Parole chiave: conservazione ex situ, banche del germoplasma, semi, piante minacciate, biodiversità



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In stampa su: Atti del Convegno della Rete Italiana Banche del Germoplasma per la Conservazione delle Piante Spontanee Minacciate, Trento 1-2 Aprile 2004. La Banca dei semi delle piante autoctone lombarde (LSB), una nuova struttura del Centro per la tutela della Flora Autoctona della Regione Lombardia (Italia settentrionale). Graziano ROSSI*, Andrea MONDONI, Gilberto PAROLO e Valeria DOMINIONE. Dipartimento di Ecologia del Territorio, Università degli Studi di Pavia, via S. Epifanio 14, 27100 Pavia, Italia. *E-mail: grossi@et.unipv.it Riassunto La LSB, un progetto che viene realizzato all interno del CFA, si occupa di attività di conservazione ex situ per le specie autoctone in Lombardia.Vengono portate avanti due distinte attività, che consistono nella raccolta e conservazione da un lato di specie vegetali rare e/o minacciate e, dall altro, di piante autoctone comuni, utili in attività di recupero ambientale. Viene riportata una breve storia della LSB, che comprende l illustrazione delle strutture e la descrizione del loro funzionamento nella conservazione dei semi. Attualmente nella LSB sono conservati più di 500 campioni di semi, appartenenti a 256 specie, che possono essere utilizzati in futuro in azioni di reintroduzione o progetti di recupero ambientale. Parole chiave: conservazione ex situ, banche del germoplasma, semi, piante minacciate, biodiversità Summary The seed bank of Lombardy native plants (LSB), a new facility of the Regional Native Flora Conservation Centre (CFA) of the Lombardy Region (N-Italy). The LSB, a project promoted by the CFA, carries out ex situ conservation activities for native plant species in Lombardy. Seed collection and storage of the locally rare and/or threatened plant species but also of common native plants for habitat restoration activities are performed. A brief history of the LSB is reported, including the design of the operative structures and a description of their functioning in seed conservation. Presently, in the LSB are stored more than 500 samples, belonging to 256 species, that may be used in the future in reintroduction actions or restoration projects. Key words: ex situ conservation, gene banks, seeds, threatened plants, biodiversity. 1.1 Premessa In tutto il mondo le comunità biologiche, che hanno impiegato milioni di anni per svilupparsi, sono fortemente minacciate dalle attività antropiche non ecologicamente sostenibili (Primack & Carotenuto, 2003), che provocano frequentemente l alterazione o la contrazione degli habitat naturali. In questo allarmante panorama mondiale è necessario attivarsi per promuovere azioni aventi il fine di salvaguardare la biodiversità del pianeta, così come è raccomandato da varie convenzioni, normative e strumenti protezionistici a livello internazionale e nazionale (CBD, GSPC, EPCS, BGCI, IUCN-Red lists, ecc.). Il concetto di biodiversità, o diversità biologica, è stato da molti autori spiegato con diversi gradi di approfondimento (Cristofolini, 1998). Tuttavia, in questa sede, riteniamo utile riportare una definizione semplice, ma efficace, fornita dal World Wildlife Found nel 1989: la biodiversità è «la ricchezza della vita sulla Terra, i milioni di piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costruiscono nella biosfera 1». La biodiversità è quindi un concetto che interessa almeno tre livelli: geni, specie, comunità/ecosistemi, ognuno dei quali non può essere trascurato nelle azioni di conservazione. In questo contesto, la banca dei semi delle piante autoctone lombarde (LSB), nell ambito delle attività del Centro Flora Autoctona (CFA) della Regione Lombarda (Cerabolini et al., 2004), si occupa della conservazione delle piante selvatiche, promuovendo sia la tutela delle specie rare e/o minacciate sia l impiego di specie autoctone nei recuperi ambientali (Parker, 1995; Rossi et al., 2004). La LSB, quindi, concentrando la propria attività sulla salvaguardia della flora lombarda, rappresenta un importante strumento 1 Recentemente accanto alla conservazione della diversità biologica si inserisce anche la tutela della diversità geologica (geodiversità), volta a tutelare la singolarità di certe formazioni geologiche.

di conservazione del patrimonio genetico delle singole specie, volto a garantire l autoctonia della composizione floristica delle comunità vegetali spontanee e semi-naturali. 1.2 Lo stato delle conoscenze floristiche in Lombardia e le strategie di conservazione preventiva della biodiversità vegetale. Nelle azioni di conservazione, la conoscenza dell esatta ed aggiornata distribuzione delle specie floristiche, della loro rarità e vulnerabilità, è indispensabile per poter stabilire delle priorità nelle azioni di salvaguardia (Alessandrini & Bonafede, 1996; Prosser, 2001; Scoppola et al., 2003; Argenti & Lasen, 2004; Bonomi et al., 2004). La flora lombarda è molto ricca e differenziata, in relazione alla vastità del territorio regionale (circa 24.000 kmq), alla sua eterogeneità ambientale (geomorfologica, edafica e climatica) e per grado di antropizzazione: l Appennino Settentrionale, la Pianura Padana, la regione prealpina caratterizzata dai grandi laghi insubrici e la catena alpina offrono un elevata diversità di habitat, distribuiti in un ampio intervallo altitudinale di circa 4000 m. Attualmente si stima la presenza di circa 3200 specie vascolari spontanee (di cui 300 esotiche stabili), la cui distribuzione sul territorio è parzialmente nota, in relazione alla letteratura scientifica floristica e vegetazionale esistente; tuttavia, le conoscenze riguardano prevalentemente le entità di rilevante interesse fitogeografico, quali gli endemiti insubrici, alpico-centrali e padani (Peccenini & Nola, 1988; Aeschimann et al., 2004; Parolo, 2004; database della bibliografia botanica lombarda, aggiornata al 2004: http://et2.unipv.it/homepage/biblom/biblpres.htm). Un livello di conoscenza più approfondito, circa la distribuzione geografica dell intera flora, è fornito dai censimenti floristici, in particolare quelli che si svolgono mediante l uso di cartografie, quale il progetto di Cartografia Floristica Centro Europea (Ehrendorfer, 1967, 1973), applicato anche in alcuni territori dell Italia Settentrionale e Centrale (Pignatti, 1978; Credaro & Pirola, 1992; Alessandrini & Bonafede, 1996; Festi & Prosser, 1997; Argenti & Lasen, 2000; Lucchese & Lattanzi, 2000; Bonafede et al., 2001; Poldini et al., 2001; Poldini, 2002). Per la Lombardia è attualmente in corso un censimento, basato sul reticolo cartografico centroeuropeo, svolto sia a livello locale da alcuni gruppi floristici (De Carli et al., 1999; Ferlinghetti, 2001; http:/comet.eng.unipr.it/ giordana/cremona.htm), sia a livello regionale, mediante un progetto della Regione Lombardia. La realizzazione di una cartografia floristica lombarda rappresenterebbe il primo essenziale strumento di base per avviare una gestione oculata del patrimonio floristico regionale; essa, quando sarà completata, consentirà di orientare al meglio le azioni di conservazione ex situ delle specie autoctone minacciate oppure di quelle da impiegare in azioni di recupero ambientale. Tuttora, a fronte di una conoscenza insufficiente sulla distribuzione della flora regionale, i problemi di conservazione sembrano invece notevoli e le strategie di salvaguardia urgenti. Infatti, 43 sono le specie lombarde attualmente ritenute estinte (G. Galasso, Milano, in verbis) e numerose quelle inserite nelle liste rosse nazionale o regionale (Conti et al., 1992, 1997; Scoppola et al., 2003), senza però essere basate su di un approfondito controllo di campo effettuato in epoca recente. Fattori di minaccia alla flora lombarda derivano soprattutto dall antropizzazione del territorio (Filipello, 1981), con distruzione di habitat, fenomeni di inquinamento o comunque di alterazione delle condizioni di vita delle piante e, infine, di sottrazione indiretta di spazio vitale, mediante la diffusione, spesso accidentale, di specie esotiche, molto invasive (Pignatti, 1994; Assini, 1998; Parolo, 2000) e non sottoposte attualmente ad alcun controllo o azione di contenimento. La Regione Lombardia, fin dal 1977 si è dotata di una specifica legge regionale di protezione della flora spontanea (L.R. n 33/77). Inoltre molte specie lombarde sono contenute in strumenti normativi di protezione, come la Direttiva Habitat 92/43/CEE, la convenzione di Berna e quella di Washington (CITES). Durante una prima indagine, svolta nel 2003 sulla base di vincoli di legge, liste rosse, interesse fitogeografico, le specie meritevoli di azioni di conservazione ex situ in Lombardia sono risultate circa 600, il 20% circa della flora regionale, come riportato nel sito http://et.unipv.it (alla voce conservazione del germoplasma). Il risultato ottenuto conferma ampiamente le tendenze già evidenziate a livello nazionale (APAT, 2003). La conservazione delle specie vegetali dovrebbe essere primariamente effettuata in situ, ossia nel loro ambiente naturale di vita, istituendo aree protette, regolando le attività antropiche, in modo che esse non danneggino in modo irreparabile la consistenza delle popolazioni locali, o, qualora strettamente necessario, intervenendo nei processi naturali (es. dinamismo della vegetazione, concorrenza tra le specie, ecc.). Tuttavia, quando le modificazioni ambientali generano forti alterazioni ai sistemi naturali, tali azioni non sono più sufficienti; in questi casi l unica alternativa possibile è quella di agire in anticipo sulla potenziale estinzione locale dei taxa, individuando le specie vegetali più a rischio e promuovendo azioni di salvaguardia ex situ, attraverso la raccolta dei semi in natura ed il loro stoccaggio in banche del germoplasma (Smith &

Linington, 1997; BGCI, 2001; Linington, 2001; Linington & Pritchard, 2001; Smith et al., 2004). Queste strutture devono garantire riserve vitali a lungo termine, al fine di permettere rafforzamenti o restauri delle popolazioni locali, in caso di declino o scomparsa (reintroduzioni). Ma qual è la situazione attuale in Lombardia e quali prospettive emergono per il futuro? In Lombardia il Centro per la Tutela della Flora Autoctona (CFA) è il primo ente espressamente creato dall Amministrazione Regionale per la conservazione della biodiversità floristica; recentemente (gennaio 2005) il CFA si è dotato di una banca regionale dei semi delle specie autoctone della Lombardia (LSB), il cui centro operativo, localizzato presso il Dipartimento di Ecologia del Territorio (DET) dell Università di Pavia, ha lo scopo di salvaguardare la flora regionale rara e/o minacciata e di promuovere l uso di specie autoctone di provenienza locale nelle attività di recupero ambientale (Rossi et al., 2004). 2. Il CFA e le sue strutture preposte alla conservazione della biodiversità floristica regionale. 2.1 Il Centro Flora Autoctona della Regione Lombardia (CFA). In considerazione della notevole diversità floristico-vegetazionale presente nel territorio lombardo e della necessità di conciliare lo sviluppo e la diversificazione delle attività produttive con la conservazione delle ricchezze naturali, la Regione Lombardia ha istituito, con D.G.R. n 6/3604 del 26 febbraio 2000, il Centro Regionale per la Tutela della Flora Autoctona (Cerabolini et al., 2004). Con tale iniziativa, l Amministrazione Regionale ha voluto integrare la tradizionale politica di protezione del territorio basata sulla realizzazione di parchi e riserve, con uno strumento di studio, gestione e conservazione dell ambiente in grado di agire su tutto il territorio lombardo. L obiettivo fondamentale del CFA è quello di acquisire conoscenze e procedure che garantiscano la disponibilità di specie vegetali erbacee ed arbustive compatibili con le popolazioni lombarde, adatte all impiego in azioni di reintroduzione/rafforzamento di entità rare o minacciate, oppure specie comuni, di provenienza locale, da utilizzare in opere di riqualificazione o recupero ambientale. Il CFA ha sede presso il Parco Naturale Regionale del Monte Barro (Lecco), al quale competono gestione economica, coordinamento tecnico ed amministrativo di tutte le attività ed i rapporti operativi con le altre aree protette della regione. Per il conseguimento dei propri scopi, il CFA si avvale della collaborazione di diversi centri esterni: Unità di Analisi e Gestione delle Biocenosi del Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale dell Università degli Studi dell Insubria (Varese), supervisore scientifico del progetto e che si occupa della caratterizzazione biologico-ecologica delle specie; Fondazione Minoprio (Como), curante gli aspetti agronomico-vivaistici connessi alle coltivazioni estensive delle piante; Dipartimento di Ecologia del Territorio dell Università di Pavia, responsabile delle azioni di conservazione ex situ dei semi di specie rare, minacciate oppure utili per i recuperi ambientali. Gli obbiettivi del CFA si possono così riassumere: - individuazione delle situazioni critiche per le quali avviare interventi mirati alla conservazione della biodiversità; - intraprendere analisi approfondite sull ecologia e la biologia riproduttiva delle specie e/o delle popolazioni con priorità di tutela, cosi da programmare interventi di rafforzamento e di conservazione preventiva in situ ed ex situ; - avviare studi sulla variabilità genetica intra-specifica, attraverso l impiego di tecniche di genetica biomolecolare; - redigere schede descrittive delle singole specie e protocolli di coltivazione utilizzabili per avviare produzioni pilota di materiale vivo; - raccogliere in campo semi di specie rare e/o minacciate della flora lombarda e provvedere al loro stoccaggio all interno della neo-istituita banca del germoplasma della Regione Lombardia (Lombardy Seed Bank), struttura altamente specializzata per la conservazione a medio/lungo termine; - promuovere attività florovivaistiche e agricole ai fini di una produzione massiva di materiale vegetale autoctono, in ottemperanza alle leggi ed alle normative regionali (es. D.G.R. 29567/97) sull impiego di materiali vegetali vivi nelle opere di ingegneria naturalistica; - promuovere, nell ambito di progetti LIFE o regionali con le aree protette lombarde, la riproduzione controllata di specie rare e/o minacciate, con finalità di reintroduzione o rafforzamento delle popolazioni selvatiche; - programmare, supervisionare ed assistere la rete delle aree protette lombarde negli interventi di ripopolamento o reintroduzione di specie rare e/o minacciate, nonché fornire una consulenza nella progettazione e nell esecuzione degli interventi di recupero ambientale, utilizzando piante autoctone, di provenienza locale, prodotte in centri specializzati del CFA o sotto il suo controllo (etichetta di qualità.

2.2 La nuova Banca dei semi delle specie autoctone lombarde (LSB) 2.2.1 Storia e finalità Fin dal 2000 la Regione Lombardia aveva previsto, nell ambito delle attività del CFA, la conservazione del germoplasma, tramite la costituzione di un apposita banca. La procedura di istituzione della LSB è stata formalmente avviata con la D.G.R. n. VII/16038 del 6 gennaio 2004 ( Conservazione del germoplasma di specie rare e/o minacciate in Lombardia ). Nel luglio 2004 il Parco del Monte Barro, attuale gestore del CFA, ha messo in pratica la direttiva regionale, deliberando la realizzazione della LSB, che è stata articolata in due sedi: la sede amministrativa, con funzioni anche didattica e di stoccaggio finale del materiale (soprattutto per recuperi ambientali) nelle vicinanze del Parco, a Villa Bertarelli (Galbiate, Lecco); la sede operativa presso il DET dell Università di Pavia, nell ambito del perimetro dell Orto Botanico. La scelta di collocare il centro operativo a Pavia nasce dalle precedenti attività svolte in questo settore dell Ateneo Pavese, in connessione con il CFA stesso. Infatti, a partire dal 2003 è in atto un progetto pilota di conservazione ex situ delle piante rare e/o minacciate lombarde, che sono state raccolte in natura e inviate alla prestigiosa banca dei semi dei Royal Botanic Gardens di Kew (Millennium Seed Bank Project), Seed Department, con sede operativa ad Ardingly nel West Sussex, a sud di Lontra. Inoltre l Università di Pavia, assieme a quella di Pisa e al Museo Tridentino di Scienze Naturali, è partner di una prestigiosa rete tematica di ricerca, denominata ENSCONET (European Native Seed COnservation NETwork), finanziato dall Unione Europea nell ambito del VI Programma Quadro (2004-2008) ed avente come capofila del progetto l Orto Botanico di Kew (RICA-CT-2004-506109). Nella fase di ideazione, progettazione e realizzazione della LSB, sede operativa di Pavia, hanno svolto un ruolo di continuo consiglio e verifica il Dr. Simon Linington (Millennium Seed Bank) e il Dr. Costantino Bonomi (Trentino Seed Bank), sia per quanto riguarda le strutture che la definizione e l acquisto delle attrezzature da utilizzare. È inoltre previsto che i rapporti con entrambe le banche permangano molto stretti anche in futuro, sia sul piano tecnico-scientifico che operativo; infatti ad entrambe le banche vengono inviati regolarmente duplicati dei campioni raccolti di semi di specie lombarde ed è permanente l azione di scambio di informazioni, formazione del personale (anche tramite un dottorato di ricerca) ed azione sul campo. In particolare, il territorio lombardo e quello trentino hanno in comune diverse specie di notevole interesse fitogeografico ed ecologico (Silene elisabethae Jan, Aquilegia einseleana F.W. Schultz, Telekia speciosissima (L.) Less., ecc.) e pertanto è importante che collaborino strettamente per attuare una coordinata strategia di conservazione preventiva. 2.2.2 Strutture e modalità di trattamento dei semi nella LSB. La banca dei semi della Lombardia (LSB) è operativamente insediata presso il DET dell Università di Pavia. I locali adibiti al progetto sorgono in un settore del Dipartimento nell ambito dei giardini dell Orto Botanico. Ulteriori laboratori si trovano nell edificio principale (laboratorio per la determinazione delle piante e di analisi dei suoli), mentre stretti rapporti sono quotidianamente mantenuti con la biblioteca di Dipartimento e l erbario (PAV); qui vengono inseriti gli essiccata richiesti come prova d identità delle piante da cui derivano i semi raccolti, soprattutto per i taxa di difficoltosa determinazione. La realizzazione dell edificio della LSB a Pavia è iniziata nell estate 2004, mediante la sistemazione di un edificio già esistente e precedentemente adibito a magazzino. Come già accennato, gli scopi della LSB sono relativi alla conservazione dei semi delle specie autoctone lombarde o eventualmente di territori limitrofi. Dato il tipo e le dimensioni dell edificio ospitante (circa 40 mq), l attenzione è rivolta principalmente alle specie ritenute rare e/o minacciate, la cui conservazione, comunque, non dovrebbe richiedere eccessivo spazio. Inoltre, viste le finalità del CFA, la LSB sarà impegnata anche nella raccolta e conservazione di altre specie autoctone, ma da utilizzare preferenzialmente in interventi di miglioramento, restauro o ricostruzione ambientale. In questo caso i quantitativi di semi previsti sono maggiori e, pertanto, la loro conservazione nella LSB è prevista soprattutto come permanenza a breve-medio termine, in camera di disidratazione, per un periodo di tempo stimato in uno o pochi anni. La maggior parte di questi semi sarà invece utilizzata direttamente in campo oppure trasferita ad altre strutture del CFA (Fondazione Minoprio) per la coltura e produzione massiva di semi oppure, ancora, congelata e conservata nel deposito di Galbiate (LC) della LSB. I finanziamenti per la realizzazione della LSB sono stati messi a disposizione dalla Regione Lombardia (Assessorato all Ambiente) e gestiti dal Parco del Monte Barro (bilancio 2004). Gli edifici operativi di Pavia sono stati messi a disposizione dall Università (DET), così come il suo personale strutturato che si dedica a questo progetto. Inoltre, seguono l attività di raccolta dei semi e la loro conservazione nella LSB due persone non strutturate, a tempo pieno (attualmente un dottorando ed un assegnista di ricerca). Infine, l azione della LSB è ampiamente supportata dall attività di studenti, specializzandi e volontari; questi ultimi operano a vario livello, dalla raccolta in campo dei semi (es. G.E.V. o F.A.B. di Bergamo), alla loro

pulizia e caratterizzazione in laboratorio (studenti) e, in ultimo, alla promozione dell attività, come l associazione Amici dell Orto Botanico dell Università di Pavia. Nel 2004, per adempiere alle specifiche esigenze della banca si è reso necessario avviare una serie di opere infrastrutturali di base a carico dell edificio prescelto per ospitare la parte della banca espressamente dedicata alla caratterizzazione, controllo e conservazione dei semi. La struttura, di cui si riporta la planimetria in figura 1, si compone di due stanze: la camera di essiccazione e stoccaggio (A) ed il laboratorio di pulizia ed analisi (B). La camera di essiccazione e stoccaggio (A) costituisce il cuore della banca, racchiudendo in se le strutture adottate per la conservazione. Essa è progettata per far perdere lentamente acqua al seme, senza danneggiarlo (Ellis et al., 1990; Smith et al., 2004). Il processo va effettuato a temperatura ambiente per equilibrazione con aria secca continuamente rinnovata in un luogo controllato (Cromatry, 1984). La procedura standard prevede aria con 15% UR a 15 C per almeno 30 giorni (I.S.T.A., 1985). Fig. 1 - Planimetria della banca dei semi della Lombardia (LSB), sede operativa di Pavia. Fig. 1 Lombardy Seed Bank plan, in Pavia (operative centre).

A tal fine sono stati installati strumenti deumidificatori e condizionatori che, monitorati da un sistema di controllo automatico, permettono di mantenere l ambiente dentro la camera, attorno ai valori sopra citati. Per una maggior sicurezza ed efficienza, si è preferito installare due di questi strumenti per ogni tipologia, sovradimensionandoli quanto a potenza rispetto al volume totale da trattare. In tal modo nella camera di essiccazione, che misura circa 60m 3, sono stati posizionati 2 deumidificatori da 450m 3 /h e due condizionatori con potenza frigorifera di 18000BTU. Tuttavia, quasi sempre, solo un apparecchio per tipo è in funzione, in quanto gli altri sono programmati per supportare l azione dei primi solo quando la temperatura oltrepassa i 20 C e l umidità il 20% UR, valori che solo in casi particolari vengono superati. Inoltre, questo locale è caratterizzato da particolari accorgimenti strutturali finalizzati a limitare al massimo l ingresso di umidità dall esterno, o far ristagnare quella liberata dai semi stessi o dalle persone che qui vi operano. Piastrellature alle pareti, vernici impermeabilizzanti, guaine bituminose sotto il pavimento e lungo le pareti per un altezza di 1,5m (sotto intonaco e piastrelle), una controsoffittatura e speciali infissi a finestre e porte a taglio termico sono tra le principali opere adottate. Un ulteriore sistema finalizzato a minimizzare le variazioni di temperatura ed umidità durante l entrata e l uscita del personale è rappresentato da un breve passaggio delimitato da due porte (air lock), interposto tra la camera di essiccazione e il resto della struttura. Infine, dei data logger collegati ad un sistema di allarme avvertono gli operatori, collegati telefonicamente, dell eventuale scostamento di temperatura ed umidità dai parametri elencati. Per ottimizzare l effetto di disidratazione, i sacchetti in stoffa (cotone grezzo) contenenti i semi sono deposti in appositi contenitori (semplici cassette di plastica per verdura), impilati l uno sull altro e disposti al centro della stanza, così da sottoporli alla miglior ventilazione possibile. Questa stanza ospita anche freezer a colonna (di tipo domestico con cassetti interni e No-Frost), adibiti allo stoccaggio definitivo a 18 C. Minori temperature non allungano significativamente la vitalità del campione conservato; i freezer domestici sono inoltre facilmente riparabili o sostituibili (IBPGR, 1985; Dickie et al., 1990). La loro collocazione in un ambiente così climatizzato è strategico per limitare la condensazione interna dell umidità, già estremamente ridotta dal sistema No-Frost e per ottimizzarne il funzionamento (Linington in litt.). Prima di disporre i semi nei congelatori, è necessario verificarne sperimentalmente l avvenuta deidratazione: attraverso l impiego di misuratori dell attività dell acqua viene estrapolato il valore % di umidità contenuta nei semi e pertanto confermata la loro reale predisposizione (senza rischio) alle basse temperature di stoccaggio. Effettuata questa verifica, si procede all impacchettamento in contenitori a tenuta stagna che assicurino un isolamento durevole nel tempo e che possano essere aperti e richiusi per periodiche ispezioni, senza per questo comprometterne la tenuta. Ottimali sono i contenitori richiudibili in vetro o alluminio con guarnizione in gomma di durata garantita (Cromatry et al., 1990). In essi, un sacchetto contenente gel di silice è un ottimo indicatore di eventuali infiltrazioni di umidità. Per quanto riguarda lo scambio di duplicati con le altre banche del germoplasma (MSB, TSB, Sede centrale LSB a Galbiate, ecc.) o giardini botanici si è invece preferito l uso di appositi sacchetti di alluminio a chiusura ermetica, decisamente più pratici per il trasporto, da realizzare al momento, attraverso uno specifico strumento saldatore. Adiacente alla camera di disidratazione si trova il laboratorio per la pulizia e l analisi dei semi (B). Qui la metodologia standard prevede l utilizzo di setacci a colonna con differenti maglie e pulisemi ad aria soffiata che permettono di separare i semi fecondi dalle impurità e dai semi non vitali, in base al loro diverso peso. Una volta puliti ed essiccati, i semi vanno caratterizzati descrivendone la tipologia, ortodossi o recalcitranti, il contenuto in olio e la manifestazione di fenomeni di dormienza. Quindi, tramite analisi di laboratorio, si svolgeranno verifiche periodiche di germinabilità, indispensabili anche per confermare che il processo di conservazione si stia svolgendo secondo i criteri stabiliti (Ellis et al., 1985a,b; Smith et al., 2004). Pertanto, sono stati predisposti 3 armadi termostatici, con luce e temperatura regolabili in modo da poterli adattare alle diverse esigenze ecologiche delle piante. In questa fase i semi sono fatti germinare su appositi substrati all interno di capsule petri (germinatoi). Inoltre, si svolgeranno ulteriori test finalizzati a diagnosticare la vitalità dei semi, qualora questi mostrino difficoltà nel germinare (in genere attraverso test del taglio, tetrazolium test, uso di raggi X). Una cappa per l aspirazione delle polveri, una bilancia analitica a 4 cifre per la valutazione quantitativa dei semi, un binoculare, uno stereomicroscopio ad alto ingrandimento ed un PC notebook per l archiviazione dei dati, completano le fondamentali attrezzature presenti. In fine, un apposito scaffale è predisposto per le attrezzature adibite al lavoro di campo: sacchetti per la raccolta dei semi (stoffa e carta), GPS, bussole professionali, macchina fotografica digitale, altimetri, binocoli ultraleggeri professionali, schede per la raccolta dei dati in campo, ecc. Alle analisi standard sopra descritte, si affiancano, per casi particolari, studi ulteriori inerenti la germinabilità, nonché studi genetici e biomolecolari o micologici, finalizzati alla caratterizzazione chimicofisica e fisiologica dei semi e all individuazione di pericolose patologie. Una parte di queste analisi

comprenderà anche ricerche sulla caratterizzazione dei semi delle orchidee. Infine, nei casi più interessanti, è prevista la realizzazione di analisi pedologiche per caratterizzare le componenti edafiche dell ambiente di raccolta. Tali attività avverranno nell ambito del DET dell Università di Pavia e in collaborazione con altri centri di ricerca (CFA, Università dell Insubria, TSB, MSB). 4. Primi risultati raggiunti Al momento della stesura di questo lavoro (dicembre 2004), sono stati raccolti e sono attualmente conservati nella LSB campioni di 256 specie, di cui 136 rare e/o minacciate e 120 specie comuni, da impiegare in azioni di recupero ambientale. Una lista aggiornata e completa delle specie raccolte viene presentata nel sito www.unipv.it/labecove alla voce Banca del germoplasma della Regione Lombardia. In appendice, invece, viene riportato l elenco delle 136 specie rare e/o minacciate. Bibliografia Aeschimann D., Lauber K., Moser D.M. & Theurillat J.P., 2004 - Flora Alpina. 3 Voll. Zanichelli, Bologna. Alessandrini A. & Bonafede F., 1996 - Atlante della flora protetta della regione Emilia-Romagna. Regione Emilia-Romagna. APAT (Agenzia per la Protezione dell Ambiente e Servizi Tecnici), 2003 Environmental Data Yearbook. SISTAN: 42-46. Argenti C. & Lasen C., 2000 - La Flora. Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Studi e ricerche. Argenti C. & Lasen C., 2004 - Lista rossa della flora vascolare della Provincia di Belluno. Regione Veneto, Assessorato alle Politiche per l Ambiente e per la Mobilità. Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto. Assini S., 1998 - Le specie esotiche nella gestione delle aree fluviali di pianura: indagine geobotanica. Arch. Geobot. 4 (1): 123-130. Bonafede F., Marchetti D., Todeschini R. & Vignodelli M., 2001 - Atlante delle Pteridofite nella regione Emilia-Romagna. Regione Emilia-Romagna Bonomi C., Bonazza A. & Tisi F., 2004 Il progetto Trentino Seedbank. Aigla Notes, Notiziario dell Associazione Internazionale Giardini Botanici Alpini. Trento. Botanic Gardens Conservation International, 2001 - Piano d Azione per i Giardini Botanici nell Unione Europea. Inform. Bot. Ital. 33 (2): 66 pagg. Edizione italiana a cura dell Orto Botanico dell Università di Modena e Reggio Emilia e dell Orto Botanico del Dipartimento di Scienze Ambientali dell Università di Siena. (Traduzione italiana a cura di Luigi Minuto e Manuele Bondì). Cerabolini B., Ceriani R.M., De Andreis R. & Villa M., 2004 - Il Centro per la Flora Autoctona della Regione Lombardia. Inform. Bot. Ital. 36 (1): 309-312. Conti F., Manzi A. & Pedrotti F., 1992 - Libro Rosso delle Piante d Italia. WWF Italia, Roma. Conti F., Manzi A. & Pedrotti F., 1997 - Liste Rosse Regionali delle Piante d Italia. WWF Italia. Società Botanica Italiana. Univ. Camerino. Camerino. Credaro V. & Pirola A., 1992 - Revisione della flora vascolare da proteggere. Regione Lombardia. Ist. Bot. Pavia. Pavia. (dattiloscritto). Cristofolini G., 1998 - Qualche nota sulla diversità floristica, sulla biodiversità in generale, e sui modi per misurarla. Inform. Bot. Ital., 30 (1-3): 7-10. Cromatry A.S., 1984 - Techniques for drying seeds. In DICKIE J.B., LININGTON S. & WILLIAMS J.T. - Seed management techniques for Genebanks. IBPGR, Roma. Cromatry A.S., Ellis R. H. & Roberts E. H., 1990 - The design of Seed Storage facilities for Genetic Conservation. IBPGR, Roma. De Carli C., Tagliaferri F. & Bona E., 1999 - Atlante Corologico degli alberi e degli arbusti del territorio bresciano (Lombardia Orientale). Museo Civico di Scienze Naturali. Monografie di Natura Bresciana n 23. Dickie J.B., Ellis R.H., Kraak H.L., Ryder K. & Tompsett P.B., 1990 Temperature and seed longevity. Ann. Bot. 65: 197-204. Ehrendorfer F., 1967 - Liste der Gefäßpflanzen Mitteleuropas. Graz. Ehrendorfer F., 1973 - Liste der Gefäßpflanzen Mitteleuropas, 2 Aufl. Stuttgart. Ellis R.H., Hong T.D. & Roberts E. H., 1985a - Handbooks of Seed Technology for Geenebanks. I - Principles and Methodologies. IBPGR, Roma. Ellis R.H., Hong T.D. & Roberts E. H., 1985b - Handbooks of Seed Technology for Geenebanks. II - Compendium of specific germination information and test recommendations. IBPGR, Roma.

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Museo Tridentino di Scienze Naturali, Banca del Germoplasma Trentina: www.mtsn.tn.it/; Parco Naturale del Monte Barro (Lecco): www.parcobarro.it Sito del gruppo floristico cremonese: http:/comet.eng.unipr.it/ giordana/cremona.htm Appendice Tab. 1 Elenco delle 136 specie autoctone lombarde, rare e/o minacciate, attualmente conservate nella LSB. Tab. 1 List of the 136 Lombardy native species, rare and/or threatened, currently stored in the LSB. specie 1 Achillea clavenae L. 2 Achillea moschata Wulfen 3 Allium angulosum L. 4 Allium insubricum Boiss. et Reuter 5 Allium victorialis L. 6 Alyssum bertolonii Desv. 7 Andromeda polifolia L. 8 Androsace brevis (Hegetschw.) Cesati 9 Androsace helvetica (L.) All. 10 Androsace lactea L. 11 Androsace obtusifolia All. 12 Androsace vandellii (Turra) Chiov. 13 Aphyllanthes monspeliensis L. 14 Aquilegia atrata Koch 15 Aquilegia einseleana F. Schultz 16 Arctostaphylos uva-ursi (L.) Sprengel 17 Armeria alpina Willd. 18 Armeria plantaginea (All.) Willd. 19 Arnica montana L. 20 Artemisia genipi Weber 21 Artemisia umbelliformis Lam. 22 Aruncus dioicus (Walter) Fernald 23 Astragalus sirinicus Ten. 24 Atropa belladonna L. 25 Campanula barbata L. 26 Campanula bononiensis L. 27 Campanula cenisia L. 28 Campanula glomerata L. 29 Campanula raineri Perpenti 30 Campanula thyrsoides L. 31 Carex atrata L. 32 Carex bicolor All. 33 Clematis alpina (L.) Miller 34 Corydalis intermedia (L.) Mèrat 35 Corydalis ochroleuca Koch 36 Crepis pygmaea L. 37 Cystus salvifolius L. 38 Cytisus emeriflorus Rchb. 39 Daphne alpina L. 40 Daphne cneorum L.

41 Daphne mezereum L. 42 Daphne striata Tratt. 43 Dianthus carthusianorum L. 44 Dianthus glacialis Haenke 45 Dianthus superbus L. 46 Dianthus sylvestris Wulfen 47 Drosera anglica Huds. 48 Drosera rotundifolia L. 49 Dryas octopetala L. 50 Epipactis atropurpurea Rafin. 51 Eriophorum angustifolium Honckeny 52 Eriophorum scheuchzeri Hoppe 53 Erythronium dens-canis L. 54 Fritillaria orientalis Adams (= F. tenella) 55 Fritillaria tubaeformis G. et G. 56 Galium montis-arerae Merxm. et Ehrend. 57 Gentiana acaulis L. 58 Gentiana alpina Vill. 59 Gentiana bavarica L. 60 Gentiana brachyphylla Vill. 61 Gentiana clusii Perr. et Song. 62 Gentiana lutea L. 63 Gentiana punctata L. 64 Gentiana purpurea L. 65 Gentiana ramosa Hegetschw. 66 Iris pseudacorus L. 67 Iris sibirica L. 68 Lathraea squamaria L. 69 Leontopodium alpinum Cass. 70 Leucojum aestivum L. 71 Leucojum vernum L. 72 Lilium martagon L. 73 Linaria tonzigii Lona 74 Linnaea borealis L. 75 Lychnis viscaria L. 76 Minuartia laricifolia subsp. ophiolitica Pign. 77 Moehringia dielsiana Mattf. 78 Moehringia glaucovirens Bertol. 79 Papaver aurantiacum Loisel. 80 Pedicularis palustris L. 81 Pedicularis rostrato-spicata Crantz 82 Physoplexis comosa (L.) Schur 83 Phyteuma hedraianthifolium R. Schulz 84 Polemonium caeruleum L. 85 Primula albenensis E. Banfi et R. Ferlinghetti 86 Primula auricula L. 87 Primula daonensis (Leybold) Leybold 88 Primula farinosa L. 89 Primula glaucescens Moretti 90 Primula glutinosa Wulfen

91 Primula hirsuta All. 92 Primula integrifolia L. 93 Primula latifolia Lapeyr. 94 Pulsatilla alpina subsp. apiifolia (Scop.) Nyman 95 Pulsatilla montana (Hoppe) Rchb. 96 Pulsatilla vernalis (L.) Mill. 97 Ranunculus hybridus Biria 98 Ranunculus parnassifolius Küpfer 99 Ranunculus platanifolius L. 100 Rhododendron ferrugineum L. 101 Ribes alpinum L. 102 Ribes petraeum Wulfen 103 Ruscus aculeatus L. 104 Salix caesia Vill. 105 Sanguisorba dodecandra Moretti 106 Saussurea alpina (L.) DC. 107 Saussurea discolor (Willd.) DC. 108 Saxifraga aizoides L. 109 Saxifraga arachnoidea Sternb. 110 Saxifraga bryoides L. 111 Saxifraga exarata subsp. exarata Vill. 112 Saxifraga exarata subsp. moschata (Wulfen) Cavill. 113 Saxifraga hostii ssp. rhaetica (Engl.) Braun-Blanquet 114 Saxifraga oppositifolia L. 115 Saxifraga paniculata Mill. 116 Saxifraga petraea L. 117 Saxifraga seguieri Sprengel 118 Saxifraga stellaris L. 119 Saxifraga tombeanensis Boiss. 120 Saxifraga vandelli Sternb. 121 Sempervivum montanum subsp. montanum L. 122 Sempervivum tectorum L. 123 Silene elisabethae Jan 124 Silene saxifraga L. 125 Sparganium erectum subsp. erectum L. 126 Stachys recta subsp. serpentinii (Fiori) Arrigoni 127 Stemmacantha rhapontica subsp. rhapontica (L.) Dittrich 128 Telekia speciosissima (L.) Less. 129 Trientalis europea L. 130 Triglochin palustre L. 131 Trollius europaeus L. 132 Tulipa sylvestris subsp. australis (Link) Pamp. 133 Typha minima Hoppe 134 Vaccinium microcarpum (Rupr.) Schmalh. 135 Viola comollia Massara 136 Viola dubyana Burnat