RASSEGNA STAMPA Lunedì 19 gennaio 2015 Sommario: Rassegna Associativa 2 Rassegna Sangue e Emoderivati 8 Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore 13 Prime Pagine 16
Rassegna associativa FIDAS
L ARENA (17 gennaio) Hanno la sfida nel sangue. I donatori Fidas e Avis alla ricerca del record E ci sono quelli che la sfida ce l'hanno... nel sangue. Sono i donatori di Avis e Fidas che a questa 40a edizione della Montefortiana sono arrivati alla resa dei conti: tre primati per parte, nella singolar sfida di gruppo più numeroso, che scatena la sfida a chi fa per primo quaterna. A prescindere dalle insegne che portano, sono tutti «volontari al quadrato» perchè non solo donano sangue ma alla Montefortiana, partecipando e posizionando striscioni, gonfiabili, bandiere come distribuendo palloncini ed altri gadget, lanciano a migliaia di persone l'invito a quel gesto gratuito che è la donazione di sangue. Nei soli ospedali veronesi, ogni giorno, servono oltre 200 sacche tra sangue intero, plasma e piastrine. In casa Avis sono stati messi in fila, negli ultimi tre anni, tre primati che, nelle parole del vice presidente dell'avis provinciale Alessandro Viali, «sono l'immagine grande dei 22mila donatori di sangue veronesi». Nel 2012 si presentarono al via in 552 (e quell'anno condivisero il primato con il Gp Garden story di Caldiero), nel 2013 in 716 e lo scorso anno fecero registrare il loro record di sempre, ben 791 donatori iscritti. In casa Fidas si lustrano i tre trofei conquistati nel 2009 con 407 partecipanti, nel 2010 con 371 e nel 2011 con ben 460 donatori iscritti. È sfida, dunque, anche se ci sono potenzialmente due «terzi incomodi», e cioè il già citato Gp Garden story (che vinse nel 2001 e 2002, dal 2008 al 2008, nel 2012 e che vanta pure 5 secondi posti) ed il Gruppo Fidal di Verona, ousider delle ultime due edizioni che nel 2013 si piazzò al secondo posto e l'anno scorso al terzo. P.D.C.
AVVENIRE.IT (18 gennaio) Al via a Piglio una nuova raccolta di sangue Domenica 1 Febbraio 2015, in occasione della Trentasettesima Giornata per la vita istituita a livello nazionale dalla Chiesa Cattolica, dalle ore 8.30 alle ore 11.30, presso la sala Polivalente di Piglio, sarà presente il centromobile di prelievo dell ospedale pediatrico Bambino Gesù per la periodica raccolta di sangue, giunta alla quarantesima giornata del donatore. L Associazione donatori di sangue di Piglio che fa capo all Ospedale del Bambino Gesù di Roma, presieduta da Giovanni Pizzale, fondata il 1 Ottobre 1995, ha già effettuato in venti anni oltre 4000 donazioni mostrandosi sempre presente laddove le necessità lo richiedono. Il prelievo non è doloroso né da luogo ad alcun danno per l organismo. A tutti i donatori viene garantito il controllo dell integrità fisica e la perfetta osservanza delle disposizioni di legge previste a favore dei donatori. In particolare la donazione potrà essere effettuata solo previo accertamento del reale stato di idoneità alla donazione. Ai donatori sarà rilasciata una tessera sulla quale vengono memorizzati i dati anagrafici, il gruppo sanguigno ed i risultati delle analisi. Per chi non lo sapesse donare il sangue, oltre a essere un gesto altruistico, fa bene anche al donatore dicono gli esperti. Sottoporsi ai controlli che vengono eseguiti prima di ogni donazione (e che sono completamente gratuiti) consente spesso di giungere a una diagnosi precoce di malattie che altrimenti non sarebbero state riconosciute prima della comparsa di sintomi. Inoltre rappresenta un incentivo ad adottare uno stile di vita sano. Ciò si ripercuote sullo stato di salute generale come dimostrano numerosi studi che evidenziano, per esempio, una minore frequenza di malattie cardiocircolatorie nei donatori abituali. Inoltre, la donazione periodica consente un ricambio delle cellule del sangue. Sono esclusi dalla donazione, chi assume droghe, chi ha un comportamento sessuale a rischio per l Aids ed altre patologie trasmissibili, chi ha malattie croniche, cardiopatie, positività per vari test (sifilide, epatite B, epatite C, HIV), epatite virali. Il tutto per evitare di diffondere infezioni attraverso il sangue donato. In cambio, peraltro, si ottiene l esame completo e gratuito del sangue, oltre alla consapevolezza di aver fatto un bel gesto di civiltà. Giorgio Pacetti
Rassegna sangue e emoderivati
LEGGO Salute, boom per la cura del vampiro : sangue concentrato contro le rughe domenica 18 gennaio 2015 Si tratta di un metodo fisiologico che consente un ringiovanimento molto naturale, che riduce le rughe Il segreto della giovinezza è nel sangue. Non è un motto del conte Dracula ma il principio su cui si basa la tecnica antirughe che sta conoscendo un vero e proprio boom, la vampirizzazione o più precisamente Prp (plasma ricco di piastrine). Un sistema ben conosciuto, utilizzato in ortopedia da tempo per favorire la riparazione di muscoli e tendini lesionati, soprattutto negli sportivi, ma che solo ora sta emergendo tra gli interventi estetici anche perché è basato sull utilizzo del sangue del paziente e non c è nessuna azienda che ha interesse a promuoverlo, spiega all Adnkronos Salute il chirurgo plastico Maurizio Valeriani. Insomma è una tecnica che ci ha messo un po ad affermarsi ma ora sta prendendo piede con un certo vigore aggiunge lo specialista anche perché si tratta di un metodo fisiologico che consente un ringiovanimento molto naturale, riducendo le rughe. Non parliamo di miracoli ma si tratta di una biostimolazione efficace per il viso, intorno agli occhi e alla bocca. E anche per contrastare la calvizie. Le piastrine sono una componente del sangue fondamentale nella riparazione delle ferite. Per far fronte al danno si parte proprio dall attivazione delle piastrine, attraverso la liberazione di sostanze riparatrici, le citochine, spiega Valeriani. E un meccanismo naturale che si è pensato di utilizzare in medicina per riparare le lesioni, come si fa da tempo in ortopedia. Molti campioni del calcio ne hanno usufruito ricorda il chirurgo per facilitare e accelerare la riparazione di legamenti e muscoli. Una piccola quantità di sangue, prelevato dal paziente, viene prima centrifugato poi degranulato per essere infine iniettato, così concentrato, sul volto o sul cuoio capelluto. Un elemento importante da valutare aggiunge il chirurgo è la concentrazione delle piastrine che non deve essere troppo elevata, altrimenti si ha praticamente un effetto di blocco e la terapia risulta inefficace. Né deve essere troppo bassa perché non servirebbe. Ci vuole un giusto equilibrio. Il metodo, inoltre, funziona da facilitatore nei lipofiller, ovvero quando si utilizza grasso corporeo del paziente, ricco di staminali, come riempitivo. In pratica prima si inietta sangue arricchito poi il grasso. Con questo sistema i risultati, come evidenziano diversi studi, sono migliori. La vampirizzazione viene sempre più richiesta, in sostituzione ma anche integrata ad altre tecniche, dice Valeriani precisando che un trattamento costa dai 300 ai 700 euro, con prezzi più elevati se si interviene sulla calvizie perché si tratta ovviamente di aree più estese. Su piano pratico, poi, oggi nelle diverse Regioni ci sono norme diverse per la manipolazione del sangue necessaria in questa metodologia. In alcune basta la presenza del medico trasfusionista in studio per poter prelevare ed eseguire le operazioni necessarie sul plasma. In altre Regioni, invece, è richiesto al paziente di recarsi in un centro per il prelievo. Credo però che si dovrà presto arrivare ad un armonizzazione delle norme, conclude l esperto.
IL MESSAGGERO (18 gennaio) A rischio il centro trasfusionale Gli ispettori al San Paolo: deroga fino a giugno per sistemare i locali dell ex rianimazione Il manager della Asl Quintavalle: «Spero che adesso i lavori abbiano un accelerazione» Centro Trasfusionale di nuovo a rischio se entro giugno non verranno ultimati i lavori di riqualificazione dei locali dell ex rianimazione del San Paolo. A spiegare cosa sta accadendo è il manager della Asl Roma F, Giuseppe Quintavalle, che solo pochi giorni fa ha ricevuto una nuova visita degli ispettori regionali. Nel dicembre 2013 i locali adibiti a servizio di raccolta sangue, dislocati nella palazzina adiacente al San Paolo, vennero giudicati non più idonei e gli ispettori concessero alcuni mesi alla direzione sanitaria per trovare una nuova collocazione. Quintavalle scelse di ricollocare le attività nel primo lotto ristrutturato, all'interno dell'area dell'ex rianimazione, posta al piano terra della struttura ospedaliera, con la promessa che una volta ristrutturato anche il secondo lotto, lo spazio riservato al Centro trasfusionale, si sarebbe ampliato. Pochi giorni fa gli ispettori sono tornati a visionare i locali e pur riscontrando il miglioramento degli standard dei nuovi locali, non sono ancora soddisfatti e hanno prorogato fino a giugno la deroga. «Mi auguro - commenta il direttore generale - che nonostante i vari stop che ha subito il cantiere ora, alla luce di questa nuova prescrizione, i lavori possano avere un'accelerazione». Per Quintavalle poter rientrare in possesso di quei locali il più presto possibile è un obiettivo importante, visto che ciò consentirebbe di assegnare una postazione decorosa e idonea all'ambulatorio di diabetologia. E non solo. «Chiudere anche questo cantiere - ha spiegato il numero uno della Asl Rm F - significherebbe che siamo giunti alla fase terminale del progetto di riqualificazione interno dell intero ospedale. E da quel momento dovremo essere pronti a inaugurare anche la nuova area, sempre al piano terra, che ospiterà le attività ambulatoriali e il servizio prenotazioni. A quel punto, l unica preoccupazione sarà avviare i lavori per il rifacimento della facciata». E su quest ultimo aspetto, il manager si sta già muovendo e ha avviato colloqui con alcuni soggetti economici del territorio per cercare sostegno. Il 3 febbraio è previsto un nuovo incontro. Giulia Amato
LA NUOVA SARDEGNA I talassemici: siamo a rischio-sicurezza I sessanta pazienti del San Francesco lanciano un appello: non ci curano più in day hospital e i medici si devono dividere di Valeria Gianoglio wnuoro Fino a qualche anno fa, quando, a scadenze regolari, si presentavano all ospedale San Francesco per subire la trasfusione di sangue, venivano ricoverati in regime di day hospital. Per una intera giornata, dunque, avevano a disposizione un lettino, ma soprattutto medici e infermieri che si occupavano solo di loro. E nel caso malaugurato si fosse presentato qualche problema, in quanto pazienti già ricoverati, dal centro trasfusionale passavano direttamente al reparto che meglio poteva affrontare la nuova emergenza, senza subire nuove trafile e senza passare dal Pronto soccorso, come un qualsiasi paziente esterno. Da quattro anni a questa parte, tuttavia, per i circa 60 pazienti talassemici seguiti dal centro trasfusionale dell ospedale, sono cominciati i primi problemi. Da quattro anni a questa parte, infatti, la trasfusione periodica non la ricevono più in regime di day hospital, ma in ambulatorio. In apparenza potrebbe sembrare una differenza da poco, che non modifica la sostanza dell intervento, ma in realtà, a quanto dicono i pazienti, così non è. E non lo è perché secondo quanto affermano gli stessi pazienti, il fatto di ricevere la trasfusione in regime ambulatoriale, e non più da pazienti ricoverati, solleva una precisa questione di sicurezza che tocca sia loro, sia i medici che li seguono con tanto scrupolo e impegno. «La patologia di cui siamo affetti spiegano, in una lettera aperta, i pazienti talassemici del San Francesco impone trasfusioni periodiche, controlli ematologici e un monitoraggio costante del funzionamento del sistema cardiovascolare, epatico, endocrino e scheletrico. Poiché, con il continuo apporto di sangue si introducono grosse quantità di ferro che, se non eliminato adeguatamente, va a depositarsi negli organi principali dei sistemi suddetti, provocandone il malfunzionamento». Per queste ragioni, aggiungono i pazienti, «la cura della talassemia necessita, perciò, di un team di specialisti che seguano nel tempo il paziente e i suoi problemi». Ed è proprio attorno a questo punto che col tempo sono nati i primi disagi. «Fino a qualche anno fa precisano siamo stati seguiti in regime di day hospital, che ci garantiva una maggiore tutela in caso di complicanze. Essendo passati al sistema ambulatoriale, questa forma di tutela è venuta a mancare. La trasfusione, infatti, è una procedura complessa che non dovrebbe essere somministrata in regime ambulatoriale, poiché potrebbe dare effetti collaterali. Per questo richiederebbe la presenza costante di un medico e di un infermiere per l intera durata della seduta. Cosa che accade solo per l infermiere, mentre il medico passa da un servizio all altro, anche nei momenti più cruciali della seduta». E questo, dicono i pazienti talassemici seguiti dal San Francesco, va «A scapito della sicurezza della procedura stessa, per noi e per l'operatore. Non vorremmo che in questo clima di tagli, operati a vari livelli, nel servizio sanitario, l'assistenza a noi dedicata subisse un ulteriore cambiamento nell'organico, per noi deleterio». I pazienti se lo chiedono, insomma, «come mai una patologia così presente nel nostro territorio, come la talassemia, fatichi a trovare gli spazi adeguati e la giusta considerazione?». In realtà, negli anni passati i pazienti hanno chiesto all Asl di intervenire per farli ritornare al vecchio regime di day hospital, ma non hanno ottenuto nulla. Per questo ora lanciano un appello al nuovo manager Mario Palermo, nella speranza che almeno lui riesca ad ascoltare le loro ragioni. «Lo chiediamo per noi ma anche per i medici che finora ci stanno seguendo e sono davvero straordinari dicono ma quando facciamo le trasfusioni non possono continuare a dividersi tra noi e i loro mille altri impegni»
Rassegna medico-scientifica e politica sanitaria
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