Sintesi di Simona Caravita

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1 Università Cattolica del Sacro Cuore Il bullismo: fenomeno ed interventi (Dott.ssa S. Caravita) Sintesi di Simona Caravita L intervento si è proposto di approfondire la conoscenza dell aggressività e del fenomeno del bullismo in quanto fenomeno complesso e distinto da altre condotte di disturbo e distruttive. Sono stati altresì presentati i fattori di rischio che concorrono all emergere di fenomeni di bullismo e sono state esaminate le metodologie e uno dei progetti di prevenzione ed intervento elaborati dalla ricerca psicologica nazionale ed internazionale Aggressività e condotte aggressive Le condotte aggressive sono molto differenti e nella letteratura psicologica sono state proposte diverse classificazioni dei comportamenti ostili, distinguendoli in funzione dell intenzionalità della condotta e delle componenti emotive e cognitive coinvolte. Primariamente è opportuno distinguere tra Aggressività intesa come atteggiamento e motivazione al comportamento ostile ed aggressione definibile come una risposta che emette stimoli nocivi verso un altro organismo (Buss, 1971). Feshbach (1964, 1970), inoltre, classificava l aggressione in: 1. accidentale 2. intenzionale, quest ultima a sua volta distinguibile in: a. ostile, in cui l offesa dell altro è il fine b. strumentale, volta al raggiungimento di uno scopo diverso dal procurare danno all altro. Riprendendo tale categorizzazione e considerando l intenzione che motiva la condotta si possono riconoscere quattro tipologie di aggressività: ostile, motivata dalla volontà di procurare un danno, fisico o psicologico alla persona che ne è bersaglio; strumentale, in cui l atto antisociale costituisce il mezzo per il raggiungimento di un obiettivo diverso dall infliggere dolore o dal cagionare dispiacere alla vittima; reattiva, quando si dà una risposta violenta ad un aggressione altrui; ludica, una forma di aggressività in senso lato, in quanto denomina i cosiddetti giochi turbolenti, ossia interazioni tra bambini o ragazzi di cui i partecipanti condividono la finalità ludica, nonostante siano presenti in esse elementi o atti violenti. L aggressività e la condotta aggressiva si configurano comunque come oggetti complessi che risentono dell influenza di fattori diversi a livello individuale, micro-sociale e macro-sociale. A livello individuale, all origine di una condotta aggressiva può esservi un funzionamento inadeguato del processamento socio-cognitivo. Il fenomeno del Bullismo Negli ultimi anni si vanno sempre più diffondendo tra gli alunni delle scuole primarie e secondarie le condotte prevaricanti. Dal 1996 il fenomeno del bullismo è stato oggetto di un accurata indagine da parte degli psicologi italiani, che hanno provveduto, in primo luogo, a delineare l entità e le caratteristiche assunte dal fenomeno in Italia (Fonzi,1997; Genta, 2002; Marini et al., 1999). Le ricerche così condotte hanno confermato la presenza in Italia del problema del bullismo definito 1

2 dalla letteratura scientifica (Olweus, 1993, pp ) in questo modo: uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni negative, messe in atto da parte di uno o più compagni. Analizzando la definizione emergono, pertanto, alcuni criteri che distinguono il bullismo da altre tipologie di condotta aggressiva e che sono stati identificati dalla letteratura come fattori definitori del fenomeno (Olweus, 1993; Smith e Thompson, 1991): 1) l intenzionalità dell aggressione; 2) la ripetitività nel tempo delle prevaricazioni; 3) l asimmetria nella forza fisica o psicologica del prevaricatore rispetto alla vittima. Quindi, alla luce di quanto detto, con il termine bullismo ci si riferisce contemporaneamente sia alla prepotenza messa in atto sia alla prepotenza subita, ossia la vittimizzazione. Caratteristiche del fenomeno Finora abbiamo analizzato la definizione generale del fenomeno e a questo punto è necessario distinguere le diverse forme di prevaricazione. Infatti, anche in Italia è possibile individuare l attuarsi di modalità diverse di prepotenza, non sempre facilmente rilevabili dagli adulti ma comunque dannose per il giovane che ne costituisce il bersaglio (Fonzi, 1997; 1999; etc.). Si parla al riguardo di: a) forme di prevaricazione diretta in cui gli attacchi, fisici o verbali, alla vittima sono espliciti; b) forme di bullismo indiretto, in cui la sopraffazione è attuata in modo non manifesto attraverso l esclusione dai giochi e dalle attività in comune, la diffusione di bugie e l isolamento sociale. È stata registrata anche la presenza di prepotenze attuate sia da ragazzi isolati, sia da gruppi di prevaricatori che operano in associazione e in un elevata percentuale dei casi il bullismo individuale si trasforma in bullismo di gruppo. Questi dati attestano tra l altro la stretta relazione esistente tra questo fenomeno e il contesto relazionale della scuola e del gruppo dei pari (Caravita, 2000). Il fenomeno delle prevaricazioni a scuola e nel gruppo dei pari, inoltre, assume una specifica fisionomia (Fonzi, 1997, 1999; etc.): 1) mentre i maschi compiono principalmente prepotenze di tipo diretto, verbali e fisiche, le femmine, invece, adottano preferibilmente modalità indirette di prevaricazione, come l isolamento sociale; 2) negli anni le prepotenze attuate solo occasionalmente (che non costituiscono uno stile di comportamento usuale) tendono a diminuire e con l età, inoltre, vengono messe meno in atto prevaricazioni dirette e vengono adottate in misura maggiore forme di sopraffazione indiretta; 3) nel tempo i ruoli di vittima e prevaricatore (non occasionali) divengono persistenti e permangono anche se il ragazzo cambia scuola o passa al ciclo scolastico successivo; 4) allo stesso modo anche gli effetti dell essere vittime di prepotenze a scuola continuano negli anni. In particolare i giovani oggetto di prevaricazioni sviluppano nell immediato sentimenti di disperazione per la loro situazione e un atteggiamento di intolleranza e fastidio verso l esperienza scolastica, mentre da adulti sono più facilmente soggetti a depressione; 5) ugualmente anche l essere un bullo produce effetti negativi nel tempo, ed infatti i bulli da adulti hanno più probabilità di essere coinvolti in fenomeni di delinquenza, con segnalazione all autorità giudiziaria; 6) in Italia più di due terzi delle prevaricazioni si verificano all interno dell edificio scolastico prevalentemente nell aula delle lezioni, nei corridoi, nei bagni, nel cortile della scuola; 7) In Italia: il problema delle prepotenze si presenta con una gravità ed una configurazione diversa a seconda della regione, del territorio e del quartiere riflettendo differenze nei modelli educativi e valoriali proposti dalla comunità; 8) il problema delle prepotenze nel gruppo dei pari rappresenta un fenomeno in gran parte sconosciuto 2

3 agli insegnanti, agli educatori ed ai genitori. Ruoli di prevaricazione Il problema del bullismo giunge ad interessare con sei diversi ruoli (Salmivalli et al., 1996) tutti i membri del gruppo classe o del gruppo dei pari. Oltre al bullo e alla vittima, infatti, i compagni possono essere coinvolti nell azione di prevaricazione come aiutanti del bullo, o come sostenitori del bullo, che partecipano approvando con risate o commenti espliciti il comportamento del prevaricatore. Raramente i coetanei forniscono aiuto al ragazzo prevaricato ponendosi come difensori della vittima, ma più frequentemente cercano di restare esterni al problema, pur essendone a conoscenza, al fine di evitare noie. Concentriamo ora l attenzione sui protagonisti principali del problema, delineandone il profilo. Il bullo Distinguendo in primo luogo tra il bullo principale, autore in prima persona delle prepotenze, ed il prevaricatore passivo o gregario, che nel bullismo di gruppo si limita a sostenere il prepotente, il prevaricatore presenta una specifica personalità aggressiva, caratterizzata da un forte desiderio di dominio, una valutazione positiva della violenza e carenze nel coinvolgimento empatico. Il prevaricatore, inoltre, presenta abilità sofisticate di lettura della mente e utilizza processi di pensiero che gli consentono di autogiustificarsi e disimpegnarsi a livello morale. Prevenzione ed intervento: il bullismo Programmi e metodologie di intervento anti-bullismo La natura multideterminata e sistemica del bullismo richiede l azione sinergica dei contesti educativi, in particolare scuola e famiglia e progetti di intervento non mirati ai soli individui coinvolti come bulli e vittime nel fenomeno ma rivolti al gruppo classe e all intero contesto scolastico. La ricerca psicologica nazionale ed internazionale ha elaborato, comunque, diversi metodi e programmi strutturati di intervento e di prevenzione delle condotte prevaricanti, tra cui: a) il programma elaborato da Olweus (1993) ed attuato principalmente nei Paesi Scandinavi; b) il programma di Sharp e Smith (1995), applicato principalmente in Inghilterra; c) il metodo dell operatore amico (Menesini 2000, 2003) e altre forme di supporto tra pari. Simili forme di intervento mirano a realizzare forme di prevenzione primaria e secondaria del bullismo: rivolte sia al contesto scolastico/educativo nella sua globalità, sia ai sottogruppi a rischio. Le diverse modalità di azione educativa proposte dai programmi devono essere preferibilmente realizzate nel loro complesso ma sono tuttavia adottabili anche isolatamente, dopo una valutazione accurata del contesto e degli obiettivi perseguiti. Il programma di intervento di Olweus (1993) Il programma è stato applicato con successo e su ampia scala in Norvegia. Il programma si propone di: ridurre e se possibile estinguere i fenomeni di bullismo diretto ed indiretto, all interno ed all esterno dell ambiente scolastico; prevenire l insorgere di nuovi problemi; (in positivo) favorire l instaurarsi di relazioni migliori tra i coetanei nell ambiente scolastico; (in positivo) promuovere condizioni che consentano alle vittime e ai bulli di funzionare meglio, all interno ed all esterno della scuola, favorendo nelle vittime una maggiore sicurezza in se stessi e determinando nei bulli una riduzione delle condotte prevaricanti. 3

4 Prerequisiti del programma sono: consapevolezza degli obiettivi da conseguire; consapevolezza da parte degli adulti dell entità della presenza del bullismo nella scuola; coinvolgimento degli adulti nel cambiamento della scuola. I livello di intervento: la scuola - A questo livello si opera sull intera popolazione scolastica senza un attenzione particolare per i sottogruppi a rischio (bulli e vittime). In particolare sono previste le seguenti attività: 1. somministrazione di un questionario per effettuare una rilevazione oggettiva dell entità e delle caratteristiche del bullismo nella scuola; 2. organizzazione di una giornata di dibattito sul bullismo aperta alle rappresentanze di tutte le componenti della scuola, al fine di programmare uno specifico piano di azione a lungo termine; 3. strutturazione di un efficace supervisione durante l intervallo e l orario di mensa; 4. predisposizione di spazi e tempi più adeguati durante la ricreazione. Il bullismo, infatti, è spesso attuato da soggetti più grandi negli spazi condivisi e durante i momenti di interazione comune; 5. organizzazione di contatti telefonici con esperti (lo psicologo scolastico, il pedagogista) a cui possano ricorrere gli scolari in difficoltà e i loro familiari; 6. organizzazione di incontri sul problema tra insegnanti e genitori; 7. istituzione di gruppi di studio di insegnanti al fine di sviluppare un buon clima scolastico. II livello di intervento: la classe - A questo livello si opera sul gruppo-classe attraverso: 1. la definizione con gli studenti di un insieme di regole di classe volte a fronteggiare il bullismo e a favorire un clima sociale migliore nel gruppo; 2. l istituzione di incontri di classe sistematici sul problema e la costituzione di un forum spontaneo; 3. l adozione di compiti e tecniche di apprendimento cooperativo, per rafforzare la dipendenza reciproca e le capacità di interazione; 4. lo svolgimento di attività positive in comune (attività di svago, gite); 5. l istituzione di incontri tra insegnanti, genitori ed alunni. III livello di intervento: gli individui - A questo livello si concentra l attenzione sui singoli (prevaricatori e vittime), allo scopo di cambiarne i comportamenti e modificarne i ruoli, attraverso: 1. colloqui approfonditi con i bulli e con le vittime; 2. colloqui con i genitori degli alunni, vittime e prevaricatori (prima realizzando un incontro comune e poi eventualmente incontri individuali); 3. l aiuto che può essere fornito dagli alunni non coinvolti; 4. l eventuale incitamento dei genitori di bulli e vittime a partecipare a gruppi di discussione guidati da un terapeuta, prima in seduta separata e poi comune; 5. come estrema ratio: trasferimento in altra classe o scuola dell alunno prevaricato o prevaricatore. Naturalmente la prevenzione delle condotte prepotenti richiede anche di motivare, incoraggiare e rinforzare i comportamenti prosociali. Per concludere Un intervento efficace sui comportamenti aggressivi e i fenomeni di bullismo richiede di affinare la capacità di distinguere le diverse manifestazioni del comportamento aggressivo e di indagare i meccanismi psicologici deficitari e disfunzionali all origine di quella specifica condotta aggressiva. In questa prospettiva i diversi modelli teorici esplicativi dell aggressività devono essere tenuti in 4

5 considerazione in quanto focalizzano l attenzione su cause e fattori differenti all origine della condotta aggressiva. Il fenomeno del bullismo, comunque, interessa non solo singoli individui ma l intero gruppo dei pari e risente anche di fattori e caratteristiche specifici del contesto in cui si realizza. Questa natura complessa e relazionale del bullismo richiede la realizzazione di progetti di intervento a più livelli rivolti alla scuola, al gruppo-classe e ai singoli individui. SINTESI ELABORATA SULLA BASE DEL VOLUME: CARAVITA S., GINI G. (2010), L immoralità del bullismo, Milano: Unicopli. CARAVITA S. (2004), L alunno prepotente. Conoscere e contrastare il bullismo nella scuola, Brescia: La scuola. Principali riferimenti bibliografici (testi più operativi segnalati in grassetto) CARAVITA S. (2004), L alunno prepotente. Conoscere e contrastare il bullismo nella scuola, Brescia: La scuola. FONZI A.(1997), Il bullismo in Italia. Il fenomeno delle prepotenze a scuola, dal Piemonte alla Sicilia. Ricerche e prospettive d intervento, Firenze, Giunti. FONZI A.(1999), Il gioco crudele. Studi e ricerche sui correlati psicologici del bullismo, Firenze, Giunti. GENTA M.L. (a cura di) (2002), Il bullismo. Bambini aggressivi a scuola, Roma, Carocci. MARINI F., MAMELI C. (1999), Il bullismo nelle scuole, Roma, Carocci. MENESINI E. (2000), Bullismo che fare?prevenzione e strategie d intervento nella scuola, Firenze, Giunti. MENESINI E. (2003), Bullismo: Le azioni efficaci della scuola. Percorsi italiani alla prevenzione e all intervento, Trento, Erickson. OLWEUS D.(1993), Bullismo a scuola, Firenze, Giunti, SHARP S., SMITH P.K. (1995), Bulli e prepotenti nella scuola. Prevenzione e tecniche educative, Trento, Erickson. 5

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