INDICE ARTICOLI ECONOMIA 2) - A4,



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MESSAGGERO VENETO domenica 21 febbraio 2010 (Gli articoli della presente rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) INDICE ARTICOLI ECONOMIA (pag. 2) - A4, esame decisivo per i fondi» REGIONE (pag. 3) - Esonero volontario per i regionali. In pensione 5 anni prima a metà paga credito UDINE (pag. 4) - Postini sul piede di guerra: in città ferie arretrate da record - Dm, mobilità per 60 dipendenti

ECONOMIA A4, esame decisivo per i fondi di MARTINA MILIA PALMANOVA. Autovie Venete gioca le proprie carte. Carte che pesano perchè sono quelle del piano finanziario per realizzare la terza corsia: un opera da 1,7 miliardi. Carte che saranno esaminate questa settimana da due alleati irrinunciabili: la Sace che, con Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe essere la seconda gamba delle garanzie che sostengono l operazione, e la Banca di investimenti europei che potrebbe finanziare fino al 50 per cento dell infrastruttura. L esame decisivo inizia domani con l arrivo a Trieste degli ispettori di Sace. L esame. Dopo i primi contatti per trovare alleati nelle realizzazione della terza corsia, Autovie Venete e la struttura commissariale scoprono le carte e le mostrano nel senso letterale a due enti indispensabili per realizzare un opera come la terza corsia. Domani a Trieste arriveranno gli ispettori di Sace (la delegazione attesa è di tre o quattro persone) che controlerranno al microscopio gli atti elaborati dalla concessionaria per valutare se garantire la copertura del credito alla società. L amministratore delegato Dario Melò dimostra sicurezza. «E tutto pronto, saranno giorni di verifiche operative che non concluderanno comunque spiega - le valutazioni di questi importanti enti, ma che senza dubbio saranno determinanti». La visita. Per gli ispettori di Sace e Bei sarà anche l occasione di conoscere la struttura operativa la concessionaria e la realtà commissariale e naturalmente la rete autostradale. Al rientro verso l aeroporto di Venezia gli ispettori potranno transitare lungo la A 4 accompagnati dai tecnici di Autovie che illustreranno loro i principali interventi previsti dal progetto della terza corsia. Le garanzie. Se Cassa Depositi e Prestiti attiverà il Fondo garanzie opere pubbliche (Fgop) che andrà a copertura del valore di subentro previsto alla scadenza della concessione attualmente la data è il 2017, Sace dovrebbe garantire direttamente Autovie. L investimento. Oltre all elemento delle garanzie, la società e il commissario stanno lavorando sulle risorse per gli investimenti, da qui l intervento degli ispettori della Bei che arriveranno a Trieste il 25 e 26 febbraio. In quella occasione si è saputo dalla concessionaria autostradale è prevista anche la partecipazione del vicecommissario per l emergenza della A4 Venezia Trieste e assessore ai Trasporti del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi. La Banca potrebbe coprire fino al 50 per cento dell investimento previsto, una cifra significativa se si considera che su un piano finanziario di 2,3 miliardi di euro, la terza corsia prevede un costo di 1,7 miliardi. Anche se i costi dei singoli lotti sono aumentati rispetto al piano finanziario del 2007, la quota di indebitamento previsto non è mutata. Le banche Se l operazione Bei andrà a buon fine e si otterrà la copertura del 50 per cento delle risorse, il percorso per reperire capitali da investire non sarà comunque concluso. Autovie a quel punto si rivolgerà al mercato bancario, bandendo una gara per un finanziamento bullet, che prevede il rimborso del mutuo in un unica soluzione alla scadenza.

REGIONE Esonero volontario per i regionali. In pensione 5 anni prima a metà paga di ANNA BUTTAZZONI UDINE. In Regione è scattata l operazione esonero volontario, quella con cui l assessore al Personale, Andrea Garlatti, punta a mandare in pensione anticipata i dipendenti che abbiano raggiunto 35 anni di attività, pagandoli la metà per 5 anni. Al personale una lettera appena recapitata dal direttore centrale, Augusto Viola, svela ogni dettaglio dell operazione. La manovra, approvata a dicembre con la Finanziaria 2010, interessa tutti i dipendenti del comparto unico e solo nell ente regionale l incentivo potrebbe allettare un centinaio di persone. Ma come funziona? A spiegarlo è la circolare di Viola, inviata in questi giorni e che chiede agli interessati di dichiarare il loro interesse all iniziativa entro il 15 marzo, via e-mail. Un termine, spiega la missiva, che servirà all amministrazione per effettuare le necessarie valutazioni tecnico/organizzative sull impatto che il provvedimento avrà sulla macchina operativa. Viola, dunque, spiega che l esonero volontario non è una cessazione del servizio, bensì una sospensione del rapporto di lavoro che potrà avere una durata massima di cinque anni e potrà essere richiesto solo se raggiunti i 35 anni di attività. In quel lustro la Regione provvederà a pagare al dipendente il 50% della busta paga. Una volta fatta richiesta, l esonero non è revocabile, ma in base alle domande che arriveranno sarà l amministrazione regionale a decidere se accogliere la richiesta, secondo le esigenze dell ente: la priorità, quindi, sarà data al personale interessato da processi di riorganizzazione o appartenente a categorie per le quali è prevista una riduzione d organico. Come dire: la manifestazione di volontà non farà automaticamente scattare l esonero, perchè per la Regione non è vincolante. Rispetto alla richiesta, inoltre, la data da cui cominciare la sospensione può essere rinviata dall amministrazione, e quindi differita rispetto a quella proposta del lavoratore, per un massimo di sei mesi. La Regione, però, è tenuta a rispondere alla domanda entro 60 giorni e l esonero scatterà in ogni caso dal primo giorno del mese. Ci sono poi le incompatibilità con altri impieghi. Restando in servizio, il dipendente non potrà svolgere alcuna attività che risulti in contrasto con quella dell amministrazione e dovrà comunicare in ogni dettaglio che cosa intenda fare nei 5 anni di sospensione, informando l ente anche su ogni variazione dell attività. Una volta esonerato in nessun caso il lavoratore potrà rientrare in servizio e non potrà nemmeno ricevere incarichi retribuiti dalle amministrazioni del comparto unico del pubblico impiego regionale e locale. E poi c è il divieto della doppia contribuzione: non sarà consentito instaurare rapporti di lavoro dipendente con soggetti pubblici e privati. Lo stipendio del 50%, poi, resterà fisso, senza subire alcuna rivalutazione dovuta a rinnovi contrattuali in periodi successivi all esonero. Nel calcolo dello stipendio dimezzato, inoltre, non rientreranno voci come l indennità di mensa o di rischio, i compensi per lavoro straordinario e per turno e le componenti legate alla produttività. Prima della sospensione il dipendente dovrà usufruire dei permessi, delle ferie e delle festività residue, perchè non sono monetizzabili. L interesse manifestato entro il 15 marzo, infine, non sarà vincolante, perchè solo dopo l analisi dell impatto del provvedimento la Regione pubblicherà la formale domanda di adesione. La strada però è aperta.

UDINE Postini sul piede di guerra: in città ferie arretrate da record di FEDERICA BARELLA I sindacati del settore sono pronti ad aprire l ennesimo conflitto di lavoro contro le Poste italiane. Questa volta, dopo l agitazione durata quasi un mese nel settore sportellisti, è la volta dei portalettere pronti a scendere sul sentiero di guerra per il caso ferie arretrate. Gli interventi succedutisi nell assemblea, organizzata unitariamente dalle sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil e Failp- Cisal, e svoltasi venerdì pomeriggio nella sala dei portalettere della sede di Udine di Poste Italiane, hanno infatti messo in evidenza una situazione più che critica sul fronte ferie. «La media è di circa 50-60 giorni di ferie arretrate per portalettere - spiega Daniele Mauro, segretario provinciale della Failp-Cisal, seconda forza sindacale per iscritti nell Udinese -. Ma ci sono anche dei colleghi che hanno un monte-giornate non smaltite pari a due anni di ferie non effettuate». E dopo il danno, secondo i sindacalisti, ecco arrivare anche la beffa. Perchè l azienda Poste Italiane nei giorni scorsi ha fatto sapere che proprio per cercare di smaltire questi arretrati gli addetti alla consegna, nel caso specifico di Udine, dovranno/potranno effettuare almeno una settimana di ferie tra il 15 gennaio e il prossimo 15 aprile. «Peccato che alla fine sia di fatto impossibile effettuare queste settimane di ferie - aggiunge il sindacalista della Failp-Cisal Daniele Mauro -. Assunzioni per le sostituzioni di fatto non vengono più effettuate. Quindi i vari capi settori concedono raramente una settimana di seguito di ferie. E quando accade il portalettere in questione, quando rientra al lavoro, si ritrova di fatto a dover smaltire anche tutto il lavoro rimasto arretrato, visto l assenza di sostituti». Alla fine, dunque, i circa 80 portalettere della città, di Feletto Umberto e Pasian di Prato, suddivisi in altrettante zone (oltre agli altri dieci delle zone dei cosiddetti portalettere non convenzionali ), riescono a malapena a effettuare le normali ferie estive, della durata comunque di non più di due settimane. Ecco perchè le forze sindacali hanno deciso di aprire un conflitto di lavoro, dando il via così all ennesimo braccio di ferro con l azienda Poste Italiane.

Dm, mobilità per 60 dipendenti BUJA. La strada sembrava spianata in vista dell incontro programmato per martedì in Confindustria, dove sindacati e azienda avrebbero dovuto riprendere a confrontarsi dopo la brusca rottura di qualche settimana fa. Probabilmente non sarà così. Non dopo che l azienda, a sorpresa, ha aperto una procedura di mobilità per 60 persone, prendendo in contropiede le organizzazioni sindacali. Da mesi queste tentano di far luce sul futuro dell occupazione alla Dm una volta scaduta la cassa integrazione in corso. A dar notizia delle 60 richieste di mobilità è stato ieri mattina Marco Palese, segretario della Fim Cisl Alto Friuli, che giunto alla sede del sindacato di Gemona si è ritrovato tra le mani la comunicazione dell azienda. «La procedura è stata avviata per 60 persone, si tratta per lo più di operai, ma anche di alcune unità di impiegati», spiega Palese, che pur rammaricato dichiara: «Non è certo un fulmine a ciel sereno. Abbandonando settimane fa il tavolo della trattativa l azienda aveva apertamente minacciato l apertura di una procedura di mobilità, che oggi ci ritroviamo sulla scrivania, ma che non abbiamo affatto intenzione di accettare». «Lunedì mattina annuncia il segretario della Fim Cisl - sentirò i colleghi di Fiom e Uilm, Chiara Lucchetto e Luigi Oddo, per decidere come muoverci». Ricordiamo che alla Dm Elektron, azienda insediata nella zona artigianale di Buja dove si producono schede elettroniche, gli occupati, tra operai e impiegati, sono complessivamente 210, attualmente interessati da una cassa integrazione su due livelli che scadrà all inizio di maggio. Secondo l accordo firmato lo sorso anno l azienda doveva garantire a un massimo di 60 persone almeno un mese di lavoro su 12, mentre per la parte restante degli occupati la cassa poteva essere utilizzata a rotazione. «A oggi ci sono circa 50 persone a casa, mentre il resto dei lavoratori, dopo luglio, praticamente non ha mai fatto cassa perché le commesse ci sono continua Palese -, rispetto ad altre aziende alla Dm si lavora. Dovremo dunque capire dove vuole arrivare la proprietà, ma dopo le segnalazioni di scorrettezze effettuate agli organi di controllo, il recente blitz della guardia di finanza e le verifiche in corso all Inps sappiamo che non sarà un confronto facile. Noi faremo il possibile». I tempi, ricordiamolo, sono perentori. Dall apertura della mobilità ci sono 45 giorni a disposizione perché si trovi un accordo in Confindustria, dopodiché la palla passa alla Provincia, che ne ha a disposizione ulteriori 30 per tentare la conciliazione. «Se poi non dovessimo trovare un accordo conclude Palese l azienda potrà procedere ugualmente ai licenziamenti, sapendo però che potrebbero essere impugnati dai lavoratori». (Maura Delle Case)