Convegno Giuseppe Gavioli e la cultura del riformismo Quali idee per un nuovo riformismo? Stefano Sylos Labini Oggi quando si parla di riforme il significato che balza agli occhi è negativo. Non si sente che parlare di riforme strutturali: la riforma del mercato del lavoro, la riforma delle pensioni, una maggiore concorrenza e le liberalizzazioni. Quello che oggi si definisce riformismo è una cosa totalmente diversa rispetto a quello che siamo stati abituati a conoscere. Io credo che le vere riforme strutturali dovrebbero essere la lotta ai paradisi fiscali, il divieto di costituire società off-shore, il contrasto al sistema bancario ombra, la costituzione di agenzie di rating pubbliche internazionali per contrastare il potere enorme di questo oligopolio del rating che può mettere in ginocchio gli Stati, il divieto di emettere strumenti finanziari sui mercati non regolamentati. Dunque, le riforme strutturali dovrebbero essere ben diverse da quelle che invece si sono affermate nell opinione pubblica, nell opinione comune, perché non si sente altro che parlare di riforme strutturali intese in un modo assolutamente negativo. Tengo a ricordare che da alcuni anni collaboro con Giorgio Ruffolo, uno degli esponenti più importanti del riformismo italiano nel PSI. Con mio padre e con lui abbiamo fatto molte discussioni su quello che è stato il tentativo di questo riformismo socialista all inizio degli anni sessanta, che in realtà è stato uno dei progetti politici più concreti di cambiamento che ci sono stati in Italia nel dopoguerra. Purtroppo questo progetto non trovò delle alleanze solide, anzi fu visto con diffidenza e alla fine fu stritolato: da una parte la DC più conservatrice che si opponeva a un progetto di riforme di struttura e dall altra purtroppo il PCI a livello nazionale. C era questa differenza (come diceva Lanfranco) fra un livello regionale socialdemocratico, molto operativo, e un livello nazionale legato a filo doppio con l Unione Sovietica con velleità rivoluzionarie e scarsamente concreto sul piano operativo. L inizio degli anni sessanta fu un momento molto importante: oltre al tentativo di una programmazione economica è importante ricordare che ci fu il ruolo dell impresa pubblica, delle partecipazioni statali, dell ENI di Enrico Mattei che era un motore di investimenti e di sviluppo, l energia nucleare con Felice Ippolito, la nazionalizzazione dell energia elettrica. Fu un momento decisivo
che purtroppo non ebbe quelle alleanze fondamentali che avrebbero potuto permettere di esplicitare tutte le potenzialità. Questa fu una grande occasione mancata, secondo me la più importante che possa esserci stata in Italia. Poi siamo andati via via peggiorando fin quando non si è abbattuta quest onda liberista che ha spazzato via tutto e ha trovato gli eredi del PCI in una posizione di debolezza culturale e di sudditanza politica nei confronti di questa nuova ideologia del mercato, delle privatizzazioni, della concorrenza, delle liberalizzazioni, pensando che il mercato fosse il motore dello sviluppo. Invece se andiamo a vedere che cos è il mercato, in settori particolari come quello delle banche, dell energia, delle assicurazioni, ci sono grandi concentrazioni che si spartiscono il mercato, grandi oligopoli. Fra l altro la concorrenza non esiste nemmeno. Ci si è fatti affascinare da concetti che non sono neanche, secondo me, realistici. Il punto in cui ci troviamo oggi è l assenza di un partito socialista di sinistra di massa. In Italia è scomparso tutto. In realtà ci possiamo consolare, fra virgolette, perchè il problema è anche europeo, perché è proprio in Europa i partiti socialisti hanno fallito, non sono stati capaci di battersi per gli obiettivi a cui dicono di ispirarsi. Dal mio punto di vista i partiti socialisti europei sono stati un disastro assoluto. Il partito socialista francese non si capisce che linea politica abbia, mentre i socialdemocratici tedeschi, alla fine si sono appiattiti e allineati sul nazionalismo della Merkel, sull ideologia del più forte. Diciamo che l Italia è sempre all avanguardia, perché noi non abbiamo più neanche i partiti socialisti o di sinistra. Anche la situazione a livello extra-italiano, dunque, è molto complicata. In questo momento ci troviamo dentro a un Europa che non sta funzionando, dove sta dominando una miscela esplosiva, composta da ideologia liberista e nazionalismo tedesco, che potrebbe portare verso la disintegrazione del progetto europeo. La situazione sta diventando sempre più critica. Probabilmente anche i tedeschi se ne stanno accorgendo, perché a quanto pare il Presidente della Bundesbank sta iniziando ad aprire su una possibile espansione monetaria. A questo punto quando per i tedeschi va bene allora si può fare Noi ormai abbiamo perso qualsiasi sovranità: io a volte, estremizzando, dico che siamo diventati una provincia dell impero tedesco. È chiaro che ci abbiamo messo del nostro, perché con la classe politica, la classe dirigente, la corruzione, non abbiamo i titoli per poter prendere posizioni propositive in Europa. Dall altra parte i tedeschi hanno fatto fondamentalmente i loro interessi. A loro l euro conviene tantissimo in queste condizioni, perchè è più debole di quello che sarebbe stato il marco, quindi si stanno avvantaggiando enormemente con
una moneta che agevola le loro esportazioni. Si sono avvantaggiati per i deflussi di capitali che nel momento della crisi sono finiti tutti in Germania, e poi con queste politiche di austerità che sono state assolutamente distruttive. Nel libro Il film della crisi, mio e di Giorgio Ruffolo, abbiamo riportato un intervista a uno dei tedeschi che ha più ragionevolezza, Joschka Fischer, ex braccio destro di Schröder. Secondo Fischer le politiche di austerità in una crisi finanziaria portano alla depressione, esattamente come è successo alla fine degli anni venti. Abbiamo già questo esempio e purtroppo si è riprodotta esattamente la stessa politica economica, perché è stata costruita un Europa con una Banca Centrale che è un esemplare assolutamente unico, che non può intervenire come prestatore di ultima istanza, quindi un modello Bundesbank di Banca Centrale Europea. Oltretutto situato a Francoforte, quindi proprio sotto il controllo tedesco al massimo della potenza. Sempre in questo libro abbiamo tenuto a ricordare che Franco Modigliani aveva presentato un Manifesto contro la disoccupazione nell Unione Europea in cui si era battuto con tutte le sue forze per realizzare una Banca Centrale sul modello della Federal Reserve. Era stato l unico, perchè purtroppo anche Prodi, Ciampi Ora si sente dire lo stesso Prodi che lui le aveva dette certe cose, ma io rimango sbalordito. All epoca questo fu un momento fondamentale: la costituzione di una Banca Centrale che avesse la capacità di intervento nell economia, e nessuno disse niente. L unico obiettivo della banca centrale doveva essere la lotta all inflazione, perche quello è il problema dei tedeschi, e quindi fu costituito questo tipo di Banca Centrale. Adesso in Europa abbiamo le mani legate. Il grande cambiamento tra Letta e Renzi: Letta insieme a Napolitano rappresentava l immobilismo più assoluto e l allineamento totale verso le direttive europee. Renzi pare stia facendo una lotta sui decimali: 2,6 o 2,8... Mi sembra un modo di agitarsi molto scomposto e non riesco a capire bene quale sia la sua strategia in Europa, perché alla fine comunque siamo imbrigliati dentro a questi vincoli europei. Fra l altro è stato firmato il fiscal compact, un azione assolutamente irresponsabile. Mi domando come sia potuto succedere, però in realtà è successo non solo in Italia, ma in tutti i paesi. Ne ho parlato con uno dei più importanti giuristi italiani, Giuseppe Guarino, che in qualità di assistente fece l esame a Giorgio Napoletano e poi come professore esaminò Cossiga. Guarino, che è nato nel 1921 ed è un autorità, con tutte le sue forze ha sottolineato che il fiscal compact è un atto illegale in realtà: un trattato di diritto internazionale in contrasto con i trattati europei, e quindi per farlo approvare è stata necessaria la modifica della Costituzione italiana. Quindi per aggirare i trattati europei è stata introdotta una
modifica nella Costituzione italiana. Il fiscal compact è un suicidio assoluto, è impossibile rispettarlo. Questa cosa andrebbe messa sul tavolo immediatamente e chiaramente l Italia non può farlo da sola, perché deve lavorare per costruire un alleanza con altri paesi e andare in Europa per dire una serie di cose a partire dal fiscal compact, che è assolutamente inapplicabile e irraggiungibile, tantomeno in una fase di crisi economica. Quindi quello che dovrebbe fare l Italia è lavorare per costruire un alleanza di paesi, ovviamente dei paesi più deboli, e per avanzare una serie di proposte a partire dall abolizione del fiscal compact per andare poi all emissione di eurobond, perché per esempio la Banca Centrale Europea potrebbe pagare le spese degli interessi sull emissione di nuovi eurobond per finanziare un piano di investimenti, poi c è la possibilità di mettere insieme i debiti pubblici europei per costruire un debito pubblico unitario. Quindi c è una serie di passi che vanno fatti in Europa. Questo sarebbe, diciamo, un riformismo a livello europeo. Purtroppo manca la presenza di partiti di sinistra anche a livello europeo, quindi quello che si dovrebbe fare è a livello di paesi che possano condividere degli obiettivi, perché a livello politico effettivamente è molto difficile, e tanto di più anche a livello di unione di sindacati, perché anche i sindacati sono comunque non aggregati fra di loro e non compatti su obiettivi condivisi, ma ogni sindacato nazionale è immerso nelle problematiche che lo riguardano. Questo è il problema che secondo me e Giorgio Ruffolo dovremmo affrontare a livello europeo, perché chiaramente questa Europa non funziona. Il rischio è che a un certo punto queste forze diciamo nazionaliste, di destra, come sta succedendo, continuino a crescere. A un certo punto potrebbe esserci proprio la disintegrazione dell Europa. È difficile fare previsioni, ma il malcontento sta crescendo. Da una parte ci sono i paesi forti che non vogliono, dicono loro, pagare per i paesi deboli, dall altra ci sono i paesi deboli che comunque non riescono più a tollerare una situazione di crisi economica. Le posizioni continuano a divergere fra un blocco diciamo eurotedesco e il blocco subalterno dei paesi mediterranei del sud Europa. Una possibilità che potrebbe uscire è la costituzione di un euro del sud Europa, in qualche modo. È difficile fare previsioni, ma bisogna mettere bene tutte le carte sul tavolo, dire le cose come stanno e non andare in Europa a parlare di sforare il rapporto deficit/pil. Per quanto riguarda invece la situazione in Italia, credo ci siano comunque dei margini di manovra, credo che dovremmo rilanciare imprese e banche pubbliche che coesistano con imprese e banche private. Non è che uno adesso
pensa di statalizzare e nazionalizzare i mezzi di produzione, ma credo che banche pubbliche e imprese pubbliche con altri obiettivi diversi da quelli del profitto possano costituire un importante strumento di politica economica, perchè comunque servono poi degli strumenti di intervento. Queste imprese e queste banche possono finanziare grandi investimenti. Credo che questa sia una linea su cui bisognerebbe ragionare per potere avere strumenti di intervento diversi da quelli della spesa e delle tasse, che si possano affiancare a un tipo di intervento pubblico che deve essere rilanciato perché il nostro capitalismo privato in questo momento è assolutamente debole e le banche private sono diventate organismi autoreferenziali che non finanziano più e non sostengono più lo sviluppo dell economia reale. Il riformismo oggi è tutto un azzardo, qualcosa che bisogna inventarsi. Bisogna uscire dagli schemi, cercare di ragionare sulla base della situazione e trovare soluzioni che siano fattibili, concrete e ambiziose e che rientrano in una logica di intervento di medio-lungo periodo.