La metodologia di intervento con le donne che subiscono violenza



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Transcript:

La metodologia di intervento con le donne che subiscono violenza Gruppo di lavoro a cura di Teresa De Brasi e Simona Cardinaletti Hanno partecipato al gruppo di lavoro La metodologia di intervento con le donne che subiscono violenza i Centri di: Prato, Como, Monza, Ancona, Ravenna, Imola, Pavia, Ferrara, Parma, Grosseto, Trieste, Bologna Con il contributo dei Centri di: Siracusa, Bari, Palermo, Pisa, Latina, Roma. 1

Saperi Competenze Professionalità dei Centri antiviolenza a cura di Teresa De Brasi Associazione La Cicoria ONLUS-Imola Introduzione Il rapporto annuale delle Nazioni Unite per la popolazione del 2000, sottolinea come in tutto il mondo una donna su tre è stata picchiata, violentata, costretta a subire abusi e sopprusi. Dal 1993, la violenza di genere viene riconosciuta dall Onu come fondamentale questione contro i diritti umani. Nel 1997 la Commissione Europea, propone una legislazione comune per la lotta contro la violenza alle donne, chiedendo agli stati membri di considerare tale violenza, crimine penale, di creare centri di accoglienza e case rifugio, di effettuare statistiche ed analisi del fenomeno, di coordinarsi sia a livello locale che nazionale per contrastare in modo univoco e forte la violenza contro le donne. L Unione Europea nel 1998, attraverso il Foro delle Esperte, ha indicato in modo specifico i criteri di qualita che devono avere le case per donne maltrattate, tra cui citiamo ( Articolo 36) le Associazioni di donne sono state le prime a sollevare pubblicamente il problema della violenza contro le donne, e ad offrire accoglienza e supporto alle vittime. Tutti i paesi dovrebbero riconoscere queste Associazioni e dare priorita al loro lavoro. Malgrado il riconoscimento al livello internazionale dei Centri antiviolenza, cio a tutt oggi non si è ancora trasformato, nel nostro paese, in un coerente e generalizzato progetto politico che tenga conto di quanto sopra dichiarato. Occorre che questo riconoscimento avvenga anche in Italia, altrimenti continueremo ad assistere al paradosso che malgrado l esistenza, nel nostro paese, di oltre cento Centri antiviolenza, e trentasei Case rifugio, questi siano ancora confinati nella sfera dell invisibilità istituzionale, tranne che in alcune regioni e realtà locali. E inoltre urgente, a nostro avviso, sviluppare e mettere in atto, le sinergie tra l azione locale e quelle a livello nazionale, ponendo come priorità la loro integrazione soprattutto per quanto riguarda le strategie e gli obiettivi di intervento. Di fatto sono i Centri a farsi carico di un problema che se è considerato piaga sociale mondiale, dovrebbe vedere l assunzione tangibile di responsabilità collettiva, a partire dai livelli istituzionali di coloro che governano il nostro paese. Sono totalmente inesistenti politiche adeguate a livello nazionale che diano garanzie di finanziamenti necessari al proseguo dell esistenza dei Centri, spesso a rischio di chiusura come si è visto a Bologna anni fa, e come si vede oggi a Palermo ed in altre città. I contenuti teorici e metodologici dei centri e delle case rifugio Anche il piu piccolo atto nelle circostanze piu limitate ha in se il germe della stessa illimitatezza, perché un solo atto, e qualche volta una sola parola, basta a mutare ogni costellazione di atti e parole. (Hannah Arendt) La metodologia di intervento sperimentata e consolidata nel corso di questi anni di faticoso lavoro ( buona parte di esso gratuito), ha prodotto risultati positivi ed evolutivi nella vita di migliaia di donne, facendole recuperare dignità, benessere, salute e libertà. Dalle innumerevoli ricerche, sappiamo che il modello di lavoro è quello con i dovuti distingui, che viene praticato in tutti i Centri del nostro paese e in quelli esistenti in Europa, che ha come caratteristica imprescindibile, quella di aver assunto culturalmente e politicamente, l ottica di genere nell approccio al tema. 2

L ottica di genere, nel corso degli anni, è stata ed è sottoposta a critiche e rettifiche che l hanno resa sicuramente piu complessa, ma che non ha intaccato minimamente la convinzione di base di chi lavora nei Centri e nelle Case, e cioè che è proprio a partire dal riconoscimento del valore di genere che si affronta e si concretizza l aiuto dato alle donne. Qualunque sia, comunque, il punto in cui siamo giunte, nel definirla, l origine si colloca ancora e sempre nell analisi sociale, culturale e politica dei ruoli maschili e femminili e nella ridefinizione di alcuni concetti: Il paradigma della differenza di genere viene riconosciuto e rivendicato. Il genere femminile è considerato portatore di valori unici ed originali e non semplicemente come riflesso di altri. Il riconoscimento della donna come persona, intendendo con questo tutte le sue risorse, potenzialita e capacita. L analisi dei meccanismi socio-culturali e politici, che tendono a perpetuare, confinandole nella normale quotidianità, la violenza sulle donne E a partire da questi concetti che si è sviluppata negli anni la professionalità delle operatrici dei Centri antiviolenza, di cui rivendichiamo il riconoscimento ufficiale come già in essere in molti paesi europei, che hanno trasformato la teoria dello studio e della conoscenza di genere, nella prassi di un metodo di intervento che è parzialità scientifica ed autorevole. Spesso, quando si fa riferimento alla professionalità, la si identifica con la quantità di sapere accademico (in prevalenza titoli di studio), riconosciuta dalla cultura ufficiale. In realtà, la professionalità, fa riferimento alla conoscenza, alle esperienze, alle competenze, alla serietà e al rigore. Nel caso della violenza alle donne, il sapere non proviene dalla cultura ufficiale, ma da un sapere alternativo che nasce nel movimento delle donne a partire dagli anni 70. Un sapere che fonda le sue radici nell identità specifica del genere femminile storicamente relegata nel privato dalla millenaria cultura patriarcale. Un sapere che e riuscito nel tempo a permeare e trasformare la realta neutra maschile, costruendone una nuova, dove la soggettività femminile ha trovato spazio e voce. Le donne si sono interrogate, sono diventate sempre piu l oggetto della propria riflessione, restituendo dignità, valore e autorevolezza alla relazione di genere. Ecco perché diciamo che l intervento con e per la donna vittima di violenza, comprende contemporaneamente al lavoro con l altra, quello su se stessa. L autoriflessività nel nostro lavoro è fondamentale, perché in gioco non c è solo l essere operatrice, ma l essere donna alla ricerca di una nuova dimensione esistenziale, ed è questa ricerca che ci accomuna tutte. Strettamente collegato all autoriflessività è lo strumento della formazione. La formazione nei nostri Centri, è un processo strettamente legato al nostro lavoro. E definito processo, perché, a differenza dell informazione, va a creare un percorso interattivo tra chi forma e chi è formato e fa riferimento non soltanto alla dimensione del sapere e del saper fare, ma anche soprattutto al saper essere, evitando la scissione tra ciò che si sa e si fa, da cio che si è. E questa la dimensione principale che influenza l area dei significati, e di conseguenza della pratica. Questo è l aspetto che secondo noi, garantisce la serietà ed il rigore della nostra prassi, che viene sottoposto continuamente alla verifica del quotidiano. Si è piu volte sottolineato, come la violenza agisca sulla donna anche attraverso processi di esclusione dai vari contesti relazionali, tanto che alla fine, l unica appartenenza legittimata della donna è quella con il partner violento. I Centri antiviolenza, le offrono una possibilità di diversa appartenenza: quella di genere. Ci si riconosce nello specifico femminile praticando un diverso significato dell essere donna Nella relazione di genere, a parlare sono la profondita, la maggiore vicinanza tra il vissuto e l essere. L essere che si riconosce nell altra. Sono scambi di parole, ascolto, sguardi, corporeita, conflitti, ma sempre a parlare è la "profondita. E quindi, attraverso la valorizzazione reciproca, che la donna sperimenta o risperimenta un Se positivo, agente, in grado di farle riprogettare la propria esistenza. Ed è proprio questo processo interattivo tra l autostima e la stima, che l aiuta a costruire la fiducia in se, annientata dalla violenza. Le emozioni che vengono messe in campo nel lavoro con le donne, sono molto intense, riguardano la donna vittima di violenza, ma riguardano anche l operatrice in quanto donna, sia in positivo che in negativo. 3

Questa fatica emotiva delle operatrici, viene quasi sempre supportata attraverso la supervisione con donne professioniste (psicologhe, psicoterapeute), con una formazione specifica di genere che consente di elaborare i propri vissuti favorendone cosi la crescita personale e professionale. La relazione tra donne, si propone infine come modello di cura, ma non in termini medicalizzanti, il prendersi cura implica il farsi carico dell altra nell ottica della promozione delle sue capacita e potenzialiltà. Nei Centri antiviolenza e nelle Case rifugio viene riconosciuta alla donna la sua soggettività, si ha fiducia nelle sue possibilita e risorse, non si prendono decisioni senza il suo consenso. L operatrice/consulente prende una posizione chiara contro la violenza, sta al fianco della donna, l aiuta a definire un obiettivo, a riconoscere i propri limiti e i propri punti di forza. E solo attraverso questa alleanza che si crea lo spazio di movimentazione delle questioni inerenti alla propria identita femminile e al contempo si lavora attivamente sul cambiamento reale della situazione individuale. La donna con l aiuto delle professioniste del Centro, attua questo spostamento che apre la relazione con lei a scenari diversi. Un andare e tornare a se con la possibilita di prendere contatto con il proprio sentire, con i propri desideri, rimpianti, col proprio essere figlia, madre, amica, donna, figura a tutto tondo che acquista spessore e consistenza, bellezza anche. Avviene una trasformazione che si vede nel corpo non solo malato, nel muoversi non piu rigido o appiattito, nella disponibilita ad incontrare lo sguardo dell altra o chiedere aiuto per se. Un cambiamento nel vissuto, nel parlato. Non piu lui, l altro, ma se in rapporto con il mondo. Uscire dal recinto dell immaginario maschile e patriarcale, intraprendere il viaggio che ci porta a riappropriarci di cio che è piu nostro, femminile, specifico della razza delle donne, non è faccenda da poco. Significa disattendere le immagini di un io collettivo che ha dalla sua migliaia di anni, frantumare strati di rimozione, ricercare un identita che non sia piu, o non solo, la rappresentazione del desiderio maschile.[...] Anche per noi non ci sono verita assolute: sofferenza, disagio e sintomi sono li a ricordarci, con il loro moto spiralico, che la consapevolezza profonda, non ideologica, tiene insieme le diecimila cose della vita. (Pina Giacobbe) Bibliografia essenziale di riferimento Alberti M., Violenza alle donne cosa è cambiato? Franco Angeli, 1996 Romito P., (a cura di) Violenza alle donne e risposte delle istituzioni - Franco Angeli, 2000 Grezzi C., (a cura di) Quaderno n 1 Istituzioni e violenza, documenti sulla lotta contro la violenza alle donne - Regione Emilia Romagna 2003 Associazione Le Onde ONLUS Palermo - Le luminose trame: sistemi di aiuto e modelli di intervento contro la violenza alle donne in Italia, Francia, Spagna, Portogallo Romito P., Violenza alle donne - Franco Angeli, 1996 Associazione donne magistrate italiane: La violenza domestica un fenomeno sommerso - Franco Angeli, 1995 Crowell N., Burgess A., Capire la violenza sulle donne: una ricerca statunitense e dati emersi in Italia - Edizioni Scentifiche Magi Roma, 1999 Dal Pozzo G., Così fragile così violento - Editori Riuniti Roma, 2000 Ginette Larouche, Guida all intervento con la donna maltrattata, (traduzione) Casa delle Donne di Bologna Ventimiglia C., La differenza negata: ricerca sulla violenza sessuale in Italia - Franco Angeli, 1988 Materiale della Rete Nazionale dei Centri antiviolenza Scarsella L., Dovere di stupro : la cultura della violenza sessuale nella storia - Data News, Roma 1992 4

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