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info@didatticaperprogetti.it NODI FORMATIVI I Nodi formativi si presentano come nuclei concettuali collegati ai Progetti didattici del Sito ( Vedi Aree Disciplinari). I Nodi, unitamente ai Progetti didattici, possono essere utilizzati per progettare e strutturare Unità Didattiche di Apprendimento. SOCIALIZZARE 1. Generalità In ambito pedagogico-formativo socializzare è parola d ordine cui si ricorre di continuo, considerandola tra le finalità prioritarie della scuola. In effetti il bambino socializza da quando nasce e la famiglia è la sua prima grande occasione. Ma la stessa famiglia è al tempo stesso il limite della prima socializzazione e costituisce quasi un impedimento al suo ampliarsi. Possiamo infatti pensare la socializzazione come una serie di anelli concentrici, al cui centro si trova l individuo poi via via il rapporto con la madre, con i conviventi in senso stretto, con la famiglia allargata (clan, tribù), la cerchia degli amici (compagni di scuola), i colleghi, i conterranei, i connazionali.. Possiamo anche pensare che a ogni passaggio da un cerchio all altro cambino un poco anche i modi di socializzazione,

2 aumentando per così dire in astrattezza e diminuendo in forza attrattiva. Questa sarà massima nel rapporto con la madre e i primi conviventi, minima quando si va oltre la cerchia dei connazionali come oggi nel sentirsi europei o cittadini del mondo. Questo accrescimento di astrattezza e calo di emotività non è tuttavia graduale né privo di inversioni anche vistose. Un eroe che si sacrifica per la patria, un kamikaze che si fa uccidere (e uccide) per convinzioni religiose, scavalcano d un colpo solo molti cerchi, come anche, seppure in estensione minore, chi lascia la famiglia per un associazione di volontariato. Sono in gioco nei processi di socializzazione fattori ideologici spesso assai più forti dei legami famigliari e affettivi e questi fattori, pur manifestandosi come individuali, sono il più delle volte eterogestiti dalla cultura localmente dominante. Non tutto, nella socializzazione, è da valutarsi positivamente ai fini della sopravivenza. Occorre inoltre distinguere tra sopravvivenza dell individuo, del gruppo ristretto, della società nazionale o di quella mondiale. Fino a pochi decenni fa (ma in gran parte del mondo ancora oggi) la sopravvivenza per cui bisognava lottare era quella della nazione, attualmente si sta lottando per modelli di civiltà. Sappiamo però tutti che il cerchio (l unico) che va difeso a oltranza è il più esterno, quello della vita tutta. Ma la sua difesa non va più rivolta all esterno (non ci sono altri cerchi, fuori), ma all interno, con la salvaguardia dell umanità e di ogni altra forma di vita compatibile con la sua totalità. Parlare di socializzazione oggi vuol dire farsi individualmente carico della vita sul nostro pianeta. 2. La società e l individuo Non è questo il luogo né noi avremmo le competenze necessarie 2

3 a trattare un argomento di così vasta portata. Ci limiteremo quindi a poche osservazioni riguardanti la formazione (dell una e dell altro) per quanto realizzabile nella scuola di base. - Anzitutto converrà considerare i due termini non come antitetici ma come coestensivi: l aristotelico animale sociale è al tempo stesso individuo e componente essenziale di un organismo sociale. E abbiamo visto come oggi questo organismo va pensato nella sua massima estensione possibile. Ciò che ci rende individui ci rende anche sociali. Non sappiamo se questa identificazione sia un a priori genetico o un acquisizione culturale, il fatto è che, se vogliamo sopravvivere individualmente, dobbiamo imparare a farlo anche come società planetaria. - L unificazione filosofica di individuo e società non si traduce tuttavia automaticamente in forme di equilibrio psichico e comportamentale. Oggi come ieri osserviamo quotidianamente (anche in noi stessi) squilibri in un senso o nell altro. L ideologia della competitività e del self made man vede nell altro soprattutto l ostacolo da aggirare o da abbattere per affermare la propria individualità. Le forze di omologazione (ideologie, religioni, mass-media) mirano ad assoggettare gli individui a modelli di socialità frazionata e controllata incompatibili con la necessaria globalizzazione sociale del pianeta. - Se tra unificazione teorica (di individuo e società) e equilibrazione pratica non c è necessariamente coincidenza, vuol dire che anche quella (l unificazione 3

4 Scegliere Ipotizzare Analizzare teorica) ha se non altro una larga componente culturale, ideologica. L ipotesi che suggerisce queste considerazioni (IMC, l Ipotesi metaculturale) non nega la legittimità delle ideologie, mira solo a renderle consapevoli e frutto di scelte autonome. Sopravvivono tutt ora ideologie che non giovano alla sopravvivenza della vita (per esempio l ideologia della guerra, messa fuori gioco dalla bomba H). Altre invece sembrano svolgere un ruolo positivo in questo senso (come appunto l ideologia che lega uomo e individuo in un sinolo indissolubile). Indispensabile è comunque lo statuto di ipotesi e, per di più, di ipotesi relativistica, da conferire a ogni nostra convinzione (e anche questa è un ideologia). - Il termine socializzazione va quindi depurato dalla patina di genericità che ne accompagna la menzione soprattutto in ambito scolastico-formativo. - Anche in una comunità di drogati si dà socializzazione, tanta quanta in una comunità di recupero. Non basta quindi il termine, non serve soprattutto la marca di positività che siamo soliti attribuirgli; occorre un analisi più approfondita di ciò che attraverso la socializzazione vogliamo raggiungere o vogliamo evitare. 3. L autonomia individuale: un traguardo raggiungibile attraverso la socializzazione. Ancora una volta una contraddizione apparente: autonomia nella socializzazione. Per prima cosa conviene togliere al concetto di Confrontare autonomia sia l assolutezza che la definitività. L autonomia si acquisisce attraverso il confronto e questo presuppone l altro 4

5 come elemento attivo. Già per questa via viene indebolita la pretesa di assolutezza, a meno che il confronto non venga deciso dall individuo pregiudizialmente a suo favore. Poiché inoltre l altro non è unico ma molteplice, il risultato non può mai dirsi definitivo. In una parola l autonomia è una conquista continua e mai compiuta. Non è inoltre la conquista dell altro ma di se stessi attraverso l altro. Né è frutto di concorrenzialità, competizione, ma comprendere di comprensione e questa nella reciprocità. L autonomia dell uno si riflette in quella dell altro. Non di un superamento si tratta, ma di una progressiva presa di coscienza della diversità. 4. L integrazione delle diversità Se intendiamo la conquista dell autonomia come comprensione Relativizzare della diversità, implicitamente relativizziamo quella a questa: essere autonomi in un quadro di autonomie diverse. Il riconoscimento dell autonomia altrui è il primo passo nella costruzione della nostra così come nel processo di socializzazione. I due termini continuano a viaggiare di conserva, quasi indistinguibili l uno dall altro. Li vediamo integrati nel concetto stesso di individuo. Resta da realizzare questa integrazione anche nel sociale, di cui, come abbiamo visto, l individuale è componente inscindibile. Anche qui, un conto è questa integrazione teorica, un altro la via pratica da percorrere. È certo un compito della scuola individuare questa via ma il problema non si risolve, né va quindi affrontato sulla base di concetti astratti o sentimentali come amore, solidarietà, condivisione e simili. Occorre una metodologia adeguata a cui si sta lavorando oramai da anni, e non è da sottovalutare il fatto che proprio lo studio delle diversità estreme 5

6 (certe forme di handicap) stia dando delle informazioni di valenza generale. Ritorneremo a tempo debito su questo punto. Formare 5. Integrazione e socializzazione nella scuola Il problema dell integrazione sociale è ad evidenza un problema mondiale, legato alle nostre stesse probabilità di sopravvivenza. L ufficialità ne parla di continuo, dando a vedere che si sta movendo in quella direzione. Sappiamo anche che c è una antiufficialità che sostiene con qualche ragione in più di fare la stessa cosa. Quella però ha il potere, questa non ce l ha e il potere serve anzitutto e permette a chi lo possiede, di fare tutto il contrario di ciò che dice. Ma questo è l aspetto politico del problema e a noi qui interessa soprattutto quello formativo, da cui peraltro discenderà la politica di domani. Tornando quindi alla scuola, come avviene nelle prime fasi il processo di socializzazione e come si sviluppa successivamente? Il bambino molto piccolo (di scuola della infanzia eprimaria) tende, non all autonomia, ma all autismo, soprattutto da quando abbondano i figli unici. I rapporti interpersonali si sviluppano prevalentemente con gli adulti e l ingresso nella scuola mette per la prima volta i bambini a confronto tra loro. Di qui il frequente rinchiudersi a riccio o l esplosione di immotivate (per l osservatore) aggressioni reciproche. La presenza di un nuovo adulto (l insegnate) tende o a essere interpretata in termini di rapporti familiari (la maestra-mamma) o come una sorta di tribunale cui ricorrere per difesa dal coetaneo nemico (bambini che fanno la spia). Nel giro di qualche settimana queste manifestazioni esteriori in molti casi si attutiscono e noi siamo inclini a dire che i bambini stanno socializzando. 6

7 Ammettendo pure che ciò entro certi limiti sia vero, che cosa fa la scuola per rafforzare questo processo? Inizia e via via perfeziona il modello competitivo che caratterizza oggi la società degli adulti. Un tempo, è vero, la scuola era ancora più competitiva e selettiva di oggi, anche perché era funzionale soprattutto alla futura classe dirigente. Le scuole superiori inoltre, in particolare quelle che immettono (o dovrebbero immettere) direttamente nel mondo del lavoro, hanno qualche buona ragione per distinguere e selezionare i più adatti, ma la scuola di base, che è di tutti, che ragioni ha? Discorsi del genere se ne sono fatti in abbondanza negli anni successivi al 68, e la scuola porta ancora oggi i segni di un cambiamento sancito dalle leggi degli anni 70 e primi 80. Ma nella sostanza, cioè nella quotidianità Apprendere scolare, gli elementi discriminanti prevalgono ancora su quelli Valutare generalmente formativi. La nozione, l apprendimento immotivato, Sapere le frontiere disciplinari, la valutazione ecc. vengono tutt ora intesi come ingredienti che qualificano la formazione; la trasmisione culturale (di saperi e valori) è sempre al centro dell attività Trasmettere scolastica, quando oggi le culture tutte vivono una crisi di identità che spesso produce tentativi disperati ed esiziali di riconferma. Se non è questo ciò che la rivoluzione culturale del 68 aveva promesso (ma non è neppure ciò che lo sbandamento culturale immediatamente successivo ha fatto intravedere), qual è un indirizzo formativo effettivamente rispondente alle esigenze di sopravvivenza oggi drammaticamente manifeste? Qual è un modello di socialità verso cui indirizzare la formazione a livello di base? 7

8 Modulare 6. Non un impossibile risposta, ma un possibile orientamento L impossibilità di una risposta a quesiti di importanza vitale per la società planetaria non è contingente, più o meno superabile in futuro, ma connatura proprio all orientamento che si comincia a intravedere e che, per parte nostra, vorremmo indicare come una mutazione (non genetica, ma culturale) dell uomo dallo stadio culturale a quello metaculturale. La contraddizione contenuta nell interpretare questo orientamento come una mutazione culturale verso un ipotetica metaculturalità è logicamente agirabile all interno di IMC (Ipotesi Metaculturale), ma qui la questione è secondaria. Niente affatto secondario è invece riuscire a sostanziare metodologicamente l orientamento di cui si è detto. Si tratta cioè di individuare, non tanto una metodologia in senso stretto (si fa così), quanto una sorta di contenitore metodologico capace di accogliere metodologie già accreditate o da inventare funzionalizzandole alla formazione metaculturale. Formazione che lo ricordiamo non rinnega la trasmissione ne la sua culturalità (per IMC ogni espressione umana è culturalmente modulata), ma la riconosce nei suoi limiti e le permette di aprirsi al diverso da sé, anche assumendo provvisoriamente punti di vista culturali diversi. Tutto il nostro apporto al sito è orientato in questo senso. Centro di ricerca e sperimentazione Metaculturale www.didatticaperprogetti.it 8