Percorso di formazione. Differenze Evolutive e Accessibilità nell Apprendimento Insegnamento Linguistico. Idee e spunti di lavoro sui BiLS

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Transcript:

Percorso di formazione Differenze Evolutive e Accessibilità nell Apprendimento Insegnamento Linguistico Idee e spunti di lavoro sui BiLS Cos è un Bisogno Linguistico Specifico? 1. Bisogni Educativi Speciali e insegnamento linguistico Il concetto di Bisogno Educativo Speciale (da qui in avanti BES), nato nel contesto delle scienze psicopedagogiche, fa ormai parte del lessico della scuola italiana. La glottodidattica, tra le discipline che più da vicino si occupano di BES, ha come oggetto del proprio studio l educazione linguistica di tutti gli studenti, tra cui troviamo anche coloro che presentano un disturbo evolutivo, ed è la disciplina di riferimento per gli insegnanti di lingue a livello scolastico, para- ed extrascolastico, di tutoraggio e assistenza linguistica, o che fanno ricerca in questo ambito. La glottodidattica italiana si è sempre dimostrata attenta allo studio dei processi di apprendimento/insegnamento linguistico in situazione di fragilità, dovuta sia a uno svantaggio socioculturale relativo a una esperienza migratoria (si pensi alla ricerca glottodidattica sull insegnamento dell italiano L2) sia a differenze evolutive. In tempi più recenti, nel campo della glottodidattica italiana ed internazionale, la ricerca ha dedicato una maggiore attenzione all insegnamento delle lingue rivolto a studenti con differenze evolutive, con particolare riferimento alla dislessia evolutiva, ma anche ad altri disturbi del neurosviluppo e alle disabilità sensoriali. Come già accennato, la glottodidattica studia l educazione linguistica, ossia, nella definizione ce ne dà Paolo Balboni, il processo in cui una persona geneticamente preordinata all acquisizione linguistica e (forse) geneticamente dotata di una grammatica universale di riferimento, dopo aver acquisito spontaneamente la lingua materna nella sua dimensione orale (ed altre eventuali lingue «quasi materne» presenti nell ambiente), entra in un sistema formativo, in cui inizia l approfondimento della competenza nella lingua materna, includendovi le abilità scritte e manipolative e la dimensione metalinguistica (divenendo quindi oggetto di analisi, classificazione, riflessione, in tal modo contribuendo all educazione cognitiva), e dove altre lingue vengono acquisite sotto la guida di adulti specializzati nel loro insegnamento.

Se si applica questa definizione agli alunni con un disturbo del neurosviluppo, emergono alcune importanti questioni. Quali sono i disturbi del neurosviluppo che interessano direttamente l apprendimento delle lingue? Le difficoltà che può riscontrare uno studente con disabilità motoria nella classe di lingua sono le stesse di uno studente con dislessia? In questo secondo caso, le strategie didattiche generali per un educazione accessibile possono da sole garantire un acquisizione linguistica efficace o occorre ripensare l impostazione metodologica per l educazione linguistica? Il concetto di Bisogno Linguistico Specifico, che qui approfondiamo, nasce nell ambito della glottodidattica al fine di dare risposta a questi interrogativi. È opportuno precisare che lo scopo non è creare nuove etichette alternative alle categorie pedagogiche (BES) e cliniche (DSA, DSL e così via) già esistenti. Il fine è piuttosto quello di individuare all interno della categoria dei BES una particolare sottocategoria di studenti che trovano difficoltà significative nell apprendimento linguistico, ai quali occorre dunque che sia dedicata un attenzione specifica da parte del docente di lingua. 2. Quando un bisogno educativo è (anche) linguistico In Italia si parla di Bisogni Educativi Speciali fin dalla sua introduzione nella legislazione scolastica nel 2012. Già tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, però, si è cominciato a parlare di questi temi in ambito educativo per superare le categorie psico-mediche (disturbo, handicap, disabilità) con cui ci si riferiva a un insieme variegato di alunni bisognosi di un attenzione particolare da parte del sistema educativo. Insomma il focus viene spostato dal disturbo in sé ai bisogni a cui esso può condurre nel contesto scolastico. Il concetto di BES nasce dalla constatazione che tutti gli alunni presentano un insieme di bisogni che investono persona su molti versanti (stringere amicizie, sentirsi apprezzati, scoprire e sviluppare le proprie attitudini, lavorare sulle proprie competenze linguistiche e cognitive, e così via); la scuola gioca un ruolochiave nel rispondere a questi bisogni. Alcuni studenti hanno però anche bisogni speciali, legati a una propria caratteristica che provoca difficoltà in contesto educativo e di apprendimento, a cui occorre far fronte. È importante notare che l introduzione del concetto di BES non ha lo scopo di giungere a una mera raccolta di diagnosi, ma quello di offrire la possibilità di affrontare un insieme variegato di difficoltà della persona che possono anche essere transitorie. Chi si occupa di educazione linguistica può trarre vantaggio dal conoscere le situazioni in cui le difficoltà dello studente interessano l apprendimento delle lingue, e non confonderle con le comuni difficoltà che moltissimi alti studenti possono incontrare nello studio delle lingue a scuola. Ci chiediamo quindi: le difficoltà di un bambino con disabilità motoria nella classe di lingua sono le stesse di quelle di un coetaneo con dislessia? Basta ripensare alla definizione di educazione linguistica di cui si è discusso sopra per affermare che una disabilità esclusivamente motoria non genera di solito limitazioni specifiche nella capacità di apprendere la lingua materna, o che possano incidere nell apprendimento della lingua straniera o classica. In questo caso, sarà sufficiente per l insegnante di lingua (o l insegnante di sostegno, o ancora il tutor dell apprendimento specializzato) adottare accorgimenti didattici più generali per promuovere il successo di questo studente, senza dover ripensare in modo radicale il percorso di educazione linguistica. Il discorso è diverso se lo studente presenta una dislessia, vale a dire un Disturbo Specifico dell Apprendimento (DSA) che incide sulla capacità di lettura; ciò comporta fragilità specifiche che

interessano il passaggio tra codice orale e scritto. Queste caratteristiche possono rappresentare una barriera nello studio delle lingue straniere, non solo per le difficoltà intrinseche, ma anche per le modalità che tradizionalmente caratterizzano questo insegnamento. Generalmente infatti non si insiste molto, per esempio, sul lavoro fonologico in lingua straniera, che invece meriterebbe una adeguata attenzione, in particolar modo nelle prime fasi di accostamento alla nuova lingua. In tal senso, la glottodidattica offre gli spunti per ripensare, se necessario, le strategie, i materiali, i percorsi e in generale la metodologia più adeguata per un apprendimento proficuo. In sintesi, occorre distinguere i bisogni più genericamente educativi, tipici di tutti gli studenti, da quelli specificamente linguistici. 3. Quando un bisogno speciale è specifico? Le conoscenze provenienti dalla ricerca in psicologia e linguistica clinica indicano che i bisogni linguistici derivati da un disturbo del neurosviluppo non sono solo speciali (cfr. la già citata nozione di BES), ossia in qualche modo peculiari o diversi, ma sono piuttosto specifici, in quanto si distinguono dai bisogni più generali che possono caratterizzare tutti gli allievi nella classe di lingua. Gli studenti con dislessia, ad esempio, manifestano spesso lentezza nello svolgimento di alcuni compiti (anche) linguistici, che si può notare innanzitutto in L1, quando l alunno è posto di fronte a compiti aperti che richiedono alta precisione terminologica (si pensi alla tipica interrogazione scolastica). Questa lentezza si accentua nell uso di una lingua straniera, facendo risultare l allievo poco fluente. Alla base di questo calo di prestazione possono esservi deficit fonologici, di automatizzazione e memorizzazione, ma ciò non va confuso con le più generali difficoltà incontrate dagli studenti con poche possibilità di praticare la lingua straniera oggetto di studio. Nel caso degli allievi dislessici, si tratta piuttosto di una differenza specifica, che può necessitare anche di interventi glottodidattici individualizzati o adattamenti nel lavoro in classe che rendano l apprendimento accessibile per tutti. Detto ciò, occorre distinguere non solo tra bisogni educativi e più prettamente linguistici, ma anche tra i bisogni linguistici generali di tutti gli studenti e i bisogni linguistici specifici che caratterizzano alcuni alunni con differenze evolutive. Per quanto riguarda l uso dell aggettivo specifico in contrapposizione a generale, nel contesto dell educazione linguistica consideriamo tale dicotomia orientando l attenzione non tanto sulla specificità di questi disturbi, quanto piuttosto sulla specificità dei bisogni educativi a essi correlati, diversi dalle difficoltà più generali degli studenti poco portati per le lingue. 4. Una definizione di Bisogno Linguistico Specifico Considerando quanto affermato fin qui, possiamo definire i Bisogni Linguistici Specifici (d ora in avanti BiLS) l insieme delle difficoltà evolutive di funzionamento, permanenti o transitorie, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovute all interazione dei vari fattori di salute secondo il modello ICF, che interessano primariamente lo sviluppo della competenza comunicativa nella/e lingua/e materna/e ed incidono

significativamente sull apprendimento di altre lingue (seconde, straniere, classiche) al punto da richiedere interventi di adattamento, integrazione o ristrutturazione del percorso di educazione linguistica (Daloiso, 2013). Possiamo dunque collocare i BiLS nella macro-categoria dei BES, di cui costituiscono una parte ben circoscritta. Presentano, infatti, un BiLS tutti gli alunni con differenze evolutive che compromettono lo sviluppo delle competenze in tutte le lingue del curricolo scolastico (L1, lingue straniere, seconde e classiche). I BiLS possono derivare da un disturbo nelle seguenti aree: a. Comunicazione: disturbi nella componente comunicativa del linguaggio, come ad esempio un disturbo della comunicazione sociale (pragmatica), che può riguardare la comprensione delle regole di conversazione, l adattare l eloquio all interlocutore, il compiere inferenze rispetto a quanto viene detto, l interpretazione di messaggi non verbali veicolati attraverso gesti, mimica, prossemica ecc. b. Linguaggio: difficoltà specifiche nell acquisizione della L1 nella sua componente orale, che possono riguardare la sua componente fonetico-fonologica (disturbo fonetico-fonologico), o più in generale le abilità ricettive ed espressive (Disturbo Specifico del Linguaggio), con interessamento dell acquisizione del vocabolario e della morfosintassi. c. Apprendimento: con i DSA sono correlate difficoltà nell apprendimento di lettura, scrittura e calcolo. Le prime due interessano l insegnante di lingua (materna, seconda o straniera), in quanto rientrano tra le cinque abilità linguistiche (comprensione e produzione orale, interazione orale, comprensione e produzione scritta) della competenza comunicativa. È perciò opportuno alunni con bisogni linguistici specifici quelli che presentano un DSA che interessa lettura e scrittura. Dall ultima parte della definizione risulta evidente che la nozione di BiLS non è una categoria educativa, non clinica, e di conseguenza lo scopo della sua introduzione consiste nell individuare una categoria di alunni per i quali occorre ripensare, in modo più o meno profondo, il percorso di educazione linguistica. Ad operare questi interventi, di natura didattica e non clinica, devono essere figure specializzate nell educazione linguistica degli alunni con BiLS, in sinergia, ad eventuali interventi clinici, quando la situazione lo necessiti. Tra le figure che si occupano di educazione linguistica rientrano il docente di lingua, che si occupa dell allievo con BiLS in aula (glottodidattica di classe), ma anche l insegnante di sostegno o il tutor dell apprendimento, che seguono lo studente in un rapporto uno a uno (glottodidattica individualizzata). 5. Conclusioni Abbiamo qui trattato il concetto di Bisogno Linguistico Specifico e la sua importanza pratica e teorica per le diverse figure che si occupano dell educazione linguistica degli studenti che possiamo inscrivere in questa categoria. Lo studio dei BiLS è per sua stessa definizione basato sull interdisciplinarietà, dal momento che attinge da diversi ambiti disciplinari, come la pedagogia, la psicologia e la linguistica. Dati i nostri scopi, un ruolo importante è affidato alla glottodidattica, intesa come la scienza dell educazione linguistica; quest ultima è in grado di indicare la via per affrontare i BiLS in contesto educativo e didattico, al fine di recuperare/potenziare la competenza linguistica e comunicativa di chi presenta questi bisogni.

Per approfondire BALBONI P. E., 2011, Conoscenza, verità, etica nell educazione linguistica, Perugia, Guerra. DALOISO M., 2013, Riflessioni sul raggio d azione della glottodidattica speciale: una proposta di definizione e classificazione dei Bisogni Linguistici Specifici, in Educazione Linguistica Language Education, vol. 2, n. 3. http://edizionicafoscari.unive.it/riviste/elle/2013/6/riflessioni-sul-raggio-dazione-della-glottodidatt/ DALOISO M., 2016 (a cura di), I Bisogni Linguistici Specifici. Inquadramento teorico, intervento clinico e didattica delle lingue, Trento, Erickson.