4. Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro

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1 4. Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro 4.1 Previsioni del d.lgs. 81/2008 Il d.lgs. n. 81 del 9 aprile 2008 ha sostanzialmente innovato la legislazione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro accorpando in un unico testo normativo la complessa regolamentazione della materia. In una visione moderna e maggiormente efficace delle politiche aziendali di sicurezza, il legislatore ha voluto prevedere specifici riferimenti ai modelli di organizzazione e gestione della sicurezza e salute all interno dell azienda. L art. 2 del citato decreto, dedicato alle definizioni, alla lettera dd) definisce il modello di organizzazione e gestione quale modello organizzativo e gestionale per la definizione e l attuazione di una politica aziendale per la salute e sicurezza, ai sensi dell art. 6, comma 1, lett. a) del decreto legislativo 231 del 2001, idoneo a prevenire i reati di cui agli articoli 589 e 590, terzo comma, del codice penale, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro. La definizione dell art. 2 è accompagnata dall art. 30, che regolamenta i contenuti del modello di organizzazione in materia di sicurezza e le previsioni affinché se ne garantisca l efficacia. Perché il modello di organizzazione e gestione in materia di sicurezza sul lavoro abbia efficacia esimente della responsabilità penale e amministrative riconducibile ai reati previsti dal d.lgs. n. 231/2001 deve essere adottato ed efficacemente attuato, assicurando un sistema aziendale per l adempimento di tutti gli obblighi giuridici relativi: a) al rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi ad attrezzature, impianti, luoghi di lavoro, agenti chimici, fisici e biologici; b) alle attività di valutazione dei rischi e di predisposizione delle misure di prevenzione e protezione conseguenti; c) alle attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccorso, gestioni degli appalti, riunioni periodiche di sicurezza, consultazioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; d) alle attività di sorveglianza sanitaria; e) alle attività di formazione e informazione dei lavoratori; f)

2 Parte Prima - La fase organizzativa alle attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e delle istruzioni di lavoro in sicurezza da parte dei lavoratori; g) alla acquisizione di documentazioni e certificazioni obbligatorie di legge; h) alle periodiche verifiche dell applicazione e dell efficacia delle procedure adottate. Il legislatore, quindi, assegna al modello di organizzazione e gestione dei ruoli ben definiti che possiamo raggruppare in tre macro-aree di intervento: la valutazione dei rischi; la prevenzione dei rischi attraverso le attività di regolamentazione dei comportamenti, di formazione e informazione nonché di controllo; la gestione del rischio anche attraverso le emergenze. A completamento i commi 2,3 e 4 dell art. 30 d.lgs. n. 81/2008 prescrivono che: il modello organizzativo e gestionale deve prevedere idonei sistemi di registrazione dell avvenuta effettuazione delle attività di cui al comma 1 Inoltre, il modello organizzativo deve in ogni caso prevedere, per quanto richiesto dalla natura e dalle dimensioni dell organizzazione e dal tipo di attività svolta, un articolazione di funzioni che assicuri le competenze tecniche e i poteri necessari per la verifica, valutazione, gestione e controllo del rischio, nonché un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. Per quanto attiene agli strumenti di monitoraggio, il comma 4 afferma che il modello organizzativo deve altresì prevedere un idoneo sistema di controllo sull attuazione del medesimo modello e sul mantenimento nel tempo delle condizioni di idoneità delle misure adottate. Il riesame e l eventuale modifica del modello organizzativo devono essere adottati, quando siano scoperte violazioni significative delle norme relative alla prevenzione degli infortuni e all igiene sul lavoro, ovvero in occasione di mutamenti nell organizzazione e nell attività in relazione al progresso scientifico e tecnologico. Il d.lgs. 81/2008 modifica in forma significativa, attraverso l art. 300, l art. 25-septies del d.lgs. n. 231/2001. La norma in questione conferma la responsabilità penale amministrativa in capo al datore di lavoro, aggiungendo alle fattispecie di reato con diretta responsabilità dell ente, oltre che della persona fisica, in occasione di violazione della normativa in materia di tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro ipotesi di reato quali l omicidio colposo (art. 589 c.p.) e le lesioni colpose gravi o gravissime (art. 590 c.p.). 90

3 Capitolo 4: Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro 4.2 Progettazione e contenuto di un modello per un sistema di gestione della salute e della sicurezza Il modello di organizzazione gestione e controllo in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, relativo ai reati di cui all art. 25 septies del d.lgs. n. 231/2001, usualmente costituisce documento a sé stante seppur integrante il modello organizzativo generale, al fine di gestire nel migliore dei modi una materia così delicata e rilevante anche in relazione ai beni assoluti tutelati. Rappresenta, senza alcun dubbio, la formalizzazione della politica aziendale in materia di sicurezza sul lavoro promuovendo il valore della salute e della vita di chi lavora in azienda. La responsabilità di ciascun attore coinvolto nelle attività aziendali, unitamente alla formazione, al rispetto delle norme vigenti e dei protocolli e procedure interne rappresentano gli strumenti di riduzione di rischio infortunio e di conseguenza di rischio di commissione dei reati di cui all art. 25 septies del d.lgs. n. 231/2001. Indubbiamente, l estensione dei reati presupposto alla categoria della sicurezza e salute sul lavoro ampliano il rischio di commissione di reati con responsabilità penale e amministrativa dell ente. Nello specifico, l introduzione delle fattispecie colpose e non più solo dolose rappresentano una novità anche rispetto all impianto complessivo della normativa sulla responsabilità amministrativa. L organo dirigente, attraverso il modello di organizzazione per la sicurezza, andrà a individuare le aree di attività nel cui ambito possono essere commessi atti potenzialmente in grado di far scaturire la commissione di reati colposi e situazioni che possono generare comportamenti di natura dolosa. Per una corretta individuazione si può far riferimento alle aree di cui all art. 30 del d.lgs. 81/2008: rispetto degli standard tecnici previsti dalla normativa vigente; la fase di valutazione dei rischi ex d.lgs. 81 del 2008 (già ex d.lgs 626/1994); la predisposizione di misure di prevenzione e protezione; attività di gestione di appalti, dei servizi in outsourcing; attività di gestione del primo soccorso; attività di altre emergenze; la sorveglianza sanitaria; la formazione e l informazione in materia di sicurezza. 91

4 Parte Prima - La fase organizzativa Da tali aree andranno successivamente valutati i processi che ne conseguono e che rappresentano momenti di rischio da valutare. Ci riferiamo ai processi che possiamo esemplificare come quelli relativi all affidamento di incarichi, alla gestione del personale, alla gestione degli infortuni, alla gestione delle deleghe e delle procure. Com è avvenuto in precedenza per la valutazione di altri tipologie di rischio, a fronte dell individuazione di aree sensibili al rischio reato in materia di sicurezza, l organo dirigente inserirà all interno del modello di organizzazione ad hoc per la salute e sicurezza i protocolli di cui ne chiederà il rispetto a tutti i soggetti coinvolti, apicali e non. Tra i protocolli possono essere richiamati: il rispetto di principi di cui al codice etico; l idonea conservazione dei documenti afferenti l attività svolta; le verifiche a campione effettuate dall organismo di vigilanza; la registrazione documentale di opportuni e periodici aggiornamenti tecnici; la valutazione dei rischi a norma di legge e con la produzione di documentazione attestante l effettuazione; la formalizzazione dei criteri di selezione del personale con incarichi in materia di sicurezza; la formalizzazione delle modalità di esercizio della sorveglianza sanitaria così come previsto dalla normativa vigente; la tracciabilità documentale delle attività formative e informative; la formalizzazione di un sistema di assegnazione di deleghe, poteri e procure specifiche in materia di sicurezza; la formalizzazione di un apposita procedura in caso di infortunio o altra emergenza; la formalizzazione delle modalità di svolgimento delle riunioni periodiche obbligatorie in materia di sicurezza. L elenco che precede non è sicuramente esaustivo ma può sicuramente far comprendere la metodologia di lavoro nella fase successiva al risk assessment in materia di sicurezza sul lavoro. Mentre per quanto concerne l individuazione dell Organismo di Vigilanza si può rimandare a quanto previsto dal Modello di Organizzazione Gestione e Controllo generale, per quanto concerne le attività di Formazione e Informazione circa il Modello di Organizzazione per la sicurezza possono essere specificate modalità diverse dalla formazione e informazione generale sul modello organizzativo di cui al d.lgs. n. 231/2001. Ciò 92

5 Capitolo 4: Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro perché potrebbe essere agevole integrare le attività formative e informative previste dal d.lgs. 81/2008 con la divulgazione dei contenuti del modello di organizzazione per la sicurezza. Per ciò che attiene a Codice Etico e Sistema disciplinare si può far riferimento a quanto già trattato in precedenza. 4.3 La delega di funzioni Nella trattazione del sistema di deleghe e procedure nell approfondimento delle analisi conoscitive della documentazione aziendale abbiamo riportato a scopo esemplificativo una delega di funzioni in materia di sicurezza. Fu proprio la precedente normativa in materia di sicurezza, il d.lgs. 626/94 (così come modificato dal d.lgs. 242 del 1996), ad introdurre l istituto della delega in materia di sicurezza. La previsione nasceva, però, implicitamente laddove la norma escludeva la delega di ben specifici adempimenti che si voleva restassero in capo al datore di lavoro. Si riconosceva, in tal modo, la possibilità di poter delegare i restanti adempimenti in materia ad altre figure aziendali. Il d.lgs. 81 del 2008, innova e migliora tale possibilità andando a definirne condizioni e a stabilirne la funzione esimente nei confronti del delegante. L art. 16 del d.lgs. 81 del 2008 ammette la delega di funzioni da parte del datore di lavoro alle seguenti condizioni a) che essa risulti da atto scritto recante data certa; b) che il delegato possegga tutti i requisiti di professionalità ed esperienza richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate; c) che essa attribuisca al delegato tutti i poteri di organizzazione, gestione e controllo richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate; d) che essa attribuisca al delegato l autonomia di spesa necessaria allo svolgimento delle funzioni delegate; e) che la delega sia accettata dal delegato per iscritto. Alla delega di cui al comma 1 deve essere data adeguata e tempestiva pubblicità. La delega di funzioni non esclude l obbligo di vigilanza in capo al datore di lavoro in ordine al corretto espletamento da parte del delegato delle funzioni trasferite. La vigilanza si esplica anche attraverso i sistemi di verifica e controllo di cui all art. 30, comma 4. Prima di fare qualche breve valutazione di quanto contenuto all art. 16 del d.lgs. 81 del 2008 è opportuno precisare che la delega di funzioni incide esclusivamente sotto un profilo penale e non dal punto di vista 93

6 Parte Prima - La fase organizzativa della responsabilità civile, che continua ad essere disciplinata così come descritto negli artt e 2049 c.c. Tornando all art.16, si è visto come due presupposti fondamentali per la sussistenza e la legittimità della delega di funzione sono: la forma scritta con data certa; l accettazione da parte del delegato. L efficacia della delega è quindi condizionata dall accettazione del delegato, che dovrà possedere competenze e conoscenze richieste dalla natura della delega. Abitualmente il delegato è un figura apicale in azienda, un dirigente (direttore di stabilimento o generale) cui saranno deputate le funzioni in materia di sicurezza possibilmente con atto pubblico notarile. Il d.lgs. 81/2008, successivamente all art.17, regolamenta le materie oggetto di delega, prevedendo le attività non delegabili dal datore di lavoro. Si tratta: della valutazione di tutti i rischi e della conseguente predisposizione del documento di cui all art. 28 del d.lgs. 81/2008; dela designazione del Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione. Il legislatore in questa occasione ha ripetuto quanto già previsto dalla precedente normativa (d.lgs. 626/94). 94

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