Progettazione, Verifica e Calcolo dei Sistemi Anticaduta

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1 Progettazione, Verifica e Calcolo dei Sistemi Anticaduta (concetti di caduta libera, caduta limitata, contenuta, trattenuta spazio libero di caduta effetto pendolo punti deviazione caduta - relazione di calcolo per il fissaggio) Ing. Gerardo ARDITO Torino, 28 GENNAIO 2015 Ing. Antonio GIANGREGORIO

2 Il testo unico 81/2008, agli articoli 105 e seguenti, ci offre un importante definizione di lavori in quota, stabilendo che si intende per lavoro in quota un attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m rispetto a un piano stabile.

3 I sistemi anticaduta- generalità. I sistemi anticaduta rivestono un ruolo fondamentale nella prevenzione dei rischi di caduta dall alto. I sistemi anti-caduta ( in inglese fall-arrestor ) non hanno come obbiettivo quello di impedire una caduta (compito svolto dal parapetto o protezione collettiva) ma hanno come obbiettivi primari : 1. Arrestare la caduta nel minor tempo possibile onde evitare che la persona raggiunga,cadendo, velocità tali da non poter più essere fermata in sicurezza. 2. Arrestare la caduta evitando,per quanto possibile,danni alla persona. 3. Mantenere la persona in posizione eretta, senza impedire la respirazione, in modo che essa possa attendere le operazioni di soccorso senza ulteriore pericolo. 4. Tutto ciò deve essere ottenuto senza limitare troppo la libertà di movimento dell operatore in modo da consentirgli di effettuare il lavoro previsto. Da quanto esposto in precedenza risulta evidente come siano presenti due obbiettivi antagonisti : a) conservare la libertà di movimento pur rimanendo vincolati ad un punto d ancoraggio. b) In caso di caduta poter essere fermati nel più breve tempo possibile.

4 Composizione di un sistema anticaduta Risulta chiaro perciò come un sistema anticaduta sia sempre composto da almeno tre componenti ben individuabili: 1. Un robusto punto d ancoraggio (R= 1000 dan). 2. Una imbracatura completa di cosciali indossata dall operatore. 3. Un mezzo di collegamento tra ancoraggio ed imbracatura (cordino fisso, dispositivo anticaduta scorrevole, dispositivo anticaduta retrattile).

5 CHI PROGETTA E VERIFICA IL SISTEMA ANTICADUTA? PROGETTISTA SISTEMA (DELL OPERA, DL, CSE, ECC.) CSE DELL OPERA PROGETTISTA DITTA ELEMENTI ANTICADUTA PROGETTISTA STRUTTURALE DEL SISTEMA

6 I DIVERSI RUOLI Progettista della ditta produttrice Ha in carico le verifiche di omologazione ai sensi delle norme (principalmente UNI EN 795) e la redazione di tutti i diagrammi, tabelle o software di sollecitazione/deformazione. E suo compito certificare i componenti del sistema e fornire agli altri progettisti gli elementi necessari per una corretta progettazione d insieme

7 I DIVERSI RUOLI Progettista del Sistema Ha in carico la progettazione d insieme del sistema, indicando i componenti usati, la relazione reciproca, le modalità d uso ed i relativi DPI. Può essere anche il relatore della relazione di verifica degli ancoraggi, ma non obbligatoriamente.

8 I DIVERSI RUOLI Progettista Strutturale del sistema (verifica ancoraggi) Partendo dai dati forniti dal progettista dell azienda produttrice (sforzi/deformazioni) verifica la compatibilità degli sforzi trasmessi al tipo di ancoraggi prescelti e qualora possibile alla struttura che li accoglie

9 I DIVERSI RUOLI Coordinatore per l Esecuzione dell Opera (CSE) Effettua una verifica di congruità fra quanto previsto dal progettista del sistema (e se carente adegua o modifica) e riporta il progetto debitamente integrato nel fascicolo per le manutenzioni dell opera

10 IL RUOLO DEL CSE: DA DOVE DERIVA D. Lgs. 81/08 art. 90, comma 5 ed 11 Il CSE individua e distingue le misure preventive e protettive in dotazione dell opera da quelle ausiliarie, sempre con riguardo agli interventi successivi prevedibili sull opera, quali le manutenzioni ordinarie e straordinarie, nonché per gli altri interventi successivi già previsti o da programmare ART. 91, comma 1 lett (b) Il CSE/CSP redige il fascicolo per le manutenzioni dell opera

11 IL RUOLO DEL CSE: DA DOVE DERIVA Il punto chiave che cristallizza quanto sopra espresso si trova nella D. Lgs. 81/08, Allegato XVI, scheda II-3, Capitolo II Il CSE, con riferimento alle sole misure permanenti in dotazione dell opera, deve indicare le modalità di utilizzo in condizioni di sicurezza delle stesse

12 Da quanto sopra illustrato, si evince che più soggetti collaborano alla relazione di: Progetto grafico generale del sistema Progetto relazionale del sistema, con indicazioni d uso Relazione di calcolo e verifica degli ancoraggi Certificazioni di conformità UNI EN 795 ed altre del produttore Certificazioni di corretto montaggio dell installatore, seguendo le istruzioni contenute in 1, 2, 3, e 4 Collettamento e integrazione del tutto da parte del CSE nel fascicolo dell opera

13 Prima di dare inizio lavori di ristrutturazione o costruzione di nuovo edificio e/o per avere la concessione edilizia, si devo presentare due elaborati: Elaborato grafico Elaborato tecnico

14 L elaborato grafico deve indicare chiaramente: Percorso dal piano di campagna alla copertura. Accesso alla copertura. Sistemi d ancoraggio sulla copertura.

15 CONTENUTO DELL ELABORATO ELABORATO TECNICO L elaborato tecnico deve contenere una descrizione accurata per quanto possibile di quanto indicato nell elaborato grafico con descrizione dei percorsi e degli accessi. Qualora non si installino linee vita e/o ancoraggi fissi, si devono esplicitare le motivazioni tecniche o relative ad edifici vincolati dalla sovrintendenza.

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23 Per una corretta progettazione di un sistema anticaduta, è necessario valutare: caratteristiche dei lavori e area di intervento - durata dei lavori - estensione delle aree di lavoro - numero degli addetti - caratteristiche delle strutture come accedere in sicurezza ai dispositivi di ancoraggio distanza di caduta libera spazio libero di caduta in sicurezza o tirante d aria pendenze e sistemi anticaduta effetto pendolo come raggiungere e soccorrere il lavoratore dopo l eventuale caduta

24 Accesso alla copertura Per accedere alla copertura in completa sicurezza è necessario valutare: A Percorsi (interni o esterni) B Aperture (orizzontali o verticali) C Scale Dette soluzioni possono essere previste sia all interno che all esterno dell edificio.

25 Il percorso può essere: Percorso Interno usando le scale esistenti o prevedendo scale dal sottotetto alla copertura. Esterno usando scale verticali con sistemi anticaduta conformi ad UNI-EN oppure ponteggi da montare in occasione dell accesso.

26 Percorso esterno tramite ponteggio Deve essere chiaramente indicato a livello del piano di campagna la zona di montaggio del ponteggio. Devono essere previsti i ganci di fissaggio del ponteggio alla parete. Deve essere chiaramente indicata la zona di sbarco sulla copertura

27 Le aperture per l accesso alla copertura devono avere: Se orizzontali o inclinate: dimensioni adatte ai prevedibili ingombri di materiali e attrezzature da trasportare e comunque una superficie non inferiore a 0,50 mq. Qualora l apertura sia di forma rettangolare, il lato inferiore deve essere 0,70 metri. Se l apertura è a sezione circolare il diametro deve essere 0,80 metri. 0,70 metri 0,80 metri

28 Le aperture per l accesso alla copertura devono avere: Se verticali: larghezza 0,70 metri e altezza 1,20 metri. Limitatamente agli edifici già esistenti, in presenza di vincoli costruttivi non eliminabili, possono essere prese in considerazione dimensioni diverse, tali comunque da garantire un agevole passaggio delle persone e dei materiali. 1,20 metri 0,70 metri

29 Scale: Le scale fisse a pioli verticali o con inclinazione > 75 e altezza > 5 metri devono essere dotate, lungo tutto il loro sviluppo, di sistemi (funi o rotaie di guida) per l aggancio di idonei D.P.I. anticaduta.

30 Scale: In alternativa devono avere: solida gabbia metallica di protezione, a partire da una altezza di 2,50 metri, avente maglie o aperture di ampiezza tale da impedire la caduta accidentale della persona verso l esterno; parete della gabbia opposta al piano dei pioli che non disti da questi più di 0,60 metri;

31 DISTANZE ANTICADUTA 1. La distanza libera di caduta La distanza misurata in verticale dal punto di caduta al punto dove un operatore può impattare, tale distanza varia in funzione della morfologia dell edificio e del terreno. 2. Il Tirante d aria Minimo spazio libero di caduta in sicurezza. Secondo le norme UNI è la distanza minima, misurata in verticale, necessaria ad arrestare in sicurezza un lavoratore in un sistema di arresto caduta. Si compone dalla distanza di arresto più lo spazio libero di 1 metro che deve rimanere sotto i piedi dell utilizzatore, al fine di evitare la collisioni in una caduta. E pertanto la misura dello spazio libero da ostacoli al di sotto del lavoratore necessario ad arrestare la caduta in condizioni di sicurezza. 3. La distanza di arresto Distanza verticale misurata dal punto di inizio caduta alla posizione finale di equilibrio dopo l arresto; la distanza di arresto varia in funzione dei sistemi utilizzati. Per questo motivo: la distanza libera di caduta Il Tirante d aria La distanza di arresto

32 TIPOLOGIA DI CADUTA TOTALMENTE PREVENUTA CONTENUTA LIBERA LIMITATA LIBERA

33 LA PROGETTAZIONE GENERALE DEL SISTEMA SCELTA DEL SISTEMA ANTICADUTA Per quanto concerne la priorità dei livelli di protezione dalle cadute dall alto è bene effettuare la scelta secondo lo schema seguente: CADUTA TOTALMENTE PREVENUTA MAX CADUTA PREVENUTA CADUTA LIBERA LIMITATA CADUTA LIBERA GRADO DI SICUREZZA MIN

34 DISTANZA DI CADUTA CADUTA TOTALMENTE PREVENUTA Situazione in cui la caduta è impossibile si impedisce di raggiungere i lati verso il vuoto CADUTA CONTENUTA La persona che sta cadendo è trattenuta dall azione combinata di un idonea posizione dell ancoraggio e lunghezza del cordino

35 DISTANZA DI CADUTA CADUTA LIBERA LIMITATA è una caduta dove la distanza di caduta, prima che il sistema di arresto inizi a prendere il carico, è uguale o inf. a 600 mm CADUTA LIBERA è una caduta dove la distanza di caduta, prima che il sistema di arresto inizi a prendere il carico, è sup. 600 mm

36 CALCOLO DELLA DISTANZA DI CADUTA LIBERA DCL = LC DR + HA DCL: distanza di caduta libera LC : lunghezza del cordino o fune di trattenuta DR : distanza fra il punto di ancoraggio e il punto dove si innesca la caduta HA : altezza rispetto ai piedi dell attacco del cordino all imbracatura (1,5 m.)

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38 SPAZIO LIBERO DI CADUTA IN SICUREZZA O TIRANTE D ARIA è lo spazio libero, necessario sotto il sistema di arresto caduta al fine di consentire una caduta senza che l operatore urti contro il suolo o altri ostacoli analoghi. FATTORI CHE INFLUENZANO LO SPAZIO DI CADUTA LIBERA FLESSIONE DEGLI ANCORAGGI punto di ancoraggio fisso o linea rigida linea flessibile (per le linee vita la freccia è indicata dal costruttore: in assenza considerare 1 m.) LUNGHEZZA DEL CORDINO ALLUNGAMENTO DEL DISPOSITIVO DI ARRESTO CADUTA ALTEZZA DELL UTILIZZATORE 1,50 m SPAZIO LIBERO RESIDUO 1 m

39 IL TIRANTE D ARIA La valutazione del tirante d aria costituisce parte integrante dell analisi del rischio che il progettista dovrà effettuare per l individuazione del sistema anticaduta più adeguato, costituito da: elementi di ancoraggio + dispositivo di collegamento o trattenuta + dispositivo di protezione individuale (UNI EN 363). Tirante d aria del I tipo Tirante d aria del III tipo Tirante d aria del IV tipo

40 Tirante d aria del I tipo Operatore munito di imbracatura UNI EN 361 con cordino anticaduta UNI EN 354 e assorbitore di energia UNI EN 355 a sua volta collegato a un ancoraggio puntuale UNI EN 795, in classe A2 (ma può anche essere in classe A1) LCR (lunghezza rimanente del cordino) calcolato per differenza tra LC, lunghezza del cordino, e DR, distanza in linea retta misurata dal punto fisso di ancoraggio al bordo tetto; si tratta di un dato variabile in quanto dipende dalla lunghezza del cordino utilizzato (tra 1,5 e 2 m dato che, in commercio, la minima lunghezza di un cordino anticaduta UNI EN 354 acquistabile è 1,5 m) e dalla distanza dal bordo tetto dell ancoraggio installato. A indicare questo dato, nel caso si intenda adottare un sistema di arresto caduta, è lo stesso progettista e/o coordinatore, estensore del progetto anticaduta. Comunque, con riguardo agli ancoraggi puntuali fissati a un elemento strutturale della copertura (legno, cemento armato, acciaio ecc.) non si verifica alcuna freccia elastica. Lo stesso è vero per la linea vita rigida UNI EN 795, in classe D; Allungamento dell assorbitore d energia - 1,75 m, si tratta della misura ultima stabilita dalla norma tecnica UNI EN 355 per ottenere la classificazione dell assorbitore quale DPI anticaduta. È un dato altamente prudenziale poiché i costruttori garantiscono livelli di allungamento ben al di sotto di questa misura;

41 Tirante d aria del I tipo altezza dell operatore dall attacco dell imbracatura ai piedi - 1,5 m, si tratta di un dato convenzionale stabilito nelle linee guida ISPESL 2006 inerenti proprio ai sistemi di arresto caduta; franco sotto i piedi dell operatore - 1 m, anche in questo caso si tratta di una misura convenzionalmente disposta dall ISPESL nelle linee guida Pertanto, il tirante d aria del I tipo è nel complesso pari a: LCR (variabile) + 1,75 m+ 1,5 m+ 1m= 4,25m+ LCR Per verificare l efficacia del sistema di arresto caduta è necessario confrontare il tirante d aria appena calcolato con la distanza libera di caduta misurata, per ciascuno dei quattro lati del tetto, al fine di accertarsi che sia rispettata la seguente condizione: tirante d aria < distanza libera di caduta Solo se questa condizione è soddisfatta il sistema di arresto caduta è efficace e può essere adottato

42 Tirante d aria del I tipo

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44 Tirante d aria del III tipo i componenti del sistema di arresto caduta sono gli stessi individuati nel I tipo di tirante d aria, salvo che per la LCR (lunghezza cordino rimanente) che, nel caso di specie, non si genera perché, cadendo l operatore dalla trave di un capannone industriale in fase di realizzazione, l intera lunghezza del cordino (2 m) si somma agli altri parametri per giungere alla misura complessiva del tirante d aria. Quindi, il tirante d aria del II tipo risulta così composto: freccia elastica - X dato variabile fornito dal costruttore (o calcolato in seguito a deformazione fornita) Lunghezza cordino UNI EN m; Allungamento dell assorbitore di energia UNI EN 355-1,75 m; Altezza dell operatore misurata dall attacco dell imbracatura ai piedi - 1,5 m; Franco sotto i piedi dell operatore - 1 m.

45 Tirante d aria del III tipo Il tirante d aria necessario è pari a X ,75 + 1,5 + 1= X + 6,25 m. Come fatto in precedenza per attestare l efficacia di questo sistema anticaduta, se prescelto, il progettista e/o il coordinatore deve compararlo con la distanza libera di caduta misurata in modo che sia verificata la condizione di tirante d aria minore della distanza libera di caduta.

46 Tirante d aria del III tipo

47 Tirante d aria del IV tipo Il DPI di collegamento alla linea vita UNI EN 795, in classe C, costituito dal cordino retrattile UNI EN 360 comunemente detto arrotolatore. Il cordino retrattile può essere di diverse lunghezze (10, 15, 20 m ecc.) e per ottenere la conformità alla norma UNI di riferimento non deve srotolarsi di più 2 m durante la caduta dell operatore. Comunque, anche per il retrattile, pur con le sue limitazioni d uso, i risultati assicurati dai costruttori sono altamente al di sotto di questo valore ultimo. Componenti che vanno a formare questo tirante d aria del III tipo: Freccia elastica, è dello stesso tipo di quella delineata per i precedenti tipi e, pertanto, è un dato incognito che deve essere fornito dal costruttore (o calcolato); Srotolamento del retrattile - 2,00 m, non è altro che la misura massima di scorrimento che l arrotolatore può subire durante la caduta dell operatore prima che si attivi il freno corsa interno; Altezza dell operatore - 1.5m calcolati dall attacco dorsale dell imbracatura ai suoi piedi; Franco libero sotto i piedi dell operatore - 1 m.

48 Ne deriva, in sintesi, un tirante d aria pari a Tirante d aria del IV tipo freccia elastica X + 2,00m+ 1,5m + 1m= 4,5m+ X

49 Tirante d aria del IV tipo

50 Tirante d aria del IV tipo

51 Tirante d aria del IV tipo

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53 PENDENZE della copertura E SISTEMI ANTICADUTA La Uni 8088 classifica le coperture secondo la loro pendenza suddividendole in tre principali tipi: tipo A) Coperture orizzontali o sub orizzontali con pendenze fino al 15 % tipo B) Coperture Inclinate con pendenze da 15% al 50 % tipo C) Coperture fortemente Inclinate con pendenze oltre il 50 %

54 Scelta del sistema anticaduta in relazione alla pendenza coperture di tipo A: 1. Dispositivi UNI 517 tipo A e tipo B 2. Dispositivi UNI 795 classe A1, A2, 3. Dispositivi UNI 795 C, 4. Dispositivi UNI 795 D

55 Scelta del sistema anticaduta in relazione alla pendenza coperture di tipo B: 1. Dispositivi UNI 517 tipo A e tipo B 2. Dispositivi UNI 795 classe A1, A2, 3. Dispositivi UNI 795 C, 4. Dispositivi UNI 795 D 5. Dispositivi UNI Dispositivi anticaduta di tipo guidato su una linea di ancoraggio rigida 6. Dispositivi UNI Dispositivi anticaduta di tipo guidato su una linea di ancoraggio flessibile

56 Scelta del sistema anticaduta in relazione alla pendenza coperture di tipo C: 1. Dispositivi UNI 517 tipo A e tipo B 2. Dispositivi UNI 795 classe A1, A2, 3. Dispositivi UNI 795 D 4. Dispositivi UNI Dispositivi anticaduta di tipo guidato su una linea di ancoraggio rigida 5. Dispositivi UNI Dispositivi anticaduta di tipo guidato su una linea di ancoraggio flessibile N.B. Le coperture fortemente inclinate necessitano di dover operare in sospensione sulle funi. I lavoratori addetti ai sistemi di accesso e posizionamento mediante funi necessitano di una formazione specifica (art. 10 bis comma 4 del Titolo 100 del Dlgs 81/08).

57 EFFETTO PENDOLO L Effetto Pendolo è costituito dal movimento oscillatorio incontrollato e incontrollabile che un corpo collegato ad ancoraggio mediante un sistema flessibile (corda o cavo) può subire per effetto di una caduta. Questi è tanto maggiore quanto maggiore è la possibilità di oscillazione laterale prima che il corpo raggiunga un proprio equilibrio e si fermi. La condizione peggiore in cui si sviluppano gli effetti di un effetto pendolo si ottiene in prossimità degli angoli della copertura. E fondamentale fare particolare attenzione al posizionamento degli ancoraggi in modo da eliminare o ridurre tale effetto ed evitare così che un operatore colpisca ostacoli durante la caduta o peggio ancora superi la quota di sicurezza necessaria a far intervenire il sistema di sicurezza.

58 EFFETTO PENDOLO Nel caso particolare di utilizzo di un retrattile deve essere accertato che il dispositivo sia in grado di operare efficacemente attivando il dispositivo di bloccaggio all interno di un determinato angolo (generalmente 30 rispetto alla verticale). Considerare l angolo di 30 rispetto alla verticale come ambito operativo entro cui un operatore possa muoversi in sicurezza consentendo al sistema la massima efficacia costituisce, anche con altri sistemi di collegamento, un criterio in grado di ridurre le possibile conseguenze di una caduta per effetto di una oscillazione eccessiva.

59 EFFETTO PENDOLO In prossimità degli angoli della copertura. Nel caso di particolare disallineamento laterale tra l ancoraggio ed il punto di potenziale caduta

60 EFFETTO PENDOLO per effetto di una caduta può accadere che il dispositivo mobile di ancoraggio, per effetto della naturale elasticità del sistema, scivoli lungo la linea flessibile verso il centro della linea, trascinando con sé l utilizzatore. La consistenza di questo effetto dipende sia dal grado di attrito tra il dispositivo mobile e la linea di ancoraggio, dalla distanza fra gli ancoraggi della linea, dal tipo di fune e dall attrito incontrato dal corpo caduto.

61 EFFETTO PENDOLO Qualora le pendenze siano particolarmente accentuate e vi siano manufatti (camini, abbaini, ecc) su cui l operatore potrebbe impattare

62 PROTEZIONE DELLE ESTREMITÀ LATERALI E DELL ANGOLO In presenza di elementi di criticità, architettonici e non (forti pendenze, canne fumarie, impianti, antenne,ecc.), è opportuno predisporre ad opportuna distanza i dispositivi di ancoraggio accessori per evitare l impatto accidentale. Normalmente si consiglia di installare il sistema anticaduta principale (UNI en 795 classe C o D) lungo la trave di colmo lasciando uno spazio libero alle estremità di circa 2,00/2,30m. per evitare il pericolo di caduta. La posizione migliore in cui collocare l ancoraggio e consentire il raggiungimento in sicurezza dell angolo di una copertura è quella che consente di ridurre al minimo il rischio di caduta di un lavoratore e di operare in trattenuta. Utilizzare i dispositivi già in dotazione all operatore appare una soluzione semplice ed efficace per conseguire la sua sicurezza.

63 Nei casi in cui l angolo della copertura da raggiungere sia diverso da 90 l unico ed efficace sistema che consente di operare in trattenuta senza ricorrere a cordini di diversa misura semplicemente utilizzando il doppio cordino anticaduta in dotazione di 2 metri consiste nel disporre due ancoraggi puntuali sulla copertura a distanza di 2.60 metri dal vertice dell angolo e che risultino a distanza di 2 metri dai bordi. In questo Modo l operatore agganciato al sistema principale e ai due ancoraggi puntuali con il doppio cordino può lavorare in completa trattenuta

64 Disporre un ancoraggio supplementare a 2.60 m lungo la bisettrice dell angolo della copertura a cui fissare il cordino di 2 metri che è servito per accedere alla copertura come integrativo al sistema di trattenuta principale consente di evitare la caduta dell operatore oltre il piano della falda. L azione combinata dei due dispositivi consente di evitare l effetto pendolo ed essendo l azione dell assorbitore del cordino proporzionale all altezza di caduta, il suo possibile allungamento sarà assai scarso riducendosi la caduta a pochi centimetri in funzione della pendenza della falda.

65 PIANO DI EMERGENZA/MISURE DI SALVATAGGIO Ogni progettazione che preveda la redazione di un Elaborato Tecnico della Copertura deve contenere una valutazione del rischio che consenta di individuare le soluzioni tecniche in grado di ridurre il rischio di caduta nelle future manutenzioni. Qualora si ammetta l arresto caduta da una copertura è indispensabile valutare anche quali siano le condizioni che consentano di prestare soccorso a chi, per effetto di una caduta, rimane in sospensione inerte sulla corda. Al tecnico è richiesto di valutare se le condizioni del contesto consentano un rapido intervento dei mezzi di soccorso entro 30 minuti e di indicarlo nell ETC prescrivendo, laddove non sia realizzabile, l obbligatorietà di un Piano di Emergenza da parte dei lavoratori e l eventualità di disporre di sistemi ausiliari in grado di rappresentare un ancoraggio supplementare per il soccorritore che Il Piano di Emergenza deve prevedere una procedura che preveda l intervento di emergenza in aiuto dell utilizzatore, rimasto sospeso al sistema di arresto caduta, che necessiti di assistenza o aiuto da parte di altri lavoratori.

66 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Il disposto normativo da cui deriva il calcolo UNI EN 795, Appendice A.5 UNI 355 sforzo massimo limitato dall assorbitore

67 UNI EN 795 APPENDICE A.5 [ ] Se non è possibile sottoporre la struttura principale di supporto alle forze di prova, tutti gli ancoraggi strutturali di estremità e intermedi utilizzati nel dispositivo dovrebbero dimostrarsi in grado di sopportare il doppio della forza massima prevista. I calcoli eseguiti da un ingegnere qualificato dovrebbero verificare che la struttura di supporto principale con gli ancoraggi strutturali di estremità e intermedi sopporti tali forze. In applicazioni nelle quali non è possibile verificare mediante calcolo, per esempio dove le proprietà meccaniche dei materiali di installazione non siano note, l installatore dovrebbe verificare l idoneità installando un dispositivo nel materiale del sito e accertarsi che vengano soddisfatti i requisiti di prova di cui al punto 4.3.3

68 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Il calcolo di verifica degli ancoraggi (e quando possibile della struttura di supporto) verrà ovviamente eseguito agli stati limite, partendo dalle sollecitazioni fornite dal produttore sotto forma di diagrammi, tabelle o software di modellazione della sollecitazione. Nella modellazione del calcolo agli elementi finiti la CLASSE DEL CARICO viene considerata come CARICO ISTANTANEO La prescrizione contenuta in Appendice A.5 (il doppio dell azione reale) si considera già coefficiente per le azioni, pertanto non va ulteriormente incrementata.

69 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Le norme di riferimento a seconda del tipo di supporto e ancoraggio saranno quindi DM 14/01/2008 NTC 2008 Eurocodice 5 (UNI ENV 1995) DIN 1052 STRUTTURE IN LEGNO calcolo e costruzione Eurocodice 3 (UNI ENV 1993) Eurocodice 2 (UNI ENV 1992) ETAG 001 ETA11 Ogni altro tipo di norma di calcolo emanata dal produttore degli ancoraggi

70 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Il dato di partenza, oltre alla geometria della linea, sono i diagrammi/tabelle del produttore

71 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Il produttore dovrebbe anche fornire il numero di persone considerate nel momento della caduta per redarre i grafici. La caduta di oltre due persone contemporanea è considerata poco probabile e pertanto viene utilizzata solo per calcolare le deformazioni, mentre le sollecitazioni vengono utilizzate quelle per due persone.

72 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Qualora il produttore non fornisca i dati di freccia ma quelli di deviazione dall orizzontale, con la trigonometria è sempre possibile scomporre sia le deformazioni che le azioni. L azione di calcolo, ai sensi UNI EN 355, è pari a 6 kn per una persona. Per più persone non vi è indicazione di calcolo. In tali casi si può operare: A. Per analogia con le linee di classe D ed aggiungere 1 kn ogni persona in più B. Per combinato disposto dell omologazione del paletto (classe A in ogni caso, quasi sempre) e sottoporre la linea ad un azione di 10 kn. Azioni superiori all ordine dei kn sono poco realistiche ed in ogni caso difficilmente verificabili con ancoraggi e strutture ordinarie.

73 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Sforzi di tiro ordinari nella fune sono nell ordine dei kn, a seconda delle campate e della geometria.

74 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Una volta determinate le azioni sul paletto bisogna riportarle alla base (la verifica del paletto è implicita nella sua omologazione UNI EN 795) e scomporle sui diversi ancoranti. E prassi comune usare il meccanismo di Tepfers

75 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Il Meccanismo di Tepfers, con ipotesi di piastra infinitamente rigida, fornisce la massima sollecitazione di trazione sull ancorante più sollecitato, tenendo in considerazione la geometria della piastra di ancoraggio.

76 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Ottenute le sollecitazioni di trazione e taglio sugli ancoraggi, si provvede a verificare i più sollecitati, tenendo a mente che la rottura può avvenire: Lato acciaio Lato calcestruzzo Lato legno Per rifollamento del legno Per rifollamento dell acciaio Per sforzo eccessivo di taglio sulla testa della vite/bullone Per errata geometria degli ancoraggi (troppo vicini fra di loro o al bordo) tale da determinare cedimenti a cono o di altro tipo nel supporto Per imbozzamento della piastra in caso di ancoraggio a cravatta

77 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Nel caso in cui l elemento da verificare sia un elemento in classe diversa dalla C, si tenga presente quanto riassunto nella seguente tabella CLASSE ANCORAGGIO RESISTENZA MINIMA RICHIESTA NUMERO ADDETTI A1 10 KN 1 persona A2 10 KN 1 persona B 10 KN 1 persona salvo diversa indicazione costruttore C Almeno 2 volte le sollecitazioni trasmesse in caso di caduta Stabilito dal costruttore D 10 KN più 1KN per ogni persona aggiunta Stabilito dal costruttore E Non utilizzare in condizioni che possano diminuire l attrito sulla superficie di appoggio Stabilito dal costruttore

78 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI Tuttavia il disposto combinato delle UNI EN 795 e UNI EN 355 è tale per cui, in caso di ancoraggio di un unico operatore UNI 355 sforzo massimo limitato dall assorbitore = 6 kn

79 CALCOLO DI VERIFICA DEGLI ANCORAGGI La verifica completa, dopo aver esaminato le varie combinazioni di carico, le diverse sollecitazioni degli ancoraggi e del supporto ed averle ricombinate nelle formule di verifica per le sollecitazioni composte, dovrebbe qualora possibile verificare la compatibilità del tipo di supporto con la sollecitazione da sistema anticaduta che pur essendo di classe istantenea, va a sommarsi alle sollecitazioni normalmente in essere sull elemento. Esistono svariate situazioni del costruito esistente che semplicemente NON PERMETTONO l installazione di sistemi anticaduta. Anche rispondere no, non si può fare fa parte di una corretta progettazione.

80 Esempi di soluzioni progettuali

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90 GRAZIE PER L ATTENZIONE Ing. Gerardo ARDITO Ing. Antonio GIANGREGORIO

RAGGIUNGIBILITA PRIMARIO SISTEMA ANTICADUTA: Dall accesso deve potersi trovare un ancoraggio in grado di garantire all operatore la sicurezza prima

RAGGIUNGIBILITA PRIMARIO SISTEMA ANTICADUTA: Dall accesso deve potersi trovare un ancoraggio in grado di garantire all operatore la sicurezza prima AREA RAGGIUNGIBILE IN SICUREZZA DISTANZA E POSIZIONAMENTO ANCORAGGI RAGGIUNGIBILITA PRIMARIO SISTEMA ANTICADUTA: Dall accesso deve potersi trovare un ancoraggio in grado di garantire all operatore la sicurezza

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