,6 kmq. Interessa i comuni di Siena (parte), Monteroni, Asciano (parte), Buonconvento, Murlo (parte), Montalcino (parte). Centri principali: Arbia, Taverne d'arbia, Isola d'arbia, Monteroni, Ponte d'arbia, Buonconvento. 2.É costituita per quasi tre quarti da colline argillose, a carattere estensivo (Tipo B, Art. I22), per quasi un quarto da piani alluvionali a carattere estensivo (Tipo B, Art. I20) o intensivo (Tipo C, Art. I20) lungo il fiume principale. Piccole lenti sabbiose con paesaggi a carattere intensivo (Tipi C e E, Art. I23). 3.Il paesaggio ha subito gli effetti dell'espansione urbana e produttiva intorno alla via Cassia, mentre le colline argillose risentono del degrado del patrimonio edilizio e degli interventi di rimodellamento artificiale, con eliminazione delle biancane e di altre emergenze naturali. 4.Le emergenze naturali di interesse paesistico costituiscono un patrimonio essenziale da proteggere. Nella gestione di questa Unità assume inoltre un ruolo chiave la tutela del fondovalle dell'arbia, nel quale si concentrano tutte le iniziative urbane. 5.Da segnalare il valore paesistico della via Lauretana (SS 438), che comprende un tratto segnalato come "tracciato di interesse paesistico europeo". Art. I11.Unità di paesaggio della Val di Merse. 1.Comprende le gole della Merse, la Val di Farma, il bacino della bassa Merse, i poggi di Murlo, i poggi di Castiglion del Bosco, per un totale di 293,3 kmq. Interessa i comuni di Monticiano (parte), Murlo (parte), Montalcino (parte). Centri principali: Vescovado, Casciano di Murlo. Viabilità: superstrada SI-GR, SS della Maremma, provinciali. Ferrovia Siena-Grosseto. Aree protette: Tocchi, Montepescini, Farma, Alto Merse, Basso Merse. 2.É costituita per la gran parte da rilievi, di tipo omogeneo nella parte occidentale, dominata dal bosco (Tipo A, Art. I24), di tipo composito nella parte orientale, con forme di paesaggio agrario estensive (Tipo D, Art. I24) e a colture arboree (Tipo E, Art. I24). Il fondovalle ha carattere naturale (Tipo A, Art. I20) o dei seminativi a maglia larga (Tipo B, Art. I20). Colline argillose (anomale) a carattere boscato (Tipo A, Art. I22), colline sabbiose a maglia larga (Tipo B, Art. I23). 3.Il paesaggio è dominato dal bosco. Fuori dalle aree boschive il paesaggio assume forme molto composite, segnate dalla presenza di aggregati storici, con sporadici fenomeni di ristrutturazione. 4.La gestione del patrimonio naturale è affidata alle aree protette già costituite, il cui centro di coordinamento è localizzato a Monticiano. Da valorizzare le testimonianze storico-archeologiche, da tutelare le forme residue di colture a maglia fitta disseminate. Art. I 12.Unità di paesaggio delle Crete di Monteoliveto. 1.Comprende le colline di Monteoliveto e le crete dell'asso, per una superficie di 229,6 kmq. Interessa parte dei comuni di Asciano, Buonconvento, Trequanda, San Giovanni d'asso, Montalcino. Centri principali: San Giovanni d'asso, Torrenieri. 2.É costituito per tre quarti da colline argillose, di carattere estensivo (Tipo B, Art. I22), con un nucleo centrale a carattere prevalentemente sabbioso, con una importante presenza del bosco in una struttura insediativa a maglia larga (Tipo B, Art. I23). Sempre al Tipo B (Art. I20) è assegnato anche il fondovalle dell'asso. 3.Il carattere di questa Unità, rispetto alle altre sezioni del bacino delle crete, è dato dalla presenza di affioramenti sabbiosi, concentrati intorno a Monteoliveto ma anche diffusi su tutti i rilievi collinari, che si distinguono per la presenza significativa di aggregati storici e della vegetazione e delle colture arboree. I fondovalle conservano gran parte del carattere originario, a parte le limitate espansioni urbane. 4.La gestione di questo paesaggio tiene conto della stretta integrazione fra la maglia larga dei seminativi e quella fitta dei nuclei sabbiosi, nonché fra i piani alluvionali e i versanti collinari. La politica di tutela valuta l'impatto della diffusione delle attività pastorali. 5.Da segnalare il valore paesistico diffuso del sistema viario. La SS 451 comprende un tratto segnalato come "tracciato di interesse paesistico europeo". Art. I13.Unità di paesaggio della Dorsale sommersa 1.Comprende i poggi e le colline di Piazza di Siena. Con una superficie di 113,1 kmq., interessa parte dei comuni di Trequanda, San Giovanni d'asso, Pienza, Torrita. Centri principali: Trequanda, Montisi, Castelmuzio, Petroio, Montefollonico, Monticchiello. 2.É costituita dall'estensione compatta delle colline sabbiose che sommergono i rilievi della dorsale fra i Monti del Chianti e il Cetona, di carattere prevalentemente a maglia larga (Tipo B, Art. I23). 3.Le emergenze discontinue della dorsale, di carattere composito, formano insieme al tessuto insediativo e colturale delle colline sabbiose, un insieme complesso di paesaggi agrari fortemente integrati con il patrimonio storico. Il carattere di "dorsale" è dovuto, più che al fattore geolitologico, alla continuità della catena dei centri storici e della fascia delle colture di pregio che distinguono nettamente quest'area dal bacini dell'asso e della Chiana. 4.La gestione di questa Unità è orientata alla riqualificazione dell'insieme di valori storici e naturali di carattere eccezionale. Di particolare rilevanza la tutela delle aree di pertinenza dei centri storici. 5.Da segnalare il valore paesistico diffuso del sistema viario. Art. I14.Unità di paesaggio della Valdichiana. 1.Comprende le colline di Sinalunga e Torrita, le colline di Montepulciano, le colline di Chianciano, le colline di Chiusi, per una superficie di 321,6 kmq. Interessa i comuni di Sinalunga (in parte), Torrita (in parte), Montepulciano (in parte), Chianciano, Chiusi. Centri principali: Sinalunga, Guazzino, Bettolle, Torrita, 5

6 Montepulciano, Abbadia, Gracciano, Acquaviva, Stazione di Montepulciano, Sant'Albino, Chianciano, Montallese, Chiusi 2.É costituita in parti ugualmente rilevanti di colline sabbiose e di piani alluvionali, con una piccola componente argillosa. I Tipi prevalenti sono di carattere intensivo, con presenza significativa di colture arboree (Tipo E, Art. I23) intorno a Montepulciano e a Chiusi, di seminativi (Tipo C, Art. I20 e I.23) nelle altre colline e nel piano bonificato della Chiana. 3.Si verificano vistosi effetti di degrado dovuti all'espansione urbana e alla riconversione produttiva a maglia larga in molte aree della piana, mentre nelle colline l'appoderamento tradizionale è talvolta sostituito da una maglia media con fenomeni di estensivizzazione, quando non interviene la specializzazione monocolturale della viticoltura: in questi casi i problemi nascono dalla disposizione dei filari a rittochino e i conseguenti fenomeni di instabilità dei versanti. 4.Obiettivi di gestione sono la tutela e la ricostituzione del tessuto agrario della piana e delle sistemazioni agrarie della collina, il recupero delle aree degradate per effetto dell'espansione urbana diffusa. Nella riqualificazione delle aree vinicole si dovranno introdurre elementi di diversificazione colturale e ridurre le estensioni monocolturali. 5.Deve essere valutata l'opportunità di elaborare un progetto speciale, a carattere interprovinciale in collaborazione con la Provincia di Arezzo, per il recupero del patrimonio edilizio delle fattorie granducali. Art. I15.Unità di paesaggio di Montalcino e Castiglion d'orcia. 1.Comprende le colline di Sant'Angelo, i poggi di Montalcino, le gole dell'orcia, per una superficie di 196,2 kmq. Interessa parte dei comuni di Montalcino, San Quirico e Castiglion d'orcia. Centri principali: Montalcino, Sant'Angelo Scalo, Sant'Angelo in Colle, Castelnuovo dell'abate, Castiglion d'orcia. 2.E' costituita da un insieme composito di rilievi, a carattere estensivo (Tipo B e D, Art. I24) o a colture arboree (Tipo E, Art. I24), di colline argillose e sabbioso-ciottolose a colture arboree (Tipo E, Art. I22 e I.23), oltre al piano alluvionale a carattere estensivo (Tipo B, Art. I20). 3.Il carattere di questa Unità è dato dal fatto che il bosco è integrato con i paesaggi agrari di pregio e con i paesaggi estensivi della montagna, rispettivamente sul versante occidentale e su quello orientale dell'orcia. Il solco fluviale, a sua volta, è unico per il carattere composito dei due versanti. Gli effetti non desiderati sul paesaggio derivano dall'eccessiva dimensione dei vigneti e dalla costruzione di cantine moderne di grande dimensione al di fuori degli aggregati storici 4.La gestione di questa Unità è legata nel complesso all'impatto del sistema produttivo del settore vinicolo con i relativi impianti di trasformazione. Insieme alla tutela delle sistemazioni deve essere promossa la riconfigurazione degli impianti a maglia larga, la riqualificazione dei paesaggi della montagna. e la tutela di aggregati e beni culturali di valore eccezionale. 5.Da segnalare il valore paesistico diffuso della viabilità principale e secondaria. La SS 323 comprende un tratto segnalato come "tracciato di interesse paesistico europeo". Art. I16.Unità di paesaggio della Val d'orcia 1.Comprende il crinale di Pienza e San Quirico, il bacino dell'orcia, il crinale di Radicofani, il bacino della val di Paglia, per una superficie di 380,1 kmq. Interessa i comuni di San Quirico (in parte), Pienza (in parte), Castiglion d'orcia (in parte), Radicofani, Abbadia San Salvatore (in parte), Piancastagnaio (in parte), San Casciano dei Bagni (in parte) Sarteano (in parte). Centri principali: San Quirico, Pienza, Gallina, Contignano, Radicofani, Celle sul Rigo, San Casciano dei Bagni. 2.É costituita per la massima parte da colline argillose. I due bacini e i fondovalle sono dominati dai paesaggi estensivi (Tipo B, Art. I22), mentre nel crinale di Pienza si incontrano lenti sabbiose e colture arboree (Tipo E, Art. I23) e su quello di Radicofani sono presenti forme consistenti di detriti e di incolti (Tipo A, Art. I22). 3.Il carattere paesistico è legato all'effetto dominante dei due crinali di Pienza e di Radicofani e al sollevamento delle argille fino all'emergenza vulcanica della rupe, dove le sistemazioni agrarie assumono la forma dei "campi chiusi". 4.Per la gestione di questa Unità è essenziale la tutela delle emergenze naturali di interesse paesistico, accanto agli indirizzi comuni alle aree delle crete. 5.Da segnalare il valore paesistico della viabilità principale e secondaria. La via Cassia (SS 2) e la SS 478 comprendono tratti segnalati come "tracciati di interesse paesistico europeo". Art. I17.Unità di paesaggio del Monte Cetona 1.Comprende i poggi di Castelluccio e di Pietraporciana, le colline di Sarteano, il Monte Cetona, le colline di Cetona e i poggi di Fighine, per una superficie di 168,9 kmq. Interessa i comuni di Sarteano, Cetona, San Casciano dei Bagni (in parte). Centri principali: Sarteano, Cetona, Piazze. 2.E' costituita dai rilievi compositi della dorsale, dove prevale il paesaggio agrario della montagna (Tipo D, Art. I24), con al centro la massa calcarea e boscata del Cetona (Tipo A, Art. I24), e dal versante tiberino costituito da ripiani travertinosi con prevalenza di colture arboree (Tipo E, Art. I21) e da colline argilloso-sabbiose con seminativi a maglia fitta (Tipo C, Art. I22). Il fondovalle dell'astrone e degli affluenti presenta carattere estensivo (tipo B, Art. I20) con residui importanti di maglia fitta. 3.L'unità risulta caratterizzata da una combinazione equilibrata di emergenze naturalistiche e storico-culturali. Effetti di abbandono segnano il paesaggio della dorsale, tanto negli assetti agrari che in quelli insediativi, mentre il versante orientale, verso l'astrone, presenta un notevole grado di conservazione degli assetti originari. 4.La gestione dell'unità dovrà tenere conto della presenza di episodi significativi tanto dal punto di vista naturale che da quello storico, in assenza di fenomeni di degrado troppo vistosi. 5.Da segnalare il valore paesistico diffuso della viabilità principale e secondaria. Art. I18.Unità di paesaggio del Monte Amiata 1.Comprende i poggi di Campiglia d'orcia e il cono dell'amiata, per complessivi 136,7 kmq. Interessa parte dei comuni di Castiglion d'orcia, Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio. Centri principali: Vivo d'orcia, Campiglia d'orcia, Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Saragiolo. 2.É costituita dal versante senese del cono vulcanico, dominato dalla faggeta (Tipo A, Art. I24), dal basamento argillitico, dominato dalle colture della montagna (castagneti: Tipo D, Art. I24), e dalla fascia dei conglomerati a carattere estensivo (Tipo B, Art. I23). 3.Il paesaggio risente degli effetti dello sviluppo urbano e delle attrezzature turistiche. Nella fascia del basamento 6

7 si verifica un processo di abbandono e inselvatichimento dei pascoli. 4.É oggetto di attenzione l'impatto paesistico dei programmi di sviluppo turistico, che costituiscono una delle maggiori risorse dell'area. Importante la tutela dei castagneti. Da promuoversi il coordinamento con la Provincia di Grosseto per una gestione unitaria del patrimonio paesistico. (NTA articoli da I13 a I18) 7

8 Tavola P04: Il governo del sistema insediativo e del paesaggio: le unità e i tipi di paesaggio 8

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10 Tavola P04: Il governo del sistema insediativo e del paesaggio: le unità e i tipi di paesaggio legenda. 10

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12 Le unità di paesaggio (Tavola 04) nord sud 12

13 Tavole P05-P08. Il governo del sistema insediativo e del paesaggio: emergenze storicoarchitettoniche e del paesaggio agrario, emergenze naturali di interesse paesistico. 13

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15 Invarianti strutturali "In coerenza con il sistema di relazioni fra il livello provinciale e quello comunale si è da una parte previsto un ulteriore grado di elasticità agli indirizzi e alle misure pianificatorie del PTCP (non agli obiettivi di gestione e tutela delle risorse che di fatto costituiscono le invarianti del PTCP) e, dall'altra, si è previsto un procedimento rinforzato (a livello delle valutazioni tecniche) in cui intervengono sia il pianificatore comunale sia il pianificatore provinciale, così come previsto dall'art, Z4, comma 2." (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena, Relazione, Cap. 2) "La disciplina del PTC è definita in funzione della realizzazione degli obiettivi di tutela e uso corretto delle risorse naturali ed essenziali, così come previsto dalla LR n. 5/95, quali risultano dal PTC medesimo, nel rispetto degli indirizzi e delle prescrizioni previste dagli Atti regionali di programmazione e di indirizzo territoriale vigenti ai sensi della LR 5/95. Si dà atto che le previsioni del PTC sono state oggetto di verifica di coerenza, ai sensi della LR 5/95, con i contenuti del PIT regionale." (Piano di Coordinamento della Provincia di Siena, Norme Tecniche di Attuazione art.z1, commi 3 e 4) Gli obiettivi di gestione e tutela delle risorse sono contenuti nelle norme tecniche, agli articoli di seguito elencati: Gli obiettivi di gestione delle reti di trasporto (Art. S1) Obiettivi di governo del sistema insediativo provinciale (Art. L2) Obiettivi in materia di equipotenzialità urbana (Art N1) Gli obiettivi della riorganizzazione degli insediamenti produttivi (Art. P1) Obiettivi del P.T.C. in materia di attività commerciali (Art.P6) Obiettivi territoriali in materia di turismo ed attività culturali (Art. R1) Gli obiettivi di gestione degli acquiferi (Art. A1) Obiettivi del PTC in materia di rischio idraulico (Art. B1) Obiettivi della disciplina in materia di erosione e dissesti (Art. C1) Obiettivi di gestione del servizio idrico integrato (Art. D1) Obiettivi della conservazione dinamica e funzionale degli ecosistemi vegetali (Art. E1) Obiettivi di gestione della fauna selvatica (Art. E10) Obiettivi di gestione venatoria (Art. E11) Obiettivi di gestione della fauna ittica (Art. E12) Obiettivi di gestione dell attività di pesca (Art. E13) Obiettivi sottesi alla istituzione delle aree protette (Art. F1) Obiettivi generali della disciplina paesistica (Art. H1) Obiettivi della disciplina delle Unità di Paesaggio (Art. I2) La tutela della tessitura agraria: obiettivi e definizioni (Art. M1) Obiettivi del PTC in materia di attività estrattive (Art. O1) Obiettivi della disciplina delle zone con esclusiva funzione agricola (Art. Q1) In particolare, in merito alla qualità del paesaggio: Art. H1.Obiettivi generali della disciplina paesistica 1.Il PTC persegue i seguenti obiettivi generali di manutenzione e gestione del paesaggio: -assicurare in modo dinamico la riproducibilità delle condizioni socioeconomiche, urbanistiche e produttive favorevoli alla permanenza degli elementi strutturali della identità del paesaggio senese; -assicurare la permanenza delle relazioni percettive storicamente determinatesi tra contesto agricolo e componenti del sistema insediativo quali centri storici, aggregati, ville ed edifici specialistici. -assicurare in modo dinamico la permanenza della tessitura agraria del paesaggio agricolo e del capitale cognitivo tradizionale, anche orientando i contenuti dei "Programmi di miglioramento agricolo ambientale" (PMAA) disciplinati dalla LR 64/95; -orientare verso forme di riqualificazione percettiva le ristrutturazioni radicali del paesaggio agrario avvenute in tempi recenti. Art. I2.Obiettivi della disciplina delle Unità di Paesaggio 1.Gli indirizzi per le Unità di paesaggio sono riferiti alla valorizzazione della specifica identità storica e ambientale di ciascuna delle 16 Unità di paesaggio, la cui gestione viene fatta oggetto di azioni coordinate da parte di soggetti pubblici e privati. 2.Tali indirizzi costituiscono riferimento: -per l'orientamento e la valutazione degli strumenti urbanistici comunali, per quanto concerne la valenza paesistica nella gestione degli assetti insediativi e delle reti; 15

16 -per la gestione degli assetti agrari tramite la redazione ed attuazione dei Piani di Miglioramento Agricolo Ambientale disciplinati dalla LR 64/95. 3.Le Unità di paesaggio costituiscono l'ambito di riferimento per la gestione delle risorse paesistiche a livello comunale e per il coordinamento sovracomunale, sia di iniziativa dell'amministrazione Provinciale che dei Comuni interessati. 16

17 Indirizzi di tutela e valorizzazione Gli indirizzi di tutela e valorizzazione del paesaggio sono contenuti all interno della disciplina del sistema insediativo e nella disciplina delle emergenze del paesaggio agrario oggetto dei capi L ed M delle Norme tecniche attuazione. Disciplina delle dinamiche evolutive del sistema insediativo e dei beni storico architettonico del territorio aperto (NTA capo L), in particolare in merito alla qualità del paesaggio: Art. L1.Articolazione del sistema insediativo provinciale 1.Il PTC articola il sistema insediativo della Provincia in tre componenti con funzioni territoriali differenziate: - il sistema urbano provinciale, costituito dalla rete dei capoluoghi di comune e delle frazioni maggiori, intendendo come tali quelle che presentano attualmente un peso demografico o specificità funzionali (terme) ed una dotazione di servizi sufficienti ad assicurare connotati urbani; il sistema urbano provinciale è disciplinato dagli Artt. L3, L4, L5, L6 ed L7. - i centri minori, aggregati e nuclei (di seguito "aggregati") che costituiscono la trama insediativa intermedia tra sistema urbano e case sparse. Negli aggregati, a causa della limitata consistenza demografica e della scarsa dotazione di servizi, non sono riscontrabili connotati propriamente urbani. L'Art. L8 delle presenti Norme disciplina le dinamiche evolutive degli aggregati e delle loro pertinenze, così come individuate negli "Atlanti comunali" (Schede "A") di cui all'art. X1. -i beni storico architettonici del territorio aperto (ville, giardini, castelli, fattorie ed edifici specialistici quali chiese, pievi, monasteri e mulini); le aree di pertinenza dei beni storico-architettonici censiti dal PTC, graficizzate negli "Atlanti comunali" di cui all'art. X1 (Schede "V" e "ES") sono disciplinate dagli Artt. L9, L10 ed L11 delle presenti Norme. 2.Il sistema insediativo provinciale è completato dalle case sparse, la cui disciplina è contenuta negli strumenti urbanistici comunali. Art. L2.Obiettivi di governo del sistema insediativo provinciale 1.Con riferimento alle articolazioni di cui al precedente Art. L1, il PTC adotta per il sistema insediativo provinciale i seguenti obiettivi di governo: -assicurare la persistenza e la riproducibilità di tutte le componenti del sistema insediativo senese, così come configurato dalla sua lunga evoluzione storica, perseguendo elevati livelli di qualità insediativa per tutti i cittadini e mantenendo la qualità architettonica e paesaggistica degli insediamenti; -mantenere e, ove possibile, rafforzare i nodi del sistema urbano provinciale così come configurato nell'art. L3 delle presenti norme, equilibrando funzioni residenziali, commerciali e di servizio; -subordinare la crescita degli abitati alla reale possibilità di assicurare ai nuovi insediati una dotazione sufficiente di servizi essenziali e comunque tempi e condizioni ragionevoli di accesso ai servizi non presenti né programmati negli abitati medesimi; -assicurare la persistenza delle relazioni storicamente consolidate tra insediamenti e contesto agricolo circostante, garantendo in particolare la permanenza delle coltivazioni a maglia fitta circostanti gli abitati; -contrastare l'affermazione della città diffusa e degli agglomerati lineari lungo le strade; -privilegiare il completamento e la ricucitura delle espansioni esistenti rispetto all'apertura di nuovi fronti di costruito; -commisurare le aree di espansione alla attività edilizia ed alle dinamiche demografiche più recenti, privilegiando la soddisfazione della domanda abitativa attraverso il recupero dei centri storici, la riqualificazione ed il consolidamento dell'esistente, la ristrutturazione urbanistica; -promuovere la tutela dei complessi edilizi censiti nel PTC e dai comuni: ville, giardini, castelli, fattorie ed edifici specialistici quali chiese, pievi, monasteri, mulini ed altri beni di interesse storico-architettonico; -mantenere i rapporti storicamente consolidati tra i beni storico-architettonici e le loro pertinenze, intese come contesto figurativo agricolo ed ambientale, tramite le conservazione di tutti gli elementi dell'organizzazione degli spazi aperti (viali alberati, viabilità poderale, case rurali, piantate residue, piante arboree e siepi), da ripristinare nelle parti alterate o perdute, se documentate dall'iconografia storica o dal Catasto Lorenese. Art. L5.Disciplina delle aree di pertinenza dei centri appartenenti al sistema urbano provinciale 1.Ai sensi dell'art.16 comma 2 lett. d) della LR 5/95 si attribuisce valore di disciplina paesistica alla disciplina che segue, inerente la tutela del rapporto esistente tra i centri urbani nella loro configurazione attualmente consolidata (o comunque pianificata da strumenti efficaci alla data di approvazione del PTC) e l'intorno territoriale contiguo definito come area di pertinenza. A tale area di pertinenza il PTC attribuisce valore sia di natura figurativa (rapporto e fruizione visiva tra forme consolidate), che strutturale (morfologia del sito e suo rapporto con la tipologia urbana, configurazione dei campi, della 17

18 vegetazione, dei percorsi e delle sistemazioni agrarie). 2.I margini esterni delle aree di pertinenza dei centri urbani, definiti sia in rapporto al valore intrinseco della configurazione edilizia sia in rapporto al ruolo paesaggistico del centro, derivante dalla sua localizzazione più o meno dominante e più o meno aperta alle visuali e ai punti di vista esterni, sono rappresentati in scala 1: negli "Atlanti comunali" ed in particolare nella scheda "C - centri urbani, disciplina della tutela paesistica". Sono da considerarsi aree di pertinenza dei centri urbani esclusivamente le aree classificate agricole negli strumenti urbanistici comunali vigenti alla data di approvazione del PTC ricomprese nei perimetri di cui al precedente paragrafo. 3.L'area di pertinenza è da farsi oggetto di specifica disciplina da parte degli strumenti urbanistici comunali, al fine di garantire, con apposita normativa, il perseguimento degli obiettivi di cui al precedente Art. L2, anche attraverso il recupero dei manufatti di valore architettonico/documentario, la manutenzione e/o il ripristino delle colture agrarie tradizionali, della vegetazione non colturale, dei percorsi campestri e dei sentieri. Nel definire la propria disciplina, i comuni tengono conto degli obiettivi, prescrizioni ed indirizzi contenuti nei Capi I, L ed M delle presenti norme. In tale sede applicativa delle previsioni del PTC, i comuni provvedono alla esatta perimetrazione delle aree di pertinenza in funzione dei citati obiettivi. Nelle pertinenze dei centri dei Comuni ove abbiano sede impianti geotermici (pozzi, reti e centrali) già esistenti o previsti dalle intese di cui alla L.R. 5/95, art. 16, comma 6, è considerata la possibilità di consentire l'esercizio, la modifica, la realizzazione degli impianti geotermici previa verifica delle compatibilità ambientali secondo le procedure definite dalle normative nazionali e regionali vigenti e nel rispetto dei criteri che il PTC individua al fine di perseguire la tutela delle risorse essenziali, con particolare riferimento ai contenuti dell'art. G5. Art. L8.Disciplina delle aree di pertinenza degli aggregati 1.Le aree di pertinenza degli aggregati, in analogia alle aree di cui ai commi 1 e 2 dell'art. L5, sono state individuate dal PTC sia in rapporto al valore intrinseco della struttura edilizia, sia in rapporto al ruolo paesaggistico dell'aggregato, derivante dalla sua localizzazione più o meno dominante e più o meno aperta alle visuali ed ai punti di vista esterni. Sono da considerarsi aree di pertinenza degli aggregati esclusivamente le aree classificate agricole negli strumenti urbanistici comunali vigenti alla data di approvazione del PTC, ricomprese nei perimetri di cui al precedente paragrafo. 2.Le aree di pertinenza degli aggregati sono definite in scala 1: negli "Atlanti comunali" ed in particolare nella "Analisi delle struttura insediative: Schede" (Scheda "A": Aggregati). Con valore indicativo, le aree di pertinenza degli aggregati sono riportate in scala 1: nelle tavole da P05 A P08. 3.L'area di pertinenza degli aggregati è da farsi oggetto di specifica disciplina da parte degli strumenti urbanistici comunali, redatta con riferimento agli elementi di cui al comma 2 dell'art. L5 delle presenti norme. Al fine di garantire il perseguimento degli obiettivi di cui al precedente Art. L2, i comuni provvedono alla esatta perimetrazione di dette aree in funzione dei citati obiettivi. Nelle pertinenze degli aggregati dei Comuni ove abbiano sede impianti geotermici (pozzi, reti e centrali) già esistenti o previsti dalle intese di cui alla L.R. 5/95, art. 16, comma 6, è considerata la possibilità di consentire l'esercizio, la modifica, la realizzazione degli impianti geotermici previa verifica delle compatibilità ambientali secondo le procedure definite dalla normative nazionali e regionali vigenti e nel rispetto dei criteri che il PTC individua al fine di perseguire la tutela delle risorse essenziali, con particolare riferimento ai contenuti dell'art. G5. 4.I Comuni, attraverso i propri strumenti urbanistici, disciplinano le aree di pertinenza degli aggregati secondo diverse modalità corrispondenti sia alla classificazione di valore di cui alle Schede "A - aggregati" degli "Atlanti comunali", sia alla presenza di alterazioni ed al diverso rapporto con l'intorno e con le attività agricole, nonché in una logica di coerenza con le prescrizioni contenute nei commi 5, 6 e 7 del presente articolo. 5.Nelle aree di pertinenza degli aggregati compresi nel seguente elenco, in ragione della compiutezza e integrità della configurazione urbanistica ed edilizia, della coerenza del rapporto di integrazione strutturale e percettiva con gli spazi aperti all'intorno nonché della dominanza del sito nel paesaggio circostante, i comuni predispongono apposita disciplina che risponda all'obiettivo di tutelare la conservazione dei luoghi con esclusione di ogni forma di nuova edificazione, salvo specifiche situazioni di compatibilità risultanti da documentate valutazioni. I Comuni valutano la possibilità di realizzare nuovi annessi agricoli, escludendo nuovi edifici ad uso abitativo, la cui necessità è comprovata dal PMAA con valore di piano attuativo ai sensi della LR 64/95, Art. 4, comma 5, nel rispetto degli obiettivi di cui ai Capi I, L ed M delle presenti norme, accertata la impossibilità e/o inopportunità di collocazione dei manufatti in altro luogo della proprietà fondiaria, esterno all'area di pertinenza. [ ] Art. L9.Disciplina dei beni storico-architettonici e delle loro pertinenze 1.La disciplina paesistica dei beni storico-architettonici esterni ai centri abitati ed agli aggregati, da applicarsi da parte degli strumenti urbanistici comunali sia ai complessi censiti dal PTC sia a quelli da fare oggetto di schedatura da parte dei comuni ai sensi dell'art. L10, persegue gli obiettivi di cui all'art. L2 delle presenti norme. 2.I beni storico-architettonici esterni ai centri abitati censiti nel PTC e le relative aree di pertinenza (in scala 1:10.000) sono descritti nelle "Schede di analisi delle strutture insediative" contenute negli "Atlanti Comunali", ed in particolare 18

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