Tenerezza. nella pittura italiana tra Quattrocento e Settecento



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Tenerezza eluce nella pittura italiana tra Quattrocento e Settecento

Tenerezza eluce nella pittura italiana tra Quattrocento e Settecento

con il patrocinio di in collaborazione con Comune di Pontedera Centro per l Arte Otello Cirri Rete Museale Valdera Tenerezza e Luce nella pittura italiana tra Quattrocento e Settecento Centro per l Arte Otello Cirri - Pontedera 14 dicembre 2013-18 gennaio 2014 Realizzazione Comune di Pontedera in collaborazione con il Comitato Provinciale di Pisa per l Unicef Coordinamento Generale Riccardo Ferrucci, Silvia Guidi, Gino Gozzoli - Ufficio Attività Culturali - Comune di Pontedera Ideazione e cura mostra Pierluigi Carofano, Antonio Vignali Allestimento Francesca Macchia Caputo Ufficio Stampa Silvia Guidi - Comune di Pontedera Grafica Nancy Barsacchi - Comune di Pontedera Foto Torquato Perissi - Firenze Restauri Estrelita Giampiccolo - Pisa Leonetto Giovannini - Firenze Sandro Salemme - Imola Stampa La Grafica Pisana - Bientina - Pisa Centro per l Arte Otello Cirri Presidente Liviana Canovai Comitato Scientifico Grazia Mancini (Direttrice artistica) Luca Cherici Riccardo Ferrucci Ilario Luperini Cecilia Robustelli La mostra Tenerezza e Luce nella pittura italiana tra Quattrocento e Settecento al Centro per l Arte Otello Cirri, nel periodo delle feste natalizie, è una proposta insolita rispetto al percorso sul Contemporaneo che caratterizza l attività espositiva del Centro. Sono presenti una serie di importanti opere d arte che evocano scenari luminosi in cui è protagonista, principalmente, la tenerezza della maternità, creando un legame simbolico con il valore della difesa dei diritti di tutti i bambini e le bambine del mondo. La prestigiosa iniziativa, promossa dal Comune di Pontedera con il patrocinio della Regione Toscana in collaborazione con il Comitato Provinciale di Pisa per l Unicef, riveste una duplice valenza. In primo luogo si inserisce nell attività culturale dell Amministrazione Comunale che ritiene l arte tassello di un vasto mosaico caratterizzante il disegno culturale della città. Per Pontedera questa mostra rappresenta un ulteriore episodio di partecipazione territoriale sia come attenzione a contenuti specificatamente storico artistici che come collaborazione con realtà istituzionali e soggetti privati del territorio. Al di là dello specifico della rilevanza scientifica della proposta, Tenerezza e Luce nella pittura italiana tra Quattrocento e Settecento costituisce un altro tipico momento di partecipazione e di stimolo verso nuove conoscenze. Come per l evento espositivo di Luce e ombra. Caravaggismo e naturalismo nella pittura Toscana del Seicento, tenutosi otto anni fa sempre presso il Centro Cirri e il Museo Piaggio, si tratta anche questa volta di una significativa esperienza per ammirare dipinti inediti di straordinaria qualità provenienti da collezione private che celebrano il tema della tenerezza attraverso il trionfo della luce, dei fondi oro, dei colori avvolgenti. Numerosi sono gli artisti protagonisti della mostra, in un percorso espositivo che si sviluppa in maniera suggestiva, evidenziando un legame ideale tra la pittura del Quattrocento e quella del Settecento italiano sul tema della tenerezza; si propongono, quindi, ad un pubblico sempre più vasto, aspetti coinvolgenti e di spessore intellettuale dell arte e della cultura. Inoltre emerge un analogia poetica fra la tenerezza rappresentata e quella evocata dalla presenza dei bambini attraverso l Unicef e le campagne a loro difesa. Desideriamo, infine, esprimere un sincero ringraziamento ai prestatori che hanno reso possibile questo evento consentendo di esporre opere altrimenti sconosciute e ringraziare quanti hanno sostenuto questa iniziativa di alto valore artistico, ma anche umanitario rappresentato dalla partecipazione del Comitato Provinciale di Pisa per l Unicef a sostegno dei bambini siriani. L augurio è che la mostra possa comunicare questi messaggi e stimoli alla riflessione sul valore della nostra tradizione artistica e sui valori che essa da secoli trasmette. Avv. Simone Millozzi Sindaco di Pontedera Servizi Assicurativi Assiteca - Broker Internazionale dal 1982 Trasporti Antichità Rocco Leone - San Frediano (Pisa) Un particolare ringraziamento ai prestatori, agli sponsor e a tutti coloro che hanno lavorato per la realizzazione di questa mostra Rotary Club Pontedera con il contributo Liviana Canovai Assessore alla Cultura 5

Viatico alla mostra La scelta dell argomento figurativo di questa mostra, Tenerezza e luce nella pittura italiana tra Quattrocento e Settecento, è stata suggerita dalla riflessione che la presentazione di un gruppo di opere (la maggiore parte inedite), tutte di qualità sostenuta, fosse assolutamente pertinente al fine verso il quale tende questa iniziativa svolta in collaborazione con il Comitato Provinciale di Pisa per l Unicef. L attenzione rivolta verso il tema della Madre col Figlio seppur con tutti i distinguo fissa uno dei momenti più affascinanti della vita e i dipinti qui esposti, sono da considerarsi una rappresentazione di variazioni di un unico tema: le vicende della nascita, della maternità, dell educazione, dell essere umano. È vero che la maggior parte delle opere presenta un iconografia di carattere sacro, ma essa è animata da una tale penetrante e talvolta struggente umanità da trasfigurare il soggetto come nel caso della Madonna col Bambino e san Giovannino di Bernardo Strozzi vera e propria scena di genere con tanto di natura morta in primo piano o nell inedito Venere e Cupido di Giovanni Antonio Pellegrini, tutto risolto pittoricamente in una luminosità chiara, rosata, dolcissima. La mostra si apre con un dipinto databile alla prima metà del Quattrocento e riconducibile a quella singolare quanto feconda area figurativa toscana che vede come protagoniste appunto personalità quali il portoghese Alvaro Pirez de Evora (documentato dal 1411 al 1434) e i fiorentini Niccolò di Pietro Gerini, Lippo d Andrea, Ambrogio di Baldese e Scolaio di Giovanni (alias Maestro di Borgo alla Collina). Si tratta di un opera raffinatissima, di cultura tardogotica e, per caratteristiche e dimensioni, non è improbabile ipotizzare che in origine fungesse da stendardo processionale di una qualche compagnia dedita al culto della Madonna dell Umiltà, poiché la Vergine sembra seduta su un cuscino rosso damascato. Di tutt altro tenore è la tavola del senese Matteo di Giovanni, con i volti forti, accigliati dei santi alle spalle della Vergine e del Bambino, i veri protagonisti del quadro. In particolare colpisce l immagine altera della Vergine, quasi distaccata, affusolata ed elegantissima; le palpebre abbassate indicano tutta la sua desolazione per il futuro del figlio; veri e proprî brani di oreficeria sono le aureole punzonate così come la foglia d oro stampigliata sul fondo. Se si confronta questa immagine con i dipinti di Ercole Procaccini e di Federico Barocci si capisce quanto la Controriforma abbia influenzato la raffigurazione della donna e del bambino nella pittura italiana: nel dipinto di Matteo di Giovanni la Vergine indossa le vesti di una dama di corte, in quello di Procaccini gli abiti e i loro colori sono ormai codificati così come i gesti misurati, le espressioni raggelate. Per avere una svolta verso la rappresentazione dei sentimenti bisognerà attendere la rivoluzione caravaggesca di cui è egualmente debitrice la tela di Bernardo Strozzi di una qualità pittorica altissima (basti pensare alla resa dei bianchi o degli incarnati) e Mosè salvato dalle acque del duo Antiveduto Gramatica/Artemisia Gentileschi. Questo dipinto è assai singolare poiché vi è una discrasia stilistica piuttosto evidente nella resa sommaria, quasi abbreviata del paesaggio e la ricchezza dei personaggi singolarmente caratterizzati che spettano in gran parte proprio ad Artemisia come si può dedurre dal modo così personale e riconoscibile di eseguire gli abiti. Un opera di grande intensità è il Salvator Mundi di Francesco Albani dove in primo piano un Gesù poco più che adolescente si fa carico di tutti i mali dell umanità: sullo sfondo a destra i suoi genitori, Maria e Giuseppe, assistono impotenti al destino fatale del loro figlio. Si tratta di temi che, letti in chiave laica, rimandano alle grandi questioni della tutela dei diritti umani degli ultimi, degli abbandonati, non a caso visitati da una giovane donna nelle vesti di Caritas nel raro dipinto di Giovanni Martinelli. Il bellissimo brano di natura morta di fiori di Pier Francesco Cittadini incornicia un putto intriso di luce, quasi illuminato dall interno, eseguito da Simone Cantarini mentre una spensierata festa familiare è la Presentazione di Gesù al tempio con la Sacra Famiglia di Gregorio de Ferrari, opera splendida per qualità e composizione, così come il dipinto di Pellegrini di cui si è già parlato o L Annunciazione di Gaetano Lapis dove l arcangelo Gabriele pare un damerino al cospetto di una giovane signora. Un trionfo di colori caldi di sapore barocco è l Immacolata Concezione di Giuseppe Bottani, ma l opera più seducente dell intera esposizione è il Ritratto di dama con putto di Giovanni Domenico Ferretti laddove il pittore non si sottrae nel ritrarre la pinguedine della donna (forse una Sansedoni), soffermandosi sullo splendido panneggio e sulle rose leggermente sfiorite. Si tratta di un capolavoro della ritrattistica italiana del Settecento, pari alla qualità di un Watteau, quanto unico nel trattamento del disegno e del colore. Un discorso a parte merita la scelta di esporre all interno di una mostra dedicata al tema della tenerezza, quindi degli affetti, un dipinto dal soggetto terribile come Giuditta e Oloferne di Francesco Furini. Questo dipinto, peraltro inedito e assai importante per l innovativa impostazione teatrale, riassume la vicenda della giovane ebrea Giuditta che sacrifica la sua verginità pur di sconfiggere un nemico feroce: un gesto d amore che porterà il suo popolo alla libertà. Pierluigi Carofano Antonio Vignali 6 7

Alvaro Pirez d Evora (attr.), (attivo nella prima metà del sec. XV), Madonna col Bambino, c. 1425, olio su tela, cm 127x78 Matteo di Giovanni (Borgo San Sepolcro c. 1428 - Siena 1495), Madonna col Bambino tra angeli e i santi Giovanni Battista e Gerolamo, c. 1470, tempera e olio su tavola, cm 60x40 8 9

Ercole Procaccini il Vecchio (Bologna 1515-1595), Madonna col Bambino tra angeli musicanti e i santi Gerolamo e Lorenzo, c. 1560, olio e tempera su tavola, cm 96x75,5 Federico Barocci (Urbino 1535? - Urbino 1612), Madonna col Bambino e san Giovannino, c. 1570, olio su tela, cm 27,5x22,5 10 11

Bernardo Strozzi (Genova 1581 - Venezia 1644), Madonna col Bambino e san Giovannino, c. 1620, olio su tela, cm 163,2x118,1 Francesco Albani (Bologna 1578-1660), Salvator Mundi, c. 1620, olio su tela, cm 114x88 12 13

Antiveduto Gramatica (Roma 1570-1626) e Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1656), Mosè salvato dalle acque, c. 1620, olio su tela, cm 142x208,5 14 15

Gregorio de Ferrari (Porto Maurizio 1647 - Genova 1726), Presentazione di Gesù al tempio con la Sacra Famiglia, c. 1670, olio su tela, cm 128x152 16 17

Giovanni Martinelli (Montevarchi 1600 - Firenze 1659), Caritas romana, c. 1630, olio su tela, cm 129x146 Pier Francesco Cittadini (Milano 1616 - Bologna 1681) e Simone Cantarini (Pesaro 1612 - Verona 1648), Gesù Bambino in una ghirlanda di fiori e rose, c. 1640-1645, olio su tela, cm 140x85,5 18 19

Francesco Furini (Firenze 1604-1646),Giuditta e Oloferne, c. 1630, olio su tela, cm 150x166 Giovanni Domenico Ferretti (Firenze 1692-1768), Ritratto di dama con putto, c. 1740, olio su tela, cm 117x93,5 20

Giovanni Antonio Pellegrini (Venezia 1675-1741), Venere e Cupido, c. 1710, olio su tela, cm 50x38 22 23

Giuseppe Bottani (Cremona 1717 - Mantova 1784), Immacolata Concezione, c. 1750, olio su tela cm 143x106,5 Gaetano Lapis (Cagli 1706 - Roma 1773), Annunciazione, c. 1740, olio su tela, cm 95x81 24 25

Finito di stampare nel mese di dicembre 2013 dalla tipografia La Grafica Pisana Bientina - Pisa