IL CATALOGO DEI BENI CULTURALI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA



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14 APPROFONDIMENTI IL CATALOGO DEI BENI CULTURALI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA Franca Merluzzi Criteri e finalità Il Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali del Friuli Venezia Giulia promuove iniziative volte ad approfondire e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale della regione. Nel settore della catalogazione ha adottato gli standard di riferimento modelli di schede e relative norme di compilazione elaborati dall Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD). L Istituto (www.iccd.beniculturali.it) che fa capo al Ministero per i beni e le attività culturali (MiBAC), definisce in accordo con le regioni, la metodologia e gli strumenti per la catalogazione e la documentazione del patrimonio archeologico, architettonico, storico artistico ed etnoantropologico nazionale. In base all attuale normativa è attività esclusiva dello Stato - attraverso l ICCD - la tenuta del catalogo generale dei beni organizzato con un principio fondamentale: l assegnazione del codice univoco nazionale a ciascun bene individuato. È un operazione complessa per la quantità dei flussi di schede provenienti da tutte le regioni ma anche per il concetto stesso di bene culturale che si evolve, si espande e si accresce nel tempo. L attività di catalogazione - il processo di documentazione e di registrazione dei dati - può essere svolta dalle regioni e da altri enti pubblici territoriali, come previsto dall art. 17 del Codice dei beni culturali e del paesaggio 1 : Il Ministero, con il concorso delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali, assicura la catalogazione dei beni culturali e coordina le relative attività. Le procedure e le modalità di catalogazione sono stabilite con decreto ministeriale. A tal fine il Ministero, con il concorso delle regioni, individua e definisce metodologie comuni di raccolta, scambio, accesso ed elaborazione dei dati a livello nazionale e di integrazione in rete delle banche dati dello Stato, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali. [..]. Con la legge 27 del 1971 l amministrazione regionale stabilì di procedere alla catalogazione sistematica del patrimonio culturale ed ambientale del Friuli Venezia Giulia e a istituire il relativo inventario, nonché a promuovere ed effettuare il restauro di tale patrimonio. Si diede così avvio alla ricognizione, comune per comune, allo scopo di accertare la consistenza e il valore del medesimo patrimonio; di favorirne la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione, di facilitarne la predisposizione da parte delle competenti pubbliche amministrazioni di organici piani di ricerca, di conservazione e di restauro 2. Grazie alle campagne catalografiche che si sono susseguite il Centro ha formato un ricco catalogo dei beni culturali presenti sul territorio regionale e lo ha reso consultabile attraverso Internet. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia è stata una delle prime in Italia a dotarsi di un catalogo on line corredato di immagini, dati e informazioni su vari temi come si può vedere accedendo dal portale www.beniculturali.regione.fvg.it. Dagli archivi cartacei alla banca dati on line Fino a metà degli anni Novanta, le schede dattiloscritte vennero redatte su modelli predisposti su carta che assolvevano a una doppia funzione: di documento informativo e di contenitore della documentazione fotogra-

IL CATALOGO DEI BENI CULTURALI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 15 fica, realizzata in bianco e nero. Il Centro si indirizzò progressivamente verso nuove modalità operative procedendo all informatizzazione dei dati contenuti nelle schede acquisite (80.000) e alla digitalizzazione delle relative immagini. Questo lavoro consentì nel 1999 di pubblicare la banca dati - ovvero il catalogo dei beni culturali - nel sito Internet appositamente creato. Dal 2005 tutti i dati alfanumerici e iconografici raccolti dal Centro sono a disposizione nel SIRPAC, il Sistema informativo regionale del patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia che permette l acquisizione, la gestione e la visualizzazione delle diverse tipologie di schede. L archivio fotografico del Centro, con le sue oltre 200.000 immagini, sta assumendo una valenza storica propria oltre che di documentazione opera per opera nell arco di oltre un trentennio. Dal 2001 l apparato fotografico a corredo della schedatura viene realizzato esclusivamente in formato digitale e l adozione delle nuove tecniche ha previsto l archiviazione dell analogico (negativi, stampe, dal 1995 anche Pietro Oretti, Decorazione ad affresco, inizi sec. XVIII, Passariano, Villa Manin

16 APPROFONDIMENTI La catalogazione dei beni culturali è un processo di conoscenza Prevede l identificazione, la classificazione, la descrizione e la raccolta dei dati relativi a ciascun bene. positivi) e la creazione di una banca dati per la conservazione e la gestione dei file ad alta risoluzione. La semplificazione delle procedure consente di incrementare i corredi iconografici, strumenti considerati di fondamentale importanza sia per identificare il bene, sia per agevolare gli approfondimenti specialistici che richiedono una buona qualità delle visioni d insieme e di dettaglio. La scheda di catalogo è la carta d identità del bene culturale I dati sono inseriti all interno di una scheda corredata da una o più immagini. Tipologie dei beni catalogati Beni storico artistici: opere d arte, opere d arte contemporanea, oreficeria, manufatti tessili, fotografie, disegni, stampe, matrici, armi, audiovisivi; Beni urbanistico architettonici: edifici, insediamenti storici, archeologia industriale, locali storici, parchi e giardini; Beni archeologici: reperti archeologici, numismatica, siti archeologici; Beni etnoantropologici: beni materiali, beni immateriali; Beni archivistici; Beni scientifici e tecnologici. La struttura delle schede La struttura delle schede e le relative norme di compilazione vengono stabilite dall Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD) in accordo con le Regioni. SIRPAC, il Sistema informativo regionale del patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia SIRPAC, il Sistema informativo regionale del patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia è uno strumento di lavoro e di consultazione interamente Web based: consente la compilazione delle schede via Internet e l accesso ai dati attraverso www.sirpac-fvg.org. È un sistema che ha aperto nuove prospettive di sviluppo della banca dati che attualmente contiene oltre 260.000 schede. L universo dei beni documentati è ampio, differenziato e in continua crescita; come nelle definizioni del Codice, sono beni mobili e immobili, materiali e immateriali che vengono presentati suddivisi per tipologie. Nel SIRPAC possiamo consultare schede inerenti beni storico artistici, numismatici, reperti e siti archeologici, architetture, parchi e giardini storici, pitture e sculture, fotografie e stampe, strumentazioni scientifiche, ma anche espressioni dell arte contemporanea, audiovisivi, attrezzi dei vecchi mestieri e ascoltare testimonianze orali che ne rievocano saperi e abilità, esperienze migratorie registrate in regione e all estero. In occasione di progetti catalografici privi di uno standard nazionale, il Centro ha predisposto direttamente nuovi modelli di schede, con campi strutturati come nei tracciati dell ICCD. Così è avvenuto per le schede, elaborate assieme alle Mediateche regionali, dedicate agli audiovisivi, per i tracciati informatici studiati in occasione del Censimento regionale dei locali storici (farmacie e pubblici esercizi tra cui osterie e locande tipiche) e del Primo censimento dell archeologia industriale del Friuli Venezia Giulia nonché per la scheda denominata EMI nella quale confluiscono i dati biografici degli emigranti intervistati all interno dell Archivio multimediale della memoria dell emigrazione regionale - AMMER. La creazione del SIRPAC ha costituito la prerogativa indispensabile per la stipula, nel 2005, del Protocollo d intesa tra il Ministero per i Beni e le Attività culturali e la Regione Friuli Venezia Giulia per il Sistema informativo regionale del patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia. Tale accordo ha individuato nel SIRPAC il punto di riferimento unitario in ambito regionale per le attività di catalogazione del patrimonio culturale svolte dagli enti, dalle università e da tutte le altre istituzioni impegnate nel settore. La principale novità introdotta da questo documento è costituita dall unificazione delle azioni catalografiche: ciò comporta l utilizzo condiviso degli standard catalografici e delle metodologie compilative basate sulla normativa nazionale e il suo costante aggiornamento. La catalogazione partecipata in rete In questi ultimi anni il Centro ha intensificato la collaborazione con enti pubblici e privati, attraverso progetti realizzati con le modalità della catalogazione partecipata. L adozione di procedure comuni garantisce l uniformità delle informazioni acquisite da parte di tutti gli aderenti al sistema che utilizzano per la compilazione delle schede gli strumenti di supporto: vocabolari controllati, liste di ricorrenze e archivi a gestione unica (authority file: elenchi d autorità relativi ad Autori, Editori, Fotografi, Bibliografia, Stemmi, Emblemi e Marchi). La normalizzazione dei dati costituisce un attività che richiede un attenzione costante. Il Centro fornisce assistenza durante lo svolgimento dell intero processo catalografico, dalla formazione dei catalogatori, alle campagne fotografiche, alla verifica e alla pubblicazione in Internet dei risultati. Elabora d intesa con il partner del progetto la presentazione in rete e predispone percorsi agevo-

IL CATALOGO DEI BENI CULTURALI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 17 lati di ricerca dedicati a temi, autori, nuclei di opere, collabora alle fasi successive di divulgazione e di approfondimento. Promossi sulla base di un interesse reciproco, i progetti di catalogazione partecipata richiedono un apporto diretto, di risorse e di competenze diversificate, dei soggetti che aderiscono al Sistema e operano in sintonia con il Centro. Importanti risultano i piani catalografici pluriennali di inventariazione e documentazione delle collezioni museali, degli archivi e dei fondi fotografici: per agevolarne la consultazione sono stati predisposti i sottoinsiemi SIRM - Sistema informativo regionale musei e collezioni (www.sirm-fvg.org) e SIRFOST - Sistema informativo regionale fotografie e stampe (www.sirfost-fvg.org). Spesso, i referenti scientifici sono i direttori e i curatori di musei e di gallerie, i funzionari delle Soprintendenze, i docenti universitari, gli specialisti dei settori scelti di comune accordo. L attività viene svolta anche nell ambito di stages, durante o dopo i corsi di laurea e di specializzazione: spesso i giovani studiosi traducono in linguaggio catalografico i risultati delle ricerche effettuate per le loro tesi. La conoscenza e la tutela La catalogazione ha come finalità, in base al Codice dei beni culturali e del paesaggio, la tutela ma la conoscenza sistematica diventa anche uno dei presupposti per le iniziative di valorizzazione e di gestione del patrimonio culturale. Non è propriamente nessuna di queste azioni, ma è l interfaccia indispensabile per molteplici attività collegate tra loro. 3 L accordo del 2001 tra il Ministero per i beni e le attività culturali e le regioni italiane 4 ne sintetizza in modo efficace l importanza: La catalogazione costituisce lo strumento conoscitivo basilare per il corretto ed efficace espletamento delle funzioni legate alla gestione del territorio ai fini del conseguimento dei reali obiettivi di tutela ed è strumento essenziale di supporto per la gestione e la valorizzazione del patrimonio immobile e mobile nel territorio e nel museo, nonché per la promozione e la realizzazione delle attività di carattere didattico, divulgativo e di ricerca. Il SIRPAC offre un servizio per le finalità istituzionali dei soggetti che concorrono all attività partecipata e per tutti gli utenti: cittadini, specialisti, operatori culturali, amministratori, insegnanti, mettendo in rete informazioni, schede, materiali, percorsi tematici dedicati al patrimonio diffuso sul territorio. Con la numerazione concertata assieme all Istituto centrale per il catalogo e la documentazione e alle Soprintendenze territoriali, le schede del SIRPAC potranno confluire nel Catalogo Unico Nazionale. In questo modo la nostra Regione contribuirà al suo incremento dando attuazione a quanto previsto dal già citato articolo 17 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. SIRPAC Sistema informativo regionale del patrimonio culturale I sottoinsiemi SIRM - Sistema informativo regionale musei e collezioni. SIRFOST - Sistema informativo regionale fotografie e stampe. SIRDOC - Sistema informativo re - gionale documentazione. SITBEC - Sistema informativo regionale territoriale beni culturali. SIRAV - Sistema informativo regionale audiovisivi. SIRBE - Sistema informativo regionale beni ecclesiastici (in corso di predisposizione). SIRPAC Sistema informativo regionale del patrimonio culturale www.sirpac-fvg.org Si può accedere anche attraverso www.beniculturali.regione.fvg.it Schede dei beni catalogati storico artistici 179.944 urbanisticoarchitettonici 9.108 archeologici 23.675 etnoantropologici 13.161 archivistici 2.680 scientifici e tecnologici 214 censimenti 712 liste di autorità 37287 266.781 Rilevamento 3 agosto 2010 1 Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 2 Legge regionale 21 luglio 1971, n. 27, art. 1 Ad integrazione della tutela esercitata dallo Stato, a norma dell articolo 9 della Costituzione e delle vigenti leggi sulla protezione delle cose d interesse storico-artistico e delle bellezze naturali, l Amministrazione regionale è autorizzata a procedere alla catalogazione sistematica del patrimonio culturale ed ambientale del Friuli Venezia Giulia e a istituire il relativo inventario, nonché a promuovere ed effettuare il restauro di tale patrimonio. 3 La Costituzione della Repubblica Italiana, all art. 117, assegna allo Stato la legislazione esclusiva in materia di [ ] tutela dell ambiente, dell ecosistema e dei beni culturali, mentre rientra nella legislazione concorrente la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, la promozione e l organizzazione di attività culturali. Per esplicare le funzioni il Codice dei beni culturali e del paesaggio prevede la cooperazione tra soggetti. 4 Accordo tra il Ministero per i beni e le attività culturali e le regioni per la catalogazione dei beni culturali di cui all art 149, comma 4, lettera e) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (1 febbraio 2001).

18 APPROFONDIMENTI LA CATALOGAZIONE DEI BENI MONETALI REGIONALI Lorenzo Passera Oggetti e soggetti coinvolti La catalogazione dei reperti numismatici regionali, in cui il Centro regionale di catalogazione e restauro è impegnato sin dalla sua istituzione, risulta oggi il principale riferimento per lo studio del patrimonio numismatico friulano. Accanto ai manufatti archeologici (registrati secondo il tracciato ministeriale RA - Reperti archeologici), nel Sistema informativo regionale del patrimonio culturale (SIRPAC) sono presenti attualmente circa 7500 schede NU - Beni numismatici pertinenti a monete da collezione e ritrovamento conservate presso i musei del territorio. Nei progetti catalografici sono coinvolti diversi Enti i cui interessi convergono per la conoscenza complessiva dei dati numismatici: la Soprintendenza regionale per i beni archeologici e le Università di Udine e di Trieste dedicano particolare cura alla raccolta delle informazioni in modo da fornire agli studiosi del settore, attraverso il database, uno strumento informatico agile per la ricerca. Le principali collezioni monetali oggetto di indagine sono quelle del Museo archeologico nazionale di Cividale del Friuli, del Civico museo di storia ed arte di Trieste, dei Musei provinciali di Gorizia, del Gabinetto numismatico dei Civici musei di Udine e del Museo diocesano d arte sacra e gallerie del Tiepolo. I dati raccolti e schedati non sono tuttavia circoscritti solo alle monete, bensì comprendono anche i beni paramonetali (medaglie, sigilli, timbri ) che, purtroppo troppo spesso, non ricevono le adeguate attenzioni e la cui consistenza appare decisamente importante soprattutto in alcune realtà museali. Tra queste vanno certamente ricordati il Museo d arte della medaglia di Buja e il Museo petrarchesco piccolomineo presso la Biblioteca civica di Trieste Attilio Hortis. Zecca di Siscia, Antoniniano dell'imperatore Probo (276-82 d.c.), Trieste, Civico museo di storia ed arte. Progetti per lo studio numismatico delle collezioni museali e dei reperti da scavo Il Progetto Numismatica TS, avviato dal Centro regionale con la cattedra di Numismatica dell Università degli Studi di Trieste, promuove con sistematicità campagne di schedatura numismatica. Il materiale oggetto di analisi è costituito da esemplari numismatici e paranumismatici conservati in realtà museali della città di Trieste ed in particolar modo l attenzione si è concentrata sul ricchissimo medagliere del Civico museo di storia ed arte di Trieste, Orto lapidario e Lapidario tergestino, sito presso la Cattedrale di San Giusto. Vi si conserva una raccolta numismatica composta da donazioni ed acquisizioni monetali di notevole interesse che vennero riunite da autorevoli personalità scientifiche che hanno diretto l Istituzione negli ultimi due secoli scorsi, tra cui ricordiamo su tutti Pietro Kandler, Carlo Kunz ed Alberto Puschi. Il periodo storico su cui si è concentrata la schedatura ha rispettato prevalentemente il criterio cronologico (a partire dai materiali di età romana) ma in qualche caso sono stati privilegiati alcuni nuclei numismatici particolarmente importanti, come ad esempio i denari episcopali di Trieste del XIII secolo 1. Nel SIRPAC è presente anche una nutrita selezione di calchi monetali, sigilli e medaglie in bronzo e piombo che sono conservati, sempre a Trieste, al Museo petrarchesco piccolomineo. Particolarmente interessanti risultano alcuni esemplari provenienti dalla collezione di Domenico Rossetti 2, con calchi in gesso di monete cosiddette grosse emesse dalla zecca di Roma in età medievale 3 ed alcune medaglie petrarchesche di ambito padovano che sono presumibilmente da ritenersi contraffazioni della seconda metà dell Ottocento sul tipo di quelle già citate da Luigi Rizzoli e conservate al Museo Bottacin di Padova 4.

LA CATALOGAZIONE DEI BENI MONETALI REGIONALI 19 La più fattiva sinergia collaborativa tra Centro regionale, Università e Soprintendenza si concretizza in un percorso di ricerca dei dati monetali atto alla catalogazione integrale del patrimonio numismatico del Friuli Venezia Giulia 5. In questo senso risultano fondamentali le immissioni nel SIRPAC di schede di materiali direttamente provenienti da recenti e recentissime ricerche sul territorio. I saggi archeologici in Comune di Ruda (UD), in località La Fredda hanno portato alla luce, oltre a manufatti di notevole interesse, anche numerose monete 6. Ben 400 esemplari monetali, oggi depositati provvisoriamente presso la sede della Soprintendenza regionale per i beni archeologici di Trieste, sono invece stati raccolti negli scavi archeologici presso l ipogeo della Grotta del Mitreo a Duino Aurisina (TS). Le due campagne di schedatura numismatica (Ruda e Grotta del Mitreo) rendono ancora più evidente quanto sia importante ed agevole l immediata fruibilità dei dati immessi nel SIRPAC. Accanto ai nuovi inserimenti si rende sempre più indispensabile recuperare anche il patrimonio catalografico antecedente: informatizzare e rendere accessibili notizie già edite e note attraverso la trascrizione e la revisione di schede numismatiche cartacee (con l inevitabile aggiornamento bibliografico o di contesto) appare l unica soluzione per raccogliere in maniera ordinata e ragionata i dati regionali numismatici ed archeologici così da offrire all utenza un database che sia anche uno strumento di lavoro indispensabile. 1 Si tratta di una piccola porzione delle emissioni triestine comprese nella raccolta del Museo civico ma sufficienti ad esemplificare pienamente la qualità e l interesse della collezione medievale, su cui cfr. G. BERNARDI, Il duecento a Trieste. Le Monete, Trieste 1995, in part. alle pp. 17-20. 2 La collezione venne ricevuta in legato da Rossetti nel 1842; cfr. F. NODARI, La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, a c. di A. SIRUGO, Firenze 2005, pp. 135-223. 3 F. NODARI, La sezione iconografica cit. nella nota precedente. 4 L. RIZZOLI, Le piu antiche medaglie del Petrarca, Padova 1907. 5 L attenzione è focalizzata in particolare sui rinvenimenti compresi tra l età preromana e l età carolingia. Il progetto mira alla pubblicazione dei ritrovamenti monetali regionali in una collana editoriale di cui ed è stato da poco presentato il primo volume dedicato alle province di Gorizia e Trieste; v. B. CALLEGHER, Ritrovamenti monetali di età romana nel Friuli Venezia Giulia. III-IV, Province di Gorizia e Trieste, Trieste 2010. 6 Per una maggiore contestualizzazione e rimandi precisi sul sito archeologico si veda in SIRPAC la scheda di sito SI 243. Zecca di Lugdunum, Antoniniano dell'imperatore Probo (276-82 d.c.),trieste, Civico museo di storia ed arte.

20 APPROFONDIMENTI SCULTURE ROMANE A BUTTRIO Valeria Cipollone Il parco della storica villa di Toppo-Florio, teatro della raccolta di sculture aquileiesi di Francesco di Toppo Il progetto di catalogazione della scultura antica del Friuli Venezia Giulia vede impegnati, dal 2008, il Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali del Friuli Venezia Giulia e l Università di Trieste 1 nel censimento dei materiali lapidei di età romana presenti nella regione, un progetto che ha portato - nel corso di tre campagne alla schedatura di oltre millecinquecento pezzi tra rilievi, monumenti funerari e decorazioni architettoniche. Fra i contesti che a tutt oggi risultano quasi interamente documentati nell ambito di questa impresa, si segnala la collezione conservata nella villa di Toppo-Florio a Buttrio (UD), una delle più importanti raccolte di materiali lapidei esistente in regione al di fuori di strutture museali pubbliche 2. Il conte udinese Francesco di Toppo (1797-1883) si dedicò in età matura ad incrementare la raccolta di oggetti antichi iniziata dal padre Nicolò 3. Si trattava di reperti di vario genere (sculture, iscrizioni, vetri, ambre, monete, medaglie, ecc.), che i coloni pescavano prevalentemente nei terreni di proprietà della famiglia ad Aquileia, e che andavano ad arricchire la dimora di Udine, la residenza di campagna di Campolongo e, per quanto riguardava i reperti lapidei, soprattutto la villa di Buttrio. Qui, nella seconda metà dell Ottocento, si trovavano diverse centinaia di sculture, epigrafi e frammenti antichi, in parte inseriti nelle murature esterne dell edificio ma, per lo più, disseminati all interno del parco della villa, in un allestimento di tipo scenografico e rovinistico progettato da Giuseppe Rho, che previde anche alcuni capricci (bizzarri ma suggestivi assemblaggi di materiali), tra i quali una piramide di urne alta ben sei metri. Dopo la morte del conte, i vari passaggi di proprietà e le diverse destinazioni d uso sostenute dalla villa (prima acquisita dalla famiglia Florio, poi ceduta nel 1947 allo Stato per l Associazione mutilati e invalidi di guerra, quindi passata negli anni 70 alla Regione Friuli Venezia Giulia e, infine, nel 1999, al Comune di Buttrio) hanno comportato pesanti rimaneggiamenti delle strutture dell edificio dominicale e del suo parco, senza che la consistenza della collezione ne abbia subito, però, un grave depauperamento 4. La collezione di antichità tra documentazione, ricerca e tutela Il prezioso lapidario aquileiese del parco della villa di Toppo attirò, sin dalla fine del 700, l attenzione di eminenti studiosi, come l abate Angelo Maria Cortenovis e Theodor Mommsen 5, ma bisogna attendere gli ultimi decenni del secolo scorso per una prima valutazione generale della raccolta. Al 1976 e 1984 risalgono, infatti, le due campagne di schedatura da parte del Centro regionale di catalogazione e restauro, riguardanti 106 tra i principali reperti archeologici (schede RA) allora in situ: un lavoro rivelatosi fondamentale, se si pensa che ha permesso di documentare anche fotograficamente numerosi pezzi risultati dispersi a un successivo riscontro del 1995 e, proprio sulla base della documentazione raccolta nelle schede di catalogo, di recuperare una parte di questi 6. Come risultato di una esemplare prassi di interscambio di dati tra ricerca storico-archeologica e attività di catalogazione, della schedatura del Centro regionale si è potuta, in seguito, avvalere l edizione scientifica dei materiali scultorei della collezione di Toppo, pubblicata nel 2007 nell ambito della collana del Corpus Signorum Imperii Romani 7. A sua volta, questa pubblicazione ha permesso l aggiornamento delle schede già

SCULTURE ROMANE A BUTTRIO 21 esistenti e l aggiunta di nuove all interno del SIRPAC, che attualmente vede documentati 138 pezzi archeologici tra sculture a tutto tondo, rilievi, stele, urne, are, sarcofagi, lastre iscritte, mentre è in corso di svolgimento la schedatura di ulteriori materiali epigrafici, a completare la catalogazione della raccolta di antichità della villa di Buttrio 8. 1 Dipartimento di Scienze dell Antichità, ora Dipartimento di Storia e Culture dall'antichità al Mondo contemporaneo. 2 Vd. M. VERZAR-BÁSS (a cura di), Buttrio, La collezione di Francesco di Toppo a villa Florio (Corpus Signorum Imperii Romani, Italia, Regio X. Friuli Venezia Giulia, III), Trieste - Roma 2007. 3 Per un profilo della famiglia di Toppo, come per la storia della villa e della relativa raccolta archeologica, si vedano i saggi introduttivi di C. Franco, F. Venuto, F. Ciliberto e M. Buora al volume citato nella nota precedente. 4 Tra gli interventi che interessano la collezione archeologica, si segnala lo smantellamento di uno dei capricci negli anni 50 del Novecento, in seguito al quale molti materiali furono murati nelle facciate della villa, altri ricoverati nelle soffitte; di questi ultimi, diversi sono andati successivamente dispersi: vd. infra e F. CILIBERTO, Origine e formazione della collezione di Francesco di Toppo a Buttrio, in Buttrio, cit. a nota 2, p. 36. 5 Vd. C. FRANCO, Francesco di Toppo e l archeologia in Friuli, in Buttrio, cit. a nota 2, pp. 21-22. 6 A. CESCHIA, Collezione di Toppo Florio. Scomparsi ottanta reperti, in Messaggero Veneto, 27 novembre 2002, p. XIII. 7 Supra, nota 2. 8 La campagna di catalogazione in corso riguarda, più in generale, le iscrizioni aquileiesi, ed è affidata al Dipartimento di Storia e Culture dall'antichità al Mondo contemporaneo dell Università di Trieste. Va, infine, segnalato che, oltre alle schede di Reperto Archeologico, SIRPAC contiene anche altri documenti relativi alla villa di Buttrio: schede dedicate all edificio (scheda A), al parco (scheda PG) e alle immagini d epoca che li ritraggono (schede F), nonché schede riguardanti le opere d arte contemporanea (schede OAC) e i beni demoantropologici (schede BDM) che il complesso ospita, in quanto sede di uno spazio per l arte contemporanea (SPAC) e del Museo della civiltà del vino. Buttrio, Villa di Toppo-Florio. Buttrio, Villa di Toppo-Florio, Scorcio del parco con allestimento ottocentesco di sculture antiche. Frammento di sacofago con scena di Amazzonomachia, fine II sec. d.c., Buttrio, Villa di Toppo-Florio.

22 APPROFONDIMENTI LA CARTA ARCHEOLOGICA DEL MEDIOEVO DELLA PROVINCIA DI TRIESTE Valeria Cipollone Dalle ricerche di topografia antica alla schedatura informatizzata dei siti archeologici Nel corso del Medioevo, la stretta fascia costiera compresa tra Duino e Muggia, che oggi circoscrive il territorio della Provincia di Trieste, fu teatro di importanti dinamiche storiche e insediative, in un orizzonte economico e culturale certamente segnato dalle incertezze dei tempi, ma che non vide questi luoghi sottrarsi mai del tutto all antica vocazione di cerniera tra l Europa occidentale e orientale, tra l Adriatico (e, dunque, il bacino mediterraneo) e le regioni danubiane 1. Una realtà complessa, che solo da pochi anni sta ottenendo l attenzione da parte di studi storico-archeologici di ampio respiro, ed è in questa nuova prospettiva che il Dipartimento di Scienze Geografiche e Storiche dell Università di Trieste ha concepito il progetto di una Carta archeologica del Medioevo su supporto informatico, con lo scopo di ricostruire l assetto antropico del territorio dell attuale provincia triestina tra V e XV secolo d.c., in base alle fonti documentarie e alle evidenze monumentali disponibili. Come ideale completamento del lavoro di ricognizione, ricomposizione e interpretazione dei dati effettuato per realizzare la Carta, è stata programmata la catalogazione nel SIRPAC dei Siti archeologici maggiormente rappresentativi, grazie a un accordo stilato nel 2007 tra l Ateneo giuliano e il Centro di catalogazione e restauro dei beni culturali del Friuli Venezia Giulia 2. Duino, Resti del Castello Vecchio, prospetto Nord, sec. XII ca. Le schede di catalogo come base operativa per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico La visione d insieme offerta dalla Carta archeologica del Medioevo mostra come, in quest epoca, il litorale tra le foci del Timavo e Muggia fosse disseminato di numerose presenze, che in molti casi si configurano quali sopravvivenze di età romana: centri abitati, luoghi di culto, cimiteri, castelli, approdi, impianti produttivi. Le 24 schede catalografiche di Sito archeologico (17 relative al centro urbano di Trieste e 7 a località del territorio) realizzate tra il 2008 e il 2009 secondo il tracciato ministeriale dell ICCD, restituiscono le coordinate geografiche dei siti, tutti georeferenziati sulla base della Carta Tecnica Regionale, forniscono notizie storiche, dati descrittivi completi di note critiche, informazioni sullo stato di conservazione dei monumenti, referenze bibliografiche e un apparato iconografico che, oltre a immagini fotografiche recenti e d archivio, comprende anche ortofoto, rilievi fotogrammetrici, ricostruzioni grafiche e rari documenti di cartografia storica. La corposa base di dati risultante da questa catalogazione, costantemente sottoposta ad aggiornamento, restituisce un quadro analitico delle singole unità topografiche e consente, allo stesso tempo, di focalizzare - grazie a collegamenti interni tra le diverse schede - alcune problematiche comuni a più contesti, come quelle legate ai luoghi fortificati 3 o ai poli religiosi 4. In un ottica ancora più generale, inoltre, attraverso il contenuto delle schede è possibile cogliere l evoluzione dell assetto insediativo del golfo di Trieste dopo la fine dell età antica, da un ordinamento territoriale rimasto sostanzialmente stabile per tutto l Altomedioevo, fino ai radicali mutamenti occorsi dopo l XI- XII secolo, in conseguenza del consolidarsi del sistema feudale. Da queste premesse risulta evidente che la Carta archeologica e le relative schede di catalogo si prestano per molteplici finalità: dalla ricerca storica,

LA CARTA ARCHEOLOGICA DEL MEDIOEVO DELLA PROVINCIA DI TRIESTE 23 archeologica e topografica, anche in ambito di studi transfrontalieri 5, alla tutela e alla promozione culturale delle risorse archeologiche della città di Trieste e della sua provincia, alla pianificazione del territorio. A ciò si aggiunga l apporto di tale documentazione per il futuro sviluppo del Sistema informativo regionale territoriale per i beni culturali (SITBEC), che renderà disponibile attraverso l integrazione con altri dati - una visione a tutto tondo del patrimonio storico-culturale e ambientale di questo territorio. 1 Per le principali tematiche storico-archeologiche legate a questo territorio in epoca medievale, P. RIAVEZ, I sistemi portuali e gli insediamenti costieri in epoca medievale dalle Foci del Timavo e Muggia, in Terre di mare, L archeologia dei paesaggi costieri e le variazioni climatiche, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Trieste, 8-10 novembre 2007), Udine 2008, pp. 213-220 (ivi ulteriore bibliografia). Sul centro urbano di Trieste, si vedano anche i diversi contributi di carattere archeologico in P. CAMMA- ROSANO (a cura di), Medioevo a Trieste, Istituzioni, arte società nel Trecento, Atti del Convegno (Trieste, 22-24 novembre 2007), Roma 2009. 2 L elaborazione della Carta archeologica e la redazione delle schede di catalogo sono state entrambe curate da Pietro Riavez. 3 Esemplificano il fenomeno le schede dedicate al palazzo d Attila (o Castel Pucino), al castrum di Muggia Vecchia, ai castelli Carta schematica delle presenze archeologiche di età medievale nella Provincia di Trieste. di Moccò, Moncolano, Duino e alle numerose opere fortificatorie del centro urbano di Trieste. 4 Si vedano, al proposito, le schede relative al complesso martiriale di San Giusto a Trieste, nonché quelle relative agli insediamenti ecclesiastici di San Giovanni in Tuba e di Santa Maria, rispettivamente a Duino e a Muggia Vecchia. 5 I dati della Carta archeologica del Medioevo sono confluiti nella cartografia informatizzata prodotta in seno al Progetto Interreg Italia-Slovenia IIIA Alto Adriatico, disponibile in allegato al volume degli Atti del Convegno Terre di mare (supra, nota 1). San Giovanni di Duino, Chiesa di San Giovanni in Tuba, sec. V d.c.

24 APPROFONDIMENTI IL PATRIMONIO CULTURALE ECCLESIASTICO Lucia Sartor Scultore friulano, Madonna con il Bambino in Trono, sec. XV, Mossa, Chiesa di Sant'Andrea apostolo. Michael Parth, San Vincenzo, 1525-1530, Comeglians, Tualis, Chiesa di San Vincenzo martire. Testimonianze di arte e fede Fin dalla sua istituzione il Centro regionale di catalogazione e restauro ha rivolto una particolare attenzione al patrimonio artistico di proprietà ecclesiastica, conservato in massima parte negli edifici di culto sparsi nel territorio e cresciuto nel corso dei secoli, fino a raggiungere la straordinaria ricchezza e la varietà che lo contraddistinguono, grazie alla profonda religiosità, all orgoglio civico e agli sforzi corali delle singole comunità, di cui può essere considerato una delle espressioni più alte e significative. Un patrimonio autenticamente comune dunque, di cui la Regione, attraverso il Centro, ha promosso la catalogazione sistematica, al fine di accertarne la consistenza e di promuoverne la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione, affinché possa essere trasmesso alle future generazioni. Il catalogo che da questa attività è derivato, impostato sui criteri rigorosamente scientifici e sulle normative predisposti dall Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD), ha assunto forme diverse nel corso del tempo, adottando via via gli strumenti sempre più efficienti e sofisticati messi a disposizione dal progresso tecnologico. Dalle schede cartacee, utilizzate all avvio delle campagne di rilevamento e custodite nella sede di Villa Manin di Passariano, si è giunti in tal modo all attuale Sistema informativo regionale del patrimonio culturale (SIRPAC) che, attraverso la catalogazione partecipata, ha messo a disposizione delle istituzioni impegnate nell ambito dei beni culturali uno strumento comune di grande efficacia, in grado di registrare in tempo reale ogni modificazione che riguardi i beni catalogati come, ad esempio, la loro collocazione, lo stato di conservazione, gli eventuali restauri, ecc. Allo stesso tempo, attraverso l istituzione di un sottoinsieme appositamente creato, denominato Sistema informativo regionale per i beni ecclesiatici (SIRBE), l intera comunità regionale, ma anche chiunque disponga di una connessione alla rete, ovunque si trovi, potrà attingere alla conoscenza di queste straordinarie testimonianze di storia e arte, pur se attraverso i filtri e le cautele dettati dalle esigenze di tutela. Fin dal suo avvio la catalogazione ha interessato sia gli edifici dei piccoli centri, custodi di un patrimonio spesso del tutto ignoto e per questo, oltre che per la collocazione isolata e la mancanza di efficaci sistemi d allarme, considerato a rischio, sia quelli dei centri più importanti, quali i capoluoghi di provincia. L utilità e l efficacia degli strumenti sortiti da questa operazione emersero con drammatica evidenza in occasione del terremoto del 1976, che colpì duramente anche le ricchezze culturali della regione. Le chiese fatte oggetto di campagne di catalogazione, che fino a quel momento avevano portato alla redazione di circa 6000 schede, poterono contare su una documentazione di grande efficacia per l individuazione e il recupero dei beni rimasti sotto le macerie. La consapevolezza acquisita in occasione di quei tragici eventi fu di stimolo all intensificazione delle rilevazioni, specie nei territori a più elevato rischio sismico. Nei centri maggiormente colpiti furono creati gruppi di lavoro con il compito di monitorare il patrimonio in pericolo che, proveniente da chiese distrutte o insicure e ricoverato in magazzini e depositi, doveva essere catalogato, correttamente conservato e restaurato, in attesa di poter essere ricollocato nelle sedi originarie. Passata l emergenza, il lavoro di catalogazione dei beni culturali regionali non ha conosciuto interruzioni e ha continuato a privilegiare il patrimonio ecclesiastico, indubbiamente il più consistente in termini numerici, ma anche quello maggiormente esposto al rischio di sottrazioni furtive e di manomissioni e dispersioni, dovute talvolta al mancato riconoscimento del suo valore culturale. Quest ultimo, più facilmente avvertito in

IL PATRIMONIO CULTURALE ECCLESIASTICO 25 relazione alle opere d arte maggiore, come dipinti, sculture, altari, lo è assai meno per tutto il vastissimo repertorio di vasi sacri, in materiali più o meno preziosi, manufatti dell arredo liturgico, vesti sacerdotali e biancheria d altare, arredi lignei, acquasantiere, fonti battesimali, stendardi e un infinita serie di altri oggetti della più varia natura. L attenzione nei confronti di questo settore è stata di recente confermata dall articolo 6, comma 24, dalla legge regionale n. 1 del 23 gennaio 2007, con il quale la Regione, riconoscendo l alto valore di testimonianza storico-artistica rivestito dal patrimonio culturale mobile conservato nelle realtà diocesane, plebanali e parrocchiali del Friuli Venezia Giulia, ha stabilito di promuovere azioni volte alla sua inventariazione e catalogazione. Tale risoluzione ha portato alla stipula di una serie di convenzioni con le Diocesi presenti nel territorio, nelle quali è prevista entro il 2010 l acquisizione nel SIRPAC di 65.000 schede redatte nell ambito del progetto nazionale promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, con le modalità da esso previste. A conclusione di un impegnativo e progressivo lavoro di revisione e armonizzazione da parte del Centro, tali schede andranno ad aggiungersi e ad aggiornare le circa 40.000 già presenti. La catalogazione pressoché totale di questa parte assai rilevante del patrimonio storico artistico della regione ne permetterà non solo una conoscenza sempre più approfondita, ma metterà anche a disposizione uno strumento di grande efficacia per la sua tutela e valorizzazione. Gianfrancesco da Tolmezzo, Santa Lucia trascinata dai buoi (particolare), 1500-1505, Santa Lucia di Budoia, Chiesa di Santa Lucia in Colle.

26 APPROFONDIMENTI STEMMI, EMBLEMI E MARCHI Lucia Sartor Antichi punzoni, marchi commerciali ed emblemi nobiliari Il Sistema informativo regionale del patrimonio culturale (SIRPAC) comprende, oltre a quelle relative ai beni appartenenti alle diverse tipologie oggetto di catalogazione, anche schede di autorità, che costituiscono banche dati separate e possono essere collegate a tutte le altre schede catalografiche. In questo ambito un particolare interesse riveste la banca dati Stemmi, emblemi e marchi, nata dall esigenza di censire in modo sistematico una vasta gamma di contrassegni di diversa natura che compaiono con maggiore o minore frequenza sui beni catalogati: armi gentilizie ed ecclesiastiche, punzoni, marchi commerciali e industriali, ecc. La problematica ad essi connessa è stata affrontata nel contesto del programma Parnaso (2001-2003), promosso dal Ministero dell Università e della Ricerca Scientifica, al quale ha aderito il Centro insieme ad altri partner istituzionali e privati, che ha portato, tra l altro, all elaborazione di uno strumento di rilevamento mirato denominato scheda Stemma. Oltre a fornire tutte le informazioni disponibili relative a un determinato contrassegno, il sistema informativo provvede a visualizzare automaticamente nell intestazione della scheda Stemma il numero e la natura delle schede catalografiche che la richiamano al loro interno, rendendo manifesti legami non immediatamente evidenti: opere accomunate dalla medesima committenza, denunciata dalla presenza dello stemma di una determinata famiglia; oreficerie riconducibili ad uno stesso ambito di produzione territoriale e/o alla bottega di un particolare maestro grazie ai punzoni che recano impressi; manufatti usciti dalla medesima manifattura o da un dato opificio riconoscibili da uno specifico marchio, elemento che può far individuare anche i prodotti industriali di una certa fabbrica; fotografie realizzate dallo stesso studio, e così via. In grado di offrire nuovi spunti di indagine e uno strumento di conoscenza approfondita in numerosi settori del patrimonio culturale, la scheda Stemma si rivela particolarmente efficace nell ambito della catalogazione e dello studio dei manufatti di oreficeria, per i quali è stata creata una banca dati a sé stante all interno del SIRPAC. Sugli oggetti realizzati in oro e argento sono spesso presenti i marchi predisposti dalle autorità delle singole realtà territoriali per certificare la bontà dei metalli preziosi impiegati, cui possono accompagnarsi quelli degli ufficiali incaricati dei controlli e delle botteghe e/o degli orefici che li hanno realizzati, dei quali costituiscono una vera e propria firma. Questi marchi sono anche detti punzoni, in riferimento allo strumento utilizzato per imprimerli sul metallo: un asticciola o un blocchetto che reca il contrassegno profilato su un estremità. A partire dalla scheda Stemma dedicata a ciascun marchio di garanzia territoriale è possibile visualizzare le schede dei manufatti preziosi catalogati appartenenti ai vari ambiti di produzione e ad un determinato periodo storico: in Friuli Venezia Giulia, soprattutto a partire dal XVI secolo, per l acquisto delle oreficerie sacre le chiese, senza trascurare i prodotti delle botteghe locali, si rivolsero prevalentemente al mercato veneziano, ma non mancano suppellettili di alta qualità provenienti dalle città d Oltralpe, austriache e tedesche in particolare. Queste presenze sono spia di un significativo fenomeno socio-culturale, quello dei commercianti cramârs che, emigrati nei territori d Oltralpe, ribadiscono il forte legame con la Carnia, loro terra di origine, attraverso il dono alla chiesa del paese natale di oggetti preziosi, sui quali spesso fanno incidere il proprio nome e/o il marchio di riconoscimento dell attività svolta, a sua volta catalogato utilizzando la scheda stemma. L invito a partecipare nell aprile

STEMMI, EMBLEMI E MARCHI 27 del 2005 al convegno internazionale di studi avente per tema L oreficeria d Oltralpe in Italia, promosso dalla Provincia autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni storico-artistici, stimolò la ricognizione sistematica delle suppellettili religiose provenienti dalla città tedesca di Augusta conservate nel territorio della regione. La scheda dedicata al punzone di un singolo orefice o di una particolare bottega consente invece di ricostruirne la produzione e di redigere contestualmente la rispettiva scheda Autore, che può essere dedicata ad una personalità precisa alla quale è stato collegato con sicurezza il punzone, oppure limitarsi alla definizione di Maestro seguita delle iniziali del relativo contrassegno nel caso di orefici ancora non identificati. Non potrà sfuggire l importanza e l utilità che la scheda Stemma assume anche nel rilevamento degli stemmi gentilizi e/o ecclesiastici presenti sugli oggetti catalogati. Disporre di un repertorio di semplice ed immediatamente consultazione, corredato delle relative immagini, rappresenta un importante ausilio al lavoro di catalogazione e di studio, oltre ad offrire nuovi spunti di riflessione evidenziando, come detto, connessioni altrimenti più difficilmente rilevabili. La presenza di uno stemma su un manufatto può chiarire le circostanze che hanno portato alla sua commissione e/o alla sua acquisizione, determinare le coordinate temporali e spaziali della sua esecuzione, far emergere rapporti tra il committente e il luogo di destinazione, aiutare a ricostruire la storia collezionistica dell opera e così via. Stemma Manin, Passariano, Villa Manin, Cappella di Sant'Andrea apostolo. PAGINA A SINISTRA Johann David Saler, Ostensorio, 1698-1700, Sauris di Sopra, Chiesa di San Lorenzo martire. Punzone dell orefice Johann David Saler. Punzone territoriale della città di Augusta per gli anni 1698-1700.

28 APPROFONDIMENTI I CAMPANILI E I SUONI DELLE CAMPANE Mabel Englaro Il censimento dell Associazione "Scampanotadôrs Furlans - Gino Ermacora" Il progetto, iniziato nel 2008, consiste nella ricognizione sistematica dei campanili esistenti nell Arcidiocesi di Udine, a cura dall Associazione "Scampanotadôrs Furlans - Gino Ermacora", che ha sede presso la Polse di Côugnes a Zuglio (UD). È imperniato su una campagna fotografica volta a censire i fabbricati in singole schede informatiche (circa 600), consultabili nel Sistema informativo regionale del patrimonio culturale (SIRPAC), al fine di documentare, sia i manufatti edilizi, con informazioni descrittive, sia i suoni delle campane in essi alloggiate, mediante registrazioni su supporto informatico, file audio, allegati alle schede stesse. Per quanto riguarda gli aspetti architettonici, le immagini raccolte consentono di evidenziare la notevole varietà dei campanili presenti nell Arcidiocesi di Udine, che è suddivisa in ventiquattro foranie ed interessa un ampia parte della regione Friuli Venezia Giulia. Gli immobili considerati appartengono a chiese, grandi e piccole, dove si svolgono ordinariamente i riti religiosi cattolici e le campane assolvono, come in passato, l importante funzione comunicativa con le comunità. Per ogni campanile, le fotografie ritraggono il particolare della parte sommitale del fusto con la copertura e le aperture campanarie (finestre e celle), nonché la vista d insieme da cui è possibile cogliere il rapporto spaziale ed insediativo con la chiesa ed il contesto ambientale. Sono inoltre riprese lapidi ed iscrizioni che, a volte unici documenti esistenti, attestano l anno della costruzione o della ristrutturazione del manufatto ed indicano gli esecutori o i committenti. Molteplicità di forme: uno studio tipologico in corso Mediante il censimento degli Scampanotadôrs, il Centro regionale di catalogazione e restauro ha dato corso ad un primo studio tipologico dei campanili, analizzando le principali componenti edilizie di ciascun manufatto (basamento, fusto, cella campanaria, cuspide, elementi decorativi in facciata o in sommità), la posizione rispetto al corpo della chiesa (isolato, addossato, inglobato) e la localizzazione nel territorio rispetto all abitato (al centro, al margine, lontano) e al paesaggio. Escludendo quelli appartenenti alle chiese moderne o contemporanee, che presentano linee nuove ed originali rispetto alla tradizione, la maggioranza dei campanili, che mostrano fogge classiche, sono contrassegnati principalmente dalla cuspide, percepibile anche da visuali a lungo raggio, e dalla cella campanaria, che, presentando balaustre ed aperture di molteplici forme (polifore ad arco, serilane, ecc.) può assumere un aspetto molto particolare. Il fusto non risulta essere, alla vista, l elemento che maggiormente connota un campanile, sia perché nella quasi totalità dei casi ha pianta quadrata (in genere a torre e a torretta ) oppure rettangolare (soprattutto a vela, ove la parte in elevazione è un semplice muro), mentre rari sono quelli a pianta circolare o poligonale, sia perché la netta percezione della conformazione planimetrica è scarsamente distinguibile nella comune frequentazione degli spazi aperti ed avviene spesso solo da punti di osservazione vicini al manufatto, perlopiù mediante un azione intenzionale rivolta spesso anche ai particolari decorativi. Dall insieme delle schede si rileva che le forme dei campanili spesso risentono di influenze connesse

I CAMPANILI E I SUONI DELLE CAMPANE 29 all ubicazione geografica (posizione orografica e materiali locali, influssi storici e culturali). Ciò non può essere però considerato una regola fissa: infatti, ad esempio, in ambiente montano sono frequenti torri campanarie con cuspidi svettanti a sezione curvilinea policentrica o rettilinea e timpani ribassati, sono rare invece quelle con cuspidi basse a padiglione e mancano quelle con copertura piana. Nelle restanti aree dell Arcidiocesi si riscontrano in modo pressoché indifferenziato tutti i tipi di campanile; in particolare, si nota che in pianura sono numerosi anche quelli con sommità aguzza, che quindi non costituiscono una prerogativa esclusiva delle zone montane. È evidente che in questo caso tale caratteristica non è legata alle condizioni climatiche, non serve cioè a favorire l allontanamento di pioggia e neve, ma principalmente ad enfatizzare la funzione di rappresentanza del campanile rispetto ad un territorio più ampio. Moruzzo, Panorama con il campanile e la chiesa di San Tommaso apostolo. Torri campanarie appartenenti alle chiese di Santa Maria Assunta a Basagliapenta di Basiliano, Sant Antonio da Padova a Zampis di Pagnacco, Santa Maria Assunta a Moimacco, San Michele arcangelo a Mereto di Tomba e Gesù Buon Pastore a Udine.

30 APPROFONDIMENTI I PARCHI E I GIARDINI STORICI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA Franca Merluzzi, Nadia Marino Le prime campagne di catalogazione Già alla fine degli anni Ottanta il Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali inserì tra le sue attività le prime campagne di catalogazione dei parchi e dei giardini storici del Friuli Venezia Giulia. Fin dall inizio il Centro regionale ha utilizzato il modello di scheda denominata PG (Parchi e Giardini) conforme agli standard nazionali redatti dall Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Si ravvisò la necessità di un approccio interdisciplinare allo studio di questi beni complessi. La redazione della scheda diventa in questo modo un operazione di sintesi degli elementi conoscitivi raccolti interpellando esperti con competenze diverse. Si descrivono le caratteristiche formali, gli elementi decorativi, come statue, fontane e manufatti, gli interventi che ne hanno determinato le trasformazioni, i committenti e i progettisti, ma anche le specie botaniche di rilievo e la loro localizzazione. Ad accrescere l interesse per questi beni, in sintonia con il dibattito a livello nazionale e internazionale, hanno contribuito alcune iniziative promosse da Istituzioni e Associazioni della Regione, ma anche da appassionati e cultori della storia del giardino, presentate nell ambito di convegni, conferenze e incontri. Caso emblematico divenne il Parco di Villa Manin per la sua importanza ma anche per la complessità degli aspetti che da sempre lo caratterizza, oggetto di studi specifici che ne hanno ricostruito le vicende storiche ma anche di ipotesi a volte contrastanti per la sua valorizzazione. Lungimirante fu l organizzazione di un corso di formazione per catalogatori di questo settore. Le campagne catalografiche regionali, allora realizzate interamente su supporto cartaceo con fotografie in bianco e nero, hanno consentito di raccogliere dati relativi a 78 giardini. Le schede sono conservate nell archivio del Centro e, oltre al valore documentario, forniscono a distanza di pochi decenni molti spunti di riflessione sull evoluzione di alcune dinamiche territoriali e sulle trasformazioni subite dai beni: essi appaiono assai fragili per il delicato rapporto che tiene insieme il parco e il giardino nel contesto in cui sono inseriti, impegnativi sotto l aspetto della manutenzione e ancor più dal punto di vista del restauro. Un patrimonio da scoprire I parchi e i giardini storici del Friuli Venezia Giulia costituiscono un patrimonio culturale e paesaggistico sorprendentemente ricco e diffuso sul territorio regionale, come dimostrano gli studi pubblicati sull argomento. Il Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali e i Rotary per la Regione (Azione di Pubblico Interesse fra i Rotary Club del Friuli Venezia Giulia), condividendo un interesse comune, hanno avviato nel 2009 un progetto pluriennale che prevede varie iniziative. La conoscenza sistematica sul territorio è considerata una prerogativa indispensabile per giungere a una visione complessiva e approfondita dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Questi beni, considerati nel loro insieme, costituiscono una risorsa preziosa, ancora tutta da scoprire nelle sue potenzialità e sviluppi futuri. In primo luogo il Centro regionale ha ripreso la precedente esperienza di studio e di ricerca sul tema del verde storico e, partendo da un elenco stilato dai Rotary, sta predisponendo il censimento dei parchi e dei

I PARCHI E I GIARDINI STORICI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 31 Trieste, Vedute del parco di San Giovanni (ex OPP).

32 APPROFONDIMENTI

I PARCHI E I GIARDINI STORICI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 33 giardini storici presenti nel Friuli Venezia Giulia. L individuazione avviene incrociando le informazioni dedotte dalle fonti bibliografiche e archivistiche con l analisi comparata della cartografica attuale e storica alla quale segue la ricognizione sul campo per verificare l effettiva consistenza dei beni e la loro configurazione attuale. L elenco potrà essere aggiornato con nuovi dati, ed eventualmente incrementato accogliendo le segnalazioni corredate da fonti documentarie. Al momento sono circa trecento le persistenze con situazioni diverse, variamente distribuite nelle quattro province. I criteri e la documentazione Sulla base di criteri condivisi dai promotori del progetto, sono stati quindi presi in esame i beni di proprietà pubblica e privata con elementi d interesse meritevoli di essere approfonditi tramite la catalogazione. Le schede sono compilate da esperti del settore, gli architetti Paola Tomasella, Massimo Asquini e Renzo Carniello, autori di volumi e saggi specialistici, nonché di progetti per interventi riguardanti la valorizzazione del verde. Referente scientifico per il Rotary la professoressa Francesca Venuto, la cui pubblicazione del 1991 Giardini del Friuli Venezia Giulia. Arte e storia risulta ancora di fondamentale importanza. I parchi e giardini selezionati: - presentano un disegno planimetrico preordinato e intenzionale, formato da elementi vegetali (aiuole, filari, boschetti, ecc.) ed elementi artificiali (statue, fontane, peschiere, manufatti architettonici, aree pavimentate, piani terrazzati, ecc.) riconducibili a un piano compositivo ancora individuabile nell assetto attuale o ricostruibile in base alla documentazione; PAGINA A SINISTRA Trieste, Parco del Castello di Miramare (Archivio fotografico Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia). IN ALTO, IN SENSO ORARIO Trieste, Giardino pubblico Muzio de Tommasini. Gorizia, Giardino di Palazzo Attems Santa Croce. Trieste, Parco del Castello di Miramare (Archivio fotografico Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia). Trieste, Giardino pubblico Muzio de Tommasini.