II Domenica di Pasqua 11 aprile 2010

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Introduzione per l Omelia domenicale a cura del Vescovo Mons. Vincenzo Bertolone II Domenica di Pasqua 11 aprile 2010 Pace a voi Siamo all Ottava di Pasqua, ovvero la domenica successiva a quella della Resurrezione. La Liturgia la chiama domenica in albis, quasi a voler richiamare il significato profondo che essa ricopre nella vita di ogni credente. Infatti, se domenica scorsa abbiamo celebrato l alba del nuovo giorno del Cristo Risorto, dunque, fatto che direttamente riguarda la vita e la morte di Gesù, e indirettamente la vita e la morte dell uomo, oggi celebriamo l alba del nuovo giorno del credente. Infatti, è proprio in questa e da questa domenica, che confluiscono e partono tutte le linee della rivelazione, tutte le linee della storia della salvezza. In questo primo giorno dopo il sabato c è il punto centrale di tutta la vita del credente: l incontro e l esperienza con il mistero del Dio vivente, il Cristo risorto. Ma oggi è anche la festa di Gesù misericordioso. Infatti, se attraverso le domeniche di Quaresima abbiamo compiuto una lunga meditazione, durante la quale, a tappe diverse, abbiamo intravisto e contemplato il volto segreto di Dio, Padre misericordioso per l uomo peccatore; ci siamo trovati di fronte una serie interrotta di manifestazioni con le quali Dio ha aperto il suo cuore di Padre ai figli caduti. Oggi, nell Ottava di Pasqua ci incontriamo direttamente con Colui che è l incarnazione della misericordia di Dio: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, fatto uomo, morto e risorto per noi. 1

Oggi dunque si compie la vita di ogni credente: incontrare e fare esperienza del Risorto, toccarlo, sentirlo, contemplarne le piaghe, con le quali Egli ha suggellato il suo patto d amore per Dio Padre e l uomo; quindi diventare uomo della gioia, della speranza e dell annuncio. Uomini e donne rinnovati nel cuore dallo Spirito del Risorto. La nostra domenica La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato (Gv 20,19): così Giovanni introduce la pagina di Vangelo che risuona nelle nostre Chiese. Una notazione cronologica di grande valore per i credenti: si parla della domenica, della prima domenica dei credenti, ovvero degli Apostoli e dei discepoli di Gesù che per la prima volta fanno esperienza del Signore risorto e che da quel giorno continueranno a farla e, soprattutto, a condividerla con quanti pur non avendo visto crederanno loro. Questa è la domenica che ha dato origine a tutte le altre domeniche: da quella prima apparizione, infatti, ogni domenica a seguire, ne sarà non solo il memoriale, ma proprio il rivivere l esperienza dell incontro con il Risorto. Per questo la domenica dovrebbe essere il giorno più luminoso, quello che dà ordine, valore e sapore a tutti gli altri giorni, proprio perché in essa c è l incontro con il Signore Risorto, l incontro con la nostra vita. Ma perché questo incontro avvenga veramente, è necessario aprire il cuore alla verità di una Presenza, della Presenza. In altri termini non si deve credere che, venendo in Chiesa in questo giorno, come in tutte le domeniche successive, si celebri la memoria di un morto, tra l altro morto quasi duemila anni fa, si deve credere piuttosto che, venendo in Chiesa, si incontri un Vivente, l Uomo morto e risorto, il Figlio amato e donato, il Cristo che si fa tuttora ascoltare, toccare, sentire. Una Presenza che, pur se 2

invisibile, appartiene ad una realtà ancora visitata da Cristo, perché ancora oggi Egli viene in mezzo a noi. Il senso della Messa domenicale è tutto qui: mentre siamo riuniti nelle nostre chiese, Gesù è presente in mezzo a noi, vivo e operante, proprio come quella sera di Pasqua, portando una vita nuova traboccante di speranza, di gioia, di pace nelle menti e nei cuori. Questa è la Messa, l assemblea del primo giorno dopo il sabato: ritrovarsi, sempre in qualche modo smarriti, e Gesù, sempre sorridente e rassicurante accanto a noi. Quanto conforto, allora, quanta bellezza e speranza crescono nel nostro cuore a quelle parole: Pace a voi. Una consegna piena di grandi e meravigliose conseguenze: pace a voi per i vostri cuori rattristati, per il vostro animo inquieto, per i vostri occhi ancora lacrimanti per immagini di morte e dolore. Pace a voi perché possiate trovare il coraggio di vincere le paure e riacquistare fiducia anche se siete scettici, e pace tra voi perché riusciate finalmente a capirvi, accogliervi, perdonarvi e sostenervi a vicenda, e infine, amarvi. Ecco allora sbocciare il primo fiore della Pasqua; la fede; ecco allora maturare i primi frutti della Pasqua, la gioia, la speranza, la fede. Tutto ciò sarà possibile se permetteremo allo Spirito di Gesù di alitarci sopra, di penetrarci i cuori. Infatti, solo accettando l ultimo dono di questo giorno memorabile, lo Spirito di Gesù Risorto, da credenti diventeremo testimoni, cioè delle creature nuove, recanti sul volto i segni di gioia, di speranza e di amore, gli stessi del corpo e del volto del Vivente. Il mio amato è per me e io per lui Ho scelto questo versetto tratto dal libro dei Cantici (6, 3), per introdurre la seconda parte della nostra riflessione domenicale, perché esso rende efficacemente 3

quanto accade al credente nel momento in cui diventa testimone del Risorto: si diventa testimoni, ovvero uomini che attestano la verità di quanto hanno vissuto, visto, sperimentato e quando ciò che accade lo facciamo nostro. Diventeremo testimoni del Risorto se lo faremo nostro, se lo farò mio. Mio : piccolo possessivo che può cambiare tutto, perché non indica un possesso geloso, assoluto, quanto piuttosto l oggetto, la persona che ci ha rubato il cuore; designa la ragione per cui si vive; identifica la parte migliore di sé; individua, infine, il senso profondo che rende gli uomini migliori: uomini di speranza, uomini di gioia, uomini di pace. Il Signore, nostra vita, opera questo miracolo, perché Egli diventa il nostro cuore, il nostro respiro, il nostro tutto, senza il quale non c è vita. Ecco in definitiva che cosa significa fare esperienza del Risorto, incontrare il Gesù vivente: vuol dire sperimentare la vita, sentire ciò che veramente dà senso al nostro stesso essere e agire. Secondo un immagine di D. Bonhoffer; il Risorto è la leva di Archimede che solleva il mondo e la storia, la leva incuneata da Dio al centro del divenire umano: «La vittoria sulla morte si chiama resurrezione. Non l ars moriendi, ma la resurrezione di Cristo farà soffiare un vento nuovo purificatore sul mondo di oggi [ ]. Se solo alcuni uomini vi credessero veramente e partendo da là facessero scaturire i loro impegni terrestri, allora, molte cose cambierebbero. Vivere in funzione della leva della resurrezione: ecco il significato della Pasqua». Il vero punto di Archimede è dunque l evento pasquale. È questo incontro con Il Risorto, è questa esperienza viva del Risorto. Solo al Risorto, infatti, può essere consegnata la speranza dell uomo, la sua salvezza, la sua vita. Solo il Risorto è senso di ogni altra speranza. La leva pasquale è nelle nostre mani e chiede di essere azionata perché ogni cosa venga rinnovata. Così, da quando abbiamo la consegna della Pasqua, le mani di Dio sono diventate le nostre povere mani, nelle quali la Pasqua continua. 4

Conclusione Entrare nel mistero del Cristo Risorto ed esserne partecipi, implica un salto in alto. Incontrare il Cristo Risorto, infatti, significa naufragare nel cielo, nell eterno, nel principio delle cose: noi conosciamo di Dio solo ciò che conosciamo e amiamo di Gesù di Nazaret, di Gesù di Gerusalmme, di Gesù Risorto. Ed è il Gesù Risorto la definitiva parola d amore del Padre. Infatti, la resurrezione del Figlio è conferma e dichiarazione che l amore veramente è più forte della morte. La resurrezione è in effetti l esaltazione dell esperienza più significativa dell amore di Dio, l esperienza più alta che l uomo possa fare dell amore del Padre, che con la morte e la resurrezione del Figlio ci ha aperto le porte del cielo. Sì in questa domenica di luce e di vita, il messaggio più forte che deve partire da qui è che l amore di Dio è più forte della morte, giacché Esso, e ne abbiamo la testimonianza, ha spezzato le spire della morte e ha preparato per l uomo una Pasqua senza fine. Serena domenica. Vincenzo Bertolone 5