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Transcript:

XI Settimana 2. Elementi basilari della teoria degli anelli (II parte) Dati due anelli (, +, ) e (, +, ), un applicazione f : si dice un omomorfismo di anelli se: f(x + y) = f(x) + f(y) e f(x y) = f(x) f(y), x, y, cioè, se il corrispondente della somma [rispettivamente, del prodotto] in di due elementi in coincide con la somma [rispettivamente, con il prodotto] in dei corrispondenti dei due elementi. In altre parole, un omomorfismo di anelli è un applicazione che conserva le operazioni. Un omomorfismo di anelli, che è anche un applicazione biiettiva, viene chiamato un isomorfismo di anelli. Due anelli (, +, ) e (, +, ) sono detti isomorfi, se esiste un isomorfismo di anelli da (, +, ) a (, +, ). Dati due anelli (, +, ) e (, +, ), denotiamo con 0 [rispettivamente, 1 ] l elemento neutro rispetto alla somma + [rispettivamente, l eventuale elemento neutro rispetto al prodotto ] di e con 0 [rispettivamente, 1 ] l elemento neutro rispetto alla somma + [rispettivamente, l eventuale elemento neutro rispetto al prodotto ] di. Sia f : un omomorfismo di anelli, poniamo: Ker(f) := {x f(x) = 0 } = f 1 (0 ) ( ), Im (f) := {x f(x) = x, per qualche x } = f() ( ). Il sottoinsieme Ker(f) di è detto il nucleo dell omomorfismo f. Il sottoinsieme Im(f) di è detto l immagine dell omomorfismo f. Proposizione 2.1. Dati due anelli (, +, ) e (, +, ) ed un omomorfismo di anelli f :, allora: (1) f(0 ) = 0 (l immagine dello zero di deve coincidere con lo zero di ). (2) f( x) = f(x) (l immagine dell opposto di un elemento x di deve coincidere con l opposto in dell immagine in dell elemento x). (3) Im(f) è un sottoanello di (, +, ). (4) Ker(f) è un sottoanello di (, +, ). (5) f : è un omomorfismo iniettivo se e soltanto se Ker(f) = {0 }. Inoltre, se supponiamo che gli anelli (, +, ) e (, +, ) siano unitari e che Im(f) =, allora: (6) f(1 ) = 1 (l immagine dell unità di deve coincidere con l unità di ). (7) Se x U(), allora f(x) U( ), ed inoltre f(x 1 ) = f(x) 1 (l immagine dell inverso di un elemento invertibile x di deve coincidere con l inverso in dell immagine in dell elemento x). In particolare, l omomorfismo di anelli f : determina per restrizione agli elementi invertibili un omomorfismo di gruppi moltiplicativi (ancora denotato con f) f : U() U( ). Esempio 2.2. (0) Dati due anelli (, +, ) e (, +, ) l applicazione costante sullo zero di, cioè l applicazione 0 :, x 0, è un omomorfismo di anelli, detto omomorfismo banale. 1

2 (1) Preso comunque un intero n 2, l applicazione: π n : Z Z n = Z nz, k [k] n = k + nz, determina un omomorfismo dall anello (Z, +, ) all anello ( Z nz, +, ). Si verifica facilmente che: Ker(π n ) = nz = {nk k Z}, Im(π n ) = Z nz. Si noti che U(Z) = { 1, 1} e che π n (U(Z)) = {[1] n, [n 1] n } ( U ( Z nz) = {[k]n 1 k n, MCD(k, { n) = 1} }). (2) Sia K Q,, C, Z pz. Allora, l applicazione: det : M 2,2 (K) K, A det(a), non definisce un omomorfismo dall anello (M 2,2 (K), +, ) all anello (o, meglio, al campo) (K, +, ). Infatti, in generale, det(a + B) det(a) + det(b). Ad esempio: (( ) ( )) (( )) 1 0 1 0 det + = det = 1 (( )) 0 1(( )) 0 1 1 0 det + det = 0 + 0 = 0. 0 1 Si noti anche che U(M 2,2 (K)) = GL 2 (K), che U(K) = K e che l applicazione: det : U(M 2,2 (K)) U(K), A det(a) è un omomorfismo di gruppi moltiplicativi. (3) L applicazione f : Z Z, x 2x, non è un omomorfismo di anelli, perché conserva la somma ma non il prodotto. (4) L applicazione g : Z Z, x x, non è un omomorfismo di anelli, perché conserva il prodotto ma non la somma. (5) Sia { Z, Q,, C, nz} Z. Allora, l applicazione: ( ) x 0 f : M 2,2 (), x, è un omomorfismo di anelli. Si noti però che, benché entrambi gli anelli siano unitari, f non conserva l unità: ( ) ( ) 1 0 1 0 f(1 ) = = 1 0 1. M2,2 () (6) Sia X un insieme non vuoto ed (, +, ) un anello. Sia x 0 un elemento fissato in X. L applicazione ev x0 (di calcolo in x 0 ) dall anello ( X, +, ) (anello di tutte le applicazioni da X ad ) all anello (, +, ), definita nella maniera seguente: ev x0 : X, f f(x 0 ), (il corrispondente ev x0 (f) di una qualunque applicazione f X si ottiene calcolando f nell elemento x 0 ) è un omomorfismo di anelli. Un sottoanello S di un anello (, +, ) determina sempre una relazione di equivalenza (denotata ε S ) su, definita nella maniera seguente: presi x, y, allora: x ε S y : x y S.

3 Non è difficile mostrare che: [x] εs = x + S ; x ε S y x + S = y + S. I sottoinsiemi di del tipo x + S, che descrivono la partizione di associata alla relazione di equivalenza ε S, sono chiamati classi laterali di modulo il sottoanello S. Osservazione 2.3. Si noti che, nel caso degli anelli, dato un sottoanello S, la relazione di equivalenza che si considera è unica (e ciò è in accordo anche con quanto descritto in teoria dei gruppi), in quanto S, in particolare, è un sottogruppo del gruppo abeliano (additivo) (, +) (e, quindi, è banalmente un sottogruppo normale). Si noti che, in accordo, con la situazione esaminata in teoria dei gruppi si ha: Lemma 2.4. Sia S un sottoanello di un anello (, +, ). Allora, la relazione di equivalenza ε S, definita su, è compatibile con la somma, cioè: x ε S y e x ε S y x + x ε S y + y. Per avere che la relazione di equivalenza ε S sia compatibile anche con il prodotto è necessario assumere che S sia un sottoanello di un tipo particolare. (Ad esempio, se := Q, se S := Z, se x := 3 2, y := 1 2, x := 4 3 e y := 1 3, allora 3 2 1 2 Z e 4 3 1 3 Z, però 3 2 4 3 1 2 1 3 = 12 6 1 6 Z, pertanto in questo caso la relazione di equivalenza ε Z, definita su Q, non è compatibile con il prodotto. Purtuttavia, ε Z è compatibile con la somma, in quanto Z è un sottoanello di Q.) Un sottoinsieme non vuoto I di un anello (, +, ) si dice un ideale di se: I I I e I I, I I, (cioè, x y I e x r, r x I, x, y I, r ). Ovviamente, un ideale è un sottoanello particolare, in quanto un sottoanello S, per essere tale, verifica le condizioni: S S S e S S S, dove la seconda condizione (chiusura rispetto alla moltiplicazione) è più debole delle condizioni moltiplicative richieste per un ideale (chiusura sia rispetto alla moltiplicazione a destra sia rispetto alla moltiplicazione a sinistra con elementi arbitrari dell anello). Esempio 2.5. (0) Se (, +, ) è un anello, allora {0} e sono ideali di (, +, ), detti ideali banali di. (1) Preso comunque n 2, nz è un ideale proprio di (Z, +, ) (ed ogni ideale proprio di (Z, +, ) è di questo tipo; vedi quanto già osservato per i sottoanelli di (Z, +, )). (2) Z (è un sottoanello, ma) non è un ideale di (Q, +, ). (3) Sia (, +, ) un anello assegnato ( ad esempio, sia { Z Z, Q,, C, nz}). Sia S 2,2 () := {A M 2,2 () det(a) = 0} (tale insieme è chiamato insieme delle matrici singolari di M 2,2 ()). Allora, è facile verificare che S 2,2 () non è un ideale di (M 2,2 (), +, ), perchè (S 2,2 (), +) non è un sottogruppo di (M 2,2 (), +) (non

4 è detto che la somma o la differenza di matrici singolari sia ancora singolare, ad esempio: (( ) ( )) (( )) 1 0 1 0 det + = det = 1 (( )) 0 1 (( )) 0 1 1 0 det = 0, det = 0. ) 0 1 Si noti però che: S 2,2 () M 2,2 () S 2,2 (), M 2,2 () S 2,2 () S 2,2 (), (basta utilizzare la ben nota proprietà del determinante: det(a B) = det(a) det(b)). (4) Sia S un insieme non vuoto. Nell anello commutativo unitario (P (S), +, ) [dove + := (differenza simmetrica), := (intersezione)], il sottoinsieme P f (S) := {X P (S) Card(X) < } forma un ideale dell anello (P (S), +, ). (5) Sia S un insieme non vuoto e T un sottoinsiemo non vuoto di S. Nell anello commutativo unitario (P (S), +, ) [dove + := (differenza simmetrica), := (intersezione)], il sottoinsieme P (T ) costituisce un ideale di (P (S), +, ). (6) Sia (, +, ) un anello. Allora il seguente sottoinsieme (non vuoto) di, detto centro dell anello (, +, ): Z() := {z z r = r z, r } (si noti che 0 Z() ) è un sottoanello, ma non è un ideale di (, +, ). Ad esempio, se (, +, ) è un anello, allora il centro (M 2,2 (), +, ) dell anello delle matrici quadrate a 2 righe e 2 colonne ad entrate in è dato da {( ) } a 0 Z(M 2,2 ()) := a. 0 a (Si noti che: ( ) ( ) ( ) a 0 x y ax ay Z(M 0 a z w az aw 2,2 ()). ) (7) Sia (, +, ) un anello, S un sottoanello di (, +, ) e X un insiemo non vuoto. Allora S X è un sottoanello ma non un ideale dell anello delle applicazioni ( X, +, ). [Ogni elemento g : X S di S X viene identificato con l elemento g : X S di X.] Si osservi, però, che se I è un ideale di di (, +, ) allora I X è un ideale dell anello delle applicazioni ( X, +, ). (8) Siano ( 1, +, ) e ( 2, +, ) due anelli e sia ( 1 2, +, ) l anello prodotto diretto. Allora 1 {0} e {0} 2 sono ideali di ( 1 2, +, ). Osservazione 2.6. (1) Si noti che se I è un ideale in un anello unitario (, +, ) e se 1 I allora necessariamente I = (infatti = 1 I I ). (2) Un campo (K, +, ) non possiede ideali propri (cioè i suoi soli ideali sono quelli banali). Se I è di un anello (, +, ), allora nell insieme-quoziente: I := ε I = {x + I x }

5 si possono (ben) definire un operazione di somma + ed un operazione di prodotto, dedotte canonicamente dalle omonime operazioni di, nella maniera seguente: (x + I) + (y + I) := x + y + I, (x + I) (y + I) := x y + I, x, y. Ebbene: Proposizione 2.7. Sia I un ideale di un anello (, +, ), allora: (1) La relazione di equivalenza ε I, definita su, è compatibile con la somma, cioè: x ε I y e x ε I y x + x ε I y + y. Quindi, l operazione di somma tra classi: (x + I) + (y + I) := x + y + I, x, y è ben definita. [Si noti che, questa parte dell enunciato, vale sotto la ipotesi più debole che I sia un sottoanello di (, +, ).] (2) La relazione di equivalenza ε I, definita su, è compatibile con il prodotto, cioè: x ε I y e x ε I y x x ε I y y. Quindi, l operazione di prodotto tra classi: (x + I) (y + I) := x y + I, x, y è ben definita. (3) ( I, +, ) è un anello, chiamato l anello-quoziente di rispetto all ideale I. Osservazione 2.8. Sia I un ideale di un anello (, +, ). Si noti che: se (, +, ) è un anello commutativo, allora l anello-quoziente( I, +, ) è anch esso commutativo; se (, +, ) è un anello unitario, allora l anello-quoziente ( I, +, ) è anch esso unitario (avente come unità la classe 1 + I); l anello-quoziente ( I, +, ) può avere divisori dello zero anche se (, +, ) è Z privo di divisori dello zero (ad esempio, nz ha divisori dello zero, se n non è primo, mentre (Z, +, ) non ha divisori dello zero). l anello-quoziente ( I, +, ) può essere privo di divisori dello zero anche se Z 2Z (, +, ) possiede divisori dello zero (ad esempio, ha divisori dello zero, è un Z ideale di, l anello quoziente: Z 2Z = { [0] 4 + 2Z, [1] + 2Z } 4 è un campo). un campo (K, +, ), possedendo soltanto gli ideali banali {0} e K, possiede soltanto anelli-quoziente banali ( K {0} è isomorfo a K ; K K è isomorfo all anello zero). Proposizione 2.9. Dati due anelli (, +, ) e (, +, ) ed un omomorfismo di anelli f :, allora Ker(f) è un ideale di (, +, ).

6 Osservazione 2.10. Si noti che la relazione di equivalenza ε Ker(f) definita su (associata all ideale Ker(f)) coincide con la relazione di equivalenza κ f nucleo dell applicazione f, definita nell ambito della teoria delle applicazioni tra insiemi. Infatti, presi x, y, allora: x ε Ker(f) y : x y Ker(f) f(x y) = 0 f(x) = f(y) : x κ f y. Pertanto, [x] κf = x + Ker(f) = [x] εker(f) e quindi (come insiemi) si ha che: Ker(f) = κ f = {x + Ker(f) x }. Teorema 2.11. (Teorema Fondamentale dell Omomorfismo tra anelli) Dati due anelli (, +, ) e (, +, ) ed un omomorfismo di anelli f :, allora esiste un isomorfismo di anelli, che denotiamo con f #, canonicamente associato ad f, da (, +, ) a (Im(f), +, ), (ben) definito nella maniera seguente: Ker(f) f # (x + Ker(f)) := f(x), x. Più precisamente, un qualunque omomorfismo f : di anelli si può fattorizzare nel prodotto operatorio di un omomorfismo suriettivo di anelli: un isomorfismo di anelli: f # : Ker(f) ed un omomorfismo iniettivo di anelli: π f :, x x + Ker(f), Ker(f) Im(f), x + Ker(f) f(x), j f : Im(f), y y, cioè, f = j f f # π f. In altre parole, il seguente diagramma è commutativo: f π f π f Ker(f) f # j f Im(f) Esempio 2.12. (1) Sia x 0 un elemento fissato in un insieme non vuoto X e sia (, +, ) un anello. Per l omomorfismo ev x0 : X, definito ponendo ev x0 (f) := f(x 0 ), si ha che: Im(ev x0 ) =, Ker(ev x0 ) = {f X f(x 0 ) = 0 }, X Ker(ev x0 ) è isomorfo a. (2) Siano ( 1, +, ) e ( 2, +, ) due anelli e sia ( 1 2, +, ) l anello prodotto diretto. Possiamo definire in modo naturale un omomorfismo: pr 1 : 1 2, (x 1, x 2 ) x 1,

7 detta prima proiezione, ed anche pr 2 : 1 2, (x 1, x 2 ) x 2, detta seconda proiezione. E facile mostrare che: Im(pr 1 ) = 1, Ker(pr 1 ) = {0} 2, Im(pr 2 ) = 2, Ker(pr 2 ) = 1 {0}. pertanto, per il Teorema Fondamentale dell Omomorfismo di anelli, si ha: 1 2 1 2 1, 2. {0} 2 1 {0} Sia (, +, ) un anello unitario, allora esiste sempre un omomorfismo canonico dall anello degli interi Z ad, che conserva l unità, definito nella maniera seguente: χ : Z, k k 1 := 1 + 1 +... + 1 }{{, } k volte (con χ(1) = 1 1 = 1 ). Se esiste un più piccolo intero positivo n tale che n 1 = 0, allora diremo che la caratteristica dell anello è uguale ad n (in simboli, ch() := n); se, invece, per ogni k > 0 si ha che k 1 0, allora diremo che la caratteristica dell anello è uguale a 0 (in simboli, ch() := 0). Proposizione 2.13. Sia (, +, ) un anello unitario. Allora: ch() = n Ker(χ) = nz. ch() = 0 Ker(χ) = {0}, cioè χ è un omomorfismo iniettivo. Osservazione 2.14. (1) Si noti che un dominio (D, +, ) (cioè un anello commutativo unitario privo di divisori dello zero) può avere caratteristica 0 oppure un numero primo p. [Non può avere caratteristica n = a b (numero intero composto ovvero non primo) con 1 < a, b < n, perché altrimenti a 1 D, b 1 D D sarebbero divisori dello zero in D]. (2) Si noti che, come conseguenza del Teorema Fondamentale di Omomorfismo per gli anelli, se un anello (, +, ) ha caratteristica zero, allora contiene un sottoanello (precisamente, Im(χ) ) isomorfo a Z. Mentre, se (, +, ) ha caratteristica positiva n, allora contiene un sottoanello (precisamente, Im(χ) ) isomorfo a Z nz. Esempio 2.15. (1) ( Z nz, +, ) ha caratteristica n. (2) Se {Z, Q,, C}, allora l anello (, +, ) ha caratteristica 0. (3) Sia S un insieme non vuoto. Allora (P (S), +, ) ha caratteristica uguale a 2 (infatti, per ogni X P (S), X + X := X X = ). (4) Siano ( 1, +, ) e ( 2, +, ) due anelli unitari e sia ( 1 2, +, ) l anello prodotto diretto. Se uno dei due anelli ha caratteristica zero, allora anche ( 1 2, +, ) ha caratteristica zero. Se invece entrambi gli anelli hanno caratteristica positiva, allora: ch( 1 2 ) = mcm (ch( 1 ), ch( 2 )). Ad esempio, ( Z ch 2Z Z ) ( ( ) ( )) Z Z = mcm ch, ch = 6. 3Z 2Z 3Z

8 Tali argomenti (e le dimostrazioni dei risultati enunciati) si possono trovare nel Capitolo 4 di [PC]. [PC] Giulia Maria Piacentini Cattaneo, Algebra. Un approccio algoritmico. Decibel- Zanichelli, 1996.