L attuazione della Legge 162/98 in Sardegna

Documenti analoghi
L. 162/ , , ,

Legge Regionale 23 Novembre 2006, n. 20. Istituzione del fondo regionale per la non autosufficienza. (BUR N. 34 del 9 dicembre 2006)

Azione Disabilità. Per raggiungere gli obiettivi enunciati si perseguiranno sue punti: Le attività previste verranno realizzate in tre fasi:

Area Persone Anziane. Servizio di assistenza domiciliare sociale per anziani LIVEAS

Area Disabilita. Assistenza scolastica per l autonomia e la comunicazione dei disabili LIVEAS

Regione del Veneto Deliberazione della Giunta (7^ legislatura)

RUOLO CENTRALE DEL DS NELL ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI COME SENSIBILIZZARE E RESPONSABILIZZARE I DIRIGENTI

L Assessorato alla Sanità della regione Marche ed il Coordinamento Regionale del Tribunale per la Tutela dei diritti del Malato CONVENGONO E STIPULANO

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 13 DELIBERAZIONE 22 marzo 2010, n. 363

LA GIUNTA REGIONALE. VISTA la legge regionale 7 dicembre 2001, n. 32 concernente Interventi a sostegno della famiglia ;

REGOLAMENTO DI DISCIPLINA DEGLI INTERVENTI RIVOLTI A PERSONE DISABILI

Comune di Grado Provincia di Gorizia

Deliberazione legislativa n. 87/ Art. 1 Finalità

REGOLAMENTO PER L INTEGRAZIONE E IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI STUDENTI DISABILI DELL UNIVERSITA DEGLI STUDI DELLA BASILICATA

Regolamento per il servizio di trasporto per minori e adulti disabili, anziani, e persone in temporanea situazione di disagio.

SCHEDA SOCIALE. DESTINATARIO DELL INTERVENTO Cognome Nome Nato a il / / Sesso

Regolamento. Funzionamento del Servizio Sociale Professionale. Ambito S9

Erice è. con i diversamente abili: un percorso che continua PROGETTO DI INCLUSIONE SOCIO-LAVORATIVA PER I SOGGETTI DIVERSAMENTE ABILI

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA DELIBERAZIONE N. 69/ 23 DEL

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

********** IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. - VISTA la L. n. 184 del 04/05/83 Disciplina dell adozione e dell affidamento dei minori ;

COMUNE DI CASTELFRANCO VENETO

AREA della DISABILITA

Ruolo della famiglia nella gestione della disabilità

PROGETTO ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI

PROGRAMMA PROVINCIALE SPERIMENTALE SULLA DISABILITA (L.R. 41/96 ARTT. 5 21) TRIENNIO PIANO DI ATTUAZIONE

REGOLAMENTO SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI

1. Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell ambito della propria famiglia.

Piano di Zona La formazione per i volontari La rete sociale Servizi di Assistenza Domiciliare

REGOLAMENTO PER PRESTAZIONI DI ASSISTENZA DOMICILIARE, TRASPORTO SOCIALE E TELESOCCORSO

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

Un esperienza Servizio di Assistenza Domiciliare ai Minori creare legami per innescare

REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI. Art. 1 Finalità

IL LAVORO IN RETE NEI SERVIZI EDUCATIVI SPECIALISTICI

COMUNE DI REVERE PROVINCIA DI MANTOVA REGOLAMENTO PER IL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE

PROVINCIA DI MATERA. Regolamento per il funzionamento. dell Ufficio Relazioni con il Pubblico della Provincia di Matera

LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 3 AGOSTO 2001 REGIONE VENETO

REGOLAMENTO SERVIZIO EDUCATIVA TERRITORIALE

Ambito Distrettuale 6.1

Stato di attuazione: Aspetti critici, positivi ecc. N. soci coinvolti N. e tipologia delle attività realizzate

LE LEGGI CHE DISCIPLINANO L ADOZIONE E L AFFIDO FAMILIARE

beneficiario per cui si ritiene che la somma posta in liquidazione con il presente provvedimento costituisce credito certo, esigibile e liquidabile

SCHEDA SOCIALE. DESTINATARIO DELL INTERVENTO Cognome Nome Nato a il / / Sesso

REGOLAMENTO SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE DISABILI

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO- DIREZIONE RAGIONALE POLITICHE SOCIALI E FAMIGLIA E L UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO

COMUNE DI COLOGNO AL SERIO

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE. Disposizioni in materia di ospedalizzazione domiciliare per i malati terminali N. 2739

LEGGE PROVINCIALE N. 8 DEL REGIONE TRENTO (Prov.)

COMUNE DI CALASCIBETTA PROVINCIA REGIONALE DI ENNA

REGOLAMENTO DEL FORUM COMUNALE DEI GIOVANI (Approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 88 del 28/9/04)

CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Il nuovo Isee (DPCM 159/2013) e la non autosufficienza

Protocollo per l orientamento scolastico alunni disabili Pagina 1 di 7

SOMMARIO. Art. 8 Conoscenza dei bisogni e valutazione del gradimento dei servizi

I punti caratterizzanti del programma RAC sono costituiti da: integrazione sociosanitaria; personalizzazione dell intervento;

DISTRETTO SOCIO - SANITARIO N. 45

REGOLAMENTO SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE ANZIANI

COMUNE DI DOLO Assessorato alle Politiche Sociali REGOLAMENTO DEL SERVIZIO PASTI A DOMICILIO

COMUNE DI MORBEGNO REGOLAMENTO INERENTE IL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE (S.A.D.) (Provincia di Sondrio)

Entrata in vigore. Art. 2

PROGRAMMA ICO INTERVENTI COORDINATI PER L OCCUPAZIONE. Avviso pubblico per le imprese nei settori Agroalimentare, ICT e Nautico

DISTRETTO SOCIO - SANITARIO N. 45

ABITARE LA VITA Pisa 21 febbraio 2013

C I T T A D I E R I C E PROVINCIA DI TRAPANI

Educando nelle Province di Bergamo e Brescia

REGOLAMENTO AFFIDO FAMILIARE

PROPOSTA DI PROGETTO DI LEGGE. Qualità, innovazione ed internazionalizzazione nei sistemi di istruzione, formazione e lavoro in Regione Lombardia

/12/2008. Identificativo Atto n DIREZIONE GENERALE ISTRUZIONE, FORMAZIONE E LAVORO

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE LAFFRANCO, BIANCONI

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO CONNESSA ALLE ATTIVITA DI SOSTEGNO

PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA PER L INTEGRAZIONE

COMUNE DI PACIANO PROVINCIA DI PERUGIA

Presidenza del Consiglio dei Ministri

Comune di Cento REGOLAMENTO CONCERNENTE LE MODALITA DI RAPPORTO TRA L AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI CENTO E LE PERSONE CHE INTENDONO SVOLGERE

SCHEMA TIPO DI CONVENZIONE DI INSERIMENTO LAVORATIVO ex ART. 12, L. 68/99

ALLEGATO 1 BANDO DI GARA PER LACREAZIONE DI UNA SHORT LIST DI FORNITORI DI SERVIZI DI CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA E DI LAVORO DELLE DONNE

COMUNE DI CHIGNOLO D ISOLA

REGOLAMENTO DELLA CONSULTA DEL VOLONTARIATO E DELL ASSOCIAZIONISMO

REGOLAMENTO AFFIDO FAMILIARE

AZIONI A SOSTEGNO DELLE POLITICHE DI CONCILIAZIONE TRA FAMIGLIA E LAVORO

CONVENZIONE D'INSERIMENTO LAVORATIVO TEMPORANEO CON FINALITÀ FORMATIVE ex art. 12 LEGGE n. 68/99

La nuova Legge regionale in materia di Istruzione, Formazione e Lavoro

Disabilità: nuovi servizi e nuovi sistemi di finanziamento

Inquadramento del volontario ai sensi del D. Lgs.81/08. Expo - Sabato 4 aprile 2014 Dott. Massimo Lombardi

REGOLAMENTO DEL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE PER DISABILI

Programma finalizzato all autonomia nell ambiente domestico di disabili e anziani

DISTRETTO SOCIO - SANITARIO N. 45 LUC

PERCORSO INNOVATIVO DI ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

P.ROGRAMMA DI I.NTERVENTO P.ER LA P.REVENZIONE DELL I.STITUZIONALIZZAZIONE

Sostegno e Accompagnamento Educativo

VOUCHER UNIVERSALE PER I SERVIZI

PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITÁ (DPR 249 del 1998 come modificato dal DPR 235 del 2007) Scuola Primaria.. classe.. a. s.

SERVIZIO DI FORMAZIONE ALL AUTONOMIA PROGETTO INTEGRAZIONE SOCIALI DISABILI. i.so.di. CARTA DEI SERVIZI

Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca

REGIONE VENETO - Prevenzione e contrasto dei fenomeni di mobbing e tutela della salute psico-sociale della persona sul luogo del lavoro

La diffusione dell ICF nell inserimento lavorativo dei disabili. Roma, 28 marzo Modello di Servizio per il Collocamento Mirato

REGOLAMENTO DI ATENEO PER L INTEGRAZIONE ED IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI STUDENTI DIVERSAMENTE ABILI

DECRETI PRESIDENZIALI

CONSORZIO SERVIZI SOCIALI DELL OLGIATESE

Transcript:

A cura dell ABC Sardegna, ediz. rivista in ottobre 2005 L attuazione della Legge 162/98 in Sardegna La Legge Nazionale 162/98 ha apportato modifiche alla legge quadro sull handicap L.104/1992, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave (definito dall art. 3, comma 3 e dall art. 4 della Legge 104/92). In particolare, ai sensi dell art. 39 comma 2 lett. 1bis e 1ter sono previsti con competenza della Regione, programmi di interventi di aiuto alla persona e alla famiglia come prestazioni integrative di quelle realizzate dagli enti locali e la disciplina delle modalità di realizzazione di questi piani personalizzati, gestiti in forma indiretta dagli stessi soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia da parte - e in collaborazione - con l ente locale. Sono risorse che vengono destinate ai Comuni per la realizzazione dei progetti personalizzati. In Sardegna, l applicazione di questa Legge ha avuto inizio nel settembre 2000. Forte e determinante è stata l azione dei familiari e delle loro associazioni. Tutto l iter della L.162 in Sardegna fino ad oggi, rappresenta un forte esempio di politica costruita dal basso, e partecipata, modello di servizi realmente a sostegno delle persone con disabilità e le loro famiglie, dove questi sono protagonisti attivi e non puri oggetti fruitori di un servizio. I familiari e/o i destinatari degli interventi di assistenza sono i primi collaboratori dei servizi assistenziali, sociali e formativi rivolti a loro o ai loro congiunti. La Regione Sardegna ha predisposto normative proprie che coinvolgono la famiglia, prevedendo - l attuazione di interventi personalizzati - la modalità della coprogettazione degli interventi fra diretti interessati e servizi del Comune, - la possibilità della scelta degli operatori (nella modalità di gestione indiretta per l ente locale). Questi principali punti di forza che caratterizzano l intervento lo distanziandolo dal vecchio modello assistenzialistico: il piano (per scelta della persona con disabilità e della famiglia) oltre che in forma diretta dal Comune (dove il Servizio sceglie il personale e gestisce gli aspetti burocratici), può essere gestito in forma indiretta per il Comune: la famiglia sceglie l operatore di sua fiducia, collabora e coprogetta coi Servizi, che hanno il compito di verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia. Per adempiere agli adempimenti legati 1

all assunzione la famiglia (o la persona disabile) si può avvalere o di una cooperativa sociale (o di liberi professionisti), o gestire con contratti di lavoro domestico (CCNL). Tale meccanismo di scelta si rivela di promozione e garanzia della qualità del servizio alla persona, rappresenta un punto di forza e in molti casi fattore determinante nella decisione di voler realizzare un piano personalizzato. La Regione ha inoltre attivato modalità di collaborazione interistituzionale anche attraverso il lavoro della Commissione Consultiva Assessoriale, dove vi sono rappresentanti del Terzo Settore (associazioni di volontariato, delle persone con disabilità e dei familiari e, della cooperazione sociale), dei Comuni attraverso l associazione dei Comuni, rappresentanti delle professioni (assistenti sociali) e i funzionari regionali competenti. Il lavoro dei familiari e degli operatori delle associazioni, ha orientato effettivamente l applicazione della L.162 in Sardegna: con la partecipazione al tavolo (Commissione consultiva assessoriale) e con tante altre azioni (produzioni di lettere e documenti con richieste sui finanziamenti ai progetti e sulla continuità del servizio, richieste di audizioni presso commissioni consiliari regionali competenti perché si sentisse la voce dei diretti interessati sul gradimento e la necessità di questi servizi; ancora, le famiglie organizzate hanno promosso e realizzato occasioni di formazione e di informazione, rivolte sia ad altri familiari e associazioni, sia verso gli operatori e le istituzioni stesse. Le associazioni dei familiari rappresentate nella Commissione hanno contribuiscono e offerto un valido supporto, fornendo informazioni indispensabili per stabilire i criteri, stilare i progetti in collaborazione con i Comuni, attuare il servizio con tutti gli attori coinvolti e, nello stesso tempo, svolgono azione di affiancamento, accompagnamento costante agli interessati (famiglie, associazioni di familiari e di persone disabili, operatori, cooperative sociali, operatori e amministratori delle istituzioni) nella stesura dei progetti e nella loro conduzione. Il gradimento e l entusiasmo delle famiglie per l attuazione di progetti è enorme (testimonaito anche solo dal crescente numero di progetti presentati, v. TABELLA Riepilogo Piani Personalizzati di sostegno in Sardegna dal 2000 al 2005); e la novità lampante che scaturisce da questo percorso di applicazione della norma in oggetto, è che l esigenza di restare nel proprio nucleo, familiare prima e sociale poi e qui di usufruire delle necessarie cure e svolgere percorsi di integrazione, partecipando, è realmente molto sentita e diffusa. Si compie una grande opera di prevenzione, evitando l internamento dei disabili gravi negli istituti che comportano alti costi alla collettività. 2

L esperienza diretta delle famiglie e dei Comuni sardi che stanno attuando i piani personalizzati è estremamente positiva. (v. Alcune esperienze) Nell attuazione della Legge 162/98 secondo il modello sardo si intravede una prassi promettente in atto e le sottese idee-forza offrono, negli scenari organizzativi sempre più complessi ed articolati, una dimostrazione del passaggio culturale in corso dall assistenzialismo alla partecipazione, in linea con la più recente ottica delle politiche socioassistenziali di empowerment; inoltre, tale prassi evidenzia e conferma la fattibilità della trasposizione del modello partecipativo da un ambito all altro, cioè, il metodo della personalizzazione e della coprogettazione da applicare negli altri interventi nel sociale e nel sanitario; ed anche a scuola, nel lavoro e in tutti gli ambiti della vita delle persone, così da favorire in concreto la partecipazione di tutti le persone e il loro pieno diritto di cittadinanza. Gli interventi finanziabili con la L.162/98 - assistenza materiale e cura della persona - interventi educativi o di esperienze di inserimenti sociali - programmi per il raggiungimento di livelli possibili più alti di autonomia - maggiore condivisione e alleggerimento del carico familiare, con forti ricadute di benessere personale, familiare, sociale Finalità nell attuazione della l.162 in Sardegna (si rifanno a quelle della L. 104/92, Legge Quadro sull handicap): - Promuovere il diritto a una vita indipendente delle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell'autonomia personale e agevolare la loro piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nella società; - prevenire e rimuovere le condizioni invalidanti o che impediscono lo sviluppo della persona umana; perseguire il recupero funzionale e sociale; superare stati di emarginazione e di esclusione sociale. - Sostegno alla famiglia nel suo compito fondamentale di educazione e di cura, garantire così a tutti, cominciando dai bambini, il diritto vitale di vivere e crescere in famiglia, luogo naturale e sociale privilegiato per la crescita e lo sviluppo; le persone che, nonostante la loro gravità, rimangono in un nucleo familiare e sono incluse nella società, generano relazioni personali e civili di grande qualità. - Centralità e promozione della famiglia e di servizi umanizzati, con progetti individualizzati, che tengono conto delle caratteristiche e delle esigenze specifiche di ogni persona con disabilità, che prevedono anche la possibilità della scelta dell operatore da parte dell interessato e/o della sua famiglia. - Migliorare la qualità della vita della persona con disabilità e delle loro famiglie 3

- Favorire la inclusione sociale e la deistituzionalizzazione con riduzione drastica dei costi sociali, costi nettamente inferiori per gestire il servizio di aiuto alla persona confrontato con ogni tipo di istituzionalizzazione, - la creazione o il rafforzanento della rete dei servizi intorno alla persona e il collegamento fra essi (scuola, comunità, sanità, ecc.) Alcuni elementi di eccellenza dell esperienza sarda - i rapporti collaborativi, più stretti e proficui, creati anche nel superare insieme degli ostacoli, delle famiglie con il proprio Comune di appartenenza e i servizi sociali; - - la creazione di nuovi posti di lavoro seppur part-time con una ricaduta benefica su tutto il territorio e la comunità locale ed emersione del lavoro nero - il collegamento e la collaborazione attuata con le Imprese del Privato sociale con la creazione di occupazione; - la partecipazione alla valutazione del servizio da parte dei diretti interessati (i destinatari) e degli operatori dei servizi e conseguente gradimento, con flessibilità e modificabilità nel raggiungiumento degli obiettiviprevisti, fondamentale nell efficacia servizi alla persone - gradimento da parte degli operatori coinvolti che svolgono il loro lavoro in collaborazione con la persona disabile e la famiglia, sperimentano soluzioni nuove, applicazioni creative, apportando la propria competenza con notevole gratificazione e formazione professionale - costo nettamente inferiore a qualsiasi istituzionalizzazione - la collaborazione dei rappresentanti delle categorie dei portatori di bisogni (associazioni di persone disabili e delle loro famiglie, del volontariato e rappresentanti della Cooperazione Sociale) con le Istituzioni (Regione, Comuni, ecc.). - - Maggiori interazioni tra chi è coinvolto nella realizzazione del servizio: famiglie, enti locali, servizi sociali, cooperative sociali, operatori, associazioni. LEGGI DI RIFERIMENTO 5 Febbraio 1992 Legge n. 104 Legge quadro sull handicap. 20 Giugno 2000 Giunta Regionale della Sardegna, Deliberazione n.26/16. 2 Agosto 2000 Regione Sardegna,, Costituzione Commissione Consultiva Decreto n.28 24 Aprile 2001 Legge Regionale n.6, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione Sardegna. 17 Dicembre 2001 Giunta Regionale della Sardegna, Deliberazione n.45/17 22 Aprile 2002 Legge Regionale n.7, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione Sardegna 22 Aprile 2002 Giunta Regionale della Sardegna, D.L. 295, Emendamento Art.21 (aggiuntivo). 3 Giugno 2004 Giunta Regionale della Sardegna, Deliberazione n.25/36. 4 Giugno 2004 Giunta Regionale della Sardegna, Deliberazione n.25/37 22 Settembre 2004 Assessorato Sanità e Servizio Sociale della Sardegna, Servizio delle Politiche Sociali Circolare Integrativa della Deliberazione n.25/37 18 novembre 2004 Giunta Regionale della Sardegna, Deliberazione n. 48/21 30 dicembre 2004 Giunta Regionale della Sardegna, Deliberazione n. 54/73 2 febbraio 2005 Giunta Regionale della Sardegna, Deliberazione n. 3/21 10 giugno 2006 Giunta Regionale della Sardegna, Deliberazione n. 26/3 4

Legge 21 maggio 1998, n.162 "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave" (in particolare, l articolo 1 comma 1, lettera c): Alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, sono apportate le seguenti modificazioni: ( ) c) all'articolo 39, comma 2, dopo la lettera 1), sono aggiunte le seguenti: «l-bis) a programmare interventi di sostegno alla persona e familiare come prestazioni integrative degli interventi realizzati dagli enti locali a favore delle persone con handicap di particolare gravità, di cui all'articolo 3, comma 3, mediante forme di assistenza domiciliare e di aiuto personale, anche della durata di 24 ore, provvedendo alla realizzazione dei servizi di cui all'articolo 9, all istituzione di servizi di accoglienza per periodi brevi e di emergenza, tenuto conto di quanto disposto dagli articoli 8, comma 1, lettera i), e 10, comma 1, e al rimborso parziale delle spese documentate di assistenza nell'ambito di programmi previamente concordati; l-ter) a disciplinare, allo scopo di garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell'autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita, non superabili mediante ausili tecnici, le modalità di realizzazione di programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per i soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia»; 5