LA POESIA DEI MARRAS DI BONO di Cristoforo PUDDU

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Transcript:

LA POESIA DEI MARRAS DI BONO di Cristoforo PUDDU Per i Marras di Bono (SS) la massima ereditarietà, trasmessa attraverso la genetica familiare, è la caratteristica proprietà della poesia; l affermazione è motivata dal ricco coltivo poetico che accomuna e lega, in modo indissolubile, i vecchi poeti tiu Remundhu e tiu Mario ai noti Pinuccio (1924-2010), Pietrino (1925-1979) e Nicola (1960-2002), figlio del poeta-romanziere. Pinuccio Giudice Marras è vissuto principalmente a Macomer, dove si era trasferito giovanissimo da Bono per svolgere la professione di ferroviere. L istinto e passione lirica, coltivata con abilità nella poesia in rima, gli viene dal ceppo materno dei Marras. La sua produzione è raccolta nelle sillogi Sonnios de lugura (Cooperativa Grafica, Nuoro, 1986) e Lampizos de assulenu (Solinas, Nuoro, 2002). Eccelle principalmente nella composizione di pregevoli sonetos. Esprime complessivamente una bella poesia di versi limati con abilità e maestria. La fama da letterato di Pietrino Marras, professionalmente insegnante elementare, è legata ad importanti riconoscimenti poetici conseguiti al premio Ozieri e alla pubblicazione di due apprezzati romanzi ( Le pietre bianche e L altro volto ); l opera Le pietre bianche racconta la sua prima esperienza di insegnante degli adulti in una sperduta frazione dei salti di Alà dei Sardi. L autore riesce a restituire intera la suggestione di una società che resiste al tentativo di osservazione da ~ 1 ~

parte di una cultura esterna e si rivela, invece, pienamente a chi mostra di volerla osservare dall interno con animo partecipe. Tante ancora le prove poetiche e narrative inedite, meritevoli di necessaria pubblicazione. Nicola Marras è autore della breve e intensa silloge Mulini a vanvera, pubblicata postuma da Libroitaliano Editrice Letteraria di Ragusa. Nicola sperimenta varie attività lavorative finché riesce a conciliare le passioni per la fotografia e i viaggi, impiegandosi sulle navi di crociera. Scrive versi che, letti ora, sembrano premonitori; riflessioni e analisi sono rievocazione delle tormentate esperienze dell io individuale e ne esprimono con immediatezza lirica le contraddizioni e le consapevolezze della fatica esistenziale. Il furore civile, gli affanni della vita, le giornate ripetitive e i problemi della quotidianità all interno di una comunità tra passato e presente, come quella goceanina, sono talvolta smorzati da una caratteriale e innata ironia. I versi spesso scandagliano tra i valori e passioni umane che trovano vigore e si alimentano del rapporto con gli elementi della natura. Opera capace di rappresentare la realtà e il male di vivere con fulminee sofferte intuizioni sulla condizione dell uomo moderno. Sardigna: deris e hoe de Pinuccio Giudice Marras Che unu lidu d'albòres amènos, brìllas hoe che deris, terra mia, esposta a donzi entu e tribulìa, ma digna e orizontes... prùs serenos. In sos quadros de sa tua istoria bi distingo Nuraghes millenarios, meres intrusos e... feudatarios..., lùghes e umbras d epoca antigoria. Sardigna e deris... cantas tirannìas che ambisùas... than suttu sas venas!! ~ 2 ~

Cantu che perla, pro ulas anzenas... tis allettante chin sièndas bìas! Tando, de mandras carcas sa funtana fis, tue, ricca e buscos e pasturas: fis giardinu de fruttos e colturas, camp e filare e tesser linu e lana. Ti ses mustrada bànzigu e talentos, ffiama d'eroes, de zente ospitale, arca e limbazos d'arte geniale, meritosa de lòdes e ammentos. Hoe, ses un incantu in sas marinas ses fiera Autonoma Cussurza, ma ses puru un arcana paschidorza, tuddìda e sequestros e rapinas. M iscurigat su coro pro ch abbundas de lìnfas de tristura in sas campagnas, inue fogos, traschìas, siccagnas, t agghèjan sas piàes già profundas. Sutta s arcu e s industria e progressu ti dàn turmentos sos disoccupados, e t aggiunghen sos Sardos emigrados alanzos d amargura in donzi èssu. Sas nòas vias... Prèndas de valore, chi has hoe che grazias lobradas, non ti lùghen che tùlas lentoradas nè che andèras de paghe e amore! Mèdas, però, in cust era moderna, t ìden che nidu e bramas e isperas, e chèren creere... chi nò resulteras destinada a Colonia eterna! ~ 3 ~

Lampizos d assulenu de Pinuccio Giudice Marras Lampizos d assulenu, chi m affranzan, mi dan ranzas de gosu e potto intesser tramas de rimas; chin s ispera d esser che poeta ue issas m accumpanzan. Cando sa janna e sa mente m iscanzan, bessin sos pessos mios, pro resesser a lear olu, chena ch isvanesser ue sos bentos de solitu istranzan. Si chin filos de oghe ancas mi rezen, bramo chi medas sigan a m intender fintzas si fados pagu mi protezen. No biso laros, ne amo pretender bantos pro su ch iscrio; e si lu lezen, lampizos d assulenu cherzo azzender. Canta, funtana de Pietrino Marras Mascara senza risu. Fozzas de filighe in su muru antigu. Canta, funtana, canta. Limba e prata arcada e contados de sempre, paristoria e su tempus senza fine. Canta. Francas malaidas de crabufigu subra sa fronte tua, mascara senza risu. Lagrimas frittas in sa pedra lisia, pupas in mesu e s erva chi faghen de ograda a sas istellas. Canta, funtana, canta. ~ 4 ~

Disizzos de bassura, amore e logu nou, brama e reposu in s addhe senza sole. Canta. In donzi uttiu chi lughed un iscutta e vida, una lagrima pranta, un andhare, andhare, andhare senza torrada. Riet su calarighe in sas cresuras candho torrat beranu. Pranghen sas ervas noas a donzi sole lagrimas de saurra. Canta, canta. S ardu areste s arziad in sos campos brusiados che conca incoronada minettendhe. Sas fozzas de sa ide isorfanada sambenan tristas in sa costa nuda. Canta, funtana. S unfiat sa castanza in s ispunzola. Falat su nie ei sa terra morit. E tue canta. (Chie ischit sos segretos chi cunfidana sas undhas a sos codulos passendhe? Sos disizos chi traen s aba a sas calancas frittas? Frimmadi e ascurta: limbazzu e sa natura intesu dae tottu e notu solu a chie prus l istimat.) Troppu larga sa ucca e sa maschera e brunzu chi no ried, ei sa oghe tua troppu impressada in sos contos de sempre. Succutturos de vida, buttios de suore e de piantu, disizzos de bassura, ~ 5 ~

amore e logu nou, brama e reposu in s addhe senza sole. Andhare, andhare, andhare senza torrada. Tue, funtana, canta, canta, canta. Efix de Pietrino Marras Donna Ruth, Donna Ester, Donna Noemi. Figuras senza tempus, imprentadas in cassias de chercu chin s isgubbia. E tue, Efix, teraccu senza paga, chin sa bertula garriga e rimursos, Efix, camina. Peri campos abertos ue s arzat froridu s iscrareu, subra sos montes aspros ue han vida sos elighes nieddos che pantasimas malas, ti pessighidi andende s anima e Don Zame, sa maligna anima senza pasu e iscramat vinditta e penetensia. Efix, camina. Corrasi, Bella Vista, Monte Uddè. Efix, camina. S anima t es fattu e allonghiat sas francas dae onz ala. Bardia, Santu Juanne, Monte Nou. Onzi tuppa e mudregu unu rimursu acutu, unu peccadu nou a donzi passu e unu signu e rughe. Longu es su caminu e malu, malu ma no bastad ancora a iscontare tottu sos peccados. Sos peccados ~ 6 ~

s iscontan prima e tottu in custa vida e in s atera poi. Su samben ch has ispartu subra su monte e Galte domandat penetensia, penetensia. Efix, camina. Peri campos abertos ue s arzat froridu s iscrareu, subra sos montes aspros ue han vida sos elighes nieddos, rimursos appostados, camina, Efix, camina, fin a cando sutta su pesu e tantu penare t enin mancu sa forzas in caminu e rues chin sos ogros a su chelu e sos pes a sa janna. Como has pasu. Su penare es finidu. Lughene in su caminu attraessadu sos ranos de su trigu ei sos fiores de isperanzias noas. Tue has fattu. Su viazzu cumpridu ti ch hat zuttu a inue s appianan sos cuntrastos e umpare brindan meres e teraccos. Gai, a sa muda, in punta e pes lezzeu leas ateru viazzu, senza fine, in campos senza laccana ue s arzat froridu s iscrareu e murmuran sas cannas a su entu. Voglio restare qua de Nicola Marras Voglio restare qua. Essenza e anima di pietra che mi grava sul petto. Occhio pieno di vento cancrena e anima di questo solco. Voglio dormire tra queste zolle in estasi infinita. Vita e anima di questa terra. ~ 7 ~

Rifugio e anima di questo seme e risvegliarmi o spiga o fiore o radice. Luce ed anima dell ultima sublimazione. Prima che il buio spezzi de Nicola Marras Prima che il buio spezzi la pietra che mi sorregge Prima che il silenzio avveleni le mie pupille Prima che il fiume nero della notte trabocchi nelle mie vene Prima che il gelo spezzi le ali alla rosa dei miei desideri Prima che il sorriso della morte faccia l occhietto al mio specchio voglio respirare l aria di tutti i venti bere un sorso da tutti i mari sorridere alle stelle di tutte le vette suggere il nettare di tutti i capezzoli carpire i segreti di tutte le sfingi Voglio tutto abbracciare avanti del primo rintocco d agonia. (10-05-2017) ~ 8 ~