Lo stile della mamma.

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Transcript:

Lo stile della mamma. Scusami Guido, ho letto in panetteria che questa sera apri l incontro per i nuovi volontari del quartiere. Scusami perché non posso proprio esserci. Mi piacerebbe tanto fare del volontariato, ma non ce la faccio proprio. Non sono ancora pronta per questa esperienza. Fatti sentire.. Mia mamma non ha mai amato troppo parlare al telefono. Sempre comunicazioni secche e veloci, l essenziale. Anche perché, per questa generazione, parlare al telefono rappresentava un costo. E buttare via il denaro era stile che nessuno si poteva permettere. Resto bloccato da questa sua richieste di scuse. Forse avrei dovuto farmi vivo io; avrei dovuto comunicarle che la circoscrizione del nostro quartiere (per me ex quartiere di residenza) mi aveva invitato per questo momento, ma mi era sfuggito. Sto cercando, come posso, di ribattere alla comunicazione di mia mamma, sto per chiederle scusa per la distrazione o la disattenzione (senza troppi giri di parole), quando mi accorgo che, con il pensiero, sono fermo al fatto che lei non può fare volontariato a causa dei suoi troppi impegni. Conosco mia mamma, il suo stile di vita e la sua agenda. So che sta bene; che suo marito gode di ottima salute e che noi figli siamo tutti fuori casa. E assolutamente libera, perciò, da impegni di casa, di famiglia e di lavoro. Perché allora non può fare volontariato che tanto, dice, le piacerebbe praticare? Non ti preoccupare mamma. Non mancheranno altre occasioni replico -, ma perché dici che non puoi fare volontariato? Che cosa ti impedisce di coinvolgerti in questo servizio?. La sua risposta mi lascia senza parole. Ma Guido, dimmi come faccio. Al lunedì sono in casa della mia vicina. La conosci anche tu: è senza una gamba. Mi aspetta e se non vado non ce la fa a fare tutto da sola; martedì, mercoledì e giovedì mi occupo dei miei quattro piccoli, anche loro li conosci. Sono senza mamma e se non ci fossi io ad accudirli ho paura che potrebbero fare una brutta fine. Al venerdì ho il giro delle bollette per chi non può pagarle. Ma come faccio?. La mia domanda è istantanea: Ma tutto questo non è volontariato?. Ma cosa dici. E soltanto il mio dovere.. Chiudo come posso la conversazione. Non riesco più a pensare ad altro. Tante parole; tanti corsi; tanti convegni, conferenze e seminari di studio sul volontariato. Mai raggiunta però una sintesi così chiara e così lapidaria. Coinvolgersi in solidarietà e in aiuto verso chi ci è accanto sostiene mia

mamma non è volontariato, dovere. ma semplicemente il mio Lo stile del papà. Avevo dieci anni. E con i miei quattro fratelli (il più grande di quindici anni, il più piccolo di otto) eravamo alle prese con la schedina del totocalcio: per tentare la fortuna e perché ingenuamente illusi, in questo modo, di aiutare mamma e papà ad uscire da una condizione di precarietà oggettiva, di povertà. Papà intuisce il progetto. Si precipita al nostro tavolo e infila la sua mano ossuta e forte (operaio in fonderia) tra le nostre teste; afferra la schedina, l accartoccia e con un linguaggio severo ed autorevole commenta il suo gesto: il gioco d azzardo non deve entrare in casa nostra. Dalla povertà è bene uscire insieme, mai da soli. E soprattutto si deve uscire dalla povertà con lo studio. Solo così si è più competenti nell aiutare gli altri. Arricchirsi da soli è la peggiore delle ingiustizie. Ieri non capivo. Oggi sono commosso nel ricordare questa saggezza e quell insegnamento. E intuisco che il primo e fondamentale servizio alla formazione e all orientamento scolastico è dato dall aiutare chi cresce a comprendere che la propria piena e vera realizzazione non la si raggiunge puntando a carriera, denaro e successo. Ma nel porsi al servizio degli altri valorizzando al massimo le proprie capacità, qualità e competenze. Non appartengo a coloro che vivono di sola nostalgia. Non faccio parte di coloro che pensano che il passato sia sempre migliore del presente. E sono anche consapevole che è sempre esistita, nella storia degli uomini, l illusione di realizzare se stessi contro e sopra gli altri. Oggi non è diverso da ieri. E vero però che gli strumenti di massa sono più incisivi e raggiungono i nostri bimbi e ragazzi con maggior facilità. Diventare velina, campione, famoso o ricco, è il ritornello proposto e inculcato sin dalla più tenera età. Scuola e famiglia non hanno, da sole, la forza di contrastare questi persuasivi messaggi. Come organizzare le proposte affinché possano veicolare messaggi e proposte più vere. Più autentiche. Corali. Più concrete perché rivolte al Noi di chi cresce e non solo all Io. Perché questo è il grande nodo o la madre di tutte le questioni. Chi oggi è giovane (ed è pertanto nato dopo la caduta del muro di Berlino) avverte e constata la fragilità delle proposte patinate. Sa molto bene che illudersi di diventare famoso e/o ricco ( da solo direbbe il papà del racconto), sono proposte sterili perché individuali. Lo sanno, i nostri giovani. Capiscono ed intuiscono che la logica dominante è il

provare ad ingannare l altro. Sempre e comunque. A vicenda. Fingono di abboccare e, come è stato loro insegnato, consumano tutto ciò che viene loro proposto. Ma non credono a nulla. A niente. Provano solo invidia e rancore verso il mondo degli adulti che troppo spesso racconta loro della nostalgia per le grandi utopie che oggi non esistono più, dicono, e che hanno fatto parte della loro adolescenza ( tua madre ed io alla tua età andavamo a fare le raccolte carte per contrastare le ingiustizie e per togliere la fame nel mondo; per togliere le armi e le guerre dal mondo; volevamo fare volontariato per il terzo e quarto mondo. ). Sono sempre gli stessi adulti che si lamentano della passività e della mancanza di valori dei giovani che poi testimoniano ai più giovani come si possa dedicare non una sera, ma un mese, un anno o un significativo pezzo di vita per togliere l ICI dalla prima casa, per togliere il bollo auto, per togliere la tassa dei rifiuti, per togliere l IVA su alcuni beni o la tale tassa su quel servizio, oppure per cercare il gratta e vinci che può una volta per tutte risolvere il mio problema del mutuo! A volte, i nostri ragazzi, pensano non a torto che forse è meglio fare il percorso contrario: essere individualisti, autoreferenziali e sognatori della vincita individuale da giovani per aprirsi poi da adulti ai grandi valori della solidarietà piuttosto che adoperarsi per sognare di contrastare la fame nel mondo ai tempi del liceo per poi diventare tutto casa, mutuo e presunta carriera attorno alla soglia dei quarant anni. Ciò che però i nostri giovani non sanno è che chi si limita a sognare da ragazzo, inevitabilmente diventerà un adulto che fa prediche; un adulto insopportabile perché incoerente: che rimprovera chi cresce per la sua eccessiva passività e mancanza di impegno verso gli altri senza mai muoversi per torto subito da un altro. Il moralista adulto è un adolescente che ha sempre e soltanto sognato. E un adolescente che ha sempre e soltanto sognato un fare grandioso e che in realtà non ha mai fatto nulla perché mia madre non me lo permetteva, perché mio padre era troppo severo, perché ai miei tempi c era meno libertà di oggi perché un tempo non c erano tutte le possibilità di oggi.. Giovani e solidarietà non è pertanto titolo che può esser riempito a parole. E indispensabile che questo binomio venga vissuto e praticato oltre le parole. Arricchito di proposte concrete che prima si realizzano e poi si prova a descrivere e a raccontare. Alcuni indicatori direzionali poi sono obbligatori. Volontariato come pungolo e come riserva di cultura. Vuol dire diventare critici nei confronti degli imperativi del mondo. Non tanto avere, salire e dominare, ma molto di più essere, scendere e servire. Volontariato con percorsi all insegna della continuità. Muoversi all insegna dell emotività, non genera cambiamento e permette errori, confusioni e persino disillusioni ( Io ho già dato! ). Volontariato come libertà nell essere forza critica. Anche perché il volontariato è prima di tutto un modo nuovo di pensare e di essere tanto persone quanto comunità.

Tre belle C che possono essere integrate (corrette, affiancate da altre lettere, aumentate ) all infinito. Purché non venga meno la bellezza del Pensare la solidarietà e del rendere cultura (denuncia, promozione, ) il fare nel solco della giustizia e della solidarietà. Mai nessun giovane sarà in grado di scrivere un trattato teorico sul volontariato. Potranno raccontare quanto hanno imparato sul tema in casa, in quartiere, in parrocchia e a scuola. Potranno riflettere alla luce di esperienze vissute e proposte loro da adulti significativi e in contesti diversi quali l associazionismo, il mondo delle chiese, dei gruppi del tempo libero e della proposta educativa per i più piccoli. Volontariato e cittadinanza dicono in molti. Volontariato è cittadinanza propongo: perché nel coinvolgersi per chi è meno garantito e/o verso l altro, si orienta concretamente la propria vita verso la dimensione più autentica e più vera dell essere cittadini: verso il vincolo di solidarietà e di fraternità che ci lega gli uni agli altri nella polis, nella comunità civile in cui viviamo. Senza mai dimenticare che senza giustizia non si ha bontà. Ma solo e sempre assistenza, pietismo, elemosina o, peggio ancora, utilizzo delle necessità altrui per mettere a posto le propria coscienza. Forse per questo alcuni volontari, nonostante il loro impegno di prossimità verso altri, non riescono ad essere sereni, distesi o pienamente realizzati. Forse per questo alcuni volontari, nonostante l impegno di assistenza e di vicinanza a chi sta male, restano imprigionati dalla tentazione del giudicare ed impongono ad altri pesi che nemmeno loro riescono a sopportare. Perché si sono prefissati di essere semplicemente buoni e non, al contrario, di muoversi solo ed esclusivamente sul fondamento della giustizia. Da quel giorno e da quella telefonata (di mia mamma) ogni volta che ho iniziato un corso sul/per/ai volontari, ho sperato di ricevere telefonate in cui mi si giustifica l assenza. In cui mi si chiede scusa per l impossibilità a partecipare al corso sul volontariato perché non posso proprio. Il mio dovere mi chiede altro: di aiutare chi mi è vicino perché questo è ciò che devo fare. Niente di più.. Ed è questa la straordinaria lezione di saggezza, di educazione alla legalità e di vita all insegna della cittadinanza solidale che emerge da chi ha capito che i valori non si trasmettono, ma si testimoniano. Un ultima annotazione. La breve lettera scritta da dei ragazzi di 1-20 anni a dei bimbi alle prese nel prossimo settembre con la prima classe della scuola elementare, è uno straordinario esempio di simpatica confusione tra effetto e fine. Attenzione: essere felici è l effetto e la conseguenza di scelte coerenti, belle e limpide. Essere felici è il risultato di chi ha capito che il segreto del vivere è prendersi cura degli altri. Chi si spende per gli altri, chi spezza la sua vita per chi ha meno, diventa felice o beato che dir si voglia.

Se l effetto diventa fine e la felicità diventa il fine e lo scopo per cui io vivo sarà quasi istintivo inseguire ciò che credo mi faccia star bene; si insegue benessere, piacere, felicità, ci si difende dagli altri e si è sempre meno felici! Confondere un effetto con il fine, è premessa di confusione e di vita all insegna della nostalgia e della tristezza. Buon volontariato. Guido Tallone