Provincia di Ferrara UOPC Geologico e Protezione Civile PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA RISCHIO INDUSTRIALE

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1 Provincia di Ferrara UOPC Geologico e Protezione Civile INTRODUZIONE E NORMATIVA ANALISI DEL TERRITORIO SCENARI DI RISCHIO STRUTTURE OPERATIVE MODELLI D INTERVENTO FORMAZIONE E INFORMAZIONE PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA RISCHIO INDUSTRIALE Presentazione Indice Bibliografia Credits

2 PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA RISCHIO INDUSTRIALE Approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 51/36018 del 26/05/2010 PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEL RISCHIO PIANO PROVINCIALE D EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE COORDINAMENTO PER L ELABORAZIONE DEL PIANO: UOPC GEOLOGICO E PROTEZIONE CIVILE PROVINCIA DI FERRARA Dirigente del Settore: Mauro Monti Dirigente del Servizio: Giuseppe Galvan Responsabile del Progetto e Coordinamento Generale: Alceste Zecchi* Struttura Tecnica: Anna Maria Pangallo* Silvia Cappelli* Angela Ugatti* Mattia Fedozzi** Segreteria Amministrativa: Cosetta Melchiorri* * UOPC Geologico e Protezione Civile Provincia di Ferrara - ** Ufficio Sistemi Informativi Geografici Provincia di Ferrara

3 Pubblicazione realizzata dall UOPC Geologico e Protezione Civile della Provincia di Ferrara Si ringraziano per la collaborazione tutti gli Enti che hanno partecipato alla stesura del documento, e in particolare: Prefettura di Ferrara - Ufficio Territoriale di Governo Vigili del Fuoco - Comando provinciale di Ferrara Regione Emilia-Romagna - Agenzia di Protezione Civile Comuni della Provincia di Ferrara Arpa Emilia-Romagna - Sezione provinciale di Ferrara Fotografie: Roberto Benazzi Progetto grafico: Noemastudio, Ferrara Finito di stampare in aprile 2010

4 PRESENTAZIONE La presenza sul territorio di stabilimenti industriali che utilizzano o detengono particolari sostanze per la realizzazione di determinate attività produttive, espone la popolazione e l ambiente al cosiddetto rischio industriale. Il grave incidente di Seveso, in Lombardia, nel 1976 ha posto per la prima volta al centro del dibattito dell opinione pubblica il problema del rischio industriale e fatto emergere la necessità di dotarsi di norme per fronteggiare tale rischio, per ridurne e mitigarne gli effetti, soprattutto attraverso attività di previsione e prevenzione, indirizzate a ridurre la probabilità che accada un incidente industriale e a limitarne le eventuali conseguenze. In generale, gli adempimenti previsti dalla disciplina vigente in materia di rischio da incidenti rilevanti (RIR) vengono espletati dal gestore dello stabilimento e successivamente validati da comitati tecnici regionali. L osservanza di tali disposizioni non annulla comunque la possibilità che si verifichi un evento incidentale con ricadute negative per l uomo e per il territorio. A questo proposito uno dei maggiori punti di forza della cosiddetta direttiva Seveso e delle norme da essa derivanti è proprio l opportunià., a fronte dell individuazione dei pericoli e della valutazione dei rischi, di pianificare le azioni da intraprendere in caso di emergenza, attraverso la predisposizione dei Piani di Emergenza Esterni, a cura della Prefettura UTG per le industrie individuate all art. 8 del D. Lgs. 334/99 e s.m.i e di competenza delle Province per quelle di cui all art. 6. Nel nostro territorio provinciale le industrie che ricadono all interno di questa normativa non sono molte, circa una decina, tutte classificate in base all art. 8 del Decreto sopraccitato. Per questo motivo, il presente Programma Piano di Protezione Civile recepisce integralmente, così come previsto dalla normativa, il Piano di Emergenza Esterno predisposto dalla Prefettura U.T.G. di Ferrara ed approvato con Decreto Prefettizio n 226/2008. In un contesto, come quello provinciale, caratterizzato dalla presenza di attività produttive differenti e diffuse sul territorio, emerge peraltro l esigenza di affrontare a tutto campo il tema strategico della sicurezza della popolazione e dell ambiente, estendendo il raggio d azione definito dalla normativa specifica in materia di incidenti rilevanti al settore più vasto del rischio industriale. Nel presente documento vengono quindi prese in considerazione, secondo metodologie di lavoro condivise a livello regionale, anche tutte quelle aziende che non ricadono all interno delle classificazioni RIR me che per tipologia di attività svolta o per sostanze presenti possono generare incidenti con conseguenze all esterno dello stabilimento che richiedano l attivazione delle strutture di protezione civile. Il Programma Piano rappresenta il risultato dell azione sinergica svolta dalla Provincia e da tutti i soggetti di Protezione Civile, istituzionali e non, aventi competenza in materia di rischio industriale, i quali,

5 attraverso un intensa e fattiva collaborazione, hanno ritenuto indispensabile approfondire la conoscenza del territorio dal punto di vista di tale rischio e ritenuto fondamentale definire procedure operative adatte ad affrontare un evento calamitoso per tutte le industrie presenti sul nostro territorio. Desidero pertanto esprimere un sincero ringraziamento per il lavoro intrapreso, auspicando che esso possa rappresentare un importante base di partenza per un ulteriore approfondimento della conoscenza del rischio e della ricerca di approcci appropriati per organizzare azioni di prevenzione e di superamento delle emergenze. L Assessore alla Protezione Civile della Provincia di Ferrara Tonino Zanni

6 Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi e Piano Provinciale di Emergenza di Protezione Civile Rischio Industriale Indice 1 INTRODUZIONE GENERALE p Premessa p Il Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi p Il Piano di Emergenza p. 2 2 PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI p. 5 RISCHI E PIANO PROVINCIALE D EMERGENZA STRALCIO RISCHIO INDUSTRIALE 2.1 Premessa p Quadro normativo ed amministrativo di riferimento p Aspetti normativi relativi al rischio industriale p. 7 3 ANALISI DEL TERRITORIO p Profilo amministrativo e territoriale p Inquadramento generale p Popolazione e territorio p Situazione economica p Reti di comunicazione p Profilo fisico territoriale p Inquadramento geografico territoriale p Geomorfologia p Litologia di superficie p Altimetria p La falda freatica e le risorse idriche sotterranee p Il clima p INDUSTRIE A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE p Industrie a rischio di incidente rilevante presenti sul territorio provinciale p Pipelines e metanodotti p Cartografie e banche dati p Generalità p Tipologia delle industrie censite p Carta provinciale degli stabilimenti industriali a rischio di criticità p Carta delle aree di danno dello stabilimento per l evento considerato p Censimento degli elementi territoriali vulnerabili p SCENARI D EVENTO p Descrizione degli scenari di rischio industriale p ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DI PROTEZIONE p. 79 CIVILE 6.1 Principi generali p La pianificazione e la gestione dell emergenza secondo il Metodo Augustus p Tipologie di eventi p Le strutture operative per fronteggiare l emergenza p Le aree idonee all organizzazione delle operazioni di assistenza alla popolazione p. 85

7 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale 6.3 Il sistema informativo per la gestione delle emergenze p MODELLI D INTERVENTO p Modelli d intervento nella Provincia di Ferrara p Modelli d intervento per le industrie a rischio di incidente rilevante p Modello d intervento per le industrie altra tipologia p LE CARTE DEL MODELLO D INTERVENTO p FORMAZIONE E INFORMAZIONE p BIBLIOGRAFIA p.96

8 Introduzione e normativa 1. INTRODUZIONE GENERALE 1.1 PREMESSA Con il termine Protezione Civile si intende l insieme delle attività delle Amministrazioni e degli Enti pubblici e privati, volte allo scopo di tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria ed indifferibile diretta a superare l'emergenza. La previsione consiste nelle attività dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi. La prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi calamitosi ogni forma di prima assistenza. Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita. Responsabili e destinatari primari dei progetti di protezione civile sono le pubbliche amministrazioni che, istituzionalmente, sono tenute a predisporre e redigere i piani d emergenza ed i programmi di previsione e prevenzione dei rischi, a tutela della sicurezza pubblica. È proprio in questa ottica che Province e Comuni hanno assunto sempre maggiori competenze e responsabilità in materia di Protezione Civile, individuando nell attività di programmazione e pianificazione, un proprio momento di analisi della condizione del territorio, in situazione di normalità, ed un occasione unica per il coordinamento e la gestione in rete delle risorse tecniche e umane a disposizione in situazione di emergenza. In particolare, l art. 13, comma 1 della L.225/1992 e l art.108 del D.Lgs. 112/1998 conferiscono alle Province rispettivamente la predisposizione dei programmi provinciali di previsione e prevenzione e dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali, competenza quest ultima precedentemente posta in capo alle Prefetture. Introduzione e normativa 1.2 IL PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI Il Programma di previsione e prevenzione dei rischi, principale strumento di programmazione provinciale di protezione civile, può essere inteso come il quadro conoscitivo a livello tecnico scientifico dei rischi insistenti su un determinato territorio e viene definito attraverso studi di settore, specifici per le varie ipotesi di rischio. 1

9 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Introduzione e normativa La predisposizione di tale programma si basa sulla rilevazione, raccolta ed elaborazione degli elementi esposti al rischio e delle risorse da impiegare in fase di emergenza, secondo metodologie individuate con direttive regionali. Il programma è costituito da due parti principali: - inquadramento generale del territorio e della popolazione residente; - analisi dei principali rischi che interessano il territorio provinciale, partendo dalla documentazione e dalla cartografia raccolta nella prima parte, individuando le criticità anche gravi, attraverso il censimento degli elementi esposti al rischio e delle risorse da impiegare in fase di emergenza. Il programma deve riguardare scenari connessi a rischi che per loro natura ed estensione abbiano rilevanza provinciale e deve inoltre prevedere le azioni da porre in essere per ridurre il rischio anche con la realizzazione di interventi indispensabili per la messa in sicurezza del territorio. Esso deve costituire il punto di riferimento per la determinazione delle priorità di attuazione degli interventi di protezione civile, in funzione della pericolosità dell evento calamitoso, della vulnerabilità del territorio e delle risorse finanziarie disponibili. Attraverso l elaborazione di tale documento è possibile creare una memoria storica relativa agli eventi calamitosi verificatisi nel passato sul territorio ed una banca dati consultabile in tempo reale sui rischi e le risorse presenti sul territorio provinciale. Il programma di previsione e prevenzione dei rischi di protezione civile, raccogliendo tutte le informazioni inerenti la conoscenza del territorio, rappresenta pertanto lo strumento di riferimento per la stesura del piano provinciale d emergenza di protezione civile. 1.3 IL PIANO DI EMERGENZA Il Piano d Emergenza di Protezione Civile è il principale strumento di pianificazione provinciale in materia di protezione civile; può essere definito come il progetto delle attività coordinate e delle procedure di protezione civile per fronteggiare un qualsiasi elemento calamitoso atteso in un determinato territorio (Documento del Metodo Augustus). Esso deve essere composto da tre parti fondamentali: - la prima parte generale nella quale si raccolgono tutte le informazioni inerenti la conoscenza del territorio e le reti di monitoraggio acquisite mediante gli strumenti della pianificazione territoriale e il Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione, in particolare relative ai processi fisici che causano le condizioni di rischio; - la seconda parte, costituita dallo scenario di evento con il quale si descrivono sinteticamente la dinamica dell evento atteso, la perimetrazione anche approssimativa dell area che potrebbe essere interessata dall evento e la valutazione preventiva del probabile danno a persone o cose che si avrebbe al verificarsi dell evento, grazie al censimento degli elementi esposti al rischio e alle risorse da impiegare in fase di emergenza; - la terza ed ultima parte, relativa al modello d intervento, rappresenta la definizione dei protocolli operativi da attivare in situazione di emergenza per evento imminente o già iniziato, al fine del soccorso e del superamento della situazione di crisi. In questa fase vengono assegnate le responsabilità ad amministrazioni, strutture tecniche ed individui per la realizzazione di azioni volte alla salvaguardia dei cittadini e del territorio, in caso di incombente pericolo o di emergenza che superi determinate 2

10 Introduzione e normativa soglie e si definiscono la catena di comando e le modalità di coordinamento in caso di interventi urgenti, si individuano materiali, mezzi e risorse umane necessari per fronteggiare situazioni di emergenza. SCHEMA LOGICO DEL PIANO DI PROTEZIONE CIVILE Introduzione e normativa 2. RISCHI - Idraulico - Industriale - Sismico - Incendi boschivi 1. INFORMAZIONI GENERALI - Cartografia - Leggi e nome 3. RISORSE - Umane - Istituzionali - Tecnologiche - Economiche 4. PROCEDURE D EMERGENZA - Allarme ed attivazione - Ruoli e funzioni - Procedure 3

11 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Introduzione e normativa Il piano è corredato da rappresentazioni cartografiche contenenti le indicazioni utili alla caratterizzazione dei possibili scenari di rischio per l attuazione delle strategie di intervento per il soccorso e il superamento dell emergenza, razionalizzando l impiego di uomini e mezzi. Ciascun piano contiene inoltre una carta del modello d intervento costituita da: principali tematismi riguardanti il territorio, quali limiti amministrativi, infrastrutture, elementi sensibili, ecc. centri di coordinamento dell emergenza di Protezione Civile statali, regionali, provinciali e comunali (Direzione di Comando e Controllo DI.COMA.C., Centro Operativo Regionale C.O.R., Centro Operativo Misto C.O.M., Centro Operativo Comunale C.O.C.); le aree di accoglienza, di ammassamento, di attesa, ecc. gli scenari di evento(già sopra definiti). I criteri per la stesura dei piani di emergenza provinciali e comunali sono quelli individuati nelle linee guida regionali condivise da tutti gli Enti aventi competenza in materia attreverso il Protocollo d intesa siglato nell ottobre del Per quanto riguarda il censimento degli elementi esposti al rischio, la Regione Emilia-Romagna ha adottato uno strumento operativo di Protezione Civile, il software Azimut, condiviso con le Province e i Comuni, al fine di creare una banca dati standardizzata, omogenea e georeferenziata che costituisca il punto di riferimento per la predisposizione dei piani di emergenza e che possa essere facilmente aggiornata. 4

12 Introduzione e normativa 2. PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI E PIANO PROVINCIALE D EMERGENZA STRALCIO RISCHIO INDUSTRIALE Introduzione e normativa Nell ambito della predisposizione degli strumenti programmatori/pianificatori di protezione civile, Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione (PPPP) e Piano provinciale di Emergenza (PPE), è stata presa la decisione di redigere, per ogni singolo rischio esaminato, un documento unitario che accorpa il Programma ed il Piano stesso. Tale scelta è maturata nella consapevolezza che per ogni tipologia di evento vi sono soggetti differenti preposti all intervento e quindi, per far sì che un assetto di ruoli e competenze complesso ed articolato fosse il più possibile esaustivo, si è optato per la redazione di documenti stralcio per ogni rischio, contenenti i relativi modelli d intervento. Nello specifico l accorpamento del PPPP con il PPE consente di disporre di un unico documento che racchiude tutte le principali conoscenze inerenti il rischio industriale sul territorio provinciale, oltre agli scenari d evento considerati e soprattutto il modello di intervento in emergenza, garantendo una rapida consultazione ed un più agevole aggiornamento dello stesso. 2.1.PREMESSA Il presente documento rappresenta sia il programma di previsione e prevenzione dei rischi- stralcio industriale, redatto ai sensi della L.225/95, che il Piano Provinciale di Emergenza - Rischio Industriale, predisposto ai sensi del D.Lgs.112/98 e della più recente Legge Regionale n. 1 del 07 febbraio Nella prima parte del presente documento vengono pertanto raccolte tutte le informazioni inerenti la presenza e l ubicazione di stabilimenti industriali sul territorio oltre a quelle relative ai processi fisici e climatici che possono contribuire ad aggravare le condizioni di rischio (programma), mentre nella seconda parte vengono riportati gli scenari d evento ed il modello d intervento (piano). Le carte tematiche facenti parte della programmazione relativa al rischio industriale sono state realizzate secondo le indicazioni delle linee guida predisposte dalla Regione Emilia-Romagna, mentre la pianificazione è stata realizzata secondo le modalità contenute nel Protocollo d Intesa del 14 Ottobre 2004, siglato da tutti gli Enti aventi competenze in materia di Protezione Civile e dalle successive integrazioni tecniche, Prototipo di legenda per la predisposizione della Carta del modello d intervento Rischio industriale di cui alla determina del Direttore dell Agenzia Regionale di Protezione Civile n del 23/08/2007. Il presente piano recepisce integralmente il Piano di Emergenza Esterno (PEE) predisposto dalla Prefettura U.T.G. di Ferrara ed approvato con decreto prefettizio n 226 del 11 dicembre 2008 relativo alle industrie a rischio di incidente rilevante presenti sul territorio ferrarese, così come meglio specificato nei paragrafi che seguono. 5

13 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Introduzione e normativa 2.2. QUADRO NORMATIVO E AMMINISTRATIVO DI RIFERIMENTO Legge 21 marzo 1958 n.327 Norme per la concessione e l esercizio delle stazioni di riempimento di gas di petroli liquefatti ; Legge 7 maggio 1965 n. 460 Norme per l attribuzione ai Prefetti della competenza in materia di deposito di oli minerali ; Legge 8 dicembre 1970 n.966 Norme sul soccorso e l assistenza alle popolazioni colpite da calamità Protezione Civile ; Decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 1971 n. 66 Regolamento di esecuzione della Legge 8/12/1970 n. 996 recante Norme sul soccorso e l assistenza a popolazioni colpite da calamità Protezione Civile ; Legge 11 agosto 1991 n.266 Legge Quadro sul Volontariato ; Legge 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione dei Servizio Nazionale della protezione civile ; Decreto Legislativo 31 marzo 1998 n. 112 Conferimenti di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali in attuazione del capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59; Decreto Ministeriale 18 maggio 1998 n.429 Regolamento recante Norme per l organizzazione ed il funzionamento della Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi ; Decreto Legislativo 17 agosto 1999 n. 334 Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose ; Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti locali"; Decreto del Presidente della Repubblica. 8 febbraio 2001 n. 194 Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di Protezione Civile ; Decreto Ministeriale 9 maggio 2001 Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante ; Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 aprile 2002 Costituzione della Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi ; Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile del 30 settembre 2002 n.5114 Ripartizione delle competenze amministrative in materia di Protezione Civile ; Legge Regionale 17 dicembre 2003 n. 26 Disposizioni in materia di pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose ; Delibera di Giunta Regionale 21 giugno 2004 n Approvazione del Protocollo d intesa e delle linee guida regionali per la pianificazione di emergenza in materia di Protezione Civile ; Legge Regionale 7 febbraio 2005 n.1 Norme in materia di protezione civile e volontariato. Istituzione dell Agenzia Regionale di Protezione Civile ; Decreto Legislativo 31 maggio 2005 n.90 Disposizioni urgenti in materia di Protezione Civile ; Decreto Legislativo 21 settembre 2005 n..238 Attuazione della direttiva 96/82/CE, che modifica la direttiva 96/82/CE, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose ; Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 25 dicembre 2005 Linee guida per la predisposizione del Piano d Emergenza Esterno di cui all art.20, comma 4, del D.Lgs. 17 agosto, n

14 Introduzione e normativa Decreto del Ministro dell Interno 28 aprile 2006 Riassetto dei comparti di specialità delle Forze di Polizia ; Legge Regionale 6 marzo 2007 n.4 Adeguamenti normativi in materia ambientale. Modifiche a leggi regionali ; Delibera di Giunta Regionale. 21 luglio 2008 n Approvazione del documento 'Redazione dei piani di emergenza esterna per gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante soggetti agli art.6 e 7 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i. - linee guida regionali'. Introduzione e normativa 2.3. ASPETTI NORMATIVI RELATIVI AL RISCHIO INDUSTRIALE La normativa che riguarda il rischio industriale risulta essere piuttosto articolata e complessa, pertanto nel presente paragrafo verranno messi in evidenza i concetti principali e le competenze dei diversi soggetti pubblici e privati aventi più attinenze con la programmazione e pianificazione di protezione civile. Il D.Lgs.334/99 Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose, aggiornato e coordinato con D.Lgs. n.238/05, è la principale norma in materia di rischio industriale in quanto, oltre a definire la specifica terminologia e fissare quali siano gli adempimenti del gestore dello stabilimento in funzione delle sostanze detenute e dei quantitativi delle stesse, attribuisce agli Enti le diverse competenze. Si riporta di seguito il significato di alcuni termini utilizzati correntemente nell ambito del rischio industriale, così come definiti all art. 3 del decreto sopraccitato: a) stabilimento, tutta l area sottoposta al controllo di un gestore, nella quale sono presenti sostanze pericolose all interno di uno o più impianti, comprese le infrastrutture o le attività comuni o connesse; b)..; c)..; d)..; e) sostanze pericolose, le sostanze, miscele o preparati elencati nell allegato I, parte I (del decreto stesso), o rispondenti ai criteri fissati nell allegato I, parte 2, che sono presenti come materie prime, prodotti, sottoprodotti, residui o prodotti intermedi, ivi compresi quelli che possono ragionevolmente ritenersi generati in caso di incidente; f) incidente rilevante, un evento quale un emissione, un incendio o un esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l attività di uno stabilimento di cui all art.2, comma 1, e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o all esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose; g) pericolo, la proprietà intrinseca di una sostanza pericolosa o della situazione fisica esistente in uno stabilimento di provocare danni per la salute umana o per l ambiente; h) rischio, la probabilità che un determinato evento si verifichi in un dato periodo o in circostanze specifiche. Come già sopra accennato il D.Lgs 334/99, in funzione della tipologia e dei quantitativi di sostanze detenute, attribuisce differenti adempimenti ai gestori degli stabilimenti. 7

15 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Introduzione e normativa Più in particolare le industrie a rischio di incidente rilevante possono essere così suddivise: - art.8, se le sostanze pericolose sono presenti in quantità uguali o superiori a quelle indicate nell allegato I, parti 1 e 2, colonna 3 del decreto. Il gestore è tenuto a redigere un rapporto di sicurezza il quale deve, tra le altre cose, evidenziare che:..i pericoli di incidente rilevante sono stati individuati e sono state adottate le misure necessarie per prevenirli e per limitarne le conseguenze per l uomo e per l ambiente ; - art.6 qualora le sostanze pericolose presenti sono in quantità comprese tra quelle indicate nell allegato I, parti 1 e 2, colonna 2 e nell allegato I, parti 1 e 2, colonna 3. Il gestore dello stabilimento deve produrre una notifica, contenente diverse informazioni riguardanti lo stabilimento tra cui: le notizie che consentono di individuare le sostanze pericolose o la categoria di sostanze pericolose, la quantità e la forma fisica, l ambiente immediatamente circostante lo stabilimento e, in particolare, gli elementi che potrebbero causare un incidente rilevante o aggravare le conseguenze (comma 2 dell art.6), ecc; - art.5 se le sostanze pericolose contenute nello stabilimento sono in quantità inferiori a quelle indicate nell allegato I, parti 1 e 2, colonna 2. Il gestore è tenuto a provvedere all individuazione dei rischi di incidenti rilevanti Per tutti gli stabilimenti soggetti alle disposizioni di cui all art.8, il gestore deve produrre inoltre il Piano di Emergenza Interno (PEI) (art.11), allo scopo di: a) controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitarne i danni per l uomo, per l ambiente e per le cose; b) mettere in atto le misure necessarie per proteggere l uomo e l ambiente dalle conseguenze di incidenti rilevanti; c) informare adeguatamente i lavoratori e le autorità locali competenti; d) provvedere al ripristino e al disinquinamento dell ambiente dopo un incidente rilevante. I contenuti del piano sopra citato sono definiti nell allegato IV parte 1 del decreto stesso. Per le aziende aventi le caratteristiche di cui agli art. 8 e 6 del D.Lgs. 334/99, aggiornato e coordinato con D.Lgs n.238/05, è prevista ai sensi dello stesso decreto e della più recente L.R. n. 26/2003 e s.m.i., anche la predisposizione di un Piano d Emergenza Esterno (PEE) che oltre a perseguire le stesse finalità del PEI, è volto alla salvaguardia della popolazione e dell ambiente esterno al perimetro dello stabilimento mediante la cooperazione rafforzata degli interventi di soccorso con l organizzazione di Protezione Civile. La realizzazione del Piano di Emergenza Esterna per le aziende soggette all art. 8 del D.Lgs 334/99 è in capo alle Prefetture Uffici Territoriali di Governo, che lo redigono d intesa con le Regioni e gli Enti locali interessati, previa consultazione della popolazione; mentre la competenza relativa alla realizzazione di tale documento per gli stabilimenti soggetti all art. 6 è stata affidata alle Province a seguito della emanazione della L.R.26/03 Disposizioni in materia di pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose modificata con L.R. n.4/07 Adeguamenti normativi in materia ambientale. Modifiche a leggi regionali. Ai sensi dell art. 10 Piani di emergenza di tale legge, la Provincia predispone il Piano di Emergenza Esterno sentita l ARPA, l Azienda USL locale ed 8

16 Introduzione e normativa il Comando dei Vigili del Fuoco competenti per territorio e lo redige d intesa con il Prefetto ed i Comuni interessati entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge regionale n. 4 del 06/03/2007. Il Piano Provinciale d emergenza di Protezione Civile recepisce totalmente i Piani d Emergenza Esterni delle industrie a rischio d incidente rilevante, ampliando l ambito di riferimento per l analisi territoriale, in quanto include stabilimenti che per tipologia di attività svolta o per sostanze presenti, pur non rientrando nella classificazione degli stabilimenti di cui al D.Lgs.334/99 e s.m.i., possono tuttavia generare incidenti con conseguenze all esterno del perimetro dell impianto stesso. Al verificarsi di tali eventi, si procederà all attivazione delle strutture di protezione civile secondo le procedure definite nel modello d intervento contenuto nel presente Piano di Emergenza Provinciale di protezione civile. Appare evidente che non vi è alcun contrasto tra la pianificazione di emergenza di protezione civile e la pianificazione di emergenza esterna di cui alla normativa nazionale e regionale per gli stabilimenti soggetti agli artt.6 e 8 del D.Lgs.334/99. Per la redazione del PEE delle aziende soggette all art.8 del sopra citato decreto, così come previsto all art. 20 comma 4 del D.Lgs 334/99, il Dipartimento della Protezione Civile, ha predisposto apposite linee guida, attraverso il D.P.C.M. 25 febbraio Per la redazione dei PEE per gli stabilimenti soggetti all articolo 6 del D.Lgs. 334/99 la Regione, ai sensi dell art.2 della L.R.n.26/2003, ha istituito un gruppo di Coordinamento composto da funzionari della Regione, Province ed ARPA, che ha predisposto un atto di indirizzo approvato con D.G.R. n.1144 del 21/07/2008. Nel PEE, nella sezione riservata all informazione alla popolazione sono inoltre inserite tutte le iniziative realizzate sul territorio volte a far conoscere al pubblico i comportamenti da adottare in caso di evento incidentale, nonché una copia della Scheda di informazione per il pubblico e per i lavoratori, redatta dal gestore dello stabilimento. È infatti compito dei Comuni, ai sensi del comma 4 dell art. 22 del D.Lgs.334/99, portare tempestivamente a conoscenza della popolazione le informazioni fornite dal gestore.. A tal proposito, così come previsto dal comma 4, art.20 del decreto in questione, il Dipartimento della Protezione Civile, ha predisposto in collaborazione con i Ministeri competenti e le Regioni le nuove Linee guida per l informazione alla popolazione che si trovi a vario titolo nelle zone ove sono ubicati stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante (novembre 2006). Introduzione e normativa Un altro strumento normativo inerente le industrie a rischio di incidente rilevante è il D.M Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Tale decreto riguarda gli stabilimenti soggetti agli artt. 6,7 e 8 del D.Lgs 334/99 ed ha come principale finalità quella di definire la destinazione e l utilizzo dei suoli nelle aree limitrofe alle aziende di cui sopra, in modo da prevenire gli incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose e limitarne le conseguenze per l uomo e per l ambiente. Per gli scopi appena specificati, il Decreto prevede che le Province individuino, nell ambito dei propri strumenti di pianificazione territoriale con il concorso dei Comuni interessati, le aree sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti soggetti alla disciplina di cui al D.Lgs 334/99, così come 9

17 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Introduzione e normativa i Comuni individuano e disciplinano, anche in relazione ai contenuti del PTCP, le aree da sottoporre a specifica regolamentazione, tenuto conto di tutte le problematiche territoriali e infrastrutturali relative all area vasta. A tal fine, gli strumenti urbanistici comprendono un elaborato tecnico, Rischio di Incidenti Rilevanti - RIR, relativo al controllo dell urbanizzazione. La L.R. n.26/03 e la successiva L.R. n.4/05, già sopra citata, ribadisce le competenze attribuite ai vari Enti territoriali ed in particolare, per quanto riguarda la Provincia, prevede che: - eserciti funzioni amministrative in materia di pericoli di incidenti rilevanti ; - acquisito il parere del Comitato Tecnico ed effettuate le valutazioni di competenza, ivi compresa la valutazione della compatibilità dell impianto, provveda a: a) emanare l atto che conclude l istruttoria del rapporto di sicurezza; b) rilasciare il nulla osta di fattibilità e ad adottare gli altri provvedimenti autorizzatori previsti dalla legislazione vigente..; - invii ad ARPA le informazioni relative agli impianti soggetti alla notifica di cui all art.6 del D.Lgs 334/99 e agli impianti soggetti al rapporto di sicurezza di cui all art.8 del medesimo decreto; - d intesa con ARPA, disponga un programma annuale di verifiche ispettive delle aziende a rischio di incidenti rilevanti, ai sensi dell art.25 del D.Lgs 334/99; - irroghi ed introiti le sanzioni amministrative di cui all art.27 del D.Lgs 334/99. La L.R.1/05 Norme in materia di protezione civile e volontariato. Istituzione dell Agenzia Regionale di Protezione Civile, relativamente al rischio incidente rilevante, riconferma tutte le competenze attribuite ai vari Enti dalle normative precedentemente descritte. Si vuole comunque precisare che sono state riassunte soltanto le parti più salienti della normativa che riguarda il rischio di incidente rilevante ed in particolare quelle che hanno maggiore attinenza con la programmazione, la pianificazione e le attività di soccorso in materia di protezione civile; si rimanda alla lettura delle singole leggi o decreti, per avere il quadro completo dei principi generali, degli adempimenti, delle procedure, ecc, definite da ogni singola norma. Nella tabella seguente si riassumono le competenze di ogni singolo Ente in materia di rischio industriale. Si specifica che in nero sono state indicate le competenze dei vari Enti che a tutt oggi sono in vigore, mentre in grigio quelle superate da normative più recenti. 10

18 Introduzione e normativa QUADRO DI SINTESI DELLE COMPETENZE: STATO, REGIONE, PROVINCIA, COMUNI NORMATIVA DI RIFERIMENTO STATO L.n.327/58 Il Ministero per l industria e per il commercio rilascia la concessione relativamente all installazione e gestione di impianti di riempimento e di travaso o depositi di gas di petrolio liquefatti nel caso in cui tali impianti siano forniti di serbatoio e la capacità dello stesso sia superiore a 50 metri cubi e quando trattasi di depositi la cui capacità di accumulo sia superiore ai 5000 chilogrammi REGIONE Introduzione e normativa.lgs. n.112/1998 Fissa norme generali di sicurezza per attività industriali, civili e commerciali Esercita le competenze amministrative relative alle industrie soggete agli obblighi di cui all art.4 del D.P.R , n.175, l adozione di provvedimenti discendenti dall istruttoria tecnica, nonché quelle che per elevata concentrazione di attività industriali a rischio di incidenti rilevanti comportano l esigenza di interventi di salvaguardia dell ambiente e della popolazione e di riosnamento ambientale subordinate al verificarsi delle condizioni di cui. D.Lgs. 334/99 Il Ministero dell Ambiente, di concerto con i Ministri dell interno, dell industria, ecc, con uno o più decreti, d intesa con la Conferenza unificata, stabilisce le norme tecniche di sicurezza per la prevenzione dei rischi di incidenti rilevanti, le modalità con le quali il gestore deve procedere all indivuduazione di tali rischi, ecc. Con decreto del Ministero dell ambiente, previa comunicazione al Ministero della sanità, dell industria, del commercio, dell artigianato, dell interno, si provvede al recepimento di ulteriori direttive tecniche di modifica degli allegati, ai sensi dell art. 20 della L.183/87,. Il Ministero dell Ambiente: Comunica agli Stati membri relativamente agli stabilimenti di cui all art.8 vicini al loro territorio nei quali possa verificarsi un incidente rilevante con effetti transfrontalieri tutte le informazioni utili perché lo Stato membro possa applicare tutte le misure connesse ai piani d emergenza interni ed esterni e all urbanizzazione; Informa tempestivamente la Commissione europea sugli incidenti rilevanti verificatisi sul territorio nazionale e che rispondano ai criteri riporatati nell allegato VI, parte I, e comunica, non appena disponibili, le informazioni che figurano nell Allegato VI, parte II; Presenta alla Commissione europea una relazione triennale secondo la procedura prevista dalla direttiva 91/692/CEE, del Consiglio, del , per la standardizzazione e la razionalizzazione delle relazioni relative all attuazione di taluni direttive concernenti l ambiente, per gli stabilimenti agli obblighidi cui agli articoli 6 e 8. Il Dipartimento della protezione civile stabilisce, d intesa con la Conferenza Unificata, per le finalità, le linee guida per la predisposizione del piano di emergenza esterna. Il Ministero dell Ambiente predispone e aggiorna, nei limiti delle risorse.., l inventario degli stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti e la banca dati sugli esiti di valutazione dei rapporti di sicurezza e dei sistemi di gestione della sicurezza Provvede a disciplinare la materia con specifiche normative ai fini del raccordo tra i vari soggetti incaricati dell istruttoria e edi garantire la sicurezza del territorio e della popolazione.. Individua le autorità competenti titolari delle funzioni amministrative e dei provvedimenti discendenti dall istruttoria tecnica e stabilisce le modalità per l adozione degli stessi, prevedendo la semplificazione dei procedimenti ed il raccordo con il procedimento di valutazione di impatto ambientale. Definisce le modalità per il coordinamento dei soggetti che procedono all istruttoria tecnica, raccordando le funzioni dell ARPA con quelle del comitato tecnico regionale di cui all art.20 DPR n.577/82, e degli altri organismi tecnici coinvolti nell istruttoria, nonché, nel rispetto di quanto previsto all art.25, le modalità per l esercizio della vigilanza e del controllo: Definisce le procedure per l adozione degli interventi di salvaguardia dell ambiente e del territorio in relazione alla presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Provvede affinché il rapporto di sicurezza di cui all art.8 e lo studio intergrato di cui all art.13, comma 1, letterab), numero 2), siano accessibili alla popolazione interessata. 11

19 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale QUADRO DI SINTESI DELLE COMPETENZE: STATO, REGIONE, PROVINCIA, COMUNI Introduzione e normativa NORMATIVA DI RIFERIMENTO D.Lgs. 334/99 L.R. n. 26/03 (modificata dalla L.R. n.4/05) STATO REGIONE Il Ministero dell Ambiente, per la predisposizione delle norme tecniche di attuazione previste dal decreto, può convocare,ai sensi.., una conferenza di servizi Art.12 (effetto Domino) Il Ministero dell Ambiente, sentiti la Regione..: a) Individua gli stabilimenti tra quelli di cui all art.2, comma 1, per i quali la probabilità o la possibilità o le conseguenze di un incidente rilevante possono essere maggiori a causa del luogo, della vicinanza degli stabilimenti stessi e dell inventario delle sostanze pericolose presenti in essi; b) Accerta che avvenga lo scambio, fra i gestori, delle informazioni necessarie per consentire di riesaminare, ed eventualmente modificare, in considerazione della natura e dell entità del pericolo globale di incidente rilevante, i rispettivi sistemi di gestione della sicurezza, i rapporti di sicurezza ed i piani di emergenza interni e la diffusione delle informazioni alla popolazione Art. 13 (aree ad elevata concentrazione) 1. Il Ministero dell Ambiente, sentita..: a) Individua le aree ad elevata concentrazione di stabilimenti sulla base dei criteri stabiliti dal decreto.; b) Coordina fra tutti i gestori degli stabilimenti soggetti agli obblighi di cui agli articoli 6 e 8, presenti nell area, avvalendosi del Comitato: 1) lo scambio delle informazioni necessarie per accertare la natura e l entità del pericolo globale di incidenti rilevanti ed acquisisce e fornisce ai gestori stessi ogni altra informazione utile ai fini della valutazione dei rischi dell area, compresi studi di sicurezza relativi agli altri stabilimenti esistenti nell area in cui sono presenti sostanze pericolose; 2) la predisposizione, da parte dei gestori degli stabilimenti soggetti agli obblighi di agli articoli 6 e 8, anche mediante consorzio, di uno studio di sicurezza integrato dell area, aggiornato nei tempi e con le modalità di cui all articolo 8, comma 6; 3) predispone nelle aree di cui alla lettera a9, anche sulla base delle indicazioni contenute nello studio di sicurezza integrato di cui al comma 1, lettera b), numero 2), un piano d intervento nel quale sono individuate le misure urgenti atte a ridurre o eliminare i fattori di rischio. Il Ministero dei Lavori Pubblici.., stabilisce, per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante che.., requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione territoriale, con riferimento alla destinazione e utilizzazione dei suoli che tengano conto delle necessità di mantenere le opportune distanze. Esercita le funzioni di coordinamento ed indirizzo in materia di pericoli di incidente rilevante connessi con determinate sostanze pericolose D.M Assicura il coordinamento delle norme in materia di pianificazione urbanistica, territoriale e di tutela ambientale con quelle derivanti dal D.Lgs 334/99 e dal presente decreto, prevedendo anche opportune forme di concertazione tra gli enti territoriali competenti, nonché con gli altri soggetti interessati. 12

20 Introduzione e normativa QUADRO DI SINTESI DELLE COMPETENZE: STATO, REGIONE, PROVINCIA, COMUNI NORMATIVA DI RIFERIMENTO D.Lgs.238/05 STATO Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, sentiti la regione interessata e il Comitato, in base alle informazioni ricevute dai gestori a norma dell'articolo 6 e dell'articolo 8, individua gli stabilimenti tra quelli di cui all'articolo 2, comma 1, per i quali la probabilità o la possibilità o le conseguenze di un incidente rilevante possono essere maggiori a causa del luogo, della vicinanza degli stabilimenti stessi e dell'inventario delle sostanze pericolose presenti in essi REGIONE Fornisce al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio tutte le informazioni necessarie per le comunicazioni di cui all'articolo 15, comma 3, lettere c) e c-bis), nonche' per l'aggiornamento della banca dati di cui all'articolo 15, comma 4, anche attraverso le procedure e gli standard di cui all'articolo 6- quater del decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 dicembre 2000, n. 365 Introduzione e normativa D.P.R.N.314 del Regolamento recante individuazione degli uffici dirigenziali del Corpo Nazionale dei VVF Il Ministro dell'ambiente, non appena possibile, predispone un sopralluogo ai fini della comunicazione alla Commissione europea delle informazioni di cui all'articolo 15, comma 3, lettera b). Le direzioni di cui al comma 1 dell articolo 2 sono uffici di livello dirigenziale generale e svolgono in sede locale funzioni e compiti operativi e tecnici spettanti allo Stato in materia di soccorso pubblico, prevenzione incendi ed altri compiti assegnati dalla normativa vigente, nonché i compiti operativi tecnici del Corpo Nazionale in materia di protezione di difesa civile. I compiti di organizzazione, indirizzo e coordinamento in relazione alle funzionbi di cui al comma 1 spettano al Dipartimento dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile. Alle direzioni regionali ed interregionali sono attribuiti, oltre ai compiti già espressamente previsti dalla normativa vigente per gli ispettorati regionali, le funzioni ed i compiti di seguito indicati: Pianificazione e coordinamento degli obiettivi assegnati ai comandi provinciali, anche ai fini della ripartizione delle risorse economiche, umane e strumentali; Pianificazione e coordinamento delle attività di soccorso pubblico anche in ambito aeroportuale e portuale, prevenzione incendi, difesa civile e protezione civile per gli aspetti di competenza previsti dalle disposizioni vigenti e da espletarsi in sede periferica QUADRO DI SINTESI DELLE COMPETENZE: STATO, REGIONE, PROVINCIA, COMUNI NORMATIVA DI RIFERIMENTO L.n.327/58 Rilascia la concessione relativamente all installazione e gestione di impianti di riempimento e di travaso o depositi di gas di petrolio liquefatti nel caso in cui tali impianti siano forniti di serbatoio e la capacità dello stesso non sia superiore a 50 metri cubi e quando trattasi di depositi la cui capacità di accumulo non sia superiore ai 5000 chilogrammi L.460/65 Rilascia la concessione per l impianto e l esercizio dei depositi di oli minerali e loro derivanti, ad esclusione dei gas liquefatti, di cui all art, quando trattasi di depositi con capacità non superiore a 3000 metri cubi. PREFETTURA PROVINCIA COMUNE 13

21 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Introduzione e normativa NORMATIVA DI RIFERIMENTO D.Lgs. 334/99 PREFETTURA PROVINCIA COMUNE Predispone il Piano d emergenza esterno per le aziende soggette all art.8 e lo riesamina, sperimenta, rivede ed aggiorna ad intervalli appropriati e, comunque, non superiori a tre anni. Apporta nei propri strumenti urbanistici, ove necessario, le varianti. Informa, al verificarsi di un incidente rilevante, i Minisrti dell ambiente, dell interno e il Dipartimento della Protezione Civile nonché i Prefetti delle province limitrofe che potrebbero essere interessate dagli effetti dell evento e dispone per l attuazione del piano di emergenza esterna. D.M Individua, nell ambito dei propri strumenti di pianificazione territoriale con il concorso dei comuni interessati, le aree sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti soggetti alla disciplina di cui al D.Lgs 334/99, acquisendo, ove disponibili, le informazioni di cui all art. 4, comma 3. L.R. n. 26/03 (modificata dalla L.R. n.4/05) Esercita funzioni amministrative in materia di pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose relativamente alle aziende di cui all art.6 del D.Lgs 334/99. Ove è localizzato lo stabilimento soggetto a notifica, porta tempestivamente a conoscenza delle popolazioni le informazioni fornite dal gestore ai sensi dell art.6, comma 5, Fornisce alle persone che possono essere coinvolte in caso di incidente rilevante verificatosi in uno degli stabilimenti soggetti al decreto, le informazioni sulle misure di sicurezza da adottare e sulle norme di comportamento da osservare in caso di incidente. Gli strumenti urbanistici, nei casi previsti dal decreto, individuano e disciplinano, anche in relazione ai contenuti del PTCP, le aree da sottoporre a specifica regolamentazione, tenuto conto anche di tutte le problematiche territoriali e infrastrutturali relative all area vasta. A tal fine, gli strumenti urbanistici comprendono un Elaborato Tecnico Rischio di incidenti Rilevanti RIR relativo al controllo dell urbanizzazione. Adegua, se interessato dalla presenza o dalla prossimità di stabilimenti a rischio di incidente rilevante, i piani urbanistici. Acquisito il parere del Comitato, effettuate le valutazioni di competenza, ivi compresa la valutazione della compatibilità dell impianto, provvede a : a) emanare l atto che conclude l istruttoria del rapporto di sicurezza; b) rilasciare il nulla osta di fattibilità e ad adottare gli altri provvedimenti autorizzatori previsti dalla legislazione vigente, nel caso di nuovi stabilimenti o di modifiche che possono aggravare il preesistente livello di rischio. Predispone appositi piani di emergenza esterni per gli stabilimenti soggetti agli artt. 6 e 7 del D.Lgs 334/99 sulla base delle informazioni fornite dal gestore ai sensi degli artt 6 e 12 del medesimo decreto nonché delle conclusioni della valutazione della scheda tecnica, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge per gli stabilimenti già esistenti ovvero entro 24 mesi dalla data di notifica dello stabilimento per quelli nuovi; 14

22 Introduzione e normativa QUADRO DI SINTESI DELLE COMPETENZE: STATO, REGIONE, PROVINCIA, COMUNI NORMATIVA DI RIFERIMENTO L.R. n. 26/03 (modificata dalla L.R. n.4/05) PREFETTURA PROVINCIA COMUNE Redige i PEE per gli stabilimenti soggetti all art. 6 del D.Lgs 334/99 sulla base delle informazioni fornite dal gestore ai sensi dell art. 11, comma 4 e dell art.12, comma 2, del medesimo decreto, nonché delle conclusioni dell istruttoria tecnica, ove disponibili. Tale adempimento deve essere effettuato entro 24 mesi dalla data di notifica dello stabilimento a decorrere dal perfezionamento della procedura di cui all art.72, comma 3, del D.Lgs n.112/98. Detti piani sono parte integrante dei Piani di Protezione Civile. Adegua, se interessata dalla presenza o dalla prossimità di stabilimenti a rischio di incidente rilevante, il piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP). Introduzione e normativa Invia ad ARPA le informazioni relative agli impianti soggetti alla notifica di cui all art.6 del D.Lgs 334/99 e agli impianti soggetti al rapporto di sicurezza di cui all art.8 del medesimo decreto. D intesa con ARPA, dispone un programma annuale di verifiche ispettive delle aziende a rischio di incidenti rilevanti, ai sensi dell art.25 del D.Lgs n.334/99. Irroga ed introita le sanzioni amministrative di cui all art.27 del D.Lgs 334/99. L.R. n.1/2005 Provvede alla predisposizione dei Piani d emergenza esterni per gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante per i quali il gestore è tenuto a trasmettere il rapporto di sicurezza di cui all art.6 del D.Lgs 17 agosto 1999, n.334. D.Lgs.238/05 Nelle zone interessate dagli stabilimenti di cui all'articolo 2, comma 1, gli enti territoriali tengono conto, nell'elaborazione degli strumenti di pianificazione dell'assetto del territorio, della necessità di prevedere e mantenere opportune distanze tra gli stabilimenti e le zone residenziali, gli edifici e le zone frequentate dal pubblico, le vie di trasporto principali, le aree ricreative e le aree di particolare interesse naturale o particolarmente sensibili dal punto di vista naturale, nonche' tra gli stabilimenti e gli istituti, i luoghi e le aree tutelati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004 Nelle zone interessate dagli stabilimenti di cui all'articolo 2, comma 1, gli enti territoriali tengono conto, nell'elaborazione degli strumenti di pianificazione dell'assetto del territorio, della necessità di prevedere e mantenere opportune distanze tra gli stabilimenti e le zone residenziali, gli edifici e le zone frequentate dal pubblico, le vie di trasporto principali, le aree ricreative e le aree di particolare interesse naturale o particolarmente sensibili dal punto di vista naturale, nonche' tra gli stabilimenti e gli istituti, i luoghi e le aree tutelati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio

23 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale 3. ANALISI DEL TERRITORIO 3.1. PROFILO AMMINISTRATIVO E TERRITORIALE INQUADRAMENTO GENERALE Il territorio della Provincia di Ferrara ha una superficie di ettari ed è interamente pianeggiante; i suoi confini sono rappresentati: a nord dalla Provincia di Rovigo, dalla quale è separata dal corso del fiume Po; a sud dalle Province di Bologna e Ravenna, da cui è separata dal corso del fiume Reno; ad ovest dalle Province di Mantova e Modena; ad est dalla linea di costa del Mare Adriatico POPOLAZIONE E TERRITORIO La Provincia di Ferrara è costituita da 26 comuni, distribuiti sul territorio come riportato nella figura sottostante. Al 31 dicembre 2008 la popolazione residente della Provincia risultava composta da unità, di cui maschi e femmine, in aumento rispetto al 2007 di circa 2000 unità. Tale incremento è dovuto alla somma del saldo negativo del movimento naturale ed a quello positivo del movimento migratorio. Infatti, ad un tasso di mortalità del 12,6 per mille, pressoché costante rispetto agli anni precedenti, corrisponde un tasso di natalità del 7,4 per mille, in crescita rispetto al passato ma ancora il più basso dell Emilia-Romagna. Alla luce dei dati statistici, la popolazione ferrarese si conferma essere una società composta principalmente da adulti e soprattutto da anziani. A Ferrara il processo di invecchiamento è stato molto accentuato e la popolazione ha una struttura per età particolarmente anziana, con un alta incidenza di over 65 (25,6%) ed una modesta concentrazione di under 15 (appena 11%, ma in crescita). In Provincia, quindi, ogni quattro abitanti, uno ha più di 65 anni, mentre in Italia tale rapporto è uno a cinque. 16

24 Rispetto alla popolazione con meno di 15 anni, ogni 100 ragazzi si hanno circa 252 anziani. Nella seguente tabella si riassume, per ogni Comune della Provincia, l estensione, la popolazione residente, riferita al 31/12/2007 e la relativa densità abitativa media. COMUNE SUPERFICIE(kmq) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POPOLAZIONE RESIDENTE DENSITA' ABITATIVA (ab./kmq) ARGENTA BERRA BONDENO CENTO CODIGORO COMACCHIO 310, , , , , ,13 284, ,16 COPPARO FERRARA FORMIGNANA GORO JOLANDA DI SAVOIA LAGOSANTO MASI TORELLO MASSA FISCAGLIA MESOLA MIGLIARINO MIGLIARO MIRABELLO OSTELLATO POGGIO RENATICO PORTOMAGGIORE RO SANT'AGOSTINO TRESIGALLO VIGARANO MAINARDA VOGHIERA 157, ,94 404, ,24 22, ,05 30, ,94 108, ,44 34, ,35 22, ,24 57, ,19 84, ,56 36, ,46 19, ,51 16, ,26 175, ,58 79, ,64 126, ,98 43, ,6 35, ,47 20, ,26 42, ,58 40, ,036 17

25 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale La Provincia non è molto popolata, dato che la densità media è al di sotto di quella nazionale (133 abitanti per Km²). I quattro centri con più di abitanti, Ferrara, Cento, Comacchio e Argenta, costituiscono dei poli di attrazione demografica; in essi dimora, infatti, più della metà degli abitanti della Provincia (il 59,4%). Di seguito si riportano in maniera dettagliata i dati di popolazione relativi ai Comuni della Provincia (dati ISTAT 2001), suddivisi per capoluoghi (C), frazioni (F), località (L) e case sparse (S), ritenuti utili ai fini della pianificazione di Protezione Civile e dell organizzazione degli interventi in emergenza. LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIVA (ab./km²) Min Max COMUNE DI ARGENTA Anita F 0, ,12 Argenta C 2, ,18 Bando F 0, ,47 Benvignante F 0, ,47 Boccaleone F 0, ,77 Campotto F 0, ,13 Cavo Benedettino I L 0, ,69 Consandolo F 1, ,18 Filo F 0, ,57 Longastrino F 1, ,87 Ospital Monacale F 0, ,91 San Biagio F 0, ,24 San Nicolò F 0, ,64 Santa Maria Codifiume F 0, ,20 Traghetto F 0, ,81 Cavo Benedettino II L 0, ,49 Borgo Confina L 0, ,30 Borgo Saraceno L 0, ,88 La Fiorana L 0, ,72 La Rotta L 0, ,28 Madonna Boschi L 0, ,66 Porto Vallone L 0, ,91 Saiarino L 0, ,62 Sant'Antonio L 0, ,55 Case sparse S 281, ,20 TOT. ARGENTA 291, ,01 COMUNE DI BERRA Berra C 1, ,34 Cologna F 0, ,23 Serravalle F 1, ,69 Albersano L 0, ,02 Canova L 0, ,99 Carmignano L 0, ,53 Convento L 0, ,75 Coronella L 0, ,71 Galvana L 0, ,03 18

26 LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIVA (ab./km²) Ghetto L 0, ,70 Granari L 0, ,06 Macchiavella L 0, ,45 Ponte Punzetti L 0, ,78 Trombona di Sotto L 0, ,56 Valgrande L 0, ,30 Livello L 0, ,32 Case sparse S 64, ,11 TOT. BERRA 68, ,97 COMUNE DI BONDENO Bondeno C 3, ,15 Burana F 0, ,26 Casumaro F 0, ,01 Gavello F 0, ,74 Pilastri F 0, ,39 Ponte Rodoni F 0, ,86 Salvatonica F 0, ,57 San Biagio L 0, ,81 Santa Bianca F 0, ,50 Scortichino F 0, ,42 Settepolesini F 0, ,52 Stellata F 0, ,77 Zerbinate F 0, ,85 Arginelli L 0, ,93 Argine Lupo L 0, ,90 Baj L 0, ,56 Borgo Piva L 0, ,04 Bruciantine L 0, ,38 Carbonara L 0, ,98 Carioncelletta L 0, ,22 Casal Federico L 0, ,94 Cavaliera L 0, ,21 Ca' Verde L 0, ,70 Corpus Domini L 0, ,87 Crociale L 0, ,52 Forna L 0, ,49 Gamberone L 0, ,22 Guattarella L 0, ,52 Lezzine L 0, ,34 Luogo Ferri L 0, ,25 Malborghetto L 0, ,68 Malcantone L 0, ,07 Motta L 0, ,58 Paolecchio L 0, ,39 Ponti Spagna L 0, ,15 Punta L 0, ,17 Redena L 0, ,11 Rosario L 0, ,22 Schiavona L 0, ,60 Terzana L 0, ,94 19

27 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIVA (ab./km²) Romea L 0, ,34 Canova-Fusegno L 0, ,54 Marmagna L 0, ,54 Case sparse S 165, ,74 TOT. BONDENO 174, ,03 COMUNE DI CENTO Alberone F 0, ,23 Bevilacqua F 0, ,55 Buonacompra F 0, ,34 Casumaro F 1, ,97 Cento C 4, ,24 Corporeno F 0, ,61 Dodici Morelli F 1, ,15 Dosso F 0, ,71 Molino Albergati L 0, ,77 Pilastrello L 0, ,09 Renazzo F 3, ,64 Reno Centese F 0, ,68 Arno L 0, ,30 Casetti L 0, ,92 Casoni L 0, ,24 Crocetta L 0, ,53 Ponte Alto L 0, ,33 Ponte Dosso L 0, ,93 Ponte Prete L 0, ,06 Case sparse S 50, ,58 TOT. CENTO 64, ,08 COMUNE DI CODIGORO Caprile L 0, ,98 Codigoro C 2, ,57 Italba F 0, ,63 Mezzogoro F 0, ,51 Pomposa F 0, ,02 Pontelangorino F 0, ,94 Pontemaodino F 0, ,07 Torbiera F 0, ,54 Volano F 0, ,40 Case delle Motte L 0, ,67 Case Fossetto L 0, ,85 Case Straforini L 0, ,52 Case Viebasse L 0, ,71 Corte Bella L 0, ,58 Corte Bice L 0, ,97 Corte Ernestina L 0, ,34 Corte Nuova Amiani L 0, ,83 Corte Seminiato L 0, ,28 Corte Trieste L 0, ,15 20

28 LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIV A (ab./km²) Dosso Bianco L 0, ,57 Dosso delle Anime L 0, ,93 Fienile la Linea di Sopra L 0, ,43 Tagliata II L 0, ,65 Tenuta Prati L 0, ,96 Tenuta Prati II L 0, ,94 Tenuta Schiavina L 0, ,90 Case Baldi L 0, ,27 Case sparse S 162, ,15 TOT. CODIGORO 169, ,57 COMUNE DI COMACCHIO Comacchio C 1, ,35 Lido degli Estensi F 1, ,88 Lido delle Nazioni F 2, ,50 Lido di Pomposa-Lido degli Scacchi F 2, ,72 Lido di Spina F 2, ,86 Lido di Volano F 1, ,72 Porto Garibaldi F 1, ,77 San Giuseppe F 0, ,40 Vaccolino F 0, ,93 Volania F 0, ,85 Borgo Manara L 0, ,36 Case sparse S 269, ,72 TOT. COMACCHIO 283, ,56 COMUNE DI COPPARO Ambrogio F 0, ,48 Brazzolo F 0, ,00 Coccanile-Cesta F 0, ,85 Copparo C 2, ,51 Fossalta F 0, ,49 Gradizza F 0, ,55 Ponte San Pietro F 0, ,54 Sabbioncello San Pietro F 0, ,59 Sabbioncello San Vittore F 0, ,51 La Saletta-Tamara F 0, ,90 Sant'Apollinare F 0, ,60 Borgo Brasile L 0, ,94 Borgo Cattarusco L 0, ,00 Borgo d'azeglio L 0, ,00 Borgo Madonna-Gnola L 0, ,00 Borgo Muzzi L 0, ,29 Borgo Verde L 0, ,62 Braglia Bianca L 0, ,69 Ca' Bianca L 0, ,36 21

29 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIV A (ab./km²) Ca' dei Prati L 0, ,91 Ca' Maceri-Ca' Bortolotti L 0, ,31 Ca' Matte L 0, ,26 Ca' Pelucco L 0, ,10 Casal del Lupo L 0, ,11 Case del Capitello L 0, ,15 Case Ruffetta L 0, ,76 Case Stradelle L 0, ,64 Castellaro L 0, ,88 Corte Pegna L 0, ,51 Corte Sant'Anna II L 0, ,67 Forcello L 0, ,32 I Cortilacci L 0, ,65 Il Battoio L 0, ,27 La Bisella L 0, ,31 La Casetta L 0, ,67 Parolino L 0, ,22 Ponte Carina L 0, ,70 Possessione Duro L 0, ,85 Possessione Ferretta L 0, ,86 Possessione Seminiato L 0, ,66 Possessione Signora L 0, ,77 Primicello L 0, ,10 Tursara L 0, ,38 Ca' Vecchia L 0, ,28 Villa Tumiati L 0, ,53 Case sparse S 150, ,60 TOT. COPPARO 156, ,07 COMUNE DI FERRARA Aguscello F 0, ,76 Albarea F 0, ,44 Baura F 0, ,08 Boara F 0, ,89 Borgo Fondo Reno F 0, ,76 Borgo Scoline F 0, ,33 Bova F 0, ,57 Casaglia F 0, ,70 Castel Trivellino F 0, ,80 Cocomaro di Cona F 0, ,84 Cocomaro di Focomorto F 0, ,90 Codrea F 0, ,61 Cona F 0, ,15 Contrap F 0, ,53 Corlo F 0, ,17 Correggio F 0, ,51 Denore F 0, ,30 22

30 LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIV A (ab./km²) Ferrara C 35, ,01 Focomorto F 0, ,11 Fossa d'albero F 0, ,43 Fossanova San Marco F 0, ,34 Francolino F 0, ,90 Gaibana F 0, ,96 Gaibanella-Sant'Edigio F 0, ,51 Malborghetto di Correggio F 0, ,75 Marrara F 0, ,78 Monestirolo F 0, ,20 Montalbano F 0, ,05 Parasacco F 0, ,45 Pescara F 0, ,37 Porporana F 0, ,08 Quartesana F 0, ,23 Ravalle F 0, ,59 San Bartolomeo in B. F 1, ,85 San Martino F 1, ,32 Spinazzino F 0, ,98 Torre della Fossa F 0, ,26 Viconovo F 0, ,50 Villanova F 0, ,08 Pontegradella F 0, ,38 Porotto-Cassama F 1, ,60 Borgata della Stazione L 0, ,11 Borgata della Stradella L 0, ,42 Borgo Baiesi L 0, ,20 Borgo Bassi L 0, ,49 Borgo Berta L 0, ,52 Borgo Bosco L 0, ,46 Borgo Casino L 0, ,60 Borgo Colombara L 0, ,89 Borgo Conventone L 0, ,79 Borgo del Passo L 0, ,30 Borgo del Sostegno L 0, ,91 Borgo Il Sostegno L 0, ,83 Borgo Pancaldi L 0, ,01 Borgo Pastoreria L 0, ,55 Borgo Poltronieri L 0, ,08 Borgo Punta L 0, ,43 Borgo Ricovero L 0, ,71 Borgo Sacchi L 0, ,06 Borgo San Maurelio L 0, ,35 Borgo Scarabelli L 0, ,88 Borgo Slaccara L 0, ,34 Borgo Stazione L 0, ,16 Borgo Tarapino L 0, ,98 23

31 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIV A (ab./km²) Borgo Turola L 0, ,07 Borgo Ugo Bassi L 0, ,66 Bosca di Sotto L 0, ,02 Boschetto L 0, ,57 Ca' Baiesi L 0, ,13 Ca' Bartoli L 0, ,82 Ca' Ghelli L 0, ,25 Ca' Lunga L 0, ,14 Ca' Mulino L 0, ,34 Ca' Pevere L 0, ,33 Ca' Pugliese L 0, ,67 Casale del Cantone L 0, ,96 Case Campanella L 0, ,61 Case Postazza L 0, ,14 Case Razzi L 0, ,32 Castelfranco L 0, ,22 Ca' Vidara L 0, ,09 Codins L 0, ,26 Crociarola L 0, ,48 Fornace Boari L 0, ,74 Gorgo L 0, ,73 Il Castello L 0, ,04 La Bova L 0, ,55 La Crispa L 0, ,49 La Monta L 0, ,04 La Rizza L 0, ,96 Osteria L 0, ,56 Pacchenia L 0, ,03 Palata L 0, ,74 Possessione Boschetto L 0, ,79 Possessione Ca' Grande L 0, ,51 Possessione Granda L 0, ,86 Possessione Palazzo L 0, ,44 Possessione Rovere L 0, ,69 Possessione Vegra L 0, ,31 Possessione Villa L 0, ,47 Scioperina L 0, ,83 Selva L 0, ,48 Villa Costabile L 0, ,26 Villa Pareschi L 0, ,47 Borgo Marighella L 0, ,32 Borgo Sgarbata L 0, ,52 Ca' Cavallara L 0, ,82 La Sammartina L 0, ,45 Madonna della Neve L 0, ,13 Palazzo Jesi Zamorani L 0, ,83 Uccellino L 0, ,00 24

32 LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIV A (ab./km²) Via Coronella L 0, ,68 Borgo Punta L 0, ,29 Case sparse S 350, ,08 TOT. FERRARA 403, ,66 COMUNE DI FORMIGNANA Brazzolo F 0, ,93 Formignana C 0, ,37 Borgo Bruni L 0, ,28 Borgo Candelosa L 0, ,87 Codiferro Alto L 0, ,44 Fontanelle L 0, ,92 La Mondiezza L 0, ,31 La Pachenia L 0, ,09 Naldine L 0, ,76 Palazzo Maianti L 0, ,38 San Romano L 0, ,64 Schiavi L 0, ,19 Possessione Vittoria L 0, ,19 Zona Artigianale L 0, ,32 Case sparse S 21, ,38 TOT. FORMIGNANA 22, ,37 COMUNE DI GORO Gorino F 0, ,61 Goro C 1, ,21 Case sparse S 31, ,20 TOT. GORO 33, ,34 COMUNE DI JOLANDA DI SAVOIA Contane F 0, ,76 Gherardi F 0, ,96 Jolanda di Savoia C 0, ,37 Alessandria L 0, ,17 Asti L 0, ,55 Augusta L 0, ,74 Belvedere L 0, ,73 Bologna L 0, ,80 Bonaglina L 0, ,02 Carlina L 0, ,46 Cerere L 0, ,88 25

33 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIV A (ab./km²) De Bernardi L 0, ,26 Fenoglio L 0, ,26 Ferrara L 0, ,38 Foscari L 0, ,29 Foscarina L 0, ,70 Giovanna L 0, ,33 Leona L 0, ,84 Lucchesina L 0, ,99 Mimma L 0, ,12 Pallotti L 0, ,66 Pola L 0, ,80 Rossetti L 0, ,88 Torino L 0, ,58 Case sparse S 106, ,75 TOT. JOLANDA 108, ,93 COMUNE DI LAGOSANTO Lagosanto C 1, ,84 Marozzo F 0, ,43 Vaccolino F 0, ,87 Case Formica L 0, ,44 Case Tagliatti L 0, ,86 Case Tarroni L 0, ,45 Località Motte Corte Baracca L 0, ,94 Località Motte Tombalunga L 0, ,55 Tombe L 0, ,42 Corte Michelina L 0, ,33 Case sparse S 32, ,44 TOT. LAGOSANTO 34, ,71 COMUNE DI MASI TORELLO Masi San Giacomo F 0, ,26 Masi-Torello C 0, ,77 Borgo Cassina-Frassino L 0, ,39 Borgo Correggi L 0, ,85 Borgo Pagano L 0, ,65 Borgo Sant'Anna F 0, ,91 Borgo Tumiati L 0, ,36 Possessione Ca' Rossa L 0, ,71 Possessione Cremona L 0, ,41 Possessione Parolia L 0, ,86 Possessione Sant'Antonio L 0, ,35 Ex Fornace L 0, ,00 26

34 LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min POP. RES. Max MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIV A (ab./km²) Case sparse S 21, ,71 TOT. MASI TORELLO 22, ,36 COMUNE DI MASSA FISCAGLIA Massa Fiscaglia C 1, ,20 Case sparse S 56, ,41 TOT. MASSA FISCAGLIA 58, ,54 COMUNE DI MESOLA Ariano Ferrarese F 0, ,67 Bosco Mesola F 1, ,35 Italba F 0, ,61 Massenzatica F 0, ,50 Mesola C 1, ,90 Monticelli F 0, ,82 Santa Giustina F 0, ,77 Alberazzo L 0, ,97 Fondo L 0, ,09 Ponte Trapella L 0, ,38 Ribaldesa L 0, ,19 Zeffo Rovere L 0, ,25 Località Carpani L 0, ,68 Zona Industriale Mesola L 0, ,79 Case sparse S 78, ,73 TOT. MESOLA 84, ,60 COMUNE DI MIGLIARINO Bassacornacervina F 0, ,38 Cornacervina F 0, ,30 Massa Fiscaglia F 0, ,79 Migliarino C 1, ,99 Valcesura F 0, ,11 Case Bersanetti L 0, ,30 Case Cavazza L 0, ,61 I Corni L 0, ,98 Incrocio Scalabrina L 0, ,96 Palazzone L 0, ,83 Vallicella L 0, ,00 Magnani L 0, ,17 Lodigiana L 0, ,00 Case sparse S 33, ,94 TOT. MIGLIARINO 35, ,36 27

35 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale LOCALITÁ COMUNE DI MIGLIARO TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIVA (ab./km²) Migliaro 1 0, ,35 Case Canove 2 0, ,88 Ex Distilleria 2 0, ,49 La Cascina 2 0, ,43 Zuccherificio Volano 2 0, ,00 Case sparse 4 21, ,56 TOT. MIGLIARO 22, ,84 COMUNE DI MIRABELLO Mirabello C 1, ,09 Case sparse S 14, ,81 TOT. MIRABELLO 16, ,23 COMUNE DI OSTELLATO Alberlungo F 0, ,06 Campolungo F 0, ,38 Dogato F 0, ,32 Libolla F 0, ,28 Medelana F 0, ,92 Ostellato C 0, ,41 Rovereto F 0, ,17 San Giovanni F 0, ,13 San Vito F 0, ,39 Bivio Correggi L 0, ,54 Bivio Gallare L 0, ,88 Borgo Bordocchia L 0, ,71 Borgo Fornace L 0, ,84 Corte Centrale L 0, ,47 Ponte Arzana L 0, ,49 Zona Sipro L 0, ,35 Via Lidi Ferraresi (Zuccherificio) L 0, ,80 Via Corte Centrale L 0, ,11 Case sparse S 169, ,18 TOT. OSTELLATO 172, ,16 COMUNE DI POGGIO RENATICO Chiesa Nuova F 0, ,24 Coronella F 0, ,63 Gallo F 0, ,35 Madonna dei Boschi F 0, ,62 28

36 LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIVA (ab./km²) Poggio Renatico C 1, ,21 Case Borgatti L 0, ,77 Case Reno Sabbioni L 0, ,83 Casette del Reno L 0, ,01 Casette Tracchi L 0, ,53 Case Vitali L 0, ,88 Luogo Passo del Gallo L 0, ,72 Case sparse S 77, ,98 TOT. POGGIO RENATICO 80, ,30 COMUNE DI PORTOMAGGIORE Gambulaga F 0, ,57 Maiero F 0, ,11 Portomaggiore C 2, ,72 Portorotta F 0, ,50 Portoverrara F 0, ,73 Quartiere F 0, ,51 Ripapersico F 0, ,57 Runco F 0, ,28 Sandolo F 0, ,68 Boni L 0, ,46 Braglia L 0, ,20 Cirelli L 0, ,36 Fortezza L 0, ,06 Gobbia L 0, ,28 Lodi L 0, ,33 Ponte Botticino L 0, ,11 Rivalda L 0, ,22 Roveri L 0, ,98 Runco Bernardi L 0, ,10 Santa Teresa L 0, ,23 Ciro L 0, ,89 Cavri L 0, ,32 Bertazzina L 0, ,81 Pioppara L 0, ,43 Case sparse S 121, ,94 TOT. PORTOMAGGIORE 126, ,02 COMUNE DI RO Alberone F 0, ,97 Guarda F 0, ,11 Ro C 1, ,72 Ruina F 0, ,22 All'Argine L 0, ,08 Casolari L 0, ,83 29

37 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIVA (ab./km²) Lazzaretto L 0, ,89 Recchi L 0, ,09 Fazzina L 0, ,26 La Pioppa L 0, ,55 Case sparse S 40, ,04 TOT. RO 43, ,22 COMUNE DI SANT'AGOSTINO Dosso F 0, ,84 San Carlo F 0, ,32 Sant'Agostino C 0, ,87 Chiesa L 0, ,51 Ciarle L 0, ,26 Ponte Ciarle L 0, ,78 Pradetto L 0, ,45 Quattro Torri L 0, ,25 Roversetto L 0, ,04 Area Indust. Ceramica Sant'Agostino L 0, ,37 Area Industriale Dosso L 0, ,13 Case sparse S 32, ,26 TOT. SANT'AGOSTINO 34, ,16 COMUNE DI TRESIGALLO Rero F 0, ,13 Roncodigà F 0, ,34 Tresigallo-Final di Rero C 2, ,50 Cortili Verzela L 0, ,41 La Grotta L 0, ,16 Case sparse S 18, ,89 TOT. TRESIGALLO 20, ,10 COMUNE DI VIGARANO M Coronella F 0, ,20 Roverella F 0, ,09 Siberia F 0, ,68 Vigarano Mainarda C 1, ,65 Vigarano Pieve F 0, ,92 Ca' Ceccardi L 0, ,08 Ca' Cicognara L 0, ,35 Ca' Mazzoli L 0, ,87 Ca' Pontoni L 0, ,65 Castello L 0, ,93 Ca' Tane L 0, ,83 30

38 LOCALITÁ TIPO LOC. SUP. (Km²) ALTIMETRIA (m.s.l.m.) Min Max POP. RES. MASCHI FEMMINE FAM. DENSITÁ ABITATIVA (ab./km²) Chiesa L 0, ,63 Corte Vecchia L 0, ,82 Loghetto L 0, ,14 Palazzi Diamantina L 0, ,25 Sabbione L 0, ,83 Tortiola L 0, ,98 Villa Majer L 0, ,16 Civ Vigarano Pieve L 0, ,23 Case sparse S 38, ,03 TOT. VIGARANO M. 42, ,70 COMUNE DI VOGHIERA Ducentola F 0, ,55 Gualdo F 0, ,14 Montesanto F 0, ,82 Voghenza F 0, ,66 Voghiera C 0, ,43 Borgo Canella L 0, ,30 Borgo Carandina L 0, ,74 Borgo Cattani L 0, ,31 Borgo Fagioli L 0, ,39 Borgo Pasetti L 0, ,49 Ca' Granda L 0, ,86 Containa L 0, ,84 Possessione Carpia L 0, ,34 Possessione Nuova Baricella L 0, ,29 San Cristoforo L 0, ,88 Valmontone L 0, ,51 Negrella L 0, ,38 Zarabina L 0, ,86 Olmo-Santa Rita L 0, ,16 Boschetti L 0, ,85 Santa Giovanna- Sant'Agnese L 0, ,61 Sellarino L 0, ,73 Case sparse S 38, ,69 TOT. VOGHIERA 40, ,97 31

39 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale SITUAZIONE ECONOMICA L'economia ferrarese ha attraversato, dal dopoguerra ad oggi, periodi di sviluppo diversi, che possono essere riassunti in cicli: quello degli anni 50-60, caratterizzato dalla ricostruzione e dal progressivo affrancamento dalla situazione di sottosviluppo degli anni post-bellici, comune a quasi tutta l'italia; quello degli anni 70, in cui l'opera di rilancio economico ha prodotto risultati positivi, la crisi degli anni 80 che ha portato ad una diminuzione del reddito pro capite e ad un aumento del tasso di disoccupazione, la ripresa economica degli anni 90 che ha portato ad un intensa ristrutturazione di tutti i settori, segnata da una forte deindustrializzazione e ad uno sviluppo del terziario. Le politiche perseguite in questo periodo hanno teso fondamentalmente a promuovere le condizioni per lo sviluppo attraverso la creazione di una rete di servizi e infrastrutture (aree artigianali, fieristiche, servizi sociali, ecc..); ciò ha permesso la transizione da un'economia di tipo prevalentemente agricolo ad una di tipo industriale e terziario basata su un sistema policentrico di piccole e medie imprese, che rappresenta al contempo una ricchezza ed una debolezza per l economia ferrarese. Gli ultimi anni confermano il trend positivo del sistema economico ferrarese, caratterizzato da un rafforzamento dei segnali di ripresa, sia per quanto riguarda la produzione industriale, sia per quanto attiene la competitività del territorio. Le imprese registrate nella Provincia di Ferrara al ammontano a poco più di (circa nel 2005). A differenza di quanto si osserva nelle altre province emiliane, esistono due settori predominanti dell'economia locale: agricoltura e commercio, che insieme costituiscono quasi il 45,6% delle imprese del Ferrarese. Interessante è anche l'andamento dell'industria delle costruzioni che negli ultimi anni ha fatto registrare un trend positivo sia nel settore dei lavori edili sia in quello delle intermediazioni immobiliari. 32

40 Fonte dati: Camera di Commercio dell Industria e Artigianato della Provincia di Ferrara IL SETTORE INDUSTRIALE-MANIFATTURIERO Complessivamente il 21,3% del valore aggiunto prodotto nella Provincia proviene dal settore industriale (dati 2006); l incidenza rimane inferiore sia alla media nazionale (27,7%), che alla media regionale (30,1%). Anche il tasso di industrializzazione della Provincia rimane inferiore alla media regionale (31,3% a fronte del 34,2%). I settori più dinamici sono certamente quello chimico e delle materie plastiche, meccanico ed il comparto delle costruzioni; negli ultimi anni risulta invece stabile il settore alimentare, mentre quello metalmeccanico appare in contrazione. AGRICOLTURA E AGROINDUSTRIA L'alta incidenza del settore agricolo nella formazione del reddito complessivo è una caratteristica peculiare del sistema economico ferrarese. L'agricoltura ferrarese, infatti, "produce" un valore aggiunto pari al 6% del totale provinciale (un valore pressoché doppio rispetto alla media della regione Emilia-Romagna), conta su circa 9000 imprese registrate, estendendosi su 180 mila ettari di superficie agraria complessiva. Ferrara è attualmente la quarta Provincia, in tutto il Nord Italia, per il contributo offerto dal settore agricolo alla formazione del reddito complessivo provinciale. Storicamente, il lungo processo delle bonifiche, prima, e la riforma fondiaria del Delta Padano poi, hanno ridisegnato il paesaggio delle campagne ferraresi, e quindi la mappa delle specializzazioni produttive, mentre il successivo ricorso alla meccanizzazione ha determinato il diffondersi di colture di tipo estensivo, che hanno profondamente mutato nel tempo anche i protagonisti dell'attività agricola. Le aziende agricole del territorio ferrarese alla fine del 2006 erano ed i prodotti maggiormente coltivati, secondo dati ISTAT relativi all anno 2004; sono la frutta (28%), i cereali (21%), le colture industriali (17%) e gli ortaggi (9%). Il comparto zootecnico rappresenta il 12,8% della produzione lorda vendibile dell intero settore agricolo. TURISMO Il turismo ferrarese rappresenta un settore in forte crescita negli ultimi anni ed è composto di tre baricentri principali: il litorale comacchiese, il Parco del Delta del Po e il turismo d arte nella città di Ferrara. Nel suo complesso il quadro del settore mostra elementi favorevoli, infatti la dinamica di crescita tra il 1997 e il 2002 è stata superiore a quella regionale, particolarmente significativi sono stati gli aumenti delle presenze nella città di Ferrara e nell area del Parco del Delta del Po (27% nel triennio per Ferrara e 21% nel biennio per il Parco). PESCA In termini occupazionali il 60% dei quasi 3000 addetti occupati nel settore della pesca regionale è concentrato nella due marinerie della Provincia: Goro e Portogaribaldi. L 80% del prodotto pescato nella nostra Provincia è rappresentato dal pesce azzurro (alici e sarde provenienti soprattutto dalla marineria di Portogaribaldi), il cui valore commerciale è notevolmente più basso rispetto a quello delle altre specie. In termini percentuali la produzione è costituita per il 92,2% da pesce, l 1,8% da molluschi, e dal 6% di crostacei. Le due marinerie comunque hanno caratteristiche alquanto differenti. La marineria di Goro ha circa 950 addetti, il 90% dei quali dediti alla molluschicoltura nell area della 33

41 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Sacca. Gli addetti alla marineria di Portogaribaldi svolgono attività sia di vallicoltura all interno delle valli di Comacchio che la pesca in mare, attività quest ultima tradizionale degli abitanti di Portogaribaldi. Il totale degli addetti della marineria è circa di 390 unità di cui 120 molluschicoltori e il resto occupati nella pesca in mare RETI DI COMUNICAZIONE La conoscenza delle infrastrutture di trasporto (stradali, ferroviarie, marittime ed aeree) e della loro distribuzione sul territorio risulta fondamentale ai fini di Protezione Civile, sia come base per una corretta attività di pianificazione, sia per la gestione dell emergenza. Le informazioni raccolte riguardo la localizzazione, le caratteristiche funzionali, l eventuale presenza di strutture particolari, elementi di vulnerabilità del sistema viario, nonché informazioni relative agli Enti gestori, in rapporto agli scenari di rischio propri del territorio provinciale per consentire di orientare in modo razionale l afflusso dei soccorsi, valutare le condizioni di accessibilità dei nuclei abitati e di attivare opportuni interventi preventivi di messa in sicurezza del territorio. STRADE Il sistema di connessioni stradali di area vasta del territorio ferrarese si basa, in direzione nord sud, sull asse autostradale Bologna Padova, sulla Strada Statale n. 16 Adriatica, che congiunge la Provincia di Rovigo con quella di Ravenna, attraversando i Comuni di Ferrara, Portomaggiore e Argenta, sulla Strada Statale n. 64 Porrettana, che fiancheggia l autostrada in direzione Bologna, e sulla Strada Statale n. 309 Romea, che corre parallelamente alla costa. In direzione est ovest, la principale direttrice viaria è la superstrada Ferrara Porto Garibaldi, che consente un collegamento veloce tra il capoluogo e la zona del Delta, attraversando numerosi Comuni del Basso Ferrarese; nella stessa direzione altri importanti assi stradali sono costituiti dalle storiche Strade Provinciali n. 1 (Via Comacchio) e n. 15 (Via del Mare), mentre per raggiungere l Alto Ferrarese la viabilità principale è rappresentata dalla Strada Provinciale n. 69 (Virgiliana) che, attraversando il Comune di Bondeno raggiunge la Provincia di Mantova e dalla Strada Provinciale n. 66, verso Cento ed il territorio modenese e bolognese. Nel contesto della viabilità stradale primaria, le relazioni che tendono ad attribuire a Ferrara una posizione di nodo scambiatore nell area padana orientale, sono in via di consolidamento attraverso alcuni importanti interventi a livello interprovinciale, come ad esempio l asse cispadano, in via di realizzazione, che, innestandosi sulla viabilità provinciale e statale con accessibilità all autostrada ed alla superstrada, consentirà il collegamento diretto tra la costa adriatica e i principali centri della Pianura Padana. Il sistema di connessioni stradali di area vasta del territorio ferrarese si basa, in direzione nord sud, sull asse autostradale Bologna Padova, sulla Strada Statale n. 16 Adriatica, che congiunge la Provincia di Rovigo con quella di Ravenna, attraversando i Comuni di Ferrara, Portomaggiore e Argenta, sulla Strada Statale n. 64 Porrettana, che fiancheggia l autostrada in direzione Bologna, e sulla Strada Statale n. 309 Romea, che corre parallelamente alla costa. In direzione est ovest, la principale direttrice di collegamento provinciale è la superstrada Ferrara Porto Garibaldi, che consente un collegamento veloce tra il capoluogo e la zona del Delta, attraversando numerosi Comuni del Basso Ferrarese; nella stessa direzione altri importanti assi stradali sono costituiti dalle storiche Strade Provinciali n. 1 (Via Comacchio) e n. 15 (Via del Mare), mentre per raggiungere l Alto Ferrarese le 34

42 principali direttrici sono la Strada Provinciale n. 69 (Virgiliana) che, attraversando il Comune di Bondeno raggiunge la Provincia di Mantova e la Strada Provinciale n. 66, verso Cento e il territorio modenese. Nel contesto della viabilità stradale primaria, le relazioni che tendono ad attribuire a Ferrara una posizione di nodo scambiatore nell area padana orientale, sono in via di consolidamento attraverso alcuni importanti interventi a livello interprovinciale, come ad esempio l asse cispadano, in via di realizzazione, che, innestandosi con l autostrada e la superstrada, consentirà il collegamento diretto tra la costa adriatica e i principali centri della Pianura Padana. Si riporta di seguito la carta delle vie di comunicazione della Provincia. 35

43 Home Indice 36

44 FERROVIE Il sistema ferroviario ferrarese è articolato su quattro linee che si diramano dal capoluogo: le linee statali Bologna Padova e Ferrara - Ravenna e quelle regionali Ferrara Suzzara e Ferrara Codigoro, integrate a sud dalla linea Portomaggiore Bologna, parte del sistema metropolitano leggero del capoluogo regionale. IDROVIE I tratti fluviali navigabili nel territorio provinciale sono i seguenti: Fiume Po; Canale Volano da Ferrara a Migliarino; Canale Navigabile da Migliarino a Porto Garibaldi; Canale Boicelli da Ferrara al Fiume Po a Pontelagoscuro. Attualmente è in fase di realizzazione il progetto, denominato Idrovia ferrarese, di adeguamento alla normativa europea dell asta navigabile Ferrara Porto Garibaldi, il quale risponde contemporaneamente all esigenza di sviluppare la mobilità commerciale sulle vie d acqua e d incrementare l offerta turistica nell ambito fluviale, valorizzando un contesto paesaggistico di particolare pregio. AEROVIE Ferrara è dotata di due aeroporti idonei all atterraggio di velivoli leggeri: uno è situato a sud della città ed è dotato di due piste parallele (una in erba ed una in asfalto), orientate est-ovest; l altro è situato ad Aguscello, nella zona est di Ferrara. Per collegamenti nazionali ed internazionali, l aeroporto più vicino è il Guglielmo Marconi di Bologna. Inoltre, è presente l aviosuperficie di Valle Gaffaro, gestita dall Associazione Volodelta2000, che si trova nel Comune di Codigoro; la pista, omologata per l'aviazione civile, consente il transito sia di ULM che di aerei da diporto PROFILO FISICO TERRITORIALE INQUADRAMENTO GEOGRAFICO TERRITORIALE Il territorio ferrarese rappresenta la parte più orientale della Pianura Padana, confina infatti con il Mare Adriatico ed è un esempio mirabile del delicato equilibrio che esiste tra terra ed acqua. La sua superficie, interamente pianeggiante, si sviluppa a quote altimetricamente molto basse; si tratta dell unico territorio completamente pianeggiante dell intera regione e più del 40% si trova a quote inferiori al livello medio marino. I confini nord e sud della Provincia sono rappresentati da due importanti corsi d acqua: rispettivamente Po e Reno. Tali fiumi sono pensili rispetto al territorio circostante, le acque dei canali interni alla provincia vengono convogliate a mare principalmente attraverso il Po di Volano, antico ramo del Delta da secoli separato da esso. Un tempo caratterizzato da valli e paludi, il territorio ferrarese è oggi governato da un complesso 37

45 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale sistema idraulico di bonifica, grazie al quale le acque vengono raccolte ed allontanate per permettere lo sviluppo delle attività agricole, degli insediamenti abitativi, produttivi e turistici GEOMORFOLOGIA L EVOLUZIONE DEL TERRITORIO: AGENTI, FATTORI E CONDIZIONI L evoluzione geomorfologica della pianura ferrarese è avvenuta interamente nel periodo olocenico, ossia nei millenni successivi all imponente risalita del mare, dopo l ultima glaciazione. Gli agenti di tale evoluzione sono stati i fiumi, prevalentemente in condizioni di sedimentazione, nonché il mare e il vento, che hanno ridistribuito lungo la costa i sedimenti fluviali e, come ultimo nel tempo, l uomo (ultimi due millenni). Tra i fattori che hanno avuto grande influenza nell evoluzione della pianura padana va citata la subsidenza, prodotta sia dallo spontaneo costipamento dei sedimenti incoerenti (limi, argille e torbe) causato dal peso di quelli sovrastanti e dai movimenti del substrato roccioso, che da cause antropiche quali l eccessivo emungimento di acque sotterranee o la realizzazione di pozzi metaniferi. Le condizioni sono state rappresentate dalle variazioni climatiche che hanno caratterizzato l Olocene ( anni fa): i periodi freddi e piovosi hanno infatti prodotto frequenti esondazioni e mutamenti del corso dei fiumi, nonché rapidi accrescimenti degli apparati deltizi. Il territorio comprende, in effetti, gran parte dell area che è stata sede delle divagazioni e delle foci del Po nell Olocene; i tratti terminali del Po hanno mutato spesso la loro posizione, catturando talora quelli di vari torrenti appenninici, e gli apparati deltizi hanno costruito la fascia più orientale della provincia, rubando spazio al mare (Castiglioni, Pellegrini, 2001). LE FORME Le principali strutture geomorfologiche presenti nel nostro territorio e rappresentate nella Carta geomorfologia della Provincia di Ferrara, della quale se ne riporta copia di seguito al presente paragrafo, sono le seguenti: - i paleoalvei principali e secondari; - le conoidi di rotta o di esondazione; - i principali cordoni litoranei affioranti, ossia ancora riscontrabili sul terreno; - i principali cordoni litoranei sepolti da materiali alluvionali depositatisi dopo la loro costruzione. I paleoalvei principali corrispondono agli antichi alvei fluviali abbandonati e sono oggi rappresentati da strisce più elevate del territorio. Nei fiumi della bassa pianura padana, infatti, è sempre prevalsa l azione di sedimentazione rispetto a quella erosiva; durante le esondazioni, non essendo gli alvei confinati da arginature, i sedimenti più grossolani, come le sabbie ed i limi, venivano depositati in prossimità dell alveo, mentre i più fini, come le argille, raggiungevano zone più distanti. Questi ultimi sedimenti, molto più compressibili degli altri, con il tempo, hanno creato zone di basso strutturale, i cosiddetti catini interfluviali. A questo meccanismo, si è poi sovrapposta l azione dell uomo, il quale, per evitare le inondazioni, ha rafforzato ed innalzato gli argini dei fiumi, fossilizzando così la rete idrografica fino a portare alcuni fiumi come il Po, il Reno ed il Panaro, in condizioni di pensilità. Le conoidi di rotta o di esondazione sono complesse strutture di sedimentazione che si formano a seguito di importanti esondazioni fluviali; sono spesso caratterizzate dalla tipica forma a ventaglio e 38

46 presentano grande variabilità litologica sia orizzontale che verticale. Gli esempi nel territorio ferrarese sono innumerevoli; i dossi fluviali derivano del resto, in larga misura, proprio dalla fusione di conoidi di esondazione adiacenti. I cordoni litoranei, infine, corrispondono alle dune di retrospiaggia delle antiche linee di costa I cordoni più imponenti, in particolare, corrispondono alle linee di costa che hanno mantenuto una posizione stabile per un maggior lasso di tempo, oppure a quelli individuatesi nei momenti in cui il livello marino era più alto; i cordoni più antichi, sui quali la subsidenza ha agito più a lungo, si trovano oggi sepolti a qualche metro di profondità. Il rinvenimento di tali forme è piuttosto difficile in quanto l uomo, negli anni, ha compiuto una intensa azione di spianamento, obliterando completamente le tracce lasciate sul terreno. Tra un cordone dunoso e l altro si rinvengono depositi a matrice prevalentemente fine molto ricchi di sostanza organica; tali sedimenti corrispondono ad ambienti deposizionali a bassissima energia che, nel caso specifico della nostra provincia, corrispondono ad aree un tempo occupate da acque stagne quali paludi. 39

47 Home Indice 40

48 3.2.3.LITOLOGIA DI SUPERFICIE I terreni della provincia sono, in genere, assai giovani e pedologicamente immaturi; la loro natura riflette chiaramente la storia idrografica del territorio. I componenti più grossolani, rilasciati negli ambienti di maggior energia, sono le sabbie, i limi e le argille invece sono tipici di facies deposizionali caratterizzate dalla presenza di acque lente o ferme. Spesso, per via della notevole complessità dell'evoluzione idrografica, questi materiali si presentano interdigitati con miscele ternarie (litologie di medio impasto). In provincia di Ferrara i terreni sono differenziati in due grandi fasce: nella zona costiera prevalgono i terreni sabbiosi dei cordoni litoranei antichi e recenti, depositati dal mare; ad ovest prevalgono invece materiali più fini, ossia limi, ed argille di origine fluviale e palustre. In questa seconda fascia è spesso presente anche torba, sedimento che ha origine appunto, dalla vegetazione palustre. In molti casi è possibile rinvenire depositi torbosi in zone poste immediatamente a ridosso dei cordoni più interni, in quanto questi ultimi, ostacolando il deflusso a mare delle acque, hanno determinato la formazione di vaste paludi ALTIMETRIA Il modello altimetrico del territorio costituisce un documento fondamentale, oltre che per la pianificazione territoriale, per la gestione idraulica del territorio ed in particolare per la protezione civile. Le quote del territorio risultano comprese fra +23 m e -4 m rispetto al livello medio marino, con una generale diminuzione da ovest a est, e con situazioni di notevole complessità specie nella parte est del comprensorio, ove sono ancora ben riconoscibili le dune delle antiche linee di costa. L evoluzione geomorfologia avvenuta in età olocenica ha determinato la situazione altimetrica del Ferrarese, le cui principali caratteristiche sono costituite da basse pendenze, condizioni di pensilità dei fiumi e soggiacenza di gran parte del territorio al livello del mare. Il territorio provinciale comprende, del resto, zone che per millenni hanno costituito aree di bassa pianura alluvionale, aree deltizie, lagune e altri ambienti di transizione a quota assai prossima al livello marino; i dislivelli in gioco sono pertanto minimi. Queste scarse pendenze comportano basse velocità di deflusso, sia nei fiumi, sia nei canali preposti all allontanamento delle acque interne ai territori, e determinano la necessità di impiegare impianti di sollevamento per garantire il deflusso delle acque verso il mare. A causa della subsidenza, oggi il 38,7% del territorio provinciale, detratte le zone umide (ossia il 48% della superficie agricola) è a quota inferiore rispetto al livello del mare. E stato perciò necessario costruire difese a mare lungo la costa e altri argini più arretrati per evitare l ingresso delle acque del mare, nonché dotare i fiumi di argini anche nei tratti di foce, raccordandoli direttamente alle dighe costiere. Le acque di queste aree di depressione assoluta non possono, ovviamente, essere portate a mare se non previo sollevamento meccanico. Si riporta di seguito copia della carta altimetrica della Provincia di Ferrara. 41

49 Home Indice 42

50 LA FALDA FREATICA E LE RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE La Provincia di Ferrara, insieme al Servizio Geologico sismico e dei suoli della Regione Emilia Romagna ed alla Università degli studi di Ferrara Dipartimento di Scienze della Terra, ha di recente realizzato uno studio sulle risorse idriche del nostro territorio: Risorse idriche sotterranee della Provincia di Ferrara. In questo studio sono state individuate delle Unità Idrostratigrafiche Sequenziali (UIS) i cui componenti hanno le seguenti caratteristiche: - sono costituiti da uno o più sequenze deposizionali; - sono comprensivi di un livello geologico basale scarsamente permeabile (acquitardo) o impermeabile (acquicludo), arealmente continuo. All interno di ogni UIS si possono avere uno o più serbatoi acquiferi, denominati Sistemi Acquiferi, che rappresentano un unità idrogeologicamente omogenea costituita da serbatoi acquiferi separati da barriere di permeabilità locali; il Sistema Acquitardo è invece un unità idrogeologicamnete omogenea costituita da sedimenti fini contenenti talora serbatoi di piccola entità. Nel nostro territorio sono stati individuati cinque principali sistemi acquiferi, riportati di seguito rispettivamente dal basso verso l alto: i Complessi Acquiferi A4, A3, A2, A1 e quello freatico A0. Gli acquiferi A1 ed A2 sono inoltre stati suddivisi rispettivamente in A1-I/A1-II e A2-I/A2-II, rappresentativi a scala locale. Il complesso acquifero A0, quello freatico, ha un andamento decrescente da ovest verso est; nella zona dell Alto Ferrarese si raggiungono profondità di circa 4 metri rispetto al piano di campagna, mentre 43

51 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale lungo la costa la profondità diminuisce notevolmente e si attesta su medie di circa 0-2 metri dal suolo. Tale acquifero è costituito, escluso il settore costiero, prevalentemente da corpi sabbiosi nastriformi, sia di origine padana che appenninica; spesso questi depositi sabbiosi, sia continentali che costieri, si insinuano all interno di argille e limi di piana deltizia o di palude/laguna dando origine così all acquitardo del sistema acquifero A0. Il Complesso A1-I è composto essenzialmente da corpi sabbiosi di riempimento di canale deltizio del Fiume Po. Nel settore orientale della nostra provincia, tale acquifero si trova a profondità massime di circa 50, 60 metri s.l.m.m. con spessori che raggiungono i 50 metri per poi risalire a -5, -10 m s.l.m.m. nel settore occidentale, con spessori di 5 10 metri. L acquifero A1-II è distinto in due corpi principali, uno ad ovest di origine continentale ed il secondo ad est di origine marina. Entrambi raggiungono spessori di circa metri con la differenza che il corpo sabbioso di origine marina si trova a maggiori profondità, circa 80, -90 metri s.l.m.m.. Il Complesso acquifero A2-I è costituito da depositi sabbiosi che raggiungono la maggiore estensione tra tutti quelli sopra elencati, interessando l intero territorio provinciale. La profondità del tetto dell A2-I passa da circa 40 metri s.l.m. nel settore nord occidentale a circa 130, metri s.l.m. nel settore orientale. Gli spessori di tale corpo deposizionale passano da metri nella zona occidentale, a metri in quella orientale. Il complesso acquifero A2-II è un corpo sabbioso di origine marina che si chiude progressivamente verso ovest. La sua superficie di tetto si abbassa in maniera regolare passando, verso est, da circa -110, -115 metri s.l.m. a circa -190, -195 metri s.l.m.. Il Complesso acquifero A3 ha un andamento della superficie del tetto sostanzialmente influenzata dalla geometria degli assi strutturali sepolti piuttosto che dalle geometrie deposizionali. Si trova a profondità di circa 70, -90 metri s.l.m. nelle zone di alto strutturale per poi arrivare gradualmente ad una profondità massima di 220, metri nel settore orientale dove gli assi strutturali si immergono verso E NE. I maggiori spessori di tale acquifero si hanno nella zona compresa tra Ferrara ed Ostellato, mentre nell estremo settore a SO della Provincia (Cento) tale serbatoio si chiude. Nel Complesso acquifero A4, l andamento della superficie di tetto è influenzata sia dalla geometria degli assi strutturali sepolti, sia dall architettura stratigrafico deposizionale; esso si trova infatti a circa 90, -100 metri s.l.m. nelle zone di alto strutturale per poi arrivare gradualmente ad una profondità massima di 260, metri nell estremo orientale, dove gli assi si immergono verso E NE. Il sistema acquifero A4 raggiunge i maggiori spessori (30 40 metri) in un ampio settore, che coincide con una depressione strutturale, pochi chilometri a SO di Ferrara, ed in un ampia fascia, con asse N- S, che estende da Ferrara fino a Consandolo Argenta. Subsidenza Una delle maggiori criticità ambientali della nostra pianura, alluvionale e costiera, fortemente antropizzata, è il fenomeno della subsidenza dovuta al prelievo di acque dal sottosuolo. Dallo studio realizzato dalla Provincia di Ferrara in collaborazione con la Regione Emilia- Romagna e l Università degli Studi di Ferrara, facoltà di Scienze della Terra, sopra citato, emerge che il tasso di subsidenza del nostro territorio è anomalo rispetto ai valori naturali, soprattutto nel settore orientale. Grazie a questo studio è emersa la corrispondenza tra questa problematica ed il fatto che in questa zona sono 44

52 ubicati i pozzi metaniferi di Gallare che negli anni 50 e 60 attingevano quantitativi ingenti di acqua e metano dal sistema acquifero A2-I; ad Ostellato, Massa Fiscaglia, Codigoro e Mesola, è presente inoltre un ingente quantitativo di pozzi ad uso industriale, attualmente attivi e filtranti il medesimo sistema acquifero. Sempre in relazione al complesso acquifero A2-1, nel settore estremo sud occidentale del territorio ferrarese (Cento), dove sono presenti numerosi pozzi ad uso industriale che prelevano in tale serbatoio ( con portate stimate di circa 50/60 lt/sec corrispondenti a 1,5 2 milioni di metri cubi per anno), vi sono tassi di subsidenza particolarmente elevati (2 2,8 cm/anno). Infine nella zona di Argenta dove, non essendo presenti i corpi acquiferi A1-I e A2-I,i pozzi industriali attingono a profondità elevate, metri da l.m.m., vi sono tassi di subsidenza dell ordine di 2 2,8 cm all anno. Questi ultimi prelievi sono stati stimati dell ordine di 15 l/sec, ovvero circa 0,5 milioni di metri cubi all anno. Da quanto sopra esplicitato, emerge la corrispondenza tra elevati valori di subsidenza ed alta concentrazione di grossi centri di prelievo di acque sotterranee. La salinizzazione dei serbatoi acquiferi Il problema della salinizzazione dei serbatoi acquiferi della Provincia di Ferrara in relazione alla presenza di siti industriali è un argomento approfonditamente trattato nello studio Riserve idriche sotterranee della Provincia di Ferrara, redatto dalla Provincia di Ferrara insieme al Servizio sismico e dei suoli della Regione Emilia Romagna ed al Dipartimento di Scienze della terra, Università di Ferrara. Si rimanda pertanto alla lettura del sopra citato studio per l approfondimento della materia IL CLIMA Sotto il profilo ambientale, il territorio della Provincia di Ferrara si inquadra nel comparto climatico dell Alto Adriatico e può essere suddiviso in una zona costiera, che dal mare si estende per una trentina di chilometri nell entroterra, ed una zona padana posta più ad occidente; in quest ultima il comune capoluogo occupa una posizione di transizione fra un clima di tipo subcostiero, dal quale assume il regime dei venti, e un clima di tipo più spiccatamente padano, del quale ripropone il regime termico. Nel suo complesso, l intera area provinciale può essere definita a clima temperato freddo, con estati calde, inverni rigidi ed elevata escursione termica estiva. L azione esercitata dal mare Adriatico (il suo bacino settentrionale presenta una profondità media di 50 metri) non è tale da mitigare significativamente i rigori dell inverno, se non nella parte di pianura più prossima alla costa. La significativa distanza dagli ostacoli orografici rappresentati dalla catena appenninica permette, nel territorio provinciale, la libera circolazione delle correnti generali dell atmosfera provenienti da tutte le direzioni. La conoscenza del clima con gli opportuni riferimenti agli aspetti dinamici indotti dalla geomorfologia dei suoli costituisce la base per l analisi dei meccanismi che regolano la diffusione in atmosfera a livello locale e, di conseguenza, per un corretto approccio alle problematiche ambientali legate alla qualità dell aria e connesse ad eventuali incidenti rilevanti che producano un rilascio nell aria di sostanze tossiche ed inquinanti. Infatti la quasi totalità dei fenomeni di inquinamento 45

53 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale avviene nella parte più bassa dell atmosfera, in cui i fenomeni meteoclimatici risentono dell influenza della superficie terrestre. I principali fattori meteorologici che influiscono sulla diffusione e trasporto degli inquinanti nell aria sono i seguenti: Velocità e direzione del vento elevate velocità tendono infatti a favorire la dispersione dei fattori inquinanti, mentre la direzione può influire sulle conseguenze di eventuali rilasci nocivi, in relazione all ubicazione dei centri abitati. Osservando le rose dei venti, si nota come i venti durante l anno provengano in prevalenza da ovestnordovest e, spesso più intensi, da nordest nella pianura interna, da est-sudest lungo la costa. Distinguendo le stagioni, a Ferrara in inverno e in autunno prevalgono i venti da ovest nordovest e da nordest, in primavera e in estate da est e da nordest. Nella zona costiera si nota la presenza di una ventilazione piuttosto efficace che caratterizza l intero arco dell anno: durante la stagione fredda il bacino adriatico è particolarmente interessato da correnti orientali e nord-orientali, nei mesi della stagione calda è presente un attiva circolazione di brezza (dal mare nelle ore diurne e dal retroterra in quelle notturne) che trova origine nel contrasto termico terra-mare, particolarmente accentuato nei mesi estivi. L area di pianura più lontana dal mare è invece caratterizzata da assenza di attiva ventilazione che determina prolungati periodi di ristagno dell aria. 46

54 Velocità media del vento a 10 metri e direzioni prevalenti nelle quattro stagioni, sul territorio provinciale (Fonte dati: Arpa Ferrara Rapporto annuale sulla qualità dell aria 2008) 47

55 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Stabilità atmosferica E data dall andamento della temperatura in funzione dell altitudine. Quando la temperatura decresce più velocemente rispetto ad un profilo definito come riferimento (condizione neutra), le particelle di aria si muovono con maggiore facilità sia verso l alto sia verso il basso, determinando condizioni instabili; al contrario se la temperatura decresce mediamente in misura minore rispetto al profilo di riferimento, le particelle sono inibite nei movimenti e la situazione è detta stabile. Condizioni neutre si verificano tipicamente durante le transizioni notte-giorno, in presenza di copertura nuvolosa o con forte vento. Le condizioni instabili si verificano quando il trasporto di calore dal suolo verso l alto è notevole, come accade nelle giornate assolate. Le condizioni stabili, tipiche delle notti serene con vento debole,sono le più favorevoli ad un ristagno ed accumulo di inquinanti. I più gravi episodi di inquinamento si verificano in condizioni di inversione termica:in questi casi infatti gli inquinanti emessi al di sotto della quota di inversione non riescono ad innalzarsi poiché risalendo si trovano comunque ad essere più freddi dell aria circostante e dunque più pesanti. 48

56 Percentuale di condizioni stabili nelle quattro stagioni (Fonte dati: Arpa Ferrara Rapporto annuale sulla qualità dell aria 2008) 49

57 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Altezza di rimescolamento Lo Strato di rimescolamento è la regione atmosferica condizionata dalla superficie terrestre (rugosità e flussi di calore) che può estendersi fino a 2.5 Km sopra di essa. Tale strato è la zona in cui si verifica la diffusione degli inquinanti; il suo spessore (altezza di rimescolamento) può variare da 50 a 2000 metri in funzione delle condizioni meteorologiche (quantità di luce solare e intensità del vento) e delle caratteristiche della superficie. Presenta un ciclo diurno e stagionale: l altezza di rimescolamento aumenta infatti man mano che si passa dall alba alle ore centrali della giornata, per poi diminuire rapidamente dopo il tramonto. Riguardo all andamento stagionale, nel periodo invernale il modesto irraggiamento solare, l alta umidità relativa, la bassa temperatura, la ridotta ventilazione e l assenza di precipitazioni producono la riduzione dello strato di rimescolamento, mentre nel periodo estivo le alte temperature diurne e l irraggiamento solare favoriscono l aumento dello strato e quindi, in casi di tempo stabili, una maggiore diluizione degli inquinanti rispetto ad altri periodi dell anno. Variazione stagionale dell altezza di rimescolamento nella Provincia di Ferrara (Fonte dati: Arpa Ferrara Rapporto annuale sulla qualità dell aria 2008) Temperatura 50

58 influisce soprattutto sull altezza di rimescolamento e sulle condizioni di stabilità. Andamento delle temperature medie mensili 2008 rilevate in tre postazioni della Provincia di Ferrara (Fonte dati: Arpa Ferrara Rapporto annuale sulla qualità dell aria 2008) Nella zona costiera la temperatura dell aria risente della presenza del mare, non tanto nei mesi estivi, in corrispondenza dei quali non è rilevabile un apprezzabile diversificazione dei valori tra costa ed entroterra padano, quanto nei mesi freddi in cui la termoregolazione marina riesce a contenere le temperature minime al disopra dello zero, riducendo notevolmente la frequenza delle gelate notturne. La minore escursione termica giornaliera e soprattutto l efficace ventilazione tendono a ridurre la frequenza e la persistenza delle formazioni nebbiose, che pure si manifestano anche in prossimità del mare nei mesi della stagione fredda. Nell entroterra si denotano invece una maggiore escursione termica giornaliera alla quale si devono valori più marcati delle temperature estreme, condizioni di gelo notturno nei mesi invernali per presenza di inversioni termiche verticali al suolo (alle quali si associano elevati valori di umidità relativa e formazioni nebbiose),ed un intenso riscaldamento dei suoli nei mesi estivi con conseguenti disagevoli condizioni di afa. Precipitazioni alcuni studi recenti suggeriscono che le precipitazioni al di sopra dei 5 mm al giorno possano operare una riduzione degli inquinanti atmosferici; tale riduzione dipende fortemente sia dal tipo di inquinanti sai dalle caratteristiche del fenomeno atmosferico (intensità e durata della precipitazione). 51

59 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Anno 2007: numero dei giorni con precipitazioni > 5 mm 52

60 Anno 2008: numero dei giorni con precipitazioni > 5 mm Per quanto concerne le precipitazioni, nella zona costiera si posiziona geograficamente il minimo pluviometrico regionale, rappresentato da un valore medio annuo che va da 500 mm a valori di poco 53

61 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale superiori ai 700 mm. mentre nel resto del territorio provinciale la distribuzione delle precipitazioni è piuttosto irregolare. Dalle elaborazioni dei dati sopra riportati si evince che la Provincia di Ferrara ha visto, nel 2008 una piovosità più scarsa rispetto all anno precedente, soprattutto nei mesi invernali, ma caratterizzata da una maggiore intensità delle precipitazioni IDROGRAFIA SUPERFICIALE Il territorio ferrarese ospita la parte terminale di tre grandi fiumi quali il Po, il Reno ed il Panaro, che delimitano rispettivamente i confini settentrionale, meridionale ed occidentale. Tali corsi d acqua sono totalmente pensili ed arginati in forma rigida, con assenza di casse di espansione nel territorio ferrarese (fatta eccezione per il Reno a Campotto) e ridottissima presenza di golene esondabili. Tutto il territorio ferrarese è terra di bonifica, quindi il sistema delle canalizzazioni e delle acque regimate ha sempre avuto e tutt ora riveste una importanza vitale sia come difesa del terreno emerso che come fonte di approvvigionamento delle acque dolci necessarie allo sfruttamento agricolo dei suoli. Il sistema dei canali interni del Ferrarese fa parte quasi interamente del bacino Burana-Volano-Canal Bianco, le cui acque trovano recapito a mare nel tratto costiero compreso fra la foce del Po di Goro e la foce del Reno. I principali canali preposti a tale recapito a mare sono, da nord a sud, il Canal Bianco (che sbocca nella Sacca di Goro), il sistema Po di Volano-Canale Navigabile (il primo in Sacca di Goro e il secondo direttamente in mare) e il Logonovo (in mare). La nostra Provincia è attraversata da 3275 km di canali, di cui 941 principali e 2334 secondari. I Consorzi di Bonifica che servono il nostro territorio (Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, Consorzio di Bonifica del Burana Leo Scoltenna-Panaro e Consorzio della Bonifica Renana) sollevano un volume medio annuo di 930 milioni di m³ d acqua; la superficie totale servita è pari a ettari rispetto a ettari di superficie territoriale complessiva, di cui a sollevamento meccanico, a scolo naturale, a scolo misto e con drenaggio sotterraneo. I corsi d acqua possono essere soggetti a fonti d inquinamento principalmente di due tipi: - da fonte puntuale: nel caso di scarichi industriali o di fognature non collegate a depuratori o di sfiori di fognature non adeguatamente dimensionate o di impianti di depurazione obsoleti e non adeguati; - da fonti diffuse: a causa di attività agricole e da run-off urbano. In considerazione della importanza che riveste il settore agricolo nel nostro territorio si può facilmente dedurre che le principali fonti inquinanti della rete idrica superfiale sono generate da attività agricole. 54

62 4. INDUSTRIE A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE Per Industrie a Rischio di Incidente Rilevante si intendono quegli stabilimenti che detengono sostanze pericolose che per loro natura e per i quantitativi stoccati, potrebbero comportare il verificarsi di un evento quale un emissione, un incendio o un esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati durante l attività dello stabilimento stesso, e quindi dare luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l ambiente, all interno o all esterno dello stabilimento INDUSTRIE A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE PRESENTI SUL TERRITORIO PROVINCIALE Nella Provincia di Ferrara le industrie appartenenti a tale categoria sono n.8, di cui n.5 nel Comune di Ferrara, n.2 nel Comune di Argenta, n.1 ad Ostellato ed n.1 a Sant Agostino. Dei 5 stabilimenti presenti nel Comune di Ferrara, 4 (Yara Italia S.p.A. Basell Poliolefine Italia S.p.A. VinyLoop S.p.A. Polimeri Europa S.p.A.) sono ubicati all interno del Polo Chimico, situato nella periferia Nord-Ovest della città. Le otto aziende sopra menzionate, per la tipologia e la quantità delle sostanze stoccate o lavorate, sono soggette all art. 8 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i. e quindi ricompresse nella pianificazione di emergenza esterna redatta dalla Prefettura di Ferrara-UTG. Tale decreto, così come specificato nelle linee guida per la Pianificazione dell emergenza esterna degli stabilimenti industriali a rischio d incidente rilevante redatte dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, richiede l attivazione di un insieme di attività da parte dei vari soggetti pubblici e privati indicati nella norma al fine di prevenire gli incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose e di ridurre e mitigare le conseguenze di tali incidenti sulla salute umana e sull ambiente. Per minimizzare le conseguenze provocate da tali eventi incidentali è prevista la redazione di appositi piani di emergenza: interni (PEI) ed esterni (PEE) allo stabilimento industriale. I primi sono volti ad individuare le azioni da compiere, in caso di emergenza, da parte del gestore e dei suoi dipendenti, mentre i PEE organizzano e coordinano azioni ed interventi di tutti i soggetti coinvolti nella gestione degli incidenti rilevanti, raccordandosi con i PEI. Il PEE rappresenta il documento ufficiale con il quale viene organizzata la risposta di protezione civile e di tutela ambientale per mitigare i danni di un incidente rilevante sulla base di scenari che individuano le zone a rischio ove presumibilmente ricadranno effetti nocivi dell evento atteso. Nella tabella seguente vengono elencate tutte le già sopra citate industrie con l indicazione delle sostanze pericolose detenute, l attività svolta e l articolo del D.Lgs.334/99 in cui ricadono (8;7;6;5). 55

63 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale DITTA INDIRIZZO SOSTANZE PERICOLOSE ATTIVITA D.Lgs. Art. YARA ITALIA P.le Donegani, 12 - ammoniaca; - produzione di ammoniaca; 6, 7 e 8 S.p.a. Ferrara - gas naturale (metano). -stoccaggio criogenico di ammoniaca. BASELL s.p.a. P.le Donegani, 12 Ferrara VINYLOOP FERRARA S.p.a. POLIMERI EUROPA S.r.l. Via Marconi, 73 Ferrara P.le Donegani, 12 Ferrara ANRIV S.r.l Via Monari, 5 Ferrara VE. FA. GAS S.r.l Via Morari, 13/A San Biagio di Argenta CHEMIA S.p.a. Via Statale, 327 Sant Agostino CROMITAL S.p.a. Via Giotto, 4 Ostellato -gas liquefatti estremamente infiammabili (GPL), - gas naturali, - sostanze estremamente infiammabili - miscela esano/metiletilchetone; - metiletilchetone, - esano - gas liquefatti estremamente infiammabili (GPL); - gas naturali. - sostanze molto tossiche (T+, R26, R26/28); - sostanze tossiche (T, R23/24/25, R24/25); - sostanze pericolose per l ambiente (N) con R50; - sostanze pericolose per l ambiente (N) con R51/53. - Propano, - Miscele di Propano/Butano. sostanze tossiche e molto tossiche in particolare: - forate; - paration; - azinphos; - thionazin; - carbofuran; - fosfamidone; - paration metile; - azinphos metile; -mancozeb. - bicromato di sodio, - anidride cromica, - acido cromico - Produzione polipropilene, leghe polimeriche e catalizzatori ad alta resa. - produzione di PVC riciclato di elevata qualità. - Produzione e deposito di gomme sintetiche, - Deposito Perossidi. - Stoccaggio e movimentazione di prodotti finiti fitofarmaci e concimi confezionati. -Commercio e stoccaggio all ingrosso di combustibili. 6, 7 e 8 6 e 7 e 8 6, 7 e 8 6, 7 e 8 6, 7 e 8 - Produzione fitofarmaci. 6,7 e 8 - Produzione di solfato basico di cromo ; - produzione e commercializzazione di soluzioni cromiche; - Commercializzazione anidride cromica. 6,7 e 8 Oltre alle industrie sopra elencate, altre due aziende ricadenti nell art.8 del D.Lgs.334/98 e s.m.i, la C.F.G. RETTIFICHE S.R.L. di Traghetto di Argenta e la STOGIT di Tresigallo, hanno in corso 56

64 l iter previsto dalla normativa vigente in materia che si concluderà con il parere tecnico conclusivo del CTR. Per tali aziende, delle quali si riporta di seguito una tabella riassuntiva delle loro principali caratteristiche, si dovrà far riferimento alla Pianificazione di Emergenza Esterna, redatta dall U.T.G. Prefettura di Ferrara. DITTA INDIRIZZO SOSTANZE PERICOLOSE ATTIVITA D.Lgs. Art. CFG Strada Imperiale, - Cromo triossido (CrO3) - Deposito di CrO3; 6, 8 RETTIFICHE 60 - Preparazione della S.p.l. Ferrara concentrata CrO3; soluzione - Trasferimento della soluzione concentrata CrO3; - Cromatura galvanica delle barre e dei pezzi; - deposito di rifiuti contaminati da STOGIT s.p.a. Strada Comunale per Roncodigà - Tresigallo Cromo esavalente; - gas naturali, - - Compressione di gas naturale proveniente dalla rete di distribuzione nazionale ai fini dell iniezione del gas naturale attraverso i pozzi in giacimento; - Trattamento per la disidratazione del gas naturale, atto a rendere il gas naturale, proveniente dal giacimento ed erogato dai pozzi conforme per poterne garantire i parametri contrattuali di fornitura per l immissione nella rete di distribuzione. 6, PIPELINES E METANODOTTI Il territorio provinciale, anche a seguito della presenza di un grosso polo chimico a Ferrara è attraversato da Pipelines e metanodotti, le cui informazioni vengono riassunte nella tabella di seguito riportata. PIPELINE NORD ADRIATICO TRATTI 1.Margher a- Ferrara NUMERO DI CONDOTTE E TIPOLOGIA DELLE SOSTANZE TRASPORTATE INCIDENTE MASSIMO PREVEDIBILE 1. Etilene gassoso L incidente massimo credibile è stato individuato nel rilascio significativo di Etilene, per rottura di tubazione, che può comportare dispersione di gas a livello del suolo ed il successivo innesco con possibilità di danni gravi entro 33 metri dall origine della perdita. 2. Propilene liquido Il propilene, avendo caratteristiche similari si GESTORE Polimeri Europa TRACCIATO Ha origine dal petrolchimico di Marghera, entra nel territorio provinciale in Pontelagoscuro, passa per lo stabilimento Polimeri Europa di Ferrara e quindi attraversa il territorio provinciale per circa 45 Km., passando per le zone di Pontegradella, Quartesana, Voghiera, Portoverrara, Bando e Filo. 57

65 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale 2.Ferrara - Ravenna 1. Gas inerte (azoto) 2. Gas inerte (azoto) 3. Ammoniaca anidra in fase liquida valutano le stesse conseguenze indicate per l etilene. Per l ammoniaca, trattandosi di prodotto tossico, è stato valutato che per concentrazioni di gas significative il rischio massimo individuale si verifica nelle immediate vicinanze della perdita e decresce rapidamente con la distanza. Yara Italia S.p.a. OLEODOTTO RAVENNA PORTO TOLLE TRATTO SOSTANZA TRASPORTATA TRACCIATO Ha origine dallo Stabilimento Yara di Ferrara ed attraversa il territorio provinciale per circa 45 km., passando per le zone di Pontegradella, Quartesana, Voghiera, Portoverrara, Bando e Filo. Punta Marina Porto Tolle Olio combustibile Attraversa per intero il territorio della provincia di Ferrara da Sud a Nord lungo la fascia costiera ed interessa i Comuni di Comacchio, Codigoro e Mesola. METANODOTTI SNAM Il territorio provinciale è attraversato è da una da fitta una rete fitta di rete condotte, di condotte, prevalentemente prevalentemente interrate, interrate, destinate destinate al trasporto al trasporto di gas metano di gas a metano pressione. a pressione. Il tracciato è segnato da cartelli indicatori riportanti di color giallo il numero riportante di telefono in neretto per segnalare il numero 24 di ore telefono su 24 per eventuali segnalare guasti 24 alla ore Direzione su 24 eventuali dell Ente guasti gestore alla della Direzione condotta, SNAM, che provvederà che provvederà per quanto ad eliminare di sua l inconveniente. competenza CARTOGRAFIE E BANCHE DATI GENERALITA Le carte tematiche relative al rischio industriale sono state realizzate secondo le indicazioni delle Linee Guida predisposte dalla Regione Emilia-Romagna al fine di mettere a disposizione di quanti operano nel settore una base di dati cartografici affidabile e completa. Il gruppo di lavoro che ha predisposto le linee guida ha esteso l analisi territoriale prevista dalla normativa nazionale, D.Lgs. 334/99 e s.m.i., prevedendo il censimento anche di stabilimenti che, pur non rientrando nelle aziende assoggettate al decreto poc anzi citato, per tipologia di attività svolta o per sostanze presenti possono generare comunque incidenti con conseguenze all esterno dello stabilimento che richiedano l attivazione delle strutture di protezione civile e l applicazione delle procedure del presente piano. Si ribadisce quindi che l individuazione di tali ulteriori tipologie di stabilimenti è stata finalizzata esclusivamente ad una migliore conoscenza del territorio ai fini di un potenziale intervento del sistema di protezione civile. 58

66 Va comunque sottolineato che la pianificazione d emergenza di protezione civile non interferisce e non contrasta con la pianificazione di emergenza esterna di cui alla normativa nazionale e regionale per gli stabilimenti soggetti al D.Lgs. 334/99 e s.m.i., di competenza prefettizia TIPOLOGIA DELLE INDUSTRIE CENSITE Gli stabilimenti che sono stati censiti ai fini della realizzazione della cartografia inerente il rischio industriale sono, come già accennato sopra, sia quelli a rischio di incidente rilevante, sia quelli che per tipologia di attività svolta o per sostanze presenti possono generare incidenti con conseguenze all esterno dello stabilimento che richiedano l attivazione delle strutture di protezione civile e del presente piano; queste ultime aziende, di seguito elencate, vengono denominate altra tipologia. Nello specifico, nel presente piano sono stati censiti : stabilimenti da D.Lgs 334/99 e s.m.i. Stabilimenti soggetti agli artt.8, 6 e 5/3* del D.Lgs. 334/99 Attuazione della Direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose ; Stabilimenti soggetti agli artt.8, 6 e 5/3* del D.Lgs. 334/99 Attuazione della Direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose che hanno presentato dichiarazione di non più assoggettabilità agli articoli suddetti e risultano soggetti all art.5/2 del medesimo decreto legislativo; Stabilimenti altra tipologia : Aziende che svolgono lavorazione di oli minerali, soggette al DPR 420/94, Regolamento recante semplificazione delle procedure di concessione per l installazione di impianti di lavorazione o di deposito di oli minerali e s.m.i. che svolgono analoghe attività; Aziende che stoccano e/o trattano rifiuti pericolosi, soggette al D.Lgs. 22/97 Attuazione delle direttive europee in materia di rifiuti, rifiuti pericolosi, imballaggi e rifiuti di imballaggio e s.m.i. che svolgono analoghe attività, in particolare liquidi, che sono comprese fra le fattispecie i cui all Allegato I punto 5.1 del D.Lgs n.372/99 (con esclusione delle attività di autodemolizione); Attività soggette a CPI (Certificato previsione incendi), limitatamente ai settori gomma/plastica e produzione/stoccaggio gas tecnici/speciali, in particolare aziende che rientrano nelle fattispecie previste dall allegato 1- punti 4.1, 4.2, 6.7 del D.Lgs 372/99 Attuazione delle direttive europee sulla prevenzione e riduzione integrate dell inquinamento ; Depositi di fitofarmaci e prodotti fitosanitari, limitatamente alle aziende che hanno una pratica di prevenzione incendi presso l Ufficio Prevenzione del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco; 59

67 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Aziende che impiegano gas tossici in quantità superiori al 2% del quantitativo indicato in colonna 1, all.1, parte 2 del D.Lgs. 334/99 (1000 Kg), (vedi all.1, comma 4 del D.Lgs.334/99). * il D.Lgs. 238/2005 ha abrogato l art.5/3, pertanto le aziende che ricadevano in tale categoria sono ora classificate come altra tipologia. Le aziende appartenenti alle categorie sopra elencate presenti sul territorio ferrarese sono circa 200, di cui 8 a rischio di incidente rilevante CARTA PROVINCIALE DEGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI A RISCHIO DI CRITICITÀ Tale carta illustra l ubicazione di ogni singola azienda, rappresentata con colori diversi a seconda della tipologia. Si riporta di seguito la carta in oggetto, al solo fine di illustrare la quantità e la distribuzione di aziende presenti sul nostro territorio, mentre la versione utile per la consultazione viene riportata in allegato al presente piano. 60

68 61

69 Home Indice 62

70 Associato a tale elaborato è stato creato un database contenente, oltre ad un codice identificativo univoco dell azienda, alcune informazioni relative allo stabilimento quali: adempimenti normativi, tipologia, coordinate, ecc. La scala di acquisizione dati utilizzata è stata 1: La tabella di seguito riporta un esempio del database sopra specificato TABELLA DEGLI ATTRIBUTI DI STABILIMENTI_CRITICI_FE.SHP CARTA DELLE AREE DI DANNO DELLO STABILIMENTO PER L EVENTO CONSIDERATO La carta delle aree di danno illustra le aree sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti soggetti alla disciplina di cui al D.Lgs n. 334/99 e s.m.i. I dati rappresentati in cartografia risultano direttamente estrapolati dai rapporti di sicurezza redatti dai gestori dei singoli impianti. Per ogni industria a rischio di incidente rilevante sono state rappresentate le aree di danno di tutti gli eventi incidentali. Le tipologie di evento rappresentate sono: - dt (dispersione sostanze tossiche) - df (dispersione sostanze infiammabili) - exp (esplosione) - ff flashfire (incendio di nube di vapore infiammabile lontano dal punto di rilascio -radiazione termica istantanea) - jf - jet fire (getto di sostanza infiammabile che si incendia- irraggiamento) - pf poolfire (incendio di una pozza di liquido infiammabile al suolo - irraggiamento stazionario) - fb fireball (incendio di una grande massa di vapori infiammabili - radiazione termica variabile) - uvce (esplosione non confinata di vapori infiammabili ). Associato a tale elaborato è stato creato un database contenente, oltre al codice identificativo dell azienda, la tipologia di evento, il valore soglia (utilizzato per la determinazione delle aree), il raggio dell area di danno e la sostanza detenuta. Nel caso di disponibilità di ulteriori informazioni, le tabelle sono state integrate con l aggiunta di campi, come risulta dall esempio sotto riportato. 63

71 Piano di Emergenza Stralcio Rischio Industriale Oltre ai dati sopra decritti, nel caso in cui negli elaborati realizzati dai gestori degli stabilimenti, fossero disponibili ulteriori informazioni riguardanti la descrizione degli eventi, questi sono stati riportati in un file di testo txt, collegato alla corrispondente area di danno. Le cartografie sopra descritte vengono riportate nel CD allegato al presente piano. 64

72 CENSIMENTO DEGLI ELEMENTI TERRITORIALI VULNERABILI Il censimento degli elementi sensibili è stato realizzato secondo quanto previsto dalle specifiche linee guida regionali. Per le aziende soggette al D.Lgs. 334/99 e s.m.i. il censimento degli elementi territoriali vulnerabili è stato compiuto all interno delle aree di danno individuate dai gestori; mentre per le aziende non ricadenti nella suddetta normativa, l area di censimento è stata assunta pari alla superficie contenuta all interno di un cerchio di 250 metri riferito al baricentro geometrico dello stabilimento stesso e con una distanza minima di 125 metri dai confini dell attività (i valori fissati corrispondono alla quarta parte della distanza indicata nel DPCM del 31/03/1989 punto 1.A.1.2 Localizzazione e identificazione dell impianto ). Per gli stabilimenti per i quali è nota la localizzazione della sorgente di rischio, le distanze sono state riferite non al baricentro, ma alla sorgente. Si elencano di seguito gli elementi territoriali vulnerabili censiti: - Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità (ospedali, case di cura, ospizi, asili, ); - Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all aperto (mercati stabili o altre destinazioni commerciali, ); - Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso (centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, ); - Scuole di ogni ordine e grado (elementari, medie, superiori, università, ); - Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio (luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ) sia al chiuso che all aperto; - Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto; - Luoghi soggetti ad affollamento rilevante, con frequentazione al massimo mensile (fiere, mercatini o altri eventi periodici, cimiteri, ) sia al chiuso che all aperto; - Insediamenti industriali, artigianali, agricoli e zootecnici. 65

73 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale 5. SCENARI DI EVENTO Scenari di rischio Per scenario d evento atteso si intende: - la descrizione sintetica della dinamica dell evento; - la perimetrazione anche approssimativa dell area che potrebbe essere interessata dall evento; - la valutazione preventiva del probabile danno a persone e cose che si avrebbe al verificarsi dell evento atteso. La predisposizione degli scenari d evento, che avviene per ogni tipologia di rischio, parte dagli studi fatti nell ambito della programmazione di previsione e prevenzione dei rischi. Grazie a tali analisi, con le quali vengono messe alla luce le criticità più importanti del territorio, è possibile individuare gli scenari più probabili o quelli che provocherebbero il danno maggiore. Va comunque sottolineato che risulta difficile, in considerazione degli innumerevoli parametri che entrano in gioco, determinare esattamente gli scenari che si potranno verificare, ma tali studi risultano comunque indispensabili al fine di migliorare la risposta in caso di emergenza, sia individuando le strutture strategiche e le risorse da utilizzare nel caso si verifichi l evento sia censendo gli elementi sensibili da salvaguardare. Inoltre, l individuazione di scenari d evento, consente di valutare l idoneità, sia dal punto di vista quantitativo che per la collocazione, delle risorse disponibili. Gli scenari d evento facenti parte del presente piano, sono stati esplicitati in una carta dello scenario, descritta nel successivo paragrafo DESCRIZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO INDUSTRIALE Gli scenari d evento relativi al rischio industriale, che sono stati analizzati nel presente piano sono quelli predisposti dai gestori degli stabilimenti delle industrie a rischio di incidente rilevante e validati dal Comitato Tecnico Regionale a seguito di specifica istruttoria. Nel caso in cui tali istruttorie non fossero ancora concluse sono stati reperiti i dati dai gestori degli stabilimenti grazie alla collaborazione della Prefettura Ufficio Territoriale di Governo. Le informazioni reperite dai sopra indicati documenti sono state integrate con dati più strettamente di protezione civile, quali le strutture sensibili presenti nelle zone limitrofe agli stabilimenti e riportati in cartografie allegate al presente piano. Gli elaborati cartografici sono stati predisposti dalla Provincia, verificati e validati congiuntamente con la Prefettura di Ferrara-UTG, ed inseriti anche nella pianificazione di emergenza esterna (PEE). Ogni scenario è costituito da: - DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO, con la quale viene indicata l ubicazione dell industria, l attività svolta, le sostanze detenute ed i riferimenti normativi; - DESCRIZIONE DELL EVENTO, che corrisponde alla descrizione dello scenario ipotizzato dal gestore dello stabilimento, con l indicazione della condizione di vento più sfavorevole; - PERIMETRAZIONE DELL AREA CHE POTREBBE ESSERE INTERESSATA DALL EVENTO, consistente nelle delimitazioni delle aree di sicuro impatto, di danno e di attenzione indicate nei rapporti di sicurezza prodotti dai gestori degli stabilimenti di cui all art.8 del D.Lgs. 334/99 o nelle notifiche per gli stabilimenti ricadenti nell art.6 dello stesso decreto; 66

74 Scenari di rischio - VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO, con la quale viene fatto il censimento della popolazione presente all interno delle aree sopra citate, delle strutture sensibili (ospedali, case di cura, scuole, ecc) ed in particolare dei luoghi ad elevata densità di popolazione (centri commerciali, teatri, discoteche, chiese, case circondariali, ecc). Di seguito vengono decritti uno ad uno gli scenari relativi alle industrie a rischio di incidente rilevante presenti nella nostra Provincia e già elencate nei paragrafi precedenti. Scenario 1 Yara Italia DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO Lo stabilimento è ubicato all interno dell area recintata del Polo chimico e confina con: - a nord e ad ovest con gli altri stabilimenti insediati all interno del Polo Chimico di Ferrara; - a est con il canale Boicelli; - a sud con Via Michelini. Lo stabilimento è soggetto all applicazione degli artt. 6 7 e 8 del D. Lgs.vo n. 334/99 e s.m.i. in quanto detiene ammoniaca nelle sotto riportate quantità: Sostanza Pericolosa Classificazione Quantità massima di sostanza presente in stabilimento (t) Quantità limite (t) Ammoniaca anidra e formurea 80 Sostanza tossica All.1, parte 2, col Ammoniaca anidra Sostanza infiammabile All.1, parte 2, col Ammoniaca anidra e ammoniaca in soluzione 32% Sostanza pericolosa per l ambiente All.1, parte 2, col Scenari di rischio La società Yara Italia S.p.a. gestisce, all interno del polo chimico, i seguenti impianti e depositi: - impianto di produzione di ammoniaca anidra (materia prima il metano); - impianto di produzione di urea (materia prima l ammoniaca); - stoccaggio criogenico di ammoniaca; - impianto di recupero di idrogeno ed argon; - impianto di recupero e liquefazione di anidride carbonica; - impianto di produzione e stoccaggio di soluzione ammoniacale. L attività svolta consiste nella produzione di ammoniaca e di urea e nello stoccaggio di ammoniaca sia per la trasformazione in urea, sia per la vendita di ammoniaca tramite autobotti, sia per il trasferimento di ammoniaca all impianto di Ravenna tramite pipeline che attraversa il territorio della provincia di Ferrara. DESCRIZIONE DELL EVENTO Dal parere tecnico conclusivo d istruttoria del 21 gennaio 2005, prot.n.664, risultano sei scenari di evento per dispersione (rilascio tossico),uno dovuto a rilascio di gas di processo dalla sezione di sintesi e gli altri da perdita di ammoniaca liquida. 67

75 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale PERIMETRAZIONE DELL AREA INTERESSATA DALL EVENTO Negli specifici elaborati vengono cartografate le aree di danno dei diversi scenari che coinvolgono zone esterne allo stabilimento; di seguito si riporta una tabella riassuntiva di tali eventi. Scenari di rischio CASO DESCRIZIONE FREQUENZA EVENTO (occ/anno) B/1 Rilascio gas di processo dalla sezione di sintesi C/1-1 Perdita ammoniaca da tubazione serbatoio D151 C/1-2 Perdita ammoniaca liquida da linea alimentazione impianto urea C/1-3 Perdita ammoniaca liquida da linea alimentazione rampe ATB/FC (Tratto B in tratturo) C/2-1 Perdita ammoniaca liquida sezione carico ATB/FC C/3-2 Perdita ammoniaca liquida da pipeline di stabilimento (tratto C zona confini di stabilimento) SCENARIO FREQUENZA SCENARIO (occ/anno) LC50 IDLH LOC DISTANZE (m) 2, DISPERSIONE 2, , DISPERSIONE 2, , DISPERSIONE 1, , DISPERSIONE 4, , DISPERSIONE 2, , DISPERSIONE 3, pozza VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO All interno dell area di danno ricadono solo alcune attività produttive, mentre in quella di attenzione ricade buona parte della zona nord est dell abitato di Ferrara. In tale quartiere risiedono all incirca abitanti ed inoltre sono presenti le seguenti strutture sensibili: - Scuola elementare villaggio INA Barco; - Scuola media Cosmè Tura - Via Battara Barco; - Scuola materna comunale D.B.Jovine - Via del Guercino; - Asilo Nido M.Cavallari - Barco ; - Scuola materna statale - Via Canapa; - Istituto magistrale Carducci ed IPSIA Ercole D Este Via Canapa; - Scuola materna G.Rossa - Via Nenni; - Scuola elementare A.Volta Via Volta ; - Liceo scientifico A.Roiti Via Leopardi; - Liceo Classico L. Ariosto Via Arianuova; - Istituto tecnico V.Monti Via Azzo Novello; - Scuola elementare Leopardi Via Boccaccio; - Asilo nido Leopardi Via Leopardi; - Scuola elementare Govoni Via Fortezza; - Asilo nido Giardino Via Cassoli; - Asilo nido Gesù Bambino di Praga Via Fortezza; 68

76 Scenari di rischio - Asilo nido Soc. Coop Il Germoglio Don Dioli Via Modena; - Scuola materna San Giacomo Via Arginone; - Supermercato Billa Via Marconi; - Supermercato LIDL Via Modena; - Supermercato Billa Via Padova; - Supermercato Coop. Estense Via Modena; - Supermercato In s Viale Po; - Parco commerciale Diamante Via Eridano; - Centro commerciale Darsena City Via Darsena; - Polo Universitario Via Saragat; - Palazzotto dello Sport Piazzale dei giochi; - Stazione Ferroviaria Piazzale Stazione; - Stadio Comunale P.Mazza C.so Piave; - Casa Circondariale Via Arginane; - Casa di cura Salus Via Arianuova; - Casa di cura Quisisana Viale Cavour; - Discoteca Pomodoro Via Padova; - Discoteca Pelledoca Via Arianuova; - Hotel Astra Viale Cavour; - Hotel De La Ville P.le Stazione; - Hotel Daniela Via Arginane; - Hotel Orologio Via Darsena; - Hotel Le Corti Via Traversano; - Locanda del Re Sole Via Canapa; - Hotel Holiday Inn Via Eridano; - Chiesa di Mezzana Via Modena; - Chiesa Beata Vergine Addolorata C.so Piave; - Chiesa Immacolata P.le Dante; - Chiesa di Porotto; - Chiesa di Santa Maria Nuova e San Biagio Via Aldighieri; - Chiesa di San Benedetto Via Porta Po; - Biblioteca Bassani Barco; - Sala gioco Bingo Doro Via Modena. All interno dell area di attenzione ricadono inoltre numerose strade comunali, tratti della S.S. 16 Adriatica, della S.P. 19 e della S.P. 69 Virgiliana oltre alla linea ferroviaria FE PD ed al Canale Boicelli, al Canale Burana ed al Po di Volano. Scenari di rischio Scenario 2 Basell DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO Lo stabilimento è ubicato all interno dell area recintata del Polo Chimico ed è soggetto all applicazione degli artt. 6 7 e 8 del d.lgs. n. 334/99 in quanto detiene sostanze, in particolare gas liquefatti 69

77 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale estremamente infiammabili (GPL), gas naturali e sostanze estremamente infiammabili, in quantità superiori ai limiti di soglia elencati nell allegato I (Parte 1 e 2) del d.lgs. stesso. Lo stabilimento produce polipropilene e leghe polimeriche negli impianti MPX e F24 e catalizzatori ad alta resa nell impianto F14. Di seguito viene presentata una descrizione dei cicli operativi che si svolgono nei sopraccitati impianti e depositi: Impianto MPX: le quantità massime di sostanze presenti nell attività sono 175,7 t di GPL gas liquefatti estremamente infiammabili e gas naturali (Butene Propilene Propano) e 84,3 t. di sostanze estremamente infiammabili (Etilene Propilene Propano Butene Pentene); Impianto F14: la quantità massima di sostanza presente nell attività è di 478 t di Tetracloruro di Titanio; Impianto F24: la quantità massima di sostanza presente nell attività è di 45 t di GPL. Oltre agli impianti sopra elencati, nell azienda è presente un deposito GPL. Scenari di rischio DESCRIZIONE DELL EVENTO L unico scenario avente conseguenze al di fuori dei confini dello stabilimento è quello che interessa il deposito di GPL. Nel parere tecnico conclusivo d istruttoria del 14 luglio 2003, prot.n.8510, tale evento viene così descritto:dispersione vapori GPL per perdita da tubazione con incendio dei vapori (Flash-fire); la probabilità che l evento si verifichi è remota. PERIMETRAZIONE DELL AREA INTERESSATA DALL EVENTO Lo scenario sopra descritto coinvolge le seguenti aree: Prima Zona o di Sicuro Impatto (12,5Kw/mq): 93 m di raggio dal punto di rilascio, interna all area recintata del Polo chimico; Seconda Zona o di Danno (7 Kw/mq), 207 m, esterna all area del Polo chimico; Terza Zona o Zona di Attenzione: non definita. VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO L area di sicuro impatto ricade all interno del polo chimico coinvolgendo pertanto solo gli addetti allo stabilimento, per quanto riguarda l area di danno, questa interessa una piccola area non abitata al di fuori dei confini dello stabilimento. Scenario 3 Vinyloop Ferrara S.p.A. DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO Lo stabilimento Vinyloop è ubicato all interno del parco industriale ex Solvay, confina con il Polo Chimico e pruduce PVC (polivinilcloruro) riciclato di elevata qualità partendo da materiali di scarto a base di PVC. E soggetto all applicazione degli artt. 6, 7 e 8 del d. l.vo n. 334/99 in quanto detiene sostanze facilmente infiammabili. In particolari tali sostanze consistono in: Esano (liquido facilmente infiammabile R11, R51/53 e irritante per la pelle, occhi e vie respiratorie); Metilchetone (liquido facilmente infiammabile R11 e irritante R36); 70

78 Scenari di rischio Azoto; Isopropanolo; Addittivi:DINP (Diiso nonil Ftalato plastificante), contenuto nel serbatoio D105 e alcool polivinil Alcotex (per migliorare la granulometria); Metano per termocombustione (no produzione). DESCRIZIONE DELL EVENTO Dalla delibera conclusiva del Comitato Tecnico Regionale (CTR), prot. n del 31/07/2008, emerge che gli scenari da prendere in considerazione per la pianificazione di emergenza esterna sono i seguenti: 1PF: - Evento ipotizzato: rottura catastrofica della manichetta flessibile baia di scarico; - Sostanze pericolose: metilchetone (C4H8O) ed esano (C6H14); - Condizione di vento più sfavorevole: provenienza da Ovest; - Effetto: Pool fire; - Frequenza di accadimento: 1,6*10-6 eventi /anno. 2PF: - Evento ipotizzato: perdita da accoppiamento flangiato in area di stoccaggio o all impianto; - Sostanze pericolose: metilchetone (C4H8O) ed esano (C6H14); - Condizione di vento più sfavorevole: provenienza da Ovest; - Effetto: Pool fire; - Frequenza di accadimento: 3,3*10-8 eventi /anno. 3PF: - Evento ipotizzato: perdita da accoppiamento flangiato sul fondo del dissolutore D800; - Sostanze pericolose: metilchetone (C4H8O) ed esano (C6H14) e PVC; - Condizione di vento più sfavorevole: provenienza da Ovest; - Effetto: Pool fire; - Frequenza di accadimento: 2*10-7 eventi /anno. 4JF: - Evento ipotizzato: perdita da accoppiamento flangiato posto al di sotto dello scambiatore D400; - Sostanze pericolose: metilchetone (C4H8O) ed esano (C6H14) e PVC; - Condizione di vento più sfavorevole: provenienza da Ovest; - Effetto: Jet fire; - Frequenza di accadimento: 3,4*10-7 eventi /anno. Scenari di rischio PERIMETRAZIONE DELL AREA INTERESSATA DALL EVENTO 1PF: - Area di sicuro impatto (12,5 Kw/m2): r=26 m; - Area di danno( 5 Kw/m2): r= 34 m; - Area di attenzione (3 Kw/m2): r= 40 m. 2PF: - Area di sicuro impatto (12,5 Kw/m2): r=26 m; 71

79 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale - Area di danno( 5 Kw/m2): r= 35 m; - Area di attenzione (3 Kw/m2): r= 40 m. 3PF: - Area di sicuro impatto (12,5 Kw/m2): r=25 m; - Area di danno( 5 Kw/m2): r= 33 m; - Area di attenzione (3 Kw/m2): r= 38 m. 4JF: - Area di sicuro impatto (12,5 Kw/m2): r=32 m; - Area di danno( 5 Kw/m2): r= 37 m; - Area di attenzione (3 Kw/m2): r= 40 m. VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO - Area di sicuro impatto: addetti del sito industriale Solvey; - Area di danno: addetti del sito industriale Solvey; - Area di attenzione: addetti del sito industriale Solvey. Scenari di rischio Scenario 4 Polimeri Europa S.p.A. DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO E ubicato all interno dell area recintata del Polo Chimico. Si trova in posizione quasi baricentrica nel quadrilatero industriale padano di Polimeri Europa (Porto Marghera Mantova Ravenna Ferrara). L integrazione con tali siti è garantita da molteplici collegamenti attraverso pipelines (170 km), strade e ferrovie. E soggetto all applicazione degli artt. 6 7 e 8 del d. l.vo n. 334/99 in quanto detiene sostanze, in particolare gas liquefatti estremamente infiammabili (GPL) e gas naturali, per complessive 410 t. Queste sostanze sono impiegate essenzialmente per la produzione di gomme sintetiche negli impianti GP 26 e GP 10 e custodite in depositi adiacenti agli stessi impianti. Lo stabilimento comprende anche un deposito perossidi. Di seguito vengono descritti i cicli operativi relativi ai sopraccitati impianti e depositi. Impianto GP 26 e relativo Deposito F3310 L impianto è costituito da tre linee che producono gomme sintetiche (elastomeri). La potenzialità produttiva è di circa tonnellate/anno. Impianto GP 10 e relativi Depositi D601/602 L impianto produce polietilene a bassa densità (PEBD) per reazione di polimerizzazione dell etilene ad alta pressione. Nelle adiacenze di questo impianto è attivo il nuovo deposito di perossidi. Deposito Perossidi Il deposito è soggetto all art. 5 del d. l.vo n. 334/99 in quanto detiene 25 t di sostanze esplosive e comburenti. DESCRIZIONE DELL EVENTO Nel Parere Tecnico conclusivo di istruttoria del 14 novembre 2007, prot. n , sono riportati i seguenti scenari di evento: Impianto GP 26 72

80 Scenari di rischio Fuoriuscita di gas infiammabili per foratura o rottura tubazione fondo serbatoi di processo F 2000 o F 302 D. (UVCE) La probabilità che l evento si verifichi è remota (1,04x10-8 : una volta ogni anni). PIPELINE PROPILENE Rottura catastrofica tubazione propilene liquefatto (FLASH FIRE). La probabilità che l evento si verifichi è pari a 2,16x TORCIA Irraggiamento a terra a seguito di eventi anomali (JET FIRE). La probabilità che l evento si verifichi è pari a PERIMETRAZIONE DELL AREA INTERESSATA DALL EVENTO Gli scenari sopra descritti coinvolgono le seguenti aree: a) Impianto GP 26 : Prima Zona o di Sicuro Impatto : interna all area recintata del Polo chimico; Seconda Zona o di Danno (0,07 bar): 223 m, interna all area del Polo chimico; Terza Zona o Zona di Attenzione (0,03 bar): 368 m; interessa una piccola area esterna all insediamento del Polo chimico. b) PIPELINE PROPILENE: Prima Zona o di Sicuro Impatto:72 m, interna all area recintata del Polo chimico; Seconda Zona o di Danno, 100 m, leggermente esterna all area del Polo chimico; c) TORCIA: Prima Zona o di Sicuro Impatto: non esistente; Seconda Zona o di Danno: 82 m, interessa una piccola zona esterna la polo chimico; Terza Zona o Zona di Attenzione: 120 metri;interessa una piccola area esterna all insediamento del Polo chimico. Scenari di rischio VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO In tutti gli scenari sopra descritti le aree di sicuro impatto ricadono all interno del polo chimico coinvolgendo pertanto solo gli addetti. Per quanto riguarda le aree di danno e di attenzione cadono solo per piccola parte all esterno dei confini del polo industriale ed in zone scarsamente abitate. Si può comunque evidenziare che nel caso di vento da ovest, il quartiere Barco potrebbe essere raggiunto dal fumo contenente probabili sostanze tossiche; mentre nel caso di vento da nord potrebbe essere interessato l abitato di Mizzana. Scenario 5 ANRIV DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO E ubicato nella zona artigianale del Comune di Ferrara a circa 7 Km a nord della città. Svolge attività di stoccaggio e movimentazione di prodotti finiti fitofarmaci e concimi confezionati, destinati ai punti vendita. L attività è soggetta agli obblighi degli artt. 6, 7 e 8 d.lgs. 334/99 e s.m.i in quanto detiene le seguenti quantità di sostanze tossiche e molto tossiche. 73

81 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale PREPARATI CLASSIFICAZIONE QUANTITA MASSIMA (t) LIMITI DI ASSOGGETTABILITA (t) Molto tossici T Tossici T DESCRIZIONE DELL EVENTO Dal parere tecnico conclusivo di istruttoria del 23 gennaio 2006,prot.n.760, risultano due scenari d evento, corrispondenti rispettivamente ad Incendio magazzino con eventuale rilascio di fumi tossici di combustione (NO2) ed incendio di altro magazzino con una eventuale dispersione di fumi tossici di combustione (HCl) Il vento dominante della zona è il grecale (da NE), ma la condizione più sfavorevole si avrebbe nel caso di vento da N in quanto spingerebbe la nube tossica verso il centro abitato. Scenari di rischio PERIMETRAZIONE DELL AREA CHE POTREBBE ESSERE INTERESSATA DALL EVENTO Nel caso si verifichi il primo scenario sopra descritto le aree interessate dall evento sarebbero le seguenti: - area di sicuro impatto: non esistente; - area di danno:320 m, esterna allo stabilimento; - area di attenzione:non esistente. Mentre nel secondo evento descritto le zone coinvolte dall evento sarebbero: - area di sicuro impatto:non esistente; - area di danno:non esistente; - area di attenzione:1389 metri, esterna allo stabiliemento. VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO Area di danno: - Numero di persone presenti: addetti all attività industriale; - Elementi di vulnerabilità: alcune attività industriali; - Strutture sensibili: non presenti. Area di attenzione: - Numero di persone presenti: addetti 210 residenti; - Elementi di vulnerabilità: numerose attività industriali, cascine rurali, centri abitati di Porotto e Cassana, autostrada BO-PD, SP19, Canal Bianco, Canale Cittadino, Canale di Burana; - Strutture sensibili: due allevamenti zootecnici. Scenario 6 VEFAGAS DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO Lo stabilimento VEFAGAS è ubicato a 4 Km circa a sud-est di Argenta in frazione S. Biagio. 74

82 Scenari di rischio Svolge attività di commercio all ingrosso di combustibili utilizzando come sostanze il Propano e miscele di Propano/Butano (comunemente indicati come GPL, cioé gas petrolio liquefatto). Tali sostanze sono stoccate in due serbatoi da 300 mc ciascuno e vengono travasati da e per autobotti; saltuariamente sono riempite bombole. Lo stabilimento è soggetto agli artt. 6 7 e 8 del d.l.vo n. 334/99 in quanto detiene 353 t di gas liquefatti estremamente infiammabili e gas naturale. DESCRIZIONE DELL EVENTO Dal parere tecnico conclusivo di istruttoria del 10 maggio 2007, prot.n. 5555, risulta un solo scenario avente conseguenze all esterno dello stabilimento; tale scenario consiste nella perdita da serbatoio in fase di liquida diametro rottura 2 classe di stabilità atmosferica F2 (FLASH FIRE). La probabilità di accadimento di tale evento è pari a 1,8 x 10-7 eventi/anno PERIMETRAZIONE DELL AREA INTERESSATA DALL EVENTO Le aree interessate dall evento nello scenario sopra descritto sono: - Prima Zona o Zona di Sicuro Impatto (LFL): 175 m di raggio dal punto di rilascio, esterna allo stabilimento; - Seconda Zona o Zona di Danno (1/2 LFL): 265 m di raggio dal punto di rilascio, esterna allo stabilimento; - Terza Zona o Zona di Attenzione: tale scenario non la determina. VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO Gli insediamenti più vicini sono: - S.Biagio di Argenta: a circa 150 m a sud-est; - Argenta: a circa 4000 m a nord-ovest; - Lavezzola, frazione di Conselice (Ra): a circa 2000 m a Sud. Strutture sensibili: - Scuola elementare comunale S. Biagio di Argenta; - Comunità Incontro (ex Asilo Comunale); - Teatrino Parrocchiale. Elementi di vulnerabilità: - S.S. n. 16 Adriatica FE-RA. - S.P.10 e alcune strade comunali; - fiume Reno. Scenari di rischio Scenario 7 CHEMIA DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO Lo stabilimento Chemia è ubicato a m circa a sud-ovest di S.Agostino, nella zona industriale e confina: - a nord:con le Industrie Meccaniche Benassi; - ad est: con il Canale principale dell Attenuatore; 75

83 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale Scenari di rischio - a sud: con le Fonderie F G T; - ad ovest: con la S.P. n. 66 e con una zona agricola. Produce fitofarmaci utilizzando come materie di base sostanze tossiche e molto tossiche, in particolare: - forate; - paration; - azinphos; - thionazin; - carbofuran; - fosfamidone; - paration metile; - azinphos metile; - mancozeb. Inoltre vengono stoccati fitofarmaci in polvere, liquidi, granulari, emulsionali ed in pasta. Lo stabilimento è soggetto agli artt. 6 7 e 8 del d.l.vo n. 334/99 e s.m.i. in quanto detiene in particolare 115,5 t. di preparati classificati come molto tossici. DESCRIZIONE DELL EVENTO Dal parere tecnico conclusivo d istruttoria del 14 luglio 2004, prot.n.8564, risultano tre scenari aventi conseguenze all esterno dello stabilimento. Scenario a) Rilascio di fumi tossici di combustione (NO2) a seguito di incendio incontrollato del magazzino; la frequenza di tale scenario è pari a 5, Scenario b) Incendio di bacino di contenimento (Pool fire); la frequenza di tale scenario è pari a Scenario c) Incendio di bacino di contenimento (Pool fire); la frequenza di tale scenario è pari a PERIMETRAZIONE DELL AREA INTERESSATA DALL EVENTO Gli scenari sopra descritti coinvolgono le seguenti aree: Scenario a): Prima Zona o di Sicuro Impatto: non esistente; Seconda Zona o di Danno: 551 m di raggio, esterna all area dello stabilimento; Terza Zona o Zona di Attenzione: 1407 m di raggio; esterna allo stabilimento. Scenario b): Prima Zona o di Sicuro Impatto:11,5 metri di raggio, leggermente esterna all azienda; Seconda Zona o di Danno: 20 m, interessa una piccola zona esterna ai confini dell azienda; Terza Zona o Zona di Attenzione: 25 metri;interessa una piccola area esterna allo stabilimento. Scenario c): Prima Zona o di Sicuro Impatto: 7,6 metri di raggio, leggermente esterna all azienda; Seconda Zona o di Danno, 14,3 m, interessa una piccola zona esterna ai confini dell azienda; Terza Zona o Zona di Attenzione: 17,5 metri; interessa una piccola area esterna allo stabilimento. 76

84 Scenari di rischio VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO All interno dell area di danno di 551 metri di raggio, la popolazione presente è stimabile in circa 150 unità. Nella zona di attenzione pari a 1407 metri di raggio, oltre alla popolazione sopra specificata, sono presenti alcune strade comunali a scarso traffico e la S.P. n. 66 a traffico intenso. Inoltre, all interno di tale area, vi sono le seguenti attività produttive: - Fonderie F G T; - Manifatture MB; - Elettrostamperie Pappi; - Moto Benassi; - Autofficina Guidetti. Scenario 8 CROMITAL DESCRIZIONE DELLO STABILIMENTO Lo stabilimento è ubicato nell area industriale S.I.PRO. S.p.A., in territorio comunale di Ostellato (Fe) a circa 1300 m. a nord della frazione di S. Giovanni. Esso produce solfato basico di cromo impiegando come materie di base bicromato di sodio in cristalli (330 t.) e bicromato di sodio in soluzione acquosa (270 t.). In particolare dette sostanze sono stoccate: - in soluzione acquosa: in tre serbatoi rispettivamente da 110 mc (176 t.), 45 mc (72 t.) e 53 mc (85 t.); - in granuli (cristalli): in sacconi riposti in un capannone. Lo stabilimento inoltre produce e commercializza soluzioni cromiche con titolo dal 25% al 45% in peso, ottenute diluendo l anidride cromica in acqua. Commercializza inoltre anidride cromica in fusti di ferro. Lo stoccaggio autorizzato ammonta a : - 50 ton. in fusti di ferro - 22,5 ton. in serbatoi o cisternette. Per quanto riguarda gli impianti di trattamento rifiuti cromici lo stoccaggio autorizzato è pari a : - bagni esausti 80 ton. in serbatoi; - soluzioni recuperate 20 ton. in serbatoio; - fanghi contenenti sostanze pericolose (solidi palabili) in sacconi omologati: 10 ton. Lo stabilimento è soggetto agli artt. 6 7 e 8 del d.l.vo n. 334/99 e s.m.i. in quanto detiene sostanze pericolose nei seguenti quantitativi: Scenari di rischio SOSTANZA QUANTITA MASSIMA (T) Dicromato di sodio totale 600 Triossido di cromo (anidride cromica) 50 Acido cromico liquido al 25% ed al 45% 22.5 Soluzione cromica (totale)

85 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale DESCRIZIONE E PERIMETRAZIONE DELL AREA INTERESSATA DALL EVENTO Dal parere tecnico conclusivo di istruttoria del 18 luglio 2006, prot.n. 9484, emerge che gli scenari d evento non prevedono effetti al di fuori del confine dello stabilimento. VALUTAZIONE PREVENTIVA DEL PROBABILE DANNO Nelle immediate vicinanze dell industria sono presenti solamente alcune case isolate; nel raggio di 5 km dallo stabilimento si trovano oltre all abitato di S. Giovanni di Ostellato altri insediamenti industriali (circa 20 con 700 operai), tra cui le ditte Protec S.r.l. e la ditta Ceramica Gres Scenari di rischio 78

86 Strutture operative 6. ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DI PROTEZIONE CIVILE 6.1. PRINCIPI GENERALI Nel 1995, un gruppo di lavoro composto da funzionari del Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero dell Interno, rielaborando alcune metodologie americane, produsse una direttiva per la formulazione dei piani di emergenza per gli Enti locali, il Metodo Augustus, basato sulle cosiddette funzioni di supporto (9 per i Comuni e 14 per Province e Regioni) affidate a precisi responsabili. Tali funzioni sono: 1. Tecnico scientifico pianificazione 2. Sanità assistenza sociale veterinaria 3. Mass media e informazione 4. Volontariato 5. Materiali e mezzi 6. Trasporto Circolazione e viabilità 7. Telecomunicazioni 8. Servizi essenziali 9. Censimento danni a persone e cose 10. Strutture operative S.a.R. (Search and Rescue: Ricerca e Soccorso) 11. Enti Locali 12. Materiali Pericolosi 13. Assistenza alla popolazione 14. Coordinamento Centri Operativi Attraverso l attivazione delle funzioni di supporto si conseguono quattro distinti obiettivi: 1. Si individuano i responsabili per ogni funzione ed il loro coordinatore; 2. I singoli responsabili mantengono vivo ed efficace il Piano attraverso il continuo aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla propria funzione; 3. In caso di emergenza i singoli responsabili di funzione assumono la veste di operatori specializzati nell ambito delle proprie competenze; 4. Si individuano i componenti della Sala Operativa attivando le funzioni di supporto corrispondenti. Strutture operative 6.2. LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DELL EMERGENZA SECONDO IL METODO AUGUSTUS TIPOLOGIE DI EVENTI La Legge 225/92 distingue, ai fini delle attività di protezione civile, le seguenti tipologie di eventi calamitosi: Eventi di tipo a) Eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; 79

87 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale Eventi di tipo b) Eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che, per natura ed estensione, devono essere fronteggiati mediante l intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; Eventi di tipo c) Calamità naturali o catastrofi che per natura ed estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari LE STRUTTURE OPERATIVE PER FRONTEGGIARE L EMERGENZA EVENTI DI TIPO A I SINDACI dei Comuni colpiti attivano CENTRO OPERATIVO COMUNALE (COC) Strutture operative - coordina i servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita; - è configurato secondo nove funzioni di supporto del Metodo Augustus: - deve essere ubicato in edifici non vulnerabili e facilmente accessibili. 1) Tecnico Scientifico Pianificazione 2) Sanità Assistenza sociale Veterinaria 4) Volontariato 5) Materiali e mezzi 7) Telecomunicazioni 8) Servizi essenziali Censimento danni a persone e cose Strutture operative S.a.R. (Search and Rescue - Ricerca e Soccorso) 13) Assistenza alla popolazione 80

88 Strutture operative EVENTI DI TIPO B Il PREFETTO attiva Si attiva anche CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI (CCS) SALA OPERATIVA PROVINCIALE (SOP) CENTRO OPERATIVO MISTO (COM) CENTRO OPERATIVO REGIONALE (COR) può configurarsi nel Comitato Provinciale della Protezione Civile ed è il massimo organo di coordinamento delle attività di Protezione Civile a livello provinciale; è composto dai massimi responsabili di tutte le componenti e strutture operative presenti nel territorio provinciale; individua le strategie d intervento per il superamento dell emergenza, razionalizzando le risorse disponibili nella provincia; garantisce il coordinamento degli interventi del governo regionale o nazionale a seconda della natura dell evento calamitoso; mantiene stretti collegamenti con le Autorità preposte all Ordine Pubblico. può avere sede presso la Prefettura o presso il Centro Unificato Provinciale (CUP), nel quale sono concentrate tutti gli organi competenti in materia di Protezione Civile a livello provinciale, oltre al Coordinamento Provinciale del Volontariato ed ai depositi di mezzi e materiali ad esso assegnati. è organizzata per funzioni di supporto, le quali rappresentano le singole risposte operative che occorre organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale. Ogni singola funzione ha un proprio responsabile, che in tempo di pace aggiorna i dati relativi alla propria funzione e in caso di emergenza provinciale è l esperto che attiva le funzioni di soccorso; deve essere ubicata in sedi non vulnerabili e facilmente accessibili. è una struttura operativa decentrata il cui responsabile dipende dal CCS; vi partecipano i rappresentanti di più comuni, coordinati da un capoarea; favorisce il coordinamento dei servizi di emergenza organizzati a livello provinciale con gli interventi dei Sindaci appartenenti al COM; deve essere ubicata in sede baricentrica rispetto ai Comuni coordinati e situata in locali non vulnerabili; le funzioni di supporto da attuare nel COM non sono obbligatoriamente 14, ma individuate in base al tipo ed alle caratteristiche dell emergenza. È la struttura di presidio permanente della Regione e opera presso l Agenzia Regionale di Protezione Civile; ha il compito di valutare le situazioni in atto e fornire supporto tecnico-operativo regionale delle attività volte al superamento dell emergenza. Strutture operative 81

89 Piano di Emergenza StralcioRischio Industriale EVENTI DI TIPO C Il DIPARTIMENTO DI PROTEZIONE CIVILE in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza attiva DIREZIONE DI COMANDO E CONTROLLO (DICOMAC) - rappresenta l organo di coordinamento delle strutture di protezione civile a livello nazionale in loco; - deve essere ubicata in una struttura pubblica posta in posizione baricentrica rispetto alle zone di intervento Strutture operative Nella pagina seguente si riporta la carta del territorio provinciale, suddiviso nei diversi COM e COC. 82

90 Strutture operative Centri di Coordinamento dal livello comunale al livello nazionale STRUTTURE LIVELLO NAZIONALE Comitato Operativo Nazionale Funzione decisionale Commissione Grandi Rischi Funzione Consultiva DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE Unità di Crisi 1^ e 2^ fase decisionale Centro Situazioni Unificato Funzione operativa DI.COMA.C Da allestire in loco in caso di grande emergenza c/o CCS Eventi di tipo c STRUTTURE LIVELLO REGIONALE C.O.R.EM Centro Operativo Regionale per l emergenza C.C.S.. Centro Coordinamento Soccorsi C.O.R. Centro Operativo Regionale Eventi i tipo a) e b) Strutture con Capacità operativa diretta S.O.U.P. Sala Operativa Unificata Permanente L. 353/00 (attiva solo per Incendi boschivi) Eventi di tipo b STRUTTURE LIVELLO PROVINCIALE STRUTTURE LIVELLO COMUNALE S.O.P. Sala operativa provinciale Funzione operativa C.O.M. Sala Operativa Funzione operativa decentrata SINDACO C.O.M. Sala Operativa Funzione operativa decentrata Presidio Operativo Funzione decisionale COC Presidio Territoriale Funzione decisionale Eventi di tipo a Strutture operative 83

91 Strutture operative 84 Strutture operative

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