II Rapporto Bachelor Giovani laureate in cammino tra università e carriera. Arlenghi D., Sangalli F.

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1 II Rapporto Bachelor 2011 Giovani laureate in cammino tra università e carriera Arlenghi D., Sangalli F. Novembre 2011

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3 Indice Introduzione. p Ancora studentesse: vita e carriera universitaria. p Le scelte formative p La carriera universitaria p Studiare sì, ma dove? p Studio, lavoro o entrambi? p «Se potessi tornare indietro» p Il titolo di studio dei genitori p Laureate nel mercato del lavoro.. p L ingresso nel mercato del lavoro p Il lavoro oggi p La mobilità territoriale p Confronto tra primo lavoro e lavoro attuale: alcuni spunti di riflessione p Vita e lavoro, tra presente e futuro. p Lavoro e tempo libero p Laureate e discriminazione p Le pari opportunità p Soddisfatte o sopraffatte dal lavoro? p Mammone o indipendenti? p.70 Bibliografia p.73 2

4 Introduzione Premessa Il II Rapporto Bachelor vede come protagoniste assolute le giovani laureate italiane. Il tema della condizione delle laureate offre innumerevoli spunti di ricerca. È facile comprendere il motivo di tanto interesse: l immagine dipinta da innumerevoli ricerche e che già traspariva dal I Rapporto Bachelor, è nitida: le laureate sono al centro del mercato del lavoro attuale e delle trasformazioni che lo riguardano. Tante sono le contraddizioni che sembrano contraddistinguere le loro storie professionali. Ad esempio, sono le donne a raggiungere risultati migliori durante gli studi, e sono sempre loro ad essere sempre più apprezzate nei luoghi di lavoro grazie alle sviluppate capacità organizzative e relazionali. Appaiono come promotrici di se stesse, indipendenti, capaci di decidere del proprio futuro non solo a livello educativo, ma anche in campo lavorativo. La loro formazione e le loro forti motivazioni sembrano portarle a svolgere sempre più ruoli e mansioni lavorative una volta considerati tradizionalmente maschili e a liberarsi, seppure con fatica, dagli stereotipi. Nonostante ciò, ancora oggi, difficoltà e fenomeni di discriminazione sul posto di lavoro sembrano ostacolare i percorsi professionali delle donne, e quindi anche quelli delle laureate. Attraverso la ricerca Giovani laureate in cammino tra università e carriera, l Ufficio Studi di Bachelor vuole approfondire solo alcuni degli innumerevoli aspetti che caratterizzano la condizione delle laureate al termine del proprio corso di studi. L oggetto di ricerca è così costituito dai percorsi formativi e occupazionali di un campione di laureate italiane, nonché dalle loro percezioni e dai loro atteggiamenti riguardo al proprio futuro, soprattutto nell ambito professionale. Aspetti metodologici La popolazione di riferimento della ricerca è stata identificata nelle donne che hanno conseguito il titolo di laurea nell anno solare 2007 in corsi di laurea del vecchio ordinamento, specialistici, e specialistici a ciclo unico, presso atenei italiani 1. È stato scelto di considerare equipollenti le laureate in questi titoli di laurea 2. Si sono dunque escluse dalla popolazione di riferimento della ricerca le laureate in corsi di laurea triennali. La scelta di intervistare donne che si sono laureate nel 2007 è motivata dalla possibilità di poter svolgere un analisi degli sbocchi occupazionali delle laureate che fosse, dal punto di vista temporale, sufficientemente ampia. Ciò in considerazione del fatto che, trascorsi 4 anni dalla laurea, si possano cogliere effettivamente i reali sbocchi professionali delle laureate, analizzandone non solo l ingresso nel mercato del lavoro, ma anche la permanenza (o meno) nello stesso. La ricerca si basa su un campione di laureate. Il disegno di campionamento utilizzato è il cosiddetto campionamento per quote : si è ripartita la popolazione in strati definiti da alcune variabili delle quali si conosce la distribuzione. In seguito si è calcolato il peso percentuale di ciascun strato all interno della popolazione, ed in base ad esso si sono costruite le quote che formano il campione. Esse, dunque, 1 Con la dicitura vecchio ordinamento si intendono i corsi di laurea antecedenti la riforma universitaria istituita dal Processo di Bologna e dal D.M. 509/1999; i corsi di laurea specialistici e specialistici a ciclo unico sono i corsi istituiti da tale riforma (e diventati, in seguito al D.M. 270/2004, corsi di laurea magistrali e magistrali a ciclo unico). 2 Per decreto ministeriale, peraltro, la maggior parte dei diplomi di laurea di vecchio ordinamento sono stati equiparati alle classi delle lauree specialistiche. 3

5 rispecchiano le proporzioni derivate da tale suddivisione in strati (Corbetta, Gasperoni, Pisati, 2001). Nel caso della nostra ricerca, è stato scelto di costruire le quote in modo che fossero proporzionali rispetto all area geografica dell ateneo di conseguimento del titolo, e ai gruppi di facoltà 3. Per quanto riguarda questi ultimi, si è utilizzata la classificazione dei titoli di studio italiani dell Istat. In riferimento ad essa, le singole facoltà sono state raggruppate in gruppi di facoltà, a loro volta accorpati in 7 aree disciplinari: - area scientifica comprende i gruppi: scientifico, chimico-farmaceutico, geo-biologico, agrario, medico; - area medica comprende i gruppi: medico; - area ingegneria comprende i gruppi: ingegneria; - area architettura comprende i gruppi: architettura; - area economico-sociale comprende i gruppi: economico-statistico, politico-sociale; - area giuridica comprende i gruppi: giuridico; - area umanistica comprende i gruppi: letterario, linguistico, insegnamento, psicologico. Le quote sono state calcolate in base ai dati forniti dal Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca. Le laureate in corsi di laurea specialistici sommate alle laureate in corsi vecchio ordinamento erano, nel 2007, circa (fonte: Ministero dell'università e della Ricerca - Ufficio di Statistica; indagine sull'istruzione Universitaria). Di queste, il 39,4% si è laureata presso un ateneo del Nord Italia, il 25,1% del Centro, ed il 35,5% del Sud. Per quanto riguarda le aree di facoltà, in base ai medesimi dati del Miur, la composizione è risultata la seguente: Facoltà Atenei del Nord Atenei del Centro Atenei del Sud Totale area umanistica 12,9% 8,2% 12,5% 33,6% area giuridica 4,3% 3,4% 6,1% 13,8% area economico-statistica 5,0% 2,3% 3,8% 11,1% area politico-sociale 3,9% 3,7% 3,0% 10,6% area scientifica 8,7% 5,3% 7,4% 21,4% area ingegneria 2,3% 0,7% 1,5% 4,5% area architettura 2,3% 1,4% 1,3% 5,0% TOTALE 39,4% 25,1% 35,5% 100,0% Fonte: nostra rielaborazione dati Miur, Ufficio Statistica, Indagine sull Istruzione Universitaria, anno Il reperimento del bacino di nominativi per la costruzione del campione è stato svolto utilizzando due canali differenti. Per quanto riguarda il primo di essi, è stato chiesto formalmente a tutti gli atenei italiani di fornire, per scopi scientifici di ricerca, le liste delle proprie laureate nell anno solare Nello specifico, tale richiesta è stata inviata a tutte le Università, i Politecnici e gli Istituti universitari statali e non statali, legalmente riconosciuti. Attraverso tale procedimento le liste sono state fornite da 25 università 4. Vista l impossibilità di ottenere la totalità delle liste (ciò soprattutto a causa di vincoli legati alla privacy dei dati di studenti e laureati e alla loro diffusione, seppure per scopi di ricerca), è stato deciso di utilizzare un 3 I gruppi di facoltà sono composti dai corsi di laurea; nella costruzione del campione non si è tenuto conto del peso dei singoli corsi di laurea, ma solo del gruppo al quale appartengono. 4 Università degli Studi di Bari - "Aldo Moro"; Università degli Studi di Bergamo; Università degli Studi di Camerino; Università degli Studi di Ferrara; Università degli Studi di Firenze; Università degli Studi di Foggia; Università Iuav di Venezia; Università degli Studi di Macerata; Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia; Università degli Studi di Napoli l'orientale; Università degli Studi di Pavia; Università degli Studi di Perugia; Università degli Studi di Pisa; Politecnico di Bari; Università Politecnica delle Marche; Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"; Università degli Studi del Sannio; Università degli Studi di Siena; Università degli Studi di Teramo; Università degli Studi della Tuscia; Università della Calabria - Arcavacata di Rende; Università degli studi di Urbino Carlo Bo ; Università della Valle d'aosta; Università degli Studi di Verona; Università degli Studi di Trieste; 4

6 ulteriore canale. L azienda Bachelor Selezione Neolaureati dispone, infatti, di una propria banca dati formata dai nominativi di circa laureati italiani 5, provenienti da tutta Italia. Da essa sono stati estratti i nominativi delle laureate con le caratteristiche della popolazione di riferimento (escludendo le laureate degli atenei di cui si erano ricevute le liste). La scelta di aggiungere nel bacino di nominativi da cui è stato estratto il campione le laureate presenti nel database Bachelor, è motivata da diversi elementi. Innanzitutto, la volontà di far rientrare nel campione anche le laureate che hanno conseguito il loro titolo di studio presso università di grandi dimensioni di cui non si è riusciti a disporre delle liste 6, e che quindi coprisse più fedelmente tutto il territorio nazionale. Inoltre, dato l elevato tasso di non risposta che caratterizza le ricerche on-line, è stato deciso di disporre del più largo bacino di nominativi possibile, in modo da poter estrarre un elevato numero di nominativi di riserva. Concludendo, il campione non può essere considerato probabilistico in quanto non si sono avute a disposizione le liste di tutte le laureate in Italia. Tuttavia, l ampio bacino di nominativi a disposizione (formato da circa nominativi) ha permesso comunque il rispetto delle quote del campione. Infatti, in contemporanea al completamento delle singole quote del campione, si è proceduto con una serie di invii mirati, atti a colmare le quote mancanti. Lo strumento utilizzato per la rilevazione dei dati è stato un questionario composto da 11 sezioni, a loro volta raggruppate in 3 macroaree. Esso è stato somministrato tramite software Cawi (Computer Assisted Web Interviewing). La fase di rilevazione, iniziata il 7 aprile 2011, ha avuto una durata di circa 3 mesi. In totale sono state contattate laureate. I questionari somministrati effettivamente portati a termine sono risultati I dati ottenuti sono stati analizzati con il software di elaborazione statistica dei dati Spss, utilizzando tecniche di analisi mono e bivariata. Caratteristiche socio-anagrafiche generali del campione Di seguito le principali caratteristiche socio-anagrafiche del campione utilizzato nella ricerca. L età media delle laureate intervistate è di 30 anni. Il 78% di esse è nubile, mentre il 21% è sposata (tabella 0.1). L 11% delle intervistate è madre (tabella 0.2). Tabella 0.1: Stato civile Nubile 78,1% Coniugata 20,5% Separata/ Divorziata 1,4% Tabella 0.2: Laureate con figli Senza figli 88,8% Con figlio/i 11,2% Totale 100,0 5 Essa è composta dai laureati che spontaneamente hanno inserito i propri dati all interno del sito internet aziendale, dal 2000 ad oggi. 6 In particolar modo: Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Milano - Bicocca, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Commerciali Luigi Bocconi, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Roma La Sapienza, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Università degli Studi di Napoli Federico II. 5

7 Il 42% delle laureate attualmente abita nel Nord Italia, seguito dal 35% residente al Sud e dal 19% al Centro. Il rimanente 4% vive all estero (tabella 0.3). Tabella 0.3: Zona di residenza attuale Nord Italia 42,0% Centro Italia 18,6% Sud Italia 35,4% Estero 4,0% 6

8 Capitolo 1 Ancora studentesse: vita e carriera universitaria 1.1 Le scelte formative È nel periodo universitario che si costruiscono le fondamenta per ogni percorso professionale. Infatti, tra gli elementi che influenzano l occupabilità ovvero la spendibilità di ciascuna persona sul mercato del lavoro si trovano fattori quali il voto di laurea, la conoscenza di lingue straniere, le esperienze lavorative pregresse, ed altro ancora. Di conseguenza, il livello di preparazione delle laureate italiane può rivelarsi un elemento cardine per verificare se effettivamente hanno raggiunto livelli e traguardi lavorativi al pari con la loro bravura e preparazione. L istruzione femminile è progressivamente cresciuta parallelamente con lo sviluppo economico italiano. Come affermano gli esperti, il mutamento che si è via via realizzato è stato sia di tipo sociale che culturale, e ha portato ad una effettiva uguaglianza di opportunità tra donne e uomini (Lodigiani, 2005). Oggi sono soprattutto le ragazze a iscriversi maggiormente all università e, come mostrano anche i risultati della ricerca, esso sono molto studiose, si impegnano e raggiungono risultati eccellenti, persino migliori dei colleghi maschi. Secondo le statistiche nazionali del Ministero per l Istruzione e la Ricerca, da 10 anni a questa parte il numero di ragazze che si immatricolano all università in corsi di laurea è costantemente superiore a quello dei colleghi maschi. La differenza è, ad oggi, di circa 13 punti percentuali (tabella 1.1). Tabella 1.1: Composizione per genere delle immatricolazioni universitarie (comprende corsi di laurea vecchio ordinamento; corsi di diploma universitario; corsi di laurea; corsi di laurea specialistica a ciclo unico; corsi di laurea specialistica; corsi di laurea magistrale). Maschi Femmine Totale Anno ,9% 56,1% 100,0% Anno ,4% 56,6% 100,0% Anno ,6% 56,4% 100,0% Anno ,3% 55,7% 100,0% Anno ,5% 55,5% 100,0% Anno ,8% 55,2% 100,0% Anno ,2% 54,8% 100,0% Anno ,3% 54,7% 100,0% Anno ,9% 55,1% 100,0% Anno ,8% 55,2% 100,0% Anno ,6% 55,4% 100,0% Fonte: nostra rielaborazione dati Ministero dell'istruzione, dell'università e della Ricerca - Ufficio di Statistica Università e Ricerca (Indagine sull'istruzione Universitaria ). Il conseguimento della laurea si rivela di per sé essere un vantaggio strategico, un elemento di forza in campo lavorativo, anche in situazione di crisi: come conferma l attuale indagine CNEL sul mercato del lavoro, l istruzione non solo continua ad operare in senso positivo (garantendo maggiori opportunità di occupazione e preservando, per quanto possibile, il mantenimento del posto di lavoro) ma, avere una laurea consente anche un più agevole ingresso nell occupazione, da una condizione di disoccupazione, rispetto al non averla (CNEL, 2011). 7

9 Ma perché per le donne più che per gli uomini è importante continuare a studiare? Numerose possono essere i fattori che spiegano questa maggiore propensione delle donne a proseguire gli studi. Una delle possibili risposte può scaturire dall analisi dei tassi di occupazione suddivisi per genere. Secondo i dati di Istat riferiti all anno 2010, il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 34 anni laureate era del 65% (in questo dato sono incluse tutte le tipologie di laurea: corsi vecchio ordinamento, triennali e specialistiche). Il tasso riferito ai colleghi maschi è superiore di 5 punti percentuali. Inoltre, mentre per le donne il tasso occupazionale cresce con l aumentare del titolo di studio, lo stesso non si verifica per gli uomini. Infatti, il tasso di occupazione maggiore per le donne si riscontra nelle laureate; al contrario, i maschi più occupati risultano essere i diplomati (grafico 1.2). In pratica, l istruzione sembra incidere nelle opportunità di trovare lavoro più per le donne che per gli uomini. Grafico 1.2: Tassi occupazionali giovani tra i 25 e i 34 anni, disaggregati per titolo di studio e genere (Istat, anno 2010) ,8% 59,2% licenza elementare/nessun diploma 39,9% 74,6% Fonte: nostre elaborazioni dati Istat (banca dati I.Stat). 59,8% 78,6% 69,9% 64,9% licenza media diploma laurea femmine maschi Quindi per le donne conviene laurearsi. Ma tutte le facoltà sono uguali? In Italia, così come nel resto d Europa, permane il maggiore interesse della ragazze per le facoltà in ambito umanistico e politico-sociale. Ambiti che però presentano i livelli più bassi di occupabilità. Secondo alcune teorie sull identità di genere, gli orientamenti interiorizzati durante la socializzazione - processo che conduce alla formazione dell identità personale e all assunzione di disposizioni comportamentali femminili e maschili - entrano in gioco, seppur inconsciamente, nella scelta dell itinerario scolastico, portando a preferire quei percorsi che preparano a professioni appropriate al proprio genere. In tal senso, l esempio classico è la predilezione femminile per lo studio delle discipline umanistiche in vista di un futuro da insegnante, la professione tuttora ritenuta la meglio conciliabile con una vita familiare (Zanfrini, 2005). Tuttavia va sottolineato come, negli ultimi tempi, dal mondo universitario siano arrivati segnali di cambiamento non soltanto riguardo al maggiore numero di donne iscritte ai corsi di laurea, ma anche riguardo alle facoltà in cui si iscrivono: le ragazze infatti hanno cominciato ad essere sempre più presenti anche in ambiti di studio tradizionalmente maschili. I dati Miur, ancora una volta, confermano questa tendenza sottolineando come un elevato incremento di partecipazione femminile si registra, negli ultimi dieci anni, proprio nelle facoltà scientifiche: le immatricolate tra gli anni accademici 2000/2001 e 2009/2010 sono aumentate di 6 punti percentuali. Anche ingegneria, seppur lievemente, inizia ad essere sempre più scelta (+0,7). Al contrario, gruppi di facoltà tradizionalmente femminili quali i gruppi umanistici sono in calo: proprio l area umanistica perde quasi 7 punti percentuali (tabella 1.2). 8

10 Tabella 1.2: Immatricolazioni universitarie femminili, per gruppo di corso (anni accademici 2000/01 e 2009/10; comprende corsi di laurea vecchio ordinamento; corsi di diploma universitario; corsi di laurea; corsi di laurea specialistica a ciclo unico; corsi di laurea specialistica; corsi di laurea magistrale). Gruppi di facoltà Femmine (sul totale immatricolate 2000/01) Femmine (sul totale immatricolate 2009/10) Differenza percentuale Gruppo architettura 2,9% 4,2% +1,3% Gruppo economico-statistico 12,5% 12,6% +0,1% Gruppo giuridico 13,3% 11,9% -1,4% Gruppo ingegneria 3,9% 4,6% +0,7% Gruppo politico-sociale 11,8% 11,2% -0,6% Gruppo scientifico 20,2% 26,6% +6,4% Gruppo umanistico 35,4% 28,9% -6,5% 100,0% Fonte: nostre elaborazioni dati Miur. Non solo le ragazze si laureano sempre più in campi tradizionalmente maschili ma, in questi stessi ambiti, ottengono risultati eccellenti in misura superiore ai ragazzi, mostrando quanto la loro bravura sia in realtà trasversale (Zajczyk, 2007, p. 27). I dati Miur relativi all anno solare 2009 sono chiari: il 49% delle laureate in quell anno ha conseguito un voto uguale o superiore a 106, contro il 36% dei colleghi maschi. Anche per la facoltà di ingegneria, la differenza è abbastanza netta: il 44% delle donne ha ottenuto un voto alto, contro il 33% degli uomini (tabella 1.3). Tabella 1.3: di laureati per voto di laurea e genere (anno solare 2009; comprende corsi di laurea vecchio ordinamento; corsi di diploma universitario; corsi di laurea; corsi di laurea specialistica a ciclo unico; corsi di laurea specialistica; corsi di laurea magistrale). voto voto voto voto voto 110 con lode Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Tutte le facoltà 15,4% 6,6% 30,9% 24,3% 18,1% 19,9% 18,0% 24,0% 17,6% 25,2% Gruppo 17,3% 10,4% 32,3% 27,4% 17,5% 18,6% 17,4% 22,3% 15,5% 21,4% ingegneria Fonte: nostre elaborazioni dati Miur. 1.2 La carriera universitaria Abbiamo visto che all università le donne non temono rivali: studiano molto, si laureano in tempi minori e ottengono voti migliori rispetto ai colleghi maschi. In effetti dai risultati della rilevazione emerge che il 64% delle laureate è riuscita a completare gli studi universitari in corso, ovvero secondo i tempi prestabiliti (tabella e grafico 1.4). Questa tendenza a laurearsi in corso, sembra verificarsi con maggior frequenza nelle università del Nord Italia. La differenza tra Nord e Sud risulta essere di circa 25 punti percentuali: nel primo caso ci si laurea in corso nel 78% dei casi, nel secondo nel 53% dei casi; per il Centro la percentuale si assesta al 59%. (tabella 1.5). Tabella e grafico 1.4: Tempi di conseguimento del titolo di laurea conseguimento in corso 64,4% conseguimento fuori corso 35,6% 35,6% 64,4% conseguimento in corso conseguimento fuori corso 9

11 Tabella 1.5: Laurea in corso per area geografica dell ateneo di provenienza Area geografica ateneo di provenienza Nord Centro Sud conseguimento in corso 77,7% 59,5% 52,5% conseguimento fuori corso 22,3% 40,5% 47,5% 100,0% 100,0% Il conseguire la laurea in corso sembra portare benefici positivi in ambito lavorativo, nel senso che influisce sulle possibilità di trovare la prima occupazione in tempi più brevi. Infatti i dati mostrano che il 47% delle laureate che ha conseguito la laurea in corso ha trovato il primo lavoro entro 6 mesi dalla data di laurea. La percentuale scende al 38% se si considera le laureate che sono non hanno seguito le regolari tempistiche (tabella 1.6). Tabella 1.6: Laurea in corso per tempi per trovare il primo lavoro Laurea fuori corso Laurea in corso al conseguimento del titolo stavo già lavorando: ho proseguito con lo stesso lavoro 15,7% 18,0% meno di un mese 8,5% 18,2% tra 1 mese e 3 mesi 19,4% 20,1% tra i 4 e i 6 mesi 10,3% 8,7% più di 6 mesi ma meno di un anno 12,5% 10,7% più di un anno 14,4% 11,6% non ha mai lavorato 19,1% 12,8% 100,0% Inoltre, chi porta a termine in corso i propri studi, generalmente ottiene voti di laurea più elevati: è infatti il 78% delle laureate in corso ad aver conseguito un voto di laurea superiore a 106/110 contro il 49% delle laureate fuori corsi (tabella 1.7). Tabella 1.7: Tempi di conseguimento del titolo di laurea, per voto di laurea conseguimento in conseguimento fuori corso corso (su 110) 1,5% 2,1% (su 110) 8,6% 25,7% (su 110) 11,9% 23,1% (su 110) 25,6% 23,7% 110 e lode 52,4% 25,4% 100,0% In generale, tutte le laureate mediamente ottengono votazioni elevate: dai dati emerge che oltre il 67% delle intervistate ha conseguito un voto uguale o superiore a 106/110 e ben il 43% si è laureata con il massimo dei voti, ovvero 110 e lode (tabella 1.8). 10

12 Tabella e grafico 1.8: Voto di laurea (su 110) 1,7% (su 110) 14,6% (su 110) 15,9% (su 110) 25,0% 110 e lode 42,8% 42,8% 1,7% 14,6% 15,9% 25,0% (su 110) (su 110) (su 110) (su 110) 110 e lode Un tema oggigiorno di grande attualità è il cosiddetto fenomeno della fuga dei cervelli italiani all estero. Con questa espressione (dall inglese brain drain) si vuole intendere l'emigrazione di persone di talento o alta specializzazione professionale verso Paesi stranieri. Il fenomeno è generalmente visto con preoccupazione in quanto si pensa tenda a rallentare il progresso culturale, tecnologico ed economico dei Paesi dai quali avviene la fuga, nel nostro caso dell Italia. Dai risultati della ricerca emerge che una buona percentuale di laureate che hanno conseguito un elevata votazione accademica decide di trasferirsi all estero per lavorare, al fine di sopperire alla scarsità di lavoro e alle difficoltà che il mercato italiano propone ai giovani laureati. Solitamente sono maggiormente propensi al trasferimento i laureati che hanno conseguito i risultati migliori, e infatti tra le laureate che oggi risiedono all estero, più del 52% ha conseguito un voto pari a 110 e lode: una percentuale superiore a quella delle laureate con lo stesso voto ma residenti in Italia (tabella 1.9). Tabella 1.9: Voto di laurea per area geografica di residenza Area di residenza Nord Centro Sud estero (su 110) 2,5% 1,1% 0,9% 2,6% (su 110) 12,6% 14,4% 18,3% 5,3% (su 110) 15,3% 14,4% 17,4% 15,8% (su 110) 28,4% 20,1% 23,5% 23,7% 110 e lode 41,2% 50,0% 39,9% 52,6% 100,0% 100,0% 100,0% Considerando il dato disaggregato per facoltà, a conseguire voti di laurea più alti sono soprattutto coloro che hanno frequentato le facoltà scientifiche ed umanistiche (tabella 1.10). Tabella 1.10:Voto di laurea per area di facoltà 11 Area di facoltà Economicostatisticsociale Politico- Architettura Giuridico Ingegneria Scientifico Umanistico (su 110) 2,3% 2,7% 3,0% 2,3% 2,0% 1,0% 1,0% (su 110) 11,4% 15,9% 22,5% 22,2% 22,0% 11,0% 10,5% (su 110) 22,7% 17,8% 19,4% 17,8% 13,0% 10,5% 16,9% (su 110) 34,1% 26,2% 20,2% 24,4% 13,0% 23,5% 29,9% 110 e lode 29,5% 37,4% 34,9% 33,3% 50,0% 54,0% 41,7% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Le laureate che hanno conseguito un voto di laurea alto (superiore a 105) presentano tassi di disoccupazione inferiori rispetto alle laureate con voti più bassi. L unica eccezione è rappresentata dalle

13 laureate con voto di laurea inferiore a 91: esse hanno un tasso di occupazione elevato (tabella 1.11); Tuttavia la metà di loro svolge un lavoro per cui non è necessario il titolo di laurea (tabella 1.12): Tabella 1.11: Voto di laurea per condizione lavorativa attuale (su 110) (su 110) (su 110) (su 110) 110 e lode occupata 75,0% 68,5% 66,2% 78,6% 74,6% occupata ma in cassa integrazione 0,0% 0,0% 0,7% 0,0% 0,3% occupata ma in maternità 0,0% 0,8% 1,4% 1,9% 0,8% disoccupata 25,0% 28,3% 28,2% 14,4% 16,1% dottoranda 0,0% 2,4% 3,5% 5,1% 8,2% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Tabella 1.12: Mansione coerente con il titolo di laurea (su 110) È una mansione per cui non è necessario il titolo di laurea È una mansione per cui è necessario il titolo di laurea (su 110) (su 110) (su 110) 110 e lode 50,0% 38,0% 34,4% 22,6% 23,0% 50,0% 58,0% 62,3% 75,5% 75,2% non so 0,0% 4,0% 3,3% 1,9% 1,8% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Conseguire un voto di laurea elevato, oltre che sull occupazione, sembra influire sul livello di retribuzione. Infatti, il 40% di chi è uscito dall università con un voto basso ha percepito come prima retribuzione una somma inferiore ai 500 mensili. La percentuale è elevata se confrontata soprattutto con chi ha conseguito un voto superiore a 105. Meno dell 1% di coloro che hanno ottenuto un voto inferiore a 106 ha percepito più di 1.500, contro circa il 5% di chi ha ottenuto il massimo dei voti (tabella 1.13). Tabella 1.13: Retribuzione mensile del primo impiego, per voto di laurea (su 110) (su 110) (su 110) (su 110) 110 e lode < ,0% 32,4% 27,4% 23,4% 25,1% ,0% 32,3% 45,2% 38,3% 35,7% ,0% 31,3% 21,8% 29,1% 27,6% > ,0% 1,0% 0,8% 4,6% 4,7% non so/non ricordo 0,0% 3,0% 4,8% 4,6% 6,9% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 1.3 Studiare sì, ma dove? Un fenomeno da non trascurare quando si parla dei percorsi universitari delle laureate italiane è la migrazione per ragioni di studio. 12

14 Il 44% delle laureate ha lasciato la sua città d origine per trasferirsi; il 34% lo ha fatto per tutta la durata degli studi (tabella e grafico 1.14). Di queste, una percentuale considerevole (43%) ha cambiato regione (tabella 1.15), segno di un alta propensione alla mobilità che ha caratterizzato i loro studi. Tabella e grafico 1.14: Laureate trasferitesi per motivi di studio Non si è trasferita Non si è trasferita 56,2% Sì è trasferita per un periodo limitato 9,9% Si è trasferita per tutta la durata degli studi 33,9% 9,9% 33,9% 56,2% Sì è trasferita per un periodo limitato Si è trasferita per tutta la durata degli studi Tabella 1.15: Destinazioni dei trasferimenti per motivi di studio (solo per le laureate trasferitesi) nello stesso comune 1,7% in un altro comune della stessa provincia 15,6% in un'altra provincia della stessa regione 37,8% in un'altra regione italiana 43,2% all'estero 1,7% Le laureate che maggiormente si sono trasferite per studiare sono le originarie del Sud: il 42% di loro si è trasferita per un periodo lungo quanto la durata degli studi, contro il 30% del Nord ed il 21% delle laureate del Centro. Le più sedentarie sono proprio queste ultime: il 65% di esse non ha lasciato la propria abitazione durante gli studi universitari (tabella 1.16). Tabella 1.16: Laureate trasferitesi per motivi di studio, per area geografica di nascita Area di nascita Nord Centro Sud non mi sono trasferita per motivi di studio 62,3% 65,0% 47,5% mi sono trasferita solo per un periodo limitato 7,4% 14,2% 10,1% mi sono trasferita per tutta la durata degli studi 30,3% 20,8% 42,4% 100,0% 100,0% Il 18% delle ragazze originarie del Sud si è spostata in altre aree d Italia per frequentare l università. In particolare, il 10% si è trasferita al Centro, il 9% al Nord. Solo il 9% delle laureate originarie del Centro Italia si è trasferita per motivi di studio (soprattutto verso il Nord), e il 6% delle laureate originarie del Nord (verso il Centro; tabella 1.17). Tabella 1.17: Area geografica degli atenei di destinazione, per area di nascita Area di nascita Area geografica d'ateneo Nord Centro Sud Nord 94,1% 6,1% 8,9% Centro 5,4% 91,3% 9,6% Sud 0,5% 2,6% 81,5% 100,0% 100,0% 13

15 I dati del XIII Rapporto Almalaurea sui laureati, confermano la tendenza per cui a spostarsi per ragioni di studio sono soprattutto i laureati nel Meridione italiano. Difatti essi rappresentano il 9 per cento del totale dei laureati nelle università dell Italia settentrionale e il 22 per cento dei laureati nelle università del Centro, mentre negli Atenei del Sud i laureati provenienti dalle altre ripartizioni territoriali sono un esigua minoranza (Almalaurea, 2011). Tornando ai dati della nostra ricerca ed analizzando più in profondità il caso delle laureate trasferitesi per studiare, emerge che le intervistate originarie del Nord si sono iscritte soprattutto in facoltà del gruppo scientifico. Le originarie del Centro che si sono trasferite sono quelle che hanno studiato materie politicosociali o giuridiche. Infine, le laureate del Sud si sono trasferite soprattutto per iscriversi a facoltà del gruppo scientifico o umanistico (tabella 1.18). Tabella 1.18: Laureate trasferite per motivi di studio, per area facoltà Area geografica di nascita Nord Centro Sud Architettura 7,6% 0,0% 6,6% Economico-statistico 0,0% 14,3% 16,4% Giuridico 11,0% 36,4% 15,0% Ingegneria 0,0% 3,6% 4,9% Politico-sociale 19,5% 21,0% 7,5% Scientifico 37,3% 10,9% 21,2% Umanistico 24,6% 13,8% 28,4% 100,0% 100,0% Un altro indicatore della mobilità territoriale è l attuazione o meno di un programma di studio Erasmus. In questo caso, tuttavia, dalla rilevazione emerge che solo l 11% della laureate ha svolto un programma Erasmus durante il proprio percorso accademico, e nella maggior parte dei casi l esperienza è durata 6 mesi (Tabella 1.19). Tabella 1.19: Svolgimento del programma Erasmus Non ha effettuato Erasmus 89,4% Ha effettuato un Erasmus 10,6% della durata di 3 mesi 1,6% della durata di 6 mesi 6,4% della durata di 9 mesi 1,6% della durata di 12 mesi 1,0% 1,6% 6,4% 1,6% 1,0% no,non ho effettuato Erasmus sì, della durata di 3 mesi sì, della durata di 6 mesi sì, della durata di 9 mesi 89,4% sì, della durata di 12 mesi Sono soprattutto le laureate che hanno frequentato un università del Nord e del Centro Italia ad aver approfittato di questa esperienza all estero: è infatti il 13% delle studentesse negli atenei di queste aree geografiche ad aver svolto un Erasmus, contro il 6% del Sud Italia (Tabella 1.20). 14

16 Tabella 1.20: Svolgimento del programma Erasmus, per area geografica di ateneo Area geografica d ateneo Nord Centro Sud Non ha effettuato Erasmus 86,9% 87,5% 93,7% Ha effettuato un Erasmus 13,1% 12,5% 6,3% della durata di 3 mesi 1,6% 1,8% 1,2% della durata di 6 mesi 8,3% 5,8% 4,8% della durata di 9 mesi 1,9% 3,1% 0,3% della durata di 12 mesi 1,3% 1,8% 0,0% 100,0% 100,0% Le laureate che maggiormente hanno svolto un Erasmus sono quelle provenienti delle facoltà economicostatistiche (22%), architettura (13%) ed ingegneria (13%). All ultimo posto si trovano le facoltà giuridiche (7%) e scientifiche (8%; tabella 1.21). Tabella 1.21: Effettuazione del programma Erasmus, per facoltà di laurea Architettura Economicostatisticsociale Politico- Giuridico Ingegneria Scientifico Umanistico Non ha effettuato Erasmus 86,7% 78,2% 93,2% 87,0% 90,1% 92,5% 89,1% Ha effettuato un Erasmus 13,3% 21,8% 6,8% 13,0% 9,9% 7,5% 10,9% della durata di 3 mesi 2,3% 4,7% 0,8% 2,2% 2,0% 2,0% 1,0% della durata di 6 mesi 2,2% 13,2% 5,4% 6,4% 5,9% 5,0% 6,1% della durata di 9 mesi 4,4% 0,9% 0,8% 2,2% 2,0% 0,5% 2,6% della durata di 12 mesi 4,4% 2,8% 0,0% 2,2% 0,0% 0,0% 1,2% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 1.4 Studio, lavoro o entrambi? Coniugare lo studio con un esperienza lavorativa è, per lo studente, utile sia in termini economici (gli permette di pagare o, perlomeno, contribuire al pagamento degli studi universitari, e di arrotondare le proprie entrate mensili), sia in relazione al proprio futuro professionale: un esperienza lavorativa di qualsiasi tipo può agevolare le future scelte professionali proprio mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro. Un esperienza di primaria importanza per gli studenti universitari è lo stage curriculare. Lo stage (o il tirocinio) curriculare è un esperienza pratica temporanea che lo studente svolge durante gli studi presso aziende, centri di ricerca o altre organizzazioni. Lo scopo è quello non solo di far pratica del sapere acquisito, ma anche di integrare e completare la formazione universitaria. Solo il 42% delle laureate ha svolto uno stage curriculare, ovvero un esperienza lavorativa prevista dal proprio piano di studi (tabella 1.22). Tabella e grafico 1.22: Svolgimento stage curriculari Non ha mai svolto stage curriculari 58,5% Ha svolto stage curriculari 41,5% 41,5% 58,5% Non ha mai svolto stage curriculari Ha svolto stage curriculari 15

17 Questo tipo di stage è maggiormente diffuso nel Nord Italia: è infatti il 56% delle laureate che hanno frequentato un università nel Nord ad averlo svolto. La percentuale si abbassa al 38% se consideriamo le università del Centro, per poi precipitare al 28% nel Sud Italia (tabella 1.23). Lo stage è poco diffuso nelle facoltà giuridiche, dove probabilmente viene sostituito da altre forme di tirocinio tipiche della professione forense; viceversa è molto diffuso soprattutto nelle facoltà politico-sociali ed economico-statistiche (tabella 1.24). Tabella 1.23: Svolgimento stage curriculari, per area geografica dell ateneo di provenienza Area geografica d Ateneo Nord Centro Sud Non ha mai svolto stage curriculari 43,8% 62,4% 72,5% Ha svolto stage curriculari 56,2% 37,6% 27,5% 100,0% 100,0% Tabella 1.24: Svolgimento stage curriculari, per area di facoltà Architettura Economico Politicosociale Giuridico Ingegneria -statistico Scientifico Umanistico No, non ho mai svolto stage curriculari 65,1% 49,1% 76,2% 69,6% 49,5% 56,7% 55,8% Sì, ho svolto stage curriculari 34,9% 50,9% 23,8% 30,4% 50,5% 43,3% 44,2% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Nel 44% dei casi, lo stage curriculare è durato 6 o più mesi, mentre nel 10% solo 1 mese (tabella 1.25). Tabella e grafico 1.25: Durata dello stage curricolare 1 mese 9,9% tra i 2 e i 5 mesi 46,3% 6 mesi 20,0% più di 6 mesi 23,8% 23,8% 20,0% 9,9% 46,3% 1 mese tra i 2 e i 5 mesi 6 mesi più di 6 mesi Ma quanto si rivela davvero utile un esperienza lavorativa di questo tipo? Un dato che fa riflettere è che il 56% delle laureate che lo hanno svolto, ritiene che non sia stato particolarmente utile per trovare lavoro (tabella e grafico 1.26). Ciò è verificabile e trova riscontro analizzando i tempi di inserimento nel mercato del lavoro dopo la conclusione degli studi: coloro che ritengono che lo stage sia stato utile, hanno trovato il primo impiego in tempi minori. Viceversa, chi ha percepito lo stage curriculare come esperienza non del tutto soddisfacente, ha incontrato maggiori difficoltà nel trovare il primo impiego (tabella 1.27). 16

18 Tabella e grafico 1.26: Percezione utilità dello stage curriculare (solo per le laureate che lo hanno svolto) 4,8% sicuramente è stato utile 17,7% sicuramente sì probabilmente è stato utile 21,5% 17,7% probabilmente non è stato utile 22,8% probabilmente sì 33,2% sicuramente non è stato utile 33,2% probabilmente no 21,5% non so 4,8% sicuramente no 22,8% non so Tabella 1.27: Percezione utilità dello stage curriculare, per periodo intercorso tra conseguimento del titolo ed inizio prima occupazione sicuramente è probabilmente è probabilmente sicuramente stato utile stato utile non è stato utile non è stato utile non so al conseguimento del titolo stavo già lavorando: ho proseguito con lo stesso 42,1% 22,8% 16,4% 15,0% 16,6% lavoro meno di un mese 25,0% 20,3% 14,1% 11,1% 22,2% tra 1 mese e 3 mesi 12,5% 21,5% 21,2% 18,9% 27,8% tra i 4 e i 6 mesi 7,8% 7,6% 4,7% 10,2% 5,6% più di 6 mesi ma meno di un anno 4,7% 13,9% 10,6% 9,4% 5,6% più di un anno 6,3% 7,6% 10,6% 13,4% 0,0% non ha mai lavorato 1,6% 6,3% 22,4% 22,0% 22,2% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Svolgere uno stage curriculare non sembra avere influenzato in maniera determinante l inserimento lavorativo dopo la laurea (tabella 1.28), ma sembra comunque portare a benefici significativi di altro tipo: per esempio, ad avere retribuzioni leggermente più alte rispetto alle colleghe che non l hanno svolto. La differenza maggiore riguarda coloro che come prima retribuzione ricevevano un importo inferiore ai 250 netti mensili (tabella 1.29). Tabella 1.28: Svolgimento di stage curriculari, per forma di inserimento nel mercato del lavoro (dopo la laurea) No, non ho mai svolto Sì, ho svolto stage stage curriculari curriculari Subordinato 43,5% 45,5% apprendistato 3,5% 5,0% determinato 28,5% 27,6% indeterminato 10,0% 11,8% inserimento 1,5% 1,1% Autonomo 14,8% 7,7% lavoratore autonomo con partita IVA/ consulenza 5,1% 3,0% libero professionista 9,7% 4,7% Collaborazione (a progetto, co.co.co, occasionale) 21,7% 24,4% Stage/tirocinio 16,7% 19,7% Nessun contratto (in nero) 3,3% 2,7% 100,0% 17

19 Tabella 1.29: Svolgimento di stage curriculari, per retribuzione netta mensile del primo impiego No, non ho mai svolto stage curriculari Sì, ho svolto stage curriculari < ,9% 5,5% ,4% 15,3% ,6% 22,0% ,0% 18,2% ,6% 24,0% ,5% 6,7% ,1% 1,6% ,9% 1,6% ,3% 0,0% ,2% 0,0% >2500 0,0% 0,3% non so/non ricordo 5,5% 4,8% 100,0% E per quanto riguarda esperienze lavorative extra-curriculari? Le giovani laureate, oltre ad aver conseguito in tempi rapidi risultati accademici notevoli, hanno avuto anche la bravura di farlo mentre lavoravano. È infatti il 60% delle laureate ad aver svolto un lavoro durante il corso di studi (tabella e grafico 1.30). Il 73% di esse ha lavorato per un periodo di almeno un anno. Il 38%, addirittura, complessivamente ha lavorato per più di 3 anni (tabella 1.31). Tabella e grafico 1.30: Svolgimento di almeno un esperienza lavorativa extra-curriculare svolta durante gli studi Ha lavorato prima del conseguimento della laurea 59,8% Non ha mai lavorato prima del conseguimento della laurea 40,2% 40,2% 59,8% Tabella 1.31: Lunghezza complessiva delle esperienze lavorative extra-curriculari svolte durante gli studi sì, ho lavorato prima del conseguimento della laurea no, non ho mai lavorato prima del conseguimento della laurea meno di 6 mesi 11,0% tra i 6 e i 12 mesi 16,5% tra 1 anno e 1 anno e mezzo 9,3% tra 1 anno e mezzo e 2 anni 9,5% tra 2 anni e 2 anni e mezzo 8,1% tra 2 anni e mezzo e 3 anni 7,6% per più di 3 anni 38,0% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% meno di 6 mesi tra i 6 e i 12 mesi tra 1 anno e 1 anno e mezzo tra 1 anno e mezzo e 2 anni tra 2 anni e 2 anni e mezzo tra 2 anni per più di e mezzo 3 anni e 3 anni Nello specifico, tra le laureate che hanno lavorato durante gli studi, il 72% ha svolto un lavoro non coerente con il proprio indirizzo di studi (tabella 1.32). 18

20 Tabella 1.32: Coerenza dell esperienza lavorativa extra-curriculare svolta durante gli studi Ha svolto un lavoro coerente con il percorso 27,7% universitario Ha svolto un lavoro non coerente con il percorso 72,3% universitario Come già accennato in precedenza, nonostante avessero lavorato durante il periodo universitario, più del 60% delle laureate ha comunque conseguito il titolo di studio nei tempi regolari (tabella 1.33). Tabella 1.33: Svolgimento di un esperienza lavorativa extra-curriculare durante gli studi, per tempi di conseguimento del titolo di laurea Ha svolto un lavoro coerente con il percorso universitario Ha svolto un lavoro non coerente con il percorso universitario Non ha mai lavorato prima del conseguimento della laurea laurea fuori corso 35,2% 39,2% 33,2% laurea in corso 64,8% 60,8% 66,8% 100,0% 100,0% Ancora una volta, analizzando i dati emersi, possiamo trovare conferma del vantaggio che ha un esperienza lavorativa svolta durante gli studi sui tempi per trovare il primo lavoro. Per esempio, ben il 41% delle intervistate che hanno svolto un lavoro coerente, stava già lavorando prima del conseguimento del titolo (probabilmente ha continuato con lo stesso lavoro anche dopo la laurea). Ciò vale anche per il 19% delle laureate che hanno svolto un lavoro non coerente con l indirizzo di studi (tabella 1.34). Tabella 1.34: Prosecuzione dell esperienza lavorativa extra-curriculare durante gli studi Ha svolto un lavoro coerente con il percorso universitario Ha svolto un lavoro non coerente con il percorso universitario al conseguimento del titolo stavo già lavorando: ho proseguito con lo stesso lavoro 41,3% 19,2% non ho proseguito con lo stesso lavoro anche dopo la laurea meno di un mese 58,7% 80,8% 100,0% Tralasciamo coloro che hanno lavorato durante gli studi ed hanno continuato questo impiego anche dopo il conseguimento del titolo. Tra le rimanenti, coloro che non hanno nessuna esperienza lavorativa pre-laurea nel proprio curriculum, hanno impiegato più tempo per trovare la loro prima occupazione. Infatti, il 41% di esse ha trovato il primo lavoro almeno dopo 6 mesi dalla data di laurea, contro il 33% di chi aveva già un esperienza lavorativa non coerente alle spalle, e il 29% di chi aveva un esperienza coerente (tabella 1.35). 19

21 Tabella 1.35: Svolgimento di un esperienza lavorativa extra-curriculare durante gli studi, per tempi intercorsi tra conseguimento della laurea e prima occupazione (solo per le laureate che non hanno proseguito il lavoro iniziato prima del conseguimento del titolo) Ha svolto un lavoro coerente con il percorso universitario Ha svolto un lavoro non coerente con il percorso universitario Non ha mai lavorato prima del conseguimento della laurea meno di un mese 17,1% 23,7% 21,0% tra 1 mese e 3 mesi 31,7% 33,3% 25,0% tra i 4 e i 6 mesi 18,3% 13,6% 12,9% più di 6 mesi ma meno di un anno 19,5% 15,1% 18,0% più di un anno 13,4% 14,3% 23,1% 100,0% 100,0% In effetti secondo i dati della nostra ricerca, svolgere un lavoro durante gli studi universitari sembra incidere positivamente sulle forme contrattuali del primo impiego. Per esempio, chi ha lavorato durante gli studi ha meno probabilità di svolgere uno stage dopo la laurea. Soprattutto chi ha svolto un lavoro coerente con i propri studi, inoltre, ha maggiori possibilità di firmare un contratto a tempo determinato o indeterminato (tabella 1.36). Tabella 1.36: Svolgimento di un esperienza lavorativa extra-curriculare durante gli studi, per forma di inserimento nel mercato del lavoro (dopo la laurea) Ha svolto un lavoro coerente con il percorso universitario Ha svolto un lavoro non coerente con il percorso universitario Non ha mai lavorato prima del conseguimento della laurea Subordinato 56,9% 40,9% 42,5% apprendistato 3,8% 5,4% 2,7% determinato 36,4% 24,4% 29,5% indeterminato 15,2% 9,8% 9,2% inserimento 1,5% 1,3% 1,1% Autonomo 6,7% 11,5% 13,3% lavoratore autonomo con partita IVA 2,6% 3,2% 5,2% libero professionista 4,1% 8,3% 8,1% Collaborazione (a progetto, co.co.co, occasionale) 22,8% 25,1% 20,0% Stage/tirocinio 13,6% 17,1% 21,8% Nessun contratto (nero) 0,0% 5,4% 2,4% 100,0% 100,0% 1.5 «Se potessi tornare indietro» Le università italiane si trovano sempre agli ultimi posti nelle classifiche internazionali degli atenei migliori. Tuttavia le laureate italiane si ritengono piuttosto soddisfatte degli atenei che hanno frequentato e il 75% di loro si iscriverebbe nuovamente presso la stessa università in cui ha conseguito la laurea specialistica (tabella e grafico 1.37). 20

22 Tabella e grafico 1.37: Propensione a scegliere la stessa università di conseguimento del titolo di laurea 3,8% sicuramente si iscriverebbe presso la 5,9% sicuramente sì 39,2% stessa università probabilmente sì probabilmente si iscriverebbe presso 35,3% la stessa università 15,8% 39,2% probabilmente no probabilmente non si iscriverebbe 15,8% sicuramente no presso la stessa università 35,3% sicuramente non si iscriverebbe non so 5,9% presso la stessa università non sa 3,8% Le più convinte e soddisfatte sono le laureate che hanno frequentato un ateneo nel Nord Italia (82%): la differenza con le colleghe del Sud è di 14 punti percentuali, con quelle del Centro di 11 punti percentuali (tabella 1.38). Tabella 1.38: Propensione a scegliere la stessa università di conseguimento del titolo di laurea Area geografica d ateneo Nord Centro Sud sicuramente si iscriverebbe presso la stessa università 46,4% 33,2% 35,3% probabilmente si iscriverebbe presso la stessa università 35,9% 38,2% 32,4% probabilmente non si iscriverebbe presso la stessa università 11,5% 17,8% 19,1% sicuramente non si iscriverebbe presso la stessa università 2,1% 6,6% 9,7% non sa 4,1% 4,2% 3,5% 100,0% 100,0% Tuttavia per quanto riguarda le facoltà a cui iscriversi, le intervistate sono meno convinte: il 32% cambierebbe facoltà (tabella 1.39). La percentuale delle indecise scende di 3 punti percentuali se si considera la possibilità di re-iscriversi allo stesso corso di laurea. In questo caso è il 35% delle intervistate che non si iscriverebbe di nuovo allo stesso corso (tabella 1.40). Tabella e grafico 1.39: Propensione a iscriversi presso la stessa facoltà di conseguimento del titolo sicuramente si iscriverebbe alla stessa facoltà 36,3% probabilmente si iscriverebbe alla stessa facoltà 27,4% probabilmente non si iscriverebbe alla stessa facoltà 21,7% sicuramente non si iscriverebbe alla stessa facoltà 9,9% non sa 4,7% 9,9% 21,7% 4,7% 27,4% 36,3% sicuramente sì probabilmente sì' probabilmente no sicuramente no non so 21

23 Tabella e grafico 1.40: Propensione a iscriversi allo stesso corso di laurea sicuramente si iscriverebbe allo stesso corso di laurea 33,5% probabilmente si iscriverebbe allo stesso corso di laurea 27,0% probabilmente non si iscriverebbe allo stesso corso di laurea 23,7% sicuramente non si iscriverebbe allo stesso corso di laurea 11,2% non sa 4,6% 11,2% 23,7% 4,6% 27,0% 33,5% sicuramente sì probabilmente sì' probabilmente no sicuramente no non so Osservando i dati disaggregati per facoltà di provenienza, si evidenzia come le più convinte di tutte sulle loro scelte formative siano le laureate in ingegneria. Le più dubbiose, invece, sulla possibilità di iscriversi presso la stessa università e soprattutto alla stessa facoltà, sembrano essere le laureate in materie giuridiche; per quanto riguarda il corso di laurea, le laureate in materie politico-sociali e umanistiche sono quelle che cambierebbero maggiormente indirizzo di studi (tabella 1.41). Tabella 1.41: Disaggregato per facoltà: propensione a iscriversi nuovamente alla stessa università, alla stessa facoltà e allo stesso corso di laurea. Architettura Giuridico Ingegneria Economicostatistico Politicosociale Scientifico Umanistico presso la stessa università 70,5% 81,6% 67,4% 88,9% 74,7% 77,1% 71,9% sicuramente 34,1% 49,5% 43,7% 53,3% 35,9% 41,5% 32,1% probabilmente 36,4% 32,1% 23,7% 35,6% 38,8% 35,6% 39,8% Si iscriverebbe presso la stessa 72,7% 79,8% 58,2% 80,5% 53,9% 66,4% 58,3% facoltà sicuramente 38,6% 45,9% 37,3% 52,2% 20,6% 40,5% 32,1% probabilmente 34,1% 33,9% 20,9% 28,3% 33,3% 25,9% 26,2% Si iscriverebbe presso lo stesso corso di laurea 73,4% 71,3% 60,0% 80,0% 48,5% 61,9% 56,0% sicuramente 46,7% 38,0% 40,0% 42,2% 19,4% 34,6% 30,0% probabilmente 26,7% 33,3% 20,0% 37,8% 29,1% 27,3% 26,0% Le più dubbiose e insoddisfatte delle loro scelte in termini di università, facoltà e corso di laurea di iscrizione sembrano essere, comprensibilmente, le laureate disoccupate. Quest ultime sembrano dare colpa di questa loro situazione maggiormente al corso di laurea piuttosto che alla facoltà o all università di provenienza: è infatti solo il 38% di esse che si iscriverebbe allo stesso corso di laurea contro il 41% quando si prende in esame la facoltà e il 62% quando si considera l ateneo di provenienza (tabella 1.42). 22

24 Tabella 1.42: Propensione a iscriversi nuovamente alla stessa università, alla stessa facoltà e allo stesso corso di laurea, per situazione occupazionale attuale Occupate Disoccupate Dottorande sì, mi iscriverei presso lo stesso ateneo 77,4% 62,3% 70,0% sicuramente 40,4% 29,7% 36,0% probabilmente 37,0% 32,6% 34,0% sì, mi iscriverei presso la stessa facoltà 68,5% 40,6% 62,0% sicuramente 40,0% 20,3% 26,0% probabilmente 28,5% 20,3% 36,0% sì, mi iscriverei presso lo stesso corso di laurea 65,9% 38,4% 55,1% sicuramente 37,2% 18,6% 20,4% probabilmente 28,7% 19,8% 34,7% C è un dato che tuttavia fa riflettere: il 9% delle laureate dichiara che in generale oggi non si iscriverebbe più all università non importa quale - dopo il diploma di scuola superiore, ed il 4% è indecisa. Percentuali alte se si considera che la laurea dovrebbe essere il traguardo maggiormente appetibile, sia per quanto riguarda la propria formazione culturale, che per gli sbocchi occupazionali a cui dà accesso (tabella e grafico 1.43). Le più dubbiose sulla possibilità di continuare nuovamente gli studi dopo il diploma, sono le laureate residenti al Sud: è il 13% di loro che non continuerebbe più gli studi, contro il 7% del centro e il 5% del Nord Italia (tabella 1.44). Tabella e grafico 1.43: Propensione a iscriversi all università al termine della scuola superiore sicuramente si iscriverebbe 6,6% 1,5% 3,5% sicuramente mi iscriverei ancora all'università ancora all'università 74,7% probabilmente si iscriverebbe ancora all'università 13,7% probabilmente non si iscriverebbe più all'università 6,6% sicuramente non si iscriverebbe più all'università 1,5% non sa 3,5% 13,7% 74,7% probabilmente mi iscriverei ancora all'università probabilmente non mi iscriverei più all'università sicuramente non mi iscriverei più all'università non so Tabella 1.44: Propensione a iscriversi all università al termine della scuola superiore, per area geografica di residenza Nord Centro Sud estero sicuramente si iscriverebbe ancora all'università 80,4% 76,0% 65,6% 87,2% probabilmente si iscriverebbe ancora all'università 11,5% 15,1% 16,0% 10,3% probabilmente non si iscriverebbe più all'università 4,4% 5,0% 10,7% 2,5% sicuramente non si iscriverebbe più all'università 0,7% 1,7% 2,7% 0,0% non sa 3,0% 2,2% 5,0% 0,0% 100,0% 100,0% 100,0% 23

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