Strumenti di Pianificazione la direttiva Habitat
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- Giorgio Patti
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1 Strumenti di Pianificazione la direttiva Habitat Corso di Pianificazione Ecologica e Sostenibile del Territorio Facoltà di Ingegneria Università degli Studi di Trento Docente: Marco Ciolli Traccia di lavoro e di discussione per l'approfondimento in aula
2 DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche Che cos'è la Rete Natura 2000? Con la Direttiva Habitat (Direttiva 92/42/CEE) è stata istituita la rete ecologica europea Natura 2000 : un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali e vegetali, di interesse comunitario (indicati negli allegati I e II della Direttiva) la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo. L'insieme di tutti i siti definisce un sistema strettamente relazionato da un punto di vista funzionale: la rete non è costituita solamente dalle aree ad elevata naturalità identificate dai diversi paesi membri, ma anche da quei territori contigui ad esse ed indispensabili per mettere in relazione ambiti naturali distanti spazialmente ma vicini per funzionalità ecologica. Convenzione sulla Diversità Biologica
3 Alcuni aspetti importanti della direttiva Habitat Scopo salvaguardare la biodiversità mediante conservazione di habitat naturali o seminaturali; la biodiversità va promossa tenendo conto delle esigenze economiche sociali e culturali regionali. Crea un quadro di riferimento tecnico e normativo per l'organizzazione della rete Europea (art. 3) Porta all'elaborazione di una lista di habitat e di specie di interesse comunitario (all I IV) Introduce la conservazione degli habitat sia naturali che seminaturali, cioè quelli prodotti dalle attività agricole, sottolineandone il ruolo nella produzione di biodiversità Approccio multiscalare di rete, ogni sito è nodo di una rete coerente che connette gli ecosistemi europei La direttiva non emana rigide norme di tutela ma lascia alle realtà locali la scelta delle forme gestionali più opportune
4 Qual'è l'origine della Rete e come è costituita? Zone a Protezione Speciale (ZPS) (Special Protection Areas SPAs) istituite ai sensi della Direttiva Uccelli (79/409/CEE)al fine di tutelare in modo rigoroso i siti in cui vivono le specie ornitiche contenute nell allegato 1 della medesima Direttiva. Le ZPS vengono istituite anche per la protezione delle specie migratrici non riportate in allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. Gli stati membri richiedono la designazione dei siti, precedentemente individuati dalle regioni, al Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio Direzione per la Conservazione della Natura, presentando l elenco dei siti proposti accompagnato da un formulario standard correttamente compilato e da cartografia. Il Ministero dell Ambiente trasmette poi successivamente i formulari e le cartografie alla Commissione Europea e da quel momento le Zone di Protezione Speciale entrano automaticamente a far parte di Rete Natura 2000.
5 La Rete è inoltre costituita da: Siti di Importanza Comunitaria (SIC) (Sites of Community Importance SCIs) istituiti ai sensi della Direttiva Habitat al fine di contribuire in modo significativo a mantenere o a ripristinare un habitat naturale (allegato 1 della direttiva 92/43/CEE) o una specie (allegato 2 della direttiva 92/43/CEE) in uno stato di conservazione soddisfacente. Gli stati membri definiscono la propria lista di Siti di Importanza Comunitaria proposti (psic) sulla base dei criteri individuati nell articolo III della Direttiva 92/43/CEE. Per l approvazione dei psic la lista viene trasmessa formalmente alla Commissione Europea, Direzione Generale (DG) Ambiente, unitamente, per ogni sito individuato, ad una scheda standard informativa completa di cartografia. Spetta poi successivamente al Ministro dell'ambiente e della Tutela del Territorio, designare, con decreto adottato d'intesa con ciascuna regione interessata, i SIC elencati nella lista ufficiale come "Zone speciali di conservazione" (ZSC) (Special Areas of Conservation SACs) L Italia ha, con Decreto del 25/03/2004 e con Decreto del 25/03/2005, reso pubblico l elenco dei SIC alpini e l'elenco dei SIC continentali, che verranno così entro 6 anni designati come ZSC.
6 l'individuazione di un sito avviene attraverso una scheda
7 Che cos'è la valutazione di incidenza? Un aspetto chiave nella conservazione dei siti, previsto dalla Direttiva Habitat (Art. 6 Direttiva 92/42/CEE e art. 5 DPR 357/97), è la procedura di valutazione di incidenza avente il compito di tutelare la Rete Natura 2000 dal degrado o comunque da perturbazioni esterne che potrebbero avere ripercussioni negative sui siti che la costituiscono. Sono sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani o progetti non direttamente connessi e necessari alla gestione del siti di Rete Natura 2000 ma che possono avere incidenze significative su di essi (art. 6 comma 3 della Dir. 92/43/CEE). E importante sottolineare che sono sottoposti alla stessa procedura anche i progetti o i piani esterni ai siti ma la cui realizzazione può interferire su di essi. Vedi documento Italia Informa
8 Lo studio di incidenza I riferimenti per lo studio sono contenuti nell allegato G del DPR 357/97 e nell allegato D della d.g.r dell 8/8/2003. Lo studio di incidenza deve contenere tutti gli elementi necessari per individuare e valutare i possibili impatti che l opera ha sulle specie e sugli habitat per cui quel sito è stato designato in particolare deve essere composto da: elementi descrittivi dell intervento ed inquadramento territoriale con evidenziata la sovrapposizione territoriale con i siti di Rete Natura 2000; descrizione quali quantitativa e localizzazione delle specie faunistiche e floristiche per le quali i siti della zona interessata dall intervento e delle zone limitrofe (analisi di area vasta) sono stati designati e su cui il progetto potrebbe avere effetti indotti; analisi degli impatti diretti ed indiretti che l intervento potrebbe avere sia in fase di cantiere che di regime. L analisi deve fare riferimento al sistema ambientale nel suo complesso considerando quindi le componenti biologiche, abiotiche ed ecologiche.
9 Lo studio di incidenza Qualora siano evidenziati impatti lo studio deve illustrare le misure mitigative che dovranno essere messe in atto per minimizzarli. Sono esclusi dalla procedura di incidenza gli interventi che contengono solo previsioni di: opere interne, manutenzione ordinaria, straordinaria, di restauro, di risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia, che non comportano aumento di volumetria e/o di superficie e/o modifiche di sagoma a condizione che il soggetto proponente o il tecnico incaricato dichiarino che gli interventi proposti non abbiano né singolarmente né congiuntamente ad altri interventi, incidenze significative sui siti. Sono fatte salve specifiche e particolari necessità evidenziate dai piani di gestione dei siti di rete Natura 2000.
10 Procedura di valutazione di incidenza (esempio della Regione Lombardia) 1. Il proponente deve presentare il progetto definitivo corredato di istanza e di studio di incidenza all'ente gestore o, nel caso in cui ancora non sia stato individuato, alla Regione Lombardia D.G. Qualità dell'ambiente. 2. L'ente gestore, valutato lo studio, si esprimerà in merito mediante atto, entro 60 gg dalla ricezione della relazione. Egli potrà richiedere integrazioni una sola volta, il termine per l'espressione decorrerà nuovamente dalla data in cui le integrazioni perverranno all'ente gestore.
11 L impegno coordinato dell Unione e degli Stati Membri nella costruzione della rete Natura 2000 applica il carattere intrinsecamente transfrontaliero della tutela della biodiversità, quale patrimonio genetico, specifico ed ecosistemico non limitato al territorio di una singola nazione. Attraverso il concetto di rete l attenzione è rivolta alla valorizzazione della funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali: vengono considerati non solo lo stato qualitativo dei siti, ma anche le potenzialità che gli habitat ricadenti al loro interno hanno di raggiungere un livello di maggiore complessità
12 approccio di rete: ogni sito di interesse comunitario è nodo di una rete, un luogo di interconnessione, si parla infatti di "rete coerente" e si invitano gli Stati Membri ad individuare gli elementi di passaggio per garantire la connettività; regolamentazione di tipo flessibile e non rigido della tutela, che demanda alle realtà locali la scelta di opportuni piani di gestione capaci di rispondere sia alla necessità di garantire le risorse biologiche per le generazioni future che alle esigenze socioeconomiche e culturali; riconoscimento del ruolo di una serie di attività umane nella produzione di biodiversità, (è il caso di molte pratiche agrosilvopastorali tradizionali). Per questo motivo, oggetto di conservazione non sono solo gli habitat naturali, ma anche alcuni seminaturali, per i quali le pratiche tradizionali vengono considerate un fattore importante della gestione conservativa. Approfondimento sulla Gestione dei siti Natura 2000.
13 Il progetto Bioitaly, finanziato dalla UE,è stato avviato dal Ministero dell'ambiente attraverso il Servizio Conservazione della Natura in attuazione della Direttiva Habitat e in virtù delle disposizioni della Legge 6 dicembre 1991, n. 394, "Legge quadro sulle aree protette". 1a fase (1995) ha previsto con l'incarico a Regioni e Province Autonome, in collaborazione con le istituzioni scientifiche e in particolare con il coordinamento scientifico di Società Botanica Italiana, Unione Zoologica Italiana, Società Italiana di Ecologia e con il supporto dell''enea, la redazione di un primo elenco ufficiale di siti di interesse comunitario da sottoporre alla Commissione Europea. La lista è stata aggiornata nei mesi successivi (dicembre 1995). Unitamente all'elenco sono stati forniti i dati riguardanti anche le motivazioni ecologiche (habitat e specie) che ne giustificano la comunicazione. La fase si è formalmente conclusa con l'invio alla Commissione di circa 2700 siti di interesse comunitario (SIC). L'Italia fa parte di un primo gruppo di paesi che ha adempiuto per tempo agli obblighi della Direttiva, grazie alla collaborazione tra Ministero dell'ambiente, Regioni, istituzioni scientifiche e associazioni ambientaliste. 2a fase (1997) oltre a comprendere il completamento del censimento delle aree, sono state completate le schede Bioitaly relative ai siti di importanza nazionale e regionale (SIN e SIR). L'insieme delle informazioni acquisite dal progetto Bioitaly sono la base della Carta della Natura che rappresenta uno strumento indispensabile per l'individuazione delle linee fondamentali di assetto del territorio per l'attuazione delle relative politiche.
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15 La Rete in Trentino La rete Natura 2000 in Trentino è stata costruita sulla base delle aree protette esistenti che erano state individuate e la notevole quantità di informazioni di vario tipo legate al territorio di cui molte complete di cartografia ha consentito di velocizzare la procedura di individuazione e di delimitazione delle aree da inserire nella rete Natura 2000
16 Le Reti ecologiche nel mondo Le reti ecologiche sono state applicate a molte situazioni differenti non solo in Europa ma anche nel resto del mondo. Molti sono gli esempi ma molte sono anch ele situazioni in cui queste reti rischiano di rimanere solo sulla carta, oppure di non essere seguite dal punto di vista gestionale, oppure di scontrarsi con i problemi di instabilità politica interna o di conflitto. Ad alcuni di questi rischi non sfugge nemmeno la rete Natura 2000.
17 Riferimenti bibliografici: Siti internet di Regione Lombardia Provincia Autonoma di Trento Regione Toscana Enea Global Biodiversity Outlook 2 Vedere poi gli altri lucidi delle lezioni per ulteriori riferimenti I documenti linkati a questo file sono stati scaricati da siti dove gli originali erano liberamente scaricabili.
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