ARCHITETTURA ROMANA I romani erano straordinari costruttori e la loro architettura è caratterizzata da tre caratteri fondamentali: utilità, bellezza, capacità di resistere nel tempo. Ponti e acquedotti sono la prova più evidente dell altissimo livello tecnico raggiunto dall ingegneria civile romana. Furono risolti con l arco i problemi connessi all attraversamento dei corsi d acqua e al trasporto dell acqua. In realtà, l invenzione dell arco apparteneva agli etruschi, ma i romani ne sfruttarono tutte le possibilità. Un materiale nuovo I romani misero a punto la formula del calcestruzzo, un nuovo materiale da costruzione facile da usare, leggero ma molto resistente. Lo ottennero mescolando calce, pozzolana (una specie di tufo) e pietrisco. Riempiendo l armatura di calcestruzzo, i romani furono in grado di costruire strutture alte e solide, ma leggere abbastanza da sopportare il proprio peso. Il rivestimento esterno poi veniva realizzato in mattoni o in marmo. TECNICHE COSTRUTTIVE DELL'ARCO ROMANO ED ESEMPI IN MURATURA Tecniche costruttive di epoca romana Esempi di muratura opus incertum opus vittatum opus quadratum opus spicatum opus latericium opus reti
Costruzione di un arco Dopo aver costruito i pilastri, viene predisposta all'interno dell'arco un'impalcatura in legno (cèntina), sulla quale, a partire dalla basi, si affiancano i blocchi di pietra (conci), fino a raggiungere il punto più alto: la chiave di volta. La volta a botte è costituita da un mezzo cilindro. Due volte a botte dello stesso diametro, che si intersecano perpendicolarmente e allo stesso livello, determinano la volta a crociera. Costruzione di una volta a botte. Su una cèntina, costituita da un mezzo cilindro di legno, sono disposte a raggiera e cementate varie file di mattoni. Quando il cemento è indurito, si toglie l'armatura di legno che è servita per la costruzione.
GLI ACQUEDOTTI Gli acquedotti portavano in città l acqua delle sorgenti che scaturivano sulle colline circostanti. La conduttura correva per lunghi tratti sottoterra, ma quando doveva superare un abbassamento del terreno veniva sostenuto da mura alte e imponenti, e più spesso da archi o arcate sovrapposte a due o tre ordini. All inizio Roma sostenne la costruzione degli acquedotti con i guadagni delle conquiste militari; in età imperiale, invece, con una parte del conto pubblico. Intorno all acquedotto lavorava un piccolo esercito di tecnici: ingegneri che disegnavano il percorso, architetti che progettavano le opere in muratura, squadre di schiavi che lavoravano come muratori, stuccatori, lattonieri, scalpellini, incaricati della costruzione e della manutenzione dell opera. Struttura dell acquedotto Poichè non possedevano pompe, i romani costruivano gli acquedotti in modo che l acqua scendesse con pendenza costante. Dalla sorgente l acqua avanzava in una condotta sotterranea con aperture, passava per un bacino di depurazione e raggiungeva l acquedotto. Per resistere alla pressione, la conduttura era in calcestruzzo, inserita in un canaletto di pietra. L acqua finiva in un castellum, in una zona alta della città, da cui si dipartivano le condutture che alimentavano le case private, le terme, le fontane pubbliche. Queste condutture, generalmente tubi di piombo o terracotta infilati l uno nell altro, uscivano dal castellum ad altezze diverse, perchè l acqua per i servizi pubblici fosse l ultima a mancare. Roma era servita da ben 24 acquedotti, che portavano 984 milioni di litri d'acqua al giorno.
ACQUEDOTTO ROMANO:UTILIZZO E COSTRUZIONE I romani furono abili ingegneri e architetti: per le loro grandiose opere pubbliche, conservatesi nei secoli, svilupparono tecniche di costruzione efficaci e innovative. Tra le imprese maggiori figurano gli acquedotti, che erano in grado di trasportare acqua dalle fonti di montagna fino alle aree abitate più lontane, rifornendo grandi città come Roma. I canali dell'acquedotto correvano alla sommità di enormi archi di pietra. Esperti geometri e topografi, detti gromatici, dirigevano la costruzione di queste massicce opere murarie utilizzando strumenti molto precisi, come la groma, che consentiva di tracciare linee dritte e determinare angoli retti. Gli operai erano in grado di sollevare pesanti pietre grazie a imponenti gru mosse da ingranaggi rotanti azionati da schiavi.
ACQUA PER LA CITTA Roma stupiva i visitatori per il numero eccezionale di acquedotti e fontane, ma anche le altre città romane, in Italia e nelle province, venivano rifornite di acqua corrente e proprio gli acquedotti erano tra i segni più evidenti e inconfondibili della romanizzazione dell'impero. Il disegno mostra lo schema di costruzione dell'acquedotto: le condotte, chiuse, avevano una leggera pendenza, ma in caso di necessità gli ingegneri romani facevano superare all'acqua piccoli dislivelli sfruttando il principio del sifone. Per far arrivare l'acqua anche dalle sorgenti più lontane non si esitava a scavare gallerie o a costruire grandiosi ponti come quello che si vede nella foto: l'acquedotto del Gier, all'attraversamento del Pont du Gard, in Francia, costruito con una lieve convessità per offrire meno resistenza alle improvvise piene del fiume.