Qualsiasi possa essere il futuro orientamento della pittura, la forza espressiva dei colori conserverà sempre un ruolo essenziale nel processo creativo Johannes Itten. IL COLORE Iniziamo questo mese ad entrare in un argomento delicato, senza dubbio complesso e dalle mille sfaccettature: il colore. Proprio per la complessità di questo argomento cercheremo di introdurne alcune caratteristiche molto generali ma con un occhio di riguardo nei confronti dell'arte visiva. Nei prossimi articoli proveremo ad analizzare i rapporti cromatici e man mano ci concentreremo sempre più sull'aspetto puramente fotografico. IL COLORE IN ARTE Il colore può essere visto e studiato da diversi punti di vista a seconda del campo di interesse. Un chimico ne potrà inquisire la composizione molecolare, un fisico analizzerà il fenomeno elettromagnetico, la scomposizione della luce e e la colorazione degli oggetti (vedi scuola di fotografia di Settembre); entrando in un ambito più vicino all'uomo, lo psicologo prenderà in considerazione gli effetti della cromia sulla psiche, mentre un fisiologo approfondirà gli effetti della luce e dei colori sull'apparato visivo. Ma è certamente nell'arte che il colore riveste un ruolo da protagonista: il colore è la base strutturale di un'opera pittorica (o spesso fotografica), ne è l'essenza e l'armatura portante. Per questo motivo è essenziale per un artista conoscere la valenza cromatica non solo a livello estetico, studiandone i contrasti, i rapporti e la valenza estetica in generale, ma deve assolutamente tenere conto anche di un aspetto psicologico: quali possono essere i condizionamenti fisiologici e psicologici sull'uomo che osserva la sua opera? Non solo, quali influenze può avere un determinato rapporto cromatico su una persona con una determinata e personale base intellettuale e inserita in un preciso contesto socio culturale? LA SUDDIVISIONE DI ITTEN Tanti sono stati gli studiosi della teoria del colore, Goethe il celeberrimo poeta romantico tedesco innanzitutto. Sicuramente uno dei più grandi teorici è Johannes Itten, studioso che ha insegnato ad artisti e fotografi sia in Svizzera sia in Germania nella prima parte del '900, il cui testo Arte del Colore è tutt'oggi considerato la base fondamentale di studio della teoria dei colori. Itten fa una prima distinzione all'interno di quello che lui definisce problema estetico dei colori, affermando che questo può essere preso in considerazione da tre diversi punti di vista. 1. impressivo, ovvero ottico- sensibile 2. espressivo, ovvero psichico 3. strutturale, ovvero intellettuale simbolico
I tre diversi punti di vista sono essenziali per avere una rappresentazione equilibrata sia a livello formale sia a livello emotivo. Avere troppo dell'uno o dell'altro comporta una immagine o troppo fredda e formale o troppo carica emotivamente. Come giustamente fa notare Itten, ogni artista dovrà lavorare secondo il suo temperamento, ponendo l'accento sull'una o l'altra delle potenzialità del colore. Nella scelta dell'accostamento cromatico quindi si deve sicuramente tener conto del gusto personale ma si deve anche cercare una forma di armonia oggettiva, laddove per armonia si intende un accostamento di due o più colori che garantiscano una forma indiscutibile di equilibrio. Uno dei princìpi fondamentali nella ricerca di armonia cromatica sta nella complementarietà dei colori. La somma dei complementari infatti porta ad una tonalità neutra, bianco nel caso della sintesi additiva (somma di due fasci luminosi di tinte diverse) o grigia scura / nera se si tratta di pigmenti. Il nostro occhio cerca in modo naturale la neutralità andando a riequilibrare il colore visto con il suo complementare, cercando quindi la neutralità Si può quindi dedurre che ricercando in modo oggettivo un'armonia di colori, in un'immagine vi è equilibrio cromatico nel momento in cui la combinazione dei colori presenti dà il grigio. La nostra mente percepisce una forma di disarmonia espressiva se nella immagine vi sono colori che mescolati tra loro non portano alla neutralità. Ovviamente, come tendo sempre a ribadire, se alla base del disequilibrio cromatico vi è una scelta consapevole dell'autore, se la mancata compensazione è voluta per una ragione precisa anche il risultato sarà comunque di qualità. LA TEORIA DEI COLORI DI GOETHE Johann Wolfgang von Goethe fu sicuramente uno dei poeti tedeschi più conosciuti al mondo e il suo nome è legato al romanticismo tedesco, ai dolori del giovane Werther e ovviamente al suo Faust; in realtà oltre alla ricchissima produzione letteraria, l'artista tedesco fu anche critico d'arte e pittore. Proprio in ambito artistico Goethe sviluppò una teoria molto interessante sull'accostamento dei colori. Uno dei punti saldi nel suo Zur Farbenleher ( della Teoria dei Colori ) fu quello di contestare lo studio della cromia solo da un punto di vista fisico / scientifico, andando ad attaccare violentemente le teorie di Newton (vedi Scuola di Fotografia di Settembre). Secondo Goethe i colori non sono solamente una manifestazione fisica della luce, ma sono legati fortemente alla fisiologia umana, alla psicologia e alla cultura locale con la sua simbologia e spiritualità. Goethe assegnò un valore numerico a ciascuna tonalità in base alla sua luminosità, 10 al bianco, 9 al giallo, 8 all'arancione e così via (vedi immagine); secondo la sua teoria due o più colori vanno abbinati in modo che il valore totale della loro luminosità li riporti pari. Per Goethe ad esempio il verde e il rosso hanno il medesimo valore per cui se abbinati hanno un rapporto 1:1 e vanno usati nella stessa quantità. Il viola e il giallo hanno una proporzione di 1:3 per cui vanno usati seguendo quella proporzione, rapporto che diventa 3 a 9 con il giallo e il viola. Lo stesso principio va applicato, secondo Goethe, all'abbinamento di più colori.
Colori e composizione Comporre a livello cromatico in una qualsiasi arte visiva, fotografia inclusa, significa saper accostare due o più colori in modo che l'insieme abbia un significato e appoggi il messaggio generale dell'immagine che andiamo a produrre. La composizione deve tenere conto di più fattori: innanzitutto il rapporto tra il singolo colore e le cromie adiacenti: una tonalità va vista e acquista un peso non solo in base ai colori che ha vicino, ma anche in base a quelli che non sono ad esso adiacenti. Ovviamente oltre all'abbinamento il peso di un colore ( e quindi il suo impatto emotivo su chi guarda la fotografia) si basa anche sulla posizione all'interno del fotogramma, alla sua forma e al suo andamento; ad esempio il rosso è un colore importante, legato a emozioni forti può variare il suo peso in base alla sua posizione: nella parte inferiore del fotogramma ha un peso importante ma non predominante, nella parte alta della fotografia al contrario trasmette un senso di peso e incombenza. Accade il contrario al blu che risulta essere più leggero in alto e più pesante se posizionato nella parte inferiore dell'immagine. Nella distribuzione cromatica in una fotografia, laddove possibile, è bene cercare (come sempre) l'equilibrio, cercando di fare in modo che i pesi delle singole macchie di colore vengano ben posizionate, ben distribuite e riequilibrate nel lato opposto. Nella composizione tuttavia non si dovrà tenere conto solamente della tonalità di un colore, ma anche della sua luminosità. L'equilibrio va cercato non solo nell'accostamento cromatico ma anche nella giusta e bilanciata disposizione di toni chiari e scuri, fattore fondamentale in fotografia (anche in quella in bianco e nero). Il mondo della cromia è molto vasto e complesso e andremo ad approfondirlo ulteriormente nei prossimi articoli. Nei prossimi numero approfondiremo il discorso del peso compositivo di ciascun colore e del suo messaggio emotivo, di ciò che un colore può suscitare in chi osserva l'immagine. In fotografia non sempre è possibile un totale controllo delle cromie, soprattutto in un reportage dove si deve documentare una realtà non pienamente gestibile. Quello che si può fare però è una selezione prima e dopo lo scatto, magari banalmente modificando la posizione da cui si scatta si riesce ad ottenere un equilibrio cromatico migliore semplicemente perché abbiamo modificato lo sfondo. Un controllo decisamente maggiore lo si ha nel caso la fotografia sia stata decisa e programmata in precedenza. Come già detto tante volte, anche in fotografia è bene conoscere le regole, anche per infrangerle. COLORI E SIMBOLI Da sempre nella storia i colori sono stati utilizzati a livello simbolico per rappresentare una determinata casta, un gruppo o un ceto a livello sociale; in ambito religioso la scelta di un colore tuttora indica una specifica occorrenza o idea.
In Cina ad esempio all'imperatore e solo all'imperatore era concesso vestire un abito giallo, colore luminoso e di conseguenza simbolo della più grande sapienza e illuminazione intellettuale. Sempre in Cina il lutto viene accompagnato da abiti bianchi per aiutare i defunti a raggiungere il regno della purezza e della perfezione. Nel Messico precolombiano il colore rosso aveva addirittura sostituito il ruolo di un grafema acquisendo il valore semantico di nascita e giovinezza (legato al dio della terra Xipe Totec). Anche nei rituali cattolici i colori rivestono una grande importanza: innanzitutto raffigurano la gerarchia (i cardinali indossano il porpora, il papa il bianco), non solo, la scelta cromatica sia degli abiti sia degli addobbi è legata al momento eucaristico. COLORE E ARMONIA Nel IV secolo a.c. I greci avevano suddiviso la scala cromatica in semitoni paragonandola quindi alla scala musicale. L'accezione che accomuna le due arti è sicuramente quella legata alla armonia, laddove l'armonia è intesa come equilibrio e proporzione. In ambito cromatico il senso di armonia è dato da accostamenti gradevoli, tuttavia questi accostamenti sono influenzati da tratti molto personali e spesso legati al momento e al luogo. Ci sono molte teorie su come si dovrebbero accostare i colori, il poeta romantico Goethe in primis aveva regalato una teoria molto interessante sull'argomento (vedi articolo), altrettanto celebre è il trattato di John Cage Colore e Cultura. In un argomento come questo tuttavia è molto difficile che vi possa essere qualcosa di assolutamente dogmatico, la creatività viene prima di tutto; come sempre però più che affidarsi al caso e al solo gusto personale è bene conoscere le regole per poterle infrangere consapevolmente. COLORI COMPLEMENTARI Se provate a fissare per un po' di tempo un quadrato verde isolato e poi fissate un muro bianco vedrete un quadrato rosso. Il vostro apparato visivo vi sta dando una dimostrazione di cosa sono i colori complementari. La complementarietà dei colori si basa infatti su ragioni ottiche e fisiologiche: i recettori dell'occhio danno infatti risposte opposte ai colori opposti. Nella sintesi additiva (ovvero quando si sommano luci colorate) i colori complementari danno una luce bianca. Inoltre, isolando un colore e sommando i rimanenti nello spettro si otterrà il complementare della tinta isolata. Guardando la ruota dei colori ciascuna tinta trova il suo complementare diametralmente opposto a sé. avremo quindi: Ciascun colore primario ha un suo complementare secondario (composto da due primari) il giallo ha come complementare il viola (blu+rosso)
il rosso ha come complementare il verde (giallo + blu) il blu ha come complementare l'arancione (rosso + giallo) ANALISI DI UN COLORE Se andiamo a vedere la palette di Photoshop per la scelta del colore (vedi foto) si notano vari gruppi di misurazione numerica sulla destra. Il primo gruppo è formato da 3 lettere H, S, B e indicano i tre parametri che formano una cromia. H sta per HUE, ovvero tinta, tonalità: qui si sceglie quale tra i colori disponibili nello spettro si andrà ad utilizzare. S è per SATURATION, ovvero saturazione: una volta scelta la tonalità si può decidere quanto intensa questa andrà ad essere, ovvero si gestirà la sua saturazione. L'ultimo parametro è B, ovvero BRIGHTNESS, luminosità: data una tinta con una determinata saturazione questa potrà essere o più chiara o più scura. ACCORDI CROMATICI SOGGETTIVI: Durante una sua lezione negli anni '30 Itten propose ad alcuni suoi studenti che gli contestavano alcuni accordi cromatici armonici, di creare sulla sola base della loro personalità e del loro gusto degli accostamenti che potessero apparire equilibrati. Il risultato di tale esperimento fu sorprendente. Ogni studente aveva prodotto un risultato personalissimo e incredibilmente simile ai propri colori. Il risultato entusiasmò a tal punto lo studioso che anche negli anni seguenti sviluppò ulteriormente questi esperimenti con l'obiettivo di capire quanto la esperienza e il background personale potessero influire sulla creazione di accordi cromatici soggettivi. Uno dei risultati che vennero evidenziati fu che la preparazione e lo studio dei colori porta ad una forma di inibizione nell'accostamento dei colori rendendo predominante l'aspetto oggettivo rispetto a quello soggettivo. Un'altra interessante scoperta riguardò invece la forma della macchia predominante che mostrò una preferenza di orientamento: alcuni la presentavano con un andamento orizzontale, alcuni invece verticale, altri diagonale. La cosa che stupì Itten fu notare una certa corrispondenza tra la forma della testa e l'andamento della macchia; non solo la morfologia della testa ma anche l'acconciatura diede risultati rendendo la macchia più o meno netta, precisa o disordinata.