Come difendersi dal fisco

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1 Come difendersi dal fisco

2 SOMMARIO INTRODUZIONE... 3 Come spostare soldi senza allertare il fisco... 4 Quali spese fanno arrivare un controllo fiscale?... 8 Le spese non soggette al controllo del fisco Come evitare controlli fiscali Prelievi e versamenti: come evitare il fisco Come contestare un accertamento fiscale Agenzia delle Entrate: come difendersi dall accertamento fiscale? Agenzia delle Entrate, come contestare l accertamento fiscale

3 INTRODUZIONE Dai suggerimenti per prevenire i controlli fiscali su spese e operazioni di pagamento ai consigli per contestare gli avvisi di accertamento o di liquidazione di maggiori imposte. Il presente ebook contiene una serie di chiarimenti su come difendersi dall Agenzia delle Entrate, sia prima che dopo l accertamento fiscale; in via preventiva e cautelare, per non allertare il Fisco e, in via successiva, per tutelarsi dinanzi al giudice e far annullare accertamenti e sanzioni illegittimi. 3

4 COME SPOSTARE SOLDI SENZA ALLERTARE IL FISCO Trasferimenti di denaro, bonifici su conto corrente, giroconti e pagamenti in contanti: in quali casi l Agenzia delle Entrate non fa un accertamento fiscale? In tempi come quelli attuali, di lotta serrata all evasione fiscale, è sempre meglio agire con prudenza quando si sposta del denaro da un conto a un altro o si eseguono consistenti pagamenti in contanti: questo perché non ci vuole molto, anche per chi agisce in buona fede, a destare sospetti nell Agenzia delle Entrate. Con il risultato di trovarsi, a distanza di numerosi anni, a dover giustificare delle operazioni regolari, ma delle quali non si è conservato traccia. E, purtroppo, nell ambito del diritto tributario, spetta sempre al contribuente dimostrare di aver fatto tutto regolarmente; un principio, questo, che potrebbe apparire poco democratico, ma che si spiega con una sola affermazione: chi è in buona fede agisce sempre alla luce del sole. Ecco perché, per spostare soldi senza allertare il fisco, è bene conoscere alcune fondamentali regole che descriveremo qui di seguito. In alcuni casi sembreranno dei consigli banali, ma è proprio su queste banalità che spesso si compiono i principali errori e si subiscono degli accertamenti fiscali. Quando si sposta del denaro, accertati che la fonte del denaro sia lecita I sistemi per spostare denaro, sia all interno dell Italia che all estero, sono moltissimi numerosi e tutti illeciti se, ovviamente, i soldi sono costituiti da redditi evasi o peggio da altri reati (nel qual caso scatterebbe l ulteriore illecito penale del riciclaggio). Pertanto, chi maneggia del denaro deve prima assicurarsi di averlo ottenuto in modo lecito, con attività di lavoro, eredità, donazioni, vincite, ecc. Bisogna dunque ricordare che lo spostamento di flussi finanziari di per sé non è un reato né è proibito da alcuna legge fiscale; ovviamente occorre essere in regola con le norme antiriciclaggio. 4

5 Ma questo a volte non basta. Spesso, infatti, il trasferimento, con un bonifico, di una somma consistente e non congrua rispetto alla propria dichiarazione dei redditi può far scattare il redditometro, lo strumento con cui il fisco accerta l incompatibilità tra la dichiarazione dei redditi e il possesso di beni di lusso. Per superare l eventuale accertamento fiscale bisognerà alternativamente: dimostrare che tali soldi provengono da donazioni di familiari, amici o parenti e darne traccia; oppure dimostrare che scaturiscono da altri redditi esenti come, ad esempio, plusvalenze, disinvestimenti (ad esempio l aver venduto una precedente auto a un privato) e vincite al gioco riferibili ad anni passati: è infatti sufficiente che il contribuente indichi l esistenza di disponibilità finanziarie e/o di provviste patrimoniali utili a giustificare l effettuazione di un investimento e/o il mantenimento di un dato bene-indice. Nel caso di acquisto di beni di lusso l Agenzia delle Entrate si allerta non tanto per il trasferimento del denaro quanto per il fatto della titolarità del bene stesso. È quindi consigliabile tenere traccia della provenienza dei redditi, specie di quelli ulteriori rispetto ai ricavi del proprio lavoro. Pagamenti in contanti I pagamenti in contanti oltre euro sono illeciti. Quindi è consentito trasferire denaro, in cash, fino a 2.999,99 euro. Tale limite opera solo per i trasferimenti tra soggetti diversi (anche con la P.A.), a prescindere dalla causale (vendita, donazione, prestito, ecc.). Non vale quindi quando il denaro non passa di mano: è il caso di prelievo o versamento sul proprio conto. Lo stesso dicasi per i libretti al portatore, il cui trasferimento è legittimo fino a 2.999,99 euro. In ogni caso, ciascun libretto non può più contenere somme superiori a euro. In ogni caso, anche quando il pagamento non supera i 3mila euro, è sempre consigliabile utilizzare il bonifico bancario o l assegno che, a distanza di numerosi anni, consentono la tracciabilità e la giustificazione dell operazione. 5

6 Divieto ai prelievi per imprenditori Le nuove norme sui prelievi dal conto per imprenditori sono particolarmente rigorose: per questi soggetti c è il limite massimo di euro al giorno e non oltre 5mila euro al mese (leggi Prelievi e versamenti sul conto, come cambiano); superata tale soglia scatta la possibilità di un accertamento fiscale. Quindi se si vuole spostare soldi senza allertare il fisco è necessario, per chi ha un impresa, tenersi al di sotto di tale soglia. Questo non vale per i lavoratori dipendenti e i professionisti. Trasferimento del denaro per gli extracomunitari Gli extracomunitari sono gli unici soggetti che possono portare in Italia fino a 15mila euro in contanti e possono usarli sempre in Italia per qualsiasi scopo, compresi gli acquisti di merce e pagamento di servizi ad artigiani. Spostare soldi all estero Per l estero è libero il trasferimento di denaro nei limiti di 10mila euro in contanti senza dichiarazione in dogana oppure conti correnti trasferimento libero. Spostare soldi aprendo conti correnti o depositi titoli all estero è attività libera purché si dichiarino nel quadro RW tali attività finanziarie. Tuttavia la mancata segnalazione comporta solo sanzioni amministrative quantificabili preventivamente e, se non emergono redditi o se i redditi che ne emergono non superano le soglie del reato tributario, non scatta neanche il reato di autoriciclaggio. Per spostare denaro senza allertare il fisco è sempre meglio il bonifico Spostare soldi sia all interno dell Italia che all estero non è problema se c è la prova documentale: la cosa migliore è quindi il bonifico con la relativa causale dello spostamento del denaro. 6

7 La causale non è condizione di validità del bonifico né può in automatico generare un accertamento fiscale se non appropriata. Di certo, però, non si può difendersi da un accertamento fiscale sostenendo che un determinato reddito ci è stato donato se la causale indica «pagamento prestazione ricevuta». Leciti gli spostamenti per acquisti e vendite tra privati I movimenti di denaro sul conto corrente possono essere tranquillamente motivati anche da vendite e acquisti fatti fra privati. Per esempio, il proprietario di un gioiello prezioso, magari ereditato o acquistato qualche anno prima, lo può fare valutare da un perito per poi venderlo: si tratta di una transazione fra privati che produce disponibilità finanziaria. Le carte di credito Esistono poi le carte di credito ricaricabili sia italiane che estere, alimentate da conti che possono essere aperti in tutto il mondo e che di per sé non sono accertabili (si pensi al conto paypal), ma sono verificabili e attenzionate. I finanziamenti infruttiferi Esistono poi i finanziamenti infruttiferi (prestiti di denaro senza interessi): se fatti dai soci vanno segnalati, mentre non sono da segnalare se si fanno fra privati. Esistono anche i finanziamenti fra società italiane ed estere che di per sé non sono da segnalare al fisco essendo già riportati in contabilità. 7

8 QUALI SPESE FANNO ARRIVARE UN CONTROLLO FISCALE? Cosa entra nel redditometro: chi viene controllato e cosa misura il fisco. Se spendi tanto vuol dire che guadagni molto o che qualcuno ti sta facendo credito. È però inverosimile che possa darsi alle spese pazze chi ha un reddito modesto o, comunque, inferiore ai soldi usciti dal portafogli. «Qualcosa non torna» e la mancata quadratura potrebbe dipendere dalla disponibilità di redditi non dichiarati al fisco. Sulla base di questa costruzione si basa la maggior parte degli accertamenti fiscali: tanto guadagni, tanto puoi spendere. Se il volume dei tuoi acquisti è superiore (di almeno il 20%) alle entrate, le ragioni di tale scompenso si contano sulla punta delle dita: o hai vinto al gioco (e lo devi dimostrare) o hai ricevuto delle donazioni in denaro (e anche in questo caso lo devi dimostrare) oppure stai evadendo le tasse (soluzione obbligata se non dai prove contrarie). A far scattare questo delicato meccanismo di bilance e misurini è uno strumento utilizzato dall Agenzia delle Entrate: il redditometro. Il redditometro però non analizza tutte le spese fatte dal contribuente, ma solo quelle più importanti. Per intenderci, nessuno ti chiederà mai perché il carrello della spesa è così pieno o perché hai mangiato pesce a ristorante per tre sabati di seguito. Solo l acquisto di «beni di lusso» desta l attenzione del fisco: auto, case, viaggi e, a sorpresa, troviamo anche le spese per il cane e l ultimo modello del telefonino. Ma, nel dettaglio, quali sono questi beni? In altri termini quali spese fanno arrivare un controllo fiscale? Alcune recenti sentenze della Cassazione ci spiegano cosa misura il redditometro e chi colpisce. Ma procediamo con ordine. Anche l acquisto dell ultimo modello di smartphone potrebbe far insospettire il fisco 8

9 Redditometro: come difendersi Prima però di elencare quali spese fanno arrivare un accertamento fiscale è necessaria un precisazione. Ricordati che, nel momento in cui dovesse arrivarti un controllo dell Agenzia delle Entrate, non ti basterà giustificarti sostenendo che i soldi ti sono stati prestati, donati o sono il frutto della vincita alle slot machine. Dovrai anche provarlo. E qui sta il bello: nel processo tributario l unico tipo di prova ammessa è quella documentale. Bandite dunque le testimonianze. In termini pratici, se hai comprato l auto con la liquidazione di mamma, non ti basterà che quest ultima venga con te dal funzionario delle Entrate e avvalori la tua difesa; avrai necessità di dimostrare estratti conto alla mano il passaggio dei soldi dal conto della benefattrice al tuo. Insomma, difendersi non è così facile come può sembrare. E se questa prova manca e il contribuente non è in grado di fornire giustificazioni sulla provenienza e sulla disponibilità di somme superiori al proprio reddito, l accertamento fiscale è pressoché scontato. Detto ciò vediamo cosa entra nel redditometro. Redditometro: chi viene controllato? Sarai a questo punto desideroso di sapere chi colpisce il redditometro. Destinatari del redditometro sono tutte le persone fisiche: non quindi le società, ma i consumatori, le famiglie, i lavoratori con un reddito fisso o professionale. L Agenzia delle Entrate seleziona i contribuenti da controllare con redditometro in base al tenore di vita manifestato dal nucleo familiare di appartenenza. In proposito, l Agenzia considera la cosiddetta «famiglia fiscale» sulla base delle informazioni presenti in Anagrafe tributaria: contribuente, coniuge, figli e/o altri familiari a carico. Cosa entra nel redditometro? Vediamo ora quali spese fanno arrivare un controllo fiscale. A giustificare gli accertamenti dell Agenzia delle Entrate (quelli fatti con il «redditometro» si dicono «accertamenti sintetici») sono diversi elementi come: una polizza assicurativa il cui premio sia particolarmente elevato, il possesso di auto storiche, un mutuo dalla rata troppo alta per le tue possibilità, ma anche un estratto conto della carta di credito da cui risultano continui passaggi al casello autostradale. Poi ci sono gli acquisti tradizionali che entrano immediatamente nel cervellone del fisco, come l acquisto di auto di grossa cilindrata o di case, appartamenti e multiproprietà. 9

10 Non dorme sonni tranquilli anche chi non spende: un eccessivo accumulo di denaro sul conto potrebbe far sorgere il sospetto che il contribuente si mantenga con altri proventi. Detto fuori da denti: come fa un lavoratore, che dichiara di mantenersi solo con i mille euro versatigli dall azienda, a non prelevare dalla banca neanche un euro per la spesa settimanale? Il risparmio formatosi nell anno e non consumato è dunque anch esso al pari delle spese un indice di ricchezza sospetta. Il decreto ministeriale Un decreto ministeriale [1] indica tutti i beni e servizi acquistati che fanno scattare i controlli fiscali, sempre che il loro valore sia superiore al reddito disponibile del contribuente. Ad esempio, vi rientrano: mutuo canone di locazione canone di leasing immobiliare spese di manutenzione della casa agenzia immobiliare spese per consumo di energia elettrica, gas e acqua elettrodomestici ed arredi collaboratrici domestiche visite mediche e medicinali polizza rc auto auto di lusso e relativo bollo acquisto di smartphone abbonamento pay-tv palestre e circoli sportivi giochi online cavalli animali domestici istituti di bellezza e centri benessere gioielleria e bigiotteria alberghi e viaggi cene e pranzi fuori casa. Oltre a queste indicazioni ci sono quelle dei giudici che analizzeremo nei seguenti paragrafi. 10

11 L acquisto di casa Anche se comprata in comunione dei beni, l acquisto di una casa fa sempre scattare il redditometro, in quanto bene di lusso per eccellenza. Nel caso di acquisto da parte di una coppia di sposi in regime di comunione dei beni, non rileva tanto la circostanza che il bene sia in comproprietà di entrambi (e che quindi la proprietà sia divisa tra marito e moglie in parti uguali), ma piuttosto la provenienza delle somme utilizzate per il pagamento del prezzo [2]: conta cioè l esborso effettuato per l acquisto che costituisce l unico elemento indiziario che consente di giustificare l accertamento a carico di entrambi o di uno soltanto dei coniugi. La polizza vita Nella stessa sentenza appena citata la Cassazione ha ritenuto legittimo l accertamento fiscale basato sui premi eccessivi per le polizze vita [3]. Di tanto abbiamo parlato in Polizza vita: così ti frega il fisco. Auto d epoca Anche le auto d epoca, sebbene non prestanti come una Maserati, possono far scattare l accertamento fiscale. A dirlo è sempre la Suprema Corte che ha confermato la validità di un accertamento sintetico basato sul possesso di alcune auto d epoca da parte di un contribuente, rappresentando queste un indice di capacità contributiva. Le auto storiche formano oggetto di ricerca e di collezionismo fra gli appassionati del settore e per tali beni la manutenzione comporta rilevanti costi, in ragione della necessità di riparazione e sostituzione dei componenti soggetti a usura e del difficile reperimento sul mercato dei pezzi di ricambio. Telepass Sei passato troppe volte in un mese dal casello autostradale nella corsia riservata al Telepass? L estratto conto della tua carta di credito attesta che sei una persona che viaggia molto. Se per affari o divertimento non importa: ciò che conta è secondo la Cassazione [4] che ogni spostamento richiede soldi. E così subirai il redditometro anche in questo caso. Leggi Telepass: così ti frega il fisco. 11

12 Mutuo elevato L ultimo modo con cui ti frega il fisco è il mutuo per la prima casa quando la rata è troppo elevata. Anche i debiti insomma giustificano l accertamento fiscale: alla fine nessuno si fa un mutuo con una rata di mille euro se ne guadagna appena al mese. E questo si insegna alle scuole elementari. NOTE [1] Min. finanze decreto del 16 settembre

13 LE SPESE NON SOGGETTE AL CONTROLLO DEL FISCO Tutte le spese non soggette al redditometro: i metodi che ha il contribuente per non farsi rintracciare dall Agenzia delle Entrate. Toc-toc «Chi è?». «Delinquenti». «Ah! Meno male. Temevo fosse la finanza» Una barzelletta popolare che si adatta perfettamente al tema che stiamo per trattare. Nessuno vorrebbe avere problemi con il fisco: né chi ha commesso piccole evasioni, né chi ha la coscienza pulita ed è in regola coi conti. Ma tant è: a volte i computer dell Agenzia delle Entrate rilevano delle piccole incongruenze anche nella dichiarazione dei redditi di chi ha la coscienza pulita e allora sono guai. Basta infatti una virgola messa male si sa per scontare pene a volte salatissime. Ed è vero che, se il fisco quando deve «dare» si prende tutto il tempo che vuole, quando invece deve «prendere» è puntualissimo. Mica per niente si dice «Come sei fiscale!». Ecco perché, per non avere problemi con qualche funzionario assetato di scovare le evasioni e, magari, ricevere uno scatto di carriera o prendere qualche premio di produzione, è sempre bene sapere come evitare un accertamento fiscale e, soprattutto, quali sono le spese non soggette al controllo del fisco. Procediamo dunque con ordine e cerchiamo di fornire qualche utile suggerimento. I beni al consumo più pericolosi In questo articolo ci occuperemo degli «acquisti» fatti dal contribuente e, quindi, del modo migliore per evitare il cosiddetto «accertamento sintetico», quello cioè eseguito con il redditometro. Il redditometro è un sistema per verificare la compatibilità tra il reddito dichiarato dal contribuente e il suo tenore di vita. Se le spese complessivamente sostenute superano di almeno il 20% la dichiarazione dei redditi, tre sono le cose: o il contribuente ha ricevuto soldi in regalo (e di ciò deve darne prova), o li ha vinti al gioco (e anche in questo caso deve dimostrarlo) oppure li ha nascosti al fisco (soluzione automatica se manca qualsiasi prova contraria). 13

14 Ecco perché nell articolo Quali spese fanno arrivare un controllo fiscale ti abbiamo voluto mettere in guardia da determinati acquisti pericolosi. In base infatti alla giurisprudenza della Cassazione e al decreto delle Finanze del 2015 [1], esistono dei beni al consumo il cui acquisto fa accendere la spia rossa negli uffici dell Agenzia delle Entrate. Quali sono questi beni? La lista è lunghissima, anche se, all atto pratico, solo alcuni di questi beni fanno davvero rischiare un accertamento fiscale: vale per le case, l auto (anche d epoca), i viaggi, i premi assicurativi, le rate del mutuo troppo alte. Se però vuoi la lista completa e ti avverto: potresti spaventarti come nel leggere il bugiardino di una semplice aspirina puoi cliccare qui. Come evitare il controllo fiscale se acquisti tramite contanti Detto ciò, per esclusione, possiamo ora vedere le spese non soggette al controllo del fisco. Innanzitutto però voglio darti un consiglio. Se devi acquistare un oggetto di valore (ad esempio l anello di fidanzamento alla tua innamorata) e non vuoi problemi col fisco non devi lasciare molte tracce. Questo non vuol dire commettere un illecito. La legge ti consente ed è quindi del tutto lecito di pagare in contanti fino a euro. Dunque, a meno che non vuoi acquistare un trilogy, puoi farlo con il cash. Senza tracciabilità del pagamento, nessuno ti verrà a chiedere perché ti sei privato del pane quotidiano pur di dire «ti amo» a una donna. Fare in modo che l acquisto non transiti dal conto non significa avere la coscienza sporca o voler eludere il fisco: significa solo evitare di dover, un giorno, dare spiegazioni per le quali si potrebbero perdere i documenti (ad esempio lo scontrino di acquisto). Come evitare il controllo fiscale se acquisti tramite conto corrente Se però non puoi fare a meno del conto corrente, allora ti consiglio questa guida Come spostare soldi senza allertare il fisco. Ti sintetizzo qui di seguito uno dei primi suggerimenti: è molto importante che il denaro utilizzato per acquistare un bene (bene che, in teoria, puoi permetterti) provenga da un altro conto, quello di chi te lo ha prestato o regalato (ad esempio, tuo padre o tua madre). Quindi non farti dare contanti per poi versarli in banca! Sarebbe un errore madornale, perché il fisco ti potrebbe chiedere, dopo diversi anni, da dove proviene quel versamento e, a meno che tu non abbia firmato un contrattino con i tuoi genitori e lo abbia portato all Agenzia delle Entrate per farlo registrare cosa alquanto inverosimile e fuori dal costume sociale (salvo si tratti di cifre consistenti) non avresti modo di dimostrare il contrario e difenderti. 14

15 Ti spiego allora cosa devi fare: o ti fai bonificare i soldi dal conto del donante al tuo (senza passare quindi per il contante) oppure fai pagare direttamente il venditore dal tuo genitore (o da chi vuole darti i soldi). In questo modo la spesa non è soggetta al controllo del fisco, perché non risulterà che sia stata effettuata coi soldi tuoi (è il cosiddetto meccanismo della donazione indiretta). In ogni caso, fai sempre attenzione a compilare correttamente la causale del bonifico: essa deve dare atto della finalità del trasferimento del denaro (ad esempio «donazione o regalia», «prestito infruttifero», «regalo di compleanno» o «regalo di nozze», ecc.). Le spese non soggette al controllo del fisco Veniamo ora al clou di questo articolo. Sarai a questo punto impaziente di sapere quali sono le spese non soggette al controllo del fisco. Elencarle sarebbe impossibile, ma ti do un indicazione che sarà utilissima: si tratta di tutto ciò che viene acquistato senza usare il codice fiscale. Infatti, nel momento in cui acquisti dando un codice fiscale magari perché hai bisogno di una fattura stai certo che la spesa finisce negli archivi dell Agenzia delle Entrate, ossia l anagrafe tributaria. Non c è bisogno di essere una «partita Iva»: molti acquisti che fai quotidianamente richiedono il codice fiscale. Vuoi qualche esempio? Le spese mediche: quando dai la tessera sanitaria in farmacia stai dando il tuo codice fiscale. Un altro esempio è l assicurazione auto o il contratto di affitto: guai a stipulare una locazione per mille euro al mese se dichiari uno stipendio di 800 euro. Invece non subisci alcun controllo quando non dai il codice fiscale; con l emissione dello scontrino, difatti, non vieni identificato e puoi vivere sonni tranquilli. Parliamo del caffè, della spesa al supermercato (a meno che non la paghi con carta di credito ovviamente), dell oggetto tecnologico per il quale non richiedi la fattura. Anche la cena con gli amici: qualche furbetto, per scaricarla dalle tasse e recuperare poche decine di euro, chiede la fattura non sapendo che, in questo modo, rischia grosso. Se poi vogliamo pescare nel torbido, c è anche chi, acquistando un oggetto, dà il codice fiscale di un altra persona. Ma lì ricadiamo nel penale e ci sono altri mezzi di difesa. Usare lo schermo di una società Se sei un esperto di elusione fiscale (o usando una terminologia più giuridica di «abuso del diritto») saprai anche dell escamotage usato da molti di costituire una società con pochi euro e usarla come schermo. Sono in molti che intestano i beni che usano quotidianamente a una Srl. Come? Molto facile. 15

16 Vanno dal notaio e creano la società, registrando il versamento di capitale sociale. Poi fanno un «finanziamento soci» alla stessa società la quale compra il bene, ad esempio un auto. L atto non viene comunicato all Agenzia delle Entrate e così il socio, di fatto vero utilizzatore del bene, non viene intercettato dal redditometro. In sintesi: cosa fare per evitare l Agenzia Entrate? È il momento di sintetizzare quanto ci siamo detti. Ma non dimenticare di andare a leggere anche questo importante suggerimento: Come evitare controlli fiscali. In sintesi: se acquisti con bonifico bancario un bene il cui prezzo supera le tue possibilità fallo pagare a chi ti presta i soldi o fatti fare un bonifico sul tuo conto per il prezzo corrispondente; se acquisti in contanti, cerca di non dare mai il tuo codice fiscale. NOTE [1] Min. finanze decreto del 16 settembre

17 COME EVITARE CONTROLLI FISCALI Tutti i suggerimenti per evitare che l Agenzia delle Entrate controlli il conto corrente, i versamenti e i prelievi oppure gli acquisti fatti. Come difendersi dall accertamento fiscale. Ci sono tanti modi per evitare i controlli fiscali: dal più sicuro, indiscutibilmente quello di pagare tutte le tasse, alla speranza meno indicata che all Agenzia delle Entrate nessuno si accorga dell operazione sospetta. E se anche è vero che le ispezioni, le verifiche e gli accertamenti seguono le regole statistiche e le percentuali sono tanto più basse quanti più soggetti da controllare ci sono è anche vero che ormai il fisco è dotato di computer in grado di lanciare allarmi non appena c è qualcosa che non va nella dichiarazione dei redditi del contribuente. Insomma, se un tempo i controlli a campione erano la regola, ora tutto è rimesso a un algoritmo. Ecco perché, per vivere sonni tranquilli, è necessario sapere come evitare controlli fiscali e in quali modi si può stare al sicuro da sanzioni e accertamenti. Il che non significa necessariamente «pagare più tasse», ma pagare il giusto e, a volte, trovare la via più efficace per risparmiare senza, nello stesso tempo, mettersi nei guai. Se anche tu ti stai chiedendo come evitare controlli fiscali, sappi però che in questo articolo non troverai suggerimenti di metodi illegali: nessuno ti consiglierà di spostare i soldi all estero, magari in qualche paradiso fiscale, o di intestare i tuoi beni a parenti per risultare nullatenente agli occhi dell Agenzia delle Entrate. Anche in campo tributario, infatti, le bugie hanno le gambe corte e prima o poi inevitabilmente arrivano le sanzioni che, nei casi più gravi, sono penali. Del resto, se vuoi evitare i controlli fiscali è perché non intendi rischiare e di certo non ti piace affidarti alla sorte. Ecco dunque qualche utile suggerimento di carattere pratico. Sperando di fornirti un ulteriore servizio, in ogni successivo paragrafo di questo articolo troverai un link dove potrai approfondire l argomento su una pagina del nostro giornale. Questo ci consentirà, in questa sede, di essere più sintetici e farci quattro chiacchiere come buoni amici al bar. 17

18 Spostamenti di soldi L Italia è il paese europeo dove è ancora molto diffuso l uso dei contanti. Sappi però che non puoi consegnare a un altra persona (anche se per un regalo) tremila euro cash o somme superiori. La legge lo vieta e, in caso contrario, scattano sanzioni amministrative particolarmente elevate. Dunque fino a 2.999,99 euro i contanti sono ammessi, anche se restano sempre poco indicati; oltre tale soglia bisogna usare bonifici, assegni non trasferibili e carte di credito o bancomat. Lo stesso dicasi per i libretti al portatore, il cui trasferimento è legittimo fino a 2.999,99 euro. In ogni caso, ciascun libretto non può più contenere somme superiori a euro. Messo nell angolo il contante non resta che spostare soldi tramite conti correnti: il cosiddetto «bonifico» (se tra conti di soggetti diversi) o «giroconto» (se tra conti dello stesso soggetto). Ma anche qui il fisco ti può fregare: l Agenzia delle Entrate ha l anagrafe dei rapporti finanziari da cui prende tutte le informazioni su giacenza, prelievi e versamenti. Ed in caso di accertamento fiscale che derivi da controlli bancari, l Agenzia può basarsi solo sugli indizi costituiti dai dati risultanti dai conti correnti verificati. In forza di ciò si determina un inversione dell onere della prova a carico al contribuente. Egli, a tal fine, deve dimostrare con analitica e dettagliata documentazione, la giustificazione di prelievi e versamenti e che ogni movimento bancario non si riferisce ad operazioni imponibili. In assenza di tale prova, gli accrediti e gli addebiti sono rilevanti ai fini della ricostruzione del reddito. Vediamo allora quando è possibile fare prelievi e versamenti senza rischiare controlli fiscali. Come abbiamo già detto in Prelievi e versamenti: come evitare il fisco, se sei un privato cittadino, un autonomo o un professionista puoi prelevare dal conto qualsiasi cifra, senza che ciò possa comportare la possibilità di controlli fiscali. Discorso diametralmente opposto per i versamenti: in questo caso, a prescindere dal lavoro che fai (quindi anche se sei un dipendente con la paga fissa) devi essere sempre pronto a giustificare la provenienza dei soldi. Quindi, per evitare controlli fiscali cerca sempre di: evitare quanto più possibile il versamento sul conto di contanti: non avresti modo di dimostrare la provenienza, anche quando questa è lecita (ad esempio, una donazione di un genitore). Questo perché nel processo tributario valgono solo le prove documentali e non le testimonianze (la parola di tua madre che conferma di averti regalato i soldi non avrebbe alcun valore). Certo, per un versamento di 100 euro nessuno dirà nulla, ma se questi versamenti sono periodici e raggiungono un livello ragguardevole, allora l Agenzia delle Entrate potrebbe chiederti da dove provengono; 18

19 da quanto appena detto consegue un altro importante chiarimento: tutte le volte in cui devi fare un versamento sul conto corrente fa in modo che la somma vi transiti da un altro conto. Il bonifico infatti consente la tracciabilità della movimentazione. In questo modo, se l Agenzia delle Entrate dovesse chiederti dei chiarimenti in merito, dovresti solo dimostrare a che titolo tali soldi ti sono stati dati e questo potrebbe già essere indicato nella causale del bonifico (donazione, sostegno per spese di fitto, regalo per il matrimonio o per il compleanno, pagamento di una vincita al gioco, risarcimento del danno, ecc.). Il bonifico peraltro ti consentirà di non dimenticare l origine del denaro e di avere una prova documentale sempre a portata di mano; se però sei titolare di un attività commerciale le regole sono parzialmente diverse: in questo caso devi documentare anche i prelievi se questi sono superiori a mille euro al giorno o a 5mila al mese. In questo caso, il trucco per evitare controlli fiscali sui prelievi è tenere sempre in archivio tutta la documentazione riguardante i soldi prelevati dal conto. Leggi Spostare i soldi senza allertare il fisco L apertura di conti all estero è libera e li puoi portare fuori dall Italia anche in contanti, ma fino a 10mila euro per volta. Attento però: lo Stato italiano ha firmato delle convenzioni internazionali in grado di raggiungere i patrimoni anche fuori dai confini nazionali. Non esistono più le isole felici di un tempo e chi porta il denaro fuori dall Italia solo per non pagare le tasse rischia ugualmente. Esistono poi le carte di credito ricaricabili sia italiane che estere, alimentate da conti che possono essere aperti in tutto il mondo e che di per sé non sono accertabili (si pensi al conto paypal). Contrariamente a quanto si crede anche queste sono verificabili: quindi è sempre meglio ricaricarle tramite bonifico tracciabile. 19

20 Spese eccessive Non fare spese che non puoi permetterti. Anche se qualcuno ti garantisce che in futuro ti darà una mano. Difatti, secondo la Cassazione, è legittimo l accertamento fiscale tramite redditometro in caso di acquisto di beni di rilevante valore che non potrebbero essere mantenuti con il proprio reddito dichiarato. Quali sono questi beni costosi che fanno scattare l accertamento? Ne abbiamo già parlato in Quali spese fanno arrivare un controllo fiscale. Si tratta, tanto per fare qualche esempio, dell acquisto di auto d epoca, case, viaggi, elettrodomestici e arredo, ma anche l ultimo modello dello smartphone, cene e pranzi fuori casa, gioiellerie, animali domestici, abbonamenti alla pay-tv, polizze assicurative dal premio alto o mutui la cui rata è superiore alle possibilità del correntista. Finanche l utilizzo continuo della carta di credito per pagare il casello può essere oggetto di attenzione del fisco. Dunque, per evitare i controlli fiscali fa sempre in modo di non spendere di più di quanto guadagni o, se intendi farlo con i soldi ottenuti da un altra persona (ad esempio, la donazione di un parente, di un amico o di un coniuge) assicurati che tali somme transitino dal suo al tuo conto corrente o direttamente sul conto del venditore. È questo lo schema della cosiddetta «donazione indiretta» molto indicato per scansare gli accertamenti fiscali. Se arriva un controllo Se non sei stato sufficientemente prudente e ti è arrivato un controllo fiscale, non disperare: c è sempre la possibilità di regolarizzarsi (riducendo le sanzioni) o di dimostrare la propria innocenza. Come? Prima di inviarti l accertamento vero e proprio, l Agenzia ti chiede chiarimenti in una sorta di confronto preventivo: ti dà cioè la possibilità di provare che i soldi spesi o il movimento sul conto corrente non è il frutto di evasione fiscale. In questa fase devi dimostrare la provenienza dei soldi da una di queste fonti: redditi esenti e che, pertanto, non vanno tassati; redditi già tassati alla fonte; vincite al gioco o scommesse; un eredità; risarcimenti del danno come, ad esempio, quelli dell assicurazione dopo un incidente stradale; indennizzo del datore di lavoro come, ad esempio, quello per un licenziamento illegittimo o una contestazione sulla violazione delle norme di sicurezza; 20

21 mutui: secondo la Cassazione, infatti, la disponibilità di redditi superiori rispetto a quanto dichiarato al fisco potrebbe anche derivare da prestiti della banca, il che rende nullo l accertamento fiscale (purché la rata non sia insostenibile rispetto al tuo stipendio); donazioni o prestiti o contributi ricevuti da parte di familiari, in particolare quelli conviventi come genitori e coniuge: in tal caso bisognerà dimostrare la provenienza del denaro attraverso, ad esempio, un bonifico intestato al contribuente o direttamente al venditore; disinvestimenti ossia vendite di beni di seconda mano (un auto usata, una casa, ecc.) o di titoli e/o azioni che si possedeva in precedenza. Leggi sul punto Come contestare un accertamento fiscale Se arriva l accertamento Se le tue difese in sede di contraddittorio preventivo non dovessero essere ritenute sufficienti, puoi sempre impugnare l accertamento fiscale davanti al giudice entro 60 giorni dalla notifica. Qui potrai far valere le stesse ragioni che prima avevi dedotto innanzi al funzionario delle Entrate e alle quali questi non ha dato ascolto. In alternativa potresti impugnare la regolarità formale dell accertamento. Uno dei vizi più ricorrenti sugli atti del fisco è il difetto di delega. Spesso gli accertamenti vengono firmati da un funzionario facente funzioni del dirigente a capo dell ufficio. Secondo la Cassazione, però, la delega conferita da quest ultimo al primo deve: essere scritta deve indicare nome e cognome del delegato; non può limitarsi a individuare solo la funzione; va motivata: le ragioni possono essere ad esempio la carenza di personale o un assenza per malattia; indicare un ambito temporale (di partenza e di scadenza) entro cui la delega è valida. Sul punto sarà meglio che tu legga Agenzia Entrate: come difendersi dall accertamento fiscale. 21

22 PRELIEVI E VERSAMENTI: COME EVITARE IL FISCO Accertamenti fiscali dell Agenzia delle Entrate e rispetto della normativa antiriciclaggio: così le nuove regole sull impiego del denaro contante e del conto corrente bancario. L utilizzo del denaro contante, in Italia, non è libero. Ci sono restrizioni e limiti volti in parte a contrastare i fenomeni di evasione, in parte a prevenire il riciclaggio. Ecco perché la legge ha imposto, ad esempio, il divieto di pagamento in contanti per somme a partire da 3mila euro in su. A questa condotta, peraltro, a partire dallo scorso 4 luglio 2017, sono collegate nuove sanzioni economiche: non più tra l 1% e il 40% dell importo trasferito, bensì da 3mila a 50mila euro. L uso del cash è inevitabilmente collegato a un altro comportamento che si pone a monte del pagamento: il prelievo e il versamento del denaro sul conto corrente (bancario o postale). Stabilire un limite all utilizzo del contante significa inevitabilmente limitare prelievi e versamenti. Ma come ed in che modo? Fino a che misura gli italiani sono liberi di eseguire operazioni sul proprio conto corrente senza evadere la legge e, soprattutto, attirare le attenzioni dell Agenzia delle Entrate? Di tanto ci occuperemo in questo articolo dedicato proprio a come evitare il fisco in caso di prelievi e versamenti. Pagamenti in contanti: quali sono i nuovi limiti? La disciplina sull utilizzo dei pagamenti in contanti ha subito, negli ultimi anni, profonde modifiche. L ultima di queste, entrata in vigore qualche giorno fa, riguarda come anticipato prima, le sanzioni. Prima, pertanto, di spiegare, in caso di prelievi e versamenti, come evitare il fisco, facciamo il punto della situazione sulla normativa attualmente in vigore. Partiamo proprio dai limiti riguardanti i pagamenti in contantio qualsiasi altro spostamento di denaro tra soggetti diversi. 22

23 In Italia non si può dare denaro in contanti a un altra persona se l importo è pari o superiore a 3mila euro, a prescindere dalle ragioni per cui detta consegna avviene (se per donazione, vendita, pagamento di un prezzo, un debito o anche per le tasse). Pertanto: fino a 2.999,99 euro è possibile spostare soldi cash da un soggetto a un altro senza forme né vincoli. Anche ai fini della validità di una eventuale donazione, in quanto l importo può considerarsi di «modico valore» non è necessario il notaio; per importi da 3mila euro in su è necessario procedere con bonifico bancario o postale, assegno non trasferibile, carta di credito o bancomat (cosiddetta carta di debito). Se l importo poi viene trasferito a titolo di donazione, per la validità dell atto (da un punto di vista prettamente civilistico e non certo tributario) è necessario il notaio salvo si proceda con una «donazione indiretta» (sul punto leggi l approfondimento Come donare soldi senza alcun costo). Se si viola questo divieto si subisce una sanzione amministrativa che va da 3mila a 50mila euro (a partire dal 4 luglio 2017 non vale più la vecchia pena compresa tra l 1% e il 40% dell importo trasferito). Si può frazionare un pagamento in rate versate in contanti? Quando il prezzo di un bene o di un servizio è superiore a 3mila euro, è possibile pagare in contanti frazionando il pagamento a rate, purché ciascuna di esse non sia superiore a 3mila euro. Immaginiamo, ad esempio, l acquisto di un auto per un corrispettivo di 20mila euro. Si può pagare in 10 rate da 2mila euro l una, ciascuna di queste corrisposta in contanti, senza violare la normativa sull antiriciclaggio. Affinché, tuttavia, ciò sia possibile, è necessario che la dilazione a rate non appaia un artificioso mezzo per violare la normativa, ma corrisponda a prassi commerciali (si pensi, appunto, all acquisto a rate di un automobile o al pagamento del canone di affitto di 11mila euro annui attraverso mensilità inferiori a 3mila euro). Al contrario, frazionare un pagamento in rate versate in contanti (anche se inferiori a 3mila euro) è vietato se ciò non è altro che un modo per superare il limite all uso dei contanti imposto dalla legge, valutazione questa che viene fatta caso per caso dal giudice oppure quando i pagamenti a rate sono realizzati in momenti diversi «ma in un circoscritto periodo di tempo fissato in sette giorni». Ad esempio, risulta artificioso e quindi vietato l acquisto di un orologio di 6mila euro pagato con tre rate di 2mila euro ciascuna, nei cinque giorni successivi all acquisto. 23

24 Secondo il Ministero, per poter pagare in contanti e a rate un importo complessivamente superiore a 3mila euro è necessario che vi sia un pregresso accordo scritto tra le parti e che ciò corrisponda a una prassi commerciale [1]. In sintesi Pagamenti in contanti tra soggetti diversi: leciti fino a 2.999,99 euro; illeciti da euro in su (obbligo di usare strumenti tracciabili); Sanzioni per pagamenti in contanti: da 3mila a 50mila euro; Rate in contanti per pagamenti superiori a 2.999,99 euro: leciti a condizione che la dilazione sia una pratica commerciale e che vi sia un accordo scritto tra le parti. Versamenti sul conto: cosa si rischia? Manca poco per poter spiegare come evitare il fisco in caso di prelievi e versamenti sul conto. Prima ancora, però, dobbiamo chiarire cosa si rischia in caso di prelievi e versamenti sul conto corrente: quali sono i limiti e i problemi che si possono nascondere in tali operazioni e se queste possono generare sospetti agli occhi del fisco. In generale il divieto dei pagamenti in contanti a partire da 3mila euro non riguarda i rapporti con la banca e, quindi, i prelievi e versamenti sul conto: qui, infatti, lo spostamento dei soldi non avviene tra soggetti differenti (la banca si limita a custodire il denaro che resta comunque nella titolarità del correntista). Ma ciò, come vedremo a breve, non significa una completa libertà di versare o prelevare somme superiori a 3mila euro. Con riferimento specifico ai versamenti sul conto, il contribuente deve stare attento a non destare l attenzione dell Agenzia delle Entrate che potrebbe esigere chiarimenti sulla provenienza del denaro depositato in banca. La legge [2] consente al fisco di effettuare indagini bancarie sui conti correnti e, su tali dati, basare le proprie rettifiche del reddito e gli accertamenti fiscali. Da un lato, infatti, l amministrazione finanziaria può sempre accedere alla cosiddetta «Anagrafe dei rapporti finanziari», un database ove è riportata ogni informazione sui conti dei contribuenti; dall altro lato è autorizzata a richiedere ulteriori notizie all istituto di credito. 24

25 Dal canto suo, il contribuente deve essere pronto a spiegare nei limiti di tempo entro cui si prescrive l accertamento fiscale da dove provengono le somme versate sul conto se non sono state denunciate nell annuale dichiarazione dei redditi, specie se di gran lunga superiori alle sue disponibilità economiche (si pensi a un dipendente che guadagna euro al mese che, d un tratto, deposita in banca 100 mila euro). La mancata giustificazione della provenienza del denaro versato in banca può implicare un accertamento fiscale, ma mai un reato. La norma in commento è molto generica e secondo le interpretazioni giurisprudenziali può essere applicata non solo agli imprenditori, ma a qualsiasi tipo di contribuente, anche al lavoratore subordinato. Quattro sentenze della Cassazione [3] hanno stabilito che tale disposizione non trova applicazione per i professionisti i quali, quindi, sarebbero liberi di effettuare versamenti al riparo dai controlli fiscali ma si tratta di una evidente forzatura. Due anni fa, infatti, è intervenuta sul punto la Corte Costituzionale [4]che come vedremo tra poco ha escluso le indagini sui professionisti solo per quanto riguarda i prelievi in conto corrente e non anche per i versamenti. Del resto non vi sarebbe ragione di includere nel campo di applicazione di tale legge i lavoratori dipendenti e non gli autonomi che, invece, sono maggiormente a rischio evasione. In sintesi Versamenti sul conto corrente: liberi, anche per somme superiori a 3mila euro; Rischi: il contribuente deve tenere nota della provenienza dei soldi per poter fornire spiegazioni all Agenzia delle Entrate qualora lo richieda nei normali termini per l accertamento fiscale (entro il 31 dicembre del 5 anno successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi). In altre parole non si deve trattare di versamenti non giustificati. Prelievi sul conto: cosa si rischia? Veniamo ora alla disciplina sui prelievi. Qui la norma è diversa a seconda che il correntista sia un imprenditore o meno. 25

26 Imprenditori Per gli imprenditori: dal 3 dicembre 2016 sono considerati ricavi i prelievi «non giustificati» (cioè senza l indicazione del nome del beneficiario in contabilità o senza la sua comunicazione alle Entrate in caso di controllo), per importi superiori a mille euro giornalieri e, comunque, a 5mila euro mensili. Il fatto che siano considerati «ricavi» significa che devono essere tassati. Il rischio quindi è quello di un accertamento fiscale e il pagamento di ulteriori imposte sui redditi. Ma attenzione: questa presunzione non opera sempre ma solo se, in caso di controllo da parte dell Agenzia delle Entrate, il correntista non indica il soggetto beneficiario del prelievo, sempre che quest ultimo non risulti dalle scritture contabili. Inoltre, come abbiamo già detto, tale regola si applica soltanto ai titolari di reddito d impresa [4] e non ai professionisti [5]. Lavoratori dipendenti e altri contribuenti Per tutti gli altri contribuenti invece i prelievi dal conto corrente sono liberi. Il dipendente della banca può tuttavia chiedere spiegazioni su come verranno usate le somme. Tali informazioni servono solo per notiziare la direzione della banca in caso di sospetto di uso per fini di riciclaggio di denaro sporco; la direzione a sua volta, ritenendo i sospetti fondati, dovrà dare comunicazione all Uif (Ufficio Informazioni Finanziarie) il quale a sua volta valuterà l eventuale segnalazione alla Procura. Ma attenzione: la somma prelevata dal conto superiore a 3mila euro non può essere impiegata per pagare un unico acquisto di beni o servizi perché, in tal caso, si ricade nel primo dei divieti sopra visto: quello cioè del trasferimento del denaro tra soggetti diversi sopra la soglia limite. Attenzione, quindi, alle risposte da dare alle eventuali domande fatte allo sportello bancario o postale, al momento del prelievo. Professionisti Un discorso a parte deve essere fatto per professionisti. Per questi inizialmente, veniva estesa la disciplina applicabile un tempo agli imprenditori (ora riformata), disciplina secondo cui i prelievi non giustificati erano da ritenersi al pari di ricavi e, quindi, giustificavano un accertamento fiscale. Tale equiparazione però è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale [6]. Sicché oggi i professionisti, come i lavoratori dipendenti, sono liberi di effettuare prelievi senza dover tenere traccia del beneficiario delle somme. 26

27 In sintesi Prelievi sul conto corrente: liberi per tutti i contribuenti. Tuttavia, i soli imprenditori, per somme superiori a 1000 euro giornalieri e, comunque, a 5mila euro mensili, devono essere pronti a dimostrare il soggetto beneficiario del prelievo, sempre che quest ultimo non risulti dalle scritture contabili (diversamente la somma si considera tassata); Rischi: accertamento fiscale solo per gli imprenditori. Come evitare il fisco per prelievi e versamenti Alla luce di quanto detto possiamo offrire una serie di consigli per evitare il fisco in caso di prelievi e versamenti sul conto corrente: nel caso di prelievi superiori a 3mila euro, non utilizzare il denaro per acquistare un unico bene o servizio; nel caso di versamenti di denaro che non derivino da redditi dichiarati, tenere traccia documentale della fonte del reddito, in modo da poter giustificare la provenienza all Agenzia delle Entrate in caso di controllo; Gli imprenditori dovranno indicare il beneficiario del prelievo o riportarlo nella contabilità tutte le volte in cui la somma prelevata è superiore a mille euro al giorno o 5mila euro al mese. NOTE [1] Mef circolare n. 2/2012. [2] Art. 32, co. 1, numero 2) Dpr 600/1973. [3] Cass. sent. n /2015 e le nn 12779, e del [4] GdF circolare del 7 aprile 2017, prot. n [5] GdF circolare 8/E/2017, risposta [6] C. Cost. sent. n. 228/

28 COME CONTESTARE UN ACCERTAMENTO FISCALE Agenzia delle Entrate: come impugnare un atto del fisco per irregolarità nella dichiarazione dei redditi rispetto alle spese sostenute. Chi riceve dall Agenzia delle Entrate un accertamento fiscale è perché, verosimilmente, si è trovato in una delle seguenti situazioni: ha acquistato un bene come una causa o un auto il cui valore è di gran lunga superiore rispetto al potere di acquisto che risulta dalla sua dichiarazione dei redditi; mantiene un tenore di vita superiore rispetto al proprio reddito (ad esempio acquista spesso viaggi all estero); ha ottenuto dei bonifici sul conto corrente che non è in grado di giustificare oppure ha effettuato prelievi per importi elevati di cui non riesce a dimostrare la finalità; ha dichiarato un reddito inferiore rispetto a quello che, in via presuntiva, è possibile immaginare che un contribuente, in media, dichiara per la stessa attività. Una volta però ricevuto l atto, il problema è come contestare l accertamento fiscale: in che modo il contribuente può dimostrare la regolarità dei propri conti? Un compito non sempre agevole per via del fatto che, specie chi agisce in buona fede, non sempre si procura in anticipo carte e documenti per rispondere, dopo diversi anni, alle contestazioni del fisco. Ed ecco che a farne le spese sono proprio i più incauti o coloro che hanno ritenuto di passare inosservati per via delle dimensioni ridotte degli importi in gioco. È bene sapere che ci sono due livelli per contestare un accertamento fiscale: quello formale e quello sostanziale. Per quanto riguarda il primo aspetto, esso si basa sul rispetto, da parte dell Agenzia delle Entrate, delle regole che la legge le impone ai suoi funzionari tutte le volte in cui accertano i redditi dei contribuenti. E il più ricorrente errore riguarda la firma dell accertamento. Di tanto abbiamo spesso parlato su queste pagine (leggi Come difendersi dall accertamento fiscale dell Agenzia delle Entrate). In buona sostanza l atto fiscale deve essere firmato dal capo ufficio o da un appartenente alla categoria dirigenziale munito di apposita delega. Ma non sempre le deleghe sono regolari. Esse dovrebbero essere invece scritte, con data iniziale e di scadenza, motivata e nominativa (deve cioè indicare nome e cognome del soggetto delegato). 28

29 Il secondo aspetto per contestare un accertamento fiscale si basa invece sul merito delle ragioni che dovrebbero far ritenere errato il ragionamento del fisco. Se il contribuente riesce a dare dimostrazione di non aver evaso, potrà contestare l atto presso la Commissione Tributaria entro 60 giorni. Ma come? Immaginiamo il caso più ricorrente: l accertamento di una spesa superiore alle possibilità del contribuente. È il cosiddetto accertamento sintetico, quello cioè che avviene attraverso il redditometro: uno strumento che usa il fisco per verificare la compatibilità degli acquisti di beni di lusso con la dichiarazione dei redditi. «Da dove il contribuente ha preso i soldi per acquistare la casa se il suo reddito non lo consente?». E qui arriva l aspetto più difficile della difesa. Perché il cittadino deve dimostrare la provenienza di quei soldi. Provenienza che può derivare da: redditi esenti e che, pertanto, non vanno tassati; redditi già tassati alla fonte; vincite al gioco o scommesse; un eredità [1]; risarcimenti del danno come, ad esempio, quelli dell assicurazione dopo un incidente stradale; indennizzo del datore di lavoro come, ad esempio, quello per un licenziamento illegittimo o una contestazione sulla violazione delle norme di sicurezza; mutui: secondo la Cassazione, infatti, la disponibilità di redditi superiori rispetto a quanto dichiarato al fisco potrebbe anche derivare da prestiti della banca, il che rende nullo l accertamento fiscale (leggi Mutuo: accertamento fiscale nullo); donazioni o prestiti o contributi ricevuti da parte di familiari, in particolare quelli conviventi come genitori e coniuge: in tal caso bisognerà dimostrare la provenienza del denaro attraverso, ad esempio, un bonifico intestato al contribuente o direttamente al venditore (cosiddetta donazione indiretta); disinvestimenti ossia vendite di beni di seconda mano (un auto usata, una casa, ecc.) o di titoli e/o azioni che si possedeva in precedenza. Inoltre, secondo la cassazione, non è necessario per contestare l accertamento fiscale dimostrare un aumento del reddito al fine di mantenere tutte le successive spese connesse alla titolarità del bene acquistato (ad esempio, nel caso di un auto, l assicurazione, il bollo, la benzina, il garage, ecc.; nel caso di una causa, le tasse, le spese di condominio, le utenze, la ristrutturazione, ecc.). Per rendere nullo l eventuale accertamento fiscale è sufficiente provare la percezione della somma utile al solo acquisto del mezzo. Tale circostanza è indice di capacità di spesa e, quindi, tale da escludere la presunzione di occultamento di redditi. 29

30 Di recente la Commissione Tributaria Regionale di Potenza ha ritenuto possibile contestare un accertamento fiscale grazie al libretto di risparmio del coniuge se, in tal modo, il contribuente riesce a provare che può mantenere beni di lusso. Un auto, una barca e una casa non indicano necessariamente una maggiore capacità contributiva in capo al proprietario se questi riesce a mantenere i beni grazie al supporto dei familiari. Ma è necessario dimostrare tale supporto, il che può avvenire attraverso i conti correnti elevati dei parenti o, ad esempio, con l esibizione del libretto di risparmio del coniuge. NOTE [1] Cass. ord. n /17: Secondo gli Ermellini, nel contenzioso aveva ragione la parte contribuente. Il contribuente infatti non deve fornire una particolare prova in merito all effettiva destinazione del reddito esente o sottoposto a tassazione separata agli incrementi patrimoniali, «se non la dimostrazione dell esistenza di tali redditi». Oltretutto, «non può evincersi un onere di dimostrazione, aggiuntivo, circa la provenienza oltre che l effettiva disponibilità finanziaria delle somme occorrenti per gli acquisti operati dal contribuente, in quanto una diversa interpretazione [ ] determinerebbe in definitiva una sorta di trasfigurazione del presupposto impositivo, non più correlato all esistenza di un reddito ma, piuttosto, all esistenza di una spesa realizzata da redditi imponibili ordinari e congrui o da redditi esenti o da redditi assoggettati a ritenute alla fonte a titolo d imposta». [2] Ctr Potenza ord. n. 158/17. 30

31 AGENZIA DELLE ENTRATE: COME DIFENDERSI DALL ACCERTAMENTO FISCALE? Accertamenti fiscali illegittimi perché la firma è di funzionari che non hanno ottenuto, dal capo ufficio, una valida delega: Cassazione e giudici di merito sono unanimi nel decretare la nullità degli atti del fisco. Difendersi dall accertamento fiscale dell Agenzia delle Entrate è diventato, di questi tempi, particolarmente facile se l atto è stato firmato non dal capo ufficio, ma da un altro funzionario: difatti la giurisprudenza unanime finanche la Cassazione condivide la tesi secondo cui intanto è legittima la sottoscrizione di qualcuno che non sia il dirigente della sede territoriale a condizione che questi sia un funzionario della carriera direttiva, munito di una delega con specifici requisiti. In questi casi, dunque, proponendo ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale entro 60 giorni dalla notifica dell atto, è possibile ottenere l annullamento dell accertamento. Ma attenzione: guai a far scadere i termini; se dovesse infatti giungere la cartella esattoriale, quest ultima non potrebbe più essere impugnata per il predetto vizio, anche se l accertamento fiscale riporta la firma di un soggetto non autorizzato. Ma procediamo con ordine. Sulla vicenda degli accertamenti fiscali illegittimi sono intervenuti, più di recente, la Commissione tributaria di Milano e quella di Enna [1] che hanno decretato la nullità degli atti notificati dall Agenzia delle Entrate per «difetto di delega». La questione non è nuova, anzi: più di un contribuente, in passato, ha trovato come difendersi dagli accertamenti fiscali dell Agenzia delle Entrate sollevando l illegittimità della firma e ottenendo l annullamento dell atto. In buona sostanza, salvo quanto più dettagliatamente diremo a breve, l eccezione si basa sul fatto che il funzionario che firma l atto deve aver ottenuto una delega dal capo ufficio e tale delega deve essere: scritta; motivata, con indicazione delle esigenze di servizio che hanno impossibilitato il dirigente a sottoscrivere l accertamento; nominativa: deve cioè indicare il nome e cognome del delegato e non una semplice menzione del suo ruolo; 31

32 delimitata temporalmente: deve cioè specificare la data di inizio e di fine dell efficacia della delega. Mancando anche uno solo di questi elementi, l avviso di accertamento fiscale è nullo. La sentenza della CTP di Enna, come dicevamo, riprende questo filone e ricorda come, per legge [2], gli accertamenti in rettifica e gli accertamenti d ufficio sono portati a conoscenza dei contribuenti mediante la notificazione di avvisi sottoscritti dal capo dell ufficio o da altro impiegato della carriera direttiva da lui delegato. Inoltre l accertamento è nullo se l avviso non reca la predetta sottoscrizione. Il ruolo può essere sottoscritto, anche mediante firma elettronica, dal titolare dell ufficio o da un suo delegato [3]. Dunque, il potere di rappresentanza dell ufficio spetta solo al suo direttore, mentre i responsabili delle articolazioni interne o gli altri dipendenti in servizio purché appartenenti all area terza presso la struttura necessitano della delega di firma del direttore. Come deve essere la delega del capo ufficio? È su questo punto che l Agenzia delle Entrate commette puntualmente i principali errori, violando le quattro regole che abbiamo esposto prima sinteticamente. La Cassazione [4]ha già chiarito che la delega di firma deve essere nominativa, ossia deve indicare il nome e il cognome e non solo la funzione del delegato. È illegittima la delega in bianco, quella cioè che non specifica gli estremi del soggetto delegato; motivata, con l indicazione delle specifiche ragioni di servizio che hanno reso necessario la delega stessa (ad esempio, carenza di personale, assenza, vacanza, malattia, ecc.). È nulla la delega se mancano le specifiche ragioni di servizio non affrontabili in modo diverso. La motivazione non può neanche essere generica, come spesso succede quando si limita a richiamare la «continuità di servizio al fine di non pregiudicare l attività delle strutture interne»; circoscritta in un lasso di tempo ridotto e determinato, poiché in caso contrario l indeterminatezza temporale della delega determinerebbe un elusivo e vietato spostamento dell ordine delle competenze fissate dalla legge. È indifferente la modalità concreta con cui viene data la delega: essa può essere conferita o con atto proprio o con un ordine di servizio. 32

33 In conclusione, sia la mancanza di motivazione delle ragioni che hanno reso indispensabile l adozione della delega di firma, sia la mancanza di un termine di validità rendono la delega stessa difforme da quanto prescrive la legge e, quindi, l accertamento fiscale è nullo. Come difendersi dall accertamento fiscale dell Agenzia delle Entrate? Fare o non fare ricorso? Spesso non è facile decidere a priori e bisognerebbe sapere se l accertamento fiscale è stato firmato dal funzionario munito di regolare delega o meno. Il contribuente potrebbe informarsi prima, con una richiesta di accesso agli atti amministrativi, con l Agenzia delle Entrate deve rispondere entro 30 giorni. In caso contrario o di silenzio (posto che sarebbe impraticabile la strada dell impugnazione del silenzio al Tar, il che farebbe scadere i termini per il ricorso all accertamento fiscale) si può avviare direttamente l impugnazione al giudice tributario (la Commissione Tributaria Provinciale). Qui il contribuente deve limitarsi a sollevare l eccezione di carenza di delega: spetterà all Agenzia delle Entrate difendersi, producendo la delega stessa e dimostrando che essa è conforme a quanto abbiamo detto finora. NOTE [1] CTP Enna, sent. n. 206/2017. [2] Art. 42 d.p.r. n. 600/1973. [3] Art. 12 co. 4, d.p.r. 602/1973. È l istituto della «delega di firma» che va tenuto distinto dalla «delega di funzioni» ex art. 17 co. 1-bis, d.lgs. n. 165/2001 il quale stabilisce che I dirigenti, per specifiche e comprovate ragioni di servizio, possono delegare per un periodo di tempo determinato, con atto scritto e motivato, alcune delle competenze comprese nelle funzioni di cui alle leggere b), d) ed e), del comma 1 a dipendenti che ricoprano le posizioni funzionali più elevate nell ambito degli uffici ad essi affidati. Sulla differenza tra i due istituti si confronti Cons. St. sent. n. 1573/2015 ove si chiarisce che «non è configurabile un vizio di incompetenza qualora si sia in presenza non già di delega di funzioni, ma di mera delega di firma che, senza alterare l ordine delle competenze, attribuisca al soggetto titolare dell ufficio delegato il potere di sottoscrivere atti che continuano ad essere, sostanzialmente, atti dell autorità delegante e non di quella delegata». Così anche Cass. sent. n. 6113/2005 secondo cui «la differenza tra la delega interorganica e la cosiddetta mera delega di firma, che si ha quando un organo, pur mantenendo la piena titolarità circa l esercizio di un determinato potere, delega ad un altro organo, ma anche a funzionario non titolare di organo, il compito di firmare gli atti di esercizio del potere stesso. In questi casi, l atto firmato dal delegato, pur essendo certamente frutto dell attività decisionale di quest ultimo, resta formalmente imputabile all organo delegante, senza nessuna alterazione dell ordine delle competenze (non è ammissibile, ad esempio, il ricorso gerarchico al delegante contro l atto firmato dal delegato)». In conclusione la delega di firma che tiene inevitabilmente conto delle esigenze di organizzazione dei pubblici uffici non comporta alcuno spostamento della competenza dal delegante al delegato, ma consente al secondo di sottoscrivere l atto per il delegante, fermo restando che la paternità dell atto sottoscritto (e la conseguente responsabilità) rimane in capo al primo. [4] Cass. sent. n /

34 AGENZIA DELLE ENTRATE, COME CONTESTARE L ACCERTAMENTO FISCALE Illegittimo l accertamento fiscale notificato dall Agenzia delle Entrate se l atto è firmato da un funzionario con una delega illegittima rilasciatagli dal capo ufficio. In questi ultimi due anni si è parlato molto degli avvisi di accertamento notificati dall Agenzia delle Entrate e delle irregolarità da questa commesse, irregolarità che hanno decretato la nullità di tali atti. Ebbene, tra tutte le tesi sostenute dai contribuenti davanti ai giudici, in Cassazione ha tenuto solo la censura relativa al «difetto di firma». In altre parole, poiché spesso gli accertamenti fiscali dell Agenzia delle Entrate vengono sottoscritti non dal capo ufficio, ma da un funzionario da questi incaricato, intanto si può ritenere legittima tale pratica solo in quanto quest ultimo abbia ricevuto una regolare delega dal primo. Ed è proprio sul rispetto dei requisiti che tale delega deve possedere che spesso il fisco sorvola, così decretando la nullità dell accertamento fiscale. Ecco perché è ormai a tutti noto come contestare l accertamento fiscale dell Agenzia delle Entrate e avere un largo margine di successo nel relativo ricorso in commissione tributaria. E l occasione di ripetere la lezione ci viene data da una recente sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Milano [1]. Ma procediamo con ordine. Quando l avviso di accertamento fiscale è nullo La legge stabilisce che l avviso di accertamento fiscale sia sempre firmato dal dirigente a capo dell ufficio territoriale dell Agenzia delle Entrate. Quest ultimo, tuttavia, può incaricare anche un funzionario della carriera direttiva, purché gli conferisca una delega espressa. La norma prevede infatti che l accertamento debba essere firmato dal «capo ufficio» o da «altro impiegato della carriera direttiva da lui delegato». 34

35 Il punto è che tale delega non può essere generica né a tempo indeterminato, ma deve rispettare dei requisiti fissati dalla giurisprudenza. In particolare, la delega deve essere: scritta: è illegittima una delega orale o che, anche se scritta, non viene esibita in causa (magari perché dispersa); nominativa: è illegittima la delega che indica semplicemente il ruolo o la carica del delegato. Essa deve indicare il nome e il cognome di quest ultimo; motivata: è illegittima la delega che non indica le ragioni per cui il capo ufficio è impossibilitato a firmare l accertamento fiscale. Egli deve sempre spiegare e giustificare le ragioni dell incarico affidato al suo sottoposto; temporalmente definita: è illegittima la delega a tempo indeterminato e senza una data di scadenza. Per essere valida, la delega deve indicare il momento iniziale da cui essa è valida, sia il momento finale. È proprio su questi aspetti che si concentra la sentenza della Ctp milanese. Secondo i giudici del capoluogo lombardo l avviso di accertamento fiscale è nullo se il funzionario che l ha sottoscritto ha agito sulla base di una delega rilasciata dal capo dell ufficio per un tempo illimitato. La delega di firma deve sempre indicare il termine di validità della stessa. Come vedere la delega rilasciata dal capo ufficio È diritto del contribuente, prima di agire in giudizio per contestare l avviso di accertamento dell Agenzia delle Entrate, visionare la delega rilasciata dal capo ufficio. Prima di ciò, l interessato dovrà verificare se l atto notificatogli dal fisco è stato firmato dal capo ufficio o da un altro funzionario. In quest ultimo caso, egli può presentare una istanza di accesso agli atti amministrativi presso lo sportello dell Agenzia delle Entrate territorialmente competente (quella, cioè, da cui è partito l accertamento fiscale). Con tale richiesta, egli chiederà di prendere visione della delega con cui il dirigente ha incaricato il firmatario a sottoscrivere l atto fiscale. In questo modo, il contribuente avrà la possibilità di verificare che la delega rispetti i requisiti sopra indicati: forma scritta, indicazione del nome e cognome del delegato, motivazione, ambito temporale di operatività. 35

36 L Agenzia delle Entrate ha termine di 30 giorni per mostrare detto documento. Se non lo fa, in teoria, il suo silenzio può essere impugnato davanti al Tar, ma ciò pregiudicherebbe la possibilità di contestare l accertamento (i cui tempi per l impugnazione sono solo di 60 giorni dalla notifica). Così il contribuente può, in ogni caso e a prescindere dalla richiesta di accesso agli atti amministrativi presentare ugualmente ricorso alla Commissione Tributaria e limitarsi a sollevare l eccezione di difetto di sottoscrizione dell accertamento fiscale per mancanza della delega. A questo punto, per il cosiddetto «principio di vicinanza della prova», sarà l Agenzia delle Entrate a dover dimostrare la correttezza del proprio operato, esibendo l originale o la copia autentica della suddetta delega. In caso contrario, o qualora essa non abbia i requisiti minimi di cui sopra, l accertamento fiscale verrà annullato. Che succede se la delega è incompleta La sentenza in commento ha accolto il ricorso di un contribuente il quale chiedeva l annullamento di un avviso di accertamento con cui l Agenzia delle Entrate gli aveva contestato l omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Nel caso di specie l avviso di accertamento era stato firmato, su delega del direttore provinciale, da un funzionario dello stesso ufficio. Senonché tale delega era priva della data di emissione, della motivazione e del limite temporale di validità, per cui doveva considerarsi illegittima. La Ctp di Milano ha richiamato la giurisprudenza della Cassazione [2] secondo cui le deleghe di firma sono valide purché gli atti di delega riportino il termine di validità e il nominativo del soggetto delegato, oltre alle cause che ne hanno resa necessaria l adozione: carenza di personale, assenza, vacanza, malattia ecc. Il capo ufficio non può limitarsi a indicare, nella delega, solo la qualifica professionale del funzionario delegato. Le deleghe «anonime», ossia prive del nominativo del delegato, sono quindi illegittime. Illegittime sono anche le deleghe che non indicano affatto il delegato, impedendo così al contribuente di verificare agevolmente se il firmatario avesse il potere di sottoscrivere l atto impugnato. NOTE [1] CTP Milano, sent. n. 83/27/17. [2] Cass. sent. n /

37 COME DIFENDERSI DAL FISCO Questa pubblicazione è soggetta alla normativa sul diritto d'autore e pertanto non è consentita la sua diffusione, copia o riproduzione se non a uso personale 37

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