2 modulo Il sistema pensionistico italiano e le sue caratteristiche Riferimento bibliografico: capitolo 1 A cura di Luca Santamaria 1
I principali riferimenti della lezione I diversi sistemi pensionistici Le riforme Le forme previdenziali Introduzione alla normativa sulla previdenza complementare A cura di Luca Santamaria 2
L equilibrio di un sistema pensionistico ENTRATE = USCITE per un lungo periodo (es. 50 anni) Capitalizzazione : la somma dei montanti accumulati dalla collettività forma la riserva a disposizione per pagare la prestazione per gli eventi relativi ai componenti della stessa collettività nel tempo Ripartizione: i contributi versati dagli iscritti nell anno vengono utilizzati per pagare le prestazioni per gli eventi accaduti nello stesso anno. I flussi di contributi e prestazioni vengono previsti per un lungo periodo nel quale si verifica l equilibrio.
Principali caratteristiche del sistema di finanziamento a capitalizzazione e a ripartizione Capitalizzazione Ripartizione E necessario investire in maniera adeguata i capitali che si accumulano per un periodo molto lungo Ci sono dei limiti fisiologici al totale delle riserve gestibili (se la previdenza di base italiana fosse tutta a capitalizzazione ci sarebbe un problema di eccesso di capitale) Subisce l effetto delle crisi economiche in maniera diretta La fase di erogazione è fortemente legata alla sopravvivenza del collettivo calcolo di riserve con metodologia attuariale possono essere erogate prestazioni da subito, dalla partenza del sistema pensionistico, utilizzando i contributi in entrata permette di fare fronte agli impegni presi e di proseguire il sistema pensionistico in caso di eventi imprevisti destabilizzanti del sistema paese (es. guerre, rivoluzioni ) e della conseguente perdita del potere d acquisto dei capitali accumulati in caso di variazioni demografiche che implicano una maggiore spesa pensionistica (es. longevità) sposta il costo delle variazioni sulle generazioni future E lento nell adattarsi a cambiamenti di situazione economica:si fonda sull equilibrio fra entrate e uscite, quindi può indurre ad aumentare le prestazioni in periodi di boom economico portando a promesse difficili da mantenere in periodi di recessione Dipende dall andamento demografico della popolazione attiva e pensionata
Principali caratteristiche dei due metodi di calcolo Calcolo retributivo Il valore della futura pensione è più semplice da valutare per l iscritto in ogni momento della vita lavorativa A parità di carriera e di anzianità la pensione non dipende dall età al pensionamento È equo solo se il calcolo prende l intera vita retributiva Il rischio demografico e il rischio rendimento sono a carico dell ente erogatore. Calcolo contributivo L equità fra contributi e prestazioni è sempre riscontrabile (anche se dipende dalle ipotesi sui coefficienti di trasformazione) Il valore della futura pensione è difficile da valutare per l iscritto: dipende dalle contribuzioni presenti e future, dal PIL e da coefficienti che variano con le età (ed ora con gli anni):servono modelli e ipotesi crea differenze fra generazioni con periodi economici diversi: ripercuote immediatamente l effetto di crisi economiche sui montanti Il rischio demografico e il rischio rendimento sono a carico dell iscritto (a meno di ritardi di aggiornamento di ipotesi).
Le riforme previdenziali Obiettivo: riduzione spesa previdenziale (sostenibile ed equa) Le aree di intervento delle riforme: L Età: vecchiaia e anzianità (appena eliminata) Il sistema di calcolo delle pensioni (contributivo vs retributivo), eliminazione di alcuni privilegi mediante armonizzazione Introduzione e perfezionamento delle forme di P.C. A cura di Luca Santamaria 6
La riforma del sistema pensionistico La riforma del sistema pensionistico si è articolata in chiari distinti momenti: 1992 Riforma Amato (Decreto Legislativo 503\92) - elevazione graduale dell età pensionabile da 60 a 65 anni per gli uomini e da 55 a 60 per le donne - armonizzazione della normativa tra pubblico e privato - calcolo della pensione sulla media degli ultimi 10 anni lavorativi invece che degli ultimi 5, con l intento di portarlo alla media di tutta la vita lavorativa 1995 Riforma Dini (Legge 335 95) - introduzione del sistema di calcolo contributivo per chi ha cominciato a lavorare dal 1 gennaio 1996 in poi - definizione delle uscite programmate (le cosiddette finestre ) per le pensioni di anzianità 1997 Riforma Prodi (Legge 449\97) - inasprimento dei requisiti anagrafici per le pensioni di anzianità - cancellazione definitiva dei benefici per i dipendenti pubblici
Dal sistema retributivo al contributivo nel 1995- Dini Calcolo retributivo Calcolo contributivo Si basa sulla retribuzione percepita e valida ai fini pensionistici (media degli ultimi 10 anni per i lavoratori dipendenti e, dal 2003, degli ultimi 15 anni per i lavoratori autonomi) - Si basa sul totale dei contributi accreditati e rivalutati durante la vita lavorativa (il cosiddetto montante ). La quota della retribuzione pensionabile che si considera accantonata ai fini del calcolo della pensione è stata fissata al 33% per i dipendenti e al 20% per i lavoratori autonomi. - Età pensionabile rigida (65 anni per uomini, 60 per donne) - Età pensionabile flessibile (da 57 a 65 anni) sia per uomini che per donne - Si applica a tutti i lavoratori che possono vantare una anzianità pari ad almeno 18 anni di contributi versati,al 31/12/1995. - Si applica integralmente a chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1 gennaio 1996 e pro quota a chi al 31/12 /95 non aveva maturato almeno 18 anni di contributi ( metodo misto ).
Tutti al contributivo.dall 1.1.2012 Il sistema contributivo viene applicato a tutti anche a coloro che avevano almeno 18 anni di contributi nel 1995 (riforma Dini) La prestazione si calcola come segue: rivalutando i contributi con la media mobile del pil nominale a 5 anni si ottiene il montante Moltiplicando il montante per il coefficiente di trasformazione si ottiene la pensione Il coefficiente di trasformazione si rivede in correlazione con età e speranza di vita! In precedenza non modificato e in futuro avrà una revisione ogni 2 anni
Le riforme Monti-Fornero A cura di Luca Santamaria 10
.La riforma del sistema pensionistico la riforma Monti Fornero -Eliminazione INPDAP e Enpals ( nell INPS) -Sistema contributivo per tutti -Eliminazione pensione anzianità; solo vecchiaia e anticipata -Equiparazione età uomini e donne da 66 a 70 anni -Revisione coefficienti trasformazione biennale -Aumento delle aliquote contributive per autonomi, artigiani e commercianti -Blocco perequazione per 2 anni delle pensioni ricche -In pensione con: - Contribuzione minima 20 anni - 63 anni di età se > 2,8 minima - 67 anni > 1,5 minima - 70 anni OK -Si applica un aliquota di penalizzazione se anticipata!
gli effetti delle riforme Monti-Fornero Contenimento della spesa. In attesa di una valutazione ufficiale Eliminazione parziale della curva prevista di spesa sul pil.. Rischio demografico e finanziario trasferito sui lavoratori Necessità di prendere coscienza del bisogno e conseguente importanza della previdenza complementare A cura di Luca Santamaria 12
Tasso sostituzione Si può definire come il rapporto fra: l importo annuo della prima rata di pensione; l importo annuo dell ultima retribuzione (o reddito da lavoro) un parametro importante per valutare il futuro tenore di vita da «pensionato» A cura di Luca Santamaria 13
Fonte: RGS A cura di Luca Santamaria 14
Fonte: RGS A cura di Luca Santamaria 15
I Commenti della RGS Le ultime previsioni della RGS in sintesi: i) La spesa sociale aumenta nel medio per ridursi nel lungo periodo ii) Aumentano le speranze di vita e di fecondità iii) Aumenta la dipendenza dagli anziani iv) Diminuisce la disoccupazione v) Aumenta il PIL (??) A cura di Luca Santamaria 16
Spesa in rapporto al PIL FONTE: RGS A cura di Luca Santamaria 17
I tre pilastri del sistema previdenziale 1 pilastro = Previdenza obbligatoria 2 pilastro = Previdenza Complementare Fondi pensione chiusi o negoziali Fondi pensione aperti ad adesione collettiva Fondi pensione aperti ad adesione individuale Polizze vita previdenziali 3 pilastro = polizze/piani di accumulo A cura di Luca Santamaria 18
Le fonti normative della Previdenza Complementare La Costituzione Art 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art 38 Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera. Art 47 La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese. A cura di Luca Santamaria 19
La previdenza complementare Con la progressiva riduzione delle prestazioni della previdenza pubblica, diventa sempre più indispensabile costruirsi il proprio percorso previdenziale. I principali strumenti che abbiamo a disposizione per integrare la pensione erogata dallo Stato sono : i fondi pensione le polizze vita con finalità previdenziali (pip)
I Fondi Pensione I Fondi Pensione forniscono all iscritto una pensione sotto forma di rendita a vita una volta concluso il periodo lavorativo. Si distinguono due tipi di fondi pensione: - Fondi chiusi o negoziali : possono aderirvi solo i lavoratori di una determinata categoria professionale. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, il fondo viene istituito sulla base di contratti o accordi collettivi (nazionali o aziendali); per i lavoratori autonomi i fondi possono essere promossi da sindacati o da associazioni professionali di rilievo almeno regionale. - Fondi aperti: sono costituiti da intermediari finanziari (compagnie di assicurazione, SIM, banche,...) e possono aderirvi i lavoratori autonomi e i dipendenti nei limiti imposti dalla legge.
A cura di Luca Santamaria 22
A cura di Luca Santamaria 23
Esame dei dati al 31.12.2011 - fonte Covip % aderenti % masse fondi negoziali 35,7 28,5 fondi aperti 15,8 9,4 pip nuovi 26 7,7 pip vecchi 11 6,7 preesistenti 12 47,4 totale 100 100 A cura di Luca Santamaria 24
L istituto del TFR Definizione Per trattamento di fine rapporto, in acronimo TFR, chiamato anche liquidazione, o buonuscita, si intende una porzione di retribuzione al lavoratore subordinato differita alla cessazione del rapporto di lavoro, effettuata da parte del datore di lavoro. Finalità compenso differito al momento della cessazione del rapporto di lavoro, al fine di favorire al lavoratore il superamento delle difficoltà economiche connesse con il venir meno della retribuzione Funzionamento Il TFR maturato in un anno è pari alla retribuzione annuale, comprensiva di tredicesima e quattordicesima, divisa per 13,5 (Esempio: per una retribuzione mensile pari a 1 000 euro la quota di TFR annuale accantonata è 1 037 euro, rivalutata annualmente) A cura di Luca Santamaria 25
La riforma del novembre 2005 Il Consiglio dei ministri ha approvato in data 24 novembre 2005 la Riforma della Previdenza complementare. Con questa legge si regola la destinazione del TFR ai fondi pensione complementari, tramite il meccanismo del silenzio-assenso. Dal 1º gennaio 2007 il lavoratore dipendente dovrà scegliere se mantenere il TFR nella sua forma attuale oppure destinarlo alla costruzione di una pensione integrativa, versandolo ai fondi pensione (sia di categoria che aperti). La riforma non si applica ai dipendenti del pubblico impiego. Sempre dal 1º gennaio 2007 scatta il decorso dei sei mesi entro i quali i lavoratori che non hanno ancora scelto dove dirigere il proprio TFR, dovranno notificare se usare il proprio TFR per i fondi pensione o meno. In mancanza di una comunicazione, scatta il meccanismo di silenzio-assenso e il TFR viene trasferito automaticamente nei fondi. A cura di Luca Santamaria 26
Le fonti normative della Previdenza Complementare Da un modello con favor per i Fondi Negoziali e con ruolo primario delle parti sociali a Un modello più competitivo con regole a tutela degli aderenti Il tema della comunicazione e adesione A cura di Luca Santamaria 27