SEMINARIO DI CULTURA POLITICA PD Milano - Zona 7

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1 SEMINARIO DI CULTURA POLITICA PD Milano - Zona 7 GLOBALIZZAZIONE PARTITO LAVORO WELFARE

2 IL LAVORO a cura di Paolo Raffaldi & Corrado Angione

3 DAL PASSATO: LA SINISTRA ED IL LAVORO... Secondo quali modalità una certa prassi politica si distingue rispetto ad un'altra? Secondo quali finalità? Per cosa distinguiamo una politica di destra da una di sinistra in tema di lavoro? Quali differenze possiamo riscontrare oggi tra le proposte dei diversi partiti europei in materia di politiche del lavoro? Quali piattaforme programmatiche per la sinistra in Europa?

4 Perchè riteniamo che occorra valorizzare il lavoro? Non è forse il lavoro stesso la fonte di ogni valore?

5 Cosa accade quando le parti sociali istituzionalizzate non attraggono più gli individui? Dobbiamo rassegnarci ad abbandonare ogni forma di rappresentanza per abbracciare pure idealità?

6 Se oggi non siamo più il partito dei lavoratori, possiamo essere il partito del lavoro? In che modo? Quale deve essere la funzione di un partito che voglia ancora rappresentare gli interessi del lavoro?

7 Possiamo ritenere che i saperi, le capacità e le competenze delle persone siano oggi adeguatamente valorizzate in Italia e in Europa? Che cosa impedisce la piena valorizzazione del lavoro nelle società attuali?

8 Chi governa il cambiamento? A quale livello? Chi sono gli attori di tale cambiamento? C'è uno spazio politico oltre il funzionamento degli apparati tecnici?

9 Che ruolo gioca oggi il lavoro nello sviluppo capitalistico? Che significato ha la presente crisi rispetto al funzionamento del sistema e come incide sulle nostre vite? Quali urgenze deve avere, rispetto al tema della valorizzazione del lavoro, un discorso politico di sinistra nelle condizioni odierne? Quali margini di operatività abbiamo per produrre un discorso economico di parte che sappia diventare prassi economica in funzione del bene comune delle nostre società? Quali proposte politiche per il lavoro dunque a livello nazionale ed europeo?

10 Come si coniugano le esigenze congiunturali del nostro sistema paese in materia di politiche del lavoro con i cambiamenti in atto a livello europeo? Quali politiche del lavoro siamo in grado di mutuare dall'europa in vista dello sviluppo del nostro paese?

11 Quali istanze presenti nel mondo del lavoro possono essere legate ad un quadro di cambiamento significativo a livello nazionale ed internazionale? Come possono essere lette da sinistra? Per assolvere i nostri compiti, è sufficiente ridurre il mondo del lavoro a mercato del lavoro? Dobbiamo semplicemente accontentarci di regolare il mercato del lavoro?

12 AL PRESENTE: UNA SOCIETA' AL LAVORO... Siamo in grado di analizzare la conflittualità sociale presente nella società italiana e di delinearne gli attori principali? In che modo prendiamo parte a tale processo? Secondo quali priorità? In funzione di che cosa?

13 Come è possibile che la parte creativa della società sia ridotta ad essere parte passiva? Tutto questo può essere soltanto l'effetto perverso dello sviluppo tecnologico (per altri versi da molti decantato)? La politica è ancora un ingrediente essenziale delle società umane? C'è un problema culturale?

14 VERSO IL FUTURO: LE NUOVE FORME DEL LAVORO...

15 Può la sinistra limitarsi a difendere e a tutelare il lavoro oppure deve porsi come obiettivo anche quello di promuovere il lavoro? Cosa significa promuovere il lavoro oggi? Quali figure e quali forme del lavoro ci proponiamo di includere e legittimare? Esiste oggi una forma egemonica di lavoro, come avveniva un tempo per il lavoro operaio nelle società industriali? L'egemonia di nuove forme di lavoro significa la scomparsa di quelle vecchie? Che cosa comporta per quelle figure del mondo del lavoro che abbiamo conosciuto in passato?

16 Possiamo pensare ad una economia che metta al centro il lavoro perchè è in grado di liberare le sue potenzialità in relazione ai bisogni sociali e ai meriti individuali? Perchè la cultura neoliberista propugna l'austerità? L'esternalizzazione e la delocalizzazione che ruolo hanno nel presente contesto? E se quelle che gli economisti chiamano esternalità fossero da porre come elementi primari interni ai processi di valorizzazione? Non dovremmo forse orientarci verso un'economia di condivisione in cui il mercato sia reso più funzionale ai bisogni delle nostre società?

17 In che misura possono essere ancora validi i paradigmi del passato rispetto a ciò che ci proponiamo oggi come sinistra in tema di lavoro? Il problema della scarsità come mezzo di controllo del capitale sul lavoro non dovrebbe essere superato? Quali possibilità ha la sinistra di rendersi attore credibile nei nuovi processi di conflittualità sociale? Se si libera il lavoro dalle sue forme di rappresentanza, non si rischia di rendere i suoi effetti economici del tutto disponibili al profitto capitalistico? Come ricomporre il mondo del lavoro? Attorno a quali parole può riconfigurarsi una cultura di sinistra sul lavoro?

18 CONCLUSIONI: OLTRE... Se pensiamo ancora al lavoro come espressione più propria dell'essere umano, allora dobbiamo perseguire politiche di piena occupazione, secondo principi di flessibilità e sicurezza, promuovendo attivamente l'istruzione e la formazione durante l'arco di tutta la vita. Ma soprattutto il lavoro deve essere adeguatamente retribuito economicamente e riconosciuto socialmente. Per tutti coloro che non sono in condizioni di lavorare poi, occorre predisporre un reddito di base adeguato.

19 In che misura la formula della flexsecurity può andare in questa direzione? Può esserci tutela del lavoro e non del posto di lavoro? Il nuovo contratto a tutele crescenti e la riforma degli ammortizzatori sociali possono rappresentare un approdo credibile alla flexsecurity in Italia? Che ne è della ricollocazione del lavoratore che perde il lavoro? Occorre fare una analisi dinamica del mercato del lavoro, non incentrata sul mero presente ma sul futuro; quindi potenziare la formazione come settore strategico e riformare i centri per l'impiego e tutto il sistema dei servizi di accompagnamento al lavoro, garantendo ammortizzatori sociali realmente universali.

20 E' pensabile oggi in Italia un "New Deal" con una sfera pubblica allargata e composita, una sfera economica plurale che tenga insieme altri soggetti oltre lo Stato? Certo occorre rendere più efficienti le amministrazioni e riformare le istituzioni. Come farlo senza ledere diritti? E' necessaria una nuova autonomia della politica. Questo passa soltanto da un rafforzamento dei poteri esecutivi? Quale compito per i partiti? In che relazione stanno oggi, rispetto al tema lavoro, l'economia e la politica, il mercato e lo stato? L'intervento sul mercato del lavoro e sulle regole può davvero sostituire un piano di trasformazione e di sviluppo industriale?