ELEMENTI DI ANALISI TESTUALE

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ELEMENTI DI ANALISI TESTUALE a.s. 2011/2012 Prof.ssa Sofia Giardino LA ST RUTT URA DEI T EST I NARRAT IVI Per capire la struttura dei testi narrativi occorre partire da un attenta lettura del testo, dialogare con i testi ed avere consapevolezza delle scelte usate dagli scrittori. La prima regola è quella di leggere una prima volta i racconti per entrare in empatia con la vicenda narrata. Si tratta cioè di una lettura globale, generale. La seconda lettura, invece, sarà incentrata sulla capacità di osservare, di comprendere alcuni aspetti caratteristici dei testi narrativi. Essa è la lettura analitica. L importanza di una lettura attiva è al base su cui poggia tutto l impianto interpretativo. Purtroppo una cattiva abitudine assai diffusa (specie tra la popolazione studentesca) è la lettura passiva: si comincia a leggere senza posi domande, senza aspettative. Si legge in modo meccanico, con il risultato vano di uno scorrimento di parole che scorrono davanti ai nostri occhi ma senza comprendere realmente il contenuto del testo. In questo modo leggere diventa pesante, noioso, ma anche pericoloso perché genera la comprensione che la lettura sia un attività difficile. Un buon lettore è sempre un lettore attivo. Il lettore attivo avvia la lettura chiedendosi qual è lo scopo per cui legge e solo così applica le strategie più adatte. Leggere è un attività piacevole e gratificante e facilita lo studio perché lo rende più interessante e proficuo. IL TESTO NARRATIVO: COME È FATTO E COME SI LEGGE Che cos è un testo narrativo? È un testo che narra una storia. Più precisamente lo sviluppo di azioni attraverso il tempo. Il testo narrativo insieme ad altri testi (come quello descrittivo) presenta delle caratteristiche di fondo: unità, coerenza, compattezza. La coerenza è la corretta relazione tra le varie parti di un testo realizzata per mezzo di legami grammaticali particolari, quali gli accordi, le concordanze, le ripetizioni, i richiami fra parole ed espressioni. I meccanismi linguistici che servono a dare unità e coesione a un testo sono: a) accordo morfologico b) ripetizione c) sostituzione (sinonimo, iperonimo) d) ellissi e) connettivi testuali (preposizioni, congiunzioni, locuzioni avverbiali). Essi mettono in collegamento le diverse parti del testo indicandone scopo, chiarimento, argomentazione, relazione temporale. - di tempo (anteriorità/ posteriorità /contemporaneità) - di causa/effetto - di dimostrazione - di conclusione - per richiamare/ annunciare: come vedremo, abbiamo già visto, approfondiremo 1

- dare ordine: al contrario, inoltre, da ultimo, sia sia, non solo La coerenza indica la congruenza logica dei fatti narrati rispetto all idea centrale che viene sviluppata senza saltare da un argomento all altro. Un testo è dunque coerente quando si possono individuare chiaramente l argomento di cui esso parla e l ordine logico che unisce le sue parti. Per essere coerente un testo deve: a) le idee e informazioni non devono essere contraddittorie b) rispettare un preciso ordine logico nella successione delle sequenze di informazione c) prevedere tutte le informazioni necessarie d) presentare unità di registro linguistico. GLI ELEMENT I COST IT UT IVI DEL T EST O LETT ERARIO Gli elementi essenziali di un testo narrativo (e quindi di una storia) sono: i fatti i personaggi le azioni che essi compiono o gli avvenimenti in cui si trovano coinvolti il tempo in cui si svolgono le azioni il narratore il modo verbale Sulla base di questi elementi costitutivi di un testo narrativo vediamo adesso, nelle linee essenziali come possono essere combinate e manipolate le componenti del testo narrativo. I fatti possono essere raccontati: - secondo l ordine naturale, cioè seguendo la successione logica e cronologica degli eventi; - secondo un ordine artificiale, cioè utilizzando flashback o anticipazioni che servono per tener desta l attenzione del lettore e aumentare il livello della tensione, oppure per recuperare eventi accaduti precedentemente, senza dilungarsi troppo nel racconto e così via. I personaggi vengono presentati nelle loro caratteristiche individuali (aspetto fisico, carattere, stati d animo, ecc ) e nelle loro relazioni reciproche, che possono essere di collaborazione o di opposizione Il narratore può essere esterno alla storia oppure farne parte come personaggio; in conseguenza muta il punto di vista da cui sono narrati i fatti Il modo verbale usato prevalentemente nella narrazione è l indicativo Un testo narrativo non contiene soltanto narrazioni di eventi, ma anche descrizioni, dialoghi, riflessioni. La combinazione di queste componenti e le scelte formali (il lessico, la sintassi, la punteggiatura) caratterizzano lo stile di un autore e della sua opera. 2

IL NARRAT ORE E LA FOCAL IZZAZIONE Quando si legge un racconto e un romanzo viene istintivo chiedersi chi ci stia raccontando la storia che leggiamo. La tentazione più ovvia è quella di dire che si tratta dell autore del libro (cioè lo scrittore in carne e ossa). Ma una riflessione più approfondita ci aiuta a comprendere come stanno realmente le cose. In realtà autore e narratore non sono la stessa cosa. Il primo è una persona reale che sta fuori l opera. Il narratore, invece, sta dentro l opera ed il frutto dell invenzione dell autore. Il narratore è quella voce fuori campo che ci informa sull andamento delle cose e cerca di raccontarci le cose in modo accattivante. Certo, la distinzione fra autore e narratore non è sempre agevole, anzi spesso si è portati a identificare naturalmente il narratore con lo stesso autore dell opera, ad esempio nelle favole di Andersen. Esattamente, quanti tipi di narratore possiamo incontrare? PRIMA POSSIBILITA SECONDA POSSIBILITA Il narratore è un personaggio della storia NARRATORE INTERNO (o narratore omodiegetico ) È il protagonista che racconta la sua storia narratore protagonista È un personaggio che racconta una vicenda cui ha assistito ma di cui non è protagonista narratore testimone Il narratore non è un personaggio della storia NARRATORE ESTERNO (o narratore eterodiegetico ) La voce narrante racconta la storia di tutti i personaggi e li analizza narratore onnisciente La voce narrante racconta la storia come se fosse uno spettatore che non conosce né i personaggi né la conclusione delle vicende narratore esterno-spettatore A seconda del livello in cui si pone il narratore all interno del testo occorre poi distinguere tra narratore di primo grado e narratore di secondo grado. Narratore di primo grado: è colui che racconta la vicenda Narratore di secondo grado: personaggio a cui è affidato dal narratore di primo grado il compito di raccontare una serie di vicende. L intervento del narratore di secondo grado non necessariamente deve proseguire fino alla fine del racconto, ma può occupare solo una parte della narrazione. Si tratta della cosiddetta tecnica della narrazione nella narrazione (pensa a Le mille e una notte) 3

Una volta chiarita la differenza fra autore e narratore, cerchiamo di definire i caratteri e la tipologia del narratore e quindi del punto di vista da cui sono raccontati i fatti e presentati i personaggi. Si tratta di capire tecnicamente le scelte del narratore, in altri termini le diverse tecniche narrative utilizzate. Il punto di vista è anche detto focalizzazione. Come potrai capire narratore e focalizzazione sono strettamente connessi, anche se non sono la stessa cosa: il narratore è infatti la voce che racconta, la focalizzazione indica il punto di vista da cui sono osservati i fatti. Schematizzando possiamo dire: Narratore = colui che parla Focalizzazione = colui che vede Solitamente narratore e focalizzazione coincidono, ma a volte può accadere che la voce narrante assuma il punto di vista di un personaggio PRIMA POSSIBILITA SECONDA POSSIBILITA Il narratore è un personaggio della storia narratore interno narratore protagonista o io narrante : il narratore racconta in prima persona dal suo punto di vista vicende che lo riguardano direttamente e di cui è protagonista. La conoscenza del narratore interno è = a quella del personaggio narratore testimone il narratore racconta in prima persona i fatti a cui ha assistito o che gli sono stati raccontati, ma non entra nell animo e nei pensieri dei personaggi punto di vista a focalizzazione interna punto di vista a focalizzazione interna Il narratore non è un personaggio della storia narratore esterno narratore onnisciente La voce narrante racconta i fatti in terza persona: è una voce anonima che non fa parte della vicenda ma conosce tutti gli aspetti dei personaggi perché ne è al di sopra e quindi ne sa di più del personaggio: narratore > personaggio narratore esterno-spettatore La voce narrante racconta i fatti in terza persona ma da un punto di vista particolare ma ne sa meno di qualsiasi personaggio perché osserva i fatti da fuori e racconta in modo oggettivo, senza andare al di là di ciò che vede e sente in un determinato luogo e tempo (romanzi polizieschi, gialli) focalizzazione zero narratore < personaggio focalizzazione esterna 4

Per chiarire meglio: La focalizzazione interna corrisponde a quella che noi stessi vedremmo se fossimo presenti sulla scena narrata nel ruolo di questo o quell altro personaggio: serva quindi a rendere una storia coinvolgente facilitando la nostra immedesimazione con i personaggi. Il linguaggio naturalmente si adatterà al livello culturale dei personaggi assumendo i toni tipici del parlato ed espressioni gergali. In questo tipo di focalizzazione oltre alle due tipologie del narratore testimone e narratore protagonista (o io narrante) è compresa anche quella del narratore anonimo popolare: in questo caso la voce narrante non appartiene a un personaggio più o meno identificabile e definito, ma è una sorta di voce anonima che condivide la mentalità, i costumi, il linguaggio del mondo rappresentato. Si ricorre a questo artificio quando si vuole rappresentare dall interno un mondo popolare, contadino, come fa lo scrittore Giovanni Verga nel romanzo I Malavoglia e in molte delle sue novelle. A differenza di quanto accade quando i fatti sono raccontati da un narratore testimone o dall io narrante, nel caso del narratore anonimo popolare la narrazione è condotta in terza persona. La focalizzazione zero può essere paragonata alla macchina da presa di un regista che può spostarsi e riprendere qualsiasi scena e qualsiasi personaggio in ogni momento della storia: serve quindi ad analizzare una vicenda in tutti i suoi dettagli. Attenzione però: questo tipo di narratore può presentare caratteristiche differenti a seconda del modo in cui si rapporta alla vicenda e ai personaggi. Avremo pertanto: - un narratore onnisciente che interviene nella narrazione commentando i fatti e giudicando i personaggi e che, inoltre, informa il lettore sul modo in cui sta procedendo nella narrazione, con osservazioni di questo tipo: Lasciamo per il momento il nostro personaggio e vediamo cosa accadeva intanto ; questo tipo di narratore è molto frequente nei romanzi ottocenteschi: valga per tutti l esempio dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni; - un narratore impersonale che si limita a presentare i fatti e personaggi senza esprimere giudizi. Troviamo questo tipo di narratore nei romanzi naturalisti francesi della seconda metà dell Ottocento. La focalizzazione esterna corrisponde invece a una macchina da presa fissa, posizionata in luoghi particolari, che quindi può riprendere solo le cose o i personaggi che passano davanti al suo obiettivo: serve quindi ad aumentare la curiosità del lettore e l atmosfera di suspense della storia. N.B. All interno di un testo narrativo, soprattutto se si tratta di un romanzo, il punto di vista può variare, anche se la voce narrante rimane sempre la stessa. Può accadere, infatti, che un narratore onnisciente assuma il punto di vista di un personaggio: in questo caso la voce narrante mantiene il suo modo di esprimersi, ma cambia lo sguardo che osserva. Per esempio, nel famoso Addio ai monti dei Promessi sposi, lo sguardo e i pensieri sono quelli di Lucia, ma la voce narrante è quella del narratore onnisciente. 5

LA LINGUA NEL TESTO RICONOSCERE I VERBI RIFLESSIVI E PRONOMINALI E IL VALORE DELLA FORMA PRONOMINALE I verbi riflessivi e pronominali si caratterizzano per il fatto di essere accompagnati da un pronome personale che si riferisce al soggetto stesso del verbo: sono verbi riflessivi Mi riconosco in questa fotografia; Vi togliete il cappello; Si mise il cappotto; sono invece verbi pronominali Mi sono spaventata; Si ammalarono; Ci sveglieremo alle otto. Apprendiamo dalla grammatica che i verbi sono detti riflessivi quando il pronome personale che li accompagna esprime un complemento oggetto o di termine riferito alla stessa identità del soggetto (Nella fotografia io riconosco me stesso; Voi togliete il cappello a voi stessi; Egli mise il cappotto a se stesso). Sono detti pronominali i verbi accompagnati da un pronome che non esprime una funzione autonoma (complemento oggetto o di termine) ma si limita a essere incorporato nel verbo concordandosi con la persona del soggetto (Io mi pento; Tu ti ricordi; Egli si accorge; Noi ci annoiamo; Voi sedete; Essi si arrabbiano). I verbi riflessivi si distinguono dai pronominali perché sono sempre transitivi; al contrario, i verbi pronominali sono sempre usati con un significato equivalente ad un verbo intransitivo.. Ad esempio, nella frase Io mi aggiusto la cravatta il verbo aggiustare è transitivo in quanto seguito dal complemento oggetto (la cravatta); il pronome personale mi ha la funzione di complemento di termine. Nella frase Io mi guardo allo specchio, il pronome personale mi è il complemento oggetto del verbo guardare. Invece nella frase Io mi alzo dalla sedia il verbo alzarsi non ha il significato di alzare se stessi, ma quello di venire su, dunque è intransitivo. Nella frase Il bambino si diresse verso il bosco, il verbo dirigersi non ha il significato di dirigere se stesso, ma di andare. Quando si incontrano nei testi, questi due gruppi di verbi vengono facilmente riconosciuti proprio per la presenza del pronome personale: il solo problema che si pone è di natura grammaticale, e cioè il riconoscere se si tratta di un verbo riflessivo o pronominale. Un altro problema riguarda il si passivante, quando cioè il verbo è di terza persona. Infatti, la forma si non si esprime solo per il pronome di terza persona, ma serva anche in altri due tipi di espressioni, altrettanto frequenti negli usi della lingua, che devono essere opportunamente riconosciuti e distinti. Il si indefinito rappresenta una forma particolare di soggetto. Esso è usato con la terza persona singolare dei verbi attivi per fare un affermazione generale, nella quale non c è un soggetto particolare o definito; si, dunque, equivale a un soggetto indefinito, tutti, ognuno, nessuno, con cui può essere sostituito oppure anche a noi. Ad esempio, Si può uscire da questa parte equivale a Tutti possono uscire, Ognuno può uscire oppure Noi possiamo uscire ; Come si sa equivale a Come tutti sanno, Come ognuno sa oppure Come noi sappiamo ; Domani non si lavora equivale a Domani nessuno lavora ; Qui si vive bene equivale a Qui ognuno vive bene oppure Qui tutti vivono bene. Il si passivante è una particolare maniera di esprimere il passivo del verbo. È usato solo con i verbi transitivi alla terza persona singolare o plurale dei tempi semplici per esprimere un significato passivo: Non si accettano assegni equivale a Gli assegni non vengono accettati ; Si vende un appartamento 6

equivale a Un appartamento viene venduto ; Si vedeva che l uomo soffriva molto equivale a Che l uomo soffriva molto era visto. In primo luogo esaminare se il si è concordato e riferito al soggetto di terza persona; in questo caso si deve distinguere un autonomo complemento oggetto o di termine, oppure se fa semplicemente parte del verbo: nel primo caso sappiamo che ci troviamo di fronte a un verbo riflessivo, nel secondo caso sapremo che si tratta di un verbo pronominale; Se il si non è concordato con il soggetto di terza persona, occorre distinguere se è usato come indefinito o come passivante: si tratta di si indefinito se può essere sostituito con un soggetto indefinito, si tratta di si passivante se il verbo può essere trasformato in passivo e concordato con il soggetto che lo accompagna. 7

L ANALISI DEI PERSONAGGI Quanto finora esposto ci permette di comprendere che, mentre può esistere un racconto o un romanzo in cui manca l azione, non è concepibile un testo narrativo in cui manchino i personaggi. Il personaggio infatti è il motore della storia per le azioni che compie e per le funzioni che svolge. Per analizzare i personaggi di un testo narrativo occorre tenere in considerazione diversi aspetti, e precisamente: la caratterizzazione, cioè l insieme delle informazioni relative alle caratteristiche fisiche e psicologiche, all estrazione sociale e al livello culturale; la presentazione, ovvero il modo in cui il narratore fa conoscere al lettore il personaggio; il ruolo, ovvero la funzione che ciascun personaggio svolge all interno del racconto; il sistema, cioè i rapporti che si instaurano fra i personaggi. Esaminiamo da vicino questi elementi: la caratterizzazione di un personaggio scaturisce dall insieme dei tratti che lo definiscono e lo rendono riconoscibile. Queste informazioni vengono fornite gradualmente al lettore nel corso della narrazione e possono essere più o meno dettagliate. Nella narrativa ottocentesca di solito gli autori descrivevano con grande ricchezza di particolari l aspetto fisico dei personaggi prima ancora di farli entrare in azione. La narrativa moderna è invece più rapida ed essenziale e si limita spesso a poche ma incisive notazioni. Di un personaggio solitamente l autore indica anche l estrazione sociale e il livello culturale: elementi indispensabili per fargli acquistare spessore e concretezza. Diremo che un personaggio è convincente e artisticamente valido quando tutti gli elementi che lo caratterizzano risultano tra loro coerenti e ben armonizzati. Talora di un personaggio viene messo in particolare evidenza un tratto fisico o un oggetto che fa parte del suo modo di essere e costituisce un tutt uno con lui. Questi elementi, nei quali sembra concretizzarsi uno specifico tratto interiore del personaggio, vengono chiamati attributi. la presentazione è il modo in cui il narratore fa conoscere al lettore il personaggio. Solitamente le modalità utilizzate sono tre: 1) il narratore in un pausa dell azione traccia un ritratto complessivo del personaggio: lo descrive nel suo aspetto fisico e nelle sue caratteristiche psicologiche, ne indica l estrazione sociale e il livello culturale. Questa tecnica viene definita ritratto diretto ed è tipica della narrativa tradizionale, prevalentemente ottocentesca (Manzoni nel ritratto di Don Abbondio, della monaca di Monza); 2) il narratore fa entrare in azione il personaggio e via via ne delinea le caratteristiche, facendole emergere più che da una descrizione complessiva, dal suo stesso modo di agire. È questa la tecnica del ritratto indiretto. 3) una terza via consiste nell intrecciare le due tecniche, alternando rapide notazioni descrittive, che delineano certi tratti del personaggio, ad azioni e comportamenti da cui il lettore può dedurre indirettamente le altre caratteristiche. il ruolo indica la specifica collocazione del personaggio all interno della vicenda. I personaggi, come noto, non hanno tutti la stessa importanza e non svolgono il medesimo ruolo. Non molto diversi da quelli della fiaba sono i ruoli dei personaggi in un racconto e in un romanzo. Troveremo infatti: 8

- il protagonista, ovvero il personaggio che si trova al centro dell azione e la mette in moto o ne è vittima. Solitamente si tratta di un personaggio positivo, anche se non privo di difetti e limiti. Talora il protagonista è affiancato da un altro personaggio che riveste uguale importanza e svolge il medesimo ruolo e viene perciò chiamato coprotagonista (per esempio nei Promessi Sposi Renzo e Lucia sono coprotagonisti); - l antagonista: colui che si contrappone al protagonista e lo ostacola nella sua azione, con l intento di sostituirsi a lui nella conquista dell oggetto desiderato; presenta solitamente dei tratti negativi; - l oggetto: la persona o la cosa desiderata, la cui conquista mette in moto l azione; - l aiutante: il personaggio o i personaggi che si schierano a fianco del protagonista per aiutarlo nella sua azione; - il falso aiutante: il personaggio che finge di collaborare con il protagonista, ma in realtà agisce contro di lui; - l avversario: il personaggio o i personaggi che intralciano l azione del protagonista per impedire il conseguimento dello scopo e favoriscono direttamente o indirettamente l antagonista. È chiaro che i ruoli principali sono quelli del protagonista, dell antagonista e dell oggetto, quando naturalmente questo è rappresentato da una persona, mentre quelli di aiutante, falso aiutante e avversario sono ruoli secondari. Può anche accedere che in testo non siano presenti tutti i ruoli previsti o che un personaggio rivesta più ruoli. Il sistema dei personaggi, infine, è l insieme dei rapporti che si viene a creare all interno di un testo fra tutti i personaggi che in esso agiscono, indipendentemente dal ruolo svolto. Per individuare il sistema dei personaggi occorre raggrupparli a seconda degli elementi che li accomunano. Si terrà conto dei rapporti di parentela, della collocazione sociale, dei tratti di carattere, dei rapporti di amicizia o di ostilità che si vengono a creare nel corso della vicenda e così via. Se invece vogliamo far emergere le relazioni sociali dobbiamo disporli in ordine gerarchico dal più forte al più debole. La ricostruzione del sistema dei personaggi è utile per mettere meglio in luce i rapporti sociali e affettivi. Va infine precisato che nel corso della vicenda spesso i personaggi mutano non solo per età e aspetto fisico, ma anche, anzi soprattutto, per mentalità, condizione psicologica, rapporto con il mondo e con gli altri personaggi. Quando ciò accade i personaggi vengono definiti dinamici. Se invece nel corso della storia il personaggio non si modifica affatto, è definito statico. I personaggi dinamici sono espressione di una società e di una mentalità orientate al cambiamento; i personaggi statici rispecchiano una società e mentalità conservatrici 9

DALLA NARRAZIONE AL DISCORSO INDIRET T O LIBERO È noto come si ha narrazione quando qualcuno racconta più o meno dettagliatamente fatti o descrive personaggi e situazioni. Nel corso di una narrazione si possono riportare, attraverso il discorso indiretto, le parole pronunciate da un personaggio. Il narratore, però, può scegliere di far pronunciare direttamente ai suoi personaggi parole, discorsi, esclamazioni. In questo caso userà il discorso diretto e, uscendo momentaneamente di scena, darà la parola ai personaggi, introducendo ciò che essi diranno con un verbo di comunicazione come dire, esclamare, aggiungere, chiedere, ecc. Per esempio: Inginocchiati! gridò il prefetto agli studi. Oppure: Dovresti vergognarti disse padre Arnail. A volte, soprattutto quando si ha un dialogo serrato, non occorre nemmeno usare il verbo di comunicazione né indicare chi sta parlando, perché queste informazioni si deducono dal contesto. Nel testo scritto, inoltre, ogni discorso diretto viene segnalato dalle virgolette o dal trattino posti all inizio e alla fine del discorso. In un testo narrativo, di solito, discorso indiretto e discorso diretto si intrecciano e si alternano: a seconda delle esigenze, il narratore decide se riportare le parole dei personaggi mediante il discorso indiretto oppure se dare loro la parola mediante il discorso diretto. Schematizzando avremo: Discorso indiretto Discorso diretto Disse che il treno era arrivato in ritardo. Verbo di comunicazione (pensare, dire, chiedere, ricordare, ecc.) + che + tempi verbali di modo finito (indicativo congiuntivo, condizionale) Gli disse di uscire Verbo di comunicazione + di + infinito del verbo Disse: Il treno è arrivato in ritardo. Gli disse: Esci! - Il treno è arrivato in ritardo disse Verbo di comunicazione (pensare, dire, chiedere, ricordare, ecc.) + due punti oppure trattino + virgolette + tempi verbali di modi finito (indicativo congiuntivo, condizionale, imperativo) + virgolette Fra il discorso indiretto e quello diretto esiste, però, la possibilità di un piano intermedio, una via di mezzo, che prende il nome di discorso indiretto libero. Si tratta di una tecnica espressiva piuttosto raffinata e non immediatamente percepibile, anche perché non è segnalata da specifici segnali (le virgolette o il verbo di comunicazione) come accade per il discorso diretto e indiretto. Quando i pensieri sono riportati mediante il discorso indiretto libero, questo si caratterizza per tre aspetti: i pensieri o le parole sono riportati in forma indiretta, usando cioè la terza persona, come nel discorso indiretto; manca un verbo di comunicazione seguito dalla congiunzione che; vi è la presenza al suo interno di forme esclamative o interrogative, di verbi all infinito e di espressioni tipiche del parlato. 10

Esempio: Era stato crudele e ingiusto costringerlo a inginocchiarsi subito dopo in mezzo all aula. E poi essere chiamato davanti ai compagni ed essere punito, lui che meritava sempre il biglietto di primo o secondo della classe ed era il capo dei Yorkisti! In queste espressioni, i pensieri che si affollano nella mente del protagonista: non sono introdotti da un verbo di comunicazione (che in questo caso sarebbe pensava che); vengono riportati alla terza persona: e poi essere chiamato impostore lui che meritava sempre il biglietto di primo o secondo della classe ed era il capo dei Yorkisti! vengono formulati mediante un verbo all infinito: e poi esser chiamato impostore, e una frase esclamativa: lui che era il capo dei Yorkisti!. Discorso diretto Discorso indiretto Discorso indiretto libero Stephen pensò: È stato crudele e ingiusto costringermi a inginocchiarmi subito dopo in mezzo all aula. Stephen pensò che era stato crudele e ingiusto costringerlo a inginocchiarsi subito dopo in mezzo all aula. Era stato crudele e ingiusto costringerlo a inginocchiarsi subito dopo in mezzo all aula. Ne consegue che in un brano costruito con il discorso indiretto libero, è sufficiente premettere a ciascuna espressione un verbo come pensare, chiedere, ricordare, ecc. per trasformare le espressioni formulate mediante l indiretto libero in discorsi indiretti. Ad esempio Era una cosa ingiusta diventa [Pensava che] era una cosa ingiusta; oppure E Padre Arnal aveva detto che diventa E [ricordava che] Padre Arnal aveva detto che Gli esempi ci permettono di comprendere meglio perché questo modo di riportare pensieri e parole dei personaggi viene definito discorso indiretto libero: si tratta infatti di un discorso espresso in forma indiretta, ma sciolto da qualsiasi legame con il verbo di comunicazione, per cui il passaggio dalla narrazione all enunciazione dei pensieri o delle parole del personaggio è quasi insensibile. 11

QUESIT I PER CAPIRE UN T EST O NARRAT IVO Alcune domande possono aiutarci nella comprensione dei testi narrativi. Esse riguardano i principali elementi costitutivi che troviamo in qualsiasi racconto: Protagonisti 1) Nel racconto quali sono i protagonisti? 2) Quali informazioni fornisce il testo sull aspetto fisico e sull identità anagrafica dei protagonisti? 3) Quali informazioni fornisce il testo sul loro aspetto psicologico, i comportamenti, le idee? Personaggi secondari 4) Quali e quanti personaggi secondari compaiono nella storia? Inizio- Sviluppo- Conclusione 5) Come inizia la storia? 6) Come si sviluppa? 7) Come si conclude? Sequenze 8) In quante macrosequenze si può dividere il racconto? 9) Come titoleresti ciascuna sequenza? 10) Nelle sequenze individuate prevale la narrazione o la descrizione o la riflessione? Intreccio 11) I fatti sono narrati in ordine cronologico oppure nel racconto ci sono delle anticipazioni e dei flashback? COME MIGL IORARE L A COMPRENSIONE DEI T EST I? 1) prendere l abitudine di formulare molte domande prima di iniziare la lettura. Rifletti sul titolo del brano che stai per leggere, poi fai delle ipotesi (quale sarà l intreccio? Chi saranno i protagonisti? Dove e quando si svolgerà la vicenda?) 2) mentre stai leggendo poniti delle domande di anticipazione (cosa succederà adesso?, come reagirà il protagonista?) 3) svolgi gli esercizi con attenzione e impegno 4) poni attenzione all abilità che stai andando a sviluppare. Riassumendo Un abile lettore deve: LETTURA GLOBALE - capire l idea centrale - riconoscere il tipo di testo. A tal proposito ricorda che un testo può essere: a) un racconto fantastico (la storia narrata non potrebbe mai accade) 12

b) un racconto verosimile (la storia narrata potrebbe accadere) un racconto vero (la storia è realmente accaduta) LETTURA ANALITICA O APPROFONDITA - riconoscere la struttura del testo (inizio/sviluppo/conclusione) - dividere in sequenze - ordinare cronologicamente i fatti - selezionare le informazioni più importanti - capire le informazioni implicite - collocare le informazioni - capire qual è il ruolo dei personaggi e i loro scopi - trovare le relazioni tra i personaggi - raccogliere gli elementi che descrivono l ambiente - cogliere i particolari - immaginare l aspetto fisico di un personaggio - capire i significati nascosti - cogliere gli indizi - comprendere il lessico - capire la struttura logico-sintattica attraverso i connettivi che aiutano a chiarire i rapporti logici del testo (perciò, allora, in modo tale che, per quanto, poiché, ma, se ) - riflettere sugli elementi linguistici del testo (il tempo usato dal narratore per raccontare i fatti: in prima o in terza persona - comprendere le eventuali illustrazioni - individuare lo scopo che l autore vuol far scoprire a chi legge LETTURA CREATIVA - attivare nuovi pensieri mentre si procede nella lettura, nuove idee, nuovi sentimenti - immaginare visivamente - cambiare la storia, i personaggi, l ambiente - cambiare l inizio, il finale, un episodio - aggiungere episodi e particolari ARRICCHIRE IL LESSICO Il lessico è l insieme dei vocaboli e dei modi di dire di una lingua. La conoscenza del lessico si può arricchire senza limite, poiché le parole non sono isolate nella nostra memoria né sono ben in ordine come nel vocabolario, ma formano, invece, una fitta rete in cui ciascuna di esse è in relazione con le altre. È importante essere consapevoli di questo meccanismo, poi basta un po di impegno, di esercizio per proseguire. COSA DEVE FARE UN ABILE LETTORE? - capire il significato di una parola nel contesto - trovare i sinonimi - cogliere le sfumature di significato tra i sinonimi - conoscere le sostituzioni lessicali - trovare i contrari - riconoscere le parole polisemiche (= parole che hanno più significati) - collegare le parole che fanno parte della stessa famiglia (=parole derivate) 13

- riflettere sulla formazione delle parole composte - collegare le parole che appartengono alla stessa area di significato - collegare le parole che si assomigliano nella forma - parafrasare un periodo, una sequenza - cogliere il significato di locuzioni avverbiali e modi di dire. 14