UNIVERSITA DEGLI STUDI DI MILANO BICOCCA. Facoltà di Sociologia. Corso di Laurea in Sociologia. Flessibilità e Precarietà.
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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI MILANO BICOCCA Facoltà di Sociologia Corso di Laurea in Sociologia Flessibilità e Precarietà. Le conseguenze sulla vita dei giovani lavoratori temporanei. Relatrice: Prof.ssa Francesca Zajczyk Elisabetta Moro matr Anno Accademico
2 PRESENTAZIONE DEL LAVORO DI TESI DI LAUREA La scelta di trattare l argomento di flessibilità e precarietà dal punto di vista di chi vive questa realtà in prima persona nasce innanzitutto dalla collaborazione alla ricerca Sfide, rischi e opportunità del mondo flessibile. Uno studio sui percorsi professionali dei giovani lavoratori, promossa dalla Provincia di Milano e condotta da un gruppo di ricerca coordinato dalla prof.ssa Zajczyk. Personalmente mi sono occupata di intervistare 15 giovani lavoratori e lavoratrici di età compresa tra i 18 e i 35 anni, con contratto di lavoro temporaneo e residenti nella città o in provincia di Milano. La mia analisi, va specificato, si pone l obbiettivo non tanto di riflettere sulle attuali condizioni del mercato del lavoro post fordista e sulle nuove forme contrattuali che ne sono derivate, da tempo oggetto di ricerche nel campo delle scienze economico sociali, quanto piuttosto su quelle che potremmo definire le conseguenze che tali cambiamenti, intervenuti nei settori produttivi e nei rapporti di lavoro, apportano nella vita dei giovani precari. Lo studio si concentra dunque sui processi di identità professionale all interno del mondo del lavoro flessibile e indaga il modo in cui il lavoro così organizzato influenza gli stili, le scelte e i progetti di vita. Ho scelto dunque di orientare le mie riflessioni a partire dall osservazione di un diffuso senso di precarietà che pare influenzare le biografie dei giovani intervistati. Ho approfondito quindi l analisi degli effetti della flessibilità nel breve e lungo periodo, vale a dire: dall organizzazione quotidiana ai progetti per il futuro, cercando di rispondere al quesito: quali gli esiti sul presente? E sul futuro?. Perché breve e lungo periodo: La scelta di dividere il capitolo su due piani d analisi deriva dal fatto che il tema delle interazioni tra trasformazioni strutturali del mercato del lavoro, percorsi lavorativi e progettualità personale può essere indagato a due livelli di analisi delle azioni sociali. Nella prima accezione di significato le interazioni vengono osservate a livello trasversale: si cerca pertanto di capire come un lavoro temporaneo influenzi la gestione delle attività giornaliere (il breve periodo). Il secondo significato rimanda invece al coordinamento o meno tra i tempi biografici dei soggetti e i tempi regolati dal sistema sociale: questa seconda parte è dedicata quindi ad analizzare la possibilità, o la non possibilità, di poter progettare il futuro: ci si riferisce dunque alle conseguenze sul lungo periodo. Definito il taglio della mia ricerca vediamo di inquadrare l oggetto, la problematica di partenza. 2
3 1. Flessibilità e precarietà. Come punto di partenza per l analisi delle esperienze dei giovani intervistati. Flessibilizzazione e precarizzazione non sono sinonimi: bensì si potrebbe immaginare la precarizzazione come l estremo di un continuum dei gradi di flessibilizzazione entro il quale il livello ottimale non si identifica con il suo valore massimo. Il concetto di flessibilità è diventato, in questi ultimi anni, un tema sempre più ricorrente nel dibattito pubblico, politico e sociale. Tale diffuso interesse è dovuto al fatto che il mondo del lavoro ha subito negli ultimi dieci anni continui cambiamenti tecnologici ed organizzativi che hanno modificato la qualità e la quantità del lavoro richiesta ed offerta, oltre alle modalità di regolazione dei rapporti di lavoro: nascono infatti nuove forme occupazionali, diverse dal lavoro standard, il tradizionale modello del posto fisso, fondato sulla sicurezza temporale e retributiva del lavoro (a tempo indeterminato), condizione tipica del modello del male breadwinner. Per definire la flessibilità: In generale col termine flessibilità si intende dunque la capacità delle imprese di adattarsi rapidamente a un mercato instabile. ( Trentini, 2006) Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Il punto di vista dei lavoratori / la percezione comune: da flessibilità a precarietà La definizione o meglio, la percezione da parte di coloro che vivono in prima persona la flessibilità passa attraverso sentimenti comuni di preoccupazione, incertezza, insicurezza e rimandano all estremizzazione del concetto di flessibilità: il concetto di precarietà. Come dimostrato dai dati infatti (Accornero 2006) la percentuale degli assunti con contratti di lavoro flessibili raggiunge appena il 12%, ma la preoccupazione dei lavoratori per il proprio posto di lavoro è ben più alta. (Accornero 2006) Nel mio lavoro ho cercato di capire, con l aiuto delle interviste e col supporto di autori quali Bauman, Castel, Sennet, Accornero, per citarne alcuni, perché la precarietà rilevata superi tanto quella percepita. La risposta a tale quesito passa attraverso la ri definizione del concetto di flessibilità che ne fanno i lavoratori in prima persona, filtrato dall esperienza quotidiana e dalla difficile gestione delle proprie progettualità oltre che dalla mancanza di adeguate tutele. Ma attenzione: flessibilizzazione e precarizzazione non sono la stessa cosa: Come giustamente osserva Accornero, la precarizzazione del lavoro, non è conseguenza naturale del lavoro flessibile, ma un rischio che subentra quando il lavoro viene reso flessibile senza adeguati strumenti di 3
4 tutela, senza un adeguato apparato di tutele, perché imprese, Stato e società non si sono fatti carico delle sue conseguenze sociali e umane. La flessibilità, spiega Accornero (2006), è un requisito funzionale, ma non è infinita ne indefinita. E non è detto dunque che il grado di flessibilità ottimale coincida con il suo livello massimo e quindi con la totale precarizzazione del mercato del lavoro. 2. come vivono i lavoratori flessibili in una condizione di precarietà? In generale dunque la sensazione avvertita dai lavoratori è proprio quella di non essere tutelati. Es: dai colloqui coi giovani intervistati emerge chiara l esigenza di un allineamento del sistema di previdenza sociale alla situazione dei giovani precari, quantomeno considerando gli stessi diritti dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato. infatti: Nella maggior parte dei casi la famiglia d origine rappresenta l unica fonte di ammortizzatore sociale e di sicurezza in caso di difficoltà economiche legate alla perdita del lavoro o l unico aiuto in caso di disagi economici legati a un costo della vita insostenibile per una generazione di lavoratori a termine. Tra le principali conseguenze sugli stili di vita dei lavoratori temporanei: si rileva tra gli intervistati un forte desiderio di autonomia negato non solo da un reddito insufficiente ma anche e soprattutto dall incertezza di uno stipendio continuato. Si configura dunque un quadro entro il quale i principali eventi che segnano il passaggio alla condizione di adulto, quando non vengono rimandati, sono vissuti in condizioni di sofferta difficoltà economica o nemmeno considerati. Lungo periodo in generale: negata la possibilità di fare progetti per il futuro in quanto per potersi proiettare nel futuro è necessaria un minimo di sicurezza nel presente (Castel), che invece richiede continuo mutamento e adattamento. Il quadro complessivo dipinge una situazione di generale insicurezza alla quale i giovani rispondono con strategie di vita alla giornata, adattando ambizioni lavorative e progetti di vita alla contingenza, vivendo giorno per giorno in un presente continuo. cosa significa? I lavori temporanei vengono accettati dai giovani nel breve periodo, ovvero con la consapevolezza che rappresentino un passaggio, ma tutti gli intervistati dichiarano di temere che tale situazione si protragga e si cristallizzi. essi rispondono ai timori e all insicurezza giornaliera rimandando problemi e paure in un 4
5 futuro spesso non definito, adottando strategie di vita che permettono loro di pensare giorno per giorno.. di vivere appunto alla giornata. Adeguarsi ad una situazione di precarietà risulta essere una strategia di arrangiamento rivolta al presente, così che la dimensione futura passa in secondo piano, quando non viene addirittura dimenticata. In questo modo si perde la dimensione futura, il passato è subito presente e si vive in un presente continuo. Proviamo a profilare delle soluzioni.. sono possibili? Poiché il lavoro flessibile risponde alle trasformazioni del mercato produttivo, sarebbe preferibile che chi è vittima di un percorso lavorativo segnato dalla discontinuità abbia quanto meno gli stessi diritti di chi passa da un lavoro stabile a un altro. Considerazione peraltro denunciata anche dalle testimonianze degli intervistati. Alcuni autori infatti (Accornero) reclamano uno Stato che garantisca una continuità di cittadinanza del lavoro nella discontinuità dei tragitti lavorativi. (Castel) Castel propone come risposta alla crescente frammentazione degli impieghi il trasferimento dei diritti di statuto dell impiego alla persona del lavoratore, tale da ristabilire una continuità di diritti attraverso la discontinuità dei percorsi professionali al cui interno le interruzioni sono dovute a cause legate alla disoccupazione, ma anche e sempre più spesso, per la formazione o per ragioni di natura familiare e personale. In conclusione: La tutela dei rischi sociali è condizione necessaria affinché l individuo possa fare progetti e proiettarsi nel futuro, oltre che prerequisito per poter padroneggiare il presente. Così come in epoca fordista, per scongiurare la crisi di un sistema troppo rigido, sono stati posti dei limiti alla rigidità attraverso l applicazione delle diverse forma di flessibilità, ora occorre porre limiti alla stessa flessibilità. 5
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