Parte II L ANALISI DEL CONTESTO AMBIENTALE



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Parte II L ANALISI DEL CONTESTO AMBIENTALE 1. La componente dell aria e dei fattori climatici 1.1 L importanza e l evoluzione degli studi sulla qualità dell aria Lo studio della qualità dell aria ha assunto negli ultimi tempi una consistente accelerazione sia sul fronte dell accuratezza delle analisi, ovvero nella specificazione degli inquinanti e dei loro effetti sulla salute umana, sia per la necessità dell adeguamento alle norme europee: la crescente sensibilità ambientale e consapevolezza civica, aggiunta all aumento dell inquinamento atmosferico, hanno imposto di conoscere qualità, consistenza e sorgenti degli inquinanti nell aria. Benché generalmente l inquinamento atmosferico sia prevalentemente dovuto al traffico veicolare e agli impianti di riscaldamento, non sono da trascurare le sorgenti di tipo industriale e per la produzione di energia. E perciò nell ambiente urbano, dove sono presenti le massime concentrazioni antropiche, che si verificano i maggiori fenomeni di inquinamento atmosferico, quest ultimo, quindi, strettamente connesso al modello economico e sociale in atto. D altro canto gli allarmi scattati nel corso degli anni, hanno portato ad un adeguamento delle normative sugli impianti di riscaldamento e sulle caratteristiche dei motori degli autoveicoli: l adeguamento tecnologico conseguente, dettato dalle impellenti necessità, ha portato in molti casi ad un abbattimento di alcuni tipi di inquinanti (quali il biossido di zolfo, il benzene e il monossido di carbonio). Ora l attenzione è posta più su altre componenti quali le polveri fini e su ossido e biossido di azoto che, insieme ai composti organici, segnalano il rischio di smog fotochimico. A ciò si aggiunga che le componenti climatiche quali precipitazioni, umidità relativa, pressione, temperatura, velocità e direzione del vento, insieme alla loro durata e andamento nel tempo, possono incidere anche pesantemente sulla qualità dell aria. A livello locale, per esempio, nei casi di vento moderato o forte e/o di presenza di precipitazioni, la concentrazione degli inquinanti si abbassa notevolmente; al contrario con venti deboli, alte pressioni e siccità, l inquinamento può raggiungere livelli elevati. 1.2 I principali inquinanti atmosferici Per comprendere le cause dell inquinamento atmosferico, i principali inquinanti della componente aria sono stati divisi in due categorie: gli inquinanti primari (emessi direttamente nell atmosfera dalle sorgenti antropogeniche o naturali) gli inquinanti secondari (che si formano in atmosfera per reazione chimica tra inquinanti primari e/o secondari e l aria). La tabella a seguire riporta il tipo di inquinante la cui presenza è riconducibile ad alcune principali sorgenti di emissione 6

Sorgenti emissive dei principali inquinanti (* = Inquinante Primario, ** = Inquinante Secondario) Inquinanti Principali caratteristiche sorgenti di emissione Biossido di Zolfo SO2 Biossido di Azoto NO2 Monossido di Carbonio CO Ozono O3 Particolato Fine PM10 Idrocarburi non Metanici (IPA, Benzene) * Gas incolore di odore pungente prodotto dall ossigenazione dello zolfo */** Gas di colore rosso bruno e dall odore forte e pungente * Gas incolore ed inodore generato dalla combustione di materiali organici ** Gas altamente reattivo di odore pungente di colore blu con potere ossidante */** Materiale non gassoso in sospensione nell aria Impianti riscaldamento, centrali di potenza, combustione di prodotti organici di origine fossile contenenti zolfo (gasolio, carbone, oli combustibili) Impianti di riscaldamento, traffico autoveicolare (in particolare quello pesante), centrali di potenza, attività industriali (processi di combustione per la sintesi dell ossigeno e dell azoto atmosferici) Traffico autoveicolare (processi di combustione incompleta dei combustibili fossili) motori a benzina Smog fotochimica che si origina nei mesi estivi in concomitanza di intenso irraggiamento solare ed elevata temperatura Insieme di particelle con diametro aerodinamico inferiore ai 10 µm, provenienti principalmente da processi di combustione e risollevamento * varie Traffico autoveicolare (processi di combustione incompleta, in particolare di combustibili derivati dal petrolio ), evaporazione dei carburanti, alcuni processi industriali 1.3 Gli effetti degli inquinanti sulla salute Le risultanze di studi condotti in Europa e in U.S.A. sulla correlazione fra inquinamento atmosferico e cancro al polmone sono concordi nel valutare che per ogni 10 µg/m3 di PM 2.5 si registra nella popolazione esposta un incremento tra l 8% ed il 14% di neoplasie polmonari. Nessuno mette in discussione il ruolo del fumo di tabacco, ma non si possono continuare a sottovalutare gli effetti dell inquinamento a cui l intera popolazione è esposta (da catena alimentare, traffico veicolare, impianti industriali, smaltimento dei rifiuti, sostanze chimiche e farmacologiche utilizzate in agricoltura - zootecnia etc). Non è quindi trascurabile il rischio da inquinamento atmosferico ed è ormai evidente il ruolo causale dell inquinamento dell aria nell aumento della frequenza di danni acuti, subacuti e cronici alla salute, nonché di effetti nocivi a lungo termine, particolarmente preoccupanti in quanto riguardano i bambini e le generazioni a venire. Lo spettro di patologie, la cui frequenza risulta aumentata in relazione al grado di inquinamento atmosferico, va dalle malattie cardiocircolatorie alle affezioni respiratorie, ai tumori (cfr.misa-2 Università di Firenze, Padova e Torino - indagini condotte tra il 1996 e il 2002 in 15 città italiane). Dagli studi epidemiologici emerge per esempio la responsabilità del articolato fine (polveri di diametro inferiore ai 10 µm corrispondenti alla cosiddetta frazione respirabile ) e ultrafine (inferiori a 0,1 µm) passando per quelle intermedie di 2,5 µm (in grado di raggiungere la zona toracica). Gli effetti degli inquinanti sugli organismi viventi sono quindi diversi a seconda della loro concentrazione atmosferica, del tempo di permanenza e delle loro caratteristiche chimico-fisiche, ma dipendono anche della sensibilità dell organismo vivente: più sono coinvolti gli apparati deputati alla respirazione e alla fotosintesi, più l organismo subirà conseguenze. Sono infatti le sostanze 7

gassose e le polveri più fini che riescono a superare le ordinarie barriere protettive delle vie aeree e degli apparti fogliari per raggiungere in profondità gli apparati respiratori e fotosintetici. Gli effetti, quindi, possono essere di tipo acuto (per esposizioni brevi di ore o pochi giorni anche ad elevate concentrazioni) o di tipo cronico manifestandosi dopo anni o decenni a seguito di esposizioni continue anche se di bassa concentrazione. L inquinamento produce, oltre che effetti diretti sulla salute dei singoli, anche un danno o quantomeno un aumento dei costi sociali: aumentando la frequenza di certe malattie, è necessario adottare forme di prevenzione e/o limitazione delle libertà individuali (condizionamenti nella vita dei singoli come il divieto di fumo, il ricorso a diete o a trattamenti farmacologici o a ricoveri ospedalieri) o collettiva (come i divieti di circolazione, la messa fuori norma di autoveicoli, modifiche nel sistema sanzionatorio) inducendo cambiamenti nelle abitudini sociali dei singoli e della collettività. 1.3.1 Biossido di Zolfo (SO2) Il biossido di zolfo, o anidride solforosa, è un gas la cui presenza in atmosfera è da ricondursi alla combustione di combustibili fossili contenenti zolfo, quali carbone, petrolio e derivati. Per quanto riguarda il traffico veicolare, che contribuisce alle emissioni solo in maniera secondaria, la principale sorgente di biossido di zolfo è costituita dai veicoli con motore diesel. Dal 1970 ad oggi la tecnologia ha reso disponibili combustibili a basso tenore di zolfo, il cui utilizzo è stato imposto dalla normativa. Le concentrazioni di biossido di zolfo sono così rientrate nei limiti legislativi previsti. In particolare in questi ultimi anni, grazie al passaggio al gas naturale, le concentrazioni si sono ulteriormente ridotte. Data l elevata solubilità in acqua, il biossido di zolfo contribuisce al fenomeno delle piogge acide trasformandosi in anidride solforica (SO 3 ) e, successivamente, in acido solforico (H 2 SO 4 ), a causa delle reazioni con l umidità presente in atmosfera. Gli effetti registrati ai danni della salute umana variano a seconda della concentrazione e del tempo di esposizione, e vanno da irritazioni a occhi e gola già a basse concentrazioni, a patologie dell apparato respiratorio come bronchiti, tracheiti e malattie polmonari in caso di esposizione prolungata a concentrazioni maggiori. 1.3.2 L Ozono (O3) L Ozono è un inquinante secondario, che non ha sorgenti emissive dirette di rilievo. La sua formazione avviene in seguito a reazioni chimiche in atmosfera tra i suoi precursori (soprattutto ossidi di azoto e composti organici volatili), favorite dalle alte temperature e dal forte irraggiamento solare. Tali reazioni causano la formazione di un insieme di diversi composti, tra i quali, oltre all ozono, nitrati e solfati (costituenti del particolato fine), perossiacetilnitrato (PAN), acido nitrico e altro ancora, che nell insieme costituiscono il tipico inquinamento estivo detto smog fotochimico. A differenza degli inquinanti primari, le cui concentrazioni dipendono direttamente dalle quantità dello stesso inquinante emesse dalle sorgenti presenti nell area, la formazione di ozono risulta quindi più complessa. La chimica dell ozono ha come punto di partenza la presenza di ossidi di azoto, che vengono emessi in grandi quantità nelle aree urbane. Sotto l effetto della radiazione solare (rappresentata di seguito con hν), la formazione di ozono avviene in conseguenza della fotolisi del biossido di azoto: NO 2 + hν NO + O* (1) L ossigeno atomico, O*, reagisce rapidamente con l ossigeno molecolare dell aria, in presenza di una terza molecola (M) che non entra nella reazione vera e propria ma assorbe l eccesso di energia vibrazionale e pertanto stabilizza la molecola di ozono che si è formata: O* + O 2 + M O 3 + M (2) Una volta generato, l ozono reagisce con l NO, e rigenera NO 2 : 8

NO + O 3 NO 2 + O 2 (3) Le tre reazioni descritte formano un ciclo chiuso che, da solo, non sarebbe sufficiente a causare gli alti livelli di ozono che possono essere misurati in condizioni favorevoli alla formazione di smog fotochimico. La presenza di altri inquinanti, quali ad esempio gli idrocarburi, fornisce una diversa via di ossidazione del monossido di azoto, che provoca una produzione di NO 2 senza consumare ozono, di fatto spostando l equilibrio del ciclo visto sopra e consentendo l accumulo dell O 3. Le concentrazioni di ozono raggiungono i valori più elevati nelle ore pomeridiane delle giornate estive soleggiate. Inoltre, dato che l ozono si forma durante il trasporto delle masse d aria contenenti i suoi precursori, emessi soprattutto nelle aree urbane, le concentrazioni più alte si osservano soprattutto nelle zone extraurbane sottovento rispetto ai centri urbani principali. Nelle città, inoltre, la presenza di NO tende a far calare le concentrazioni di ozono, soprattutto in vicinanza di strade con alti volumi di traffico. Nel mondo vegetale l'ozono entra nelle foglie attraverso le aperture stomatiche e, grazie al suo forte potere ossidante dovuto al terzo atomo di ossigeno, aggredisce le membrane cellulari causando mutamenti nelle proteine, che perdono la loro integrità fisica e le loro capacità di trasporto e producono antiossidanti (metaboliti o enzimi) quale difesa. Le foglie perdono efficienza fotosintetica, a causa della chiusura di numerosi stomi e della diminuita assimilazione del carbonio, dovuta alla minore attività di enzimi coinvolti nella fotosintesi. Nel corpo umano l ozono è in grado, per esempio,, di attaccare velocemente i tessuti biologici e le molecole biochimiche. Difficilmente solubile in acqua, non è ostacolato dal muco protettivo presente normalmente nelle vie respiratorie e penetra nelle regioni più profonde e sensibili. Circa il 91% dell ozono inspirato viene assimilato dalle vie respiratorie e dai polmoni. Le membrane cellulari più sensibili, una volta raggiunte, vengono distrutte e si innescano reazioni progressive di tipo infiammatorio. Particolarmente esposti sono i tessuti delle vie respiratorie. Si riscontrano disagi e patologie dell apparato respiratorio (irritazioni agli occhi, al naso e alla gola e mal di testa già a partire da esposizioni di soggetti sani a concentrazioni medie orarie di 200 µg/m 3 ; decrementi della funzionalità respiratoria nei bambini e nei giovani a concentrazioni orarie nel range 160 300 µg/m 3 ). 1.3.3 Gli ossidi di Azoto (NO e NO2) Gli ossidi di azoto in generale (NO X ), vengono prodotti durante i processi di combustione a causa della reazione che, ad elevate temperature, avviene tra l azoto e l ossigeno contenuto nell aria. Tali ossidi vengono emessi direttamente in atmosfera a seguito di tutti i processi di combustione ad alta temperatura (impianti di riscaldamento, motori dei veicoli, combustioni industriali, centrali di potenza, ecc.), per ossidazione dell azoto atmosferico e, solo in piccola parte, per l ossidazione dei composti dell azoto contenuti nei combustibili utilizzati. Nel caso del traffico autoveicolare, le quantità più elevate di questi inquinanti si rilevano quando i veicoli sono a regime di marcia sostenuta e in fase di accelerazione, poiché la produzione di NOx aumenta all aumentare del rapporto aria/combustibile, cioè quando è maggiore la disponibilità di ossigeno per la combustione. L NO 2 è un inquinante per lo più secondario, che si forma in seguito all ossidazione in atmosfera dell NO, relativamente poco tossico. Esso svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico in quanto costituisce l intermedio di base per la produzione di inquinanti secondari molto pericolosi come l ozono (O 3 ), l acido nitrico (HNO 3 ), l acido nitroso (HNO 2 ). Una volta formatisi, questi inquinanti possono depositarsi al suolo per via umida (tramite le precipitazioni) o secca, dando luogo al fenomeno delle piogge acide, con conseguenti danni alla vegetazione e agli edifici. 9

Gli NO x, ed in particolare l NO 2, sono gas nocivi per la salute umana in quanto possono provocare irritazioni delle mucose, bronchiti e patologie più gravi come edemi polmonari. I soggetti più a rischio sono i bambini e le persone già affette da patologie all apparato respiratorio. 1.3.4 Il Monossido di Carbonio (CO) Il monossido di carbonio è un gas risultante dalla combustione incompleta di gas naturali, propano (contenuto nel GPL), carburanti, benzine, carbone e legna. Le fonti di emissione di questo inquinante sono, sia di tipo naturale, sia di tipo antropico; in natura, il CO viene prodotto in seguito a incendi, eruzioni dei vulcani ed emissioni da oceani e paludi. La principale fonte di emissione da parte dell uomo è invece costituita dal traffico autoveicolare, oltre che da alcune attività industriali come la produzione di ghisa e acciaio, la raffinazione del petrolio, la lavorazione del legno e della carta. Le sue concentrazioni in aria ambiente sono strettamente legate ai flussi di traffico locali, e gli andamenti giornalieri rispecchiano quelli del traffico, raggiungendo i massimi valori in concomitanza delle ore di punta a inizio e fine giornata, soprattutto nei giorni feriali. Durante le ore centrali della giornata i valori tendono a calare, grazie anche ad una migliore capacità dispersiva dell atmosfera. In Lombardia, a partire dall inizio degli anni 90 le concentrazioni di CO sono in calo, soprattutto grazie all introduzione delle marmitte catalitiche sui veicoli e al miglioramento della tecnologia dei motori a combustione interna (introduzione di veicoli Euro 4). Il CO può venire assunto dall organismo umano per via inalatoria, ha la capacità di legarsi con l'emoglobina in quanto ha una maggiore affinità rispetto all O 2, e forma con essa carbossiemoglobina, riducendo così la capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti. Gli effetti nocivi sono quindi riconducibili ai danni causati dall ipossia a carico del sistema nervoso, cardiovascolare e muscolare, comportando una diminuzione delle funzionalità di tali apparati e affaticamento, sonnolenza, emicrania e difficoltà respiratorie. 1.3.5 Gli idrocarburi non metanici (NMHC) Gli idrocarburi non metanici si originano da processi di combustione imperfetta o incompleta, in particolare di combustibili derivati dal petrolio (benzine e gasoli). Esposti all aria passano velocemente dallo stato liquido a quello gassoso. In parte sono costituiti da idrocarburi dello stesso combustibile che non vengono bruciati (paraffine, olefine, cicloparaffine, aromatici) e, per la maggioranza, da sostanze più complesse che si formano nelle reazioni di combustione. Solitamente tali composti organici si originano nelle zone della camera di combustione dove la temperatura non raggiunge valori così elevati da favorire l'ossidazione completa dei combustibili. Le principali sorgenti dei NMHC sono il traffico autoveicolare, alcuni processi industriali (in fonderia; nei cicli di produzione di solventi e vernici e durante le fasi di lavorazione che impiegano tali sostanze, quali lo sgrassaggio e la verniciatura nelle lavorazioni metalmeccaniche; nelle lavorazioni di polimeri; nel trattamento del legno, ecc.), evaporazione dei carburanti (durante il travaso, nelle fasi di riempimento di serbatoi e cisterne o in seguito a perdite dagli stessi). Gli effetti sulla salute sono costantemente oggetto di studio, in quanto alcuni componenti degli NMHC si sono rivelati cancerogeni per l uomo(colpito nelle prime vie aeree), per esempio il benzene e numerosi idrocarburi policiclici aromatici (IPA) come il benzo(a)pirene. 1.3.6 Il particolato atmosferico aerodisperso (PM) PM (Particulate Matter) è la definizione generale con cui si definisce una miscela di particelle solide e liquide (particolato) di diverse caratteristiche chimico-fisiche e diverse dimensioni che si trovano in sospensione nell'aria. 10

Tali sostanze possono avere origine sia da fenomeni naturali (processi di erosione al suolo, incendi boschivi, dispersione di pollini etc.) sia, in gran parte, da attività antropiche, in particolar modo da traffico veicolare e processi di combustione. Inoltre, esiste un particolato di origine secondaria dovuto alla compresenza in atmosfera di altri inquinanti come l'no X e l'so 2 che, reagendo fra loro e con altre sostanze presenti nell'aria, danno luogo alla formazione di solfati, nitrati e sali di ammonio. L insieme delle particelle sospese in atmosfera è chiamato PTS (Polveri Totali Sospese). Al fine di valutare l impatto del particolato sulla salute umana si possono distinguere una frazione in grado di penetrare nelle prime vie respiratorie (naso, faringe, laringe) e una frazione in grado di giungere fino alle parti inferiori dell apparato respiratorio (trachea, bronchi, alveoli polmonari). La prima corrisponde a particelle con diametro aerodinamico inferiore a 10 µm (PM10), la seconda a particelle con diametro aerodinamico inferiore a 2.5 µm (PM2.5). Attualmente la legislazione europea e nazionale ha definito valori limite sulle concentrazioni giornaliere e sulle medie annuali per il solo PM10, mentre per il PM2.5 la comunità europea in collaborazione con gli enti nazionali sta effettuando le necessarie valutazioni. A causa della sua composizione, il particolato presenta una tossicità che non dipende solo dalla quantità in massa, ma dalle caratteristiche fisico-chimiche; la tossicità viene amplificata dalla capacità di assorbire sostanze gassose come gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e i metalli pesanti, di cui alcuni sono potenti agenti cancerogeni. Inoltre, le dimensioni così ridotte (soprattutto per quanto riguarda le frazioni minori di particolato) permettono alle polveri di penetrare attraverso le vie aeree fino a raggiungere il tratto tracheo-bronchiale e gli alveoli polmonari, causando disagi, disturbi e malattie all apparato respiratorio e indurre formazioni neoplastiche. Gli effetti sanitari delle PM10 possono essere sia a breve termine che a lungo termine. Anche recenti studi epidemiologici (ad esempio i progetti MISA 1 e 2, una metanalisi degli studi italiani sugli effetti acuti dell'inquinamento atmosferico rilevati in dodici città italiane, nonchè studi americani sugli effetti a lungo termine) hanno confermato l'esistenza di una correlazione tra presenza di polveri fini e patologie dell'apparato respiratorio e cardiovascolare. 1.4 La normativa di riferimento e il sistema di monitoraggio regionale La normativa di riferimento è a più scale: europea, statale e, a seguito di monitoraggi e controlli delle emissioni, anche regionale e locale quali i provvedimenti per il blocco della circolazione nell ambito di singoli comuni o aree omogenee. Le normative, generalmente sono tese a stabilire i limiti di concentrazione degli inquinanti a breve e lungo termine. Per questi ultimi il riferimento è a standard di qualità e a valori limite per la salute umana e dell ecosistema al fine di evitare esposizioni croniche. Altre normative intervengono invece sulla definizione di soglie di allarme per gestire situazioni di inquinamento acuto e provvedere a interventi puntuali di emergenza. Sinteticamente sono qui elencate le principali norme: D.P.C.M. del 28 marzo 1983 (modificato dall art. 20 del D.P.R.n.203 del 24 maggio 1988) in vigore solo in fase transitoria per i valori del biossido di azoto D. M. dell Ambiente del 20 maggio 1991 e del 6 maggio 1992; Direttiva 96/62/CE del 27 settembre 1996; D.M. dell Ambiente del 16 maggio 1996; Direttiva 1999/30/CE del 22 aprile 1999 concernente i valori limite di qualità dell aria ambientale per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo; D. Lgs. n. 351 del 4 agosto 1999 (recepimento della suddetta Direttiva relativa a nuovi valori limite e di soglie di allarme per gli inquinanti nonché necessità di un Piano di Azione Regionale); D.G.R. Lombardia n. 5661 del 20 luglio 2001 Controllo gas di scarico degli autoveicoli, Bollino Blu Campagna 2002 ; 11

D.G.R. Lombardia n. VII/6501 del 19 ottobre 2001 (zonizzazione del territorio regionale). D.M. dell Ambiente e della Tutela del Territorio n. 60 del 2 aprile 2002 concernente le norme in materia di qualità dell aria; D.M. dell Ambiente n. 261 del 1 ottobre 2002 Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell aria ambientale, i criteri per l elaborazione del piano e dei programmi ; D.Lgs. n.183 del 21 maggio 2004: recepimento Direttiva 2002/3/CE riguardante i valori di ozono, i valori bersaglio, da conseguirsi entro il 2010, i valori obiettivo a lungo termine, le soglie di informazione e di allarme D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 recante le Norme in materia ambientale dove si delega alle Province la funzione amministrativa relativa al rilascio delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera. Poiché gli inquinanti sono tutti espressione di un unico fenomeno più complesso - l inquinamento atmosferico - essi sono correlati tra loro ed ognuno di essi è solo un indicatore degli effetti della contaminazione complessiva. L utilità di provvedimenti tesi ad eliminare solo uno o alcuni dei componenti non è sufficiente a scongiurare le conseguenze del rischio inquinamento. A livello locale la Regione Lombardia, quindi, al fine di tenere sotto controllo il grado di qualità dell aria, ha predisposto una rete di centraline di rilevamento di diversi inquinanti aerei composta da 137 stazioni fisse (sia di proprietà pubblica, sia di aziende private) in grado di trasmettere ad intervalli regolari (generalmente di un ora) i dati al sistema centrale dell ARPA che, in seguito ad elaborazioni, è in grado di evidenziare situazioni a rischio o di emergenza. In base alle statistiche raccolte in alcuni anni, la Regione Lombardia, con la D.G.R. n. VII/6501 del 19/10/01, modificata dalla d.g.r. n. VII/1863 del 28/10/02, ha quindi proceduto alla zonizzazione del territorio regionale ai fini del raggiungimento degli obiettivi di qualità dell aria. Tale zonizzazione è stata recentemente revisionata con la D.G.R. n. 5290 del 02/08/07, che è entrata in vigore a partire da agosto 2007. Il territorio regionale è stato suddiviso in zone così denominate: Zona A: laddove sono maggiori alcuni inquinanti (PM10 di origine primaria, NOx e COV), la situazione meteorologica è avversa (velocità del vento limitata, lunghi periodi di alta pressione)e vi è alta densità abitativa, attività industriali e traffico. A sua volta la zona A è stata suddivisa in: - zona A1:agglomerati urbani a maggiore densità abitativa - zona A2 : zona urbanizzata a minore densità abitativa ed emissiva rispetto alla A1 Zona B: zona di pianura con alte concentrazioni di PM10 prevalentemente secondarie, alta emissione (inferiore alle zone A) di PM10 e NOx, alta emissione di NH3 (da origine agricola e allevamento), situazione meteorologica avversa e densità abitativa intermedia Zona C: valori di PM10, NOx, CV antropico e NH3 inferiori, orografia montana, situazione meteorologica favorevole alla dispersione, bassa densità abitativa. La D.G.R. n. VII/13856 del 29/07/03, al fine di dare maggiori incisività ed efficacia ai provvedimenti previsti dal proprio Piano di azione, anche dal punto di vista gestionale, ha stabilito di unificare le zone critiche di Milano, di Como e del Sempione in una zona denominata Zona Critica Unica di Milano/Como/Sempione, in ragione della contiguità della omogeneità di uso del territorio e dell appartenenza ad un unico bacino aerologico delle stesse mantenendo per Bergamo e provincia la stessa zona omogenea. Per ciascuna zona è stato poi definito, con l immediata successiva DGRL 8/5291, un Piano d azione per il contenimento e la prevenzione degli episodi acuti di inquinamento atmosferico (per il periodo ottobre 2007-aprile 2008) che prevede misure e provvedimenti relativi alla circolazione veicolare e per il contenimento dell inquinamento da combustione, nonché azioni immediate da attuare nel caso di superamento dei livelli di ozono. 12

Tra i sistemi di monitoraggio segnaliamo anche quello di tipo sperimentale che fornisce informazioni sulla qualità dell aria tramite misure effettuate da satellite. Le immagini e le mappe riportate rappresentano medie mensili di concentrazione di NO 2 in troposfera e sono fornite dal progetto TEMIS finanziato dall'esa (l'ente Spaziale Europeo) e precursore del progetto PROMOTE in cui ARPA Lombardia è coinvolta come core user. La misura originale, che viene effettuata con frequenza variabile sopra la Lombardia, contiene informazioni sovrapposte di concentrazioni di più inquinanti in atmosfera (NO 2, SO 2, BrO, O 3 ). Sofisticati algoritmi di calcolo, elaborati da BIRA-IASB e KNMI-NASA permettono di ricavare dal complesso insieme di dati di partenza, informazioni relative alla sola concentrazione di NO 2 in troposfera. L'NO 2 è emessa in larga parte da attività umane: traffico, riscaldamento domestico e industria rappresentano le sorgenti principali. A causa della persistenza molto breve dell'no 2, si può notare dalle mappe un'alta concentrazione laddove sono più intense le attività antropiche. E' comunque possibile osservare, in condizioni meteorologiche particolari, ampi fenomeni di trasporto. Le concentrazioni delle medie mensili, rappresentate nelle immagini, vengono espresse in 10 13 molecole di NO 2 /cm 2 presenti in troposfera (che si innalza fino a circa 10 km alle nostre latitudini) mentre i valori delle stazioni di monitoraggio a terra misurano concentrazioni in µg/m 3. Le misure vengono effettuate tramite il sensore UV-VIS SCIAMACHY (SCanning Imaging Absorption spectrometer for Atmospheric CHartographY) a bordo del satellite ESA Envisat, e tramite il sensore OMI (Ozone Monitoring Experiment) a bordo del satellite EOS-Aura; entrambi i satelliti sono in orbita polare attorno alla terra. Le aree di colore rosso presenti in alcune immagini non sono indicative di superamenti dei limiti previsti dalla normativa vigente. Per esemplificare alcuni dati riportiamo a seguire alcune immagini da satellite (sensore OMI) elaborate per alcuni mesi del 2007. 13

1.5 I fattori climatici Le variabili meteorologiche sono di fondamentale importanza rispetto ai livelli di inquinamento presenti nell aria: regolano infatti la velocità con cui gli inquinanti vengono trasportati e si disperdono in atmosfera (es. velocità del vento, flussi turbolenti di origine termica o meccanica) o portati al suolo (es. rimozioni da parte della pioggia). Tali fattori meteorologici definiscono anche il volume in cui gli inquinanti si diffondono: l altezza di rimescolamento, connessa alla quota della prima inversione termica, può essere identificata come la quota massima fino alla quale gli inquinanti si disperdono. Inoltre i fattori meteorologici determinano la velocità o addirittura il verificarsi di alcune reazioni chimiche che portano alla formazione in atmosfera degli inquinanti secondari quali, per semplificare l ozono (per opera della radiazione solare). 1.5.1 Il clima nel 2006 nella provincia di Bergamo La Provincia di Bergamo è caratterizzata da un clima di tipo continentale, con inverni freddi e nebbiosi ed estati calde ed afose. Le stagioni intermedie sono relativamente brevi e caratterizzate da una spiccata variabilità. Abbondanti precipitazioni si sono verificate nel mese di marzo, aprile, maggio agosto e settembre 2006 che sono risultati i mesi più piovosi. Nei mesi primaverili si sono concentrate le piogge più intense con periodi di bassa pressione. Nel mese di gennaio si sono verificate situazioni di alta pressione e piogge scarse. Le temperature più elevate si sono verificate nei mesi di giugno, luglio e agosto con valore massimo di 37.7 C, registrata nella stazione meteo di Bergamo-Garibaldi. Il mese più freddo è risultato essere marzo con una temperatura minima di 3,8. La velocità media del vento è risultata più elevata nei mesi primaverili. Si segnalano dunque i seguenti periodi critici per l inquinamento atmosferico determinati dalle condizioni meteorologiche sinottiche e dalle condizioni meteo-diffusive locali: Periodo invernale : nei mesi di gennaio, novembre e dicembre in condizioni di alta pressione e precipitazioni scarse si sono registrati i valori più elevati in tutti gli inquinanti (ad esclusione dell ozono); Periodo estivo: nei mesi di giugno, luglio, e agosto si sono verificati frequenti superamenti della soglia di attenzione dell ozono dovuta alla forte radiazione solare, alta temperatura ed elevata pressione sinottica. Periodo autunnale : si sono registrati valori elevati degli inquinanti nei mesi di ottobre e marzo per la presenza di inversioni termiche, piogge scarse e assenza di vento. Le successive figure rappresentano l andamento nel corso dell anno 2006 dei principali parametri meteoclimatici misurati nella stazione meteo di Bergamo-Garibaldi. 14

Pressione atmosferica media e precipitazioni totali giornaliere 15

Temperature medie e massime giornaliere Velocità del vento medie e massime giornaliere Nel comune di Scanzorosciate sono stati monitorati i dati relativi alle precipitazioni e misurate le temperature mensili. Nel corso dell anno 2007 il mese più piovoso è risultato agosto con 228 mm nonché i mesi primaverili e autunnali di aprile, maggio e giugno e settembre con precipitazioni medie di 158 mm. Il mese più caldo e risultato essere luglio con una media di 25,2 C e i lpiù freddo dicembre con una temperatura media di 3,5 C. 16

Precipitazioni e temperature. mm 250 228 200 150 154 138 169 173 120 100 50 0 45 42 34 32 20 6 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic grafico 3 precipitazioni in mm mese + piovoso: mese piovoso: giorno + piovoso: agosto (228 mm) dicembre (5,7 mm) 14 aprile (93 mm) C 34 32 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0-2 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic minime medie massime mese + freddo: dicembre (media 3,5 C) giorno + freddo: 18 dicembre (media 1,9 C) minima + bassa: 18 dicembre ( 4,4 C) rafico 4 temperature, medie mensili mese + caldo: luglio (media 25,2 C) giorno + caldo: 20 luglio (media 29,5 C) massima + alta: 20 luglio (36,9 C) 17

1.6 Lo stato della qualità dell aria nella provincia di Bergamo e nel comune di Scanzorosciate 1.6.1 Ubicazione delle centraline nella provincia di Bergamo Nel territorio della provincia di Bergamo è presente una rete pubblica di monitoraggio della qualità dell aria di proprietà dell Arpa e gestita dal Dipartimento Arpa di Bergamo, costituita da n. 12 stazioni fisse, n. 1 postazione mobile e di n. 2 campionatori gravimetrici per il PM10. Sono operanti inoltre n. 5 stazioni private di proprietà R.E.A., Ecolombardia ed Italcementi. Per le reti private, il controllo di qualità, la manutenzione delle stazioni e la validazione dei dati è effettuato dall Arpa Lombardia dipartimento di Bergamo. Di seguito viene riportata una tabella riassuntiva delle centraline ubicate nel territorio provinciale. * Nella stazione di S. Giorgio gli analizzatori degli inquinanti sono stati tolti e riposizionati in altre stazioni nel mese di giugno 2004 (sono presenti in stazione i sensori meteo e il misuratore di traffico). ** La stazione di Calusco ha iniziato il funzionamento in data 1/7/2006. Rete: PUB= pubblica, PRIV=privata Tipo zona Decisione 2001/752/CE Urbana: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3000-5000 abitanti. Suburbana: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall area urbana principale. Rurale: all esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con meno di 3000-5000 abitanti è da ritenersi tale. 18

Tipo stazione Decisione 2001/752/CE Traffico: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico (se si trova all interno di Zone e Traffico Limitato, è indicato tra parentesi ZTL). Industriale: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall industria. Fondo: misura il livello di inquinamento determinato dall insieme delle sorgenti di emissione non localizzate nelle immediate vicinanze della stazione; può essere localizzata indifferentemente in area urbana, suburbana o rurale. La localizzazione delle stazioni fisse di misura 19

Riportiamo nella tabella a seguire gli inquinanti/indicatori che vengono monitorati nelle stazioni fisse sopra individuate. Stazione CO NO O 3 SO 2 PTS BT PM 2.5 PM 10 NMH 2 X S.Giorgio (Bg)* Meucci (Bg) x x x Garibaldi (Bg) x x x Goisis (Bg) x x x x Dalmine x x Costa Volpino x x Tavernola x x Nembro x x Ponte S. Pietro x x Seriate x x x Treviglio x x x x Ciserano x x Filago Marne x x Filago Centro x x x Osio Sotto x x x x Lallio x x x Calusco ** x x x x x x x x x * Nella stazione di S. Giorgio gli analizzatori che misuravano gli inquinanti sono stati tolti e riposizionati in altre stazioni nel mese di giugno 2004 (sono presenti in stazione i sensori meteo e il misuratore di traffico). ** La stazione di Calusco ha iniziato a funzionare in data 1/7/2006. Nella tabella.sopra riportata abbiamo potuto notare come in tutte le centraline vengano monitorati gli ossidi di azoto (NOx) e il monossido di carbonio (CO), quali indicatori di inquinamento da traffico. 1.6.2 Ubicazione delle centraline nel Comune di Scanzorosciate Il comune di Scanzorosciate dispone di una centralina fissa per il monitoraggio della qualità dell aria che registra i dati 24 ore su 24, attraverso un collegamento per via telematica al computer della centralina stessa; in questo modo l Ufficio Ecologia del Comune può controllare in qualsiasi momento i diversi parametri rilevati. All interno della centralina vengono misurati i seguenti indicatori: ozono (O 3 ) Monossido di carbonio (CO) Ossidi di azoto (NOx) Biossido di zolfo (SO 2 ) Polveri sottili (PM 10 ) Metano Idrocarburi non metanici Benzene e l etilbenzene Toluene e gli xileni Vengono inoltre rilevati i principali indicatori meteorologici quali: pressione atmosferica, temperatura, intensità e direzione del vento. 20

I dati registrati dalla centralina vengono sistematicamente elaborati a cura dell Ufficio Ecologia, quindi resi disponibili c/o il sito internet del comune, nonché esposti nell apposita bacheca di via Colleoni. Gli indicatori ai quali viene dato maggiore risalto sono: le Polveri sottili (PM 10 ) l Ozono (O 3 ) il Benzene Con i dati prelevati dalla centralina, viene formulato, giorno per giorno, un giudizio sintetico sulla qualità dell aria indicando il seguente valore: scadente, mediocre, discreta, buona. Il metodo adottato per la formulazione del giudizio è basato sulla metodologia dell U.S.EPA (Enviromental Protection Agency, ovvero l agenzia statunitense per la protezione ambientale) che tiene conto dei dati rilevati in rapporto ai valori di soglia previsti dalle leggi. Nel caso di funzionamento anomalo di uno o due analizzatori, il giudizio di qualità dell aria viene contrassegnato con un (*), nel caso gli analizzatori malfunzionanti siano più di due, il giudizio non viene espresso. Il comune di Scanzorosciate, con l Assessorato all Ecologia, fornisce tutte le informazioni e la documentazione giornaliera relativa alla qualità dell aria e quotidianamente elabora i dati provenienti dalla misurazione della centralina di Fiobbio. Il sito internet del Comune dispone oltre che dei dati giornalieri, anche di una banca dati storica dal 2005 ad oggi. Di seguito mostriamo un esempio di rapporto analitico reso disponibile c/o il sito internet del comune di Scanzorosciate. Scheda esempio (22 aprile 2008) rilevamento della qualità dell aria della centralina comunale di Via Fiobbio 21

1.7 Lo stato delle emissioni in atmosfera: i dati sulle emissioni degli inquinanti e il confronto con i limiti di legge A seguire si propone lo schema riassuntivo delle concentrazioni limite di legge per i vari inquinanti, utile come riferimento per la verifica delle situazioni di inquinamento. Biossido di Zolfo Valore Limite (µg/m³) Periodo di mediazione Legislazione Valore limite protezione salute umana (da non superare più di 24 volte per anno 350 1 ora D.M. n.60 del 02/04/02 civile) Valore limite protezione salute umana SO 2 (da non superare più di 3 volte per anno 125 24 ore D.M. n.60 del 02/04/02 civile ) Valore limite protezione Anno civile e inverno 20 ecosistemi (1 ott- 31 mar) D.M. n.60 del 02/04/02 Soglia di allarme 1 ora (rilevati su 3 ore 500 consecutive) D.M. n.60 del 02/04/02 Biossido di Valore Limite (µg/m³) Periodo di Legislazione Azoto mediazione Standard di qualità 200 1 ora (98 percentile rilevato durante l anno civile) D.P.R. 203/88 NO 2 Valore limite protezione salute umana (da 200(+ 1 ora D.M. n.60 del 02/04/02 non superare più di 18 volte per anno civile) 40) Valore limite protezione 40(+8 Anno civile D.M. n.60 del 02/04/02 Salute umana ) Soglia di allarme 1 ora (rilevati su 3 ore 400 consecutive) D.M. n.60 del 02/04/02 Ossidi di Valore Limite (µg/m³) Periodo di Legislazione Azoto mediazione NO X Valore limite protezione vegetazione 30 Anno civile D.M. n.60 del 02/04/02 Monossido Valore Limite (µg/m³) Periodo di Legislazione di Carbonio mediazione CO Valore limite protezione salute umana 10 8 ore D.M. n.60 del 02/04/02 Ozono Valore Limite (µg/m³) Periodo di Legislazione mediazione O 3 Idrocarburi non Metanici Valore bersaglio per la protezione della salute umana(da non superare più di 25 volte per anno civile) Valore bersaglio per la protezione della vegetazione Soglia di informazione Soglia di allarme Valore Obiettivo (µg/m³) 120 8 ore 18.0 00 AOT40 (mag-lug) su 5 anni 180 1 ora 240 1 ora Periodo di mediazione D.L.vo n.183 21/05/04 D.L.vo n.183 21/05/04 D.L.vo n.183 21/05/04 D.L.vo n.183 21/05/04 Legislazione Benzene Valore obiettivo 5(+4) Anno civile D.M. n.60 del 02/04/02 Benzo(a)piren Valore obiettivo D.M.25/11/94 e 0,001 Anno civile e Dir 107/04 CE NOTA: Gli obiettivi di qualità su base annua delle concentrazioni di IPA fanno riferimento alle concentrazioni di benzo(a) pirene. (D.M. 25/11/94) Particolato Fine PM10 Valore Obiettivo(µg/m³) Periodo di mediazione Legislazione Valore limite protezione salute umana (da non superare più di 35 volte per anno civile) 50 24 ore D.M. n.60 del 02/04/02 Valore limite protezione salute umana 40 Anno civile D.M. n.60 del 02/04/02 22

1.7.1 La qualità dell aria in provincia L Agenzia regionale per l ambiente ha pubblicato per la provincia di Bergamo i dati relativi all andamento dei singoli inquinanti per la definizione dello stato della qualità dell aria. I dati si riferiscono alle campagne di monitoraggio eseguite durante l anno 2006. Vediamone ora l andamento riscontrato a livello provinciale per entrambe gli indacatori: Nota: in grassetto i casi di non rispetto del limite + il margine di tolleranza. Possiamo notare che il rendimento medio degli NO2 della rete di Bergamo è stato del 90.1%. Nel grafico a seguire è possibile verificare l andamento mensile delle concentrazioni di NO2. 23

Concentrazioni mensili di NO2 registrate in Provincia di Bergamo nell anno 2006. Confrontando i lavori con la tabella precedente, le concentrazioni di NO2, non hanno mai superato lo (O%) la soglia di allarme, né lo standard di qualità dell aria (98 percentile), mentre per una stazione (Dalmine) è stato superato il limite orario ed è stato superato nel 27% dei casi (4stazioni su 15) il limite annuale per la protezione della salute umana. Per quanto attiene agli NOx è stato superato in tutte le stazioni (100%) il valore limite annuale per la protezione della vegetazione. In merito al monossido di carbonio (CO) strettamente legato al flusso di traffico veicolare locale, le informazioni di sintesi hanno evidenziato che il rendimento medio del CO nella rete di Bergamo è stato del 89,1%. con il seguente andamento: 24

Se confrontiamo i valori limiti con la tabella precedente, le concentrazioni di CO non hanno mai superato (O%) il valore limite sulle 8 ore per la protezione della salute umana. Vediamo ora l andamento del particolato atmosferico aerodisperso PM ovvero l insieme delle particelle solide e liquide di diverse caratteristiche chimico-fisiche di diverse dimensioni che si trovano sospese nell aria. (*) Campionatore Gravimetrico (**) TEOM (***) Raggi Beta In grassetto sono riportati i casi di non rispetto del limite. Possiamo notare come il rendimento medio del PM10 è stato nella rete di Bergamo del 92,7% con il seguente andamento: le concentrazioni di PM10 hanno superato in tutte le stazioni, sia il limite annuale, sia il limite sulle 24 ore per la protezione della salute umana tranne che per la stazione di Calusco (analizzatore installato in data 1/7/2006) e per il limite annuale per la stazione di Lallio. 25

Per quanto riguarda l ozono (O 3 ) sappiamo che le sue concentrazioni raggiungono i valori più elevati nelle ore pomeridiane delle giornate estive soleggiate essendo un inquinante secondario, la sua formazione avviene in seguito a reazioni chimiche in atmosfera tra i suoi precursori (soprattutto ossidi di azoto e composti organici volatili). Di seguito proponiamo i valori di sintesi e il confronto dei valori misurati con la normativa Tabella di informazioni di sintesi e confronto dei valori misurati con la normativa Tabella di confronto con i valori di bersaglio e gli obiettivi al lungo termine definiti dal D.Lgs 183/04 Nota: in grassetto le situazioni di non rispetto del limite analizzatore installato in data 1/7/2006 Il rendimento medio dell O3 è stato nella rete di Bergamo del 87,3%. Nel confronto con i valori limite delle tabelle sopra riportate, la soglia di informazione e di allarme è stata superata in tutte le stazioni (100%), sono inoltre stati superati in tutte le stazioni i limiti della media sulle 8 ore. Nel 2006 il limite per l AOT40 è stato superato in tutte le stazioni. Di seguito vengono riproposte le concentrazioni mensili di O3 registrate in Provincia di Bergamo nell anno 2006. 26

La concentrazione massima si riscontra nei mesi estivi, in particolare nel mese di luglio dove a seguito delle elevate temperature l ozono si lega con particolari reazioni chimiche come espresso nei paragrafi precedenti. Presso la stazione fissa della rete di rilevamento della qualità dell aria di Bergamo (via Garibaldi) è stato installato un sistema di misura del Bensene e I.P.A (Idrocarburi policiclici aromatici) presente nell aria. La postazione di misura è stata scelta in quanto il sito è soggetto ad intenso traffico e posto in zona ad elevata densità abitativa. La campagna di prelievo con campionamento attivo per il benzene ha avuto inizio il 1/1/2006 e si è conclusa il 31/12/2006 mentre il campionamento attivo di I:P:A, con riferimento alle concentrazioni di Benzo(a)Pyrene, è stato effettuato da gennaio a novembre 2006 con interruzione nel mese di settembre 2006. Nella tabella a seguire sono riportati i valori medi mensili e annuali per l anno 2006 della concentrazione di Benzene espressa in Microgrammi/m3 mentre nel grafico seguente sono riportati i valori medi mensili e annuali della concentrazione di Benzo(a)Pyrene espressa in ng/m3. Andamento mensile e annuale del Benzene nella stazione di Bergamo Via Garibaldi 1.7.2 La qualità dell aria nel comune di Scanzorosciato Sulla base dei dati messi a disposizione dal Comune di Scanzorosciate, risulta che la qualità dell aria rilevata nel corso dell anno 2007 è stata : BUONA per 75 giornate l anno DISCRETA per 245 giornate l anno MEDIOCRE per 22 giornate l anno SCADENTE per 17 giornate l anno NON DETERM. per 6 giornate l anno A seguire viene mostrata una tabella mensile che contempla l intero anno 2007, nella quale è possibile verificare il giudizio giornaliero complessivo. 27

A seguire viene proposto un grafico nel quale si evidenzia mensilmente la qualità dell aria a seconda dei giudizi espressi dai singoli certificati analitici. qualità dell aria, distribuzione giudizi mese per mese Il grafico seguente mette invece in risalto la qualità dell aria in maniera percentuale su base annua tenendo conto dei giudizi emessi. 28

qualità dell aria, distribuzione annuale e giudizi Vediamo ora in che modo incidono alcuni indicatori quali Polveri sottili (PM 10 ), Ozono e Benzene nel comune di Scanzorosciate. Relativamente all indicatore Polveri sottili (PM 10 ), a seguito delle risultanze riscontrate è possibile sostenere che a Scanzorosciate non si raggiungono livelli di inquinamento come in altre località della Provincia e della Regione, quali: Filago, Romano, Treviglio, Osio Sotto, Bergamo via Meucci, con oltre 100 superamenti annuali del limite giornaliero di PM 10. Alcuni dati a confronto: Nel 2005 sono stati riscontrati 31 superamenti (con una media annuale di 33,4 microgrammi su metrocubo), nel 2006 sono stati riscontrati 37 superamenti (con una media annuale di 33,6 microgrammi su metrocubo) nel 2007 sono stati riscontrati 32 superamenti (con una media annuale di 29,90 microgrammi su metrocubo) Nel 2008 al 18 gennaio si era già superato per 10 volte il limite prescritto. (50 microgrammi/mc). Dal 2010 i superamenti del limite non potranno essere più di 7 l anno. Di seguito proponiamo una tabella riepilogativa relativa ai monitoraggi di Polveri sottili (PM 10 ) elaborato dal comune di Scanzorosciate e il relativo grafico esplicativo, per l anno 2007. 29

Per quanto attiene all indicatore dell Ozono a Scanzorosciate, nel mese di luglio 2007, si sono registrati 6 superamenti della soglia di attenzione alla media mobile pari a 120 micron/metrocubo e 2 superamenti della soglia di attenzione della media oraria (180 micron/metrocubo). Va precisato che per monitorare l andamento dell ozono si considera la media oraria e il massimo delle medie dei moduli di 8 ore (media dalle 0 alle 7, media dall 1 alle 8, media dalle 2 alle 9 e così via, ovvero la così detta media mobile) da non superare per più di 25 volte nell anno civile. Di seguito vengono riproposte due tabelle riepilogative elaborate dall assessorato all ambiente ed ecologia, nelle quali sono riportate: nella prima a seguire, le misure mensili complessivamente riscontrate nell anno 2007 come media moduli di 8 ore in microgrammi/metrocubo) 30

Nella seguente tabella viene riportata in maniera riepilogativa, la quantità massima giornaliera di ozono riscontrato. Anche il grafico dà evidenza delle quantità massime e medie riscontrate nel corso dell anno 2007. Sempre nell anno 2007 relativamente al Benzene, a Scanzorosciate si è registrata una media annua di 0,943 microgrammi/m 3, nel 2006 e nel 2005 il valore riscontrato era di 1,7 microgrammi//m 3 31

Per il benzene si considera come valore limite, ovvero come concentrazione massima in atmosfera, la media annua, la quale deve essere inferiore a 10 microgrammi/metrocubo al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi sulla salute umana e sull ambiente. Va ricordato che dal 01 gennaio 2010, in tutti i paesi dell UE, il valore limite scenderà a 5 microgrammi/metrocubo. La maggior parte del benzene viene prodotto a seguito dei processi di combustione dei motori alimentati a benzina. Le emissioni di benzene degli autoveicoli dotati di marmitta catalitica sono circa 7 volte inferiori alle emissioni degli autoveicoli non catalizzati. Di seguito viene riproposto il grafico che evidenzia i valori massimi e le medie riscontrate nell anno 2007. 1.8 Le pressioni riscontrate, deducibili dai valori degli indicatori per la componente aria Secondo il metodo elaborato nel 1993 dall OECD (l organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) essenziale per determinare lo Stato dell Ambiente è descrivere il rapporto tra Pressione- Stato e Risposta visti come le tre principali componenti atti a schematizzare la complessità di un sistema territoriale. Ovvero: le attività antropiche esercitano una pressione (nel caso della componente aria si tratta di emissioni di inquinanti) sullo stato dell ambiente modificandone, con un rapporto di causa/effetto, la sua quantità (di risorse naturali disponibili) e qualità (impatti sull uomo e sulle componenti ambientali). La società, nelle sue varie componenti (pubbliche e private) in risposta a ciò cerca di ridurre gli impatti negativi attraverso leggi, ordinanze, politiche ambientali, innovazioni tecnologiche, progetti di sostenibilità. Attraverso l utilizzo di indicatori, che hanno la funzione di costituire un riferimento per misurare la qualità dell ambiente, condivisi nelle sedi istituzionali, è possibile avere informazioni sintetiche e confrontabili sulle pressioni (fonti di inquinamento: traffico, industrie, riscaldamento, ecc ), sullo stato dell ambiente (dati relativi agli inquinanti: analisi e censimenti) e sulle risposte (misure di riduzione o mitigazione degli impatti: piani, normative, ordinanze, limiti da non superare, azioni di monitoraggio degli effetti provocati dall attuazione delle azioni antropiche, ecc ). 32