AFTERIMAGE DICHIARAZIONE D INTENTI
Bolzano, 16/12/2013 Alla cortese attenzione della commissione valutatrice, Il progetto di mostra Afterimage nasce dalla collaborazione di tre curatrici i cui percorsi, di studio e di ricerca, negli ultimi anni si sono più volte incontrati. Il bando proposto dalla Galleria Civica di Trento è apparso, fin da subito, un occasione per mettere in campo interessi artistici comuni che vanno dal documentario come forma artistica, alle moving images, all arte politica e per lavorare su un tema stimolante come quello del rapporto tra la guerra e la sua rappresentazione. Viviamo in un periodo storico caratterizzato dalla cosiddetta guerra permanente, fatta al terrorismo e condotta spesso contro i nostri stessi vicini, un tempo in cui i conflitti mondiali proliferano e intere generazioni non hanno mai conosciuto la parola pace. In tali condizioni il fenomeno della migrazione ha raggiunto proporzioni senza precedenti e la riflessione su questi cambiamenti è divenuta un tema urgente, per l Italia in particolar modo. Un epoca in cui grazie alla continua circolazione di immagini e di informazioni è virtualmente possibile tenersi costantemente aggiornati su ogni tipo di avvenimento, eppure viene da chiedersi: siamo ancora in grado di impressionarci davanti a un immagine? Di sentirci inadeguati? Impotenti? La mostra Afterimage, presentando il lavoro di artisti lontani per età e provenienza culturale e geografica, cerca di riflettere su questi temi: la capacità delle immagini di veicolare messaggi di unione e di conflitto, la loro ambiguità, il ruolo che queste assumono nella nostra definizione di una condizione di pace o di guerra, le differenti reazioni che esse innescano. Lo spazio della Galleria Civica diventa il luogo per condurre lo spettatore in una riflessione che abbraccia un ampio arco temporale, riflesso nell allestimento della mostra attraverso due percorsi espositivi. Il pian terreno raccoglie opere che parlano dei fatti più incisivi dello scorso secolo, mentre al piano interrato sono presenti artisti più giovani e opere che indagano la natura dei vari conflitti contemporanei. Poter proporre Afterimage nel centenario della Prima Guerra mondiale in un territorio come quello di Trento, oggi luogo culturalmente ed economicamente privilegiato ma un tempo teatro di violenti scontri rimasti incancellabili nella storia d Italia, rappresenta un opportunità unica per sollevare una riflessione sul presente e sull interpretazione degli stati di guerra e di pace. Valeria Mancinelli Chiara Nuzzi Stefania Rispoli
AFTERIMAGE CONCEPT
Afterimage We need images to create history, especially in the age of photography and cinema. But we also need imagination to re-see these images, and thus, to re-think history. George Didi-Huberman, Remontages du temps subi (L œil de l histoire, 2), 2010 Il 4 settembre 1944 un pezzo di pellicola fotografica contenente quattro immagini di Auschwitz perviene alla resistenza polacca di Cracovia. Le fotografie sono state scattate da alcuni membri del Sonderkommando e sono accompagnate dalla nota scritta di due detenuti politici che recita: Urgente. Inviate il più rapidamente possibile due rullini possiamo fare foto. Inviamo foto di Birkenau che mostrano i detenuti inviati alle camere a gas Inviate le foto a Tell pensiamo che foto ingrandite possano essere inviate più lontano. Inviate più lontano chiedono i detenuti, auspicando forse di far pervenire le immagini oltre la resistenza polacca in un paese più occidentale nel pensiero, nella politica e nella cultura, in cui le atrocità consumate nei campi di concentramento tedeschi potevano ancora essere considerate inimmaginabili, oppure inviate a un tempo lontano oltre il presente, per evitare alle vittime di scomparire, essere dimenticate e non essere credute. Sessanta anni dopo, nell aprile del 2004, le immagini dei prigionieri di Abu Ghraib torturati da alcuni soldati americani, scattate con una macchina digitale, vengono rese pubbliche per la prima volta da un programma televisivo negli Stati Uniti e, in breve tempo, fanno il giro del mondo rimbalzando da un giornale all altro e sul web. Si tratta d immagini trafugate e non ufficiali, come quelle di Birkenau, nelle quali, come sessanta anni prima, vittime e aggressori compaiono nella stessa inquadratura entrambi frutto delle stesse atrocità e della stessa condizione: la guerra. Immagini simili perché lontane dal fotogiornalismo - amatoriali si potrebbe dire - dove chi scatta è testimone ma allo stesso tempo è partecipe delle atrocità. Dove, senza esaltare né estetizzare, chi fotografa porta, volontariamente o meno, la guerra dal piano dell eccezione a quello della quotidianità, rendendo forse più immaginabile quello che prima non lo era: la banalità del male. Oggi in un momento in cui, non solo siamo travolti da un epidemia di immagini grazie alle quali veniamo costantemente aggiornati su quanto succede, ma anche i conflitti a livello mondiale sono esponenzialmente aumentati, quale è la relazione tra le immagini e gli stati di conflitto? Le immagini riescono ancora a confutare l inimmaginabile? Viviamo in un periodo storico caratterizzato dalla cosiddetta guerra permanente, fatta al terrorismo e condotta spesso contro i nostri stessi vicini; in cui i conflitti mondiali proliferano e intere generazioni non hanno mai conosciuto la parola pace; in cui il fenomeno della migrazione ha raggiunto proporzio-
ni senza precedenti e la riflessione su queste diaspore è divenuto un tema urgente, per l Italia in particolar modo. Un epoca in cui, grazie alla continua circolazione di immagini e di informazioni, non solo è virtualmente possibile tenersi costantemente aggiornati sui fatti, ma la maggior parte di questi vengono vissuti in diretta: dall attacco alle torri gemelle alla primavera araba fino ad arrivare alle proteste che hanno animato Piazza Taksim. Eppure viene da chiedersi: siamo ancora in grado di impressionarci davanti a tutto questo? di sentirci inadeguati? impotenti? Essere costantemente aggiornati ci permette di reagire di più o produce il contrario? Con il termine Afterimage si definisce solitamente un illusione ottica riferita a un immagine che continua a tornare alla mente anche dopo aver smesso di fissarla. A partire da questo fenomeno la mostra vuole muovere una riflessione riguardo a ciò che rimane oggi da questa proliferazione d immagini che affollano la nostra mente. Aferimage presenta il lavoro di artisti lontani per età, provenienza culturale e geografica, e nuove produzioni affidate a giovani trentini, cercando di riflettere su questi temi: la capacità delle immagini di veicolare messaggi di pace e di guerra; il loro statuto incerto, come lo è ogni testimonianza, il ruolo che assumono nella definizione della nostra condizione di nazioni, comunità e persone in conflitto; gli effetti che esse innescano. Con le loro opere molti artisti sembrano sopperire là dove la storia e la documentazione mancano, aiutandoci a immaginare l inimmaginabile; altre riflettono sulla circolazione e possibile strumentalizzazione. In occasione dell anniversario della prima guerra mondiale e in un territorio come quello di Trento, oggi luogo culturalmente ed economicamente privilegiato ma un tempo teatro di violenti scontri rimasti incancellabili nella storia d Italia, Afterimage presenta due percorsi paralleli tra loro che abbracciano un arco temporale piuttosto ampio. Questi si sviluppano sui due piani della Galleria Civica: il primo raccoglie opere che parlano dei fatti che hanno segnato la storia dello scorso secolo (come ad esempio quelle di Harun Farocki, Lamia Joreige ed Eyal Sivan); il secondo presenta artisti più giovani le cui opere indagano la natura dei conflitti contemporanei (tra gli altri Adelita Husni-Bey, Mohamed Bourissa). RIFERIMENTI Georges Didi-Huberman, Immagini malgrado tutto, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2005. Georges Didi-Huberman, Remontages du temps subi (L œil de l histoire, 2), Paris, Minuit, 2010. Jacques Rancière, The emnacipated Spectator, Verso, Londra e New York, 2009. Jorinde Seijdel, Wild Images, Open!, n.8, 2005. Susan Sontag, Regarding the Pain of Others, Picador/Farrar, Straus and Giroux, New York, 2003. Afterimage si propone, attraverso una duplice riflessione, di sollevare interrogativi quanto mai urgenti. Più che cercare risposte, questa coglie la sfida lanciata da nuove generazioni di attivisti, guerriglieri e documentatori che, attraverso l uso delle immagini, di internet e di forme alternative di comunicazione, raccontano i nostri conflitti, inseguono nuovi ideali cercando di riscrevere un futuro diverso. In occasione della mostra, il collettivo trentino Brave New Alps verrà invitato a curare un workshop finalizzato alla realizzazione del catalogo di Afterimage. Il workshop coinvolgerà la comunità di cittadini di varie fasce d età e muoverà da una riflessione sulle condizioni di stato di pace e stato di guerra in relazione a ciò che viviamo. Il catalogo verrà presentato al termine della mostra e sarà il frutto di una collaborazione aperta e orizzontale tra artisti, curatori e pubblico.