L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO

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1 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 1 La spartizione dell Italia Invasione dell Italia Appena riconquistata dai Bizantini, nel 568 l Italia fu invasa da una nuova popolazione germanica di origine probabilmente scandinava: i Longobardi. I Longobardi, in precedenza, si erano stanziati in Pannonia. Insieme con altri gruppi germanici, guidati dal re Alboino traversarono in massa le Alpi orientali e costrinsero i Bizantini alla difensiva. Divisi in bande agguerrite, i cui capi erano chiamati «duchi», essi avanzarono saccheggiando e distruggendo. Caddero nelle loro mani, una dopo l altra, Aquileia, Treviso, Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo e, nel 569, Milano; per la cattura di Pavia che diventerà capitale del regno longobardo occorsero invece altri tre anni; fu quindi la volta della Toscana e dell Umbria; altri gruppi si spinsero verso sud e occuparono Benevento, che divenne il centro principale dei territori longobardi nel Meridione. Romània e Longobardia I Longobardi non riuscirono a occupare tutta la penisola, né i Bizantini riuscirono a cacciare i Longobardi oltre le Alpi: nel 603 le due forze contrapposte giunsero quindi a un accordo con il quale fu decretata la divisione politica dell Italia. La parte bizantina, o Romània (che diede il nome all attuale Romagna), si contrappose alla Longobardia. I Bizantini controllavano il Meridione, le isole e la Liguria. La capitale bizantina era Ravenna, governata da un funzionario chiamato esarca (da cui il nome di Esarcato dato alla regione), investito di poteri amministrativi e militari. Bisanzio controllava anche la Pentapoli («le cinque città»), che comprendeva cinque città adriatiche (Ancona, Senigallia, Fano, Pesaro, Rimini) e cinque dell entroterra (Gubbio, Jesi, Cagli, Fossombrone e L ITALIA DIVISA TRA LONGOBARDI E BIZANTINI GRAN S. BERNARDO MONCENISIO Trento Cividale Bergamo Ivrea Milano Treviso Aquileia Verona Grado Susa Pavia Brescia Vicenza Torino Asti Lodi Piacenza Mantova Po Reggio Parma Genova Persiceta Comacchio Modena Savona Ravenna Varigotti Albenga Nizza CORSICA SARDEGNA BRENNERO Territori longobardi Impero bizantino Regno dei Franchi Sede di un ducato longobardo Sede di un ufficiale dipendente dal re (gastaldo) Altre città Adige Sabiona Bolzano Ceneda Bologna Pistoia Luni Rimini Firenze Lucca Ancona Arno Arezzo Gubbio Volterra Osimo TUSCIA Siena Chiusi Perugia Fermo Todi Spoleto Amelia Tuscania Surri Roma M A R T I R R E N O Tevere Gaeta Agrigento Napoli Palermo SICILIA S l a v i M A R A D R I A T I C O Lucera Drava Benevento Spalato Salerno Siracusa REGNO DEGLI AVARI Sava Siponto CALABRIA Reggio Ragusa Taranto Brindisi Otranto MAR IONIO 29 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 591

2 GUIDA L O 1. Come era divisa l Italia al principio del VII secolo? 2. Sottolinea sul testo i caratteri tipici della civiltà romana presenti nell Italia del VII secolo. L A STUDIO Urbino). In questi territori si mantennero inalterati alcuni elementi tipici della civiltà romana: il sistema della terra incentrato sul latifondo [cfr. 26.5] e l organizzazione del territorio imperniata sulle città. I Longobardi dominavano invece il Nord Italia, la Toscana e i territori di Spoleto e Benevento, che costituivano due ducati indipendenti. 2 Prime vicende del regno longobardo anarchia Letteralmente «senza governo». Indica una situazione politica nella quale non viene più riconosciuta l autorità dello Stato, sia per assenza di un valido potere, sia per inefficienza dell esercizio del potere da parte dei governanti. Un cavaliere longobardo, VII sec. [Historisches Museum, Berna] I Longobardi attribuivano grande importanza al cavallo e ne facevano il simbolo del prestigio e della posizione sociale dell individuo. Lo dimostra anche la presenza del cavallo nelle arti applicate, come in questa raffigurazione di un cavaliere al galoppo. I Longobardi prima dell invasione Sui Longobardi prima dell arrivo in Italia sappiamo molto poco: erano un popolo senza scrittura e le nostre informazioni dipendono quasi esclusivamente dai corredi trovati nelle tombe. L impressione che si ricava da queste testimonianze è che la società longobarda fosse poco stratificata. I Longobardi erano una popolazione guerriera, che si era temprata nelle regioni danubiane in decenni di lotte per la sopravvivenza contro altre popolazioni barbare. L esercizio delle armi, considerato l unica attività veramente degna, era anche la principale risorsa economica: il bottino, il saccheggio, il tributo imposto ai vinti rendevano marginali e ben poco considerate attività come l agricoltura e il commercio. I Longobardi erano però grandi allevatori dell animale prediletto dai guerrieri, il cavallo. Caratteri della regalità longobarda Nelle dure e incessanti lotte che i Longobardi avevano dovuto affrontare in Europa orientale, la loro monarchia si era andata caratterizzando in senso elettivo e la trasmissione del potere supremo avveniva più per considerazioni di merito che di discendenza. Al sovrano si richiedevano soprattutto il valore militare e la capacità di trascinare il popolo guerriero di vittoria in vittoria. Questa caratteristica introdusse elementi di forte competitività in seno all aristocrazia e fece della regalità un istituzione perennemente in bilico e sottoposta alla tensione di forze centrifughe. Non a caso gran parte della storia politica dei Longobardi è una catena di usurpazioni, tradimenti, assassinii, colpi di mano. Come tutti i re longobardi, anche Alboino era un grande combattente. Prima dell invasione dell Italia egli aveva condotto due vittoriose campagne contro i Gèpidi [cfr. 28.7]. Aveva anche personalmente ucciso il loro re Cunimondo, facendo del suo teschio una coppa da cui bevve. Quello che secondo la tradizione sarebbe stata una manifestazione di macabro scherno, va in realtà interpretato come una sorta di assunzione magica delle prerogative regali e della potenza vitale del defunto, secondo un usanza che non desta stupore in società guerriere come quella longobarda. Alboino aveva poi sposato la figlia di Cunimondo, Rosmunda. Questo matrimonio gli fu fatale, perché Rosmunda non tardò a vendicare la morte del padre: nel 572 la regina ordì infatti una congiura che portò all uccisione di Alboino. Anarchia militare Alla morte del sovrano la debolezza della compagine longobarda e l irrequietezza dell aristocrazia si manifestarono in tutta la loro gravità. Infatti, a Clefi, il successore di Alboino, seguì un periodo di anarchia militare ( ), durante il quale non fu eletto alcun re. I duchi ne approfittarono per procedere all occupazione di nuovi territori. Essi tuttavia non seguivano un piano di conquista preciso, ma si muovevano nelle direzioni in cui incontra - vano minori resistenze. Fu così che bande di Longobardi si spinsero verso ovest, in Piemonte, e verso l Italia centrale e meridionale, dove fondarono due importanti insediamenti: Spoleto e Benevento. I terri tori conquistati furono organizzati in ducati, circoscrizioni incentra - te attorno a città strategicamente importanti e aventi funzioni di controllo militare e amministrativo del territorio. Un ruolo di primo piano fu svolto dai ducati di Spoleto e Benevento, dotati di autonomia di azione nei rapporti con l impero bizantino e la Chiesa di Roma. 592 Parte 5 L ETÀ TARDOANTICA

3 Corona votiva, inizio VII sec. [Tesoro del Duomo, Monza] Rafforzamento della monarchia Al periodo di anarchia pose fine l elezione al trono di Autari ( ). Sotto di lui fu ricostituita l autorità regia: i duchi, che godevano di ampi margini di autonomia rispetto al potere centrale, furono convinti a cedere alla corona la metà dei beni fiscali di ciascun ducato; queste risorse andarono a costituire un vasto patrimonio necessario all esercizio del potere centrale. Per amministrare queste terre il re utilizzava emissari chiamati gastaldi. Al fine di rafforzare la propria posizione, Autari cercò alleanze con altre popolazioni germaniche, e sposò la principessa bavara, Teodolinda, che era di religione cattolica. Infatti i Longobardi erano ariani (e quindi, secondo la prospettiva cattolica, «eretici»: cfr. 26.2), e per di più avevano mantenuto alcuni riti di carattere decisamente pagano; il fatto poi che la loro legge proibisse la conversione al cattolicesimo non favoriva certamente l integrazione tra le due comunità. Pur non introducendo alcuna novità sul piano religioso, Autari mostrò maggiore apertura nei confronti dei Romani e chiamò alcuni di loro a far parte del consiglio di corte. In questo avvicinamento tra vincitori e vinti fu importante il ruolo svolto dalla cattolica Teodolinda [cfr. 29.3]. La cosiddetta «Corona di Teodolinda» fu donata dalla regina Teodolinda al Duomo di Monza ed è una corona votiva, esempio di oreficeria longobarda databile al VII secolo. Si tratta di un diadema in oro, gemme e madreperla, di gusto bizantineggiante; le gemme che la rivestono, di forma circolare o quadrata, sono racchiuse da sottili lamine d oro e disposte in cinque ordini paralleli. Si notano anche dei piccoli fori lungo i bordi perlinati superiore ed inferiore, evidentemente usati per esporre la corona ed agganciarvi decorazioni pendenti. L O STUDIO 1. Come eleggevano i Longobardi il proprio re? 2. Dove si trovavano i ducati di Spoleto e Benevento? 3. Quale fu la politica intrapresa dal re longobardo Autari? 4. Quale religione professavano i Longobardi? GUIDA L A 3 Lo stanziamento dei vincitori e i rapporti con i Romani Crisi economica e demografica L invasione longobarda trovò un paese in sfacelo, indebolito dalla ventennale guerra gotica e prostrato da una terribile pestilenza, che nel 565 aveva spopolato città e campagne. Dunque l impatto dell invasione longobarda fece precipitare una situazione che già era molto critica. Le attività commerciali crollarono e si ridussero a scambi in natura su scala locale. Anche la circolazione e la coniazione di moneta si contrassero bruscamente. Il pesante calo demografico incise sulla produzione agricola: la mancanza di manodopera e la contrazione del fabbisogno alimentare favorirono l abbandono di molte aree coltivate, mentre si diffondeva ulteriormente nella penisola l economia degli spazi aperti e incolti. Un dominio duro A differenza dei Goti [cfr. 28.5], i Longobardi esercitarono in Italia un dominio duro, restio al dialogo, alieno dai compromessi. Le strutture amministrative romane furono cancellate e i sudditi di origine romana collocati in una posizione d inferiorità: essi non erano considerati uomini liberi e di conseguenza non avevano il diritto di portare le armi. L aristocrazia romana, che sotto i Goti aveva mantenuto una posizione di rilievo, fu sistematicamente abbattuta: le sue terre furono confiscate e molti suoi rappresentanti furono messi a morte. Una sorte analoga toccò ai membri dell aristocrazia ecclesiastica. Alcune città, private dei loro vescovi, caddero in rovina. L insediamento longobardo Nei territori occupati, i Longobardi costituivano una percentuale minima della popolazione. In mancanza di stime precise, si può fissare un ordine di grandezza, puramente orientativo, del 5%. Di conseguenza, il loro insediamento si svolse, tanto nelle città quanto nelle campagne, in piccoli gruppi familiari, 29 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 593

4 VITA SOCIALE DIRITTO Lingua longobarda e lingua italiana L invasione longobarda fu la più violenta della storia d Italia, ma l incontro tra gli invasori e gli abitanti della penisola non fu soltanto distruttivo. Le tracce più profonde e ampie della presenza longobarda in Italia si trovano nella nostra lingua. Ancora oggi gli italiani usano correntemente, senza saperlo, alcune centinaia di parole longobarde, che riguardano tutti i campi: il diritto, l amministrazione, la vita materiale, l esercito, la toponomastica. Alcune di esse furono probabilmente introdotte già dagli Ostrogoti, popolo germanico come i Longobardi, ma gli studiosi non sono sempre in grado di determinare a quale preciso influsso debba essere ricondotta l origine di ogni singola parola germanica presente nella nostra lingua. Distinguiamo, per argomento, i principali prestiti germanici all italiano. Area di Santa Croce, Firenze Dall andamento ellittico delle case, nella parte inferiore dell illustrazione, è riconoscibile l impianto dell anfiteatro romano di Firenze, che certamente era ancora esistente al tempo dell occupazione longobarda: lo testimonia tutt oggi l esistenza, in quest area della città, di Via del Parlascio, dal termine bera-laikaz («arena degli orsi») con il quale i Longobardi designavano gli anfiteatri. Parti del corpo e attività connesse Animali, caccia e attività connesse Parti ed elementi della casa Arredi, utensili e attività connesse La donna, la cucina e le attività connesse Abbigliamento La campagna Armi, esercito e attività connesse Diritto e vita sociale Aggettivi di qualità Anca, bernoccolo, ciuffo, grinfia, guancia, milza, nocca, schiena, stinco, zanna, zazzera; (ar)rancare, grattare, guarire, leccare, recare, russare, strisciare. Bracco, briglia, falco, sperone, stambecco, staffa, trappola, zecca; ghermire, graffiare, tubare. Balcone, palco, rampa, sala, spalto, stamberga, stucco. Banco, bara, barella, benda, federa, gruccia, guanciale, panca, predella, scaffale, spranga, stanga, tappo; arredare, bussare, spaccare, spruzzare, strappare. Brodo, bucato, crusca, zuppa; (ar)rostire, guarnire, strofinare, stropicciare. Banda, fazzoletto, nastro, roba, tasca. Greppia, greto, melma, mucchio, slitta, stecca, zolla; ammucchiare, attecchire, guadagnare (originariamente nel senso di «pascolare»). Banda, elmo, fodero, gonfalone, guardia, guerra, schiera, spione, tregua; albergare («ospitare»), guardare. Baruffa, bega, faida, fio, manigoldo, schiatta, sgherro, sguattero; (am)miccare, (ar)raffare, arzigogolare, danzare, scherzare, stuzzicare, trescare. Bianco, bigio, bruno, fresco, gaio, guercio, lesto, ricco, sbilenco, sghembo, smilzo, snello, zeppo. Anche molti nomi di luogo della nostra penisola derivano da termini longobardi e attestano la presenza longobarda in una determinata zona. Da una parola longobarda significante pianura boschetto recintato fattoria terreno padronale confine zona di guardia bosco di montagna collinetta torrente villaggio arena degli orsi Toponimi italiani Braida, Breda, Brera Gaggio, Gaio Sala (p. es. Sala Baganza a Parma e Sala Consilina a Salerno) Sondrio, Sondalo Staffolo, Staffoli Guarda, Niguarda, Guastalla Gualdo, Gaudo Toppo, Toppolo, Toppole Pescia, Pesciola, Pesciole, Peccioli -amo, -imo, suffissi di molti toponimi (p. es. Aramo, Salissimo, Sculcamo) Perilascio, Parlascio 594 Parte 5 L ETÀ TARDOANTICA

5 aventi anche funzioni di unità militari, chiamati fare, chiusi e staccati rispetto alle popolazioni locali. I luoghi prescelti nelle città, nelle fortezze, nei nodi stradali rispondevano quasi sempre a esigenze di controllo militare del territorio. Testimonianze odierne di questi insediamenti sono i caratteristici toponimi in «fara» diffusi nella penisola: per esempio Fara Gera d Adda (Lombardia), Fara in Sabina (Lazio), Fara Novarese (Piemonte), Fara San Martino (Abruzzo), Fara Vicentino (Veneto), ecc. Ma i toponimi di origine longobarda ancora oggi esistenti in Italia sono molto numerosi, così come numerose sono le parole longobarde di uso corrente nella nostra lingua. In mancanza di documenti letterari soddisfacenti, le fonti più utili per lo studio di questi insediamenti sono essenzialmente archeologiche, e tra queste le principali sono i sepolcreti. Lo studio delle inumazioni indica l esiguità numerica degli occupanti (in media 300 presenze circa per generazione in ogni sepolcreto, con punte maggiori, ma non di molto, nelle città), il carattere guerresco del loro modo di vita (quasi tutti i maschi adulti risultano sepolti con le armi), il distacco delle popolazioni locali (che venivano sepolte in cimiteri separati). L avvicinamento tra Longobardi e Romani Alla morte di re Autari, avvenuta in circostanze misteriose si disse che era stato avvelenato, la regina Teodolinda sposò in seconde nozze Agilulfo ( ), duca di Torino. Nel suo lungo regno, Agilulfo diede nuovo slancio alla politica di rafforzamento della monarchia, tanto all esterno dove riprese l offensiva contro i territori bizantini quanto all interno, dove cercò di comprimere l autonomia dei duchi. Agilulfo tentò anche d intrecciare rapporti più stretti con la popolazione di origine romana. In questa politica svolse un ruolo decisivo la religione e, in particolare, la grande personalità di papa Gregorio Magno [cfr. 29.5]. Quest ultimo si era reso conto che i Longobardi erano ormai una realtà radicata nella penisola e che di questa realtà la Chiesa doveva prendere atto, se voleva alleviare le sofferenze delle popolazioni sottomesse e recuperare al cat - tolicesimo quegli invasori ancora per metà ariani e per metà pagani. Egli riconobbe quindi l entità politica longobarda intrattenendo rapporti con i duchi e con la corte, dove la regina Teodolinda, favorevole al cattolicesimo, svolgeva una preziosa opera di mediazione. Una nuova atmosfera cominciava ora a caratterizzare i rapporti tra vincitori e vinti: la convivenza, anche se densa di sospetti e inasprita da gravi squilibri sociali [cfr. 29.4], aveva favorito a lungo andare la circolazione dei comportamenti, delle abitudini, delle usanze. Di questa nuova atmosfera sono ancora una volta preziosa testimonianza i cimiteri, dove ora troviamo Longobardi e Romani non più separati, ma sepolti gli uni accanto agli altri. Progressi del cattolicesimo L avvicinamento al cattolicesimo, tollerato da Agilulfo, divenne aperto consenso presso i suoi successori, finché il re Ariperto ( ) sconfessò apertamente l arianesimo e aderì ufficialmente alla religione cattolica. Rilegatura dei Vangeli di Teodolinda [Tesoro del Duomo, Monza] L Evangeliario fa parte dei doni offerti a Teodolinda da Gregorio Magno in occasione del battesimo di suo figlio Adaloaldo. L O STUDIO 1. Come erano trattati i sudditi romani dai Longobardi? 2. Quanti erano i Longobardi in Italia? 3. Chi era Agilulfo? 4. Quali rapporti instaurò Gregorio Magno con i Longobardi? GUIDA L A 4 La società longobarda L Editto di Rotari Nel 643, su iniziativa del re Rotari ( ), il popolo longobardo, riunito in solenne assemblea a Pavia, approvò la sua prima raccolta di leggi scritte, nota appunto come Editto di Rotari. Le consuetudini erano state fino a quel momento tramandate oralmente. Come abbiamo visto, la maggiore difficoltà nello studio della società longobarda, nei primi cento anni circa dopo la loro occupazione dell Italia, dipende dall assenza quasi ON LINE DOCUMENTI L Editto di Rotari 29 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 595

6 à Fibula a ponte, VI sec. [da una tomba di Castel Trosino, Museo dell Alto Medioevo, Roma] à Fibula rotonda, VII sec. [da una tomba di Castel Trosino, Museo dell Alto Medioevo, Roma] Le testimonianze artistiche relative al primo periodo delle invasioni barbariche sono legate essenzialmente a oggetti quali decorazioni di abbigliamento e di armi, o oggetti votivi, comunque appartenenti al corredo personale con cui il defunto veniva sepolto. La loro decorazione unisce alla tradizione dell arte tardoromana il gusto tipicamente barbarico per il colore e per le rappresentazioni zoomorfe. totale di fonti scritte contemporanee. L Editto solleva questo velo e ci presenta la società longobarda in un quadro sufficientemente articolato. L Editto fu scritto in latino, non perché nella sua elaborazione avessero avuto un ruolo decisivo individui di origine romana, ma perché il latino svolgeva la funzione di «linguaggio tecnico», tradizionalmente in uso per esprimere contenuti di carattere giuridico e istituzionale. Distinzioni sociali Il sistema sociale appare fondato su una netta distinzione tra «liberi», gli arimanni, i guerrieri, e «non liberi», i servi, che provvedevano al lavoro dei campi e alla pastorizia. Tra questi due livelli ve ne era uno intermedio, quello degli aldi, individui «semiliberi» che non possedevano né terre né armi e si ponevano sotto la protezione di un padrone. Questa divisione tuttavia non costituiva una cesura insuperabile: un libero, infatti, poteva perdere la libertà in conseguenza di una colpa grave o della rovina economica. Ma poteva anche accadere che un non libero particolarmente meritevole ottenesse la libertà, anche se il passaggio di condizione richiedeva l approvazione della comunità solennemente riunita. Procedimenti giudiziari Il non libero non aveva un autonoma capacità di agire in campo giudiziario, e non aveva capacità di parola in sede legale. In suo nome poteva agire soltanto il libero da cui egli dipendeva. Solo i liberi potevano dunque usufruire pienamente della legge longobarda. L accusato poteva discolparsi ricorrendo al giuramento solenne, sui Vangeli o sulle armi, eventualmente rafforzato dal giuramento di altri liberi che si facevano garanti. Tra i Longobardi il giuramento aveva un importanza enorme, e chi lo avesse pronunciato falsamente si esponeva al discredito sociale e si riteneva a terribili punizioni da parte della divinità. La distinzione tra liberi e non liberi determinava anche una diversificazione delle pene in base alla qualità delle persone. A tale proposito è esemplare il caso del guidrigildo, ossia della somma che i colpevoli di ferimento o di omicidio erano obbligati a versare alla vittima o ai suoi parenti, al fine di evitare la vendetta privata (faida). L entità del guidrigildo, infatti, variava non solo in base alla gravità del delitto, ma anche allo stato sociale e giuridico dell individuo. Caratteri dell economia L Editto trasmette informazioni importanti anche riguardo all economia e all organizzazione del lavoro. La società longobarda si basava sull agricoltura, sulla proprietà privata (prerogativa esclusiva dei liberi) e su rapporti di produzione di tipo signorile. La ricchezza era costituita quasi esclusivamente dalla proprietà di terra, di servi, di bestiame. Nell Editto il lavoratore appare soprattutto in quanto contadino, e l unica manodopera non connessa alla terra è costituita dai cosiddetti maestri comacini (probabilmente dal nome della città di Como), che si spostavano da un luogo all altro per restaurare o costruire edifici. Il commercio vi è praticamente assente, anche se certamente non possiamo immaginare che fosse del tutto scomparso. Di particolare importanza si rivelano anche le attività della caccia (che integrava in modo consistente il fabbisogno di carne) e della raccolta (delle ghiande, del miele, dei frutti selvatici, ecc.). Alcune norme dell Editto, per esempio, regolano in modo minuzioso lo sfruttamento degli alveari nei boschi o si soffermano sul criterio per assegnare una preda colpita da più cacciatori. Tutto questo rimanda a un sistema economico molto semplice, in cui la dipendenza dall ambiente naturale era fortissima. Nell Editto, infatti, la città fa la sua apparizione solo in riferimento a problemi di ordine pubblico, o in quanto luogo di residenza del re, ma non come luogo qualificato da una specificità economica (commercio, artigianato). 596 Parte 5 L ETÀ TARDOANTICA

7 Nuove esigenze sociali Circa un secolo dopo l Editto di Rotari, il re Liutprando [cfr. 29.7] attribuì validità anche alla legge romana, ponendo così fine a quell identificazione tra legge longobarda e piena capacità giuridica che caratterizzava l Editto di Rotari. Questa decisione, che nasceva da nuove esigenze sociali, ebbe enorme importanza per i rapporti tra la popolazione di origine longobarda e quella di origine romana. La fine dell epoca eroica delle conquiste, inoltre, aveva modificato l antico carattere tendenzialmente ugualitario della società longobarda e introdotto distinzioni di rango e di ricchezza. Liutprando trasse le conseguenze di questa evoluzione e distinse, tra gli arimanni, due categorie fondamentali: i «minimi», individui capaci di combattere ma che non possedevano né terre né case, e i «primi», che comprendevano i nobili e i giudici. La legislazione di Liutprando prendeva in considerazione anche la nuova situazione economica. Emergeva in modo netto il ruolo più attivo del commercio e dei ceti che vi erano coinvolti, la diffusione della moneta, di guadagni non esclusivamente agricoli, del prestito a interesse. 5 L età di Gregorio Magno Nella storia del papato, la conquista longobarda dell Italia segnò una svolta decisiva. Il vescovo di Roma, infatti, si trovò improvvisamente privo di una concreta protezione politica e militare, in un territorio di frontiera tra l Italia bizantina e l Italia longobarda. Per sopravvivere, era necessario trovare uno spazio politico autonomo: la risposta che la Chiesa romana trovò a questa necessità gettò le basi del suo potere temporale [cfr. 29.7]. Un politico intelligente Il maggior interprete di questa fase della storia del cristianesimo fu papa Gregorio Magno ( ), uno dei grandi fondatori della Chiesa medievale. Discendente da una nobile famiglia romana, egli univa a una vastissima conoscenza del diritto e a uno scrupoloso rispetto per la legge, una duttilità che gli consentiva di destreggiarsi abilmente nelle situazioni più difficili. Prima di essere nominato papa, Gregorio era stato ambasciatore pontificio presso la corte di Costantinopoli: qui aveva potuto comprendere quanto fosse radicata, in Oriente, l idea dell autorità imperiale in quanto autorità suprema e incontrastata (anche in materia di religione: cfr. 28.2), e quanto sarebbe stato inutile, di conseguenza, il tentativo del papa di Roma di far valere in quella parte del mondo il proprio primato. Eletto al pontificato, egli concentrò quindi il suo impegno sulla Cristianità occidentale. Nel VI secolo il papato era il maggior proprietario terriero dell Europa occidentale. I suoi possedimenti, chiamati patrimoni, si estendevano in tutta l Italia, oltre che in Dalmazia, Gallia, Sardegna, Sicilia, Corsica, Africa. Li gestiva una fitta rete di amministratori diretta da Roma. Gregorio mostrò una cura particolare nell amministrazione di queste immense proprietà, i cui proventi ave- L O STUDIO 1. Che cos è l Editto di Rotari? Perché fu scritto in latino? 2. Chi erano gli aldii? E gli arimanni? 3. Quale valore aveva il giuramento per la legge longobarda? 4. Chi erano i maestri comacini? 5. Quale diritto era in vigore nell Italia del VII secolo? GUIDA L A potere temporale Potere politico rivendicato dal papa su un territorio o sulla persona dell imperatore, rispetto al quale si proclamava superiore in autorità. Il potere temporale del papa storicamente ha avuto origine con le donazioni territoriali longobarde e franche, e si è consolidato nel corso delle lotte medievali contro l autorità imperiale, prima, e signorile, poi. Gregorio Magno allo scrittoio e tre monaci scrivani, IX sec. [Kunsthistorisches Museum, Vienna] Come testimoniato da questa tavoletta in avorio, Gregorio Magno fu assai noto in tutto il Medioevo per le numerose opere scritte nel corso della sua vita, cui affiancò un instancabile opera pastorale, che gli valse l appellativo di consul Dei («console di Dio»). 29 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 597

8 ON LINE DOCUMENTI Gregorio Magno Un economia dal volto umano Giovanni Diacono Il «granaio comune» dei fedeli ON LINE DOCUMENTI Beda Lo schiavo biondo e la conversione degli Angli vano una spiccata destinazione sociale. Oltre al mantenimento del papato, essi servivano infatti al mantenimento delle chiese povere, dei monasteri, al riscatto dei prigionieri, e all approvvigionamento delle popolazioni locali, prima fra tutte quella di Roma, la cui sopravvivenza dipendeva ora dall organizzazione papale come un tempo da quella imperiale. Il popolo di Roma si riconosceva pienamente nel suo vescovo, che era ormai la massima autorità in città e nel territorio circostante. Il prestigio e l autorità di papa Gregorio si accrescevano anche perché il vescovo di Roma rappresentava per l Occidente l unico punto di riferimento sicuro. Gregorio infatti stabilì con i vescovi occidentali rapporti diretti attraverso lo scambio di lettere, nelle quali venivano affrontati problemi relativi all organizzazione delle diocesi, ai rapporti col potere politico, alla cura delle anime, ecc. Per protesta contro il patriarca di Costantinopoli, che aveva assunto il titolo di «patriarca ecumenico» (vale a dire universale), Gregorio prese un titolo che resterà per secoli nella titolatura ufficiale del papato: «servo dei servi di Dio». Alla pomposa e ambiziosa espressione bizantina il vescovo di Roma contrapponeva un titolo di umiltà, che traduceva in termini ufficiali una delle massime virtù cristiane. VITA SOCIALE DIRITTO Il mondo dei monaci Accanto all eremitismo si sviluppò, già nell epoca di sant Antonio, un altra forma di monachesimo, il cenobitismo. A differenza degli eremiti [cfr. Gli eremiti, p. 520], che cercavano di raggiungere la perfezione spirituale da soli, i cenobiti conducevano una vita in comune, nel chiuso dei loro monasteri. Già nel IV secolo il cenobitismo, che per comodità chiameremo monachesimo, s impiantò in Occidente e nei secoli successivi vi si diffuse fino a diventare una delle più importanti istituzioni dell Europa medievale. Il cammino del monachesimo fu inarrestabile, ma in un primo momento incontrò molte resistenze. Dobbiamo considerare che la scelta radicale del monaco non esprimeva soltanto disprezzo per la vita mondana. Nel momento stesso in cui si ritirava, il monaco prendeva le distanze anche dalla Chiesa, dalla sua disciplina, dal suo raggio d azione. L alta qualità morale di alcuni monaci spinse spesso i fedeli a sceglierli come vescovi, ma nel complesso quella monastica rimase sempre un organizzazione alternativa rispetto all organizzazione ecclesiastica. Suscitava inoltre forti critiche l esibizionismo di molti monaci. Quasi tutto, nell aspetto di questi individui, appariva come una provocazione: il loro corpo ricoperto di stracci o di pelli, i capelli e la barba troppo lunghi, il loro ostentato disgusto per la società civile. Questi uomini «diversi» apparivano appunto come dei provocatori, se non come dei sovversivi: le città li rifiutavano e non mancarono episodi cruenti. In Oriente, i monaci costituirono talvolta bande agguerrite e pronte persino alla violenza pur di far prevalere questa o quella posizione, per esempio durante una disputa teologica. Non meno inquietante appariva il fatto che i loro gruppi erano costituiti da individui di tutte le condizioni sociali: schiavi, braccianti, proprietari terrieri, artigiani e persino ricchi signori. Quello dei monaci sembrava davvero un mondo alla rovescia. Per dedicarsi totalmente al Signore, i monaci non lavoravano e sopravvivevano grazie alle elemosine dei fedeli. Ma poiché essi erano solitamente laici e non chierici (diremmo oggi «preti»), questo attirava su di loro l accusa di oziosità. La trasformazione dei monasteri in luoghi produttivi (ora et labora), che in Occidente è legata all iniziativa di san Benedetto, fu anche una risposta concreta ed efficace a queste critiche. I monaci erano riluttanti a farsi inquadrare nei ranghi della Chiesa e quando dovevano darsi una «regola» che ordinasse la vita del monastero, se la davano a proprio piacimento. I monaci preferivano ubbidire all abate del loro monastero più che al vescovo della città vicina. L abate era una figura amata e riverita: «Lo spirito del Signore è in quell uomo disse un monaco del suo abate e se mi ordina muori, io muoio, e se mi ordina vivi, io vivo». Nelle campagne, il monaco era una figura centrale e le sue funzioni potevano assomigliare, per certi aspetti, a quelle degli antichi stregoni dei villaggi: curava le malattie della gente e del bestiame, purificava i luoghi infestati dai demoni, sedava le contese tra i fedeli. Il suo prestigio si fondava su una vita esemplare, fatta di digiuni, di privazioni, di preghiere. La sua sapienza che si nutriva di contatti assidui con la divinità era un serbatoio cui attingeva la disperazione degli uomini. Il prestigio di questi eroi popolari, che vantavano un rapporto privilegiato con la divinità, s impose presto anche nel mondo urbano, e tra il V e il VI secolo il monaco divenne una figura di moda. Averne uno come amico era considerata una vera fortuna. Gli aristocratici e gli imperatori se li contendevano e li consultavano. Il favore popolare che si riversava sui monaci più famosi li rendeva personaggi temuti persino dai sovrani: il loro appoggio rendeva più solide le fondamenta del potere, la loro ostilità poteva causare gravi problemi di ordine pubblico. Si ripeteva così quello stesso paradosso che abbiamo osservato a proposito degli eremiti: quello di uomini che presi da orrore per il mondo si ritirarono ai margini della società civile, e che furono al tempo stesso gli agenti di molte trasformazioni di quella stessa società che avevano rifiutato. 598 Parte 5 L ETÀ TARDOANTICA

9 Una prospettiva «mondiale» Sotto il profilo concreto egli agì però in una dimensione «mondiale», soprattutto in quella parte dell Occidente che era di fatto sottratta all influenza bizantina. Lo abbiamo già visto tessere con la corte e con i duchi longobardi una rete di rapporti destinata, in progresso di tempo, a convertire quel popolo al cattolicesimo [cfr. 29.3]. Ma l iniziativa di Gregorio non si svolse solo in questa direzione. Si occupò della riforma della liturgia romana, compreso il canto, che da lui prese il nome di gregoriano, e diede impulso all opera di evangelizzazione dei pagani. Nel 595 egli lanciò infatti una delle più importanti imprese missionarie dell età medievale: un gruppo di monaci guidati da Agostino (il futuro sant Agostino di Canterbury) diede l avvio all evangelizzazione degli Anglosassoni, ancora pagani: nel corso del VII secolo l Inghilterra fu conquistata al cattolicesimo e legata strettamente all osservanza romana. Il cattolicesimo fece inoltre importanti progressi in Spagna, grazie all opera dell arcivescovo Isidoro di Siviglia, e in Gallia, dove gli stretti legami con la corte franca furono ulteriormente rafforzati. Ma Gregorio fu impegnato a fondo anche nella lotta contro le pratiche pagane sopravviventi in aree apparentemente del tutto cristianizzate. L O STUDIO 1. Spiega il significato dell espressione potere temporale. 2. Cos erano i patrimoni della Chiesa? Com erano gestiti? 3. Chi era il «servo dei servi di Dio»? 4. In quali direzioni s indirizzò l evangelizzazione cristiana nel VII secolo? GUIDA L A L abbazia benedettina [disegno di A. Baldanzi] Il monastero era organizzato in cinque strutture principali: la chiesa (oratorium), il luogo della preghiera; il dormitorium, per dormire; il refectorium, con la cucina, le latrine e la stanza dove i monaci si riunivano per i pasti; una zona dedicata all accoglienza degli ospiti (cella hospitum); e, infine, una portineria (portaria), ossia il luogo deputato alle comunicazioni fra la comunità e il mondo esterno. Queste strutture, che si ripetono in tutte le fondazioni benedettine, si organizzavano attorno al chiostro, considerato il cuore del monastero. Nell ala orientale del complesso monastico si trovavano poi gli edifici dedicati alle attività culturali, e quindi la sacrestia, la sala capitolare, le stanze da lavoro, gli armaria per la conservazione dei testi e lo scriptorium dove venivano ricopiati. Oltre il muro di cinta si estendevano le vaste proprietà che con il tempo il monastero accumulava Chiesa abbaziale; 2. Chiostro; 3. Dormitorio; 4. Sala Capitolare; 5. Parlatoio; 6. Refettorio; 7. Cucina; 8. Scriptorium e biblioteca; 9. Stalle, magazzini e cantine; 10. Portineria. 29 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 599

10 6 La diffusione del monachesimo L Irlanda di san Colombano L Occidente, devastato dalle invasioni e dalle carestie, creò un tipo di monachesimo originale rispetto alle esperienze anacoretiche e cenobitiche sviluppatesi nel IV secolo in tutto l impero romano e ne fece ben presto uno degli elementi portanti della società dell epoca. Un forte impulso venne dall Irlanda, l isola cristianizzata alla fine del V secolo da san Patrizio e miracolosamente risparmiata dalle migrazioni dei barbari. Dall Irlanda gruppi di monaci vaganti sciamarono quasi subito in tutta Europa, animati da uno slancio missionario ignoto al monachesimo orientale. Essi convertirono i pagani e gli eretici spingendosi, con un audacia che non conosceva ostacoli, nelle città occupate, nelle campagne, negli accampamenti degli invasori. Tra loro spiccava san Colombano, fondatore, tra l altro, del monastero di Bobbio, presso Piacenza. La fondazione del monastero di Bobbio riveste una duplice importanza, politica e culturale: politica perché questa fu la prima di una lunga serie di fondazioni monastiche che, dalla seconda metà del VII secolo, fu sostenuta dai cattolici sovrani longobardi; culturale perché presso di esso fu costituito uno dei più importanti centri di copiatura di testi manoscritti: un esempio che sarà molto seguito in Italia e in Europa e che consentirà la trasmissione di fondamentali opere della cultura classica e cristiana. I monaci irlandesi diedero vita, durante i loro spostamenti nel continente, ad una rete di fondazioni monastiche che svolsero un ruolo determinante nel processo di evangelizzazione dell Europa centro-settentrionale. IL MONACHESIMO IRLANDESE OCEANO ATLANTICO Lisbona Elphin Tuam Cork Toledo Bangor Armagh Cloyne York Canterbury Rouen Bordeaux Arles MARE DEL NORD Utrecht Echternach Luxeuil Tours Besançon Poitiers Lione Aix-en- Provence Osnabrück Fulda S. Gallo Milano Alessandria Erfurt Würzburg Bobbio Roma Salzburg Aquileia Montecassino Cordova Ippona Cartagine Territori cristianizzati alla fine del IV secolo Espansione del monachesimo irlandese Centri di evangelizzazione Principali diocesi MAR MEDITERRANEO 600 Parte 5 L ETÀ TARDOANTICA

11 Il monastero di S. Benedetto di Subiaco Il monastero di S. Benedetto (o del Sacro Speco) di Subiaco si presenta oggi come un edificio scenografico, insediato nella curvatura di una immensa parete di roccia e sorretto da nove alte arcate, in parte ogivali. L interno complicato labirinto di ambienti, chiesette, cappelle, talvolta ricavate dalla roccia è ricoperto da una preziosa decorazione di varie epoche: dalle opere bizantine (VIII secolo) al prezioso ritratto di san Francesco (1223), ritenuto la prima fedele raffigurazione mai realizzata del santo. La «Regola» di san Benedetto Il vero fondatore del monachesimo occidentale, tuttavia, fu san Benedetto da Norcia, vissuto tra il 480 circa e il 547, che conferì al movimento monastico quei caratteri peculiari che esso avrebbe mantenuto per secoli. In contrasto con le abitudini dei monaci vaganti, che praticavano e diffondevano la fede spostandosi dove ritenevano di volta in volta che ce ne fosse più bisogno, Benedetto affermò la severa norma della stabilitas («stabilità»), fondata sulla convinzione che il monaco doveva essere lo stabile punto di riferimento dell intera comunità; di qui il divieto assoluto di allontanarsi dalla propria sede. Inoltre, mentre i monaci vaganti erano completamente autonomi, i benedettini furono sottoposti all autorità dell abate, il capo del monastero, responsabile dell applicazione di un rigoroso codice di comportamento spirituale e materiale: la Regola. Un altro punto essenziale di differenza era contenuto in una delle idee centrali che ispirava la Regola e che fu poi condensata nella formula ora et labora, cioè «prega e lavora»; un concetto certamente non ignoto nei monasteri precedenti ma che Benedetto valorizzò come elemento fondamentale nella formazione spirituale dei suoi monaci. «L ozio è il nemico dell anima», si ripeteva nei monasteri benedettini. I monasteri benedettini Nei dettami della Regola sono condensate le ragioni del prestigio e del successo che le organizzazioni benedettine riscossero soprattutto in Italia. Prima nei dodici piccoli monasteri di Subiaco, vicino a Roma, poi nell abbazia di Montecassino, accanto alla quale la sorella di Benedetto, Scolastica, fondò un monastero femminile, si aggregarono comunità dove regnavano l ordine e la preghiera. Nei monasteri la giornata cominciava con l opus Dei, cioè con la recita corale dell ufficio divino, e continuava con attività agricole e artigianali di ogni genere, tra le quali la copiatura dei testi sacri. Ciò preservava i monaci dalla presunzione che può derivare San Benedetto, XI sec. [Oratorio di S. Benedetto, Civitate] ufficio divino È l insieme delle preghiere che gli ecclesiastici hanno l obbligo di recitare durante la giornata. Esse sono distribuite secondo le otto ore canoniche: mattutino (mezzanotte); lodi (alba); prima (alle 6); terza (alle 9); sesta (alle 12); nona (alle 15); vespro (al tramonto); compieta (prima del riposo notturno). 29 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 601

12 GUIDA L O 1. Da dove provenivano i monaci vaganti? 2. Quale attività si praticava nel monastero di Bobbio? 3. Spiega il significato della formula ora et labora. L A STUDIO dall intellettualismo, dalle forme di fanatismo religioso che a volte animavano i monaci orientali e i vaganti, e permetteva l inserimento dei contadini, che trovavano nel monastero quell atmosfera di laboriosa umiltà cui essi erano abituati. Inoltre, fatto non meno importante, il monastero diventava così un unità produttiva autosufficiente, da cui nei momenti di emergenza potevano addirittura partire aiuti e soccorsi per la popolazione bisognosa. L egemonia del monachesimo all interno del mondo cattolico, tuttavia, non era soltanto economica e culturale, ma anche religiosa. Fu dai monasteri che vennero i quadri più preparati della gerarchia ecclesiastica e fu la vita monastica quella che apparve la forma più pura e completa di cristianesimo, il modello cui guardavano costantemente i laici e gli altri ecclesiastici. à Alla donazione di Sutri (728), considerata l atto di nascita del potere temporale del papato, seguirono nel tempo altre donazioni, sia da parte di privati, sia da parte di sovrani, che andarono a rimpinguare il Patrimonio di San Pietro. Tra le tante, ricordiamo le donazioni dei re franchi Pipino il Breve e Carlo Magno. Patrimonio di S. Pietro prima del (Pipino) Territori longobardi IL PATRIMONIO DI S. PIETRO Mantova Ferrara Reggio Modena Bologna Lucca Pisa MAR TIRRENO Firenze Siena Viterbo Sutri Ravenna 7 La fine del regno longobardo e l emergere del papato Longobardi, Bizantini e papato Completata la conversione al cattolicesimo e realizzata anche a livello giuridico l integrazione tra Romani e Longobardi [cfr. 29.3], Liutprando ( ) avviò una nuova fase di espansione territoriale a danno dei due ducati autonomi (Spoleto e Benevento) e dei territori bizantini. I Bizantini in Italia erano sulla difensiva: Bisanzio, infatti, non poteva dedicare troppe cure al fronte italiano, perché dilaniata da una gravissima crisi interna [cfr. 29.8]. Nei territori bizantini, inoltre, vi era un forte malcontento contro l imperatore d Oriente: le popolazioni mal sopportavano la pesante oppressione fiscale, mentre il pontefice di Roma insieme con le varie chiese locali era sempre meno disposto ad accettare le ingerenze di Costantinopoli nella vita religiosa della Cristianità occidentale. A differenza della Chiesa orientale, dove l imperatore interferiva anche nelle questioni teologiche [cfr. 28.9], il vescovo di Roma rivendicava infatti con sempre maggiore fermezza l autonomia del potere «spirituale» rispetto a quello «temporale». Una posizione che si era accentuata a partire da Gregorio Magno ed era fondata, sotto il profilo dottrinario, sull idea che il vescovo di Roma era depositario della «tradizione apostolica» più pura in quanto successore diretto di san Pietro [cfr. 24.8]. Questa affermazione dell autonomia e del primato religioso del pontefice romano aveva inevitabili ripercussioni di carattere politico: essa significava che sullo scenario internazionale agiva ora un altra potenza, il papato. Pur se priva di un proprio esercito, la Chiesa di Roma aveva infatti l autorità per mobilitare forze esterne al servizio dei propri interessi. Iniziativa longobarda Approfittando della situazione, Liutprando invase l Esarcato e la Pentapoli e occupò il Lazio. L azio- MAR ADRIATICO ne longobarda venne osteggiata da tutti, poiché né il papa Gregorio II, né i funzionari bizantini locali, né gli stessi duchi longo- Rimini Fano bardi di Spoleto e Benevento, gelosi della propria indipendenza, Ancona potevano trarre vantaggio da un dominio incontrastato del re longobardo in Italia. Alla fine, nel 728, Liutprando dovette ritirarsi, Numana Osimo e a questo contribuirono non solo l opposizione dei duchi, ma forse anche i suoi scrupoli religiosi. Abbandonando il Lazio, il sovrano concesse al papa, in segno di riconciliazione, parte del La- Spoleto zio con il territorio di Sutri nel viterbese. Il gesto, divenuto celebre come donazione di Sutri, segnò un ulteriore avanzata del po- Rieti tere temporale del papa. ROMA Intervento dei Franchi Alla morte di Liutprando gli eventi subirono un improvvisa accelerazione. Nel 751, il nuovo re Astolfo Ceprano ( ) rioccupò i territori bizantini dell Esarcato e della Penta- Pesaro 602 Parte 5 L ETÀ TARDOANTICA

13 La donazione di Costantino, part., XIII sec. [Chiesa dei Quattro Santi Coronati, Roma] Nella donatio Costantino concedeva al papa: il primato sulle Chiese d Oriente; le chiese del Laterano, di S. Pietro e S. Paolo Fuori le Mura, oltre a beni in varie province; le insegne imperiali; il privilegio di promuovere i senatori al clericato; ogni potere sul Laterano, la Chiesa di Roma, l Italia. Redatto negli ambienti della curia romana nell VIII secolo, questo documento costituirà dall XI secolo in poi l argomentazione principale a sostegno della supremazia papale. La falsità del documento fu dimostrata nel XV secolo e riconosciuta dalla Chiesa solo nel XIX secolo. poli, conquistando Ravenna e minacciando direttamente la stessa Roma. La mossa questa volta si rivelò azzardata, perché favorì l alleanza tra il papato e la dinastia franca dei Pipinidi [cfr. 31.1]. Nel 755, infatti, Stefano II chiamò in suo soccorso Pipino il Breve, il quale, sceso in Italia, riconquistò a vantaggio di Roma gli ex territori bizantini occupati dai Longobardi (Esarcato, Pentapoli e Lazio), che andarono a formare il cosiddetto Patrimonio di San Pietro. Stretti tra due potenze, i Franchi a nord e il papato a sud, i Longobardi, come vedremo, erano condannati a un rapido declino. Un celebre falso A quanto sembra, in questo periodo venne elaborata anche la donazione di Costantino, un documento secondo cui l imperatore romano Costantino il Grande avrebbe concesso territori in Italia alla Chiesa già nel IV secolo. Il documento smascherato come un falso solo nel XV secolo dall umanista Lorenzo Valla fu spesso utilizzato dai papi del Medioevo nelle loro controversie con sovrani e imperatori sulla legittimità del potere temporale della Chiesa. In realtà, la falsa donazione sarebbe stata scritta proprio intorno al 754, a opera della cancelleria papale, per giustificare legalmente l appello di Stefano II ai Franchi. L O STUDIO 1. Il re Liutprando intraprese iniziative militari? 2. La Chiesa aveva un esercito? 3. Cosa stabiliva la donazione di Sutri? 4. Chi era Pipino il Breve? 5. Chi era Lorenzo Valla? GUIDA L A 8 La lotta contro le immagini Il movimento iconoclasta Dall inizio dell VIII secolo sino alla metà del IX, l impero bizantino fu travagliato da una controversia di carattere religioso: l iconoclastia (dal greco eikòn, «icona, immagine», e klào, «spezzo, distruggo»), ovvero la lotta contro il culto delle icone. Il movimento iconoclasta si era sviluppato soprattutto nelle regioni orientali dell impero bizantino, dove si sentiva più forte il richiamo delle altre grandi religioni rivelate, l ebraismo e il giovane islamismo [cfr. 30], che proibivano la raffigurazione della divinità, e in questo si allontanavano dalla tradizione greco-romana. Al con- 29 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 603

14 trario, sia a Costantinopoli sia nelle regioni occidentali dell impero, si era radicata la tendenza a rappresentare non solo Cristo e la Madonna, ma anche i santi. Il conflitto sulle immagini fu così la cornice ideologica di una vastissima lotta sociale fra gli iconoclasti e i tradizionalisti «iconodùli» («servi delle icone»), accusati di diffondere, con la venerazione delle immagini, l ignoranza e la superstizione tra il popolo. Un imperatore iconoclasta La controversia acquisì una dimensione politica quando salì al trono Leone III ( ): l imperatore era originario dell Isauria, una regione dell Anatolia dove il movimento iconoclasta aveva raccolto numerosi seguaci. Leone III inaugurò una politica ufficialmente iconoclasta e ordinò la distruzione di tutte le immagini, da quelle riprodotte sulle tavole di legno a quelle presenti in affreschi e mosaici. Ogni immagine venne condannata come un segno di idolatria, e il fanatismo degli iconoclasti scatenò una serie di sanguinose rivolte e repressioni. GUIDA L O 1. Contro chi combattevano gli iconoclasti? 2. Quale atteggiamento assunse Gregorio II nei confronti dell iconoclastia? L A STUDIO L atteggiamento del papato Come suddito dell imperatore d Oriente e come vescovo cattolico sul quale l imperatore pretendeva di esercitare la propria autorità in materia religiosa, il papa romano Gregorio II ( ) era tenuto, in teoria, a schierarsi dalla parte degli iconoclasti; ma le profonde radici che il culto delle immagini aveva in Italia, insieme con la tendenza sempre più forte della Chiesa di Roma a rendersi autonoma da Costantinopoli, facevano pendere nettamente la bilancia a favore dell orientamento opposto. Il pontefice, infatti, inizialmente condannò l iconoclastia, successivamente, nel 731, scomunicò l imperatore e i suoi seguaci. L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO SINTESI 1 La spartizione dell Italia Nel 568 una nuova invasione germanica sconvolge l Italia: ne sono protagonisti i Longobardi, guidati da Alboino. Divisi in bande, saccheggiano e distruggono ovunque entrando presto in conflitto con i Bizantini. Nel 603 poi, giungono a un accordo che sancisce la divisione politica dell Italia. Ai Longobardi vanno Nord Italia, Toscana, Spoleto, Benevento; ai Bizantini rimane invece il controllo della Romània e della Pentapoli. 2 Prime vicende del regno longobardo La società longobarda è una società guerriera e la loro stessa monarchia, di carattere elettivo, si fonda sulle capacità militari del sovrano. L aristocrazia longobarda, divisa al suo interno, esercita un potere autonomo, a scapito del potere regio, molto debole e spesso in balìa dei conflitti tra i duchi. Alla morte di re Alboino, ucciso dalla moglie Rosmunda, segue un periodo di anarchia militare, di cui approfittano i duchi, i quali organizzano le nuove conquiste territoriali in ducati dotati di ampie autonomie. A questo stato di cose pone fine il re Autari, il quale ricostituisce l autorità regia e organizza l amministrazione del regno affidandola ai gastaldi. 3 Lo stanziamento dei vincitori e i rapporti con i Romani Il dominio longobardo in Italia è molto duro e fa precipitare una situazione già molto critica: si contraggono l indice demografico, la manodopera agricola, la circolazione e coniazione monetaria, il commercio; si abbandonano molte aree agricole, aumentano gli spazi incolti. La precedente classe dirigente romana e la gerarchia ecclesiastica vengono annientate. I Longobardi costituiscono una percentuale minima dell intera popolazione e vivono in piccoli gruppi familiari (fare), distaccati rispetto alla popolazione locale. Sotto il re Agilulfo, tuttavia, le relazioni con la popolazione romana migliorano; la stessa Chiesa, grazie a Gregorio Magno, intrattiene rapporti sempre più intensi con le autorità longobarde, soprattutto dopo le nozze della cattolica Teodolinda col re Agilulfo. I progressi in questo campo culminano, alla metà del VII secolo, con la conversione al cattolicesimo di re Ariperto. 4 La società longobarda L editto di Rotari (643), prima raccolta di leggi scritte dei Longobardi, fornisce un quadro del loro sistema sociale, fondato su una rigida distinzione tra liberi, dotati di dignità giuridica, e non liberi. La società longobarda si basa sull agricoltura e su rapporti di produzione di tipo signorile; particolare importanza hanno anche le attività della caccia e della raccolta, mentre appare essere quasi assente il commercio. 604 Parte 5 L ETÀ TARDOANTICA

15 Liutprando, nella prima metà dell VIII secolo, attribuisce validità anche alla legge romana: questa decisione ha enorme importanza per i rapporti tra le due popolazioni. Dalla sua legislazione, inoltre, emerge anche il nuovo slancio del commercio e della circolazione monetaria. 5 L età di Gregorio Magno Con la conquista longobarda dell Italia il papa si trova privo di protezione politica e militare: la necessità di acquisire un autonomo spazio politico trova espressione soprattutto con il papato di Gregorio Magno. Questi mostra una cura particolare nell amministrazione del patrimonio della Chiesa e assume il ruolo di massima autorità a Roma e nel territorio circostante mentre conquista una maggiore autonomia per la Chiesa di Roma rispetto all impero di Costantinopoli. In realtà, egli agisce secondo una prospettiva «mondiale», curando il dialogo con i Longobardi, riformando la liturgia ecclesiastica e donando un rigoroso impulso sia alla evangelizzazione dell Europa sia alla lotta contro le pratiche pagane ancora vive soprattutto nelle campagne. 6 La diffusione del monachesimo Determinanti, nell opera di evangelizzazione, sono i monaci: in tutto l Occidente essi diffondono la fede e fondano monasteri con un dinamismo ignoto al monachesimo orientale. Un forte impulso parte dall Irlanda e dai suoi monaci vaganti, tra i quali san Colombano, che presso Piacenza fonda l importante monastero di Bobbio. Il vero padre del monachesimo occidentale è san Benedetto, che fissa il principio della residenza stabile dei monaci (in modo che essi possano divenire punto di riferimento per l intera comunità). Egli fa dei monasteri, basati sulla Regola, centri di preghiera e insieme unità produttive autosufficienti. Da ciò un egemonia del monachesimo nel mondo cattolico che è insieme economica, culturale e religiosa. 7 La fine del regno longobardo e l emergere del papato La situazione dei Bizantini in Italia è molto critica, nei primi decenni del 700. Bisanzio è infatti dilaniata da una drammatica frattura interna e nello stesso tempo deve fronteggiare le ribellioni delle popolazioni dei territori bizantini vessati dalle ingenti imposizioni fiscali. Anche le chiese locali e il papato si dimostrano sempre meno disposte ad accettare l ingerenza di Costantinopoli nella Cristianità occidentale. Di questa situazione decide di approfittare Liutprando, che invade l Esarcato, la Pentapoli e il Lazio. Nel 728, però, si ritira e cede al papa, in segno di riconciliazione, parte del Lazio e il territorio di Sutri. Morto Liutprando, il successore riprende una politica aggressiva, e questa volta il papa chiede l aiuto dei Franchi, che riconquistano i territori presi dai Longobardi. Questi, consegnati al papa, costituiscono il Patrimonio di San Pietro. Viene elaborato probabilmente in questo periodo un documento poi rivelatosi falso, la «donazione di Costantino». 8 La lotta contro le immagini Nell VIII-IX secolo l impero bizantino conobbe una nuova controversia religiosa. L iconoclastia (lotta contro il culto delle immagini), che ha particolare seguito nelle zone orientali, si oppone agli iconodùli (tradizionalisti), presenti soprattutto a Costantinopoli. Essa acquisisce una dimensione politica con l ascesa al trono di Leone III ( ), che adotta una politica ufficialmente iconoclasta, dando luogo anche a gravi episodi di violenza. Come suddito dell impero d Oriente, il papa Gregorio II è teoricamente tenuto a sostenere tale politica; egli, invece, la condanna e scomunica 29 L ITALIA DEI LONGOBARDI E DI GREGORIO MAGNO 605

16 NASCITA ED ESPANSIONE DELL ISLAM 1 L Arabia preislamica L Oasi di Taghit nel Deserto del Sahara, Algeria [ Jose Fuste Raga/Corbis] Bizantini contro Persiani Tra il VI e il VII secolo due grandi potenze si contendevano la supremazia sul Medio Oriente: l impero bizantino e l impero persiano [cfr. 28]. Questo antagonismo sfociò in una sorta di guerra permanente, che non arrivò tuttavia a un esito chiaro e definitivo: i Bizantini portarono il loro attacco in Mesopotamia, i Persiani in Siria e in Egitto. Vittorie alternate a sconfitte, città prese e perdute, incursioni e saccheggi da ambo le parti non sortirono altro effetto che quello di prosciugare uomini e mezzi e d indebolire entrambe le compagini. Troppo impegnati a combattersi, Bizantini e Persiani non si accorsero che, non lontano da loro, prendeva corpo una terza potenza, giovane e temibile. Quando se ne avvidero, era ormai troppo tardi. Raccontare la nascita di questa terza potenza vuol dire raccontare insieme la nascita di una religione e di un impero, tra i più grandi che siano mai esistiti. La penisola arabica Lo scenario dove comincia questa avventura è la penisola arabica, un immenso territorio di tre milioni di kmq, in massima parte dominato dal deserto. Gli insediamenti nella penisola avevano mantenuto la loro tradizionale suddivisione in due grandi aree geografiche e ambientali. La prima era l antica Arabia Felix dei Romani, vale a dire le regioni dello Yemen e dello Hadramaut: si trattava di terre fertili e ricche d acqua, grazie soprattutto alle piogge monsoniche e a evoluti sistemi d irrigazione. Qui vivevano popolazioni sedentarie e fioriva un intensa vita urbana, vivacizzata principalmente dai traffici tra l India, la Birmania, l Africa orientale e le regioni mediterranee e mesopotamiche, e da produzioni locali come quella dei cereali, dell incenso e delle piante aromatiche. L organizzazione politica era di tipo monarchico e l influenza persiana era molto forte. A quest area si contrapponevano le enormi distese desertiche 618 Parte 6 L ALTO MEDIOEVO

17 L ARABIA PREISLAMICA Cesarea Bosra Alessandria Gerusalemme Petra Badr Duma Suk al-kurn Kaibar Hira Medina (Yathrib) Yamama IMPERO PERSIANO GOLFO PERSICO Sūk Dubā Hadjar al-māshkār Suhār La penisola arabica è stata sin dall antichità al centro di una intensa rete di traffici commerciali con le regioni mediterranee. Spezie, oro, pietre preziose costituivano le principali ricchezze di una regione il cui territorio è in gran parte desertico. La Mecca Ukaz MAR ROSSO Nadjrān Samharm Shabwa Marib Suk Hadh ramaut San a HADHRAMAUT Zafar Timna YEMEN al-sh ihr Aden OCEANO INDIANO Impero bizantino Arabia Felix romana Vie carovaniere Principali città Principali mercati punteggiate di oasi e solcate dai nomadi beduini, che secondo la tradizione erano gli Arabi autoctoni, o «i veri Arabi». I Beduini vivevano di allevamento, del commercio carovaniero e di razzie. Fieri e bellicosi, erano organizzati in comunità rinsaldate dai vincoli della famiglia e della tribù. Tutti i membri della tribù, considerati uguali tra loro, si riconoscevano nella guida di un capo eletto, assistito da un consiglio. Altro personaggio di grande rilievo nella comunità era il poeta, simbolo vivente delle antiche tradizioni che configuravano l identità della tribù: spettava a lui, infatti, cantare le glorie remote e recenti della comunità e compiere alcuni importanti riti religiosi. Tra i Beduini, la proprietà privata aveva margini assai ridotti e tanto gli animali quanto i pascoli erano considerati beni collettivi. Il quadro religioso Anche se non mancavano zone segnate da influenze ebraiche (soprattutto nello Yemen e lungo le vie carovaniere) e cristiane (principalmente nelle regioni settentrionali), in Arabia erano molto diffusi i culti politeistici. Primeggiavano i culti degli alberi e delle pietre sacre, ma si veneravano anche divinità come la dea del Sole, Venere, la dea del Destino, e soprattutto Allah (il Dio), la divinità suprema. I luoghi sacri erano spesso considerati zone di asilo e vi si svolgevano pellegrinaggi. I più importanti di questi pellegrinaggi avevano come meta La Mecca, una delle principali città dell Arabia. Situata in un crocevia di piste lungo la grande via carovaniera che collegava lo Yemen a Gaza, essa era pellegrinaggio Dal latino peregrinus, «straniero». È un esperienza tipica della devozione religiosa, consistente nel recarsi, da soli o in gruppo, presso un santuario o un luogo comunque sacro per compiervi speciali atti di religione, sia per manifestare i propri sentimenti verso la divinità o un santo, sia per espiare un peccato. In tutte le religioni del mondo l esperienza è collegata alla convinzione che in determinati luoghi, più che altrove, si manifesti una potenza divina o comunque soprannaturale. ll popolo della Mecca intorno alla «Kaaba» La Kaaba (raffigurata al centro di questa miniatura turca) è un edificio in pietra senza finestre, di forma cubica (12 metri di lunghezza, 10 metri di larghezza, 15 metri di altezza), vuoto all interno e ricoperto da un pesante drappo di seta nera decorato con citazioni del Corano. Per i musulmani la Kaaba è la «casa di Dio», dove il divino entra in contatto col mondo terreno. L immagine mostra una pratica molto diffusa che consiste nel fare sette volte il giro dell edificio. Ancora oggi la deambulazione attorno alla Kaaba costituisce uno dei cardini del pellegrinaggio alla Mecca. 30 NASCITA ED ESPANSIONE DELL ISLAM 619

18 GUIDA L O 1. Nell Arabia preislamica vivevano solo popolazioni nomadi? 2. Descrivi la rete commerciale che attraversava l Arabia preislamica. 3. Quali religioni erano presenti nell Arabia preislamica? 4. Cosa si venerava presso la Kaaba? L ascensione di Maometto [Biblioteca Nazionale, Parigi] Secondo la tradizione islamica, durante il periodo della predicazione di Maometto alla Mecca, verso il 620, avvenne l eccezionale viaggio mistico del profeta a Gerusalemme, seguito dall ascensione al cielo; sotto la guida dell arcangelo Gabriele, Maometto ascese i sette cieli e incontrò i profeti che l avevano preceduto, fra cui Gesù, Mosè e Adamo, ritenuto per l Islam il primo profeta. L A STUDIO ON LINE DOCUMENTI Ali Muhammad Bal ami La rivelazione un luogo brulicante di uomini, di merci, di culti. In questa città, le carovane si rifornivano di acqua, si tenevano mercati, affluivano i pellegrini che si recavano in preghiera presso i numerosi santuari che vi sorgevano. Il più importante di questi santuari, famoso e celebrato in tutta la penisola arabica, era la Kaaba: si credeva che il suo edificio cubico (Kaaba vuol dire precisamente «cubo») fosse stato costruito da Abramo e da suo figlio Ismaele per custodire la Pietra Nera portata dall arcangelo Gabriele. 2 Nascita di una religione Un uomo chiamato da Dio Questa realtà complessa fu sconvolta e rimodellata da una vicenda i cui inizi si riassumono nella figura di Muhammad, Maometto (570 ca ). Sulla famiglia e sull infanzia di Maometto siamo poco informati. Sappiamo che, rimasto orfano, fu allevato dal nonno, che ricopriva, alla Mecca, l importante carica di guardiano della sorgente principale (era lui che sovrintendeva alla distribuzione dell acqua alle carovane). Sappiamo che all età di 25 anni sposò una ricca vedova di nome Khadigia, e che questo matrimonio mise la sua esistenza al riparo da qualsiasi preoccupazione economica. Pur continuando a occuparsi di affari, Maometto ebbe quindi modo di dedicarsi alla meditazione e alla religione. Si trattò di un esperienza segnata dal richiamo all unità fondamentale del Divino e dalla relazione diretta con Dio. Secondo la tradizione, la svolta avvenne nel 610, quando, una notte, gli apparve l arcangelo Gabriele, che rivelò di essere stato inviato da Allah e gli ordinò di pregare e recitare (qur ān, da cui deriva Corano: cfr. 30.3) la parola divina. Incoraggiato da Khadigia e dai familiari, tre anni dopo Maometto decise di intraprendere la predicazione. Il contenuto originario di questa predicazione era semplice e suggestivo: Maometto invitava ad abbandonare il politeismo e ad adorare Allah come unico dio, a fare atto di sottomissione (Islam) alla sua autorità, annunciava il giudizio finale in cui gli uomini sarebbero stati giudicati per le loro azioni, predicava la generosità e la carità per i poveri; egli condannava inoltre alcune pratiche diffuse nella società tribale, come il matrimonio tra consanguinei e l infanticidio delle figlie femmine. Reazioni Il messaggio incontrò subito il favore dei ceti meno abbienti e degli schiavi, ma affascinò anche alcuni membri delle famiglie più influenti della Mecca. Esso suscitò tuttavia la forte opposizione dei capi locali. Questi ultimi temevano infatti che l appello al monoteismo frenasse con gravissimi danni economici l afflusso dei pellegrini, richiamati alla Mecca da innumerevoli santuari e da svariate divinità. La comunità dei sottomessi (muslim, da cui musulmano) ad Allah dovette quindi subire una dura persecuzione. Una prima migrazione di donne e bambini prese la direzione dell Etiopia cristiana, e la circostanza conferma l esistenza di un legame tra la nuova religione e il cristianesimo; legame che è evidente, peraltro, in quei versetti del Corano che esaltano la figura della Vergine e ammettono il concepimento di Gesù da parte dello Spirito Santo, attribuendogli in tal modo una posizione di rilievo nella stirpe dei profeti che avevano preceduto Maometto. La comunità musulmana crebbe malgrado le persecuzioni. Nel 622, per sottrarsi a una nuova minaccia, più grave delle precedenti, Maometto e i suoi seguaci decise- 620 Parte 6 L ALTO MEDIOEVO

19 La moschea della rocca di Omar a Gerusalemme Oltre a Medina, capitale e luogo di sepoltura di Maometto, e alla Mecca, dove è custodita la Kaaba, la terza città santa dell Islam è Gerusalemme. Qui sorge, nel cosiddetto «nobile recinto sacro», di mq, la moschea della rocca di Umar (Omar), un edificio ottagonale atipico nell edilizia sacra musulmana: esso fu eretto, infatti, nell VIII secolo a opera di architetti bizantini e risente, dunque, dell influsso dei modelli di chiesa a pianta centrale tipicamente bizantini, come la basilica di Santa Sofia. ro di emigrare e si rifugiarono nella città di Yathrib, un nodo molto importante lungo la via carovaniera che collegava La Mecca con la Siria e con l Egitto. Questa emigrazione (o ègira) fondò la nuova era musulmana, che comincia precisamente nel giorno corrispondente al nostro 16 luglio 622 (primo giorno del calendario musulmano). La fuga dalla Mecca favorì lo spirito di coesione dei seguaci di Allah e incentivò al tempo stesso la diffusione del messaggio. La comunità di Medina e il giudaismo Dopo l ègira, Yathrib fu dichiarata la «città del profeta» (Madinat al-nabi, da cui Medina), e la casa di Maometto, riconosciuto ormai come unico intermediario tra i fedeli e Allah, divenne un luogo di preghiera e di raccolta degli esuli. A Medina si precisò e si definì il rapporto tra l Islam e il giudaismo. In una prima fase il modello giudaico fu particolarmente forte. Maometto adottò per esempio i divieti alimentari ebraici e il digiuno [cfr. 30.3]. La preghiera comunitaria veniva inoltre recitata in direzione di Gerusalemme. Tuttavia, i rapporti tra le due religioni erano destinati a incrinarsi: malgrado le affinità, esse si differenziavano infatti su aspetti assolutamente centrali. Maometto si considerava un profeta della stessa stirpe di Noè, Abramo, Mosè e Gesù e, in quanto ultimo profeta, si riteneva depositario della rivelazione divina più pura e autentica. Questa convinzione era oggettivamente in antitesi con la concezione del popolo ebraico come popolo «eletto» da Dio. Per gli ebrei, di conseguenza, Maometto non era altro che un profeta arabo, che diffondeva nel suo popolo una sorta di imitazione del giudaismo. Quando l impossibilità di conciliare queste visioni risultò evidente, si giunse all aperta rottura: le tribù ebraiche di Medina, accusate di solidarizzare con i nemici dell Islam, furono espulse e subirono massacri. Fu quindi modificato il rituale della preghiera, che da quel momento in poi venne recitata rivolgendosi non più verso Gerusalemme ma verso la Mecca, mentre il semplice digiuno fu sostituito dal lungo periodo di astinenza del Ramadan [cfr. 30.3]. ON LINE DOCUMENTI Il Dio dei musulmani e il Dio dei cristiani 30 NASCITA ED ESPANSIONE DELL ISLAM 621

20 GUIDA L O 1. Cosa significa il termine Corano? 2. Sottolinea nel testo gli elementi essenziali del messaggio religioso di Maometto. 3. Come reagirono gli abitanti della Mecca alla predicazione di Maometto? 4. Quali furono i rapporti tra islamismo e giudaismo? L A STUDIO Il trionfo di Maometto A Medina la comunità musulmana acquistò anche una compattezza di tipo militare. Per sopravvivere, gli esuli si diedero infatti alle antiche ed eroiche attività dei Beduini: la razzia, l assalto alle carovane, il brigantaggio. Queste fiere attività guerriere, canalizzate soprattutto contro la Mecca, accrebbero il prestigio del profeta, diedero ulteriore coesione al gruppo e inaugurarono una fase di espansione che portò i musulmani a estendere il loro dominio su molte tribù e a sferrare l attacco decisivo contro i nemici: l 11 gennaio del 630, ottavo anno dell ègira, Maometto e i suoi seguaci entrarono trionfalmente nella Mecca. La città fu dichiarata città sacra dei musulmani, tutti gli idoli furono distrutti, la popolazione giurò fedeltà al profeta. Molte altre tribù della regione si convertirono. Maometto morì nel giugno del 632, circondato da un enorme prestigio. 3 I fondamenti della fede Il libro sacro In lunghi anni di predicazione e di lotte, il contenuto della religione musulmana si era andato arricchendo e precisando, e aveva assunto un carattere più sistematico. Alla base della religione musulmana c è un libro sacro, il Corano (da qur ān, «lettura ad alta voce, recitazione»). Esso è costituito dall insieme delle rivelazioni che, secondo Maometto, Dio gli aveva fatto. Il libro, scritto in arabo, si divide in 114 capitoli di varia lunghezza, detti sure, e ogni capitolo in versetti. La raccolta non fu opera di Maometto, che non si preoccupò mai di ordinare in una trascrizione definitiva la propria predicazione, ma del suo segretario Zeid-ibn-Thabit, che decise di riunire le sure e nel 650 predispose una «seconda edizione», che costituisce oggi il testo canonico. Il criterio seguito dal redattore nella sistemazione dei materiali si basa unicamente sulla Il corpo di guardia del califfo suona la fine del «Ramadan», XIII sec. [miniatura dal Maqāmāt di al-hariri, Biblioteca Nazionale, Parigi] L inizio e la fine del mese di digiuno, Ramadan, vengono dichiarati dopo che due persone degne di fede hanno osservato l arrivo della nuova lunazione. 622 Parte 6 L ALTO MEDIOEVO

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