Indagini bioetologiche sui miridi dannosi per il pesco e definizione di strategie di difesa ecocompatibili

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Indagini bioetologiche sui miridi dannosi per il pesco e definizione di strategie di difesa ecocompatibili Marco Pansa 2, Daniele Demaria 1, Fabrizio Vittone 1, Aldo Galliano 1, Graziano Vittone 1, Luciana Tavella 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano, Università degli Studi di Torino. Riassunto breve Negli ultimi anni sono stati segnalati in pescheti dell areale cuneese, in particolare in aziende frutticole ubicate in un territorio ad elevata densità di colture cerealicole e foraggere, danni sui frutti genericamente attribuiti a miridi ma soltanto in parte confrontabili con quanto osservato in precedenti esperienze sperimentali. Pertanto nel triennio 5-7 sono state condotte ricerche volte ad accertare l effettiva responsabilità dei miridi nel determinare queste alterazioni, verificare il ruolo svolto dai cereali autunno-vernini nell attrarre e incrementare le popolazioni, valutare l efficacia insetticida di sostanze attive impiegate in peschicoltura al fine di contenere i danni senza aumentare ulteriormente i costi di produzione delle aziende e soprattutto l impatto sulla salute umana e ambientale. In linea generale le maggiori densità di miridi sono state rilevate in pescheto sulle piante erbacee negli interfilari adiacenti ai cereali autunno-vernini e il danno nei casi più gravi ha interessato l 8% della produzione. Tuttavia non è stata evidenziata una corrispondenza fra quantità di miridi presenti nel pescheto ed entità di danno sui frutti e ciò rende ancora più difficile l impostazione e la gestione della difesa contro questi fitomizi estremamente mobili. Occorre comunque una corretta gestione della copertura erbosa intervenendo con sfalci alternati negli interfilari prima che le piante erbacee raggiungano uno stadio fenologico poco gradito ai miridi e vengano quindi abbandonate. Fra le sostanze attive saggiate chlorpiryfos-methyl è stata quella che ha fornito i migliori risultati causando una mortalità del % in tempi rapidi sia in laboratorio che in semicampo. Introduzione A partire dall inizio degli anni 9, in alcuni areali del comprensorio frutticolo del sud Piemonte, sono stati segnalati danni su drupe di pesco nella fase di ingrossamento frutti; indagini sperimentali avevano consentito di individuare come fitofago responsabile il miride Lygus rugulipennis, definirne la bioetologia e progettare strategie di lotta per contenere i danni. Dopo un decennio, nel quale non erano più stati segnalati sintomi attribuibili all attività trofica del miride, a partire dal 3 sono ricomparsi, in modo economicamente significativo, danni sui frutti sia di pesche che di nettarine genericamente attribuiti a miridi ma solo in parte confrontabili con quanto osservato nelle esperienze sperimentali precedenti. Tali alterazioni sono state segnalate prevalentemente in alcune aziende frutticole ubicate in un territorio caratterizzato da elevata densità di colture cerealicole e foraggere. Pertanto nel triennio 5-7, attraverso indagini di laboratorio e di campo, si è cercato di accertare l effettiva responsabilità dei miridi nel determinare tali alterazioni e di verificare il ruolo svolto dai cereali autunno-vernini nell attrarre e incrementare le popolazioni. Inoltre, sono state condotte prove per valutare l efficacia insetticida nei riguardi di L. rugulipennis di sostanze attive (s.a.) impiegate in peschicoltura contro altri fitofagi al fine di contenere i danni senza 54

aumentare ulteriormente i costi di produzione delle aziende e soprattutto l impatto sulla salute umana e ambientale. Materiali e metodi Le attività descritte sono state effettuate, per la parte di campo, sul territorio dei comuni di Lagnasco e di Fossano (provincia di Cuneo) e, per la parte di laboratorio, presso le strutture del Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente dell Università di Torino. Dinamiche di popolazione in agroecosistemi peschicoli Le indagini sono state condotte nel triennio 5-7, in pescheti dell areale cuneese nei quali erano stati segnalati negli anni precedenti danni attribuibili a miridi. Nei 13 pescheti esaminati nel triennio gli interfilari erano mantenuti inerbiti e veniva adottata la tecnica dello sfalcio alternato. La quasi totalità dei pescheti, nei quali erano stati osservati danni da miridi negli anni antecedenti, erano confinanti con appezzamenti di cereali autunno-vernini (frumento tenero o orzo). Per rilevare la presenza dei miridi nell agroecosistema pescheto sono stati effettuati campionamenti periodici da maggio ad agosto sulle piante erbacee degli interfilari di pesco partendo dall interfilare adiacente ai cereali, quando presente, e spostandosi gradualmente a distanze regolari all interno dell arboreto, oltre che sui cereali autunno-vernini confinanti. Per il campionamento, sulle piante erbacee della parte centrale dell interfilare, sono stati eseguiti passaggi con retino entomologico per 3 ripetizioni. I miridi sono stati anche campionati nei campi di cereali autunno-vernini confinanti, effettuando passaggi con retino per ripetizioni sul lato più prossimo ai pescheti, nella parte centrale dell appezzamento. Gli insetti così raccolti sono stati poi prelevati con aspiratore entomologico, posti in provette di vetro e portati in laboratorio per la successiva determinazione. Nel 5 nell areale esaminato sono state collocate anche 15 trappole cromotattiche gialle. Nei pescheti sono stati inoltre eseguiti controlli sui frutti dallo stadio di frutto-noce sino a maturazione per accertare la comparsa dei sintomi (nel 5 e nel 6) e un rilievo dei danni alla raccolta. Nel 6 è stato valutato anche l effetto sulla densità di miridi in pescheto di un trattamento a base di piretroidi sulle piante erbacee degli interfilari confinanti con cereali autunno-vernini in 2 arboreti dell area saluzzese, confrontando le popolazioni di fitofagi nelle parcelle trattata e non trattata. Prove di lotta Per contenere le popolazioni di L. rugulipennis sono state saggiate nel triennio 5-7 le seguenti sostanze attive (s.a.): chlorpyrifos-methyl, malathion, phosmet, etofenprox, thiacloprid, thiametoxam, indoxacarb, spinosad e abamectin, molte delle quali sono impiegate comunemente nelle strategie di difesa integrata nei pescheti. Per ogni s.a. è stata valutata la tossicità diretta in prove di laboratorio e di semicampo; per quelle saggiate nel 5 è stata verificata anche la persistenza in prove di semicampo. In laboratorio è stata inoltre calcolata la dose letale 5 (DL 5 ) delle s.a. che hanno determinato una mortalità alla dose di etichetta superiore al 5%. Prove di laboratorio. Per accertare la tossicità diretta e definire la DL 5 sono state effettuate prove in laboratorio secondo la metodologia descritta da Snodgrass (1996). Per ogni s.a. in esame è stata preparata la soluzione alla dose di etichetta e le successive diluizioni (diluizione 1:2). Le prove sono state condotte in provette di vetro, previamente trattate con 1 ml di soluzione distribuito in modo omogeneo su tutta la superficie. All interno di ciascuna provetta così trattata sono stati introdotti 3 adulti di L. rugulipennis insieme con un baccello di fagiolino, anch esso trattato, come substrato nutritivo. Per ogni s.a. e dose sono state eseguite 5 ripetizioni. Ulteriori 5 provette trattate con acqua deionizzata sono servite come testimone non trattato. La mortalità è stata poi controllata a 2, 24, 48 55

e 72 ore dal trattamento. Tutte le prove sono state svolte in cella climatizzata alle condizioni di temperatura 25±1 C, umidità relativa 7±5% e fotoperiodo 16 h. Prove di semicampo. Le prove di semicampo sono state eseguite in pescheti ubicati nel comune di Lagnasco nel 5-6 e di Verzuolo (CN) nel 7. Per le prove sono stati utilizzati isolatori costituiti da maniche di rete collocati su rami con frutti, previamente trattati con le s.a. in esame alla dose di etichetta. All interno di ogni isolatore sono stati introdotti 5 adulti di L. rugulipennis. Per ogni s.a. sono state eseguite 7 ripetizioni. Ulteriori 7 isolatori posti su branche trattate con acqua sono serviti da testimone non trattato. Il controllo della mortalità è stato eseguito 48 ore dopo il trattamento. Nel 5 per malathion, etofenprox (f.c. Trebon), spinosad e thiacloprid è stata anche valutata la persistenza introducendo gli insetti una settimana dopo il trattamento ed osservandone la mortalità dopo 48 ore. Risultati Dinamiche di popolazione in agroecosistemi peschicoli Nell arco delle indagini svolte nel triennio 5-7, in linea generale le densità maggiori di miridi sono state rilevate in pescheto sulle piante erbacee negli interfilari adiacenti ai cereali autunno-vernini. La presenza di piante, soprattutto composite e leguminose, rinvenute frequentemente negli interfilari dei pescheti, dovrebbe garantire la permanenza dei fitomizi sulla cotica erbacea ma, in periodi di siccità o in caso di elevate densità di popolazione, questi possono passare sulle piante di pesco ed arrecare danni alle drupe o ai germogli. Nei pescheti con una certa estensione i danni maggiori sono stati generalmente riscontrati sulle piante nei filari confinanti con i cereali autunno-vernini e sono andati aumentando a partire dalla fine di giugno, quando gli adulti di L. rugulipennis incominciano ad abbandonare i cereali ormai maturi alla ricerca di altre piante ospiti. La percentuale di danno sui frutti controllati nel corso delle stagione vegetativa si è mantenuta sotto il 3% nel 5 con la sola eccezione del pescheto 1 (percentuale di danno 9%) e del 7% nel 6. Il danno alla raccolta è stato variabile all interno degli stessi pescheti a seconda degli anni con percentuali di danno sino a 8% nei casi più gravi. Nel corso del triennio di indagine è emerso che non sempre esiste una corrispondenza fra quantità di miridi presenti nel pescheto ed entità di danno sui frutti e ciò rende ancora più difficile l impostazione e la gestione della difesa contro questi fitomizi estremamente mobili. Per quanto concerne i cereali autunno-vernini la densità di miridi è sempre stata superiore sull orzo rispetto al frumento perchè su quest ultimo, nel mese di maggio, veniva effettuato un trattamento a base di λ-cyhalothrin, per contenere la cimice del frumento Eurygaster maura. Questa s.a., come la maggioranza dei piretroidi, esplica una notevole azione abbattente anche sui miridi ed in particolare sugli stadi giovanili di L. rugulipennis riducendone così la popolazione di partenza. Tale riduzione non è però sufficiente a limitare il danno su pesco, perché anche nei pescheti confinanti con frumento soggetto a trattamento le percentuali di frutti danneggiati nel 5 e nel 6 sono state elevate. Nel 5 l impiego di trappole cromotattiche gialle non ha consentito di rilevare né la densità di popolazione né gli spostamenti del miride all interno dell areale indagato. Infatti non è risultata alcuna corrispondenza fra le catture di L. rugulipennis con le trappole e le catture con il retino entomologico. Durante le presenti indagini sono state riscontrate alterazioni sulle drupe radicalmente differenti da quelle descritte precedentemente. In particolare sulle nettarine della cv Big Top le punture trofiche di L. rugulipennis determinano la comparsa di cavità crateriformi che si approfondiscono nella 56

polpa del frutto senza alcuna produzione di essudati gommosi. Occorrerà per il futuro quindi valutare la suscettibilità all attacco dei miridi delle cv di pesco di recente introduzione nell ottica di scegliere per le aree a rischio quelle meno sensibili. Il trattamento con piretroidi sulle piante erbacee degli interfilari confinanti con cereali autunnovernini ha determinato un abbattimento immediato della popolazione di miridi in entrambi i pescheti (figura 1). Tuttavia, già pochi giorni dopo l esecuzione del trattamento, la parcella trattata veniva rapidamente ricolonizzata dai fitofagi che raggiungevano densità pressoché uguali a quelle riscontrate nella parcella non trattata (figura 1). Prove di lotta I risultati delle prove condotte in laboratorio sono riportati nelle tabelle 1 e 2 e nella figura 2. Fra le s.a. saggiate, chlorpiryfos-methyl ed etofenprox nel formulato commerciale (f.c.) Trebon sono state le più efficienti con una mortalità degli insetti pari a % dopo 48 ore dal trattamento. In particolare chlorpiryfos-methyl ha provocato una mortalità del 67% già dopo 2 ore dal trattamento (figura 2) e ha presentato una DL 5 molto inferiore rispetto alla dose di etichetta (tabella 2). Anche malathion ed etofenprox nei f.c. Trebon star e Trebon star new hanno mostrato un elevata tossicità causando una mortalità rispettivamente pari a 91, 93 e 73%. Al contrario indoxacarb, phosmet, abamectin, thiacloprid e thiametoxam hanno determinato una bassa mortalità compresa tra 7 e 13%, mentre spinosad non ha esplicato alcuna azione nei confronti del fitomizo. Per quanto riguarda le prove di semicampo nel 5 (figura 3), le sostanze attive più efficaci fra quelle saggiate nelle prove di semicampo sono state etofenprox (f.c. Trebon) e malathion con una mortalità rispettivamente di 42% e 49%. Spinosad e thiacloprid hanno invece fornito valori di mortalità bassi, inferiori a %. Nelle prove di persistenza tutti i prodotti hanno ridotto all incirca del 5% la loro efficacia nei confronti del fitomizo, ad eccezione del malathion che ha mostrato una riduzione ancora più netta. Nel 6 (figura 3), l unica s.a. che ha esplicato un azione di contenimento del fitomizo è stata malathion con una mortalità decisamente maggiore rispetto al 5. Etofenprox (f.c. Trebon star), spinosad e thiacloprid hanno mostrato un azione nulla o scarsa nei confronti di L. rugulipennis. Nel 7 (figura 5), chlorpyrifos-methyl, con una mortalità del %, ha dimostrato di essere la s.a. più efficace anche in condizioni di semicampo. Al contrario di quanto osservato nelle prove di laboratorio, anche indoxacarb ha manifestato un elevata tossicità, pari a %, in semicampo. Buoni risultati sono stati poi ottenuti con i due f.c. di etofenprox; in particolare Trebon star ha causato una mortalità pari a 81% contro quella nulla osservata nel 6. Le altre s.a. sono state mediamente tossiche, thiamethoxam e phosmet, oppure del tutto inefficaci, abamectin. Conclusioni Nel corso dei campionamenti effettuati nel triennio 5-7 è emerso come il problema miridi in peschicoltura sia estremamente imprevedibile e di conseguenza di difficile gestione. Fra le tecniche di monitoraggio adottate, l impiego del retino entomologico è stata quella che ha consentito di rilevare con maggior certezza la consistenza e l andamento delle popolazioni di miridi nei pescheti. Questi fitomizi, essendo molto mobili, in genere colonizzano e danneggiano rapidamente la coltura, sfuggendo così ai trattamenti insetticidi. Le alterazioni alle drupe sono causate dagli adulti, principalmente di L. rugulipennis, provenienti da altre colture erbacee, come frumento o foraggere, giunte ad una fase fenologica non più gradita all insetto. Al fine di evitare che i miridi giungano sulle piante di pesco è consigliabile mantenere inerbiti gli interfilari, in particolare in quei pescheti inseriti in un areale cerealicolo, in modo che gli adulti 57

provenienti da frumento e orzo in maturazione possano insediarsi sulle piante erbacee, che in linea di massima sono più attrattive del pesco. Occorre comunque una corretta gestione della copertura erbosa intervenendo con sfalci alternati degli interfilari prima che le piante erbacee raggiungano uno stadio fenologico poco gradito ai miridi e vengano quindi abbandonate. Particolare attenzione deve essere rivolta alla difesa dei filari confinanti con cereali autunno-vernini o prati, che costituiscono la prima barriera incontrata dai fitomizi durante le migrazioni dalle colture erbacee verso i pescheti. Il trattamento con piretroidi sulle piante erbacee degli interfilari non è stato tuttavia risolutivo per il problema dei miridi in pescheto. Questa pratica è quindi sconsigliabile oltre che per la bassa efficienza anche per il notevole impatto negativo sull artropodofauna utile. Ringraziamenti Si ringraziano vivamente le numerose aziende presso le quali sono state condotte le indagini e i tecnici che hanno partecipato alle attività (Sabena G., Agenzia 4A e Ribotta M., LagnascoGroup). Sostanza attiva formulato commerciale dose di etichetta % mortalità Chlorpyrifosmethyl Reldan 22 2,5 ml/l, Malathion Smart EW 2,5 ml/l 91, Phosmet Imidan WDG 2, g/l 6,67 Etofenprox Trebon,5 ml/l, Etofenprox Trebon star 1, ml/l 93,33 Etofenprox Trebon star new,95 ml/l 73,33 Thiacloprid Calypso,25 ml/l 6,67 Thiamethoxam Actara 25 WG, g/l 6,67 Indoxacarb Steward,165 g/l 6,67 Spinosad Laser,25 ml/l, Abamectin Vertimec EC,75 ml/l 13,33 Tabella 1 Mortalità di adulti di Lygus rugulipennis causata dopo 48 ore dalle s.a. saggiate alla dose di etichetta nelle prove di laboratorio (valori corretti con la formula di Abbott). 58

Sostanza attiva Chlorpyrifosmethyl Etofenprox Etofenprox formulato commerciale Reldan 22 15 2,6±,41,89 (,59-,14) Trebon star new n. insetti saggiati SLOPE±ES DL 5 (ml f.c. a /l) χ 2 (99% LF b ),14 (,11-,17) 34,87 43 Malathion Smart EW 264 1,36±,24, 77,44 71 (,7-,33) Trebon 27 3,62±,42 81, Etofenprox Trebon star 9 3,42±,68,37 17,13 (,25-,56) g.l. 9 1,57±,39,26 (,15-,48) c 24,71 23 Tabella 2 Tossicità (DL 5 ) delle sostanze attive più efficaci su adulti di Lygus rugulipennis rilevata nelle prove di laboratorio. a f.c.: formulato commerciale. b LF: limiti fiduciali. c limiti fiduciali 95%. 73 22 L. rugulipennis/ retinate 15 5 az.1 - non trattato az.1 - trattato az.2 - non trattato az.2 - trattato 6/6 16/6 27/6 7/7 18/7 28/7 8/8 22/8 Figura 1 Andamento della popolazione di Lygus rugulipennis negli interfilari delle 2 parcelle (trattata con piretroide il 3 luglio e non trattata) nei 2 pescheti indagati nel 6. 8 6 4 2h 24h 48h chlorpyrifos-methyl malathion etofenprox (Trebon) etofenprox (Trebon star) etofenprox (Trebon star new ) Figura 2 Mortalità di adulti di Lygus rugulipennis rilevata 2, 24 e 48 ore dopo il trattamento con le sostanze attive più efficaci nelle prove di laboratorio (valori corretti con la formula di Abbott). 59

6 malathion 5 4 41,55 49,24 etofenprox spinosad thiacloprid 3 12,31 18,47 6,55 22,95 6,55 8,19 t t1 Figura 3 Prove di semicampo nel 5: mortalità di adulti di Lygus rugulipennis, introdotti immediatamente (t) o 7 giorni (t1) dopo il trattamento, rilevata 2 giorni dopo l introduzione (valori corretti con la formula di Abbott). 9 8 75. 7 6 5 4 3 malathion.. etophenprox (Trebon star) spinosad 6.2 6 thiacloprid Figura 4 Prove di semicampo nel 6: mortalità di adulti di Lygus rugulipennis rilevata 2 giorni dopo il trattamento (valori corretti con la formula di Abbott)... 9 8 8.65 83.88 7 6 5 4 3 41.93 32.2 6 e t ophe nprox (Trebon star) e t ophenprox (Trebon star ne w). a ba me c t in t hia me t hoxam phosme t c hlorpyrifosme t hyl indoxac a rb Figura 5 Prove di semicampo nel 7: mortalità di adulti di Lygus rugulipennis rilevata 2 giorni dopo il trattamento (valori corretti con la formula di Abbott). 6