Giovanni 1:1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. 5 La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta. 6 Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. 9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio. 14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. Questo testo del Vangelo di Giovanni è tipicamente predicato nella prima domenica successiva al Natale e lo scopo di questa scelta è bene evidente: la nascita del Cristo apre una nuova epoca nella relazione tra Dio e l'umanità e, con ancora maggiore forza, sottolinea la grazia di Dio e la chiamata a salvezza che ci rivolge. Nel principio era la Parola richiama la nostra attenzione compresenza di Cristo già all'inizio della creazione. Il testo quindi ci induce a riflettere sulla continuità di rapporto che esiste tra Dio e l'essere umano, salvo scoprire, con un'analisi della nostra storia, che da alcuni decenni il valore che abbiamo attribuito a Dio è stato fortemente ridimensionato. Specialmente dagli anni '70 dello scorso secolo 1 l'impianto religioso è messo da molti in discussione e c'è stato un progressivo abbandono delle 1 Vedi http://www.uaar.it/ateismo/statistiche/religioni_nel_mondo_ii/ 1
forme religiose istituzionali; anche se fenomeni più o meno recenti di spiritualità individuale mettono in evidenza come ci sia una tensione dell'animo umano verso un qualcosa di superiore. Questo abbandono della religiosità collettiva per una fuga verso quella individuale è sicuramente una grande responsabilità, almeno in ambito cristiano, di quelle chiese che hanno spesso portato un annuncio distante dalla concretezza della Parola. Commistione con partiti e fazioni, interessi economici e dichiarazioni di principio non sostenute da scelte coerenti hanno reso poco credibile sia molte di quelle chiese che hanno voluto costruirsi un ruolo istituzionale, sia la Parola di Dio, compresa da molti troppo lontana e teorica per essere ascoltata. Il prologo di Giovanni non solo ci richiama profondamente ai contenuti della rivelazione di Dio, ma ci ricorda invece come l'azione di Dio sia concreta e scenda sulla terra compiendo degli effetti reali (vedi Isaia 55, 10-11). Se non abbiamo chiaro che Dio ci accompagna nella nostra quotidianità non riusciamo né a vedere né a sentire gli effetti della Sua Parola o, peggio ancora, se la secolarizzazione si è impadronita della nostra vita non riusciamo neppure a cogliere l'importanza che, per un tempo, questa Parola ha abitato tra noi. È evidente che la nostra riflessione non solo deve trovare il proprio senso nella figura di Gesù ma deve anche definire bene chi era costui: la 2
chiave di tutto questo il nostro testo ce la svela nel v. 14 dicendoci che la Parola è stata fatta carne. Gesù, il Messia incarnato, era una persona come lo siamo noi anche se con alcune differenze come ad esempio non avere mai praticato il peccato oppure avere quella conoscenza filiale con il Padre che ha fatto discutere per secoli la chiesa cristiana. Gesù, il Cristo, aveva una natura umana che lo poneva di fronte alla fame e alla sete, alla stanchezza, alle delusioni emotive ed anche alla violenza che aveva preceduto e causato la sua morte. È proprio la Parola che si è fatta carne, il Cristo che si è incontrato realmente con gli uomini e le donne della Palestina e che ci ha fatto scoprire l'evangelo, un messaggio di grazia rivolto ad ogni persona che voglia creda in lui e ad ogni comunità che lo lodi. Gesù, il Cristo, si rivolge a tutte le genti cercando di includere e di accogliere anche se è consapevole di parlare ad un'umanità che vive profonde contraddizioni ed incoerenze. Come anche ad una chiesa che è comunità composta di santi e di peccatori, con in mezzo i tiepidi 2. La Parola di Dio non è tanto un annuncio perfetto per uomini e donne perfette, quanto piuttosto la sfida della grazia in mezzo alle contraddizioni umane. 2 Gerard SLOJAN Giovanni Ed. Claudiana (To), pag. 40 3
Il termine stesso carne specialmente nel suo significato religioso richiama tutte le difficoltà che l'essere umano incontra: debolezza, soggezione alle forze del male, della corruzione dell'ingiustizia ed anche della violenza. Il fatto che la Parola sia diventata carne, sia pure per un tempo limitato, ha creato una comunione che ci consente di rivolgerci a Dio non come sudditi ad un monarca, ma come figli ad un padre. Nel momento in cui la Parola è stata in mezzo a noi non solo ci ha consentito un rapporto diverso con Dio, di cui abbiamo scoperto paternità e maternità, ma anche con gli altri che come noi credono in lui e che possiamo chiamare a pieno titolo fratelli e sorelle, superando i legami di sangue e familiari grazie ad un legame spirituale forse ancora più forte e duraturo. La Parola fatta carne non solo è mediatrice tra noi e Dio Padre, tra noi e gli altri, ma è anche dotata di una qualità che la rende unica: è piena di grazia e verità. Può entrare nei luoghi poveri come in quelli ricchi dei potenti e dire le cose come stanno, priva di finzioni, riconoscendoci degni di Dio nella sua misericordia ma anche colpevoli dei nostri peccati nella sua verità. Noi abbiamo potuto contemplare questa gloria anche nei panni umili che hanno avvolto il bambino e nella mangiatoia che è servita a lui per riparo perchè la luce della gloria non deve accecare con la sua potenza di splendore, ma dare chiarezza ad un messaggio che riconosce a ciascuno di noi dignità e 4
che ci guida verso la via della salvezza attraverso i suoi insegnamenti. Il Signore, con il suo essersi fatto carne è diventato quell'annuncio credibile che, avendo creduto in lui, siamo chiamati a testimoniare avendo ricevuto, oltretutto il diritto di potere essere chiamati figli di Dio. Questo è il dono della grazia. 5